... ma ve ne abbiamo già parlato!

I Post che pubblichiamo nel nostro Blog hanno un solo scopo: quello di aiutare i lettori che ci seguono a comprendere meglio ciò che accade sui mercati, e quindi ciò che accade ai loro portafogli.

I post di Recce’d non contengono indicazioni operative: sono riservate ai nostri Clienti.

E tuttavia, data la disciplina che ci siamo imposti (tempestività, sintesi, efficacia) possono aiutare chi ci legge a compiere almeno alcune scelte distinguendosi da ciò che fa la grande massa degli investitori.

Al termine di una settimana che, inevitabilmente, ha ruotato intorno alla riunione della Federal Reserve di mercoledì scorso, ma che al tempo stesso ha portato all’evidenza di operatori ed investitori una serie di altri temi di massima importanza (in Europa, in Giappone, in Cina) ci siamo quindi messi al lavoro, operando prima una selezione, e poi un’analisi dei fatti principali, che determinano oggi, e determineranno in futuro, l’andamento dei vostri portafogli.

Dopo un lungo ed ampio lavoro di selezione ed analisi, ci siamo resi conto che corriamo il rischio di ripeterci. e a noi non piace fare perdere tempo a chi ci segue.

Volete qualche esempio concreto?

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Partiamo dalla notizia del giorno: la curva dei rendimenti, negli Stati Uniti, si è invertita. E tutto il Mondo, giustamente, ne parla. Un BOT a tre mesi rende più di un Titolo di Stato a 10 anni. Come è possibile? Perché accade? E che cosa ci annuncia? Ma noi … ve ne abbiamo già parlato, in più occasioni, ed anche in un Post di sette giorni fa (che può essere utile rileggere).

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Proviamo allora con un secondo argomento: le Borse. O meglio, la Borsa USA, che in questo momento per il Mondo intero, e quindi anche per i nostri ed i vostri portafogli, è il solo indice che conta (tutti gli altri indici aspettano, aspettano, aspettano, e poi seguono). ma … anche di questo, vi abbiamo scritto di recente, mettendo in evidenza tutto ciò che è importante, come potete verificare se andate a rileggere qui. E non abbiamo trovato nulla da aggiungere, nell’ultima settimana. Il problema che i mercati dovranno risolvere (da questa soluzione dipenderà molto delle performances di portafoglio) è sempre quello del grafico qui a fianco.

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Ma non ci arrendiamo di certo, e proseguiamo nella selezione e nell’analisi: ed è impossibile non cascare su Brexit. Purtroppo, anche in questo caso le notizie dei giornali sono tante, ma i fatti sono praticamente zero. E purtroppo, anche in questo caso … ve ne abbiamo già parlato, in un Post della settimana scorsa ed in numerosi Post precedenti. Volete che vi facciamo perdere del tempo con le acrobazie politiche di Theresa May? Non ci pensiamo proprio. Bastano, ed avanzano, i dati economici che vedete nel grafico qui vicino.

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A proposito! Forse se guardiamo i dati economici, troveremo cose da commentare di cui non vi abbiamo ancora detto! Purtroppo il nostro lavoro di indagine ha dato un risultato negativo: ve ne abbiamo già parlato, anche in un Post della settimana scorsa che vale la pena di rileggere. A distanza di qualche giorno, alcune frasi possono persino risultare più chiare nel loro significato.

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I dati economici ci hanno fatto subito pensare alla Federal Reserve, ed alla (tumultuosa) reazione dei mercati di giovedì 21 e venerdì 22 marzo. Ecco! Qui ci saranno di certo cose da aggiungere. O forse no? Siamo stati costretti a concludere anche qui che … ve ne abbiamo già parlato, e più di una volta negli ultimi 15 giorni, portando alla vostra attenzione tutti i temi significativi. Lo potete rileggere qui, ed anche in questo altro Post, e poi in un terzo Post. Tutti e tre recentissimi. Ma pure rileggere un nostro Post di 20 giorni fa oggi può risultare utile, alla luce dei fatti più recenti. Visto che, come dice il titolo di Barron’s qui vicino, i mercati … non ci capiscono più nulla. e dubitano pubblicamente di quella Federal Reserve di cui, in passato era proibito dubitare (stessa sorte tocca alla BCE, ovviamente).

