Acronimi e risk-events: stiamo per raggiungere la velocità di fuga
 

Scrivono e dicono che la settimana che sta per cominciare sarà la settimana con il maggior numeri di “risk-events” che si ricordi.

E allora, amici lettori, sarà bene essere molto informati PRIMA.

Ad esempio: SOFR è una cosa che a voi interessa?

Voi pensate che BTFP sia qualcosa che vi riguarda?

No?

Pensateci bene, a quello che dite.

Nel mese di gennaio 2024, tutti noi investitori e gestori di portafoglio stiamo ripassando un copione identico a quello del 2023: come nel gennaio del 2023, il tentativo di media, promotori e banche di investimento è di distrarre l’attenzione di tutti gli investitori accecandoli con lustrini e luccichii di pailettes, e lo strumento si chiama “AI”.

Con l’etichetta “AI” si definisce quella cosa della quale tutti parlano, ma nessuno sa esattamente che cosa sia.

Chatbox a parte, ovviamente: un gioco online dove tu scrivi delle domande e lui ti darà … la risposta che gli pare.

Era esattamente così anche nel 2023, almeno fino a metà febbraio: pochi giorni dopo quotidiani e TG raccontavano il fallimento numero due e ed il fallimento numero tre (per dimensioni) di banche negli Stati Uniti, e tutti voi avete familiarizzato con il nome Silicon Valley Bank

A quel punto, la Banca Centrale americana immette mille miliardi di dollari di nuova creazione nel sistema (attraverso BTFP), facendo così di nuovo QE anche nel 2023, ma in un modo diverso.

E figurati se … i buontemponi si affrettano tra marzo ed aprile 2023 a tirare fuori dai cassetti il “tema pivot” mentre di “AI” non si ricorda più nessuno fino a fine maggio (la trimestrale di Nvidia).

A fine ottobre 2023, poi, come ricordate i guadagni delle Borse erano ritornati a ZERO, ma poi in due mesi … ma tenete bene a mente che “AI” tra novembre e dicembre c’entrava nulla. Proprio nulla. Esattamente zero.

Noi di Recce’d, avendo a cuore gli interessi, ed i risparmi, dei nostri lettori, oggi 27 gennaio scriviamo per ricordare a ogni nostro lettore che

  • AI tuttora non si sa che cosa sia; e che

  • oltre ad AI ci non altre cose, che avranno un peso determinante sulle performances 2024 ed oltre.

Due di queste cose, diverse da “AI”, noi le abbiamo appena citate sopra: e si tratta di due acronimi, ma diversi da “AI”.

Faremo qui una precisazione: la prima sezione del nuovo Post che state leggendo avrebbe dovuto essere molto più ampia: non ne abbiamo avuto il tempo, perché impegnati nella redazione di un ampio e analitico documento sui risultati (i nostri, ed anche … i vostri, di voi che ci state leggendo) nel periodo 2014 - 2023 ed in particolare negli ultimi quattro anni.

Tutti i nostri Clienti hanno già ricevuto questo documento, nel quale (tra le tantissime cose) abbiamo documentato che “AI” non fa guadagnare nulla a noi investitori. Ce lo dicono i dati, i risultati, le performances: quelle vere, però.

Torniamo alla precisazione: ci è mancato il tempo, e noi infatti ci torneremo.

Nel frattempo, potrete ricevere un aiuto, una mano, un concreto contributo, dal vostro financial advisor, dal private banker, dal wealth manager, dal promotore finanziario: dopo che avrete letto il testo che segue, correte dal vostro "consulente” di fiducia e chiedete se queste cose, per il vostro attuale portafoglio, hanno un significato ed un importanza. Chiedete che cosa significano, per voi NIRP, QE, QT, RRP, MMT, BTFP e SOFR.

Chiedete se modificano le vostre aspettative di performance e i vostri risultati futuri.

Se per caso (ma noi non vogliamo neppure pensarlo) il vostro financial advisor non sa di che cosa stiamo parlando … purtroppo sarete costretti ad attendere un nostro Post futuro.

L’articolo datato giovedì 25 gennaio 2025, che segue, e che noi abbiamo prima selezionato e poi tradotto per voi, commenta una notizia che è di 48 ore fa. Notizia della quale però voi … non siete ancora informati.

La Fed ha appena modificato il suo programma BTFP. Resta prevista la chiusura totale del programma l’11 marzo prossimo, ma con effetto immediato il tasso di indebitamento corretto “non sarà inferiore” a quello dei saldi di riserva.

Ciò impedisce ai mercati di arbitrare il tasso tipico del 4,88% del BTFP rispetto al tasso del 5,40% sui saldi di riserva, con questo divario che si amplia a causa delle aspettative del mercato – leggi “salivazione” – di tagli dei tassi.

In breve, Wall Street guadagnava tre volte: in primo luogo, grazie ai rendimenti obbligazionari più bassi (“a causa dei tagli dei tassi”), in secondo luogo grazie al rialzo di tutto il resto (“a causa dei tagli dei tassi”), e in terzo luogo grazie all’arbitraggio: i mercati sfruttano sempre quelle variazioni piuttosto che prestare i risparmi dei consumatori alle imprese per investimenti produttivi, come insegnano erroneamente i libri di testo di economia.

Quindi, questo è un duro colpo rispetto al denaro facile. Un’altra è la voce secondo cui la BoJ potrebbe alzare i tassi prima dei tagli della Fed a seguito dei forti dati PMI statunitensi visti ieri. Se l’imminente riunione della Fed non apre chiaramente la porta al magico taglio dei tassi di marzo, allora sembra probabile che i rendimenti possano salire di nuovo in modo significativo, a breve termine.

Gli acronimi come BTFP sono importanti. Prova a spiegare cosa è successo negli ultimi 16 anni senza dire NIRP, QE, QT, RRP, MMT o BTFP. Tuttavia, tutti gli spaghetti-alfabetici servono a un obiettivo politico-economico: la vera chiave è capire quale sia quell’obiettivo. Purtroppo, oggi non è possibile studiare economia politica in un’università occidentale, ma solo “scienze politiche”, insegnate da marxisti, ed “economia”, insegnata da capitalisti clientelari. Per questo e altri motivi, Wall Street non mostra alcun interesse a pensare in questo modo, il che va bene finché non si sbaglia il presupposto di fondo.

Era comprensibile non riuscire a cogliere immediatamente il fatto che NIRP e QE dimostrano che l’economia politica del capitalismo finanziario era in grave crisi, perché quegli acronimi alla fine erano semplicemente “tubi di Cantillon” che portavano soldi a Wall Street. E a ogni nuova dichiarazione di un esperto “idraulico” della Federal Reserve io mi chiedevo: "Chi stanno salvando questa volta?"

Ma allo stesso tempo non era giusto ignorare che la NIRP, il QE e la MMT di fatto, ovvero l’enorme spesa fiscale nelle tasche pubbliche finanziata dalle banche centrali, hanno cambiato l’economia politica. E abbiamo ottenuto un’enorme domanda e un’enorme inflazione, aiutati dagli oligopoli aziendali che The Street e i regolatori globali hanno contribuito a costruire nel corso di decenni.

Non era giusto guardare al BTFP nel 2023 e urlare “tagli dei tassi!” Quelli che hanno fatto quella chiamata erano ancora nella modalità Yes-We-Cantillon di aspettarsi un piano di salvataggio. Tuttavia, dopo l’inflazione, la Fed ha visto che il gioco politico-economico era cambiato. Non si poteva permettere che le banche fallissero, ma i tassi dovevano rimanere alti. Ora il BTFP verrà gradualmente eliminato prima che i tassi vengano tagliati. Finalmente ci aspetta una crisi o un mondo nuovo?

Non va bene non vedere che ci troviamo in un mondo di insicurezza nazionale post-Ucraina e post-10/7 (Israele e Gaza) “prebellico” e di fronte a una crisi del Mar Rosso che suggerisce almeno che le tariffe di trasporto si stabilizzino a quattro volte i minimi recenti.

I titoli dei giornali sulla guerra con la Russia dovrebbero essere presi sul serio ma non alla lettera, ma dovrebbero indicare la direzione della politica fiscale, monetaria, industriale e commerciale. Una nuova politica-economia aspetta di nascere mentre la vecchia si rifiuta di morire: e così emergono i mostri con gli “acronomic” – almeno per un pensiero di Wall Street tutti gli acronimi significano NUOVO CASH.

Cogliendo lo spirito del tempo, il Financial Times scrive “Il mondo deve iniziare a prepararsi per Trump 2.0”, sottolineando specificamente che “gli alleati degli Stati Uniti, soprattutto in Europa, devono iniziare a ripensare le disposizioni in materia di sicurezza”. In effetti, la spesa per la difesa dell’UE deve aumentare non solo al 2% del PIL, ma probabilmente di almeno 2 punti percentuali, per decenni, se si vuole avere qualche speranza di “autonomia strategica”.

Ciò, a sua volta, richiederà nuove industrie, scelte “burro o armi” e una nuova politica fiscale-monetaria-industriale-commerciale nell’ambito di una nuova politica-economia (come discusso qui in dettaglio). Inoltre, anche gli Stati Uniti dovranno fare lo stesso, dato che anch’essi hanno scelte difficili da fare – motivo per cui è probabile che si appoggino ai loro alleati: è un cliché, ma la libertà in realtà non è gratuita: e come vediamo oggi nel Mar Rosso, non lo è nemmeno il “libero” commercio.

Nel frattempo, in Cina la Banca Centrale sta creando un ufficio prestiti per indirizzare denaro verso settori strategici, il che non farà altro che portare a ulteriori scontri commerciali con gli Stati Uniti e l’Europa. Eppure, stranamente, in un’economia politica in cui la prosperità comune e la sicurezza nazionale governano, le autorità ora chiedono anche che gli amministratori delegati delle aziende statali siano classificati in base all’andamento delle loro azioni: purtroppo, Wall Street ci mostra che il sistema di incentivi produce l’esatto opposto sia della prosperità comune che della sicurezza nazionale.

Quindi, possiamo ancora ottenere quei tagli dei tassi nel 2024? Sì, ma abbiamo bisogno che l’offerta rimanga a buon mercato e costante mentre ora sta diventando più costosa e traballante – come probabilmente noterà oggi 25 gennaio 2024 la BCE; e abbiamo bisogno che la domanda rimanga sotto controllo quando i tagli dei tassi sono progettati per aumentarla, e dobbiamo anche fare i conti con politiche fiscali più populiste.

Ad esempio, anche in un’Australia fiscalmente prudente, dove il mercato chiedeva tagli dei tassi (nonostante gli immobili si stessero già surriscaldando non appena venivano annusati), il governo sta revocando ampi tagli fiscali per i redditi più alti con una bassa propensione marginale al consumo in Australia. a favore di sgravi fiscali più costosi per i lavoratori a basso reddito che hanno maggiori possibilità di fare acquisti. E per compensare le tasse più elevate, i ricchi australiani faranno ciò che il sistema fiscale incentiva: acquistare più investimenti immobiliari, costringendo i prezzi delle case ancora più in alto, per compensare le tasse attraverso il pagamento degli interessi sul loro mutuo.

Ma “i tassi si ridurranno presto!”, giusto? Indicatemi un governo disposto a stringere la cinghia come nella politica-economia pre-Covid, e vi mostrerò qualcuno che perderà le prossime elezioni. Verranno spesi più soldi. L’unica domanda è se in una nuova politica economica sia necessario stimolare l’offerta, che è inflazionistica a breve termine ma disinflazionistica a lungo termine, e che significherà tensioni geopolitiche, o in una vecchia politica economica per stimolare la domanda, che è semplicemente inflazionistica – soprattutto quando l’offerta non è garantita a meno che non si ottenga una ritirata geopolitica da parte dell’Occidente.

Quindi i mercati dovranno adattarsi – e coloro che leggono l’economia politica in modo corretto lo faranno più velocemente.

Ad esempio, sempre il FT riconosce nell’articolo 'L'accordo di Wall Street con Trump', con lodevole onestà, che il medesimo giornale rosa di Londra aveva "solo cose belle da dire su Benito Mussolini in un supplemento del giugno 1933 intitolato 'Il Rinascimento d'Italia: il dono dell'ordine del fascismo e progresso'."

Questo è inteso come un avvertimento, ovviamente. Tuttavia, costituisce un argomento meno convincente per lamentarsi dell’attrazione delle imprese verso leader forti dopo decenni di sostegno alla globalizzazione politicamente cieca, che ora si sta sgretolando ai bordi dopo aver prodotto proprio il populismo denunciato.

In breve, il populismo diventa “impopulismo” per i mercati, se poi non ricevono gli stessi vecchi soldi di Cantillon.

