Ma che fine hanno fatto? (parte 1)

E’ stata una settimana movimentata, per i mercati finanziari globali.

La nostra analisi dei fatti più recenti la potete leggere … andando indietro nel tempo, ovvero ritornando indietro in questo stesso Blog a ciò che Recce’d scriveva uno, due, tre mesi fa.

Non ripeteremo, questa settimana, cose che nel Blog abbiamo già scritto. Questi sono momento nei quali, più che all’analisi, è necessario dedicarsi all’operatività sui portafogli.

Ci piace però sottolineare come, in pochi giorni se non in poche ore, siano del tutto spariti dalla circolazione tutti gli entusiasti. Tutti hanno dubbi, tutti si fanno domande: ma è un po’ tardi, adesso che la Borsa USA vale quanto valeva a giugno, e che la borsa in Europa vale quanto valeva al momento della Elezione di Donald J. Trump.

Ci piace anche riscontrare che si leggono, sempre più spesso, argomenti simili a quelli che sempre ispirano e guidano l’attività di gestione di portafoglio che Recce’d propone ai Clienti.

Ad esempio, come leggete qui sotto nell’immagine, Mohamed El Erian scriveva solo due giorni fa, che “mercati finanziari in salute devono essere sostenuti dai fondamentali, e non dalla liquidità della Federal Reserve”.

Ecco: questo è il punto a cui oggi si trovano i mercati finanziari globali.

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Mercati oggiValter Buffo
Italia di fine 2018 (4): quelli che hanno sempre ragione

Non vediamo alcune elemento di novità nella Lettera dalla UE: è tutto già calcolato … a parte il finale. Commenti come quello pubblicato dal Corriere della Sera nel weekend 6-7 ottobre (https://www.corriere.it/opinioni/18_ottobre_05/illusione-crescere-decreto-ab7fe5f2-c8d5-11e8-81ab-863c582a99f0.shtml?refresh_ce-cp  ) sono una collezione di affermazioni che prese ad una ad una sono condivisibili (anche se scontate), ma non ci aiutano a capire … come l’Italia sia arrivata dove si trova oggi. In altre parole: gli autori Alesina e Giavazzi dovrebbero, prima, spiegare perché l’azione dei governi “non-populisti” che rispettava il Patto di Stabilità europeo ha prodotto come reazione un Governo che apertamente lo contesta.

Forse, qualche cosa che non va benissimo c’è: e non sta nella Manovra Tria. Forse sta proprio in quel “circolo dorato” che va da Banca Intesa ad Unicredit, da ENEL ad ENI, da Telecom a Mediaset ed alla RAI, dal Corriere della Sera a Repubblica, ed anche perché no da Alesina a Giavazzi. Ovvero, in quello che a qualcuno piace chiamare “il sistema”: e che, se davvero fosse un sistema, è un sistema che da tempo non funziona e odora di stantio. Perché se oggi Alesina e Giavazzi hanno ragione a scrivere ciò che scrivono, allora significa che leggere le decine e decine di articoli a loro firma pubblicati dal Corriere della Sera negli ultimi anni è stata una perdita di tempo. Non si può avere sempre ragione, e continuare a dare lezioni, se la realtà poi ti sbatte in faccia che hai fallito nei tuoi intenti.

Tornando invece alla Finanziaria oggi in discussione, ripetiamo ancora una volta che come investitori non siamo a favore della “finanza pubblica allegra” (in Italia, e neppure negli Stati Uniti oppure in Giappone, e neppure, sia chiaro, quando viene favorita dalla BCE); al tempo stesso, la situazione attuale dell’Italia e dell’Europa ci suggerisce di valutare in modo flessibile gli avvenimenti, senza pregiudizi negativi oppure positivi, nell’interesse dei nostri Clienti.

Il commento più azzeccato, per tornare alla Legge Finanziaria 2019, a nostro giudizio lo scrive UBS il 4 ottobre scorso Italy's budget deficit projections have been revised down twice in the past twenty-four hours. The unreliable deficit projection expressed as a % of an unreliable GDP projection is now an unreliable deficit projection, expressed as a lower % of an unreliable GDP projection"

Mercati oggiValter Buffo
Le opportunità di fine 2018 (9): non ci vuole un genio

Le domande che i mercati finanziari di tutto il mondo si stanno facendo sono semplici. Talmente semplici, che non serve avere esperienza di finanza per rispondere.

Domanda che aiutano a capire, senza particolare difficoltà, quale è la grande trappola che è stata preparata per la grande parte degli investitori.

Domande che partono dagli Stati Uniti: perché è proprio dagli Stati Uniti che parte il problema.

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In questo mese di ottobre, i mercati si domandano:

  1. se è vero, che l’economia degli Stati Uniti è in uno stato di forma eccezionale (lo dice Trump, ma anche la Federal Reserve) allora perché oggi per comperare un euro servono ancora 1,1500 dollari USA, proprio come nel 2014?

  2. se è vero, che l’economia USA va così forte, con un PIL che cresce del 3% annuo e l’inflazione al 2,5% (due dati che sommati fanno il 5,5%) allora perché le obbligazioni del Tesoro rendono solo il 3%? Tutti quelli che hanno in mano i Titoli di Stato USA sono … degli idioti, che non si rendono conto che è facilissimo ottenere rendimenti più alti investendo altrove?

  3. e se invece non è vero, che l’economia USA è in una condizione eccezionale, allora che cosa ci fa la Borsa di New York ai suoi massimi di ogni tempo?

Da qui, poi, le migliaia e migliaia di pagine e di considerazioni su argomenti come la divergenza e la compiacenza. Parole che sembrano arrivare da Marte, che sembrano occuparsi di cose che non esistono, che non si vedono, che non si toccano.

