Non -stag non -flazione
 

Apriamo il nuovo Post con una rappresentazione artistica, che vedete qui sopra.

In quest’opera che vedete qui sopra, l’artista ha voluto descrivere un concetto di pura fantasia: e precisamente “il 2024 come anno delle obbligazioni”.

Quest’opera di fantasia fa seguito ad una precedente opera artistica, altrettanto astratta, che è esposta al Louvre e che si intitola “il 2023 come anno delle obbligazioni”.

Come anche nelle due precedenti settimane, anche durante questo weekend noi dedichiamo il nuovo Post alla stretta attualità.

Lo facciamo perché, come già spiegato, il passaggio decisivo di tutto il 2024 (e del 2025) è proprio quello che stiamo attraversando.

La strategia, e la visione di breve e medio termine, le abbiamo già chiarite da tempo ai lettori del nostro Blog tra gennaio ed aprile. Le cose si sono evolute esattamente nella direzione che noi avevamo anticipato.

Proprio per questo, oggi Recce’d può permettersi di dire ai propri lettori che anche per i prossimi mesi le cose proseguiranno nella direzione che Recce’d aveva indicato ad inizio 2024 (e già nella parte finale del 2023).

Ci dedichiamo, quindi, nel Blog e da venti giorni, a seguire, passo dopo passo, il modo in cui questo, delicatissimo, passaggio viene affrontato dalle varie parti in causa. Sicuri che, in questo modo, offriremo, anche in questa occasione, un supporto concreto, ed alcune utili indicazioni su come operare per il proprio portafoglio in titoli.

E quindi vi chiediamo: avete visto il video che abbiamo pubblicato, una settimana fa, sul sito alla nostra pagina MERCATI?

Per quei pochi che non lo avessero ancora visto, lo riportiamo subito qui sotto.

Vi sarà sufficiente fare click sull’immagine.

Il commento, che risale al 4 maggio 2024, diceva

“Questa è la nuova inflazione transitoria”.

Noi abbiamo messo in evidenza questo commento, perché lo giudichiamo condivisibile. Ed importante. Ed utile per decidere come muovere, adesso, il proprio portafoglio titoli.

La risposta, si è fatta attendere poco. Pochissimo. Dopo soli sette giorni di mercato, la realtà ha risposto alla battuta di Jerome Powell.

La realtà non va dove le parole di Jerome Powell le dicono di andare.

Lo fa invece una parte degli investitori (una volta molto grande, ma oggi molto meno grande, per fortuna).

Powell vede prima dove va la realtà e poi si adegua. Come è stato costretto a fare due anni fa. E come sarà costretto a fare anche adesso.

Farà ciò che la realtà gli impone di fare. Lo dice lui stesso, a ripetizione: “noi siamo data-dependent

Per noi investitori, quindi, è decisivo capire dove va la realtà, ed è invece inutile stare a sentire quello che dice Powell.

Le grandi banche di investimento dicono invece di fare l’opposto. E tutte le Reti di promotori finanziari dicono di fare l’opposto. Ma sia le banche di investimento, sia le Reti di promotori, ci capiscono ben poco, di queste cose. E proprio qui, nel nostro Blog, senza fatica trovate centinaia di testimonianze e documenti che lo confermano.

Ovvio che le banche di investimento e le Reti di promotori finanziari insistono sulla loro linea: in gioco ci sono i loro guadagni personali (delle banche di investimento e dei promotori finanziari), mentre l’interesse di voi e noi investitori rimane in secondo piano, come sempre è stato.

Ma di recente, come abbiamo scritto poco sopra, qualche voce contraria si è (finalmente) espressa in pubblico, e persino i media sono costretti a testimoniarlo.

Noi ci siamo espressi, come sapete, con regolarità su questi temi negli ultimi sei mesi, e sullo specifico argomento abbiamo poco da aggiungere.

Ci fa, ovviamente, da incoraggiamento il fatto che anche in questa occasione ciò che i nostri lettori hanno letto da Recce’d corrisponde alla verità dei fatti, mentre al contrario sia le banche internazionali sia le Reti di promotori oggi, nel maggio del 2024, sono ancora lì ad aspettare i “tagli dei tassi che arrivano già a marzo 2024”.

Oppure aspettano che passi la Stella Cometa ad indicare la direzione?

Banche di investimento e Reti di promotori stordiscono il pubblico degli investitori affermando quotidianamente che le Banche Centrali hanno i mezzi e le capacità necessarie per salvare tutto e tutti, in presenza di qualsiasi situazione avversa. Un gruppo ristretto di burocrati statali presentato come gli Eroi dei Videogiochi.

Se loro ne fossero davvero convinti sarebbero semplicemente ingenui ed incompetenti, nel mettere a rischio in questo modo i vostri risparmi.

Sono in effetti poco competenti, ma non sono ingenui fino a quel punto: nessuno lo è.

Scelgono di mettere il vostro risparmio a rischio in questo modo, per la ragione che cercano di prendere da voi il più che è possibile, fino a che … la musica suona. Per poi scappare col malloppo.

Ma i dati li conoscono loro, come li conoscete voi, come li conoscono tutti.

Proprio come accadeva due anni fa, nel 2022. E voi, per questo, avete già pagato. Lo ricordate, vero, l’effetto della “inflazione transitoria” sui vostri risparmi? Siamo sicuri di sì.

Come già detto, anche i media oggi sono costretti a prendere atto della nuova situazione: lo ha fatto, ad esempio, proprio la scorsa settimana il maggiore quotidiano finanziario del Mondo, e lo ha fatto proprio a proposito del video che avete visto più in alto, e lo ha fatto con un intervento che più autorevole non si può.

Come leggete sotto, il Wall Street Journal proprio su quel video ha pubblicato un Editoriale firmato dal Comitato Editoriale.

La linea ufficiale del WSJ è proprio quella che leggete in chiusura di Post.

La grande differenza tra WSJ e Recce’d? Loro possono scrivere “speriamo” e poi sedersi ed attendere. Recce’d per i propri Clienti deve decidere oggi dove investiti messi i soldi.

E quindi, a noi dire “speriamo” proprio non sembra sufficiente.

La frase di Powell, che leggete in questo articolo e che lui stesso pronuncia del titolo, segnerà tutta la sua carriera. E la fine di un’epoca.

Perché, come vi abbiamo spiegato solo sei giorni fa, la Grande Presa in Giro è già finita.

I portafogli dei Clienti di Recce’d sono già pronti, e le prossime operazioni li faranno migliorare ulteriormente.

Voi, invece, come siete messi oggi?

Se Jerome Powell è preoccupato per l’accelerazione dell’inflazione, di sicuro non lo ha mostrato nella conferenza stampa di mercoledì 4 maggio, dopo l’ultimo incontro politico della Federal Reserve. Il Presidente ha espresso la fiducia che i prezzi riprenderanno presto a scendere verso l’obiettivo del 2% della banca centrale, nonostante un rimbalzo inflazionistico nel primo trimestre.

Si potrebbe anche dire che pensa che questo recente aumento sia “transitorio”, per prendere in prestito una frase del 2021 che non ha usato mercoledì.

Il Federal Open Market Committee ha mantenuto il suo obiettivo di tasso di interesse per i fondi federali al 5,25%-5,5%. Ciò è stato segnalato dopo il rapporto sull'inflazione di marzo, che è arrivato ad un tasso annuo del 3,5%. Ma Powell ha affermato che l’attuale politica monetaria è sufficientemente restrittiva da far scendere i prezzi, e ha eliminato dal tavolo un aumento dei tassi: “È improbabile che la prossima mossa del tasso di riferimento sarà un aumento”.

Allora perché il rimbalzo dei prezzi del primo trimestre? La sua analisi concorda con la visione della Fed secondo cui la maggior parte dell’inflazione dell’era della pandemia non è stata causata da una politica monetaria accomodante. È il risultato di interruzioni della catena di approvvigionamento che non sono ancora state completamente risolte, soprattutto per le merci. Ciò aiuta la Fed a spiegare perché il calo dei prezzi dei beni si è quasi interrotto, dopo aver guidato gran parte del calo dell’inflazione dello scorso anno. Powell ha anche citato il ritardo statistico nel calcolo dei prezzi degli alloggi, poiché gli affitti stanno ora aumentando più lentamente.

Ma la sua visione secondo cui la politica monetaria è restrittiva sembrava in contrasto con il suo elenco di soleggiate statistiche economiche. Ha addirittura scontato il rallentamento della crescita del PIL all’1,6% nel primo trimestre come segnale di forza economica. E ha detto che il mercato del lavoro continua ad essere teso, anche se meno di un anno fa.

Alla domanda sul discorso sulla “stagflazione”, che è nell’aria sin dalla relazione del primo trimestre, Powell ha detto: “Non vedo né -stag, né -flazione”.

Siamo d’accordo sul fatto che la crescita può coesistere con il calo dell’inflazione. Ma i prezzi non scendono più e i prezzi degli asset sono alti e in molti casi in aumento. (Vedi rame.)