Se per caso alla fine di questa lettura direte a voi stessi … di non averci capito molto … beh avete ragione. Avremmo dovuto spiegare meglio. Come detto, non ci è stato possibile. Ma almeno, avete uno spunto per le vostre ricerche sul Web. Oppure, chiedete in chat, alla vostra community.

Il nostro Cliente ne può leggere, ogni mattina, nel nostro quotidiano The Morning Brief: dove offriamo una analisi, quotidiana, di tutti i temi decisivi per il risultato degli investimenti. Sia i temi che stanno sulle prime pagine dei quotidiani, sia gli altri temi, quelli che saranno sulle prime pagine tra due, tre, quattro mesi.

Ora invece in questo Post noi passiamo ad un secondo tema.

Un argomento già trattato in questo Blog: proprio nei giorni del Natale 2023.

Oggi ci torniamo per due ragioni specifiche

  • la prima ragione è che il tema viene, intenzionalmente, tenuto nascosto agli occhi degli investitori, compresi i vostri;

  • la seconda ragione è che proprio nell’ultima settimana sono apparse notizie che meritano un nostro nuovo approfondimento, nell’interesse di chi ci segue.

Vi pare possibile che un grafico di questo tipo (la fonte è la Federal Reserve) non sia ogni mattina in prima pagina sul vostro quotidiano di riferimento?

Niente, non c’è nulla.

La cosa, ci viene detto tra le righe, non sposta nulla, non cambia nulla, non ha alcun effetto.

Molti di voi, noi crediamo, non sanno neppure di che cosa si tratta.

Ma ci possono arrivare, unendo il grafico sopra e l’immagine qui sotto.

Ed eccoci qui: noi di Recce’d siamo come sempre pronti a regalare ai lettori un aiuto concreto, tempestivo e prezioso.

Come abbiamo scelto di aiutarvi: lasciando parlare l’ultimi Ministro del Tesoro USA che è stato capace di consegnare alla sua Nazione un surplus di bilancio.

Che, come tutti voi capite bene, è la migliore medicina che un Governo può fornire alla sua economia. Con il surplus del bilancio pubblico si cancella il debito pregresso, si fanno scendere i tassi di interesse, si fa crescere di più l’economia di Imprese e Famiglie, e si controlla anche l’inflazione.

Insomma, tutto l’opposto del deficit di bilancio.

L’ex segretario al Tesoro Robert Rubin ha affermato che gli Stati Uniti si trovano in una “posizione terribile” per quanto riguarda i deficit federali e ha chiesto aumenti delle tasse per affrontare il deterioramento.

“I rischi sono enormi e alcuni di essi si stanno già materializzando, come l’aumento dei tassi di interesse”, ha detto Rubin mercoledì alla Wall Street Week di Bloomberg Television con David Westin.

L’aumento di circa 3 punti percentuali dei rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine negli ultimi anni è dovuto in parte alle prospettive fiscali e al suo impatto sull’inflazione, ha affermato.

I rischi sono ancora maggiori oggi che all’inizio degli anni ’90, quando il presidente entrante Bill Clinton elaborò un pacchetto di restrizioni di bilancio per ridurre il deficit, ha detto Rubin.

Il pericolo è che quando i mercati sono “non sincronizzati con la realtà”, possano “correggere selvaggiamente” – come è successo quando i premi dei bond greci rispetto a quelli tedeschi sono saliti alle stelle durante la crisi dell’euro, ha detto.

“Guardando al futuro, dovremo occuparci sia della spesa che delle tasse”, ha detto Rubin.

Ma “quando diventeremo realisti al riguardo, penso che dovrai in gran parte” fare affidamento sul lato fiscale, ha detto.

Rubin ha stimato che circa il 60% dell’aumento del debito dal 2000 al 2022 proveniva dai tagli fiscali attuati dalle amministrazioni repubblicane.

Senza queste riduzioni, il rapporto debito/prodotto interno lordo sarebbe oggi pari a circa il 63% anziché al 100% circa.

Mentre i pacchetti di spesa firmati dal presidente Joe Biden erano stati finanziati nella forma proposta, Rubin ha detto quando sono poi passati al Congresso, “alcuni sono risultati pagati e altri no”.

Nonostante la forte crescita economica e occupazionale, il divario del bilancio federale è ora pari a circa il 6% del PIL, una cifra storicamente ampia, con l’aumento dei costi degli interessi sul debito uno dei fattori trainanti. I

l rapporto sottolinea i rischi fiscali a lungo termine che hanno suscitato nuovi avvertimenti da parte di economisti, politici e agenzie di rating.

La differenza sostanziale tra i dati sulla spesa pubblica e quelli sulle entrate è una questione perennemente scottante al Congresso, e la polarizzazione a Washington ha reso più difficile per i politici concordare misure di riduzione del deficit.

“Se ne parla molto, ma politicamente il discorso è sempre diviso tra i repubblicani che rifiutano di aumentare le tasse, e i democratici che non vogliono cedere sui diritti”, ha detto. Rubin spera che Washington si muova per affrontare il deficit dopo le elezioni di novembre, ma ha aggiunto: “Non ci scommetterei”.

Il crescente deficit e il più ampio onere del debito saranno probabilmente un argomento chiave di dibattito nella campagna elettorale, soprattutto perché gran parte del pacchetto di tagli fiscali del 2017 dell’ex presidente Donald Trump scadrà nel 2025.

Mentre le misure per rilanciare la crescita economica aiuterebbero ad aumentare la produzione e, di conseguenza, a ridurre il peso del debito, gli Stati Uniti devono ancora adottare misure per restringere il bilancio, ha detto Rubin.

Ha aggiunto che ulteriori tagli fiscali sostenuti da Trump non faranno altro che esacerbare il problema. “Non penso che avrà alcun effetto sulla crescita”, ha detto Rubin.

Rubin, prima come capo del Consiglio economico nazionale di Clinton, e poi come segretario al Tesoro, ha supervisionato un miglioramento storico del bilancio federale nel corso degli anni ’90.

L’amministrazione Clinton ha adottato aumenti delle tasse e ha goduto di un boom economico post-Guerra Fredda che ha contribuito a ridurre drasticamente il deficit fiscale, portando addirittura a surplus entro la fine del decennio degli Anni Novanta.

Le parole di Rubin sono molto chiare e non richiedono spiegazioni. Noi ci limitiamo a integrarle le altre parole che leggete nell’immagine qui sotto a commento del grafico.

Ora il quadro è completo.

Ora sapete che cosa fare del vostro attuale portafoglio titoli.

Ed ora potete smettere di perdere il vostro tempo inutilmente: a leggere di “AI”, Nvidia, Tesla e Sette Sorelle.

Si tratta di miraggi: di chiacchiere.

Si tratta di cose che semplicemente non esistono, se prima non esiste il grafico che trovate qui sotto. Questo grafico provoca allucinazioni e fa vedere i miraggi come se fossero la realtà.

Ve lo abbiamo scritto, e non solo una volta: questo 2024 sarà per i mercati finanziari un Anno Memorabile. Per il Cliente di Recce’d, anche di più.

Valter Buffo
Longform'd. Le cose che contano (parte 3)
 

Questo Post è il terzo di una serie: e la conclude con una serie di considerazioni che riguardano l’attualità dei mercati finanziari.

Nel primo Post di questa serie, ci siamo chiesti se voi lettori vi state chiedendo perché sui mercati finanziari tutto si è fermato, dopo i due mesi di esuberanza nel novembre e dicembre 2023? Non sapete che cosa aspettarvi dai vostri investimenti e dal vostro portafoglio titoli nel 2024?

Recce’d, qui di seguito, vi offre un aiuto.

Che potrebbe risultare utile, se è vero ciò che ci ha detto un nostro del tutto disinteressato lettore, al telefono, qualche mese fa:

“sembra che poi le cose vadano sempre come dite voi …”.

Ed in effetti, negli ultimi 15 anni. la nostra attività si è caratterizzata, oltre che per i risultati ottenuti a favore del Cliente con i portafogli modello, anche per questo secondo aspetto: nelle sedi private, ovvero nel rapporto con il Cliente, come anche nelle sedi pubbliche, e prima di tutto attraverso questo sito, noi di Recce’d abbiamo avuto la capacità di anticipare un notevole numero di eventi, sia per ciò che riguarda le economie sia per ciò che riguarda i mercati finanziari.

E da qui deriva la differenza nelle performances e nel rischio sopportato dai nostri portafogli modello rispetto alle altre soluzioni oggi disponibili per voi e per l’investimento del vostro risparmio.

La ragione di questa differenza nei risultati? Nessun mistero, nessun miracolo, nessun colpo di genio.

La ragione di questa differenza sta nel lavoro: il metodo, la competenza, l’attenzione quotidiana, l’esperienza di costruzione e poi di gestione di un portafoglio titoli, il senso di responsabilità ed il controllo delle emozioni.

Proprio partendo da questa constatazione, ed anche dalle considerazioni che leggerete nel documento che segue, abbiamo deciso per

la pubblicazione di una raccolta

che verrà pubblicata nel 2024, dei principali lavori di analisi di Recce’d nel corso degli anni 2014 - 2023. Tra questi ci saranno numerosi lavori inediti.

Ma ora concentriamoci sulle cose pratiche e sui temi di mercato che oggi sono di maggiore rilevanza per il futuro e le performances dei nostri portafogli modello e dei nostri lettori.

Con riguardo al 2024, Recce’d nelle ultime settimane vi ha anticipato nelle ultime settimane:

  1. il ritorno alla normalità

  2. i nuovi temi che domineranno i mercati finanziari e determineranno le performances

  3. l’uscita di scena di temi che oggi appaiono (vengono fatti apparire) centrali

Chi ci legge in modo regolare, ha quindi un prezioso set di informazioni, ed indicazioni pratiche, per fare bene con i propri investimenti nel 2024.

Ma fare bene non è sufficiente: è indispensabile anche capire.

Capire per investire.

Senza capire ciò che si fa, non si potrà infatti uscire vincenti dalle situazioni imprevedibili ed impreviste, che sempre si presentano sui mercati finanziari. Senza capire arriverete sempre in ritardo sul prossimo ostacolo. Senza capire, non otterrete dai vostri investimento una performance consistente: i vostri risultati saranno affidati al caso.

Vi sarà sufficiente ricordare ciò che a voi raccontavano 12 mesi fa, i media, le banche internazionali di investimento, e i private bankers ovvero financial advisors ovvero wealth managers, e le loro famigerate Reti di Vendita di “prodotti finanziari”. A proposito di tassi ufficiali di interesse, recessione, petrolio, dollaro USA, guerra in Ucraina, e altro.

Cercatelo, sul Web.

Capire per investire, quindi: vi serviranno competenze, esperienza, e memoria storica. Ed anche senso della responsabilità e capacità di controllo delle emozioni.

La lettura che segue inquadra in una prospettiva più ampia le nostre anticipazioni.

Il documento ci arriva da un gestore di portafoglio di fama mondiale: Howard Marks.

In questo Post, ve lo abbiamo già presentato con maggiore dettaglio, ed avete letto le sue considerazioni anche in alcuni dei nostri Post precedenti. Non c’è ragione per ripeterci in questo Post.

Una figura di rilievo, quindi, e che ovviamente dispone delle già citate competenze sui mercati, e di esperienza sui mercati, ma pure di memoria del passato dei mercati. La sua capacità di conservare la lucidità, ed il suo senso di responsabilità, sono leggibili semplicemente guardando ai suoi risultati (messi a confronto con quelli degli altri operatori di mercato).

Presentiamo questo documento, qui tradotto per i nostri lettori, suddiviso in tre parti: e più precisamente in tre Post, che pubblicheremo in successione. Questa che leggete è come già detto la terza e conclusiva parte..

Il documento che state per leggere vi aiuta ad alzare lo sguardo: dalla strettissima attualità (che spesso genera ansie, dubbi e domande) sulla quale siete schiacciati dai social, e poi dai media, dalle TV, e dalle Reti di venditori di Fondi Comuni e di polizze assicurative.

Vi aiuta a ritrovare una più corretta prospettiva, che parte del passato per arrivare al futuro.

Il vostro futuro. Il futuro dei vostri soldi.

Buona lettura.

§§§ TORNEREMO AL DENARO FACILE?

Prima di passare alla domanda precedente, voglio rispondere a quella che mi viene posta più spesso in questi giorni: “Stai dicendo che i tassi di interesse rimarranno più alti per un periodo più lungo?” La mia risposta è che i tassi di oggi non sono alti. Sono più alti di quanto abbiamo visto negli ultimi 20 anni, ma non sono alti in assoluto o rispetto alla storia. Piuttosto li considero normali o addirittura di livello basso.

Nel 1969, l’anno in cui ho iniziato a lavorare, il tasso dei fondi federali era in media dell’8,2%.

Nei successivi 20 anni, è variato dal 4% al 20%. Considerato questo intervallo, certamente non descriverei il 5,25-5,50% così alto.

