Detox: Hook. Appesi al gancio.
 

Qui sotto, potete vedere tre immagini: che sono le medesime immagini che aprivano sette giorni fa, il Post precedente a questo.

Siete sorpresi? Per quale ragione utilizziamo oggi immagini, e quindi dati, vecchi di una settimana?

Perché questi tre indici, i più importanti del Pianeta, e quelli a cui guardano gli investitori di tutto il Mondo, nella settimana appena conclusa sono rimasti immobili.

Il Dow Jones Industrial di New York infatti ha chiuso venerdì sera a 41294 punti, il Titolo di Stato (Treasury) a 10 anni al 4,39%, ed infine l’indice delle Borse europee a 438 punti.

La pausa che Recce’d vi aveva anticipato un mese fa è fotografata da questi numeri.

Nel frattempo, è ritornato il tema “tariffe” ad occupare spazio sui social e sulle prime pagine dei quotidiani. Ma (vi anticipiamo oggi) si tratta solo di un diversivo: non ci saranno risultati di sostanza, nell’incontro Cina - USA in corso durante il weekend.

Sono tornate le notizie sulle tariffe, ma non sono tornate soltanto le tariffe.

E’ ritornata anche la vecchia consuetudine del Presidente Trump, che tutti avevamo già conosciuto e sperimentato nel precedente quadriennio 2017 - 2020.

La sua insistenza nel “pompare” al rialzo la Borsa attraverso i messaggi sui social.

Almeno per ciò che riguarda l’ultima settimana, però, NON hanno funzionato.

Forse, anzi con ogni probabilità, per il fatto che persino nei suoi messaggi social il Presidente Trump è costretto ad accettare, alla fine, la realtà. Come leggete sotto.


Quello che resta, alla fine dei proclami e degli annunci, è infatti la realtà: la realtà vince sempre, sui mercati e persino (nonostante le resistenze evidenti) sui media.

La realtà prevale sempre: ed è la realtà che si impone, anche sulla volontà del Presidente degli Stati Uniti.

Il quale, nonostante le manovre di distrazione di massa, alla fine è costretto a riconoscere di avere un unico, grande problema.

Questo è il problema che ha costretto Trump alla marcia indietro su tutti i fronti. Questo è il fattore che determina: anche i rendimenti dei vostri portafogli.

Ed è proprio questo, che spiega la pausa sui mercati finanziari internazionali che state vedendo. Da qui arriva la prossima mossa: leggete bene i due tweet di Trump qui sopra.

Ritorniamo così a Detox: il solo tema di investimento di questo 2025.

Non ne parla soltanto Recce’d. E ve lo dimostriamo subito: leggiamo insieme le dichiarazione rilasciate questa settimana da Robert Perli, che alla Federal Reserve opera come capo-gestore (è il responsabile del portafoglio titoli della stessa Federal Reserve).

L'improvvisa chiusura di una popolare operazione (di quelle legate all’"effetto-Trump") sul mercato dei Treasury ha probabilmente alimentato le turbolenze di aprile, afferma il gestore del portafoglio titoli della Fed.

Una massiccia scommessa obbligazionaria si è ritorta contro di lui ad aprile, e un alto funzionario della Federal Reserve ora afferma che probabilmente ha innescato il maggiore picco dei rendimenti dei Treasury a lunga scadenza dal 1987.

Roberto Perli, che gestisce il portafoglio titoli della Fed di circa 6.000 miliardi di dollari, ha dichiarato venerdì che l'improvvisa chiusura di una popolare operazione nota come operazione swap-spread ha probabilmente esacerbato la crisi di liquidità di aprile sui Treasury.

Le turbolenze sono iniziate dopo che il presidente Donald Trump ha annunciato nuovi dazi drastici il 2 aprile. Inizialmente, gli investitori si sono precipitati sul debito pubblico statunitense in una "classica fuga verso la sicurezza". Ma pochi giorni dopo, i rendimenti dei Treasury a lunga scadenza hanno subito una brusca inversione di tendenza; Il rendimento a 30 anni BX:TMUBMUSD30Y è salito di quasi 50 punti base in una settimana, il balzo più grande dal 1987.

"Un fattore che sembra aver contribuito a questo andamento insolito è la chiusura della cosiddetta operazione swap-spread", ha affermato Perli, responsabile del System Open Market Account della Fed di New York, in un discorso di venerdì.

Perli ha anche sottolineato le segnalazioni di investitori con leva finanziaria colti di sorpresa da movimenti improvvisi nel mercato dei titoli del Tesoro.

Gli investitori si sono riversati nella negoziazione swap-spread all'inizio del 2025 nella speranza di una manna dal cielo qualora Trump avesse inaugurato la deregolamentazione promessa, soprattutto per il settore bancario.

Quella negoziazione si è ritorta contro di loro ad aprile, esacerbando il caos nel mercato dei titoli del Tesoro, che vale quasi 29 trilioni di dollari, come spiegato da MarketWatch il mese scorso, nonostante le diffuse segnalazioni all'epoca secondo cui la classica "operazione di base" del mercato dei titoli del Tesoro fosse parte del problema. Nel suo intervento di venerdì a una conferenza della Fed a Washington, Perli ha affermato che non vi erano "prove" di una riduzione di quella base di scambio.

Perli ha invece sottolineato le notizie secondo cui "molti investitori con leva finanziaria erano posizionati per beneficiare di una diminuzione dei rendimenti dei titoli del Tesoro a più lunga scadenza rispetto agli swap sui tassi di interesse a scadenza equivalente, in parte a causa dell'aspettativa di un allentamento della regolamentazione bancaria che avrebbe rafforzato la domanda di titoli del Tesoro da parte delle banche".

Ha inoltre spiegato che gli investitori "stavano scommettendo direzionalmente che gli spread sugli swap sarebbero aumentati", ma, come riportato da MarketWatch, ciò non si è verificato.

Trump ha sottolineato un mercato obbligazionario "inquieto" quando ha bruscamente sospeso per 90 giorni i dazi del 2 aprile per la maggior parte dei partner commerciali statunitensi, ad eccezione della Cina.

Venerdì, Perli ha anche affermato che la Fed aprirà presto uno strumento di liquidità chiave, noto come "standing repo facility", utilizzabile al mattino, in aggiunta alle operazioni pomeridiane già esistenti. "Il deterioramento della liquidità del mercato dei titoli del Tesoro è stato reale e significativo", ha osservato.

Le dichiarazioni di Perli hanno fatto molto “rumore”, e sono state riprese da tutti gli organi di stampa specializzato. Ne hanno discusso tutti gli operatori di tutti i mercati finanziari.

NEW YORK (Reuters) - Un funzionario responsabile dell'attuazione della politica monetaria della Federal Reserve ha dichiarato venerdì che i mercati hanno gestito bene il forte stress del mese scorso, mentre la banca centrale si sta muovendo verso il potenziamento di uno strumento chiave per la liquidità.