I mercati hanno comunque apprezzato i commenti del Presidente. Le azioni sono balzate di circa l'1% prima di crollare alla chiusura. Il fallimento delle aziende di semiconduttori ha fatto crollare il mercato più ampio.

I mercati sembrano inoltre aver accolto favorevolmente l’annuncio di Powell secondo cui la Fed rallenterà il ritmo del deflusso degli asset nel suo bilancio. La Fed ridurrà il calo delle sue partecipazioni in titoli del Tesoro a 25 miliardi di dollari al mese da 60 miliardi di dollari, a partire da giugno. Gli investitori percepiscono questo ritmo più lento di “restrizione quantitativa” come una forma di allentamento monetario.

La Fed manterrà il ritmo di calo dei titoli garantiti da ipoteca a un tetto massimo di 35 miliardi di dollari al mese, anche se al giorno d’oggi tale tetto viene raggiunto raramente. La svendita degli MBS è costruttiva poiché la Fed dovrebbe abbandonare l’attività di allocazione del capitale favorendo il settore immobiliare. Il problema dell’edilizia abitativa oggigiorno è la carenza di offerta, non la mancanza di domanda. Gli acquisti di MBS sono un artefatto del crollo immobiliare del 2008 e avrebbero dovuto essere eliminati da tempo dal bilancio della Fed.

La scommessa accomodante di Powell sui prezzi sarà accolta con favore alla Casa Bianca e al Tesoro. I rendimenti obbligazionari sono scesi alla notizia della Fed. Il presidente Biden ha bisogno di tassi più bassi per aumentare la fiducia dei consumatori, e il segretario al Tesoro Janet Yellen ne ha bisogno per finanziare l’enorme debito federale.

Speriamo che la fiducia della Fed sull’inflazione non sia così transitoria come lo è stata nel 2021.

Apparso nell'edizione cartacea del 2 maggio 2024 come "Powell non è troppo preoccupato per l'inflazione".

Valter Buffo
La Grande Presa in Giro finisce oggi
 

Alcool: quello che ubriaca e confonde le idee.

Che cosa c’è di meglio di una parodia di Seinfeld (celeberrima serie TV) per descrivere lo stato attuale degli affari?

La Grande Presa in Giro finisce oggi.

Chi ci ha guadagnato davvero? Non gli investitori, non i risparmiatori: questo, ormai è una certezza.

E quanto ci è costata? A tutti quanti?

Ne scriveremo in un prossimo, e dettagliato, Longform’d, che stiamo preparando in queste ore.

Il Post di oggi, invece, lo dedichiamo ancora alla stretta attualità, come abbiamo già fatto domenica scorsa.

La scelta deriva da un fatto: nelle ultime sei settimane, il quadro si è definito. Le molte incertezze di inizio 2024 si sono risolte. Come abbiamo scritto domenica scorsa qui nel Post, è rimasta una sola strada davanti a noi investitori. E chi aveva scritto, e detto, dei tagli dei tassi ufficiali già a Marzo 2024 è un clown. Il solito clown.

I politici e i funzionari dello Stato, inclusi quelli che ricevono uno stipendio statale per guidare la Banca Centrale, hanno scelto di ripercorrere la strada già percorsa per tutti il 2021. Ovvero, hanno scelto di ignorare l’esistenza del problema, fino all’estremo. Fino al punto in cui non sarà più possibile negarla.

Alcool: come si dava agli indigeni, per tenerli buoni, ai tempi in cui si andava alla scoperta di nuove terre di oltremare.

Tutti ricordate la “inflazione transitoria”. Alcool per ubriacare.

Le implicazioni sono evidenti: guardate i prezzi oggi dei vostri BTp in portafoglio, delle vostre GPM, dei vostri Fondi Comuni. Vi hanno tosato, e non è finita. Fatevi due conti. Aprite gli occhi. Risvegliatevi.

Nelle prossime settimane, le cose diventeranno ancora più evidenti.

Nello specifico dei mercati finanziari, le ricadute saranno simili a quelle del 2022, anno che viene citato nell’immagine qui sopra, ma questa volta risulteranno decisamente più profonde.

Alcuni investitori, come ad esempio noi di Recce’d, si sono già preparati, disponendo il proprio portafoglio nel modo ottimale per approfittarne.

Altri lo faranno proprio all’ultimissimo minuto.

Altri ancora dicono che “ma dai, che alla fine tutto si aggiunta, non drammatizziamo”, e faranno la medesima fine che fecero nel 2022. Solo un po’ peggio.

La scelta dei politici e dei funzionari pubblici, pagati con stipendi pubblici, come già detto, è la medesima fatta già nel 2021: fingere di non vedere ciò che a tutti è evidente.

Mercoledì scorso, il Capo della Federal Reserve ha detto di essere felice che non ci siano state quelle sofferenze che originariamente erano state previste I’immagine qui sopra).

Quello che Powell afferma, nell’immagine qui sopra, è impossibile. Semplicemente: non esiste.

Per noi di Recce’d, risulta difficile da credere che si sia arrivati ad un simile livello di irresponsabilità.

Invece di domandarsi il perché, un rialzo dei tassi ufficiali di interesse del 5% non abbia prodotto, di fatto, alcuna conseguenza sull’economia degli Stati Uniti, Jerome Powell se ne compiace.

Come ogni politico, deve compiacere i propri elettori. A costo di raccontare tante balle, proprio come fanno i politici.

Jerome Powell è un uomo ovviamente molto intelligente e molto preparato. Ha fatto una scelta. va detto che questa linea è la medesima che viene scelta, giorno dopo giorno, sia in Europa sia in Giappone.

La scelta di negare l’evidenza.

In questo caso, non serve neppure un lavoro di analisi.

I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Noi di Recce’d li abbiamo evidenziati, con regolarità, sia alla pagina MERCATI del sito, sia alla pagina TWIT - TWOO durante la giornata di mercato, sia qui nel Blog durante weekend.

Le analisi, gli approfondimenti, e le ricadute sulla gestione dei portafogli li riserviamo al nostro Bollettino quotidiano (The Morning Brief) e poi alle nostre pubblicazioni EXTRA, oltre che ovviamente alla nostra Lettera al Cliente di cui stiamo preparando una nuova edizione.

Ritornando all’attualità, come abbiamo detto la scelta di oggi è identica a quella che fu fatta nel 2021 (inflazione transitoria) ma questa volta le ricadute sui mercati saranno più ampie profonde, rispetto al 2022.

Politici e funzionari dello Stato hanno fatto una scelta molto molto rischiosa. E sulla nostra pelle.

C’è una seconda differenza, rispetto al 2022: nel 2024, i tempi di reazione dei mercati finanziari saranno estremamente più rapidi. Tutto accadrà in un flash. Come in un crash.

Da che cosa si ottiene questa certezza? Semplice: dalla lettura dei dati.

Leggendo i dati, si capisce che si tratta di una Grande Bluff: quello del pokerista, che sa di avere già perso la mano di poker, perché in mano ha soltanto brutte carte..

Al contrario noi di Recce’d abbiamo in mano tutte le carte più forti, e vincenti.

Esattamente come si rivelò vincente, la nostra scelta di portafoglio, due anni fa: ma la posta che si raccoglie, nel 2024, è molto più ampia.

La scelta della “tattica del Grande Bluff” è una mossa difensiva, che è tipica di chi ha già perso il controllo delle cose: ed è quindi una scelta obbligata, sia per i politici delle Banche Centrali, sia per le Aziende che sono in difficoltà.

La tattica del bluff appena descritta è una scelta che ha l’obbiettivo esplicito di danneggiare tutti noi investitori.

A quella tattica, noi investitori dobbiamo opporre una strategia. Dobbiamo opporre la nostra consapevolezza. Lucidità, analisi, e mosse azzeccate nei portafogli titoli.

Perché la tattica del bluff si esaurisce in tempi stretti, come tutti avete toccato con mano due anni fa. E come già scritto, questa volta i tempi saranno decisamente più stretti, come in un flash.

Torniamo quindi a suggerire a tutti i lettori di seguire ogni giorno i livelli: il 5000 dello S&P 500, il 500 dello Stoxx 600, il 3000 dell’indice cinese, il 5% del Treasury decennale, il 2,50% del Bund decennale.

Da questi livelli, da ognuno di essi, possono partire movimenti improvvisi e non controllabili da nessuno.

Ogni portafoglio, oggi, deve essere pronto ad affrontare questo improvviso aumento di volatilità.

Vi sarà utile leggere ciò che proprio ieri affermavano questi nostri amici, nel brano che chiude il nostro Post.

Lasciamo a voi, amici lettori, il piacere ed il divertimento di immaginare ciò che succederà ai vostri risparmi nelle prossime settimane. Si può immaginare che ciò che oggi viene pagato 100 verrà poi rivenduto a 20?