Tra il 1990 e il 2000, che considererei l’ultimo periodo più o meno normale per i tassi, il tasso dei fondi federali variava dal 3% all’8%, suggerendo una mediana pari al 5,25-5,50 di oggi.

Quindi no, i tassi di interesse di oggi non sono alti. Dopo aver risolto questo problema, passerò all’argomento di questa sezione: le prospettive per i tassi.

Molte delle mie ragioni per credere che non torneremo a tassi ultra-bassi sono radicate nei miei pensieri su come la Fed dovrebbe considerare la questione. Ma la Fed potrebbe decidere di abbassare i tassi per stimolare la crescita economica o ridurre il costo del servizio del debito nazionale, anche se ciò potrebbe essere considerato imprudente. Pertanto, non ho idea di cosa farà la Fed. Ma resto fedele al pensiero che segue.

Nel mio promemoria originale di Sea Change, ho elencato una serie di ragioni per cui difficilmente saremmo tornati a tassi di interesse ultra-bassi in tempi brevi. I più salienti sono questi:

  • La globalizzazione ha avuto un forte effetto disinflazionistico ed è probabilmente in declino. Per questo motivo – e poiché il potere contrattuale del lavoro sembra essere in aumento – ritengo che l’inflazione potrebbe tendere ad essere più elevata nel prossimo futuro rispetto a prima del 2021. Se fosse vero, ciò, a parità di altre condizioni, significherebbe che i tassi di interesse saranno mantenuti più alti per evitare un’accelerazione dell’inflazione.

  • Piuttosto che mantenere un atteggiamento perennemente stimolante, la Fed potrebbe voler mantenere il tasso neutrale per la maggior parte del tempo. Questo tasso, che non è né stimolativo né restrittivo, è stato recentemente stimato al 2,5%.

  • La Fed potrebbe voler abbandonare l’attività di controllo dei tassi e lasciare che domanda e offerta stabiliscano il prezzo del denaro, cosa che non è stata così per un quarto di secolo.

  • Avendo avuto un assaggio di inflazione per la prima volta dopo decenni, la Fed potrebbe mantenere il tasso dei fondi federali abbastanza alto da evitare di incoraggiare un altro attacco. Per controllare l’inflazione, si potrebbe pensare che il tasso debba essere mantenuto positivo in termini reali. Se l’inflazione fosse, diciamo, al 2,5%, il tasso dei fondi federali dovrebbe per definizione essere superiore a tale valore.

  • Forse ancora più importante, uno dei compiti essenziali della Fed è quello di attuare una politica monetaria di stimolo se l’economia cade in recessione, in gran parte tagliando i tassi. Non può farlo in modo efficace se il tasso è già pari a zero o all’1%.

A questa lista, vorrei aggiungere qualche altra ragione per non tornare a tassi di interesse ultra-bassi, inclusa la tendenza del denaro facile a (a) indurre l’assunzione di rischi e “cattivi investimenti”; (b) incoraggiare un maggiore ricorso alla leva finanziaria; (c) produrre bolle speculative; e (d) creare vincitori e perdenti economici. Infine, tagliare i tassi in territorio di stimolo non appena l’inflazione raggiunge il 2% potrebbe farla riaccelerare. Il piano dovrebbe invece essere quello di portare l’inflazione al 2% e poi mantenere i tassi a un livello che non sia né stimolativo né restrittivo.

Dopo aver elencato gli argomenti sopra elencati contro il ritorno dei tassi bassi, su Sea Change ho continuato a dire quanto segue (nonostante la mia forte avversione per le previsioni):

  • Questi sono i motivi per cui ritengo che nei prossimi anni il tasso di interesse di base sarà più probabilmente in media del 2-4% (cioè non lontano da dove si trova ora) che dello 0-2%. Naturalmente ci sono controargomentazioni. Ma, a mio avviso, la conclusione è che tassi altamente stimolanti probabilmente non sono in programma per i prossimi anni, salvo una grave recessione dalla quale dobbiamo essere salvati..

La maggior parte delle persone – oltre ai finanziatori e ai risparmiatori – desidera tassi di interesse bassi: persone (e imprese) con mutui a tasso variabile e altri debiti, consumatori in generale, costruttori di case, concessionari di automobili e barche, società di private equity e i loro LP, investitori che utilizzano la leva finanziaria, e le persone incaricate di pagare gli interessi sul nostro debito nazionale. Ma se si considerano le ragioni per non mantenere i tassi permanentemente bassi, come sopra elencati, penso che i meriti economici favoriscano la fissazione di tassi bassi solo come misura di emergenza per salvare l’economia da contrazioni prolungate o gravi.

Quando frequentavo la scuola di specializzazione presso l’Università di Chicago, la figura intellettuale di punta era l’economista Milton Friedman, il quale sosteneva strenuamente che il libero mercato è il miglior allocatore di risorse. Allo stesso modo, sono convinto che i cosiddetti tassi di interesse “naturali” portino alla migliore allocazione complessiva del capitale. Questo è il motivo per cui mi piace così tanto la decisione dI Chancellor di intitolare il suo libro Il Prezzo del Tempo.

Ecco cosa sono i tassi di interesse: il prezzo che i mutuatari pagano per affittare il denaro dei prestatori per un periodo di tempo.

I tassi naturali riflettono l’offerta e la domanda di moneta e si trovano all’intersezione tra (a) il prezzo che i fornitori di moneta chiedono di separarsene temporaneamente e (b) il prezzo che i mutuatari sono disposti a pagare per usarlo. Come Chancellor, anche io penso che sia chiaramente meglio quando i tassi di interesse sono naturali.

Emerse un consenso tra i praticanti inglesi [del XVII secolo] di “aritmetica politica” secondo cui l’interesse – definito da uno scrittore come “una ricompensa per aver sopportato l’uso del proprio denaro per un periodo di tempo concordato” – era molto simile a qualsiasi altro prezzo. , il cui livello dovrebbe essere determinato dagli acquirenti e dai venditori sul mercato, piuttosto che dalle decisioni del governo. (TPOT)

Anche se non è possibile saperlo con certezza, è utile tenere presente come apparirebbe il mondo se prevalesse il tasso naturale; . . .

  1. un tasso che riflette accuratamente la preferenza temporale della società;

  2. che garantisce che non prendiamo in prestito troppo né risparmiamo troppo poco;

  3. che garantisce che il capitale venga utilizzato in modo efficiente e attribuisce un valore accurato ai terreni e ad altri beni;

  4. un tasso che offra ai risparmiatori un giusto rendimento e non sia così basso da sovvenzionare i banchieri e i loro amici finanziari, né così alto da mordere i mutuatari. (TPOT)

O come disse il capo della banca centrale tedesca nel 1927, un periodo in cui i suoi omologhi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sostenevano a favore del denaro facile: “Non datemi un tasso basso, datemi un tasso vero, e poi saprò come tenere in ordine la mia casa." (TPOT)

I tassi naturali mi sembrano correlati, ma non esattamente la stessa cosa, ai “tassi neutrali”, che sono tassi che non sono né stimolativi né restrittivi. I tassi neutrali hanno meno probabilità rispetto ai tassi amministrati di essere super-alti o super-bassi e quindi meno propensi a incoraggiare comportamenti estremi. Come disse nel 1936 l’economista svedese Knut Wicksell:

. . . se il tasso di interesse fosse troppo basso, il credito si espanderebbe rapidamente e si manifesterebbe l’inflazione. D’altro canto, se il tasso fosse mantenuto troppo alto, il credito si contrarrebbe e i prezzi diminuirebbero. (TPOT)

A mio avviso non abbiamo un libero mercato monetario dalla fine degli anni ’90, quando credo che la Fed sia diventata “attivista”, desiderosa di scongiurare problemi reali e immaginari iniettando liquidità.

Dato questo attivismo, gli investitori si sono preoccupati delle azioni delle banche centrali e delle loro conseguenze. Per anni, questo è tutto ciò di cui gli investitori hanno parlato.

Se fossi alla guida della Fed (per essere chiari, non mi aspetto che mi venga offerto il lavoro), penso che (a) abbasserei i tassi per stimolare l’economia quando cresce troppo lentamente per produrre i posti di lavoro necessari; (b) aumentare i tassi per raffreddare l’economia quando si sta surriscaldando, per scongiurare l’aumento dell’inflazione; e (c) tenere le mani lontane dai tassi per il resto del tempo, consentendo alle forze di mercato di determinarne il livello. Con questo costrutto, certamente non vedremmo tassi perennemente vicini allo zero, come è successo per la maggior parte del tempo dal 2009 al 2021. (Stimo che il tasso dei fondi federali sia stato in media di circa lo 0,5% in quel periodo).

§§§ INFINE: CHE COSA VEDREMO IN FUTURO

Sembra ora che nel 2024 la Fed dichiarerà la vittoria contro l’inflazione e inizierà a ridurre il tasso dei fondi federali dall’odierno restrittivo 5,25-5,50%. L’attuale “dot plot”, che riassume le opinioni dei funzionari della Fed, mostra tre tagli dei tassi da 25 punti base nel 2024, portando il tasso al 4,60%, e poi altri tagli nel 2025, portandolo a metà dei 3 punti base. Tuttavia, l’attuale pensiero consensuale tra gli investitori sembra essere considerevolmente più ottimista di così, anticipando ulteriori/anticipati/maggiori tagli dei tassi.

Per quanto riguarda il pensiero consensuale, sottolineerò quanto segue:

  1. diciotto mesi fa, era quasi universalmente accettato che il programma aggressivo di aumenti dei tassi della Fed avrebbe portato a una recessione nel 2023. Questo era sbagliato.

  2. Dodici mesi fa, gli ottimisti che hanno lanciato l’attuale rally del mercato azionario erano motivati dalla convinzione che la Fed avrebbe adottato un approccio accomodante e avrebbe iniziato a tagliare i tassi nel 2023. Questo era sbagliato.

  3. Sei mesi fa si era concordi sul fatto che ci sarebbe stato un ulteriore aumento dei tassi alla fine del 2023. Questo era sbagliato.

Trovo interessante che l’attuale rally del mercato azionario sia iniziato come risultato di un ottimismo alimentato da un pensiero di consenso che nella maggior parte dei casi in passato non ha centrato l’obiettivo. (Vedi il secondo punto elenco appena sopra.)

Al momento, credo che il consenso sia il seguente:

  • L’inflazione si sta muovendo nella giusta direzione e presto raggiungerà l’obiettivo della Fed di circa il 2%.

  • Di conseguenza non saranno necessari ulteriori aumenti delle tariffe.

  • Come ulteriore conseguenza, avremo un atterraggio morbido caratterizzato da una recessione minore o da nessuna recessione.

  • Pertanto, la Fed sarà in grado di abbassare nuovamente i tassi.

  • Ciò sarà positivo per l’economia e il mercato azionario.

Prima di andare oltre, voglio sottolineare che, a mio avviso, questi cinque punti sanno di “pensiero di Riccioli d’Oro”: l’economia non sarà abbastanza calda da aumentare l’inflazione o abbastanza fredda da provocare un rallentamento economico.

Ho visto Riccioli d'Oro entrare in gioco alcune volte nel corso della mia carriera, e raramente dura a lungo.

Di solito qualcosa non funziona come sperato e l’economia si allontana dalla perfezione. Un effetto importante del pensiero Riccioli d’Oro è che crea elevate aspettative tra gli investitori e quindi spazio per potenziali delusioni (e perdite). FT Unhedged ha recentemente espresso un punto di vista simile:

La lettera di ieri suggeriva che, a nostro avviso, le attuali aspettative del mercato di una crescita solida e di sei tagli dei tassi sembravano essere sbagliate in una direzione o nell'altra: o una forte crescita limiterà la Fed a chiudere i tre tagli dei tassi attualmente previsti, oppure la crescita essere debole e ci saranno tanti tagli quanti si aspetta il mercato. In questo senso, il mercato sembra scontare troppe buone notizie. (20 dicembre 2023)

Non ho un’opinione sulla correttezza del consenso sopra descritto. Tuttavia, anche ammettendo che sia così, rimango comunque convinto che nei prossimi anni i tassi si aggireranno attorno al 2-4%, e non allo 0-2%. Vuoi più specificità? La mia ipotesi – e questo è tutto – è che il tasso dei fondi federali sarà in media compreso tra il 3,0% e il 3,5% nei prossimi 5-10 anni.

Se pensi che mi sbaglio, chiediti se punteresti i tuoi soldi su un intervallo di mezzo punto diverso.

(Prima che i lettori protestino per la mia insolita discesa nel mondo delle previsioni, farò notare che, a Oaktree, diciamo che è giusto avere opinioni sulla macroeconomia; semplicemente non è giusto scommettere i soldi dei clienti su di loro. Investiamo con la consapevolezza delle attuali condizioni macro, ma le nostre decisioni di investimento si basano sempre sull’analisi bottom-up di società e titoli, non su previsioni macro.)

