Proprio la mattina di Ferragosto, nelle primissime ore, leggendo i quotidiani italiani, si leggono titoli celebrativi. Si celebra l’euforia. Si celebra l’ottimismo. Un po’ da tutte le parti.
Euforia derivata da che cosa? Ottimismo su che cosa?
Nessuno lo ha ben capito. Nessuno lo spiega con chiarezza. In pratica, ci viene detto di essere felici: ma nessuno ci dice il perché. Cia arriva l’ordine di essere, comunque, felici.
Poi si esce di casa, si incontrano persone, si fa la colazione, si parla con un amico oppure un conoscente: e si realizza che proprio nulla è cambiato. Il caldo resta terribile. Ed è quello, il caldo, che con ogni probabilità a Ferragosto genera confusione, confusione prodotta dall’ansia, dalla fretta, dallo stress.
Confusione che genera allucinazioni, miraggi, ed isteria collettiva.
Ed ecco quindi che leggere anche altri media, altre fonti, in particolare non italiane, a voi può essere utile a ritornare in contatto con la realtà, ad evitare i miraggi, e ad evitare di andare al muro a sbattere.
Perché su uno dei siti di Finanza più noti al Mondo e più visitati, ci si fa qualche domanda, sulla ubriacatura di ottimismo, e si toccano altri argomenti, diversi dall’euforia e dall’ottimismo. Argomenti che si possono toccare, più concreti. Argomenti che riguardano la vita di tutti noi: la vita vera, e non la vita sui social.
Proprio questa mattina, la mattina del Ferragosto 2025.
Nelle primissime ore del giorno di Ferragosto 2025, leggiamo anche questo titolo. Non è la stampa italiana, come vedete.
Nel titolo, viene citata l’euforia, vero: ma leggiamo pure dell’inflazione, dell’occupazione. E soprattutto leggiamo un nome a noi molto noto, il nome di una cosa che per i nostri lettori abbiamo analizzato più e più volte: la stagflazione.
E vale, sicuramente, la pena, per tutti gli investitori, di dedicare qualche minuto, qualche pensiero, e qualche riflessione proprio alla stagflazione, nel giorno del Ferragosto 2025.
Segnatevi queste parole: per il Ferragosto 2025, e per tutto il resto del 2025, la stagflazione è (molto) più importante di Putin.
E se voi siete invece in ansia per Putin, in questo giorno di Ferragosto, , allora Recce’d con qualche ora di anticipo vi svela come andrà a finire: Trump a voi dirà che “servono ancora 90 giorni”, proprio come ha fatto tre giorni fa per la Cina. E Putin avrà vinto sia la guerra sul terreno, sia quella diplomatica.
Quindi, pensate invece alla stagflazione: è nel vostro unico interesse.
Prestate attenzione (nel vostro interesse) a ciò che dice l’immagine qui sopra. Risale a mercoledì 13 agosto, subito dopo che gli Stati Uniti hanno pubblicato i dati aggiornati per l’inflazione. Che, come leggete anche nell’immagine, oggi sta al 3%.
Almeno, prestate attenzione alla frase più importante (per noi, per voi, per tutti).
“Stiamo accettando un Mondo ad alta inflazione”.
Oggi. Accade oggi, ed accade nella vita pratica. Sta accadendo anche a voi, siete voi che “accettate”: anche con i vostri BTp, quelli che “danno sicurezza”.
Quando noi, cinque anni fa, scegliemmo di mettere in evidenza il tema del quale scriviamo oggi, nel Post di Ferragosto, noi di Recce’d eravamo i soli a parlarne.
Annunciammo ai nostri lettori, in quel mese di agosto del 2020, l’arrivo della stagflazione. Capiamoci bene: noi, allora, cinque anni fa, annunciamo ai lettori l’arrivo di una nuova Era: non di due, tre, cinque anni, bensì di quindici, venti, trenta anni.
Adesso ci siamo dentro, tutti. Siamo tutti nell’Era Nuova, che è appunto l’era della stagflazione.
Stagflazione della quale nei mesi di luglio ed agosto del 2025, parlano letteralmente tutti.
Un esempio? Quello che vedete qui sotto è un titolo del giovedì 14 agosto, ovvero di ieri.
E riguarda le Borse europee (il minore entusiasmo degli ultimi mesi è spiegato dalla stagflazione) ed anche dell’Europa in generale. Proprio quell’Europa dove voi vivete e noi stessi viviamo ed operiamo.
Stagflazione che è confermata anche dati dati più recenti: inclusi quelli della settimana che si è appena conclusa, come vi abbiamo documentato con l’immagine di apertura..
Non fatevi ingannare dai titoli dei giornali e dalle frasi dei social, sui “nuovi massimi della Borsa di New York, o peggio ancora dai titoli sui “massimi della Borsa di Milano” (che non sono massimi, come abbiamo documentati ai nostri Clienti nell’ultima settimana, nella Sezione Operatività del quotidiano The Morning Brief, tra lunedì 11 agosto e venerdì 15 agosto.
Questi !nuovi massimi non significano che “le cose vanno molto bene”: esattamente come NON indicavano un messaggio di ottimismo nell’anno 2007 oppure nell’anno 2000.
A quei “nuovi massimi” si è arrivata solo per una ragione: terrorizzati dalla stagflazione, prima le Banche Centrali e poi i Governi (dall’anno 2020 ad oggi) hanno deciso che gonfiare tutti i prezzi di tutti gli asset (incluso in questo caso anche l’immobiliare) fosse il solo ed unico modo per tirare avanti, senza sprofondare, appunto, nella stagflazione.