Il 2024 sarà un anno memorabile, per tutti gli investitori..

“Rompere qualcosa da qualche parte”

Questa è una Federal Reserve dipendente dai dati. Lo abbiamo sentito un milione di volte. E quindi, abbastanza logicamente, ciò rende dipendenti anche i dati di mercato. Lo abbiamo visto migliaia di volte, e ogni piccola nuova informazione ha sconvolto azioni e obbligazioni. Il rapporto sull’occupazione di oggi non è stato diverso, dato l’impulso istintivo iniziale delle azioni e un immediato rally dei titoli del Tesoro.

Quella corsa sulle montagne russe nei mercati statunitensi, ha detto Mohamed El-Erian, minaccia di diventare un problema crescente, anche con una stampa dei libri paga “che piacerà alla Fed e farà piacere ai mercati”. "Questa volatilità nella struttura dei tassi di interesse sta causando il caos in altre parti del mondo quando i tassi statunitensi oscillano tanto quanto nel breve termine", ha affermato El-Erian, presidente del Queens' College, Cambridge, e Bloomberg Opinion editorialista. “Questa volatilità, che stiamo continuando a livello dei tassi, rischia – temo – di rompere qualcosa altrove, ed è quello che dobbiamo tenere d’occhio”.

I nuovi occupati degli Stati Uniti sono inferiori alle stime Questa è stata un’economia difficile da comprendere. Il rapporto di aprile sui libri paga non agricoli è arrivato con una sfumatura di Riccioli d’oro: né troppo debole, né troppo forte. Per i mercati, giusto.

Tuttavia, in linea con l’idea che siamo sempre a un solo dato di distanza da una nuova narrativa economica, è difficile trovare un accordo sul quadro generale.

Oggi su Surveillance, Sarah Wolfe di Morgan Stanley ha delineato uno scenario di atterraggio morbido in cui le famiglie a basso reddito sono già in recessione, anche se le famiglie a reddito più alto sostengono ampie fasce dell’economia. Ieri, Andrew Hollenhorst di Citigroup aveva una visione diversa: un atterraggio duro con un rapido aumento della disoccupazione e quattro tagli dei tassi nel 2024. Rosenberg ha suggerito che la reazione degli investitori oggi è stata così forte a causa del sentimento ribassista che emerge dai dati, nonostante i segnali del presidente della Fed Jerome Powell secondo cui gli aumenti dei tassi erano fuori discussione.

Il rapporto sull’occupazione ha confermato “quello che abbiamo sentito da Jay Powell mercoledì: ‘Cosa, mi preoccupo dell’inflazione? No, le cose rallenteranno, non sovraeccitarti’”, ha detto Rosenberg. “Penso che questo sia un po’ dovuto alla sovraeccitazione sul lato short che viene espulsa dai mercati in questo momento”.

Tuttavia, El-Erian è preoccupato per l’eccessiva dipendenza della Fed da dati retrospettivi come le buste paga, che crea la possibilità che un taglio dei tassi possa arrivare troppo tardi. Si è concentrato su una crescita salariale più fredda del previsto e sull’aumento della disoccupazione al 3,9%, dicendo che ha il 4,5% come linea rossa da tenere d’occhio.

“Ricordate, soprattutto per quanto riguarda i redditi bassi, che i salari sono fondamentali per il consumo e per la crescita economica”, ha affermato. “Il reddito salariale è assolutamente fondamentale per il benessere di questa economia”.

“Chris Verrone di Strategas vede sacche di “intrusione narrativa” nel mercato azionario mentre gli investitori estendono le loro spiegazioni per spiegare cambiamenti che sono, in realtà, più fondamentali.

Valter Buffo
Tra pochi minuti atterreremo: allacciate le cinture e chiudete il tavolinetto
 

In quattro settimane, il Mondo ha cambiato faccia: almeno per ciò che riguarda i mercati finanziari internazionali. Siamo arrivati alla fine di aprile, e di ciò che dominava sui media e nella massa degli investitori è rimasto più nulla.

E la settimana appena conclusa ce lo ha confermato.

Per noi gestori, e per tutti gli investitori, oggi la domanda è: ma che cosa avranno capito? Oppure: ma quanto avranno capito? O meglio: ma quanti avranno capito?

Faremo il possibile per aiutare il nostro lettore a leggere in modo corretto i dati ed i fatti.

Il tempo è poco, e noi quindi saremo sintetici. Come si possono mettere insieme:

  • l’aumento della volatilità sui mercati delle azioni e delle obbligazioni

  • i risultati trimestrali delle Società

  • i dati USA di giovedì e di venerdì scorsi, per il PIL e per l’inflazione

  • le decisioni di venerdì scorso della Banca del Giappone

  • il conflitto in Ucraina

  • il conflitto in Estremo Oriente

  • le tensioni per le prossime Elezioni europee

  • le tensioni per le prossime Elezioni negli Stati Uniti

  • le dichiarazioni in arrivo dalla BCE

  • i dati che arrivano la settimana prossima da Stati uniti ed Europa

  • la riunione della settimana prossima della Federal Reserve

ed altri elementi che caratterizzano questo specifico momento dei mercati?

Come decidere che cosa fare, per le nostre posizioni in azioni? E le obbligazioni? E le valute? E le materie prime?

Dove possiamo guadagnare, e molto?

Dove possiamo perdere soldi?

L’immagine più efficace, l’immagine più esplicativa, è quella dell’occhio del ciclone.

Confondere la calma apparente con un sistema stabile è il più grande errore che l’investitore può fare a fine aprile: la situazione sui mercati finanziari è simile all’occhio del ciclone, così come viene descritto nell’immagine precedente.

Una piccolissima zona di calma apparente in prossimità di fronti temporaleschi con venti particolarmente violenti, precipitazioni molto intense, e tornando all’interno dell’uragano.

Questo è lo stato delle cose, e questo è ciò che noi investitori dobbiamo affrontare tra pochi minuti.

La settimana scorsa e precisamente sabato 20 aprile, qui nel Blog, abbiamo offerto al nostro lettore un contributo dedicato ad una visione più ampia delle cose ed al lungo periodo.

Oggi, anche per ragioni di tempo, ci limiteremo al breve periodo.

Che cosa avranno capito, i mercati finanziari, dei fatti delle ultime quattro settimane? Ed in particolare, dei fatti dell’ultima settimana (dalla Banca del Giappone agli utili di Tesla, e di Facebook, e poi di Google e di Microsoft, dai dati USA per il PIL alla dichiarazione della BCE?

Ve lo diciamo subito: fino ad oggi, ci hanno capito nulla, ed i movimenti frenetici e quasi isterici delle Borse (immagini sopra) sono la prova più evidente. Valute e materie prime sono bloccate, in questo momento, dal panico.

Un po’ di chiarezza, invece, ci arriva dal mercato delle obbligazioni (immagine che avete visto più in alto ed immagine che segue): di questo argomento abbiamo già scritto, e ne scriveremo ancora in successivi Post.

Per il momento, ci limitiamo a ricordarvi che soltanto tre mesi fa, 90 giorni, il 2024 era “l’anno delle obbligazioni” e che nel 2024 erano in arrivo “sei tagli dei tassi ufficiali”.

Se vi siete fidati, se siete andati dietro a questa narrativa, avete sbagliato di grosso.

Ora prendetevi dieci minuti e domandatevi: che cosa cambierà allo stesso modo nei prossimi tre mesi? Due mesi? un mese? La settimana prossima?

La fase di intenso cambiamento di scenario, di rivoluzione della narrativa di inizio 2024, che Recce’d vi aveva anticipato … proprio a inizio 2024, ma anche già nel 2023, sta per toccare il suo culmine: e forse questo accadrà proprio la settimana prossima, con i nuovi dati in arrivo, e con la riunione della Federal Reserve.

Una riunione che spiega i rimbalzi delle Borse della settimana scorsa: piccoli investitori, promotori finanziari e financial advisor (costretti a vendere i “prodotti che dice la Casa”) e banche internazionali si aspettano, anche questa vola, la Mano Santa che scende dal cielo.

Non possono fare altro: hanno soltanto quello, e niente altro, da spendere.

Pregano, implorano, la Banca Centrale americana di salvare tutto e tutti, seguendo la linea scelta dal Giappone venerdì scorso: fare finta di non vedere.

E invece raccontare a tutti noi, che siamo nell’occhio del ciclone, che questa temporanea stasi è il segno che va tutto bene, che intorno tutto è tranquillo. Fare finta di non vedere che tutti siamo in prossimità di fronti temporaleschi con venti particolarmente violenti, precipitazioni molto intense, e tornando all’interno dell’uragano.

L’aspettativa di piccoli investitori, promotori finanziari e financial advisor, e banche internazionali, è che la Federal Reserve dica più o meno

… va bene, ammettiamolo, erano solo caXXate quelle dei tagli dei tassi (come sempre) ma in fondo perché farsene un problema, perché preoccuparsi, nel caso vi daremo noi un altro po’ di soldi …

I vostri risparmi, quelli che avete investitor con promotori finanziari, private banker e wealth manager e family banker, oggi sono investiti in questo modo: disperatamente aggrappati ad una fantasia.