Il risultato della mia tesi sul cambiamento epocale è semplice:

  1. Il periodo dal 1980 al 2021 è stato generalmente caratterizzato da tassi di interesse in calo e/o estremamente bassi.

  2. Ciò ha avuto profonde implicazioni in molte aree, inclusa la determinazione di quali strategie di investimento sarebbero state vincenti e perdenti.

  3. La situazione è cambiata nel 2022, quando la Fed è stata costretta ad iniziare ad aumentare i tassi di interesse per combattere l’inflazione.

  4. È improbabile che si torni a condizioni monetarie così facili, se non temporaneamente in risposta alle recessioni.

  5. Pertanto, il contesto di investimento nei prossimi anni sarà caratterizzato da tassi di interesse più elevati rispetto a quelli visti nel 2009-21. Diverse strategie sovraperformeranno nel periodo a venire e quindi è necessaria una diversa asset allocation.

I punti elenco da uno a tre sopra sono affermazioni di fatto e non controvertibili. Di conseguenza, la conclusione – la numero cinque – dipende esclusivamente dalla correttezza della numero quattro. La domanda è semplice: sei d’accordo o no?

Se sei d'accordo, abbiamo una serie di soluzioni da proporti.

9 gennaio 2024

Valter Buffo
Longform'd. Le cose che contano (parte 2)
 

Abbiamo aperto questa serie di tre Post chiedendoci se voi lettori vi state chiedendo perché sui mercati finanziari tutto si è fermato, dopo i due mesi di esuberanza nel novembre e dicembre 2023? Non sapete che cosa aspettarvi dai vostri investimenti e dal vostro portafoglio titoli nel 2024?

In quel caso, Recce’d, qui di seguito vi offre un aiuto.

Che potrebbe risultare davvero utile, se è vero ciò che ci ha detto un nostro del tutto disinteressato lettore, al telefono, qualche mese fa:

“sembra che poi le cose vadano sempre come dite voi …”.

Ed in effetti, negli ultimi 15 anni. la nostra attività si è caratterizzata, oltre che per i risultati ottenuti a favore del Cliente con i portafogli modello, anche per questo secondo aspetto: nelle sedi private, ovvero nel rapporto con il Cliente, come anche nelle sedi pubbliche, e prima di tutto attraverso questo sito, noi di Recce’d abbiamo avuto la capacità di anticipare un notevole numero di eventi, sia per ciò che riguarda le economie sia per ciò che riguarda i mercati finanziari.

E da qui deriva la differenza nelle performances e nel rischio sopportato dai nostri portafogli modello rispetto alle altre soluzioni oggi disponibili per voi e per l’investimento del vostro risparmio.

La ragione di questa differenza nei risultati? Nessun mistero, nessun miracolo, nessun colpo di genio.

La ragione di questa differenza sta nel lavoro: il metodo, la competenza, l’attenzione quotidiana, l’esperienza di costruzione e poi di gestione di un portafoglio titoli, il senso di responsabilità ed il controllo delle emozioni.

Proprio partendo da questa constatazione, ed anche dalle considerazioni che leggerete nel documento che segue, abbiamo deciso per

la pubblicazione di una raccolta

che verrà pubblicata nel 2024, dei principali lavori di analisi di Recce’d nel corso degli anni 2014 - 2023. Tra questi ci saranno numerosi lavori inediti.

Ma ora concentriamoci sulle cose pratiche e sui temi di mercato che oggi sono di maggiore rilevanza per il futuro e le performances dei nostri portafogli modello e dei nostri lettori.

Con riguardo al 2024, Recce’d nelle ultime settimane vi ha anticipato nelle ultime settimane:

  1. il ritorno alla normalità

  2. i nuovi temi che domineranno i mercati finanziari e determineranno le performances

  3. l’uscita di scena di temi che oggi appaiono (vengono fatti apparire) centrali

Chi ci legge in modo regolare, ha quindi un prezioso set di informazioni, ed indicazioni pratiche, per fare bene con i propri investimenti nel 2024.

Ma fare bene non è sufficiente: è indispensabile anche capire.

Capire per investire.

Senza capire ciò che si fa, non si potrà infatti uscire vincenti dalle situazioni imprevedibili ed impreviste, che sempre si presentano sui mercati finanziari. Senza capire arriverete sempre in ritardo sul prossimo ostacolo. Senza capire, non otterete dai vostri investimento una performance consistente: i vostri risultati saranno affidati al caso.

Vi sarà sufficiente ricordare ciò che a voi raccontavano 12 mesi fa, i media, le banche internazionali di investimento, e i private bankers ovvero financial advisors ovvero wealth managers, e le loro famigerate Reti di Vendita di “prodotti finanziari”. A proposito di tassi ufficiali di interesse, recessione, petrolio, dollaro USA, guerra in Ucraina, e altro.

Cercatelo, sul Web.

Capire per investire, quindi: vi serviranno competenze, esperienza, e memoria storica. Ed anche senso della responsabilità e capacità di controllo delle emozioni.

La lettura che segue inquadra in una prospettiva più ampia le nostre anticipazioni.

Il documento ci arriva da un gestore di portafoglio di fama mondiale: Howard Marks.

In questo Post, ve lo abbiamo già presentato con maggiore dettaglio, ed avete letto le sue considerazioni anche in alcuni dei nostri Post precedenti. Non c’è ragione per ripeterci in questo Post.

Una figura di rilievo, quindi, e che ovviamente dispone delle già citate competenze sui mercati, e di esperienza sui mercati, ma pure di memoria del passato dei mercati. La sua capacità di conservare la lucidità, ed il suo senso di responsabilità, sono leggibili semplicemente guardando ai suoi risultati (messi a confronto con quelli degli altri operatori di mercato).

Presentiamo questo documento, qui tradotto per i nostri lettori, suddiviso in tre parti: e più precisamente in tre Post, che pubblicheremo in successione. Questo è il primo e gli altri saranno disponibili per il lettore a breve.

Il documento che state per leggere vi aiuta ad alzare lo sguardo: dalla strettissima attualità (che spesso genera ansie, dubbi e domande) sulla quale siete schiacciati dai social, e poi dai media, dalle TV, e dalle Reti di venditori di Fondi Comuni e di polizze assicurative.

Vi aiuta a ritrovare una più corretta prospettiva, che parte del passato per arrivare al futuro.

Il vostro futuro. Il futuro dei vostri soldi.

Buona lettura.

  • 6. I bassi tassi di interesse incoraggiano un maggiore ricorso alla leva finanziaria, aumentando la fragilità

Il denaro preso in prestito - la leva finanziaria - è il latte materno della rapida espansione e della speculazione. Nel mio promemoria It's All Good (luglio 2007), ho paragonato la leva finanziaria al ketchup: "Da bambino ero un mangiatore schizzinoso, ma amavo il ketchup e la mia schizzinosità poteva essere superata con il ketchup". Il ketchup mi ha fatto mangiare cibi che altrimenti avrei considerato immangiabili. Allo stesso modo, la leva finanziaria può rendere investibili investimenti altrimenti poco interessanti. Supponiamo che vi venga offerto un prestito a basso rating con un rendimento del 6%. "Non esiste", direte voi, "non comprerei mai un titolo così rischioso a un rendimento così basso". Ma cosa succede se vi viene detto che potete prendere in prestito il denaro per acquistarlo al 4%? "Oh, questa è un'altra storia. Prenderò tutto quello che posso".

Bisogna però notare che la leva finanziaria a basso costo non migliora le prospettive degli investimenti nel tempo, ma si limita ad amplificare il rendimento immediato di un titolo.

In tempi di bassi tassi di interesse, i rendimenti assoluti prospettici sono bassi e la leva finanziaria è a buon mercato. Perché non usare molto l'effetto leva per aumentare i rendimenti attesi? Alla fine degli anni 2010, il denaro è affluito sia al private equity, data la sua enfasi sui rendimenti da leva finanziaria derivanti dalla proprietà delle aziende, sia al credito privato, che fornisce principalmente capitale di debito alle operazioni di private equity. Queste tendenze si sono completate a vicenda e hanno portato a un'impennata significativa degli investimenti con leva finanziaria.

Tuttavia, nell'ultimo decennio, alcune società acquisite dai fondi di private equity sono state gravate da strutture di capitale che non hanno anticipato l'aumento dei tassi di interesse di 400-500 punti base. Il fatto di dover pagare interessi a tassi più elevati ha ridotto i flussi di cassa e gli indici di copertura degli interessi di queste società. Pertanto, le società che hanno contratto il massimo debito - sulla base dei loro precedenti livelli di utili e dei bassi tassi di interesse prevalenti - potrebbero ora non essere in grado di servire il loro debito o di rinnovarlo in un contesto di tassi più elevati.

Infine, a parità di condizioni, maggiore è l'indebitamento di un'azienda, minore è la probabilità che essa riesca a superare un momento difficile. Questa è una delle ragioni principali dell'adagio "non dimenticare mai l'uomo alto due metri che annegò attraversando un torrente profondo in media un metro e mezzo". Una pesante leva finanziaria può rendere le aziende fragili e rendere difficile superare i proverbiali punti bassi del torrente.

Prendiamo ad esempio Signa, una grande società immobiliare privata in Europa, che nel novembre dello scorso anno ha annunciato l'avvio di una procedura di insolvenza:

La decisione di puntare al massimo durante l'era del denaro a buon mercato ha lasciato Signa pericolosamente esposta al forte aumento dei tassi di interesse di quest'anno. . . . L'aumento dei tassi di interesse ha colpito i valori degli immobili commerciali in tutto il mercato, riducendo il valore degli asset utilizzati per garantire i prestiti di Signa. (FT Asset Management Newsletter, 11 dicembre 2023, corsivo dell'autore).

  • 7. I bassi tassi di interesse possono portare a disallineamenti finanziari

Gli episodi di denaro facile rendono particolarmente attraente prendere a prestito a breve termine a tassi bassi per effettuare investimenti o prestiti a lungo termine con rendimenti prospettici più elevati. Questo è l'altro classico motivo per cui, nel mondo degli investimenti, i proverbiali sei piedi spesso annegano. (Gli investitori con scadenze di passività che corrispondono alla durata delle loro attività riescono ad attraversare il fiume molto più regolarmente). In tempi difficili, se i finanziatori chiedono indietro i loro soldi o rifiutano di rinnovare il debito esistente alla sua scadenza, i debitori possono trovarsi in possesso di attività scontate o illiquide, proprio quando serve liquidità. Si tratta di un tema familiare che spesso segna il passaggio del ciclo da benevolo a negativo. Chancellor fornisce un esempio del 1866 in relazione al fallimento di Overend Gurney, un broker londinese:

La concessione di prestiti a fronte di garanzie a lunga scadenza e illiquide non era un'attività adatta a Overend, che normalmente scontava carta commerciale a tre mesi finanziata con richieste giornaliere di contanti sul mercato monetario. Il Times [di Londra] descrisse come Overend avesse sbagliato:

Una Discount Company che aveva abbandonato l'attività di discount broker per quella di "finanziamento", che aveva immobilizzato i suoi beni in titoli che promettevano di rimborsare un alto tasso di interesse, ma incapaci di essere convertiti in contanti in caso di emergenza, aveva trovato le sue risorse troppo limitate per far fronte ai richiami, se non con un rovinoso sacrificio delle sue proprietà, e aveva quindi sospeso i pagamenti". (TPOT)

  • 8. I bassi tassi di interesse danno origine ad aspettative di tassi ancora bassi

È normale che le persone concludano che l'ambiente in cui hanno vissuto per un po' sia “normale” e che il futuro implicherà sempre più la stessa cosa. Per questo motivo, le persone che hanno abituati ai bassi tassi di interesse potrebbero pensare che i tassi saranno sempre bassi e prendere decisioni basate su quell'ipotesi. Di conseguenza, la due diligence degli investitori o la pianificazione aziendale possono presupporre ciò il costo del capitale rimarrà basso. Ciò può diventare fonte di problemi se i tassi sono più alti quando viene effettivamente richiesto il finanziamento.

Ad esempio, negli ultimi mesi, ho notato un certo numero di lotti nel centro di Manhattan che lo sono stati autorizzati alla costruzione di nuovi edifici. Considerato il lungo processo di pianificazione e approvazione coinvolti in tali progetti, questi edifici hanno avuto senza dubbio il via libera al basso tasso di interesse ambientale che ha preceduto il 2022. Verranno costruiti se i costi di finanziamento effettivi saranno superiori a quelli che sono stati ipotizzati? Oppure verranno abbandonati a caro prezzo?