Ma non dura. Non regge. L’edificio traballa, subisce scosse di terremoto sempre più evidenti. I politici lo sanno, Trump in particolare lo sa: ma lui è Donald Trump, e lui non teme nulla, lui non ha paura, lui senza imbarazzo scrive in un’unica frase che “l’economia americana va alla grande” ed anche che “il costo del denaro deve scendere allo 1%”.
Lui pensa che, scrivendo tutti in MAIUSCOLO e strillando ai quattro venti si possono risolvere le cose: e lui pensa questo perché lui sa che la massa è manipolabile, e va prima confusa per bene, e dopo, in modo velocissimo e silenzioso, va costretta a pagare per le scelte che lui, Trump, ha fatto.
Non è certamente il solo politico, a ragionar in questo modo. Ce ne sono stati altri nel passato e ne arriveranno altri in futuro.
L’investitore che cosa deve fare? Ogni investitore deve raggiungere due obbiettivi:
proteggere; e
guadagnare.
Come si fa?
Si tratta di due obbiettivi solo in apparenza opposti tra loro: se non proteggi, non puoi guadagnare nulla, e se guadagni, questo significa che hai saputo proteggerti bene dai rischi.
Per proteggere e guadagnare allo stesso tempo, ogni investitore ha necessità di comprendere a fondo il Mondo nel quale opera ed investe il proprio risparmio. Quel Mondo non è raccontato dai social, non viene raccontato dagli uomini politici, e soprattutto non viene raccontato dalle Reti di vendita, i cui ricavi (tutti) vengono dal piazzare Polizze assicurative, Fondi Comuni, GPM, Certificati e di recente anche “finanziamenti diretti all’economia reale” (private equity, finanziamenti privati, finanza strutturata, venture capital).
Ed altre cose che NON hanno un prezzo che l’investitore può leggere, consultare, confrontare. Ma il loro mestiere NON è fare rendere il vostro risparmio.
Il loro mestiere quello che paga le loro auto e le loro bollette, è solo quello di piazzare questa “merce, mercanzia” a voi, amici lettori ed investitori, che state leggendo questo Post. Una volta piazzata la mercanzia, poi … dopo vedremo come va.
Recce’d da oltre un decennio garantisce attraverso il suo sito con continuità supporti informativi e supporti decisionali per proteggere e guadagnare: supporti per migliorare la qualità delle proprie decisioni sull’allocazione del risparmio, per migliorare i propri risultati ed evitare di cadere nelle trappole (o almeno evitare le trappole abnormi che circolano oggi, nel 2025.
Abbiamo già scritto al lettore, alla pagina TWIT - TWOO del nostro sito: evitate (almeno) di fare la fine di Zelensky.
Lo ricordate Zelensky vero?
Dicevamo: Zelensky.
Quello che disse “la guerra finirà solo quando la Russia si sarà ritirata da tutto il territorio ucraino occupato”. Quello che disse “l’economia della Russia crollerà in tre mesi per effetto delle sanzioni”. Quello che disse “l’esercito russo sarà sconfitto perché abbiamo in dotazione armi migliori” Quello che disse “l’Occidente non ci abbandonerà mai perché noi difendiamo i loro valori”:
Non era vero. Lui si è sbagliato.
A voi lettori ed investitori invece dicono:
i mercati recuperano sempre
le Borse salgono sempre nel lungo periodo
un po’ di azioni ed un po’ di obbligazioni è il portafoglio ottimale
l’importante è non muoversi mai e rimanere al 1005 sempre investititi (ovviamente (su Fondi Comuni, GPM e polizze?
Beh, sappiatelo: nella Nuova Era della stagflazione queste sono balle. Non solo: sono proprio cose dannose, per i vostri risparmi. E quelli che a voi raccontano queste cose, quelli sono i nemici del vostro benessere finanziario.
Ed è anche una balla, specie in questa Nuova Era della stagflazione, quella che vi dice sempre quel vostro conoscente che è un falso amico: “con gli investimenti, è molto meglio fare da soli: tanto, è una cosa semplice, basta mezz’ora e hai già capito tutto … e poi se va male, lo tieni lì, per il lungo termine”.
Hanno venduto a milioni di risparmiatori i bond Parmalat, ed i bond Lehman Brothers, esattamente con questa tecnica di vendita. Vendevano di tutto, allora. Ma (attenzione!) proprio oggi, mentre ci leggete, stanno vendendo ancora di più, e di peggio (ma molto peggio davvero!).
Partiamo ora con una sintetica ricapitolazione dei fatti: leggete un po’ che cosa si scriveva solo tre giorni fa.
L'America sta mostrando nuovi segnali di stagflazione: l'inflazione è in aumento, il mercato del lavoro sta subendo una nuova debolezza e gli economisti avvertono che entrambi rischiano di peggiorare nei prossimi mesi.
Perché è importante: il termine "stagflazione" rievoca ricordi infelici degli anni '70, quando gli americani si trovavano ad affrontare una terribile combinazione di prezzi più alti e scarse opportunità di lavoro.
Il quadro generale: questa è stata la settimana in cui gli economisti tradizionali hanno trovato conferma.
Le previsioni di una crescita più debole e di un'inflazione più persistente – la "stagflazione" e la "flazione" – sembravano inverosimili, fino ad ora.
Cosa dicono: "In sostanza, il rischio di stagflazione è aumentato in modo significativo", ha scritto Olu Sonola, economista di Fitch Ratings, in una nota ai clienti.