La Federal Reserve, però, non lo potrà fare: non lo potrà fare mercoledì prossimo, ed a nostro giudizio mai più.

Per la fortuna di noi investitori.

E’ arrivato il momento, stiamo per atterrare, dopo che se ne è scritto e detto per più di due anni.

Come viene spiegato dall’ottimo articolo che leggete di seguito, l’atterraggio sarà più rapido di quello che la massa degli investitori, dei financial advisor, dei promotori finanziari e delle banche di investimento vi hanno anticipato. La ragione? Da anni, i vecchi modelli non funzionano più, e la catena degli eventi segue strade del tutto nuove. Al rialzo, come anche al ribasso.

Proprio come è successo per il meteo: nessuno aveva anticipato la neve ed il gelo ad aprile. (Recce’d, per la verità, qualche anticipazione la aveva regalata, come sempre a costo zero, a tutti i suoi lettori.)

Ed ora, saranno i Clienti di Recce’d a ricavarne un beneficio sostanziale: il risultato dei propri investimenti sui mercati finanziari.

Vi invitiamo a leggere con attenzione l’articolo che segue, che è stato pubblicato mercoledì scorso, prima del dato (importantissimo) per il PIL americano di giovedì scorso (immagine sopra ed immagine più in basso). Un dato che ha posto un sigillo sull’intero discorso.

Su questo medesimo articolo dovremo ritornare anche la settimana prossima: oggi, ne mettiamo in evidenza una parte, ma ce ne sarà una seconda parte da approfondire, in un prossimo Post.

Oggi, non c’è il tempo.

Quando gli Stati Uniti riporteranno una crescita del prodotto interno lordo alla fine di questo mese, ci si aspetta che si registri ad un ritmo solido di almeno il 2% per il settimo trimestre consecutivo, sfidando l’aspettativa, un tempo universale, che gli aumenti dei tassi della Federal Reserve avrebbero innescato una recessione. .

Prima gli economisti hanno ricondotto le previsioni ad un “atterraggio morbido”, ora parlano di “nessun atterraggio”. I modelli di previsione convenzionali sono stati più sbagliati del solito in questa ripresa post-pandemia. Ma perché?

Forse la spiegazione più trascurata della resilienza americana è che, molto più di altri paesi sviluppati, gli Stati Uniti hanno continuato a stimolare la propria economia anche dopo la fine della recessione del 2020.

Parte di questi stimoli fiscali e monetari continuano a circolare nel sistema, mantenendo la crescita artificialmente elevata e gonfiando sia i prezzi al consumo che quelli delle attività finanziarie.

Dopo lo scoppio della pandemia, i presidenti Donald Trump e Joe Biden hanno stanziato circa 10mila miliardi di dollari in nuove spese, di cui 8mila miliardi dopo la fine della breve recessione indotta dal lockdown di inizio 2020. La spesa pubblica degli Stati Uniti si è mantenuta a un livello annuo superiore di circa 2mila miliardi di dollari rispetto alla norma pre-pandemia, ed è sulla buona strada per stabilire record in termini di percentuale del PIL.

Nel frattempo, il resto del mondo sviluppato si è mosso in una direzione diversa. Negli anni trascorsi dall’inizio della pandemia, l’aumento dei deficit ammontava complessivamente al 40% del Pil negli Stati Uniti, il doppio della media europea e un terzo superiore a quello del Regno Unito.

Secondo alcune stime, gli stimoli fiscali hanno rappresentato oltre un terzo della crescita degli Stati Uniti nel 2023; senza di esso, gli Stati Uniti non sembrerebbero una meraviglia rispetto ad altre economie sviluppate.

Ancora più sottovalutato dell’impulso derivante dalla spesa pubblica galoppante è il modo in cui la crescita monetaria ha sovraccaricato l’economia e i mercati finanziari.

La Fed ha creato così tanta moneta durante la pandemia che, secondo alcune misure, l’eccesso non è stato ancora completamente assorbito dall’economia. La misura ampia dell’offerta di moneta nota come M2, che comprende la liquidità detenuta nei conti del mercato monetario e nei depositi bancari, nonché altre forme di risparmio, è ancora ben al di sopra della sua tendenza pre-pandemia.

In Europa e nel Regno Unito, dove lo stimolo monetario è stato meno aggressivo, M2 è tornata al di sotto del trend.

Questa sbornia di liquidità ha contrastato gli aumenti dei tassi di interesse della Fed e aiuta a spiegare l’attuale comportamento dei prezzi degli asset finanziari.

Gli utili aziendali sono in aumento, grazie alla forte crescita del PIL, ma i prezzi delle azioni – per non parlare di bitcoin, oro e molto altro – sono aumentati ancora più velocemente. Questa strana combinazione – valutazioni azionarie più elevate nonostante tassi più alti – non si è verificata in nessun periodo di stretta della Fed a partire dalla fine degli anni ’50.

Un atto di levitazione simile è visibile nel mercato immobiliare statunitense; nonostante i tassi ipotecari più elevati, i prezzi sono aumentati costantemente e più velocemente che in altre nazioni sviluppate.

Dal 2020, il patrimonio netto totale delle famiglie statunitensi è aumentato di quasi 40 trilioni di dollari, arrivando a 157 trilioni di dollari, grazie ai prezzi delle case e delle azioni. Per chi sta meglio, questo “effetto ricchezza” è una svolta felice. Sono più gli americani che programmano una vacanza all’estero quest’estate che in qualsiasi altro momento da quando sono iniziati i record negli anni ’60. Per i meno abbienti, che passano l'estate a livello locale, non possiedono una casa e tendono ad essere più giovani, queste condizioni sono meno felici.

Esistono, ovviamente, altre spiegazioni ragionevoli per la resilienza degli Stati Uniti, tra cui l’aumento dell’immigrazione e il boom dell’intelligenza artificiale. Inoltre, molti debitori americani pagano tassi fissi e non saranno colpiti dagli aumenti finché non avranno bisogno di rifinanziare i loro prestiti. I nuovi incentivi governativi stanno attirando miliardi di investimenti verso le industrie sovvenzionate, dalla tecnologia verde ai chip per computer.

Ma questo sembra chiaro: con i prezzi al consumo e i prezzi delle attività finanziarie più elevati negli Stati Uniti rispetto ai paesi concorrenti, l’economia è surriscaldata e la Fed ha meno spazio del previsto per tagliare i tassi.

Finché i tassi di interesse rimarranno più alti per un periodo più lungo, gli Stati Uniti andranno incontro a guai peggiori se manterranno un deficit vicino al 6% del PIL; si tratta del doppio della media pre-pandemia per gli Stati Uniti e di sei volte della mediana per l’Europa occidentale.

Gli Stati Uniti non possono sostenere uno stimolo così aggressivo per un tempo indefinito e la spesa pubblica sta già rallentando. L’economia, però, è lungi dall’essere una scienza esatta, ed è difficile sapere quando si esaurirà esattamente l’effetto zucchero derivante dagli stimoli passati.

Ma una volta fatto, l’atterraggio potrebbe avvenire più velocemente di quanto suggerito da qualsiasi modello convenzionale.

Valter Buffo
Su Marte e su Venere, allo stesso tempo
 

Anche se è trascorso quasi un anno e mezzo, noi siamo certi che molti tra i nostri lettori ricordano quando, nel mese di gennaio 2023 noi scrivemmo di “Immacolata disinflazione”. E ci auguriamo, soprattutto che ricordino che cosa Recce’d scrisse in quel mese di gennaio 2023.

Quelli che lo ricordano, ne avranno certamente anche ricavato utili indicazioni pratiche. Chi non lo ricordasse, lo può rileggere qui.

Proprio oggi, quel concetto viene richiamato in causa perché utile ad illustrare la situazione presente, come leggerete poi più sotto.

E viene anche commentato con i medesimi argomenti da noi utilizzati un anno e mezzo fa.

Cinque mesi prima, nel mese di agosto del 2022, ovvero circa due anni fa, noi di Recce’d avevamo introdotto il concetto di “cambiamento di paradigma” ovvero di “cambiamento di regime”, e noi ci auguriamo che anche di questo Post i nostri lettori abbiano memoria.

Chi non lo ricordasse, lo potrà rileggere qui.

Come per il precedente, anche questo tema è stato richiamato in causa, più volte, nelle ultime settimane. Un esempio, lo trovate qui sotto, nel grafico.

Un punto di collegamento, tra il primo ed il secondo tema, Recce’d lo aveva evidenziato già lo scorso 21 ottobre 2023, in un Post che sicuramente il lettore ricorderà e che trattava della “legge delle conseguenze involontarie”, che in quel Post veniva illustrata con dettaglio e molti riferimenti all’attualità. Potete rileggere questo Post, per il vostro piacere, utilizzando questo link.