Quando l’anno pandemico 2020 si è concluso, l’economia in ripresa, il mercato azionario in rialzo, e i bassi tassi di interesse mettevano gli investitori di buon umore, ed era diffusa la convinzione che la Fed avrbbe i tassi “più bassi più a lungo”, sostenendo l’economia e il mercato azionario per gli anni a venire.

Tuttavia, gli investitori hanno imparato una lezione che si è ripetuta nel corso della storia finanziaria: i catalizzatori cambiano e poiché inevitabilmente si verificano gli aumenti dei tassi di interesse, la prosperità perpetua e “la fine dei cicli” non possono rivelarsi altro che

un pio desiderio.

Rileggiamo un altro esempio da Chancellor:

Uno degli obiettivi della politica monetaria statunitense negli anni ’20 era quello di smorzare la fluttuazioni stagionali dei tassi di interesse causate dal ciclo agricolo, che ha portato alla scarsità di denaro in determinati periodi dell'anno. La Fed ha avuto così tanto successo che il segretario al Tesoro Andrew Mellon è arrivato al punto di salutare la fine del ciclo di boom e recessione. “Non siamo più vittime dei capricci del business cicli. . . . Come scrive l’economista Perry Mehring [in The New Lombard Street]: “Gli interventi per stabilizzare le fluttuazioni stagionali e cicliche hanno prodotto bassi e tassi di interesse monetari stabili, che hanno sostenuto il boom degli investimenti che alimentò i ruggenti anni Venti ma produsse anche un prezzo delle attività instabile ed una bolla." (TPOT)

  • 9. I bassi tassi d'interesse conferiscono benefici e penalizzazioni, creando vincitori e vinti

È importante notare che i bassi tassi di interesse sovvenzionano i mutuatari a spese dei risparmiatori e dei prestatori. Ha senso ridurre le entrate dei prestatori in modo che gli investitori possano far leva sui loro investimenti a basso costo?

[A metà del XVII secolo,] Thomas Manley aggiunse che abbassare il tasso di interesse avrebbe significato derubare Pietro (il creditore) per pagare Paolo (il mutuatario). (TPOT)

Questa è una decisione politica, o più probabilmente la conseguenza di una decisione di stimolo dell'economia. Ma può avere molti altri effetti.

Quando il tasso di interesse sui risparmi è del 4%, un pensionato abbastanza fortunato da aver risparmiato 500.000 dollari guadagnerà 20.000 dollari all'anno sul suo saldo bancario. Ma quando il tasso di interesse su un conto di risparmio è prossimo allo zero, come abbiamo visto per gran parte degli ultimi 14 anni, non ottiene sostanzialmente nulla. È un bene per la società costringerla ad accontentarsi di zero? O sarebbe meglio se investisse il denaro nel mercato azionario nel tentativo di guadagnare di più?

Mentre discutiamo le ramificazioni delle decisioni politiche, consideriamo l'impatto dei tassi bassi sulla distribuzione del reddito e della ricchezza.

. ... poiché beni come le azioni e gli immobili sono detenuti in misura sproporzionata dai ricchi, la ZIRP [la "politica dei tassi zero" introdotta nel dicembre 2008] ha contribuito a produrre la più grande impennata della disuguaglianza di ricchezza nella storia americana del dopoguerra. Dal 2007 al 2019, ... l'1% più ricco degli americani ha visto aumentare il proprio patrimonio netto del 46%, mentre la metà inferiore ha registrato solo un aumento dell'8%. Un rapporto del McKinsey Global Institute, non esattamente noto come un bastione del populismo economico, ha calcolato che dal 2007 al 2012 le politiche della Fed hanno creato un beneficio per i mutuatari delle imprese del valore di circa 310 miliardi di dollari, mentre le famiglie che hanno cercato di risparmiare sono state penalizzate di circa 360 miliardi di dollari. (The Atlantic, 11 dicembre 2023, corsivo aggiunto)

Il divario economico è uno dei maggiori problemi che gli Stati Uniti si trovano ad affrontare ed è probabilmente responsabile di una buona parte dell'estrema divisione che vediamo ogni giorno nei media e in politica.

La decisione di una banca centrale di fissare tassi che sovvenzionano alcuni e penalizzano altri ha chiaramente delle conseguenze.

  • 10. I tassi bassi inducono un comportamento ottimistico che getta le basi per la prossima crisi.

L'assunzione di rischi elevati, la sottovalutazione dei costi di finanziamento futuri e l'aumento del ricorso alla leva finanziaria sono spesso alla base di investimenti che falliscono quando vengono messi alla prova in successivi periodi di rigore, provocando la prossima crisi e forse la necessità del prossimo salvataggio. In questo modo, gli eccessi in una direzione precedono tipicamente quelli nell'altra.

Nell'ottobre del 1889, il governatore della Banca d'Inghilterra, William Lidderdale, lanciò un severo avvertimento alla City:

L'attuale tendenza della finanza ... è chiaramente in direzione del pericolo, troppi capitali vengono spinti verso gli sviluppi industriali, i finanzieri stanno assumendo rischi sempre più grandi in titoli che richiedono prosperità e denaro facile da trasportare senza diventare un peso, e un numero crescente di investimenti è stato spinto al rialzo del prezzo dagli sforzi combinati di un lungo periodo di denaro a buon mercato e di depressione del commercio ... abbiamo la maggior parte degli elementi di una crisi".(TPOT)

§§§ LA STORIA INFINITA

Una delle citazioni a cui torno più spesso è l'osservazione di Mark Twain secondo cui "la storia non si ripete, ma spesso fa rima". Per gli investitori, i cicli, insieme alle loro cause ed effetti, sono tra le questioni influenti che invariabilmente fanno rima da un periodo all'altro.

Circa 30 anni fa, soprattutto grazie al coinvolgimento del mio socio Bruce Karsh e dei suoi fondi di debito in difficoltà, sono diventato molto più consapevole dell'importanza delle fluttuazioni nella disponibilità e nel costo del denaro. Per questo motivo, nel mio memo You Can't Predict. Puoi prepararti. (novembre 2002):

Più mi occupo di investimenti e più rimango colpito dalla potenza del ciclo del credito. Basta una piccola fluttuazione nell'economia per produrre una grande fluttuazione nella disponibilità di credito, con un grande impatto sui prezzi degli asset e di nuovo sull'economia stessa.

Ho riutilizzato quel paragrafo nel mio libro del 2018 Mastering the Market Cycle: Getting the Odds on Your Side, aggiungendo questo:

. . . il ciclo del credito può essere facilmente compreso attraverso la metafora di una finestra. In breve, a volte è aperto e a volte è chiuso. E, in effetti, le persone nel mondo finanziario fanno spesso riferimento proprio a questo: “la finestra del credito”, come nel “luogo in cui vai per prendere in prestito denaro”. Quando la finestra è aperta, i finanziamenti sono abbondanti e facilmente ottenibili, mentre quando è chiusa, i finanziamenti sono scarsi e difficili da ottenere. . . .

Nel libro ho fatto tre osservazioni fondamentali sui cicli in generale:

  1. Gli eventi che compongono ciascuna progressione ciclica non si susseguono semplicemente l’un l’altro. Ancora più importante, ogni evento nella progressione è causato da quelli accaduti prima. Questa causalità deve essere apprezzata se si vogliono comprendere appieno i cicli e attraversarli con successo.

  2. L’oscillazione ciclica non è meglio concepita come costituita semplicemente da “alti e bassi”, ma piuttosto come (a) un eccessivo allontanamento dal punto medio, una tendenza o norma secolare in una direzione, e (b) una correzione di quell’eccesso, che spesso sfocia in (c) un'eccessiva prosecuzione della correzione nella direzione opposta. “Eccessi e correzioni” è un modo molto più utile di pensare ai cicli rispetto a “alti e bassi”.

  3. I cicli non hanno un inizio e una fine evidenti. L’unico requisito affinché qualcosa possa essere considerato correttamente un ciclo completo è che includa quattro componenti: (1) un movimento da una norma a un livello elevato, (2) un allontanamento da quel livello elevato verso la norma, (3) un ciclo completo. spostarsi dalla norma al minimo corrispondente e (4) un movimento da quel minimo verso la norma. Ognuno di questi può essere etichettato come l’inizio di un ciclo, a condizione che li includa tutti e quattro.

Sebbene non esista un punto fisso che rappresenti l’inizio o la fine ufficiale di un ciclo, la maggior parte dei cicli economici può essere descritta come segue. In particolare, ogni fase del ciclo provoca quella successiva.

  • In primo luogo, i tagli dei tassi di stimolo determinano denaro facile e sviluppi positivi del mercato;

  • che riducono i rendimenti potenziali;

  • che porta alla volontà di sopportare un rischio maggiore;

  • che si traduce in decisioni imprudenti e, infine, perdite di investimenti;

  • che portano ad un periodo di paura, rigore, ristrettezza monetaria e contrazione economica;

  • che porta a tagli dei tassi stimolanti, soldi facili e sviluppi positivi del mercato.

Ecco un’osservazione particolarmente tagliente sul processo ciclico:

Il banchiere di Manchester John Mills commentò acutamente [nel 1865] che

“di regola, il panico non distrugge il capitale; rivela semplicemente fino a che punto esso sia stato precedentemente distrutto dal suo tradimento e trasformato in opere irrimediabilmente improduttive”. (TPOT, corsivo aggiunto)

Come i lettori sanno, credo che gli investitori possano ottenere un vantaggio studiando i cicli, comprendendone le cause e osservando gli eccessi in una direzione che potrebbero portare a correzioni nella direzione opposta. Si dice che Walter Bagehot, l'editore di The Economist nel 1860, abbia dimostrato un'eccezionale comprensione dei cicli e del comportamento ad essi correlato:

. . . i nostri moderni mandarini monetari non smettono mai di considerare gli avvertimenti di Bagehot sulle conseguenze negative del denaro facile – come i tassi di interesse fissati al 2% o meno alimentano manie speculative, spingono i risparmiatori a fare investimenti rischiosi, incoraggiano cattivi prestiti e indeboliscono il sistema finanziario. (TPOT)

Ciò che mi piace così tanto dei libri di Chancellor è il modo in cui illustrano la tendenza dei temi della storia finanziaria a fare rima, come direbbe Twain, e quindi come un comportamento che ha avuto luogo 200 o 400 anni fa si ripete oggi e sicuramente riapparirà ancora e ancora. in futuro. Quella che racconta è una storia infinita.

§§§ EASY MONEY : LE REAZIONI ED I COMPORTAMENTI

Il comportamento provocato dai tassi bassi avviene sotto gli occhi di tutti.

Alcune persone ne prendono atto e un sottoinsieme di loro ne parla piuttosto che lasciarlo passare inosservato.

Ancora meno ne comprendono le reali implicazioni.

E quasi nessuno modifica il proprio approccio agli investimenti per tenerne conto.

Il periodo di tassi bassi che ha immediatamente preceduto la crisi finanziaria globale del 2008-2009 è stato caratterizzato dal tipo di vivace competizione per effettuare investimenti e fornire finanziamenti sopra descritta. Fu in questo clima che Chuck Prince, allora amministratore delegato di Citi, rilasciò la dichiarazione per la quale è ricordato:

Quando la musica si fermerà, in termini di liquidità le cose si complicheranno. Ma finché c'è la musica, devi alzarti e ballare. (14 luglio 2007)

Quando il denaro è facile, poche persone scelgono di saltare le danze, anche se i risultati negativi sopra descritti possono ragionevolmente essere previsti. Di fronte alla scelta tra (a) mantenere standard elevati e mancare accordi e (b) fare investimenti rischiosi, la maggior parte delle persone sceglierà quest’ultima. Soprattutto i gestori degli investimenti professionisti potrebbero temere le conseguenze di un comportamento peculiare che per un po’ sembrerà sbagliato.

E questo mi dà una grande opportunità per citare una delle mie citazioni preferite dal meraviglioso libro di John Kenneth Galbraith sugli eccessi di mercato:

A contribuire e sostenere questa euforia sono altri due fattori poco notati nel nostro tempo o in passato. Il primo è l’estrema brevità della memoria finanziaria. Di conseguenza, il disastro finanziario viene presto dimenticato. . . . Sono pochi i campi dell’attività umana in cui la storia conta così poco come nel mondo della finanza. (Una breve storia di euforia finanziaria)

Le lezioni dei periodi passati di soldi facili di solito cadono nel vuoto poiché si scontrano con

(a) l’ignoranza della storia,

(b) il sogno del profitto,

(c) la paura di perdere qualche opportunità e

(d) la mancanza di capacità di cognizione. la dissonanza che induce le persone a respingere le informazioni che non sono coerenti con le loro convinzioni o con il loro interesse personale percepito.

Questi fattori sono invariabilmente sufficienti a scoraggiare la prudenza in periodi di bassi tassi di interesse, nonostante le probabili conseguenze.