"Sebbene la liquidità sui mercati cash dei titoli del Tesoro sia diventata tesa all'inizio di aprile, questi mercati hanno continuato a funzionare, in parte grazie alla resilienza della liquidità di finanziamento nel mercato dei pronti contro termine dei titoli del Tesoro", ha affermato Roberto Perli, responsabile del System Open Market Account della Fed, nel testo di un discorso preparato per una conferenza tenuta dalla banca centrale a Washington.

Sebbene i mercati abbiano gestito bene questo periodo di stress seguito all'annuncio da parte dell'amministrazione Trump di ingenti dazi commerciali sulla maggior parte delle nazioni del mondo, Perli ha affermato che l'esperienza ha ribadito la necessità per la banca centrale di approfondire ulteriormente le modalità per fornire rapidamente liquidità ai mercati.

A tal fine, in risposta al feedback della comunità finanziaria, Perli ha affermato che le operazioni di Standing Repo Facility, o SRF, saranno disponibili sia al mattino che al pomeriggio in un "futuro non troppo lontano". Ha osservato: "Queste aste con regolamento anticipato, combinate con le attuali aste pomeridiane, aumenteranno l'efficacia dello SRF come strumento per l'attuazione della politica monetaria e il funzionamento del mercato".

Lo SRF consente alle imprese idonee di convertire rapidamente i titoli del Tesoro in liquidità presso la Fed ed è progettato per aiutare a gestire il fabbisogno di liquidità del mercato.

È rimasto in gran parte inattivo da quando è stato lanciato al di fuori di una nicchia di utilizzo lo scorso anno e non è stato sfruttato in alcuna misura durante la volatilità del mercato all'inizio del mese scorso. La Fed ha già offerto operazioni SRF anticipate verso la fine del trimestre e renderle un'opzione regolare è in linea con le aspettative del mercato.

Nonostante le turbolenze del mercato del mese scorso, la Fed non è intervenuta a sostegno dei mercati. Il mese scorso, il presidente della Fed Jerome Powell ha affermato che la natura ordinata delle contrattazioni, nonostante la volatilità, rendeva superfluo qualsiasi intervento, e ha aggiunto che sarebbe stato un obiettivo ambizioso per la banca centrale intervenire per aiutare i mercati.

Leggiamo adesso un terzo resoconto, che mette in evidenza un aspetto rilevante della questione.

Non ci sono "prove" di una liquidazione della transazione sulla base (“basis trade”, ha affermato Roberto Perli, responsabile del System Open Market Account (SOMA) della Fed di New York, in un lungo discorso tenuto oggi sugli eventi del mercato dei Treasury tra fine marzo e metà aprile che hanno causato tanta costernazione.

Ha stimato il valore nozionale della transazione sulla base a circa 1.000 miliardi di dollari. Ha affermato:

"Un fattore che potrebbe portare a una rapida liquidazione della transazione sulla base è la sostanziale volatilità dei tassi repo o un aumento persistente dei tassi repo, che a sua volta potrebbe aumentare il costo di finanziamento della posizione e quindi renderla non redditizia.

"Ma questo, in generale, non si è verificato ad aprile, poiché i tassi repo erano abbastanza stabili e gli operatori sono rimasti disposti e in grado di intermediare. Di conseguenza, secondo le stime del personale del Desk, la base è rimasta relativamente stabile.

"Questo è in netto contrasto con marzo 2020, quando la base è balzata di circa 100 punti base e la liquidazione delle negoziazioni sulla base ha probabilmente contribuito in modo significativo alla forte dislocazione nel mercato dei Treasury che abbiamo osservato in quel momento."

Ma la "cosiddetta negoziazione degli spread swap" ha creato confusione, poiché il rendimento a 10 anni è tornato a salire all'inizio di aprile, esacerbando il picco del rendimento. Perli ha affermato:

"A quanto pare, molti investitori con leva finanziaria erano posizionati per beneficiare di una diminuzione dei rendimenti dei Treasury a più lunga scadenza rispetto agli swap sui tassi di interesse a scadenza equivalente, in parte a causa dell'aspettativa di un allentamento della regolamentazione bancaria che avrebbe rafforzato la domanda bancaria di Treasury.

Poiché gli spread swap sono definiti come il tasso swap meno il rendimento dei Treasury, gli investitori con leva finanziaria stavano scommettendo direzionalmente che gli spread swap sarebbero aumentati.

"Tuttavia, sulla scia dell'annuncio dei dazi, gli spread swap hanno iniziato a diminuire, rendendo le negoziazioni sugli spread swap sempre meno redditizie.

"Poiché questa operazione è solitamente caratterizzata da un elevato indebitamento, una gestione prudente del rischio ha imposto che l'operazione venisse rapidamente sciolta, cosa che sembra essere avvenuta. La smobilizzazione ha comportato la vendita di titoli del Tesoro a lungo termine, il che ha probabilmente esacerbato l'aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine."

Risulta evidente che queste parole sono di una certa complessità: eppure, per tutti noi e tutti voi, e per tutti quelli che in portafoglio hanno Btp e Bund, ma pure azioni europee ed americane, e pure dollari USA ed euro, e pure oro e petrolio, hanno una decisiva importanza in questo momento.

Per aiutare voi lettori ad arrivare ad una perfetta comprensione, quindi, adesso vi proponiamo in lettura un articolo esplicativo.

Nel giugno del 1979, un broker disperato di nome John F Eckstein III si rivolse alla Salomon Brothers con una proposta. "Ho ottenuto un'ottima posizione, ma non posso rimanerci dentro", implorò Eckstein ai trader Salomon riuniti, secondo il libro di Roger Lowenstein, When Genius Failed. "Che ne dite di comprarmi?" L'omonima società di Eckstein era specializzata in un settore allora nuovo: i futures finanziari, contratti derivati ​​legati al prezzo e alla consegna di titoli piuttosto che a materie prime come petrolio o succo d'arancia. Nel 1979 questi esistevano solo da pochi anni, ed Eckstein aveva notato un curioso problema: la loro novità significava che i futures sui titoli del Tesoro erano molto più economici dei titoli del Tesoro che si dovevano consegnare alla scadenza del contratto. Eckstein poteva quindi acquistare i futures, scommettere contro le obbligazioni e intascare un rendimento quasi privo di rischi poiché la "base" – il termine per la differenza di prezzo tra un titolo finanziario e il suo derivato – tra i due inevitabilmente convergeva. Dopotutto, il future sul Tesoro diventava di fatto un buono del Tesoro alla scadenza. Inoltre, poiché i titoli in questione erano così sicuri, poteva anche prendere in prestito molto denaro per costruire posizioni importanti.

Il problema, come Eckstein scoprì con suo disappunto quell'estate, era che le sue controparti avrebbero richiesto maggiori garanzie se i prezzi avessero divergenza anziché convergere, anche se solo temporaneamente. Non riuscendo a sborsare denaro, fu costretto a chiedere a Salomon di ritirare l'operazione dalle sue mani, altrimenti JF Eckstein & Co. rischiava il fallimento. Fortunatamente, un giovane trader di successo di Salomon di nome John Meriwether colse l'opportunità. Si rivelò un percorso accidentato, ma fece guadagnare milioni a Salomon e Meriwether fu poco dopo nominato socio. Quando Meriwether fondò il suo hedge fund nel 1994 – l'ormai famigerato Long Term Capital Management – ​​industrializzò questa "operazione di base" sui titoli del Tesoro. Ma a quel punto la strategia si era trasformata in qualcosa di più vicino alla sua incarnazione moderna.