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A questo punto, siamo andati a cercare ispirazione all’esterno di Recce’d, e precisamente con chi ogni giorno corrisponde e dialoga con noi di Recce’d da altri Paesi ed altri mercati sparsi per tutto il Pianeta. Quali sono i temi più caldi del momento? Un esperto che è anche un amico ci ha suggerito di guardare al settore delle banche, che proprio nell’ultima settimana si è mosso parecchio nelle Borse del Mondo intero. Buona idea! Peccato però che … ve ne abbiamo già parlato, e soltanto la settimana scorsa in un Post, un Post che anticipava due settimane fa ciò che poi vedete nel grafico che sta qui vicino e che vi racconta che cosa ha fatto l’indice delle banche USA dal 25 febbraio ad oggi (l’indice europeo segue a ruota).

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Un altro esperto ed amico ci ha detto di guardare ai cosiddetti “market internals”: e cosa c’è di più attuale della volatilità dei mercati, crollata nel 2019 a livelli infimi (anche se non così bassi come nei due anni precedenti? E’ uno dei dati più forti di queste settimane, ed è anche un utile predittore di ciò che vedremo nelle prossime settimane. Anche in questo caso però, ve ne abbiamo già parlato e anche in questo caso potrebbe esservi utile rileggere oggi le parole di sette giorni fa.


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Non c’è due senza tre, e quindi abbiamo chiesto un terzo, autorevole ed informato, suggerimento: ci hanno suggerito di parlare di Trump, delle indagini che lo riguardano, e delle sue sparate che riempiono ogni giorno le pagine dei quotidiani. Come i lettori più attendi ricorderanno, anche di quello vi abbiamo già parlato, ed in numerose occasioni, anche recenti.



Stanchissimi, e dopo ore ed ore di ricerche, analisi e contatti via telefono e Skype, siamo ricorsi alla mossa della disperazione: “parliamo di qualche cosa di esotico!”, visto il caos che è scoppiato venerdì sulla lira turca. Ma nulla! Anche in questo caso, in un Post di quindici giorni fa ve ne abbiamo già parlato.

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In “extrema ratio”, ci siamo detti che potremmo proporre ai lettori alcune riflessioni sulle frasi che circolano tra gli operatori, fino a diventare quasi degli slogan: ad esempio, che per i mercati finanziari è arrivato il “momento della verità”, come dice il titolo che leggete qui vicino. Purtroppo, però, neppure questa scelta è utile: noi soltanto la settimana scorsa abbiamo titolato la nostra serie di Post “Verso la resa dei conti”, e quindi anche di questo … vi abbiamo già parlato. Anche se a nostro giudizio pochi investitori fino ad oggi si sono resi conto del fatto che le settimane che stiamo attraversando, almeno per alcune caratteristiche, hanno qualche cosa di storico.

Esaurite le idee, e le energie, ci siamo rassegnato: i fatti, seppure clamorosi, degli ultimi cinque giorni di mercato non hanno prodotto nulla di nuovo, o almeno di nuovo e significativo.

Ma il nostro lavoro non è andato sprecato: ci siamo resi conto, infatti, che quei lettori che seguono con attenzione il nostro lavoro per il Blog sono ricompensati, nel senso che a loro non sfugge nulla di ciò che è rilevante sui mercati, ed è questa la sola strada per provare poi ad anticipare i movimenti dei prezzi sui mercati stessi. Anche nei momenti nei quali sembra, come si vede nel grafico qui sotto (che va dallo scorso 25 febbraio ad oggi), che sui mercati “non sta succedendo nulla”: che sono poi sempre i momenti più pericolosi (ed interessanti per chi investe bene):

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Mercati oggiValter Buffo
Con un sorriso (parte 2)
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Anche una domanda banale, a volte, si può trasformare in una efficace sintesi, ed acquisire rilevanti implicazioni operative.

Ad esempio, quella che si pone qui sotto il famosissimo gestore americano Jeff Gundlach.

Come tutti, anche noi abbiamo letto migliaia di pagine di analisi , a commento della riunione della settimana scorsa alla Federal Reserve, e ve ne offriamo qui di seguito una selezione fatta per voi.

Ma il dubbio è che forse tutto sta in quella domanda, e non c’è necessità di altre parole. Come fa colui che tre mesi fa la vedeva in modo diametralmente opposto, a spiegarti che cosa farà nel 2020?