"L'inflazione si sta allontanando sempre di più dall'obiettivo, la crescita economica del settore privato ha subito un rallentamento significativo e il mercato del lavoro ha appena lanciato un campanello d'allarme".
Un rapido aggiornamento: Trump ha licenziato il massimo funzionario del Bureau of Labor Statistics venerdì, poche ore dopo che l'agenzia aveva segnalato una crescita occupazionale inferiore alle aspettative.
Ha affermato, senza prove, che i numeri erano stati manipolati politicamente.
In un'intervista con Axios, il principale economista della Casa Bianca, Stephen Miran, ha concordato sul fatto che il BLS avesse bisogno di una nuova leadership per affrontare le massicce revisioni dei dati, ma non ha affermato che i numeri fossero stati manipolati.
In cifre: l'economia ha creato solo 73.000 posti di lavoro il mese scorso, mentre le revisioni al ribasso storiche suggerivano che il mercato del lavoro non avesse creato quasi nessun posto di lavoro nei due mesi precedenti.
Cosa sta succedendo: questa è la parte “STAG-". Ora consideriamo gli altri indicatori pubblicati la scorsa settimana.
💰 PIL: l'economia è cresciuta a un tasso annualizzato del 3% nel secondo trimestre, spinta dall'inversione di tendenza dell'attività di importazione senza precedenti nel primo trimestre. Analizzando il rapporto, la situazione della crescita appare peggiore.
Un indicatore della domanda interna di fondo – che esclude le oscillazioni del commercio, delle scorte e della spesa pubblica – è aumentato solo dell'1,2% nel secondo trimestre, il tasso più debole dalla fine del 2022.
🛒 Inflazione: l'indicatore di inflazione di riferimento della Fed è aumentato negli ultimi due mesi del secondo trimestre, nonostante la crescita di fondo in calo.
L'indice dei prezzi per consumi personali è aumentato del 2,6% nei 12 mesi fino a giugno, il secondo aumento consecutivo.
L'indicatore che esclude alimentari ed energia è aumentato del 2,8%, in leggero rialzo rispetto a maggio.
Tra le righe: la raccolta di dati, in particolare il debole rapporto sull'occupazione, rafforza la tesi che la Federal Reserve taglierà i tassi di interesse a settembre.
Ma le preoccupazioni inflazionistiche rimarranno comunque al centro dell'attenzione della Fed. Ci sono primi segnali che i dazi di Trump stiano spingendo i prezzi al rialzo. Nessuno sa se questi aumenti saranno persistenti.
Per la cronaca: "Ci siamo già trovati in questa situazione quando si parlava di catastrofi su larga scala... riguardo al Tax Cuts and Jobs Act e ai dazi imposti dal Presidente alla Cina durante il primo mandato", afferma Miran.
Tutti questi "catastrofismi" si sono rivelati sbagliati, ha detto Miran.
Ha aggiunto che c'erano buone ragioni per credere che l'economia si sarebbe rafforzata da qui in poi, citando la legge fiscale e di spesa di Trump, nonché una serie di recenti accordi commerciali.
In conclusione: se Trump otterrà il taglio dei tassi che desiderava, potrebbe essere per una ragione che probabilmente detesta: un rallentamento dell'economia.
Se non lo otterrà, sarà perché i responsabili delle politiche economiche considerano ancora l'inflazione un rischio troppo grande.
Ecco a voi una (estrema) sintesi dei dati aggiornati e disponibili: quello che avete appena letto è (in estrema sintesi) ciò che noi sappiamo al Ferragosto del 2025.
Detto che questa è la realtà, così come noi investitori la conosciamo, ora va fatto il lavoro di analisi, per poi arrivare a decisioni consapevoli, ed al tempo stesso protettive e vincenti.
Leggiamo, in ciò che segue, come questo lavoro di analisi è stato fatto da un soggetto che il lavoro di analisi lo sa fare, e molto molto bene. Si tratta del molto conosciuto (tra gli operatori di mercato) Torsten Slok.
Le sue considerazioni che state per leggere risalgono a una decina di giorni fa: ovvero, PRIMA che fosse pubblicato il dato per l’inflazione del quale avete letto poco sopra. Da allora, i segnali si sono rafforzati.
Di William Watts
"Il tema della stagflazione sui mercati si sta intensificando": Slok di Apollo
I timori di stagflazione non sono svaniti.
Il mercato azionario si è ripreso dall'oscillazione innescata da un indicatore economico attentamente monitorato all'inizio di questa settimana, ma gli investitori dovrebbero fare attenzione a non farsi cogliere impreparati dalla potenziale minaccia di stagflazione che ha contribuito a evidenziare, ha avvertito giovedì un economista di Wall Street molto seguito.
"In sostanza, il tema della stagflazione sui mercati si sta intensificando", ha affermato Torsten Slok, capo economista di Apollo Global Management, in una nota. Stagflazione è un termine che si riferisce alla sgradita combinazione di crescita economica stagnante e inflazione in aumento.
Il dibattito sulla stagflazione si è intensificato dopo la pubblicazione, martedì, dell'indicatore di luglio dell'attività del settore dei servizi dell'Institute for Supply Management. L'indice dei prezzi pagati, un indicatore dell'inflazione, è salito di 2,4 punti, raggiungendo quota 69,9 e raggiungendo il massimo degli ultimi tre anni, indicando una potenziale pressione al rialzo sull'indice dei prezzi al consumo (vedi grafico sotto).