In questo Post dello scorso ottobre, noi avevamo ricordato anche che:

INIZIO DELLA CITAZIONE

“ … la soglia del 5% è stata superata giovedì scorso, immediatamente dopo l’intervento di Jerome Powell.

Le ragioni di questo fatto, e degli altri fatti che le accompagnano, Recce’d le ha con chiarezza illustrate qui nel Blog.

Fin dal mese di gennaio 2023, e poi a partire dal Post dello scorso 3 giugno con cadenza quasi settimanale.

Recce’d aveva pubblicato il 3 giugno, un Post dove avevamo già scritto ai nostri lettori che è stata fatta una scelta politica, di tirare una corda fino a che non sarà spezzata; spiegando poi che è stata scelta con decisione la strada del “fare finta di non capire e non vedere”, come altre volte nel passato recente. Di tollerare, di continuare a sperare, e di spargere “ottimismo”.

Avevamo scritto, il 3 giugno, che proprio a causa di questa scelta politica oggi tutti gli investitori (che non siano decisamente distratti, malissimo informati … oppure un po’ semplicioni) si trovano davanti un solo scenario possibile, e stiamo tutti andando verso questo esito con massima velocità.

Il solo scenario possibile metterà in massima evidenza la differenza tra la ricchezza “soltanto sulla carta” e la “vera ricchezza”: questo noi di Recce’d lo avevamo già chiarito sette giorni prima. Ed in aggiunta a questo vi avevamo anticipato già il 24 giugno che “ci aspetta un’estate calda (caldissima) e poi un inverno freddo (freddissimo): ma soprattutto, un agosto indimenticabile”, ed è andata esattamente così.

Come avevamo scritto in data 10 giugno scorso, oggi dovrebbe esservi chiaro che il “punto di svolta” è stato ampiamente superato: ormai, siamo già tutti dentro quello scenario che noi anticipammo appunto il 3 giugno.

Ma se per caso non vi è stato sufficiente tutto questo nostro lavoro, allora il 5 agosto scorso siamo arrivati noi, a ricordare al lettore … come si previene l’insolazione. Ed è proprio in quel Post (se lo leggete con attenzione ed un pizzico di arguzia) che trovate le indicazioni su che dovete fare del vostro portafoglio e dei vostri investimenti sui mercati finanziari.

In estrema sintesi, oggi vi ripetiamo che, come tutti voi lettori sicuramente ricordate, Recce’d con massima chiarezza il 3 giugno vi aveva avvisati:

attenzione, da oggi rimane UN SOLO SCENARIO possibile, sia per i mercati finanziari, sia per le economie reali.”

FINE DELLA CITAZIONE

Questo che avete appena letto è ciò che scrivevamo lo scorso ottobre 2023: oggi, quella medesima soglia del 5% che era stata citata proprio all’inizio del brano è ritornata un elemento quotidiano della discussione e dell’analisi di strategisti, opinionisti, operatori di mercato, ed investitori.

Insieme con questa soglia del 5%, oggi molte altre soglie sono in discussione: citeremo soltanto le più conosciute, ovvero

  • il 3% del Bund decennale (grafico sotto)

  • quota 5000 dell’indice S&P 500

  • quota 500 dell’indice Stoxx 600

  • quota 8000 del FTSE di Londra

  • quota 8000 del CAC francese

  • quota 3000 dell’indice di Shanghai

  • quota 60000 del Bitcoin

Il momento, dunque, è allo stesso tempo molto particolare, ma pure molto simile (almeno nei suoi tratti fondamentali) al mese di ottobre del 2023.

E’ stato cancellato il semestre successivo, quello del “soft landing”, quello del “pivot”, quello dei “tagli dei tassi già a marzo” (ed infatti, come avrete notato, siamo ad aprile).

Tutto spazzato via: non è per caso, che la spazzatura si chiama proprio spazzatura.

Oggi invece, si ritorna a scrivere ed a parlare della legge delle conseguenze involontarie, come viene fatto ad esempio in questo libro, di cui vi abbiamo già detto, al quale facciamo pubblicità (del tutto gratuita), e la cui lettura potrebbe esservi davvero utile.

Dicevamo: oggi tutti noi investitori ci troviamo a fronteggiare una situazione davvero particolare: situazione della quale noi di Recce’d abbiamo scritto, qui nel Blog, settimana dopo settimana, per tutto il corso del 2024, anticipando i fatti che tutti oggi leggono sul Sole 24 Ore, su Milano Finanza, sul Corriere della Sera, e su ogni altro giornale.

Una situazione che è stata efficacemente riassunta, proprio dall’Autore del libro, con la frase che leggete qui sotto:

Mercati finanziari con l’indice VIX a 13 in una realtà con il VIX a 40

Vi abbiamo suggerito la lettura di questo nuovo libro dell’amico Larry per una ragione specifica.

E ci importa di chiarire subito che NON ci riferiamo alle indicazioni di investimento: quelle di Larry, che sono spiegate nel libro (potete leggere una sintesi nell’immagine che segue) noi le condividiamo solo in parte, e quindi solo in parte le troverete riflesse nel nostro portafoglio modello.

Ciò che però è non meno importante, di questo libro, è la capacità di alzare lo sguardo. Di guardare al di là. Di vedere il nuovo paradigma, il nuovo regime. Di liberarsi dal giochetto (ideato ad arte e a danno del pubblico dei risparmiatori) che si chiama “indovina il prossimo dato per l’inflazione”.

Tra l’altro: la settimana prossima vedremo un nuovo dato per l’inflazione. Ma non conta nulla. Recce’d, in uno dei Post citati sopra, vi aveva anticipato già il 21 ottobre 2023 che

attenzione, da oggi rimane UN SOLO SCENARIO possibile, sia per i mercati finanziari, sia per le economie reali.

Non possiamo sfuggire a questo destino, e neppure voi che state leggendo potrete sfuggire: la strada che tutti stiamo per percorrere è da tempo segnata. Il 21 ottobre 2023 vi avevamo anche spiegato le ragioni per cui c’è una sola strada davanti a noi.

Tutto ciò che oggi leggete sui quotidiani, ed ascoltate in TV, e tutto ciò che vi viene raccontato dal financial advisor, dal private banker, dal family banker, tutto questo è semplicemente una conseguenza. Una conseguenza di fatti e azioni che erano chiaramente visibili, e da molti mesi, come è dimostrato anche dai nostri Post.

L’articolo che segue è stato pubblicato il 18 aprile 2024, e lo ripresentiamo perché si tratta di una sintesi puntuale, accurata, efficace e completa, di cose che potevate leggere mesi ed anni fa, proprio qui nel Post di Recce’d.

Un ottimo articolo: in particolare, perché vi dice cose che sono VERE; a differenza di ciò che vi dicono Bank of America, Morgan Stanley, UBS, BNP Paribas, Santander, Barclays e Goldman Sachs, e naturalmente anche Mediolanum. Generali, Fideuram, FINECO e tutte le altri Reti che vi vendono i “prodotti finanziari”, e che sono l’equivalente del “discount” nelle Reti dei supermercati.

Queste Reti sono il discount nel mondo dell’investimento finanziario.

Leggere l’articolo che segue poteva essere molto utile, per la gestione del vostro risparmio, e per ottenere un rendimento, se fosse stato pubblicato due anni fa, oppure un anno fa, oppure sei mesi fa.

Oggi la lettura dell’articolo che segue può senza dubbio esservi utile, ma soltanto per comprendere cosa sta succedendo al vostro risparmio oggi.

La gestione del portafoglio però si fa sul domani e non sull’oggi. Ed infatti, noi di Recce’d siamo già andati molto oltre, molto più avanti.


Benvenuti in quella che Goldman Sachs chiama “disperazione della reflazione”. Per i politici e gli investitori, questa sarà una corsa nauseante e probabilmente lunga.

L’imbarazzante ripristino è avvenuto perché si è scoperto che, dopo tutto, il drago dell’inflazione non era stato ucciso, nonostante i mercati in effetti ne avessero proclamato la vittoria alla fine dello scorso anno.

Un dato incisivo sull’inflazione dell’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti può essere considerato una sfortuna. Due sembrano disattenzione. Tre mesi su tre, come quelli attuali, sono impossibili da spiegare. Il fatto che gli aumenti siano modesti e che questa non sia la misura dell’inflazione preferita dalla Federal Reserve non è sufficiente a negare il segnale, soprattutto se combinato con i dati strepitosi delle vendite al dettaglio statunitensi di questa settimana.

La grande scommessa sui tagli dei tassi – ed era enorme – è morta. All’inizio del 2024, l’aspettativa era di sei, forse sette tagli dei tassi statunitensi quest’anno. Sembrava sciocco già allora, ma si sta svelando in modo umiliante. Oggi i mercati ne stanno delineando uno, forse due.