La crescita di queste strategie di hedge fund con leva finanziaria – come le cosiddette "operazioni di base" o "operazioni di swap spread" – rappresenti uno sviluppo rischioso per il mercato dei titoli di Stato statunitensi, che storicamente funge da rifugio sicuro per la finanza globale e influenza il prezzo di praticamente ogni altro titolo sul pianeta. Le recenti turbolenze sono state in parte il risultato di queste strategie di hedge fund.

Ma gli stessi investitori sono acquirenti sempre più importanti di titoli di Stato statunitensi. E la loro importanza è destinata ad aumentare se gli investitori stranieri si ritireranno dal mercato dei titoli del Tesoro, come prevedono molti analisti e gestori di fondi.

Noi di Recce’d questa settimana abbiamo scelto un argomento tecnico e complesso, per il nuovo Post: e certo non allo scopo di confondere, o peggio di mettere in difficoltà, il nostro lettore.

Ma se voi vi limitate a leggere i titoli sui Risiko bancario, oppure gli articoli sulle tariffe, oppure (se ne scrivono ancora) gli articoli sul tema “AI” e le notizie sul petrolio, allora siete destinati a non comprendere mai che cosa fa muovere, su e poi giù, i valori nei vostri portafogli titoli, i vostri Fondi Comuni di Investimento, la vostra GPM ed il valore delle vostre polizze vita.

E non è una bella cosa, stare lì a guardare lo spettacolo ma non riuscire a capire neppure una parola: come assistere ad uno spettacolo teatrale recitato in una lingua di cui non sapete nulla, magari il finlandese oppure la lingua kazaca.

Purtroppo, come Recce’d da sempre vi ripete, investire NON è facile: richiede comunque attenzione, concentrazione, competenza ed intuito. E poi, la capacità di selezionare un consulente, che vi affianchi con competenza, professionalità ed esperienza.

Chiudiamo il lavoro di oggi con le conclusioni, che affidiamo al nostro amico Robin Wigglesworth del Financial Times, che riassume l’argomento e spiega in modo chiaro che la questione rimane aperta, rimane sul tavolo, rimane nei pensieri di tutti gli investitori del Mondo.

Anche questo articolo è tecnico, complesso, di difficile lettura.

Ma così è anche il mercato finanziario. Così è la vita, si potrebbe dire.

Come già detto: il tema è tecnico, ma per voi e per noi è essenziale. Merita il vostro tempo e merita la vostra concentrazione. Noi siamo a vostra disposizione, se siete interessati a discuterne ed a comprendere fino in fondo ciò che accade intorno a voi. Riprenderemo questo argomento in un prossimo Post con maggiori dettagli.

Quanto è stata grave la turbolenza del mercato dei titoli del Tesoro il mese scorso? È stata "reale e significativa" e "inquietante", ma non è stata caotica o addirittura "eccezionale", grazie soprattutto alla straordinaria tenuta dei mercati finanziari. Questa è la conclusione di Roberto Perli, responsabile del System Open Market Account della Federal Reserve di New York, che ha tenuto oggi un interessante discorso sull'argomento. Un avvertimento.

Inizialmente doveva essere una breve sintesi di un discorso su un argomento di attualità, ma presto è diventato un vero e proprio capolavoro.

Se cose come IORB, MMF, ON RRP e SRF vi fanno venire voglia di autolesionismo, allora andatevene e godetevi il weekend. Ma questa è una questione piuttosto importante - e interessante! - quindi speriamo che restiate. Come avrete letto qui e altrove, i titoli del Tesoro hanno avuto un andamento un po' strano il mese scorso, affondando insieme a tutto il resto. A nessuno piace. Dopotutto, i titoli del Tesoro dovrebbero essere il miglior rifugio al mondo quando tutto il resto sembra andare male. Tuttavia, come ha osservato Perli, nonostante il brusco deterioramento della liquidità del mercato obbligazionario statunitense a metà aprile, esso ha continuato a funzionare. Questo è in netto contrasto con quanto visto a marzo 2020, quando il mercato dei titoli del Tesoro si è quasi completamente bloccato.

Ciò è ovviamente dovuto in gran parte al fatto che il Covid-19 ha rappresentato uno shock economico e finanziario ben più grave del "giorno della liberazione" del presidente Donald Trump. Ma è anche dovuto, secondo Perli, al fatto che "la liquidità di finanziamento è rimasta abbondante": . . . Sebbene la liquidità sui mercati cash dei titoli del Tesoro sia diventata tesa all'inizio di aprile, tali mercati hanno continuato a funzionare, in parte grazie alla resilienza della liquidità di finanziamento nel mercato dei pronti contro termine sui titoli del Tesoro. Tale resilienza, anche in un contesto di elevata volatilità dei rendimenti, ha probabilmente impedito la liquidazione di alcune operazioni relative value a breve termine, che avrebbe esacerbato le dislocazioni del mercato. E la resilienza della liquidità di finanziamento è stata probabilmente favorita dal robusto quadro di controllo dei tassi messo in atto dalla Federal Reserve.

Ad esempio, sebbene Perli ritenga che la liquidazione degli spread swap abbia avuto un impatto significativo sui Treasury, sostiene che l'ormai famigerato basis trade sia stato il cane che non ha abbaiato. Sebbene il basis trade dei Treasury si attestasse a circa 1.000 miliardi di dollari alla fine di marzo 2025 – molto più elevato rispetto a quando causò la strage nel marzo 2020 – questa volta non si è verificata una liquidazione forzata massiccia perché i mercati dei pronti contro termine sono rimasti calmi: un fattore che potrebbe portare a una rapida liquidazione del basis trade è la sostanziale volatilità dei tassi repo o un loro persistente aumento, che a sua volta potrebbe aumentare il costo del finanziamento della posizione e quindi renderla non redditizia. Ma questo, in generale, non si è verificato ad aprile, poiché i tassi repo erano abbastanza stabili e gli operatori sono rimasti disposti e in grado di intermediare.

Di conseguenza, secondo le stime del personale del Desk, la base è rimasta relativamente stabile. Ciò è in netto contrasto con marzo 2020, quando la base è balzata di circa 100 punti base e la liquidazione delle operazioni sulle basi ha probabilmente contribuito in modo significativo alla brusca dislocazione nel mercato dei Treasury che abbiamo osservato in quel periodo.

Qui vogliamo entrare nel dettaglio, perché il pendolo si è probabilmente allontanato troppo dall'attribuire alla base la responsabilità di ogni male che affligge i mercati, per esonerarla completamente da qualsiasi responsabilità. Il fatto che i mercati dei pronti contro termine siano stati resilienti e che la base tra i Treasury cash e i futures sui Treasury sia rimasta ragionevolmente stabile non significa necessariamente che almeno alcuni hedge fund non abbiano ridotto le loro operazioni sulle basi quando la volatilità è aumentata.