L'indice ISM non manifatturiero è sceso al 50,1% a luglio dal 50,8% del mese precedente, segnalando una crescita limitata del settore dei servizi, dominante nell'economia (una lettura inferiore al 50% indica una contrazione dell'attività).
Allo stesso tempo, la crescita dell'occupazione sta rallentando e il tasso di disoccupazione è in aumento, ha affermato Slok. L'"impulso alla stagflazione" è il risultato di dazi, deportazioni e un indebolimento del dollaro statunitense, ha sostenuto.
Lauren Goodwin, economista e responsabile della strategia di mercato presso New York Life Investments, ha evidenziato questi e altri fattori in una nota all'inizio di questa settimana.
"La politica commerciale sta influenzando i prezzi; la politica sull'immigrazione sta influenzando l'offerta di lavoro; la deregolamentazione sta dando un'ulteriore scossa ai settori in crescita; gli aggiustamenti fiscali rendono gli investimenti di capitale più facili da digerire. La combinazione di questi fattori con i recenti dati economici segnala un chiaro contesto di 'stagflazione leggera'", ha scritto.
Goodwin ha invitato alla cautela per quanto riguarda il debito a più lunga scadenza, sostenendo che il rendimento del titolo del Tesoro decennale probabilmente tornerà verso il 4,5%. Il rendimento era al 4,22% giovedì; rendimenti e prezzi del debito si muovono in modo opposto.
La stagflazione significherebbe che la vita rimane complicata per i responsabili delle politiche della Federal Reserve, ha affermato Slok. I responsabili delle politiche dovrebbero "concentrarsi sull'aumento dell'inflazione e aumentare i tassi, o sul rallentamento della crescita e tagliare i tassi?", ha scritto.
L'incertezza circonda l'impatto finale che le misure tariffarie dell'amministrazione Trump avranno sull'inflazione nel settore dei servizi.
"La domanda è se l'aumento dei costi dei beni dovuto alla guerra commerciale si tradurrà in una minore domanda di servizi e, di conseguenza, in una pressione al ribasso sull'inflazione nel settore", hanno scritto giovedì in una nota Ian Lyngen e Vail Hartman, strateghi dei tassi di interesse di BMO Capital Markets.
"Non è una dinamica difficile da prevedere; anche se sospettiamo che, se queste forze dovessero effettivamente entrare in gioco, ci saranno ritardi nei tempi", hanno scritto. In altre parole, è improbabile che la lettura dell'indice dei prezzi al consumo della prossima settimana sia definitiva.
La banca centrale ha mantenuto i tassi invariati fino al 2025 in attesa di chiarezza sull'impatto dei dazi sul quadro dell'inflazione, scatenando l'ira del presidente Donald Trump, che ha incessantemente criticato il presidente della Fed Jerome Powell.
Il deludente rapporto sull'occupazione di luglio di venerdì scorso e le conseguenti revisioni al ribasso dei dati di maggio e giugno hanno portato gli investitori ad aumentare le aspettative di una ripresa dei tagli dei tassi. Secondo il CME FedWatch Tool, i trader di futures sui Fed fund hanno scontato una probabilità del 93% di un taglio di un quarto di punto alla prossima riunione di politica monetaria di settembre, in aumento rispetto a meno del 40% di una settimana fa. Gli operatori prevedono una probabilità leggermente superiore al 50% di un totale di tre tagli di un quarto di punto entro la fine dell'anno.
Queste aspettative di taglio dei tassi, insieme agli utili aziendali ben accolti e a un'altra ondata di ottimismo sulle strategie di intelligenza artificiale, hanno contribuito a far salire i titoli azionari, hanno affermato gli analisti, con l'S&P 500 SPX scambiato a meno dell'1% dalla sua chiusura record di 6.389,77 punti registrata il 28 luglio; l'indice di riferimento per le large cap è in rialzo dell'1,7% questa settimana. Il Nasdaq Composite COMP è salito del 3% da inizio settimana, mentre il Dow Jones Industrial Average DJIA è rimasto indietro con un guadagno dello 0,8%.
"Il mercato si aspetta chiaramente dei tagli, ma i rischi al rialzo per l'inflazione sono significativi e gli investitori dovrebbero monitorare attentamente le misure delle aspettative di inflazione basate su sondaggi e mercato", ha scritto Slok.
-William Watts
Tra le mille letture su questo tema, abbiamo ovviamente selezionato quelle che per il nostro lettore risultano di maggiore significato, ed applicabilità al suo attuale portafoglio, specie se si tratta del classicissimo portafoglio delle Reti di vendita (le varie Mediolanum, Fineco, Fideuram, Allianz, Generali, e tutte le altre) fatto di Fondi Comuni, polizze, GPM e prodotti oscuri e senza un prezzo come “finanziamenti all’economia reale”, venture capital, e tutte le diverse etichette commerciali,
Ne proponiamo un secondo, di commento con analisi, nel testo che segue.
Come sempre, vi faremo leggere anche indicazioni operative, precisando che Recce’d ha costruito gli attuali portafogli modello sulla base di scelte DIVERSE da quelle che leggete qui nel brano che segue. Resta giusto mette ogni lettore nella condizione di fare sue valutazioni e fare confronti.
Del brano che segue, è l’analisi di qualità dei fatti e dei dati. Per fare successivamente le scelte operative sui portafogli, vi invitiamo a contattarci, attraverso la pagina CONTATTI del nostro sito.
“Se si guarda attraverso il parabrezza anteriore anziché attraverso lo specchietto retrovisore, è chiaro che la stagflazione sta arrivando negli Stati Uniti."