La Bank of America ha rinviato la richiesta di un primo taglio da parte della Fed da giugno a dicembre: un enorme balzo in avanti per un aggiustamento che in genere avviene con incrementi di uno o due mesi alla volta e che apre la reale possibilità che i tagli potrebbero non arrivare affatto quest’anno. Goldman Sachs, che una volta era nel campo dei “cinque tagli”, ora è passata da tre a due, a partire da luglio invece che da giugno. I prezzi delle obbligazioni sono scesi e stanno trascinando con sé le azioni.

Come sono riusciti tutti a lasciarsi trasportare dall'idea che i tassi fossero pronti a subire un taglio aggressivo? Sembra certamente giunto il momento di fare un po’ di introspezione da tutte le parti.

La ragione principale è che siamo intrappolati in vecchi modi di pensare, convinti che l’inflazione ricadrà a qualcosa che sembra una norma e che le banche centrali si affretteranno a ritirarsi nelle acque calde dei bassi tassi di interesse che hanno dominato l’era post-crisi. finché non arrivarono la guerra e la pestilenza.

La realtà è chiaramente più complicata di così.

Per un po’, c’è stata una chiara linea di demarcazione: i mercati hanno ripetutamente sussultato ai segnali di potenziali tagli, e i banchieri centrali li hanno nuovamente soffocati, ricordando agli investitori il loro sacro dovere di tenere sotto controllo l’inflazione. Sembrava che i mercati venissero da Marte e i politici da Venere, osservando gli stessi fatti e traendo conclusioni completamente diverse.

Per Jean Boivin, ex vice governatore della Banca del Canada e ora capo del BlackRock Investment Institute, ulteriori complicazioni si sono presentate durante la riunione di fissazione del tasso della Fed a dicembre. Successivamente, la banca centrale ha mantenuto i tassi invariati, ma non ha nemmeno respinto le crescenti aspettative del mercato secondo cui avrebbero iniziato a scendere rapidamente, e anzi ha fornito indicazioni secondo cui avrebbe tagliato tre volte nel 2024.

“I banchieri centrali si sono comportati più come trader negli ultimi tempi”, ha detto Boivin. “Erano consapevoli dell’incertezza, ma hanno detto che avrebbero fatto una scommessa. Hanno puntato tutto su una disinflazione immacolata . . . Quella cosa di Marte e Venere è cambiata. O forse sono entrambi su Venere.

Per essere onesti nei confronti degli investitori obbligazionari, pochi credevano sinceramente in sette tagli, ma probabilmente tre o quattro, con in più alcune coperture contro una recessione davvero terribile. E in tutta onestà nei confronti dei banchieri centrali, guidare la politica monetaria attraverso una tempesta di shock, tra cui catene di approvvigionamento congelate e guerra sul suolo europeo, non è un compito semplice.

La ricerca dell'anima è iniziata. La Banca d’Inghilterra, ad esempio, ha appena concluso una revisione condotta dall’ex presidente della Fed Ben Bernanke, il quale ha concluso che i politici britannici avevano dimostrato “carenze significative” derivanti da pensieri errati, software antiquati e difficoltà a comunicare chiaramente. La Fed ha ora anche riconosciuto che sta impiegando “più tempo del previsto” per domare l’inflazione.

Si tratta di un ricco elisir per gli sfacciati politici che desiderano attribuire la colpa dell’aumento dell’inflazione e del declino del tenore di vita ai policymaker monetari indipendenti, e per gli investitori desiderosi di trovare qualcuno da incolpare per i loro passi falsi sul mercato.

La realtà è che questo è il vero aspetto della dipendenza dai dati, il mantra dei politici. I decisori dei tassi sono meno in grado di fornire agli investitori indicazioni granulari su ciò che accadrà dopo, perché sono facilmente influenzati dai dati economici come il resto di noi. Potrebbero non realizzare mai più la loro missione di essere noiosi durante la nostra vita. Finché persisteranno la deglobalizzazione, la transizione verde e una spesa fiscale più pesante per settori come quelli legati alla difesa, l’inflazione oscillerà e provocherà bruschi cambiamenti di opinione.

Dobbiamo tutti imparare a convivere con narrazioni e mercati instabili.

katie.martin@ft.com

La chiusura dell’articolo di Katie Martin è la più utile tra le tante indicazioni operative che vi si possono offrire oggi: è un suggerimento pratico.

Tutti noi investitori dobbiamo pensare ad una gestione del nostro risparmio che ci metta in condizione di trovare una linea, una strategia che sia resistente, e produttiva di risultati, in un contesto nel quale assisteremo sempre più spesso a cambi della narrativa dominante come quello che avete tutti appena visto.

Improvvisi, bruschi e violenti. Oggi di dice ciò che sei, cinque, quattro, tre mesi fa veniva giudicato impossibile, e si arriva poi a fingere di non avere mai sostenuto la linea dei SEI-SETTE TAGLI AI TASSI UFFICIALI. Si mente, sapendo di mentire. Si vuole che l’investitore mantenga la testa sotto la sabbia, come fa lo struzzo.

Alla vostra e alla nostra strategia di investimento, oggi si chiede di trovare un percorso coerente in un contesto nel quale tutti gli ancoraggi sono saltati, le narrative cambiano … quando fa comodo cambiarle, e le narrative dominanti sono del tutto scollegate dalla realtà. Le narrative sono costruite dal marketing e servono unicamente a piazzare la merce.

Voi, amici lettori ed investitori, siete sicuri di essere capaci di trovare questo percorso? Oppure: preferite investire il vostro risparmio a casaccio e chiudendo gli occhi, buttando i vostri soldi alla cieca?

Voi lettori ed investitori siete sicuri che chi oggi vi consiglia, chi vi suggerisce, chi vi spingere a mettere i vostri risparmi sui BTp, sulle Polizze Vita, sui Fondi Comuni, sui certificati, disponga di queste qualità che da sempre sono necessarie ed oggi sono diventate indispensabili?

Qualità che sono:

  • avere accesso ad informazioni selezionate

  • disporre di competenze tecniche

  • disporre di capacità analitiche

  • saper dimostrare equilibrio emotivo

  • disporre di esperienza qualificata

  • operare in totale assenza di conflitto di interessi.

In casa nostra, In Recce’d, tutte queste competenze e qualità le trovate certamente, e sono le migliori sul mercato di oggi.

Contattateci, e ve lo dimostreremo facilmente.

Valter Buffo
Conosciamo i nostri polli
 

Di questi tempi, noi investitori assistiamo a cose molto strane: cose molto, molto strane.

Nell’immagine qui sopra, vediamo il comportamento dello ETF quotato a Milano che investe sull’oro fisico: noi lo seguiamo perché è presente nei nostri portafogli modello.

Osservate nel riquadro: nelle ultime due ore di venerdì 12 aprile 2024, è salito, e poi sceso, di 3 euro. Tre euro, vuole dire lo 1,5%.

Lo strumento investe sull’oro, e veniva da un rialzo (giornaliero) del 3%: questi non sono numeri da “metalli preziosi”, sono percentuali che (alcune rare volte) vediamo sulle Borse dei Paesi Emergenti.

Noi che conosciamo i nostri polli non avevamo mai visto strappi così violenti su uno strumento che investe sull’oro.

E allora: che cosa sta succedendo?

Si tratta di un episodio isolato? Oppure si tratta di una nuova tendenza di lungo periodo?

Come vi abbiamo scritto, lo scorso weekend, il lungo periodo non è il nostro forte.

Non amiamo il lungo periodo, in Recce’d: non siamo neppure sicuri che esista, il lungo periodo, quando si ragiona sugli investimenti.

Ma, come in ogni altra cosa della vita, esistono le eccezioni.

Occorre essere flessibili, ed adattarsi ai tempi che si vivono.

In un’epoca come quella attuale, che è una fase di passaggio (via da una vecchia Era dei mercati, e dentro una Nuova Era dei mercati) anche per noi di Recce’d diventa indispensabile affrontare il tema del lungo periodo.

Perché tutti noi investitori siamo chiamati ad affrontare un cambiamento epocale.

Per questa ragione, abbiamo deciso di ampliare il nostro palinsesto di pubblicazioni, e di creare un nuovo trimestrale dedicato al lungo periodo.

I Clienti lo riceveranno questa settimana: lo avevamo programmato per la settimana scorsa ma poi la settimana è risultata così tanto piena di eventi, da costringerci ad accelerare le operazioni sui portafogli modello.

Per guardare al lungo periodo senza perdere la bussola, l’orientamento e le connessioni con il breve periodo che stiamo attraversando, servono ancoraggi soldi, forti: di questo tratteremo nel nuovo documento trimestrale.

Oggi, invece, qui nel nuovo Post ci occupiamo di brevissimo periodo.

E lo facciamo proprio per la ragione che l’ultima settimana (le ultime tre settimane, in realtà) ha sconvolto il quadro dei mercati finanziari internazionali e modificato, in modo radicale, le prospettive

Quelle degli altri: non quelle di Recce’d e non quelle dei Clienti di Recce’d.