Come senza dubbio saprete Charlie Munger è morto il 28 novembre 2023 all'età di 99 anni. Voglio rendere un piccolo omaggio alla vita e alla saggezza di Charlie condividendo qualcosa che mi scrisse nel 2001: "Forse abbiamo una nuova versione della legge di Lord Acton's l:

il denaro facile corrompe, e il denaro veramente facile corrompe assolutamente”.

9 gennaio 2024

Valter Buffo
Longform'd. Le cose che contano (parte 1).
 

Vi state chiedendo perché sui mercati finanziari tutto si è fermato, dopo i due mesi di esuberanza nel novembre e dicembre 2023? Non sapete che cosa aspettarvi dai vostri investimenti e dal vostro portafoglio titoli nel 2024?

Recce’d, qui di seguito, vi offre un aiuto.

Che potrebbe risultare utile, se è vero ciò che ci ha detto un nostro del tutto disinteressato lettore, al telefono, qualche mese fa:

“sembra che poi le cose vadano sempre come dite voi …”.

Ed in effetti, negli ultimi 15 anni. la nostra attività si è caratterizzata, oltre che per i risultati ottenuti a favore del Cliente con i portafogli modello, anche per questo secondo aspetto: nelle sedi private, ovvero nel rapporto con il Cliente, come anche nelle sedi pubbliche, e prima di tutto attraverso questo sito, noi di Recce’d abbiamo avuto la capacità di anticipare un notevole numero di eventi, sia per ciò che riguarda le economie sia per ciò che riguarda i mercati finanziari.

E da qui deriva la differenza nelle performances e nel rischio sopportato dai nostri portafogli modello rispetto alle altre soluzioni oggi disponibili per voi e per l’investimento del vostro risparmio.

La ragione di questa differenza nei risultati? Nessun mistero, nessun miracolo, nessun colpo di genio.

La ragione di questa differenza sta nel lavoro: il metodo, la competenza, l’attenzione quotidiana, l’esperienza di costruzione e poi di gestione di un portafoglio titoli, il senso di responsabilità ed il controllo delle emozioni.

Proprio partendo da questa constatazione, ed anche dalle considerazioni che leggerete nel documento che segue, abbiamo deciso per

la pubblicazione di una raccolta

che verrà pubblicata nel 2024, dei principali lavori di analisi di Recce’d nel corso degli anni 2014 - 2023. Tra questi ci saranno numerosi lavori inediti.

Ma ora concentriamoci sulle cose pratiche e sui temi di mercato che oggi sono di maggiore rilevanza per il futuro e le performances dei nostri portafogli modello e dei nostri lettori.

Con riguardo al 2024, Recce’d nelle ultime settimane vi ha anticipato nelle ultime settimane:

  1. il ritorno alla normalità

  2. i nuovi temi che domineranno i mercati finanziari e determineranno le performances

  3. l’uscita di scena di temi che oggi appaiono (vengono fatti apparire) centrali

Chi ci legge in modo regolare, ha quindi un prezioso set di informazioni, ed indicazioni pratiche, per fare bene con i propri investimenti nel 2024.

Ma fare bene non è sufficiente: è indispensabile anche capire.

Capire per investire.

Senza capire ciò che si fa, non si potrà infatti uscire vincenti dalle situazioni imprevedibili ed impreviste, che sempre si presentano sui mercati finanziari. Senza capire arriverete sempre in ritardo sul prossimo ostacolo. Senza capire, non otterete dai vostri investimento una performance consistente: i vostri risultati saranno affidati al caso.

Vi sarà sufficiente ricordare ciò che a voi raccontavano 12 mesi fa, i media, le banche internazionali di investimento, e i private bankers ovvero financial advisors ovvero wealth managers, e le loro famigerate Reti di Vendita di “prodotti finanziari”. A proposito di tassi ufficiali di interesse, recessione, petrolio, dollaro USA, guerra in Ucraina, e altro.

Cercatelo, sul Web.

Capire per investire, quindi: vi serviranno competenze, esperienza, e memoria storica. Ed anche senso della responsabilità e capacità di controllo delle emozioni.

La lettura che segue inquadra in una prospettiva più ampia le nostre anticipazioni.

Il documento ci arriva da un gestore di portafoglio di fama mondiale: Howard Marks.

In questo Post, ve lo abbiamo già presentato con maggiore dettaglio, ed avete letto le sue considerazioni anche in alcuni dei nostri Post precedenti. Non c’è ragione per ripeterci in questo Post.

Una figura di rilievo, quindi, e che ovviamente dispone delle già citate competenze sui mercati, e di esperienza sui mercati, ma pure di memoria del passato dei mercati. La sua capacità di conservare la lucidità, ed il suo senso di responsabilità, sono leggibili semplicemente guardando ai suoi risultati (messi a confronto con quelli degli altri operatori di mercato).

Presentiamo questo documento, qui tradotto per i nostri lettori, suddiviso in tre parti: e più precisamente in tre Post, che pubblicheremo in successione. Questo è il primo e gli altri saranno disponibili per il lettore a breve.

Il documento che state per leggere vi aiuta ad alzare lo sguardo: dalla strettissima attualità (che spesso genera ansie, dubbi e domande) sulla quale siete schiacciati dai social, e poi dai media, dalle TV, e dalle Reti di venditori di Fondi Comuni e di polizze assicurative.

Vi aiuta a ritrovare una più corretta prospettiva, che parte del passato per arrivare al futuro.

Il vostro futuro. Il futuro dei vostri soldi.

Buona lettura.


Il retroscena: Ho iniziato a scrivere questi promemoria nel 1990 e ho continuato a farlo per dieci anni, pur non ricevendo mai una sola risposta. Poi, il primo giorno lavorativo del 2000, ho pubblicato bubble.com, un memorandum con avvertimenti sugli eccessi del settore tecnologico che si è rivelato tempestivo. L'ispirazione per il memo venne da un libro che avevo letto l'autunno precedente: Devil Take the Hindmost: A History of Financial Speculation, di Edward Chancellor, un resoconto degli eccessi speculativi a partire dalla bolla dei mari del Sud dei primi anni del 1700. La descrizione del comportamento della mania per la South Sea Company corrispondeva a ciò che stavo vedendo nella bolla tecnologica/media/telecom in corso.

Ho ricevuto un eccellente feedback sul memorandum del 2000 da parte dei nostri clienti - un incoraggiamento che ha spinto i molti memorandum che sono seguiti.

Considero una coincidenza che 24 anni dopo abbia dedicato un altro autunno alla lettura di un altro libro di Chancellor, The Price of Time: The Real Story of Interest, la sua storia dei tassi di interesse e del comportamento delle banche centrali.

Ringrazio Zach Kessler, un lettore abituale dei miei memorandum, per avermelo inviato. L'importanza di The Price of Time per le tendenze di cui ho discusso nell'ultimo anno è l'occasione per questo promemoria

§§§§§§.

Nel dicembre 2022 ho pubblicato Sea Change, un memorandum che analizzava principalmente il periodo di 13 anni che va dalla fine del 2008, quando la Federal Reserve statunitense ha azzerato il tasso sui fed funds per contrastare gli effetti della crisi finanziaria globale, alla fine del 2021, quando la Fed ha abbandonato l'idea che l'inflazione fosse transitoria e ha preparato quella che si è rivelata una rapida successione di aumenti dei tassi di interesse.

La nota si concentrava sull'impatto che questo lungo periodo di tassi di interesse insolitamente bassi ha avuto sull'economia, sui mercati finanziari e sui risultati degli investimenti.

A questo ho fatto seguire il memorandum intitolato Further Thoughts on Sea Change, che Oaktree ha distribuito ai clienti nel maggio 2023 e al pubblico in ottobre. In quest'ultima nota e nelle successive conversazioni con i clienti, ho sottolineato l'impatto significativo dei bassi tassi di interesse sul comportamento dei partecipanti all'economia e ai mercati.

§§§ QUEI TEMPI FACILI

In Sea Change ho paragonato l'effetto dei bassi tassi di interesse alla passerella mobile dell'aeroporto. Se si cammina su di essa, si avanza più velocemente di quanto non si farebbe su un terreno solido. Ma non bisogna attribuire questa velocità alla propria forma fisica e trascurare il contributo della passerella.

Allo stesso modo, i tassi di interesse in calo e ultrabassi hanno avuto un'influenza enorme ma sottovalutata sul periodo in questione. Hanno reso:

  • facile gestire un'impresa, con un'economia stimolata che è cresciuta senza sosta per più di un decennio;

  • facile per gli investitori godere dell'apprezzamento degli asset;

  • facile e poco costoso fare leva sugli investimenti;

  • facile e poco costoso per le imprese ottenere finanziamenti; e

  • facile evitare l'insolvenza e la bancarotta.

In breve, questi erano tempi facili, alimentati dal denaro facile. Come i viaggiatori sulla passerella mobile, era facile per gli imprenditori e gli investitori pensare di fare un ottimo lavoro da soli. In particolare, gli operatori di mercato sono stati molto aiutati in questo periodo, quando hanno cavalcato il mercato toro di oltre 10 anni, il più lungo della storia degli Stati Uniti. Molti hanno ignorato i benefici derivanti dai bassi tassi di interesse. Ma, come recita uno dei più antichi adagi sugli investimenti, non bisogna mai confondere il cervello con un mercato toro.

Continuando a riflettere e a parlare del passaggio da tassi di interesse in calo e/o bassissimi a tassi più normali e stabili, ho sottolineato il fatto che

i tassi bassi alterano il comportamento degli investitori, distorcendolo in modi che hanno gravi conseguenze.

Pensare al cambiamento dei tassi di interesse mi ha sensibilizzato alle menzioni dei media sui tassi bassi, e ne ho notate molte. Questo è stato particolarmente vero dopo il crollo della Silicon Valley Bank nel marzo scorso, che molti articoli hanno attribuito a decisioni manageriali sbagliate prese "durante il precedente periodo di denaro facile". Più di recente, si è discusso molto delle prospettive meno favorevoli per il private equity, di solito legate alle aspettative che i tassi di interesse non torneranno ai bassi livelli del recente passato.

Gli effetti dei bassi tassi di interesse sono molteplici e onnipresenti, ma spesso trascurati. Ne ho preso coscienza leggendo "Il prezzo del tempo" e voglio elencarli qui:

  • 1. I bassi tassi di interesse stimolano l'economia

Tutti sanno che quando le banche centrali vogliono stimolare l'economia dei loro paesi, tagliano i tassi di interesse. I tassi più bassi riducono i costi per le imprese e portano denaro nelle mani dei consumatori. Ad esempio, poiché la maggior parte delle persone acquista auto a credito o in leasing, i tassi di interesse più bassi rendono le auto più accessibili, aumentando la domanda. Il risultato è generalmente positivo per le case automobilistiche, i loro fornitori e i loro lavoratori, e quindi per l'economia in generale.

È importante capire che il denaro facile tiene in piedi l'economia, almeno temporaneamente. Ma i bassi tassi di interesse possono far crescere l'economia troppo velocemente, provocando un aumento dell'inflazione e aumentando la probabilità che i tassi debbano essere aumentati per contrastarla, scoraggiando l'ulteriore attività economica. Questa oscillazione dei tassi di interesse tra gli estremi può avere effetti e incoraggiare comportamenti che i tassi naturali/neutrali (vedi pag. 13) avrebbero meno probabilità di indurre.

  • 2. I bassi tassi di interesse riducono i costi di opportunità percepiti

Il costo opportunità è una considerazione importante nella maggior parte delle decisioni finanziarie. Ma in un contesto di bassi tassi di interesse, il tasso guadagnato sui saldi di cassa è minimo. Pertanto, non si rinuncia a molti interessi ritirando il denaro dalla banca per comprare una casa o una barca (o per fare un investimento), il che fa sembrare l'operazione indolore. Ad esempio, se qualcuno sta pensando di prelevare 1 milione di dollari dai risparmi per un acquisto in un periodo in cui i conti di risparmio pagano il 5% di interessi, è probabile che capisca che farlo costerà 50.000 dollari all'anno di mancato guadagno. Ma quando il tasso è pari a zero, non c'è alcun costo opportunità. Questo rende più probabile la transazione.