Questa è l'opinione di Savvas Savouri, amministratore delegato di QuantMetriks, una boutique di consulenza economica con sede a Londra.
Come si può immaginare, dopo una lunga carriera trascorsa nel mondo accademico, in diverse banche d'investimento e un lungo periodo come economista presso la società di gestione fondi Tosca Capital, Savouri ha opinioni forti su economie, mercati e prezzi degli asset, e le esprime in modo inequivocabile.
Le sue opinioni sulla direzione dell'economia statunitense sono enfatiche: l'inflazione sta salendo, il dollaro sta scendendo e la curva dei rendimenti si sta irripidendo.
Le pressioni inflazionistiche che cita sono triplici: un dollaro in calo (che rende le importazioni più costose), le restrizioni alla manodopera migrante a basso costo che fanno aumentare i costi e i dazi più elevati. Il fatto che l'impatto dei dazi non si sia ancora manifestato nei dati è dovuto al fatto che si tratta di indicatori ritardati, afferma.
Savouri è fermamente convinto che i dazi possano essere solo inflazionistici, come, sottolinea, è stato quasi tutto il manifesto della campagna di Trump. Cita in particolare le promesse di riportare in patria la produzione manifatturiera e il One Big Beautiful Bill Act di inizio estate, che lui considera "stampa di moneta".
In una nota intitolata "The Inflationator vs The Powell", Savouri ha previsto che il mandato di Powell alla Fed potrebbe essere molto più breve della data ufficiale di partenza di maggio 2026, a causa delle pressioni esercitate dalla Casa Bianca.
Traccia un'analogia con i governatori delle banche centrali di Giappone (Shirakawa nel 2013) e Turchia (Agbal nel 2021), che furono licenziati per non aver tagliato i tassi quando i leader politici lo chiesero. Non furono tanto "i banchieri centrali [a] essere cacciati dal giro monetario", scherza, "ma le rispettive valute".
Date le sue aspettative per Powell, la direzione dei tassi di interesse e dell'inflazione di allora, forse non sorprende che Savouri sia decisamente ribassista sul dollaro, descrivendo un momento di turbo-paralisi alla Wile E. Coyote prima che cada vittima della gravità.
Questo potrebbe essere accolto con favore dall'amministrazione Trump. In effetti, una delle principali preoccupazioni di Savouri è che qualsiasi incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping quest'anno porterà a un accordo da parte di Pechino per consentire al renminbi di apprezzarsi e contribuire a rendere i beni statunitensi più competitivi. Ritiene che l'attuale ancoraggio del dollaro al dollaro di Hong Kong verrà quindi rimosso.
A suo avviso, se il dollaro scende di pari passo con i tagli dei tassi della Fed e l'aumento dell'inflazione, la curva dei rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi dovrà irripidire (i rendimenti a lungo termine aumenteranno più rapidamente rispetto a quelli a breve termine) in modo ancora più netto di quanto non abbia già fatto.
Savouri chiede, retoricamente: "Chi comprerà debito statunitense a lungo termine perché [Trump] ha appena lanciato una guerra commerciale contro gli acquirenti tradizionali?"
La sua raccomandazione agli investitori che cercano di proteggersi da tali movimenti avversi è di acquistare TIPS – o Treasury Inflation-Protected Securities, le obbligazioni indicizzate all’inflazione, che adeguano i pagamenti degli interessi in base all'inflazione.
Ritiene anche che questi sviluppi negativi potrebbero essere vantaggiosi per le azioni, ma non per tutte. Sostiene che l'inflazione sia positiva per quei titoli – in particolare per le large cap/big tech che possono trasferire i costi ai consumatori – che hanno una buona percentuale dei loro guadagni all'estero in altre valute e i cui bilanci sono sufficientemente solidi da gestire un contesto di tassi più elevati.
L'S&P 500 potrebbe quindi andare bene, ma il Russell 2000 o altre small/mid cap che operano solo in America, o i cui bilanci presentano un elevato debito a breve scadenza che dovrà essere rifinanziato a tassi di interesse estremamente elevati, faranno fatica, avverte Savouri.
Non è un sostenitore delle criptovalute come metodo per proteggersi da potenziali crisi del dollaro, e anzi ritiene che la loro adozione rappresenti ora un rischio sistemico per l'infrastruttura finanziaria americana. Ma Savouri apprezza l'oro come contropartita del dollaro ed è convinto che la demografia e i fondamentali australiani rendano il dollaro australiano la scommessa migliore sui mercati valutari.
Dato tutto ciò che avete appena letto, non vi stupirà il fatto che la Banca Centrale americana, che si chiama Federal Reserve, sia nell’occhio del ciclone. Lo leggete anche nell’immagine qui sotto..
La prossima settimana, dal 21 al 23 agosto 2025, si terrà il Summit Annuale di Jackson Hole tra banchieri centrali, che in molte occasioni ha mosso i mercati (e in qualche occasione li ha proprio sconvolti, come forse ricordate).
Ed ecco che noi vogliamo regalare, grazia alla nostra accurata selezione ed analisi, la migliore introduzione possibile a questo importante evento, collegandola ovviamente a ciò che sono a qui avete letto nel nostro Post.
E quindi in modo particolare alla stagflazione.
Anche questo articolo risale a una decina di giorni fa (e quindi, è stato scritto prima del dato per l’inflazione commentato sopra, in apertura.