Conosciamo i nostri polli: da decenni.

L’investitore medio, che legge oggi titoli come quello di apertura, pensa:

ma come? “inflazione che “corre”? ma si sbagliano! non esiste più, l’inflazione, me lo ha detto un amico, che ne capisce

che mi da detto di stare sempre calmo, che nel lungo periodo tutto si aggiunta, controllare le emozioni

Passerà poi qualche settimana: se per caso il calo diventa più ampio, allora dirà:

ho sentito il promotore finanziario, mi ha detto di rimanere calmo, un calo del 10% è normale, poi si riprende sempre

A quel punto, l’investitore medio ha qualche dubbio: la principale ragione è che l’investitore NON RICORDA PIU’ la ragione per la quale nel suo portafoglio c’è quella posizione. Lui non lo sa, ma neppure il suo financial advisor ricorda: eppure era stato lui, il promotore finanzIario, a spingerla, a pomparla, a decantarla, quella posizione.

L’investitore non ricorda più, era forse la Fed? I tassi in calo? Forse era “AI”? Gli utili di Nvidia?

E questo, gli mette un po’ di paura: il fatto di NON sapere ciò che ha fatto dei suoi soldi, e perché.

Passerà poi ancora qualche settimana: se la minusvalenza poi arriva al 20%, il promotore finanziario spiegherà che

non si può portare a casa questa perdita, adesso bisogna aspettare e stare fermi

E’ questo che è successo, alla massa degli investitori, due anni fa, nel 2022. E voi lettori lo ricorderete bene, tutti quanti.

Il tutto, sempre senza avere capito perché c’è quella posizione in portafoglio: è per i tassi, l’inflazione, la Fed, Tesla, Nvidia, il petrolio?

Recce’d può risolvere questo problema: Recce’d di fatto lo ha risolto, e per tutti i suoi Clienti, da quindici anni. Perché il problema resta sempre quello: capire, ma capire PRIMA di investire.

Per gli amici lettori che ci seguono, oggi noi del tutto gratuitamente forniamo con questo Post un pratico contributo, per capire ciò che è successo almeno nelle ultime tre settimane.

Le azioni sono state svendute venerdì poiché l'inflazione e le preoccupazioni geopolitiche hanno ancora una volta intaccato il sentiment degli investitori a Wall Street. Sul mercato ha pesato anche il generale calo dei titoli delle principali banche.

La media industriale del Dow Jones è scivolato di 475,84 punti, o dell'1,24%, chiudendo a 37.983,24. L'indice S&P 500 è crollato dell'1,46% a 5.123,41. Il composito Nasdaq si è ritirato dell'1,62% a 16.175,09.

Ad un certo punto della sessione di negoziazione, il Dow era sceso di quasi 582 punti, ovvero dell'1,51%. L'S&P 500 è scivolato fino all'1,75%.

Da inizio settimana, l'indice di mercato generale è sceso dell'1,56% e il Dow a 30 titoli è sceso del 2,37%. Nel frattempo, il Nasdaq, ad alto contenuto tecnologico, è sceso dello 0,45% per la settimana.

JP Morgan Chase: le azioni sono scese di oltre il 6% dopo che il colosso bancario ha pubblicato i risultati del primo trimestre. La banca ha affermato che il reddito da interessi netti, una misura chiave di ciò che guadagna attraverso le attività di prestito, potrebbe essere leggermente inferiore a quello che gli analisti di Wall Street si aspettano per il 2024. Il CEO Jamie Dimon ha anche messo in guardia sulle persistenti pressioni inflazionistiche che gravano sull’economia.

Wells Fargo è scivolato dello 0,4% dopo aver riportato gli ultimi dati trimestrali. Citigroup è sceso dell'1,7% nonostante abbia registrato una battuta d'arresto nei ricavi.

I prezzi del petrolio hanno continuato a salire sulla scia delle notizie secondo cui Israele si starebbe preparando per un attacco diretto da parte dell'Iran questo fine settimana, in quella che sarebbe la più grande escalation di tensioni nella regione dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas lo scorso ottobre. Greggio americano si è attestato a 85,66 dollari al barile dopo aver superato gli 87 dollari.

Ciò, unito ai nuovi dati sulle importazioni statunitensi, ha aggiunto carburante alle preoccupazioni sull’inflazione che hanno messo sotto pressione il mercato.

“Stiamo ottenendo un ulteriore sentimento di avversione al rischio in vista del fine settimana. Stiamo vedendo che c’è una fuga verso gli assetdi sicurezza, con il dollaro più forte, e stiamo assistendo a una svendita di azioni”, ha affermato Rob Haworth, senior investment strategist della U.S. Bank Wealth Management.

“Ciò avviene sulla scia dei dati sull’inflazione che ci dicono che l’economia è ancora piuttosto calda e l’inflazione è vischiosa; questo è ciò che ha portato [gli investitori] ad adeguare davvero le loro aspettative riguardo alla Fed. … Questo è uno dei motivi per cui stanno diventando cauti verso il fine settimana”, ha detto Haworth.

I consumatori sono inoltre sempre più preoccupati per le persistenti pressioni inflazionistiche. Secondo il Surveys of Consumers dell’Università del Michigan, l’indice della fiducia dei consumatori per aprile si è attestato a 77,9, al di sotto della stima di consenso del Dow Jones di 79,9. Anche le aspettative di inflazione su base annua e di lungo periodo sono aumentate, riflettendo le frustrazioni per un’inflazione vischiosa.

Ecco, voi amici lettori proprio da questo sintetico riassunto (di venerdì 12 aprile 2024) potete ricavare la gran parte delle domande alle quali vi sarà utilissimo rispondere. Vediamole insieme:

  1. questa fase di tensione sui mercati è davvero spiegata dall’inflazione?

  2. c’entrano le preoccupazioni geopolitiche?

  3. c’entrano anche i risultati delle banche?

  4. c’entra il prezzo del petrolio?

  5. che cosa sono gli asset di sicurezza, ovvero i safe-haven assets?

  6. che cosa ci dice la fiducia dei consumatori?

Vediamo noi di Recce’d come ci comportiamo, nella pratica, con riferimento a questi sei punti toccati da CNBC ieri venerdì 12.

  1. dell’inflazione presente e futura scriviamo ogni mattina ai Clienti in The Morning Brief; e le posizioni nei nostri portafogli modello sono fondate, per una buona parte, proprio sulle nostre previsioni sull’andamento dell’inflazione, ottenute grazie ad un accurato lavoro di stima; e sono, decisamente, posizioni vincenti

  2. delle preoccupazioni geopolitiche seguiamo ogni giorno gli sviluppi, riportandone poi ai nostri Clienti sul The Morning Brief: allo scopo di spiegare come incidono sul rendimento futuro e sul rischio di ogni asset nei nostri portafogli modello

  3. dei risultati delle banche, e di tutta la stagione delle trimestrali, scriveremo da lunedì ogni mattina alla Sezione Operatività: proprio su questi dati sono fondate le nostre attuali posizioni sui mercati azionari, nei portafogli modello

  4. sul petrolio produciamo con regolarità analisi e reports dedicati ai nostri Clienti. abbiamo già posizioni aperte nei portafogli modello, e stiamo per muoversi nuovamente (su tute le materie prime)

  5. ai cosiddetti “beni rifugio” abbiamo dedicato, nell’ultima settimana, la Sezione Operatività del nostro quotidiano The Morning Brief: le posizioni che abbiamo fatto mesi, ed anni fa, stanno per essere movimentate

  6. infine, i dati per la fiducia dei consumatori: di sicuro, l’analisi dei dati non può e non deve essere fatta “ogni tanto”, come dice il vostro “financial advisor”; si tratta di un lavoro da fare quotidianamente, e utilizzando specifiche conoscenze e capacità, che alcuni hanno e molti altri, invece, non hanno; solo i primi sono in grado di ottenere risultati positivi dai propri investimenti.


Siamo certi che tra voi lettori (nonostante le rassicurazioni del financial advisor e dell’amico alla macchinetta del caffé) sono numerosi quelli che pensano che “qualcosa andrebbe fatto, oggi”.

Molti hanno percepito che qualche cosa, proprio oggi, sta succedendo.

Ma cosa?

Non sono di grande aiuto i quotidiani, come Il Sole 24 Ore oppure Milano Finanza. Quelli ci ripetono sempre di comperare i BTp e poco altro.

Non è di grande aiuto il financial advisor, il promotore finanziario, il private banker, il wealth manager, quello pensa soltanto a farvi comperare la GPM oppure le quote di Fondi Comuni, e poi … vada come vada.

Non è di grande aiuto neppure la chat, né la community, né i social: tutto era chiaro, e bellissimo, e stupendo, solo qualche mese fa, a novembre e a dicembre ed a gennaio. A distanza di pochi giorni, sembra proprio che ciò che si diceva in giro a novembre, e a dicembre, ed a gennaio fosse una montagna di baggianate.