  • 3. I tassi d'interesse bassi fanno salire i prezzi delle attività finanziarie

Nella teoria finanziaria, il valore di un'attività è definito come il valore attuale scontato dei suoi flussi di cassa futuri. Quando calcoliamo il valore attuale, scontiamo i flussi di cassa futuri perché dobbiamo aspettare di riceverli, quindi hanno meno valore dei flussi di cassa ricevuti oggi. Più basso è il tasso di attualizzazione dei flussi di cassa futuri, più alto è il valore attuale, come gli investitori hanno notato da secoli:

Nel [XVIII] secolo, Adam Smith descrisse come il prezzo della terra dipendesse dal tasso di interesse di mercato. Ne La ricchezza delle nazioni (pubblicato nel 1776) Smith notò che i prezzi dei terreni erano aumentati negli ultimi decenni, mentre i tassi di interesse diminuivano. (Il prezzo del tempo, o "TPOT")

Applicando uno sconto troppo basso ai guadagni futuri delle aziende, gli investitori [negli anni '20] finirono per pagare troppo. (TPOT)

Nella vita reale, gli investimenti sono valutati principalmente su base relativa. Il rendimento richiesto per ogni investimento è in gran parte funzione dei rendimenti prospettici di altri investimenti e delle differenze nei rispettivi livelli di rischio. I tassi di interesse bassi abbassano la "barra relativa", facendo apparire relativamente attraenti i rendimenti più elevati offerti dagli asset più rischiosi, anche se in assoluto sono bassi.

In questo senso, Il Prezzo del Tempo descrive il processo di pensiero che rese accettabili i prestiti "incerti" al governo argentino nel contesto di bassi tassi di interesse della fine degli anni Ottanta del XIX secolo:

Buenos Aires "approfittò del basso tasso d'interesse e dell'abbondanza di denaro in Europa per contrarre il maggior numero possibile di prestiti; spesso ne venivano fatti di nuovi per pagare gli interessi di quelli precedenti". Alcuni prestiti argentini pagavano anche il 5% - un livello basso in termini assoluti o in relazione al loro rischio, ma comunque un paio di punti al di sopra del misero rendimento dei [consols, o debito pubblico britannico perpetuo] ... . (TPOT)

Quando i rendimenti obbligazionari diminuiscono, le obbligazioni fanno meno concorrenza alle attività più rischiose. Pertanto, i bassi rendimenti obbligazionari portano a una riduzione dei rendimenti richiesti - e a un aumento delle valutazioni - di altre classi di attività, come le azioni, gli immobili e il private equity. Per questi motivi, i bassi tassi di interesse portano all'inflazione degli asset e talvolta a bolle speculative come quelle che abbiamo visto alla fine del 2020 e per tutto il 2021.

  • 4. I bassi tassi d'interesse incoraggiano l'assunzione di rischi, portando a investimenti potenzialmente imprudenti

I bassi tassi d'interesse creano un "mondo a basso rendimento" caratterizzato da miseri rendimenti prospettici sugli investimenti sicuri. Allo stesso tempo, i rendimenti richiesti o desiderati dagli investitori di solito non diminuiscono (o diminuiscono molto meno), il che significa che gli investitori si trovano di fronte a un deficit. I rendimenti bassissimi degli asset sicuri inducono alcuni investitori ad assumere rischi aggiuntivi per accedere a rendimenti più elevati. Questi investitori diventano così quelli che il mio defunto suocero chiamava "volontari delle manette": si spostano più in là sulla curva del rischio

non perché lo vogliano, ma perché credono che sia l'unico modo per ottenere un rendimento.

In questo modo, il capitale si sposta da attività sicure e a basso rendimento verso opportunità più rischiose, con conseguente forte domanda di queste ultime e aumento dei prezzi delle attività. In queste condizioni, gli investimenti più rischiosi ottengono buoni risultati per un certo periodo, incoraggiando l'assunzione di rischi e la speculazione:

Nel suo libro del 1844 On the Regulation of Currencies [il banchiere John Fullarton] osservò che in tempi di bassi interessi, "tutto ciò che ha un valore assume un aspetto di grandezza gonfiata" e ogni articolo diventa oggetto di speculazione. I lunghi periodi di denaro facile, scriveva Fullarton, generano "uno spirito selvaggio di speculazione e avventura". Fullarton ha notato che l'euforia finanziaria si è verificata dopo un periodo di calo dei tassi di interesse: "Dall'anno della bolla [cioè la bolla dei mari del Sud del 1720] in poi, mi chiedo se si possa dimostrare un caso di grande o concomitante movimento speculativo da parte dei capitalisti, che non sia stato preceduto da una marcata diminuzione del tasso di interesse corrente". (TPOT)

Il tasso privo di rischio è il punto di origine, o punto di partenza, dei rendimenti e dei premi per il rischio. Quando una banca centrale riduce il tasso privo di rischio:

  • il resto della curva dei rendimenti di solito lo segue;

  • anche la linea del mercato dei capitali che regola i rendimenti delle classi di attività si sposta verso il basso, soprattutto se il desiderio di rendimenti più elevati in un contesto di bassi rendimenti fa sì che gli investimenti più rischiosi vengano perseguiti in modo aggressivo, come descritto in precedenza;

  • oltre a scendere, la linea del mercato dei capitali può anche appiattirsi, riducendo i premi per il rischio, se gli investitori prestano poca attenzione al rischio fondamentale/creditizio; e

  • il premio di liquidità - l'incremento del rendimento atteso per il possesso di attività illiquide piuttosto che prontamente vendibili - può anch'esso ridursi, in quanto gli investitori alla ricerca di rendimento abbracciano investimenti illiquidi.

In tutti questi modi, gli incrementi di rendimento associati ad attività a più lungo termine, più rischiose o meno liquide possono diventare inadeguati a compensare completamente l'aumento del rischio. Tuttavia, i bassi rendimenti prospettici dei titoli sicuri inducono gli investitori a non considerare questi fattori e ad abbassare i loro standard, incoraggiando la speculazione e facendo sì che vengano effettuati investimenti discutibili alla ricerca di rendimenti più elevati:

Per [l'economista di scuola austriaca Friedrich] Hayek era assiomatico, ma troppo spesso trascurato, che "tutta l'attività economica si svolge nel tempo". Quando i tassi d'interesse diminuiscono, le imprese sono propense a investire in progetti con guadagni più distanti nel tempo - nella terminologia di Hayek, la "struttura della produzione" si allunga. Se i tassi di interesse vengono mantenuti al di sotto del loro livello naturale [cfr. pag. 13], si verificano investimenti errati: si impiega troppo tempo nella produzione o, in altre parole, i rendimenti dell'investimento non giustificano l'esborso iniziale. Il "malinvestimento", per usare un termine reso popolare dagli economisti austriaci, si presenta in molte forme e dimensioni. Potrebbe trattarsi di un costoso progetto "elefante bianco", come la costruzione di un tunnel sotto il mare, o di un progetto tecnologico "a prova di bomba" che non ha alcuna prospettiva di generare profitti. (TPOT, corsivo aggiunto; la citazione è del 1928).

Fornirò alcuni esempi di investimenti imprudenti effettuati durante il recente periodo di denaro facile:

  • Nel contesto di bassi rendimenti del 2017, l'Argentina è diventata ancora una volta il manifesto delle opportunità di investimento discutibili, quando ha offerto obbligazioni a 100 anni. Come ho chiesto all'epoca nel mio memo There They Go Again . . . Ancora (luglio 2017), "L'Argentina, un Paese che ha fatto default cinque volte negli ultimi cento anni (e una volta negli ultimi cinque), è in grado di superare i prossimi cento senza ripetersi?". La storia a scacchi dell'Argentina come mutuatario è stata ignorata nel contesto di bassi rendimenti, e le obbligazioni sono state sottoscritte in eccesso grazie al loro rendimento del 7,85% in un momento in cui i Treasury trentennali offrivano solo il 2,77%. L'Argentina ha impiegato meno di un anno per richiedere un prestito al Fondo Monetario Internazionale e meno di tre anni per andare in default sulle obbligazioni. Quando le obbligazioni a 100 anni sono state ristrutturate nel 2020, i detentori hanno ricevuto nuove obbligazioni con un valore di recupero previsto di circa 54,5 centesimi di dollaro, secondo il Wall Street Journal del 31 agosto 2020. Lo stesso articolo del Journal citava Piotr Matys di Rabobank Group NV: "I rendimenti del Tesoro sono così bassi da costringere gli investitori a rischiare. Ecco perché la gente sta comprando cose folli".

  • Negli anni 2010, gli investitori si sono accaparrati prestiti di leveraged buyout con rendimenti storicamente bassi, intorno al 6%. Tra gli acquirenti c'erano i CLO, che sono strutturati in modo da offrire rendimenti relativamente elevati agli investitori nelle loro tranche a basso rating, e i creditori privati che hanno aumentato i rendimenti prospettici a circa il 9%.

  • Sebbene le società "zombie" che bruciano liquidità non siano state storicamente considerate degne di credito, molte di esse sono state in grado di contrarre facilmente prestiti nei periodi di rischio fino al 2021. Ma con l'inasprimento delle condizioni finanziarie, queste società hanno visto aumentare il costo dei prestiti e/o ridurre gli importi che potevano prendere in prestito.

  • La voglia di buoni rendimenti in tempi di bassi rendimenti può consentire truffe. Theranos (società di tecnologia medica) e FTX (borsa di criptovalute) sono stati gli esempi più evidenti degli ultimi anni. È meno probabile che tali scandali si verifichino in tempi di rigore economico e del mercato dei capitali, quando gli investitori sono meno ansiosi e più attenti.

  • In condizioni di denaro facile, le obbligazioni a lunga scadenza possono apparire particolarmente appetibili; poiché la curva dei rendimenti è solitamente inclinata verso l'alto, esse offrono in genere rendimenti più elevati. Va notato, tuttavia, che le obbligazioni a lunga scadenza sono più sensibili ai tassi di interesse rispetto a quelle a breve scadenza, il che significa che i loro prezzi variano maggiormente in risposta a una determinata variazione dei tassi di interesse. Di conseguenza, i rendimenti più elevati delle obbligazioni lunghe, più volatili, possono attrarre capitali in periodi di tassi bassi, proprio quando le probabilità sono solitamente a favore di un successivo aumento dei rendimenti (e quindi di un rapido calo dei prezzi delle obbligazioni).

Mi sembra che quando i tassi d'interesse sono bassi si verifichi spesso un analogo movimento di capitali verso le "azioni lunghe". Con questo termine intendo le azioni di società che si ritiene abbiano davanti a sé molti anni di rapida crescita. Per queste società, i flussi di cassa previsti sono per definizione più lontani nel tempo. Tuttavia, gli investitori possono essere più attratti da questi titoli quando i tassi sono bassi, perché desiderano i rendimenti più elevati che una crescita così rapida porterebbe, e c'è un minor costo opportunità associato alla lunga attesa dei flussi di cassa rilevanti. (Questi sembrano i "progetti con payoff più distanti" di Hayek). Si veda la citazione nella pagina precedente). Così come i prezzi delle obbligazioni più lunghe fluttuano maggiormente in risposta a una determinata variazione dei tassi d'interesse, i cosiddetti "titoli growth" di solito salgono più degli altri in tempi di denaro facile e scendono di più quando il denaro si prosciuga. Il primo caso si è certamente verificato alla fine del 2020 e nel 2021 ... e il secondo nel 2022.

Mi piace la parola di Hayek "malinvestimento", per la validità dell'idea che ne sta alla base: in tempi di bassi rendimenti, si fanno investimenti che non dovrebbero essere fatti, si costruiscono edifici che non dovrebbero essere costruiti e si assumono rischi che non dovrebbero essere sostenuti. Le persone che hanno denaro sentono di doverlo mettere al lavoro, dato che la liquidità rende poco o nulla. Abbandonano l'avversione al rischio e, come illustrato di seguito, competono animatamente per ottenere opportunità di prestito o di investimento con rendimenti potenziali più elevati.

Il processo di investimento diventa all'insegna della flessibilità e dell'aggressività, piuttosto che di una diligenza accurata, di standard elevati e di un'adeguata avversione al rischio.

Le scarse prospettive di rendimento degli asset sicuri portano a un'elevata assunzione di rischio - a volte favorita da un diffuso ottimismo e/o dalla sospensione dell'incredulità - e quindi all'approvazione di investimenti che in tempi normali sarebbero stati accolti con scetticismo.

Molti degli asset rischiosi in cui si investe per presunta necessità sono considerati meno appetibili e meno preziosi in condizioni di mercato più difficili, quando possono essere venduti solo a prezzi più bassi.

  • 5. I tassi bassi permettono di finanziare le operazioni in modo facile e con costi bassi

In relazione a quanto detto sopra, i tassi bassi rendono le persone più disposte a concedere prestiti per proposte rischiose. I fornitori di capitale fanno a gara per aggiudicarsi l'affare. Per competere per le operazioni, il "vincitore" deve essere disposto ad accettare bassi rendimenti da progetti probabilmente discutibili e una minore sicurezza, compresa una documentazione più debole. Per questo motivo, si dice spesso che "i prestiti peggiori vengono fatti nei momenti migliori".

La disponibilità di capitale fluttua radicalmente. Mentre in tempi di rigore il capitale potrebbe non essere disponibile nemmeno per i mutuatari di qualità per scopi validi, in periodi di denaro facile il capitale diventa tipicamente disponibile per i mutuatari più deboli, in grandi quantità, per quasi tutti gli scopi. Le cose che non potevano essere finanziate in tempi più ristretti vengono considerate accettabili.