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Mercati oggiValter Buffo
Con un sorriso (parte 1)

La nuova regolamentazione dei servizi al risparmiatore, ovvero la MIFID II ed accessori, ha prodotto fino a qui il classico topolino che esce da sotto la montagna.

Le Reti di promotori finanziari, oggi ri-etichettati private bankers, family bankers, ovvero consulenti, continuano a fare il bello ed il cattivo tempo, nascondendo i costi che il cliente subisce ed imponendo ai Clienti di scegliere tra Fondi Comuni dai nomi ormai del tutto incomprensibili. Di fatto, il Cliente neppure si rende conto di che cosa ha nel portafoglio (e ovviamente neppure di ciò che paga.

Non è difficile spiegare il perché: è la forza delle lobby al Parlamento, che rende legali quelli che sarebbero veri e propri reati. Ma ovvio che siamo in Italia, e non negli Stati Uniti.

Ma ci sono comunque alcune novità, per l’investitore finale, ed in alcuni casi sono curiose e persino divertenti.

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Oggi ne portiamo alla vostra attenzione una: perché ci è capitato di leggere, su un sito tra i più noti per il trading on line, la frase che vedete nell’immagine, da noi evidenziato in rosso. E’ scritto piccolo, ma si vede bene, no?.

La frase suscita numerose riflessioni: noi nel Post ci fermiamo però al dire che non ci faremo mai attirare dal giochino del “entra ed esci”.

La ragione è semplice: se ti fai guidare da regole come “compero perché ha superato quella certa riga di colore rosso o giallo”, o peggio “compero perché sta salendo, e vendo se sta scendendo”, non potrai che finire male, perché ti muovi … senza capire ciò che stai facendo.

Mercati oggiValter Buffo
Verso la resa dei conti (parte 6)
 

Ben più serio di ciò che succede in Borsa (ne abbiamo scritto nel Post precedente) c’è oggi ciò che accade nel comparto delle obbligazioni. A cominciare dagli Stati Uniti, per allargarsi poi al Resto del Mondo.

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Fino ad oggi, se c’è una cosa importante che è successa sui mercati finanziari globali è quella che vedete nel primo e poi anche nel secondo grafico di questo Post: il rendimento dei Titoli di Stato americani è sceso ai minimi del 2019 proprio ieri, venerdì 15 marzo.

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Stiamo parlando di un segnale forte, ed un segnale che (non ci sono dubbi) anticipa una fase di debolezza dell’economia americana. Dove la debolezza già si vede, ovvero in Europa, i rendimenti sono scesi anche di più, con il Bund a 10 anni che ad oggi rende più o meno zero.

Un segnale altrettanto forte lo vedete sotto nel grafico: negli Stati Uniti, i Titoli di Stato a 3 ed a 5 anni venerdì 15 gennaio sono arrivati a rendere meno del tasso ufficiale di sconto. Cosa vuole dire? Che ciò che una banca commerciale (tipo JP Morgan) paga alla Banca Centrale per prendere a prestito denaro a 24 ore è più di quanto un investitore riceve se investe su Titoli di Stato a 3 ed a 5 anni.

Un segnale, molto forte, di allarme.

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I nostri Clienti sanno però che noi NON abbiamo posizionato i portafogli in modo tale da cogliere questa opportunità. Noi non abbiamo scelto di andare LONG sui Titoli di Stato nel 2019, dopo avere chiuso lo SHORT il 21 dicembre scorso.

Accenniamo qui alle ragioni di questa scelta operativa.

In Recce’d, siamo persuasi che sui mercati obbligazionari oggi c’è più rischio che rendimento. Anche per ciò che riguarda i Titoli di Stato.

Ricordiamo qui ai lettori che le scelte della Federal Reserve, della BCE, della BoJ, della BoE, non sono l’unico fattore che influenza i rendimenti delle obbligazioni. Contrariamente a ciò che vogliono farvi credere, le Banche Centrali NON hanno un potere assoluto sui rendimenti e sui prezzi delle obbligazioni. E sarà bene non dimenticarlo: perché nel 2019 ci potrebbero essere forti sorprese, ed anche in questo comparto una vera e propria resa dei conti.