La conclusione di questo articolo contiene indicazioni a carattere operativo che possono essere immediatamente utili per la vostra gestione del portafoglio titoli, per rivedere la vostra attuale asset allocation, e per rivedere anche la vostra futura strategia di investimento.
Leggete anche con attenzione i dati nei grafici: vi servirà molto, per comprendere ciò che sta arrivando.
La Federal Reserve è in difficoltà. Dopo i dati incredibilmente deboli sull'occupazione di venerdì – e con l'inflazione ostinatamente al di sopra del trend – sta diventando chiaro che i doppi mandati della banca centrale di massima occupazione e stabilità dei prezzi sono entrambi fuori luogo e spingono in direzioni opposte. Cosa dovrebbe fare la Fed?
L'inflazione richiede che la Fed mantenga la rotta, o addirittura aumenti i tassi, eppure il peggioramento del quadro occupazionale suggerisce alla banca centrale di tagliare ora se vuole contribuire a evitare una recessione. Indipendentemente da ciò che farà la Fed, un mandato rimarrà fuori luogo.
La strada migliore è rimandare i tagli dei tassi e affrontare lo spettro di un'inflazione elevata ora, piuttosto che rimandare scelte politiche che potrebbero diventare più dolorose in futuro.
Ecco cosa deve affrontare la Fed
L'impatto inflazionistico dei dazi di Donald Trump sta iniziando a farsi sentire. I dati pubblicati la scorsa settimana hanno mostrato che il dato sull'inflazione di fondo preferito dalla Fed, basato sulla spesa per consumi personali (PCE), è aumentato del 2,8% a giugno rispetto all'anno precedente. La prossima settimana, il rapporto governativo sui prezzi al consumo dovrebbe mostrare un aumento dell'inflazione di fondo del 3% a luglio, nell'arco dell'anno fino a luglio. Entrambi i dati sono superiori all'obiettivo e si prevede che aumenteranno ulteriormente.
L'unica ragione per cui le banche centrali non stanno aumentando i tassi in questo contesto è perché temono che il mercato del lavoro stia per subire un duro colpo. Realisticamente, lo ha già fatto. Il rapporto della scorsa settimana ha rivelato che 7,2 milioni di persone erano disoccupate negli Stati Uniti a luglio. Sebbene questo dato sia solo marginalmente superiore ai 7,1 milioni di un anno fa, è in aumento rispetto ai 6,8 milioni di gennaio, il che segnala un'inversione di tendenza in questo settore. Se a ciò si aggiunge il fatto che la partecipazione alla forza lavoro è nuovamente diminuita il mese scorso, si evince che ci sono molte più persone disoccupate o che hanno semplicemente rinunciato e abbandonato del tutto la forza lavoro.
L'andamento della disoccupazione negli Stati Uniti è preoccupante
1,4 milioni di disoccupati in più rispetto a tre anni fa
Fonte: Bloomberg
In cifre: 62,2% - Il tasso di partecipazione al lavoro a luglio 2025 è stato il più basso da novembre 2022. Al netto della pandemia, è il più basso dagli anni '70.
Aspettative contro realtà
Il mercato degli swap sconta una probabilità superiore all'80% che la Fed tagli i tassi nella prossima riunione di settembre. Ma ci sono molti altri dati da analizzare prima di allora, incluso il prossimo rapporto sull'indice dei prezzi al consumo (IPC) del prossimo 12 agosto.
Se i dati sull'inflazione dovessero aumentare in modo significativo, la Fed potrebbe non essere in grado di tagliare affatto quest'anno e la reazione del mercato sarebbe negativa. Ma è un fattore negativo? Possiamo rispondere a questa domanda con questo grafico degli anni '70. Mostra i rendimenti decennali, corretti per l'inflazione, durante la stagflazione degli anni '70.
Gli anni '70 sono stati terribili per le azioni
Le politiche macroeconomiche inflazionistiche dopo gli anni '60 hanno danneggiato i rendimenti
Fonte: Edward Harrison, Bloomberg
La scorsa settimana ho scritto che la performance in calo era una conseguenza delle politiche macroeconomiche inflazionistiche degli anni '60, quando la guerra in Vietnam e i programmi della Great Society non furono compensati da una politica monetaria più restrittiva. Ma le politiche di Donald Trump sono probabilmente ancora più inflazionistiche, dati i deficit statunitensi in forte crescita. La pressione sui prezzi dovuta ai dazi potrebbe, come lo shock petrolifero del 1973, disancorare definitivamente le aspettative di inflazione. Inoltre, come spesso afferma Powell, un contesto sano per la crescita dell'occupazione include prezzi stabili.
Naturalmente, se l'indice dei prezzi al consumo (IPC) della prossima settimana sarà positivo (12 agosto), ciò potrebbe ridurre la necessità di mantenere la calma. Ma contenere l'inflazione sopra il 3% ed evitare che si consolidi è il compito principale della Fed.
Arthur Burns ci ha mostrato l'alternativa
Se i dati sull'inflazione fossero negativi e la Fed tagliasse comunque i tassi, gli investitori probabilmente aumenterebbero l'assunzione di rischi e allo stesso tempo richiederebbero un premio più elevato per acquistare titoli del Tesoro a lunga scadenza. L'economia potrebbe risollevarsi, ma lo stesso accadrebbe per l'inflazione, vanificando qualsiasi spinta. Questo è ciò che accadde per gran parte degli anni '70, quando la Fed aumentò i tassi, ma non abbastanza da tenere sotto controllo l'inflazione.