Conosciamo almeno un hedge fund che è praticamente uscito dalla posizione all'inizio di aprile e ha ricevuto sufficienti informazioni da prime dealer e trader buyside per concludere che si stava effettivamente verificando una liquidazione consistente delle operazioni sulle basi. È stata semplicemente controllata e ordinata.

In ogni caso, Perli sottolinea giustamente che questo dimostra quanto siano vitali i mercati dei finanziamenti a breve termine per il mercato dei titoli di Stato statunitensi, a causa della crescente importanza delle strategie degli hedge fund ad alta leva finanziaria.

Quando la liquidità dei finanziamenti rimane stabile, come è accaduto all'inizio di aprile, è meno probabile che un deterioramento della liquidità di mercato si trasformi in una disfunzione del mercato. Questo perché i partecipanti al mercato possono ancora finanziare le loro transazioni e l'arbitraggio non si interrompe. In altre parole, grazie alla diffusa presenza di investitori con leva finanziaria nel mercato dei titoli del Tesoro, la liquidità dei finanziamenti rafforza la liquidità del mercato.

Cosa significa tutto questo? Beh, gli strumenti della Federal Reserve per influenzare i mercati monetari sono ancora più importanti oggigiorno. O, come dice Perli: è più probabile che la liquidità dei finanziamenti rimanga abbondante se i tassi del mercato monetario non sono troppo volatili, il che, a sua volta, dipende dalla disponibilità e dall'efficacia degli strumenti di attuazione della politica monetaria per garantire il controllo dei tassi nell'ambito dell'ampio quadro di riserve della Federal Reserve. Uno di questi strumenti è la overnight reverse repo facility, o ON RRP per gli amici. L'ON RRP consente ai fondi del mercato monetario e ad altri importanti operatori del mercato dei finanziamenti a breve termine di depositare denaro presso la Fed. Si tratta (insieme agli interessi sui saldi di riserva) di uno dei principali strumenti utilizzati per controllare i tassi di interesse nell'era delle riserve abbondanti.

Ma il principale strumento di cui Perli ha parlato oggi è uno più recente, denominato Standing Repo Facility. Si tratta di un programma permanente e potente che consente alle banche di utilizzare titoli del Tesoro e debito delle agenzie come garanzia per prestiti a breve termine, ed è stato introdotto dopo una grande crisi dei repo nel 2019. Sebbene il prezzo sia leggermente superiore a quello fissato dalla Fed per i tassi di interesse, è meno stigmatizzato rispetto all'utilizzo dello sportello di sconto. E poiché le banche possono utilizzare lo sportello anche per conto dei clienti, come i fondi del mercato monetario, è un ottimo modo per attenuare le pressioni sul mercato dei repo. Il team di Perli ora vuole rafforzare l'SRF per garantire che possa continuare a garantire il buon comportamento dei mercati dei finanziamenti.

A marzo, la Fed di New York ha iniziato a testare i regolamenti anticipati del mattino, in aggiunta a quelli pomeridiani già esistenti, e questi sembrano aver avuto successo: la nostra analisi di mercato successiva alla fine del trimestre di marzo ha rivelato che i primary dealer considerano le operazioni SRF con regolamento anticipato un miglioramento che aumenta la probabilità che l'SRF venga utilizzato quando economicamente conveniente. Ciò è particolarmente vero per i primary dealer non affiliati a banche statunitensi, sebbene questo gruppo sia relativamente piccolo e rappresenti solo circa un decimo dei prestiti repo dei primary dealer. I dealer hanno inoltre segnalato che il regolamento anticipato riduce i tassi soglia, ovvero il tasso eccedente il tasso SRF che sono disposti a pagare sul mercato prima di scegliere di accedere all'SRF. Si tratta di feedback incoraggianti.

Sulla base di ciò, il Desk prevede di integrare le aste SRF con regolamento anticipato nel normale programma giornaliero SRF, in un futuro non troppo lontano. Queste aste con regolamento anticipato, combinate con le attuali aste pomeridiane, aumenteranno l'efficacia dell'SRF come strumento per l'attuazione della politica monetaria e il funzionamento del mercato.

Tutto questo è ottimo, ma a dire il vero non si può essere del tutto rassicurati dal fatto che la salute del mercato più grande e sistemico del mondo dipenda sempre più da condizioni di finanziamento a breve termine, vista la volubilità dei mercati monetari.

Valter Buffo
Detox on hold. Dopo la pausa, arriva un movimento brutale
 

This moment of markets suggests we are on hold. Therefore, the next market move will be dramatic.


L’investitore deve avere in mente oggi, grandi cambiamenti.

Cambiamenti epocali: sia nei livelli dei mercati, sia nelle istituzioni che governano i mercati e le economie.

Ed è tempo di scelte drastiche anche sui portafogli titoli, ma soprattutto sul modo di investire.

Sta cambiando un’epoca. E nella Nuova Era che è perdente è chi rimane agganciato a vecchi modi di pensare, di valutare e di investire.

Ve lo ha spiegato, proprio ieri, anche il Presidente degli Stati Uniti.

In effetti, leggiamo e rileggiamo, ogni giorno (sia sui social, sia in altre sedi, ben più autorevoli e riconosciute, di ogni Continente, come autorevoli quotidiani, settimanali, media e documenti di banche internazionali, cose delle quali chi segue il nostro Blog è informato. Da un anno, due anni, tre anni, quattro anni, e anche cinque.

Vi facciamo qui di seguito un elenco, ultra-sintetico, dei temi più forti, che oggi ricorrono nelle analisi e nelle valutazioni.

Temi che, per conseguenza, orienteranno i rendimenti dei mercati e degli asset finanziari per un anno, duie anni, forse tre anni, magari quattro, e forse cinque anni.

Noi, pensiamo cinque.

Ecco quindi l’elenco dei maggiori temi di mercato del 2025:

  1. gli anno Settanta si ripresentano (con caratteristiche diverse ma esisti molto simili)

  2. la stagflazione è il solo scenario rimasto

  3. la crisi del debito è già iniziata

  4. la Banca Centrale è fuori da tutti i giochi

Come vedete, le tariffe, nell’elenco, non ci sono. Avranno un effetto passeggero. E non cambieranno nulla, zero, per il rendimento dei nostri portafogli modello e anche dei vostri portafogli “vecchio stile”.

Ve lo spiegano anche i dati economici di questa settimana, ed in particolare il dato di ieri per l’occupazione (nettamente meglio del previsto, come leggete sotto). E poi, ve lo spiegherà, di nuovo, anche la Federal Reserve mercoledì prossimo (visti proprio i dati di questa ultima settimana).

Per dimostrarvi che i temi decisivi del 2025 sono proprio quelli del nostro elenco che avete appena letto, noi adesso vi proponiamo in lettura una selezione di quattro diversi contributi (da Recce’d selezionati tra mille), che vi testimonieranno che ciò che oggi domina la scena finanziaria internazionale sono i quattro temi che Recce’d vi ha indicato nell’elenco.

