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La performance, i costi, e la soddisfazione del Cliente
 

Anticipiamo nuovamente la pubblicazione dei nostri Post, rispetto alla consuetudine, in ragione della possibilità di eventi inattesi durante il weekend 7-8 marzo 2020.

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Nella nostra Lettera al Cliente di oggi, 7 marzo 2020, mettiamo a confronto i risultati ottenuti fino ad oggi dai nostri Clienti con quelli dell’industria dei Fondi Comuni di investimento.

Il sito di Morningstar vi potrà aiutare a fare due conti, e fare un confronto tenendo ovviamente conto anche dei soldi che avete speso.

Un’osservazione persino banale. c’è un sacco di gente che va in giro raccontando di “quanti soldi ha guadagnato nel 2019”.

Nei numeri di Morningstar, questi guadagno non esistono. Forse, avranno visto un UFO, oppure forse credono che Batman esista davvero (come quelli dell’immagine sotto, che lo aspettavano per la serata)?

In ogni caso, contenti loro, contenti tutti.

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La capacità di aspettare
 

Anticipiamo nuovamente la pubblicazione dei nostri Post, rispetto alla consuetudine, in ragione della possibilità di eventi inattesi durante il weekend 7-8 marzo 2020.

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In un Post della settimana scorsa (tra i più importanti che Recce’d ha pubblicato in questi ultimi anni) l’amico mario Berruto ci spiegava a proposito dell’arciere che:

La freccia ci ricorda che al bersaglio ci si avvicina per scatti, momenti in cui apparentemente ci allontaniamo dall'obiettivo, altri in cui ci riallineiamo con ciò che desideriamo. Se non ci fosse la possibilità di andare fuori dalla traiettoria ideale, non ci sarebbero le condizioni per ritornarci, arrivando alla fine a colpire il centro del bersaglio.

A molti piace giocare con i soldi: Recce’d pensa che per chi ama giocare ci sono le corse all’ippodromo oppure al canodromo.

Lo abbiamo visto in particolare negli ultimi anni, quando in moltissimi hanno corso dietro all’illusione che “più nulla potesse succedere”, che “questa volta è diverso”. Mentre, al contrario, succede sempre qualcosa, come ricordava efficacemente Mario Berruto.

Ecco il segreto: il fatto che non tutto sia controllabile è uno dei valori più grandi che ho imparato dallo sport. Ci sono situazioni che non possiamo decidere se si presenteranno oppure no, ma possiamo tuttavia decidere come noi ci comporteremo, qualora si presentassero. Così deve essere anche in questo nostro complicato quotidiano: spesso siamo di fronte a situazioni che noi non abbiamo deciso, ma possiamo decidere in che modo reagire, con il dovere di non restare indifferenti e subirle.

Ricordate quelle frasi? “Abbiamo troppo cash e i soldi stanno fermi”. “Non succede mai!”. “L’anno scorso quanto ho guadagnato!”

Gestire un portafoglio è una pratica che richiede molte abilità: una di queste, importantissima, è sapere aspettare. Non adottare essere vittime del proprio stesso panico,. Mai adottare atteggiamenti arroganti: i mercati non possono essere controllati, domati, indirizzati, e al contrario un buon investitore deve sapersi adattare sempre, per tutto il tempo che sarà necessario. Come scrive perfettamente Berruto, gli eventi si presentano quando decidono loro, e non quando decidiamo noi noi.

L’investitore deve capire quando una fase sta per chiudersi ed una fase nuova sta per aprirsi.

Gestire un portafoglio titoli richiede la capacità di NON rincorre un trend, di NON partecipare alla “rincorsa dei rendimenti”, di NON credere ai miraggi, di non accontentarsi delle favole come quella che dice che esistono i supereroi invincibili. In poche parole, di non mettersi da soli in testa il cappello dello scemo del villaggio, ovvero del “greater fool” in lingua anglosassone che alla fine della catena di Sant’Antonio resta poi con il cerino in mano.

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Come si fanno i soldi nel 2020. E nel 2021, 2022, 2023 (parte 5)
 
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Anticipiamo nuovamente la pubblicazione dei nostri Post, rispetto alla consuetudine, in ragione della possibilità di eventi inattesi durante il weekend 7-8 marzo 2020.

Recce’d ha illustrato in numerose occasioni i grandi spazi di guadagno oggi presenti sui mercati. In estrema sintesi, li avete visti ed in più di una occasione rappresentati nel grafico qui sotto.

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Poi, che cosa è successo? La situazione è cambiata. Senza preavviso e grazie ad un innesco dettato dal caso, si è avviato il ricongiungimento tra fantasia e realtà, proprio come Recce’d aveva anticipato. Lo vedrete confrontando il primo grafico del Post ed il grafico che segue.