La Fed aumentò i tassi per combattere l'inflazione negli anni '60 e '70
Non fu sufficiente a impedire all'inflazione di aumentare ulteriormente
Fonte: Bloomberg
L'impatto negativo sulle azioni fu terribile durante le terribili recessioni di quel periodo. Ma anche durante le fasi di ripresa che si verificarono, l'inflazione distrusse i rendimenti, producendo il grafico sopra con una performance profondamente negativa per un decennio.
Rischiamo ora uno scenario del genere. I mercati sono pronti per un taglio dei tassi. Il primo taglio è scontato per oltre l'80% per la riunione della Fed del mese prossimo. Ma questo potrebbe essere il risultato peggiore sia per le azioni che per le obbligazioni. L'ultima esperienza con la stagflazione ci insegna che i tagli dei tassi che sembrano positivi nel breve termine si ripercuotono negativamente sul lungo termine.
Le cose che oggi tengo sotto strettissima osservazione.
Le tasse d'importazione del 50% sui prodotti indiani e quelle del 39% sulla Svizzera non sono ancora state pubblicate. Se dovessero essere applicate, significherebbe ulteriore inflazione.
Gli indicatori del sentiment potrebbero essere in rosso. Ma il mercato azionario ha comunque registrato un rialzo in seguito alle notizie su India e Svizzera. Solo il dollaro e i rendimenti obbligazionari hanno subito un duro colpo.
La forte crescita degli utili delle azioni tecnologiche a grande capitalizzazione è una delle ragioni. Trump ha pubblicizzato che Apple, ad esempio, stava investendo miliardi in più negli Stati Uniti. Il titolo è schizzato alle stelle.
La morale della favola: le azioni salgono finché l'economia è in espansione, anche durante periodi di maggiore inflazione. Ma le perdite dovute alla recessione sono più gravi quando le azioni sono sopravvalutate o l'inflazione è elevata.
Per completare il lavoro di oggi, siamo costretti a ritornare su Donald Trump: è lui stesso, il biondo Donald, a costringerci ad occuparci di lui, vista la veemente, insistita e forse disperata volontà di occupare, con un vero e proprio bombardamento di dichiarazioni strillate, minacce reiterate, insulti in varie direzioni, promesse (realizzabili?) e previsioni (affidabili?), ogni possibile spazio sui social, sui media, in TV ed in radio.
Scegliamo, per chiudere il nostro Post, un articolo firmato da due membri della amministrazione precedente (Biden): e quindi, due avversari politici di Trump.
Scegliamo questa analisi, perché anche una volta scontato il “pregiudizio politico” dei due autori (che voi lettori di Recce’d sarete bravissimi ad individuare e scartare), rimane una analisi di qualità, che mette in grande evidenza i legami, che noi di Recce’d giudichiamo molto stretti, tra la situazione che noi investitori affrontiamo oggi, e quella che tutti gli investitori furono costretti ad affrontare tra il 1970 ed il 1990.
Ripetiamo ancora una volta: Recce’d NON condivide tutto, dell’articolo che segue. Un esempio evidente e concreto riguarda le tariffe, che sono centrali nel ragionamento fatto dai due autori, e che per noi (come ben sanno i nostri lettori) contano nulla, nella pratica e soprattutto per i mercati finanziari.
Ma anche in questo caso ciò che è importante è il modo di leggere i fatti ed il lavoro di analisi sottostante. Abbiamo detto degli anni 1970-1990: chi era allora investito sui mercati finanziari, non dimenticherà mai. Recce’d con voi ne ha già parlato: e saremo costretti (dai fatti) a parlarne ancora, ed ancora …
Fatevelo raccontare: vi sarà estremamente utile, per ciò che oggi, domani e nei prossimi venti anni siete costretti ad affrontare. Cercando sia di proteggere sia di guadagnare attraverso l’investimento del vostro risparmio.
Di Jared Bernstein e Ryan Cummings
Il signor Bernstein è stato presidente del Consiglio dei Consulenti Economici del Presidente Joe Biden dal 2023 al 2025. Il signor Cummings ha ricoperto il ruolo di economista nel Consiglio dal 2021 al 2023.
Da quando il Presidente Trump è entrato in carica, gli economisti hanno atteso che le sue politiche si facessero strada nell'economia statunitense e ne rivelassero le conseguenze. I dati soft, per lo più sondaggi condotti su consumatori e imprese che monitorano le opinioni delle persone sull'economia, sono calati drasticamente mesi fa, mentre i dati hard – occupazione, crescita del PIL, inflazione – sembravano tutti a posto. Ma di recente, è emersa una serie significativa di dati economici hard che hanno giustamente fatto scattare l'allarme sul rallentamento della crescita e sull'aumento dell'inflazione, una temuta combinazione economica nota come stagflazione.
I dazi di Trump stanno ora chiaramente alimentando l'inflazione, in particolare su beni come elettrodomestici, automobili e prodotti alimentari. Nei primi sei mesi dell'anno, la spesa al consumo reale (ovvero corretta per l'inflazione), il principale motore dei cicli economici e di una robusta espansione economica, è cresciuta a malapena, dopo essere aumentata del 3% lo scorso anno. La crescita del PIL ha rallentato di circa la metà, all'1,2% quest'anno dal 2,5% dell'anno scorso. Quando la crescita complessiva cala così bruscamente, il mercato del lavoro tende a seguire la stessa tendenza, ed è esattamente ciò che è accaduto: la crescita dell'occupazione, con una media di 35.000 posti di lavoro al mese tra maggio e luglio, è pericolosamente vicina alla fase di stallo.