Si doveva arrivare qui, proprio a questo punto: noi, ovviamente, con i nostri Clienti ci siamo arrivati in perfette condizioni.

Voi invece, amici lettori di Recce’d, come ci siete arrivati? Che cosa state pensando? Che cosa state facendo?

Veniamo all’attualità dell’inizio di maggio 2025: vi ripetiamo che oggi siamo “on hold”, siamo “messi in pausa”: per questo la prossima mossa, il prossimo movimento, la prossima sorpresa, il prossimo shock per i mercati finanziari sarà brutale.

This moment of markets suggests we are on hold. Therefore, the next market move will be dramatic.

Il punto della situazione oggi noi lo affidiamo al contributo che segue, che Recce’d ha selezionato per i propri lettori.

Gli ultimi dati confermano che ci troviamo in un contesto di stagflazione.

E poiché l'inflazione è come la kryptonite per i supereroi degli investitori azionari, la svendita post-annuncio dei dazi è stata solo la prima salva. Probabilmente assisteremo a un salasso molto più intenso nel mercato azionario di quanto abbiamo visto finora, soprattutto se avremo la recessione che appare sempre più probabile.

Facciamo quindi il punto su cosa ci dicevano i numeri sull'economia statunitense in vista del cosiddetto "Giorno della Liberazione" e quali scelte l'amministrazione Trump può fare per rimediare ai danni già causati dai suoi dazi. Attenzione, anche una capitolazione su larga scala, un risultato che difficilmente vedremo, non riporterebbe l'economia sulla strada intrapresa.

Il succo della mia argomentazione è il seguente:

Gli Stati Uniti erano già in un contesto di stagflazione quando i dazi sono stati annunciati il ​​2 aprile.

Queste nuove imposte – e quelle precedenti sul Canada – erano così draconiane che il danno non può essere riparato. I flussi commerciali saranno inoltre reindirizzati a causa dell'eccessiva cautela dei partner commerciali statunitensi, con conseguente riduzione della crescita statunitense e globale.

La domanda ora è quale sarà l'entità dei danni a breve termine. Gran parte di ciò dipenderà dall'impegno di Trump nell'imporre dazi come strumento politico e dalla misura in cui il calo dei sondaggi, il crollo del mercato azionario e il rischio di una recessione lo spingeranno a cambiare rotta.

Il mio scenario di base è che si muoverà, ma sarà troppo poco – e troppo tardi – per evitare una recessione e un mercato ribassista delle azioni. La domanda diventa quindi quanto siano fragili i mercati date le valutazioni e se i circoli viziosi aggraveranno la recessione. Questo è il momento migliore per ridurre il rischio, con una recessione in autunno come concreta possibilità.

Il contesto ribassista inizia tutto con l'inflazione

Probabilmente avrete notato un tono pessimista nei miei articoli sul 2025. Tutto inizia con l'inflazione, che ho delineato all'inizio dell'anno come il principale rischio per l'economia statunitense e la corsa al rialzo delle azioni. La sensazione che ho avuto da gennaio è che l'inflazione fosse già un problema più grave di quanto il mercato si rendesse conto, ancor prima dell'entrata in vigore dei dazi.

E questo è stato sostanzialmente confermato dalla serie di dati sul PIL pubblicati mercoledì. Abbiamo visto l'indice dei prezzi del PIL del primo trimestre salire del 3,7%, ben al di sopra delle stime e del precedente aumento trimestrale annualizzato del livello dei prezzi del 2,3%. Insieme ai dati sulla spesa più bassi, si è creato quello che ho iniziato a definire un contesto di stagflazione leggera – e ho iniziato a fare paragoni con la fine degli anni '60 – prima che la nuova tornata di aumenti tariffari punitivi da parte di Trump sollevasse nuovi timori di uno shock inflazionistico.

Il motivo per cui un'inflazione elevata è dannosa per i titoli azionari è triplice. In primo luogo, poiché si manifesta in luoghi e modi inaspettati, tende a smorzare la domanda da parte dei consumatori sensibili ai prezzi e con budget limitati. Una minore domanda significa minori profitti. In secondo luogo, la maggiore volatilità economica dovuta all'elevata inflazione rende davvero difficile per le imprese pianificare in anticipo. E questo riduce gli investimenti in capitale e nelle persone, frenando l'occupazione e la crescita economica. Infine, l'incertezza legata all'aumento dei prezzi fa aumentare i tassi di interesse futuri attesi e il premio richiesto dagli investitori per compensare il rischio di inflazione connesso al possesso di asset a lungo termine. Questo erode il valore dei flussi di cassa futuri, riducendo il multiplo tra utili e flussi di cassa che gli investitori sono disposti a pagare per gli asset.

Ciò che è stato fatto non può essere annullato.

Quindi, all'inizio dell'anno c'era quel contesto di stagflazione, qualcosa che la Fed avrebbe dovuto combattere con maggiore impegno. Poi arriva Trump e impone dazi elevati sui tre principali partner commerciali degli Stati Uniti – Canada, Messico e Cina – prima di offrire una sospensione dopo la reazione negativa del mercato. A marzo, avevo visto abbastanza per valutare quattro scenari, dal migliore al peggiore, con una differenza di circa il 50% tra un esito positivo e uno negativo.

I dazi esorbitanti introdotti ad aprile hanno fatto pendere considerevolmente la bilancia verso l'esito negativo. I mercati si sono ritirati dal caos delle ultime settimane, ma tutti aspettano solo che cada la prossima scarpa.

La scomoda realtà è che l'S&P 500, a questo punto, è solo circa il 3% al di sotto del livello in cui il lancio di Trump, che ha fatto esplodere le rose, ha fatto scattare l'allarme in tutto il mondo. Non è un calo di rilievo, considerando che la sua guerra commerciale ha messo in moto forze che continueranno a esistere anche se le ritirasse. La sua lotta in solitaria con praticamente tutti gli altri Paesi ha irrimediabilmente danneggiato la fiducia nel ruolo guida degli Stati Uniti nell'economia, al punto che ci sono dubbi sul fatto che i titoli del Tesoro continueranno a essere un porto sicuro. È anche quasi certo che riallineerà la geopolitica. In Canada, il Partito Liberale, un tempo dato per spacciato sotto Justin Trudeau, è stato rianimato da una feroce ostilità anti-Trump che non solo ha assicurato la vittoria al suo successore, Mark Carney, ma ha anche causato la perdita del seggio in Parlamento al suo principale contendente. Carney ha affermato che gli Stati Uniti non sono più un partner affidabile e che il Canada è costretto a cercare altrove i suoi interessi commerciali.

Quasi tutte le principali aziende del mondo si trovano ora ad affrontare incertezze che bloccano i loro piani aziendali, ritardano i piani di investimento e danneggiano i profitti e la crescita economica. Con la fiducia dei consumatori in rapido calo, i tagli alla spesa non possono essere tardati. Un calo del 10 o 11% dell'S&P 500 rispetto ai livelli record – come abbiamo visto da metà febbraio – è sufficiente a compensare questo calo? Direi chiaramente di no.