Per settimane, e settimane: fino a che, poi, i rendimenti non salgono al 3,23%.

In quel momento, qualcuno inizia a domandarsi se tutto questo non sia poi … una grande fregatura. E se quello che ti consiglia di investire sui FAANG è veramente in grado di dare consulenza su argomenti come questi.

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Mercati oggiValter Buffo
Le opportunità di fine 2018 (8): basta davvero pochissimo

Basta poco: pochissimo, per fare cambiare del tutto l’umore degli investitori e degli operatori, su tutti i mercati del Mondo.

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E basta pochissimo anche per spiegarlo. Poche parole.

Pensate: basta uno 0,17%, ovvero 17 punti base, di rialzo nel rendimento dei Titoli di Stato a 10 anni emessi dal Tesoro USA, e … non si trova più, in giro, neppure un ottimista. Un aggressivo. Uno che ti dica “scommettiamo tutto sui rialzi, tanto … non succederà mai nulla”.

Invece, le cose succedono. E come dicevamo sopra, bastano poche, pochissime parole per capire quello che sta succedendo oggi. Nel caso di Recce’d, poi, parole non ne servono: perché noi ne avevamo già parlato, e scritto. Ed oggi, non troviamo nulla da aggiungere.

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Per risparmiare tempo, il nostro ma anche il vostro, ci affidiamo quindi ad una sintesi offerta stamattina da Bloomberg. Notate bene: non c’è alcuna novità, ma (come noi abbiamo scritto più e più volte) la massa si risveglia all’improvviso, senza il minimo preavviso, apre gli occhi e si rende conto della realtà in pochissimo tempo.

Leggiamo questo estratto da Bloomberg.

If there’s one thing the prophets agree on, it’s that the end will come in the bond market. Even for stocks. Prophesies of doom are everywhere. There’s billionaire investor Stan Druckenmiller, who says our “massive debt problem” will ignite a crisis. Oaktree Capital’s Howard Marks warns that public and private debt will be “ground zero when things next go wrong.” And Citadel’s Ken Griffin, who sees a binge ending badly.

Recce’d di questo vi ha informati, e messi sull’avviso, con un notevole (ed utile) anticipo. Forse TROPPO presto? Vedremo, i conti si fanno sempre alla fine.

“There are a lot of people waiting for the world to end because of this bond market,” said Brad McMillan, chief investment officer for Commonwealth Financial Network, which oversees $156 billion. “Low rates will keep going forever -- a lot of justification for high valuations is based on the assumption. That assumption is largely broken.”  To be sure, the biggest weekly decline in a month for the S&P 500 wasn’t that big -- just 1 percent. Which is testament to how hard it’s been to worry stock traders. If this episode is different, if it rises above past threats that couldn’t lay a glove on stocks -- trade wars, emerging economy implosions -- it’s because it has its root in something investors have trouble brushing aside: credit.

Any number of bond market hypotheticals are capable of terrifying stock bulls. They pertain to the startling amount of credit swirling around the U.S. economy -- and the possibility it will turn sour. The government’s budget deficit has swelled, contributing to the country’s debt load, now at $21.5 trillion. Meanwhile, corporate America has gone on a borrowing spree to take advantage of near-record low rates. Excluding financials, S&P 500 companies have more than doubled their borrowings to $5 trillion over the past decade, data compiled by Bloomberg show.

Quella che avete appena letto è una sintetica, ma efficace, descrizione di quella che noi definiamo la più grande trappola per gli investitori che si sia mai vista.

E ricordate che sui mercati finanziari i cambiamenti arrivano in modo improvviso, e senza alcun preavviso.

Should interest rates rise and growth slow, companies are bound to see to their financial soundness deteriorate. More than $1 trillion of investment grade corporate bonds could be cut in the next downgrade cycle, according to analysis this week by Morgan Stanley.  “Leverage is near all-time highs, and companies used tax reform proceeds for buybacks instead of paying down debt,” said Max Gokhman, head of asset allocation for Pacific Life Fund Advisors, which manages $40 billion. “More than triple the debt that came due in 2018 will be due each year from ’19-’21. If yields go up, there’s real concern about companies’ ability to reissue and keep their leverage.” The Merrill Lynch MOVE Index tracking Treasury volatility rose almost 20 percent this week, the biggest jump since 2015.

E osservate quanto spazio per un rialzo ulteriore della volatilità delle obbligazioni è rimasto: nel grafico sotto.

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Mercati oggiValter Buffo
Le opportunità di fine 2018 (7): guadagnare dalle (folli) divergenze

I dati, li avete sotto gli occhi: magari non in evidenza, almeno sui quotidiani e in tv. Ma almeno noi di Recce’d ve li mettiamo tutti all’attenzione.

Dai dati, potete ricavare senza fatica dove stanno oggi le opportunità. Dal rientro delle situazioni di eccesso.

Il mercato, oggi sembra spaccato e diviso, come tra due diverse fazioni di ULTRAS da stadio.

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Come leggete qui sopra, negli Stati Uniti e SOLO negli Stati Uniti gli investitori individuali, i piccoli investitori, vivono una fase di euforia che è il risultato di un male inteso “nazionalismo” di Donald J. Trump. Ed hanno quasi azzerato la componente di CASH sui loro conti titoli, per comperare azioni, senza neppure sapere con precisione perché, spinti anche da consulenti come Zacks e molti altri.

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Le banche di investimento, che hanno spinto sull’acceleratore dell’euforia per tutto il 2017 e fino a gennaio 2018, adesso però hanno paura, e tutte insieme hanno messo la marcia indietro: il tema del giorno, tra gli operatori, è la “recessione 2020”, come discuteremo anche domani mattina su SoldiOnline.it.

Valter Buffo