A titolo di esempio, si consideri il cambiamento di percezione delle società high-tech. Prima del 2005 circa, erano generalmente considerate troppo poco affidabili per essere degne di credito, poiché i risultati degli investimenti tecnologici sono generalmente asimmetrici. Se l'azienda ha successo, gli azionisti si arricchiscono. Se fallisce, i creditori possono recuperare poco valore patrimoniale. Ma negli anni successivi al crollo di tecnologia, media e telecomunicazioni del 2000-02, quando l'interesse per le azioni pubbliche è diminuito e grandi somme sono confluite nei fondi di private equity, le aziende tecnologiche hanno iniziato a essere rilevate, spesso con finanziamenti provenienti dal nuovo campo del credito privato.


9 gennaio 2024

Valter Buffo
2024: il ritorno alla normalità
 

Il lavoro di Recce’d per il Cliente (come tutti voi lettori di questo sito sapete) si differenzia dal lavoro di SIM, banche, ma soprattutto da quello delle Reti di promotori finanziari (le più note essendo, in Italia, Banca Generali, Fideuram, Mediolanum, Fineco, Azimut e alcune altre).

Le realtà che abbiamo appena citato a voi lettori vogliono VENDERE qualcosa.

I famigerati “prodotti finanziari”. Non soltanto inutili: dannosi per voi investitori.

Recce’d invece non vende nulla, nessun “prodotto finanziario”, e quindi non è costretta a rispettare i “piani i vendita” della Direzione Commerciale.

Recce’d, in modo concreto, vi aiuta invece nelle scelte. E, attraverso i propri portafogli modello, è utile in modo concreto per:

  • migliorare la vostra performance grazie ad un lavoro prima di raccolta di informazioni, poi con una analisi delle stesse, poi con un ordinato processo di valutazione degli asset finanziari, ed infine con tecniche innovative applicate alla gestione dei nostri portafogli modello

  • abbattere i rischi che oggi sono presenti nei vostri portafogli, attraverso una gestione ATTIVA dei portafogli modello

Per ciò he riguarda il Nuovo Anno 2024, abbiamo pubblicato durante le due settimane dedicate alle Festività una serie di quattro Post, attraverso i quali Recce’d vi ha fatto conoscere il nostro Outlook 2024, un Outlook dai contenuti innovativi.

La novità dove sta? Sta in un fatto: che i risultati, di OGNI investitore, sono prodotti dalla GESTIONE del portafoglio, alle scelte concrete, e non dalle “previsioni”.

Ha pochissima importanza, per OGNI investitore, decidere oggi sei l’indice tale oppure l’indice tal altro nel 2024 salirà oppure scenderà (e infatti, noi NON ne scriviamo).

Noi abbiamo chiarito nel nostro Outlook che mai come oggi le scelte concrete che si fanno operando alla gestione del proprio portafoglio (nel suo insieme) sono quelle he determineranno il vostro risultato finale, quello che vedrete poi nel dicembre 2024. E non se … il petrolio, il Nasdaq o il BTp salgono oppure scendono.

C’è poi un secondo concetto centrale, intorno al quale si sviluppa il nostro Outlook innovativo: questo concetto è stato ripreso (ma soltanto DOPO la nostra pubblicazione dei Post) anche dal Wall Street Journal con l’articolo che vedete nell’immagine.

Potete leggere qui nel seguito l’intero articolo, che Recce’d ha tradotto per voi.

Le cose da osservare son moltissime: ne scegliamo una sola, ovvero l’importanza che il Wall Street Journal attribuisce al periodo 2020 - 2023, che (come noi vi scriviamo da sempre) deve essere valutato nel suo insieme, come UNA SOLA fase dei mercati finanziari e di tutti i portafogli titoli.

Una fase che si chiude nel 2024.

Il lavoro di Recce’d è tradurre, nel 2024, le chiare opportunità che questo articolo indica in concrete scelte per i portafogli modello.

Il “ritorno alla normalità” i cui leggete in questo articolo sarà ciò che produce, per i Clienti di Recce’d, risultati davvero notevoli nel 2024.

Nel nostro ampio lavoro sulle performances, che i Clienti riceveranno tra qualche giorno in esclusiva, dimostriamo come si passa dalle affermazioni (importanti, ma non specifiche) del Wall Street Journal a risultati concreti e tangibili. Sempre mantenendo un stretto controllo sui rischi sopportati dai nostri portafogli modello.

Questo è il mestiere che Recce’d fa per i propri Clienti.

Alla HOME PAGE del sito trovate alcuni dati, che dovrebbero farvi riflettere attentamente, insieme con altri dati, che avete già visto sia alla nostra pagina MERCATI sia nei nostri tweet della pagina TWIT - TWOO.

Prendete in esame questi dati, e le considerazioni che li accompagnano. Fatevi alcune domande. Metteteli a confronto con ciò che avete guadagnato, oppure perso, nei quattro anni dal 2020 al 2023. Poi datevi le vostre risposte.

Potete anche contattare Recce’d attraverso la pagina CONTATTI del sito: noi abbiamo le nostre risposte, che sono altre, diverse dalle risposte che vi siete dati.

Noi, come detto all’inizio, siamo sempre stati, siamo, e resteremo un’altra cosa.

Di Sam Goldfarb

2 gennaio 2024 5:30 ET

Le azioni statunitensi hanno prodotto rendimenti eccezionali nel 2023. Quest’anno molti investitori sognano qualcosa di più normale.

La loro lista dei desideri include un contesto economico di inflazione moderata e politiche dei tassi di interesse intermedie: aspirazioni apparentemente modeste che segnerebbero comunque un cambiamento sia rispetto al recente aumento dei tassi che alla follia dei meme-stock alimentata dagli stimoli che lo ha preceduto.

Pochi pensano che l’S&P 500 possa eguagliare il suo guadagno del 24% rispetto al 2023, che ha sostanzialmente cancellato le perdite del 2022.

Molti, tuttavia, credono che un ritorno alla normalità economica potrebbe tradursi in un aumento ragionevole e sostenibile delle azioni, alimentato dal miglioramento degli utili aziendali.

Hanno anche grandi speranze per i portafogli convenzionali composti per il 60% da azioni e per il 40% da obbligazioni, una strategia di Wall Street consolidata da tempo per mitigare il rischio che è stata recentemente colpita dall’aumento dei tassi.

Potrebbero rimanere delusi.

L’inflazione a dodici mesi rimane al di sopra dell’obiettivo del 2% della Federal Reserve, e una serie di dati che mostrano un aumento inaspettatamente ampio dei prezzi potrebbe portare gli investitori a mettere in discussione le loro ipotesi sulla rapidità con cui la Fed taglierà i tassi di interesse. Ciò probabilmente causerebbe un crollo parallelo delle obbligazioni e delle azioni, come è accaduto spesso negli ultimi due anni.

Eppure ci sono motivi di ottimismo. La misura dell’inflazione preferita dalla Fed si è sostanzialmente raffreddata ed è già intorno al 2% su base annualizzata a tre o sei mesi. La stessa Fed ha segnalato che probabilmente inizierà presto a tagliare i tassi.

Allo stesso tempo, più di un anno di aumenti dei tassi ha avuto il vantaggio di far salire i rendimenti dei titoli del Tesoro USA, che sono in gran parte determinati dalle aspettative per i futuri tassi a breve termine.

Ciò significa che le obbligazioni promettono rendimenti solidi se le aspettative sui tassi di interesse non cambiano.

Hanno anche più spazio per riprendersi se le condizioni economiche peggiorano e la Fed taglia i tassi in modo più aggressivo.

L’aumento dei tassi è stato doloroso di recente. Ma anche il precedente periodo di tassi prossimi allo zero “non era un equilibrio stabile”, dato che quei tassi punivano alcuni risparmiatori e premiavano le imprese che altrimenti sarebbero state non competitive, ha affermato Matt Toms, responsabile globale degli investimenti presso Voya Investment Management.

“Siamo tornati a un punto che sembra molto più stabile”, ha aggiunto.

I mercati hanno percorso una lunga strada per arrivare fin qui.

Per anni, dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, la preoccupazione principale dei funzionari della Fed era che i prezzi al consumo aumentassero troppo lentamente, creando il rischio di deflazione.

Di conseguenza, hanno mantenuto i tassi di interesse vicini allo zero e hanno acquistato obbligazioni per trilioni di dollari, cercando di stimolare l’economia. Le azioni e altri asset rischiosi hanno prosperato, ma le obbligazioni hanno offerto rendimenti irrisori e c’erano preoccupazioni fastidiose che la Fed stesse creando una bolla.

Le condizioni sono diventate più estreme nelle prime fasi della pandemia di Covid-19, con rendimenti obbligazionari anche a lungo termine che sono scesi al di sotto dell’1% e gli investitori si sono concentrati su tutto, dalle criptovalute ai titoli meme come GameStop.

Tra la crisi finanziaria e il 2022, il massimo innalzamento del tasso di riferimento sui fondi federali da parte della Fed era stato vicino al 2,5% alla fine del 2018.

Ma, anche allora, come oggi, il mercato finanziario si era rapidamente orientato verso il taglio dei tassi entro la metà del 2019.

Ora, la lotta della Fed contro l’inflazione ha portato il tasso dei fondi federali a circa il 5,3%. Si prevede che il tasso scenderà da qui in poi, ma né la Fed né i mercati dei tassi di interesse prevedono che scenda al di sotto del 2,5%.

L’aumento dei tassi di interesse è un’arma a doppio taglio per gli investitori obbligazionari. Nel breve termine, riducono il prezzo delle obbligazioni esistenti emesse quando i tassi erano più bassi.

Lo stesso processo, tuttavia, spinge al rialzo i rendimenti, o il rendimento atteso annualizzato delle obbligazioni (assumendo che vengano interamente rimborsati alla scadenza).

Una volta che i tassi si saranno stabilizzati, come è avvenuto di recente, gli investitori potranno iniziare ad apprezzare i rendimenti più elevati.

Tuttavia, potrebbero essere frustrati se i rendimenti si muovessero nuovamente bruscamente in entrambe le direzioni.

Le scommesse su un calo dei tassi hanno già trascinato il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni al 3,9% circa dal 5% circa di fine ottobre.

Alcuni analisti avvertono che gli investitori potrebbero aver esagerato e che i prezzi delle obbligazioni potrebbero scendere se i tagli dei tassi richiedessero più tempo del previsto. I prezzi delle obbligazioni potrebbero anche scendere se la crescente offerta di titoli del Tesoro necessari per finanziare il deficit del bilancio federale iniziasse a sopraffare la domanda.

Al contrario, le obbligazioni potrebbero fornire un rifugio in caso di recessione, con i loro prezzi in aumento al calo dei tassi. Ma ciò potrebbe anche riportare i rendimenti ai livelli pre-pandemici, offrendo agli investitori solo un vantaggio di breve durata.

“Abbiamo già assistito a un massiccio movimento nel reddito fisso”, ha affermato Lori Heinel, responsabile globale degli investimenti presso State Street Global Advisors. Con una volatilità ancora elevata, è improbabile che il prossimo movimento dei rendimenti sia unidirezionale, ha aggiunto.

Inoltre, i rendimenti più elevati non garantiscono che le azioni si comportino con calma.

Alcuni temono che i prezzi delle azioni siano già troppo alti rispetto agli utili che gli analisti si aspettano per il prossimo anno, soprattutto se confrontati con il rendimento che gli investitori possono ottenere dalle obbligazioni. Nel 2023, solo una manciata di grandi aziende tecnologiche sono state responsabili di gran parte dei guadagni dell’S&P 500, in modo simile a quando i rendimenti erano più bassi.

Tuttavia, verso la fine del 2023 si è verificato uno spostamento, con gli investitori che hanno preferito le azioni di una gamma molto più ampia di società dopo un incoraggiante rapporto sull’inflazione a novembre.

Molti si aspettano che questa tendenza continui nel 2024 poiché gli investitori cercano occasioni al di fuori del settore tecnologico.

Wylie Tollette, chief investment officer di Franklin Templeton Investment Solutions, ha affermato che il suo team ritiene che “rendimenti più elevati sollevino tutte le barche”, fornendo agli investitori un modo sicuro per guadagnare rendimenti mitigando gli eccessi azionari.

Allo stesso tempo, ha espresso ottimismo sul fatto che le azioni possano resistere alla concorrenza delle obbligazioni. Ha sottolineato sia i loro risultati che il potenziale delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale per aumentare i profitti aziendali.

“Le aziende hanno dimostrato una straordinaria resilienza nel generare una continua crescita degli utili anche a fronte di un’economia in rallentamento”, ha affermato.

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Valter Buffo