E quindi, il motto di Wall Street "vendi a maggio e vai via" – un approccio classico per affrontare rendimenti storicamente più bassi nei mesi da maggio a ottobre – quest'anno potrebbe effettivamente valere come strategia per il resto dell'anno.

Rivediamo i quattro scenari economici per il 2025

Lo scenario migliore che ho delineato a marzo, quello in cui sia l'inflazione che la crescita lenta sono di breve durata, è ormai praticamente fuori dalla finestra. Dove in precedenza c'era un'aliquota tariffaria media statunitense di circa il 2,5%, l'aliquota effettiva è ora più di 10 volte superiore, al 28%, secondo il Budget Lab di Yale. Non era così alta dal 1901.

Il nuovo scenario migliore che tutti auspichiamo è una situazione in cui una crescita più lenta non sfoci in recessione. Ciò potrebbe accadere grazie a una combinazione di resilienza dei consumatori, politiche pro-crescita in altri ambiti dell'agenda di Trump e un arretramento delle aliquote tariffarie più bizzarre. Forse allora avremo solo un breve periodo di crescita inferiore al trend, tagli alle previsioni degli utili e un aumento del livello dei prezzi dei beni soggetti a dazi. Credo che la (quasi) correzione che abbiamo visto nel mercato azionario prezza adeguatamente questo risultato. Ciò implicherebbe che, una volta tornati a una crescita migliore, gli acquirenti in calo torneranno e le azioni potranno continuare a salire. Ma penso che sia improbabile che ciò accada. E dove a marzo davo forse il 40% di probabilità, la ridurrei al 25%.

Il motivo è che Trump crede fermamente nel potere dei dazi e nessuno nell'amministrazione sembra cercare di dissuaderlo. Il mercato vuole ancora credere che una combinazione di prezzi azionari più bassi e sondaggi in calo lo allontanerà da loro, come suggeriscono le modifiche ai dazi sulle auto. Ma ha parlato così tanto di dazi durante la campagna elettorale e ha già rischiato così tanto che non può capitolare completamente e salvare la faccia. Una volta è arrivato al punto di promuovere un video in cui sosteneva di stare intenzionalmente facendo crollare il mercato azionario, e quando mercoledì è sceso dopo la pubblicazione dei dati negativi sul PIL, ha incolpato l'ex presidente Joe Biden e ha affermato che i suoi dazi avrebbero innescato un boom produttivo negli Stati Uniti, poiché le aziende si sarebbero trasferite negli Stati Uniti per evitarli.

Tuttavia, data la pausa e le eccezioni varate, la definizione dei dazi è ancora incerta. Data la sfiducia bipartisan nei confronti della Cina, è probabile che questi siano i più critici. Abbiamo già sentito molte storie di drastici crolli nelle spedizioni di merci verso i porti della costa occidentale degli Stati Uniti come Long Beach, Los Angeles e Seattle. Quindi è probabile che questa interruzione duri mesi, il che significa carenze e prezzi più alti per mesi.

La prima domanda è se la natura regressiva dei dazi incentrati sulla Cina contribuisca a prevenire una recessione, data la crescente dipendenza dell'economia dal 10% più ricco delle famiglie per la crescita. Lo scopriremo quando si manifesteranno le carenze, probabilmente a partire da metà o fine maggio.

La seconda domanda è se ci siano effetti a catena di una recessione che ne aumentino la gravità. Tra questi, la de-dollarizzazione, le svendite di attività illiquide del mercato privato e gli effetti negativi sulla ricchezza derivanti da un crollo del mercato azionario. Gli Stati Uniti non hanno attraversato una vera recessione dal 2009, dato che la crisi pandemica ha innescato una risposta governativa senza precedenti che ha rapidamente compensato il bilancio. È quindi difficile dire quanto sia fragile il sistema se affrontiamo una contrazione senza questo tipo di stimolo straordinario.

Per il momento, ciò che stiamo osservando è che, pur riconoscendo le sfide future, gli investitori per il momento desiderano rimanere pienamente investiti in azioni. Ad esempio, durante la svendita di mercoledì mattina, mentre tutti gli ETF settoriali di iShares erano in calo, i beni di consumo di base registravano un lieve rialzo. Stanno semplicemente ruotando verso un'allocazione più difensiva finché i rischi non saranno passati. Walmart ne ha beneficiato.

Tuttavia, date le vendite dettate dal panico a cui abbiamo assistito in più occasioni nell'ultimo anno al solo accenno di una recessione, gli investitori sono chiaramente timorosi. Questi falsi allarmi finiscono con molti che acquistano durante il calo.

Una vera recessione si scontra con un'ondata di vendite, mentre gli investitori si sposteranno a imitare Warren Buffett, che ha già la sua più grande allocazione di liquidità di sempre.

Nel frattempo, non ci resta che aspettare e vedere come si evolverà la situazione. Sarà lo scontro con la Cina a decidere probabilmente il destino degli investitori. E quella che ormai è diventata una guerra di logoramento, più che un gioco del pollo, favorisce chi ha una prospettiva a lungo termine. Questo sembra far pendere le probabilità a favore della Cina, e contro un ritorno in auge delle azioni statunitensi.

Cose che mi stanno a cuore

  1. Trump ha accumulato i peggiori primi 100 giorni per il mercato dai tempi di Nixon.

  2. L'impatto dei dazi sulle aziende si sta diffondendo sia negli Stati Uniti che altrove.

  3. Ho scritto di recente un articolo sul perché i mercati statunitensi non supereranno le aspettative per un lungo periodo.

  4. Il mio articolo sui dazi suggerisce che siamo in attesa. Pertanto, la prossima mossa del mercato sarà drastica.

Fatta la messa a punto, ora, con un secondo contributo, aiutiamo il nostro lettore a riflettere sui contenuti, e le possibili ricadute, della riunione della Federal Reserve della settimana prossima (6-7 maggio 2025).

Gli annunci sui dazi del Presidente Trump hanno contemporaneamente aumentato le aspettative di inflazione e smorzato le prospettive economiche, tanto che l'ex Presidente della Fed di New York Bill Dudley ha scritto che "la stagflazione è ora lo scenario migliore per l'America". La stagflazione, la combinazione di elevata inflazione e crescita lenta, è tra le più difficili da gestire per la Federal Reserve: le politiche restrittive possono contenere l'inflazione, ma rallentano ulteriormente la crescita, mentre le misure espansive rischiano di alimentare l'inflazione senza la garanzia di un rilancio dell'economia. Ogni opzione, di fatto, diventa un'arma a doppio taglio.

La banca centrale si riunirà il 7 maggio per determinare la sua prossima mossa sui tassi di interesse. Attualmente, i mercati prevedono che i tassi rimarranno invariati dopo la riunione di maggio, ma con una probabilità del 60% di un taglio di 25 punti base a giugno, secondo il FedWatch del CME Group. Tali aspettative riflettono "il modo in cui sono stati ripetutamente addestrati dalla Fed ad aspettarsi condizioni finanziarie più accomodanti al minimo segnale di insolita volatilità del mercato", ha scritto l'economista Mohamed El-Erian in un editoriale su Bloomberg la scorsa settimana.