Ma allora, che fare? Chi ha perso il quadro di riferimento, chi è rimasto solo ed abbandonato in mezzo alla strada, che cosa può fare?

Può arrangiarsi da solo, andare sul Web, leggere quello che dicono i siti, la chat e la community: augurandosi che non sia, anche oggi, tutto un mare di baggianate.

Per fare un esempio, può leggere quello che dice Goldman Sachs oggi.

Goldman Sachs si aspetta ancora che l’inflazione ostinatamente elevata negli Stati Uniti diminuisca nei prossimi mesi, nonostante gli investitori abbiano tagliato le scommesse sui tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve, dopo che l’ennesimo documento ha mostrato che i prezzi al consumo rimangono vischiosi.

Secondo i dati pubblicati mercoledì dal Bureau of Labor Statistics del Dipartimento del Lavoro, l’indice dei prezzi al consumo ha accelerato a un ritmo più rapido del previsto a marzo.

L'IPC, una misura generale dei costi di beni e servizi in tutta l'economia, è aumentato dello 0,4% nel mese, portando il tasso di inflazione su 12 mesi al 3,5%. Si è trattato di un'accelerazione rispetto all'aumento del 3,2% previsto a febbraio.

Il rapporto ha scosso la fiducia degli investitori nelle prospettive di taglio dei tassi da parte della Fed, ha mandato in ritirata i mercati finanziari e ha spinto i rendimenti del Tesoro ad aumentare.

I trader ora anticipano una prima riduzione dei tassi da parte della banca centrale americana a settembre, dopo mesi di ripensamenti in occasione della riunione di giugno come probabile inizio dell’allentamento della politica della Fed.

Secondo Goldman Sachs, quest’anno l’IPC statunitense scenderà al 2,4%, in calo rispetto all’attuale tasso annualizzato del 3,5%.

“Il problema è che in questo momento ci sono alcune parti del bacino dell’inflazione che continuano a spingere verso l’alto”, ha detto giovedì Christian Mueller-Glissmann, responsabile della ricerca sull’asset allocation presso Goldman Sachs, a “Street Signs Europe” della CNBC.

“Nell’ultima stampa, era il trasporto. Ovviamente abbiamo i prezzi del petrolio attualmente in aumento, e questo è certamente qualcosa che è stato un po’ più forte di quanto inizialmente previsto”, ha detto Mueller-Glissmann.

Ha aggiunto che l’impatto inflazionistico dell’aumento dei prezzi del petrolio sarà probabilmente limitato, perché la banca si aspetta che l’OPEC alla fine riporterà online la capacità inutilizzata.

Mueller-Glissmann ha affermato che la normalizzazione dell’inflazione salariale è uno dei motivi principali per cui Goldman prevede un calo dell’inflazione statunitense. Su questo punto ha ammesso che ci sono “più punti interrogativi” per gli Stati Uniti rispetto all’Europa per quanto riguarda la normalizzazione dei salari.

“Ma continuiamo a sostenere che molti degli indicatori di frequenza più elevata delle opportunità di lavoro, ad esempio negli Stati Uniti, stanno diminuendo. Pertanto, il mercato del lavoro si sta ancora raffreddando, quindi si spera che ciò possa consentire un leggero rallentamento dell’inflazione salariale”.

“Flirt reflazionistico”

Il mese scorso, la banca centrale statunitense ha lasciato i tassi di interesse invariati per la quinta volta consecutiva, in linea con le aspettative, e ha mantenuto il tasso debitore overnight di riferimento in un intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,5%. All'epoca la Fed aveva anche dichiarato di aspettarsi ancora tagli di tre quarti di punto percentuale entro la fine dell'anno.

Il rapporto CPI di marzo ha alimentato le preoccupazioni che l’inflazione si stia dimostrando più vigorosa di quanto precedentemente previsto e sembra aver riaffermato il tono cauto di alcuni politici della Fed nelle ultime settimane.

Parlando alla fine del mese scorso, il governatore della Fed Christopher Waller ha affermato che non c’era “nessuna fretta” nel tagliare il tasso di riferimento della banca centrale statunitense.

Separatamente, il presidente della Federal Reserve Bank di Atlanta, Raphael Bostic, ha affermato che ora si aspetta un solo taglio dei tassi di un quarto di punto quest'anno, rispetto ai due tagli che aveva precedentemente previsto.

“Siamo passati da un ottimismo Goldilocks nel quarto trimestre a questo flirt di reflazione dall’inizio dell’anno, e penso che finora tutto bene. Penso che i mercati abbiano affrontato molto bene il passaggio dall’inflazione in calo e numerosi tagli dei tassi all’attuale inflazione effettivamente rimasta vischiosa, e [ai] tagli dei tassi che sono stati eliminati”, ha affermato Mueller-Glissmann.

Una delle ragioni principali per cui ciò è avvenuto, ha affermato Mueller-Glissmann, “è stata ovviamente la crescita”.

“Penso che questo tentativo di reflazione non riguardi solo l’inflazione, ma anche la crescita, e la crescita è stata effettivamente straordinariamente buona. E mi riferisco sia al settore aziendale, soprattutto negli Stati Uniti [dove] gli utili sono stati buoni, ma anche al settore manifatturiero, che ha iniziato la ripresa, e al settore dei consumi”, ha aggiunto.

“È davvero importante che la crescita continui ad essere buona”.

— Jeff Cox della CNBC ha contribuito a questo rapporto..

Noi vi suggeriamo di leggere con attenzione ciò che dice e scrive Goldman Sachs, per (almeno) due ragioni.

La prima ragione: è gente seria che lavora seriamente, e non è (per nulla) condizionata dai conflitti di interesse.

La seconda ragione: è gente seria e preparata, che ci prende praticamente sempre.

Quindi potete leggere quello che dice Goldman, e poi mettervi tranquilli in poltrona, con le gambe allungate, e non preoccuparvi più di nulla.

Oppure, anche no.

Noi, che conosciamo i nostri polli, non lo facciamo, e per una ragione molto semplice da spiegare.

Ad esempio, sopra avete appena letto di un tizio che sostiene:

l’inflazione è rimasta vischiosa perché l’economia continua a crescere, e questo è un bene.

Un modo di vedere le cose, non molto chiaro, non molto lineare, del tutto non coerente.

Sarà interessante rileggere queste parole tra qualche mese: oggi, comunque, possiamo rileggere altre cose, del recente passato.

I soldi, sono i vostri: sono i vostri risparmi.

Recce’d vi aiuta, come sempre ha fatto, portandovi abbondanti, qualificate, e significative evidenze.

Tocca a voi, amici lettori, di cominciare ba ragionare, sfruttando i nostri spunti, e selezionando le vostre fonti: allo scopo di comprendere quanto renderanno i vostri attuali asset finanziari. E che cosa state rischiando.

Prendete in esame anche le probabilità di “rendimenti negativi”.

Noi , che conosciamo i nostri polli, sappiamo che la mente umana si sporge, naturalmente, verso gli scenari positivi, rosei, da favola.

Poi c’è la realtà: e noi, di Recce’d, siamo qui anche per questo: per ricordarvi che la realtà vince sempre.

Quel personaggio che a voi continua a ripetere che:

… negli investimenti hanno per un po’ ragione quelli che la vedono in un modo e poi hanno ragione quelli che la vedono nell’altro modo …

può essere soltanto un idiota in buona fede, oppure un mascalzone che vi imbroglia.

E farebbe bene a cambiare mestiere. Sono in molti, quelli che farebbero bene a cambiare mestiere (e noi ci auguriamo che lo facciano, e presto, per il bene di tutti).

Uno solo, ha ragione, in materia di investimenti. Ed è quello che sei mesi fa vi ha detto e scritto che NON ci sarebbero stati i tagli oggi.

Perché la realtà è una sola, e vince sempre. Nei prossimi mesi, risulterà ancora più evidente.

E voi, amici lettori, dove li vedete, i tagli? Non ci sono, è semplice.

E allora, dato che vi avevano garantito questi tagli, ma non ci sono, allora è arrivato il momento che voi, amici investitori, trovate una vostra risposta alle sei domande che noi di Recce’d vi abbiamo proposto poco più in alto, ricavandole dal commento settimanale di CNBC.

Ed è anche arrivato il momento che voi, amici investitori, prendiate coscienza finalmente delle molte cose che non quadrano: alcune delle quali leggete nell’immagine che segue..

Noi in Recce’d saremo felici di metterci a vostra disposizione, per leggere insieme ciò che è scritto nell’immagine finale, e poi per rispondere insieme alle sei domande che trovate sopra, e anche per lavorare insieme sul vostro portafoglio titoli, in modo tale non solo da ottenere un rendimento regolare, ma pure per proteggerlo … dalla carica dei polli.

Valter Buffo