Mentre i presidenti si attribuiscono sempre il merito delle buone notizie economiche e cercano di sviare quelle cattive (nel caso di questo presidente, licenziando il messaggero che le ha portate), è spesso difficile collegare ciò che sta accadendo nell'economia all'attuale amministrazione. Non questa volta. Che si tratti di dazi storicamente elevati che non sembrano mai stabilizzarsi, di deportazioni che minacciano di compromettere seriamente l'offerta di lavoro in settori come l'edilizia e la sanità, o di una legge alla rovescia, rovinosa per il bilancio, che sottrae denaro a chi ha maggiori probabilità di spenderlo, le politiche di Trump hanno spinto l'incertezza economica a livelli mai visti prima dall'inizio della pandemia. Questa incertezza ha frenato investimenti, assunzioni e consumi, mentre i dazi aumentano i prezzi. In altre parole: stagflazione.
Per molti adulti americani, lo spettro della stagflazione può evocare ricordi degli anni '70. Ma se la stagflazione di Trump continua a crescere, sarà diversa per un aspetto molto importante: il danno economico sarà quasi interamente autoinflitto. Negli anni '70, la stagflazione non fu causata da un presidente senza vincoli, ma da "shock esogeni", ovvero grandi e inaspettati sconvolgimenti originati da eventi esterni al Paese ed esacerbati dall'inazione della Federal Reserve nel compensarli.
Il più grande e famoso di questi shock ha riguardato il mercato petrolifero. A causa dell'embargo petrolifero imposto dall'Organizzazione dei Paesi Arabi Esportatori di Petrolio agli Stati Uniti nel 1973 e della Rivoluzione iraniana del 1979, il prezzo del petrolio è più che decuplicato. Di conseguenza, nel 1980, gli Stati Uniti spendevano in petrolio circa sei volte di più rispetto al 1970. Questo cambiamento si è riverberato in tutta l'economia e ha portato l'inflazione a un picco di quasi il 15% entro la fine del decennio.
In quella che è ormai una famosa storia dell'orrore di una politica monetaria andata male, la Fed non solo non è riuscita a rispondere alle crescenti pressioni inflazionistiche degli anni '70, ma le ha attivamente aggravate. La ragione era in parte politica: Arthur Burns cedette alle pressioni della Casa Bianca di Nixon affinché ignorasse le preoccupazioni sull'aumento dell'inflazione e mantenesse bassi i tassi di interesse per contenere la disoccupazione. (Vi suona familiare?) La conseguente crisi di stagflazione terminò solo quando il nuovo presidente della Fed, Paul Volcker, aumentò i tassi a quasi il 20% nel 1980, provocando una profonda e dolorosa recessione.
Naturalmente, la stagflazione degli anni '70 generò tassi di inflazione e disoccupazione molto più elevati di quelli attuali. All'epoca, entrambi i tassi raggiunsero le doppie cifre, mentre oggi sono relativamente bassi, con la disoccupazione al 4,2% e l'inflazione al 2,7%. Anche i fattori sottostanti che determinarono la stagflazione erano diversi. Oggi non ci sono shock esogeni paragonabili alla carenza di petrolio. (Il prezzo del petrolio è relativamente basso, sebbene si preveda che gli attacchi di Trump alla produzione di energia pulita nel mezzo di un boom della domanda di energia alimentato dall'intelligenza artificiale si tradurranno in un aumento dei prezzi dell'elettricità per molti americani.)
E fortunatamente, la Fed di oggi sta applicando attivamente gli insegnamenti appresi dall'era Volcker. Sebbene Trump insista costantemente con Jerome Powell affinché abbassi aggressivamente i tassi di interesse – chiedendo un taglio inaudito e sconsiderato di 3 punti percentuali – Powell e gli altri membri del consiglio direttivo della Fed hanno esplicitamente sottolineato e implicitamente mantenuto la loro indipendenza; le loro decisioni sono guidate dai dati, non dalla politica. A differenza delle loro controparti degli anni '70, sono anche pienamente consapevoli dell'importanza di garantire che consumatori e imprese si fidino dell'impegno della banca centrale nel riportare l'inflazione al suo obiettivo del 2% e mantenerla lì.
Anche in questo caso, Trump sta causando i suoi problemi, in due modi. In primo luogo, se le aziende che contribuiscono a stabilire i prezzi o a decidere i salari iniziano a credere che la Fed stia cedendo alle incessanti pressioni di Trump, aumenteranno i prezzi in previsione di un'inflazione più elevata e a lungo termine. Ciò costringerà la Fed a reagire con tassi più elevati per ripristinare e mantenere il suo obiettivo di inflazione. In secondo luogo, la combinazione di tassi di interesse più elevati – che si traducono in tassi più elevati su mutui, carte di credito e prestiti auto – e prezzi più elevati non farà che aggravare la principale lamentela degli americani sull'economia attuale: il costo della vita.
Ironicamente, il fatto che l'attuale stagflazione incipiente porti l'impronta di Trump è una buona notizia. L'assenza di shock esogeni e l'esistenza di una banca centrale altamente competente ci suggeriscono che la sua agenda politica distruttiva potrebbe essere invertita, sebbene il tempo stia per scadere.
Se Trump dichiarasse vittoria e ponesse fine alla sua guerra commerciale, le prospettive di stagflazione diminuirebbero significativamente. Consumatori e lavoratori vedrebbero rapidamente migliorare le loro prospettive. Ma, semmai, Trump sembra raddoppiare gli sforzi.