El-Erian, ex CEO della società di gestione degli investimenti PIMCO, ha sostenuto che la Fed non dovrebbe tagliare i tassi troppo presto perché "le lezioni apprese dalla storia delle banche centrali suggeriscono che, quando entrambe le parti del doppio mandato vanno contro di essa, la Fed dovrebbe dare priorità a rimettere il genio dell'inflazione nella bottiglia".

Sebbene la Fed debba bilanciare il suo doppio mandato di tenere sotto controllo i prezzi al consumo e massimizzare l'occupazione, il controllo dell'inflazione ha la precedenza perché, come ha osservato Adriana D. Kugler, membro del consiglio di amministrazione della Fed, nell'aprile 2025, "le aspettative di inflazione potrebbero essere un fattore determinante nelle condizioni che portano alla stagflazione, anche se, a parità di altre condizioni, gli economisti prevedono minori difficoltà future". Ad esempio, quando le aspettative di inflazione sono elevate, gli imprenditori prevedono che l'aumento dei costi eroderà i profitti, rendendoli meno propensi ad espandersi o ad assumere. Di conseguenza, anche tassi di interesse più bassi potrebbero non riuscire a stimolare la crescita se l'inflazione persiste.

L'appello di El-Erian alla Fed affinché dia priorità all'inflazione mantenendo i tassi di interesse stabili o elevati si discosta dal consenso del mercato, ma la sua visione si basa su una storia di mosse vincenti delle banche centrali, come ha osservato. Paul Volcker, che guidò la Fed durante la stagflazione dei primi anni '80, aumentò i tassi al 20% nel 1981 per contrastare un'inflazione che aveva raggiunto il 13,5%. Fu una mossa radicale per gli standard odierni, ma funzionò. Nel 1983, l'inflazione era ampiamente sotto controllo.

La Fed non ha ancora annunciato una direzione specifica. In un discorso del 4 aprile, il presidente della Fed Jerome Powell ha avvertito che i dazi aumenteranno l'inflazione e rallenteranno la crescita e ha affermato che "attenderà maggiore chiarezza prima di considerare qualsiasi aggiustamento alla posizione politica [della Fed]".

Contenere l'inflazione è particolarmente cruciale dato che la Fed entra nell'attuale turbolenza economica con "la credibilità erosa dall'errata valutazione dell'inflazione di transizione del 2021", ha scritto El-Erian. Dopo l'uscita degli Stati Uniti dai lockdown per il Covid e l'impennata dei prezzi al consumo, Powell ha descritto il picco dell'inflazione come "transitorio", prevedendo che si sarebbe attenuato rapidamente. Invece, gli aumenti dei prezzi sono persistiti e sono rimasti ostinatamente al di sopra dell'obiettivo del 2% della Fed, anche dopo aggressivi aumenti dei tassi di interesse.

Con questa credibilità indebolita, ha sostenuto El-Erian, è ancora più importante per la Fed dimostrare di prendere sul serio il suo mandato in materia di inflazione. A suo merito, la banca centrale ha finora evitato una reazione impulsiva alla recente volatilità del mercato azionario e al crescente afflusso di aspettative di recessione da parte dei principali economisti di Wall Street.


Proseguiamo suggerendo al nostro lettore un articolo di un ex membro del Board della Federal Reserve: quello che si riunirà martedì prossimo, 6 maggio, e quello che decide sui tassi ufficiali di interesse.

NON aspettatevi che la Federal Reserve salvi l'economia statunitense dai dazi colossali che l'amministrazione Trump ha imposto sulle importazioni dalla maggior parte del mondo. L'unica domanda ora è quanto grave sarà il danno.

L'attacco del presidente degli Stati Uniti Donald Trump al libero scambio è davvero straordinario per portata, portata e mancanza di sfumature. Il dazio medio ponderato salirà probabilmente al 25% o più del valore delle importazioni quest'anno, da meno del 3%. Questo aumento equivale a più di 10 volte quello che Trump ha fatto durante il suo primo mandato.

L'impatto sarà devastante. Nei prossimi sei mesi, l'inflazione annualizzata salirà probabilmente a quasi il 5%, poiché i dazi faranno aumentare i prezzi delle importazioni e i produttori nazionali, protetti dalla concorrenza, approfitteranno della situazione per aumentare a loro volta i prezzi.

In definitiva, la stagflazione è lo scenario ottimistico. Più probabilmente, gli Stati Uniti finiranno in una recessione conclamata accompagnata da un'inflazione più elevata.

Cosa può fare, se può fare qualcosa, la Fed? Di solito combatte l'inflazione con tassi di interesse più elevati, il che aggraverebbe qualsiasi recessione. Il presidente Jerome Powell ha suggerito che potrebbe non essere necessario farlo se gli aumenti dei prezzi sono temporanei e non influenzano le aspettative di inflazione futura. Ciò ha in qualche modo incoraggiato gli investitori, lasciando intendere che la Fed si concentrerà maggiormente sul mantenimento della crescita.

Eppure ci sono ampie ragioni per dubitare che le condizioni della Fed saranno rispettate. In primo luogo, l'inflazione è da tempo al di sopra dell'obiettivo del 2% della banca centrale. Se dovesse continuare così per il quinto anno consecutivo e addirittura accelerare, c'è un rischio significativo che le aspettative di inflazione si svincolino.

In secondo luogo, il tipo di shock è importante. Quelli che danneggiano la produttività, come i dazi statunitensi, potrebbero avere effetti più duraturi sull'inflazione e sulle aspettative. Si considerino i due shock petroliferi degli anni '70: l'inflazione si è dimostrata persistente nonostante due recessioni. Solo costringendo l'economia a una recessione molto più profonda, con tassi di interesse a breve termine che hanno raggiunto quasi il 20%, la Fed (sotto l'allora presidente Paul Volcker) ha potuto riprendere il controllo della situazione. In terzo luogo, le azioni della Fed stessa influenzano le aspettative. Se le persone pensano che la banca centrale stia ignorando le pressioni inflazionistiche per concentrarsi invece sulla crescita del suo mandato, questa percezione da sola può indurle ad anticipare una maggiore inflazione.

Le aspettative di inflazione svolgono un ruolo cruciale nel determinare il costo della lotta all'inflazione effettiva. Quando rimangono ben ancorate, come negli ultimi cinque anni, la Fed può farcela senza spingere la disoccupazione troppo in alto. Ma se aumentano, il tasso di sacrificio aumenta drasticamente. In circostanze come lo shock petrolifero degli anni '70, ad esempio, il tasso di disoccupazione potrebbe dover aumentare di 2 punti percentuali rispetto al suo livello di lungo periodo per ridurre l'inflazione di 1 punto percentuale in un anno. In altre parole, la recessione diventa l'unica opzione per la Fed.