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Un professionista della gestione di portafoglio considera questi fatti il passato. E quindi già da qualche giorno si occupa soltanto del futuro: ovvero, di quello che succederà DOPO il ricongiungimento.

Se invece volte ancora approfondire sul passato, e sul tema del ricongiungimento, eccovi allora offerto alla lettura quello che tra le centinaia che abbiamo ricevuto nell’ultima settimana è sicuramente il commento più significativo, del capo strategista di Alliance Bernstein.

Come vedete, si tratta di cose che possono essere spiegate con parole semplicissime, e che tutti conoscevano, prima di tutto voi, i lettori di Recce’d. E tenete ogni giorno a mente ciò che scriveva Bloomberg il 31 gennaio (nell’immagine che chiude il nostro Post).

Uncertainty surrounding the global economic and financial implications of the fast spreading coronavirus was the catalyst for last week’s sharp drop in the US equity market. Yet, the speed and the scale of the decline were also influenced by how far finance had separated from the economy.

Stock Market’s Sharp Drop

Last weeks’ sharp decline in the equity market was both historic and unusual. In a span of 5 trading days, the S&P 500 index dropped 11.5%, one of the largest single week declines on record. And what is also unusual about last week’s decline was that there was no “hard” evidence of any disruption or decline in the domestic economy.

Yet, to be fair equity investors were reacting to a growing number of companies that have indicated Q1 earnings will fall below their initial guidance due to weakness in overseas economies (especially China) as well as the disruption to global travel and supply chains.

To illustrate how substantial last week’s plunge in the equity market was it nearly matched the 11.6% decline in the S&P 500 index for the first week of trading that followed the horrific events of 9/11. Now that comparison by no means is trying to compare the financial fears of last week with the horrific tragedy of 9/11. 9/11 stands alone in American history as one of the most tragic events ever, as it changed a city and a nation far beyond what any of the numbers say.

Yet, the comparison was offered only to suggest that given the speed and scale of the decline other factors beyond the coronavirus could have played a large role as well.

One possible explanations could be how far finance (equity markets) had separated from the real economy, as well as how monetary policy in recent years has made investors rely on cheap money and forget about the risks of equity investing.

Here are a few examples.

Finance vs. Economy

First, operating profits for US companies have not increased for 5 consecutive years, and yet the S&P 500 had climbed over 60% during that period.

Also, the market value of domestic companies to nominal GDP - a ratio that is often used to determine if the equity market is undervalued or overvalued relative to a historic average - stood at an estimated 1.85x at the end of 2019, matching the record high of 2000.

The run-up in equity prices and valuations over the past several years was fueled by easy money, along with the promise of low rates for the foreseeable future. As such, investors viewed stocks as low risks, with many professional investment advisors going as far as arguing that they “didn’t see any alternatives to stocks”.

Second, coronavirus puts “risk” back into investing, something that has been absent in recent years as policymakers have responded to every “illness” or setback in the markets with the promise of support. Also, the new “risk” factor (coronavirus) has an uncertain life and unquantifiable consequences, and cannot be “cured” by more easy money.

Third, the fast run-up in equity prices for so many companies, even for those continuing to report operating losses, forced equity analysts to keep raising their price target to stay relevant, or come up with new ideas or ways to justify higher valuations.

One analyst came up with a new idea on how to value Tesla, a manufacturer of electric cars. The analyst offered various scenarios. The base case price target called for nearly a 40% price drop from the stock’s current price (“reflecting an unfavorable risk-reward skew”), whereas the bull case price target was 50% higher, based on 2030volume and operating margin.

Tesla went public in 2010 and has yet to have one profitable year. Nonetheless, in early February Tesla stock price hit a record $969, a fourfold increase since October - just one example of how finance became separated from current economic conditions. At the end of February Tesla’s share price stood at $668.

Where Do We Go From Here?

Missteps in policy decisions created a large gap between finance and the economy. Fed’s policies of low rates ended up inflating finance over economy much more so that it had in success of hitting its price stability target. The fact that a market correction occurred was not a surprise, but the catalyst was.

It would be wise for policymakers to let the re-balancing between finance and the economy run its course, and also let the financial system re-price risk in a natural way. Yet, “politics” may force the Fed to play a role not well suited for traditional monetary policy.

Investors must stay focused on the behavior response of consumers and business to the plunge in equity prices and coronavirus. Each of the past two recessions were caused by a sharp plunge in asset prices, so the loss of household wealth and liquidity does raise the odds of a bad outcome. Consumer confidence for now may be shaken more by the speed of the decline than the scale.

Coronavirus has the potential to be even more disruptive. That’s because all of the unknowns about the new virus could compel people and business to become idle, and when the flow of business activity slows or stops so does profits (and soon jobs) in a number of industries.