Accenniamo qui a quattro altri fattori da tenere in considerazione:

  1. il twin deficit, che noi abbiamo analizzato la settimana scorsa nella Sezione Analisi di The Morning Brief

  2. l’inflazione, che prenderemo in esame la settimana prossima nella Sezione Operatività di The Morning Brief

  3. la composizione dello stock di obbligazioni, ed in particolare il peso del segmento con rating BBB, di cui abbiamo più di una volta scritto per i Clienti

  4. la politica monetaria e il dibattito su MMT, argomento al quale abbiamo dedicato cinque interventi, la settimana scorsa, sul sito SoldiOnline.it, ed anche un Post nel Blog

Alcuni segnali che già oggi vediamo sui mercati ci dicono che qualche cosa sta muovendosi e segnala tensione: uno lo vedete sotto nel grafico.

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Anche dall’economia reale arrivano segnali che sarà bene non trascurare, come quello che segue qui sotto. I salari, oggi, negli Stati Uniti (ma pure in Germania) crescono in un anno più dell’inflazione, e più di quanto è il costo ufficiale del denaro. Fate due conti.

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Ed anche tra gli operatori, le opinioni sono diverse: ad esempio, c’è chi si aspetta ancora oggi, dopo che la Federal Reserve ha fatto una drastica ed imprevista svolta ad U nei suoi atteggiamenti, un rendimento dei Treasuries in aumento da qui a fine 2019.

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Mercati oggiValter Buffo
Verso la resa dei conti (parte 5)
 

Il grafico qui sotto vi racconta che, proprio in chiusura dell’ultima settimana, l’indice di Borsa più importante al Mondo, ovvero lo S&P 500, è tornato al livello che era stato già toccato tre volte lo scorso autunno, e poi una volta poche sedute prima.

Da qui, è partito un vero e proprio diluvio di articoli e commenti, alimentati ovviamente dagli sforzi dell’esercito degli analisti tecnici. “Tornerà ai massimi di ogni tempo?”. “Partirà una nuova fase di rialzo?”. “Ci sarà un’altra gamba del rally?”.

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Per noi sono domande senza importanza.

Come sapete, noi di Recce’d proprio non riusciamo a farci emozionare dai grafici colorati, dai numeri tondi, dalle parole di esaltati commentatori in tv, dalle “linee di trend”.

Noi di Recce’d proprio non siamo capaci di convincerci che la Borsa sia niente altro che una serie di righe e di numeri.

La Borsa, secondo noi, è una cosa seria: che riflette la realtà economica sottostante. Non sempre allo stesso modo, siamo d’accordo: ma, inevitabilmente, quando arriva il momento della resa dei conti è poi alla realtà che bisogna guardare. I fatti sono lì a dimostrarlo.

E allora, proprio mentre si moltiplicano i commenti su “quota 2820”, sarà bene per noi investitori avere le idee chiare, anzi chiarissime, su ciò che accade sotto, nell’economia reale.

Ecco che allora diventa importante NON tanto il grafico che sta qui sopra, bensì il grafico che vedete qui sotto.

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Come vedete bene dal grafico, nel 2019 si è (nuovamente) allargata la forbice: la Borsa va su, ma i rendimenti delle obbligazioni invece vanno giù. In sintesi: si comperano azioni “perché le obbligazioni rendono poco”.

Non è una buona idea, e non è mai stata una buona idea: se le obbligazioni rendono poco, il segnale non è né mai sarà positivo, il segnale invece è negativo. Anche per le Borse: in questo senso, non è evitabile una resa dei conti.

Ma non c’è solo questo. Ci sono altre informazioni, che ci supportano nella convinzione che 2820 di S&P 500 è un numero e basta, un numero che non ha importanza.

Si tratta di informazioni che la grandissima parte degli investitori finali non riceve. Non ne viene informata.

Ed è un male, perché si tratta di informazioni decisive, se vogliamo comprendere ciò che sta succedendo oggi

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Nel grafico sopra, leggete dei volumi scambiati, e il grafico parla da solo. Sotto, invece, leggete dei flussi di investimento che entrano (oppure escono) dai Fondi Comuni di investimento.

Recce’d parte da informazioni di questa qualità, per decidere come operare sui portafogli dei propri Clienti.

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Mercati oggiValter Buffo