Perhaps the biggest worry nowadays is that businesses are operating with a record debt load. Even though borrowing costs are exceptionally low, businesses still need to generate revenue to pay its debt obligations (as well as its’ workers). Small businesses might be the most vulnerable since they don’t have financial resources of large firms, and few, if any, could survive a few weeks of little or no sales. More than one-third of small firms are already burdened with high debt according to the Small Business Credit Survey conducted by the Federal Reserve Banks in 2019.

With the global coronavirus situation still fluid investors should be prepared for more disruption to business with the "big" risk that the disruptions spillover to the labor markets, if not lead to a number of corporate debt downgrades and a rise in business bankruptcies at some point. 

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Coronavirus ed altri virus (parte 9)
 

Anticipiamo nuovamente la pubblicazione dei nostri Post, rispetto alla consuetudine, in ragione della possibilità di eventi inattesi durante il weekend 7-8 marzo 2020.

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Diceva quel tale: a tirare troppo una corda, la si spezza.

Diceva quell’altro: all’epidemia di coronavirus seguirà una fase di recupero “a V” come per la SARS del 2003, ed alla fine saremo ancora più in alto di prima con l’indice S&P 500 (e tutti gli altri, naturalmente).

E come si può fare? chiedeva un terzo soggetto?

Beh semplice, gli si rispondeva. Le banche Centrali possono tagliare i tassi di interesse ufficiali di 3 o 4 punti percentuali.

Ma poi, ripensandoci, diceva: Ah no, no, non possono. I tassi stanno già sotto zero!

Per poi riprendersi subito, e comunicare a tutti che il problema è risolto. I Governi possono aumentare il deficit pubblico di 4-5 punti percentuali.

Per poi correggersi di nuovo: Ah no, no: il deficit lo abbiamo aumentato proprio negli ultimi anni, e proprio quando l’economia faceva boom. Adesso, non c’è più lo spazio.

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Ma subito, ritorna l’ottimismo e la fiducia. Trovato, dice quel tale, le Banche Centrali possono usare il bazooka! fare il QE.

Ma pure qui arriva subito la delusione: Ah no, che stupido! Le Banche Centrali stanno già facendo il QE da mesi, anzi da anni, e pure quando l’economia stava crescendo.

Il primo tizio allora ripete: a tirare troppo la corsa, poi la si spezza. E tutti si trovano d’accordo sul fatto che fa comodo dare la colpa al coronavirus.

Ma rivedendo tutta la questione, ci monta il dubbio che il coronavirus COVID - 19 non sia la sola pandemia in atto, e che ci siano altri batteri che circolano da troppi anni, e dei quali il Mondo dovrebbe curarsi, magari estirpandoli anche se con dolore. Dubbio inquietante.

Proviamo a scacciare i dubbi e rilassarci, mettendoci distesi sul divano a rivedere un buon vecchio film, ad esempio Trading Places (in italiano faceva più o meno Una poltrona per due), quello che danno ogni Natale … sì, proprio quello del succo d’arancia, quello di “Siamo rovinato Mortimer”-

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Amuchina e mascherine (parte 2)
 
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Anticipiamo nuovamente la pubblicazione dei nostri Post, rispetto alla consuetudine, in ragione della possibilità di eventi inattesi durante il weekend 7-8 marzo 2020.

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La storia dell’umanità è fatta anche di eventi tragici come guerre, calamità naturali e recessioni.

Questi eventi tragici hanno avuto da sempre, risvolti positivi: hanno contribuito all’evoluzione della nostra specie.

In economia, le recessioni sono da sempre un modo rapido per eliminare dalla circolazione i vecchi arnesi, le sacche di inefficienza, gli zombie che camminano, e permettere in questo modo ad un’economia che si è incartata di tornare felicemente a galoppare.

Il settore della finanza e dei servizi del risparmio ne ha disperatamente bisogno: e tutti noi, dal primo all’ultimo, dobbiamo augurarci che i dolori di questi giorni servano a fare una profonda ed eventualmente dolorosa pulizia. Per poi riprendere la strada di una crescita, ma questa volta eliminando le infezioni, e prima fra tutte il conflitto di interesse.

Come abbiamo già scritto la settimana scorsa, purtroppo si dovrà assistere a nuove scende di scatoloni che escono dagli uffici, come fu per Lehman Brothers. Purtroppo, gli stessi Clienti dovranno accettare la dura lezione dei fatti. Purtroppo, si rivedranno le lacrime dei Clienti come nel caso di Bernie Madoff.

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Purtroppo, ma è inevitabile: sono gli stessi Clienti ad avere contribuito, in modo attivo e con le proprie scelte, a determinare la situazione che oggi tutti avete davanti agli occhi. Auguriamoci tutti che la lezione sia bruciante, in modo che almeno questa volta non venga dimenticata così in fretta.

E che la pulizia del settore questa volta sia profonda. tanto da cancellare per sempre quel conflitto di interesse che è la base (unica e sola) del sistema distorto di servizio ai risparmiatori che ha prodotto questi danni.