Questa asimmetria significa che la Fed dovrà essere molto cauta mentre l'economia statunitense è in difficoltà. Qualsiasi allentamento della politica monetaria che alimenti le aspettative di inflazione richiederà un inasprimento molto più duro e costoso in seguito.

Pertanto, ritengo che gli investitori siano troppo ottimisti sulla probabilità di un sostegno da parte della banca centrale. Al contrario, il bilancio dei rischi e l'elevato livello di incertezza economica giustificano una risposta più lenta.

La combinazione di crescita più lenta, inflazione più elevata e una Fed ostinata non gioverà alle azioni. È una situazione senza via d'uscita. Se le aziende scaricano sui consumatori il costo delle maggiori importazioni, l'inflazione sarà più persistente e la Fed meno amichevole. Se non ci riescono, i margini di profitto si ridurranno e gli utili saranno deludenti. Per non parlare del rischio di ritorsioni tariffarie estere.

Per le obbligazioni, il problema principale sarà la traiettoria dei tassi di interesse a breve termine. Attualmente, i mercati stanno scontando oltre 100 punti base di allentamento quest'anno. Credo che ciò sia probabile (e giustificato) solo in caso di una vera e propria recessione economica. Non siamo nel 2019, quando un'inflazione al di sotto del target ha permesso alla Fed di tagliare i tassi come "assicurazione" contro la recessione.

Oggigiorno, la banca centrale più potente del mondo ha molto meno margine di manovra.

Sempre con riferimento alla riunione che si terrà martedì e mercoledì. vi presentiamo in chiusura di questo post una articolata e costruttiva analisi di ciò che la Federal Reserve può fare, e non può fare, nel contesto economico e di mercato del maggio 2025.

Non invidio il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, in questo momento.

L'ex banchiere d'investimento e da tempo responsabile delle politiche economiche, 72 anni, si trova a un bivio precario. Come presidente della Fed, il suo compito è raggiungere due obiettivi: stabilità dei prezzi e piena occupazione. Di solito, il compromesso tra questi due obiettivi è chiaro, ma oggigiorno Powell deve compiere un difficile gioco di equilibri. Da un lato, deve tenere sotto controllo i prezzi mentre la Casa Bianca impone dazi drastici sui nostri principali partner commerciali. Dall'altro, deve cercare di rallentare l'aumento del numero di disoccupati americani.

Il modo in cui Powell affronta questo dilemma avrà effetti enormi sull'economia americana. Se sbaglia, gli Stati Uniti potrebbero impantanarsi nella temuta "stagflazione", una condizione in cui l'inflazione decolla mentre il mercato del lavoro si indebolisce. È quasi impossibile affrontare contemporaneamente la "stag-" e la "-flazione". I responsabili politici ovviamente tengono a entrambe le parti del doppio mandato, ma dati gli strumenti poco efficaci della banca centrale, un trattamento equo da parte della Fed non è realmente possibile.

Questo mette gli investitori in difficoltà. Negli ultimi due decenni, la strategia del mercato azionario è stata piuttosto ovvia: non combattere la Fed. Man mano che la Fed è diventata più disposta a intervenire e a sostenere l'economia, ha acquisito il potere di arginare anche le vendite azionarie più intense. Anche i suoi precedenti sono impressionanti. Sette degli ultimi otto mercati rialzisti – quando i principali indici azionari hanno registrato un rialzo di almeno il 20% – sono iniziati quando la Fed stava tagliando i tassi. Gli investitori alla fine se ne sono accorti, accaparrandosi azioni non appena i responsabili politici sono intervenuti.

Ma cosa fare quando nemmeno la Fed sa da che parte stare?

Finora, Powell e i suoi compatrioti alla Fed hanno scelto di non fare nulla. Stanno adottando un approccio attendista, sperando che nei prossimi mesi emergano tendenze chiare – o una via d'uscita dalle minacce tariffarie. Non ho risposte a questo dilemma e, come ho detto, non vorrei certo trovarmi nei panni del presidente in questo momento. Ma credo che questo momento richieda a noi, non membri della Fed, di pensare in modo diverso al nostro denaro.

Comprendere la storia è importante quando si parla dell'attuale situazione di incudine e martello della Fed.

Per decenni dopo la sua creazione nel 1913, la Fed è stata la mano invisibile di Wall Street, guidando i tassi di interesse attraverso fasi di espansione e contrazione senza clamore né fanfare. I banchieri centrali avevano il compito di garantire la stabilità del sistema bancario, con alcuni progetti non ufficiali per mantenere stabili i prezzi che rappresentavano più credito extra che compiti a casa. Il compito della Fed è cambiato drasticamente negli anni '70, tuttavia. In un'epoca di palle da discoteca e capelli gonfi, l'economia statunitense ha dovuto affrontare una delle prove più dure della sua storia: uno shock inflazionistico dovuto all'impennata dei prezzi del petrolio e a un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 9%. Questa è la famigerata crisi di stagflazione, che ha rappresentato l'apice della miseria economica.

Il problema fondamentale della stagflazione è che è una trappola incredibilmente difficile da cui uscire. Le aziende americane sono soffocate da costi più elevati e minori ricavi. Le aziende reagiscono tagliando posti di lavoro e, poiché molti americani perdono la loro principale fonte di reddito, spendono ancora meno. L'accessibilità economica ne risente quando i prezzi aumentano e, con l'aumento della disoccupazione, le persone hanno meno potere contrattuale per richiedere aumenti, il che aggrava ulteriormente la riduzione dell'inflazione. È un circolo vizioso che si autoalimenta.

Crea anche una situazione difficile per la Fed. La banca centrale può cercare di influenzare l'economia in diversi modi, ma il più importante è il suo potere sui tassi di interesse: il costo per banche, imprese e persino per il cittadino medio americano di contrarre prestiti. L'aumento dei tassi di interesse dovrebbe contrastare l'inflazione e, in scenari in cui l'inflazione è stata il problema più evidente, la Fed ha solitamente reagito in questo modo. Ma con la stagflazione, gli aumenti dei tassi possono schiacciare i margini di profitto delle imprese e aumentare i costi di indebitamento degli americani attraverso tassi più elevati su mutui e prestiti auto. A quel punto, tutti spendono meno e il circolo vizioso continua.

La Fed impiegò diversi anni per tenere sotto controllo la crisi degli anni '70, con il presidente della Fed Paul Volcker che alla fine assestò il colpo decisivo attraverso un periodo ripido e doloroso di aumenti dei tassi di interesse. Pensò che schiacciare la "flazione" avrebbe poi dato alla Fed il margine di manovra per affrontare la "stagflazione". Sebbene la Fed alla fine ne sia uscita rafforzata, con il suo doppio mandato sancito dalla legge, quel periodo lasciò anche profonde cicatrici nella psiche dei banchieri centrali e degli economisti di Wall Street, molti dei quali sono ancora in attività oggi. Non sorprende quindi che le evidenti somiglianze tra il nostro contesto attuale e quello degli anni '70 abbiano suscitato non poca costernazione. Ciò è particolarmente preoccupante per Powell, che annovera Volcker, l'uccisore della stagflazione, tra i suoi eroi delle banche centrali.

Similmente a 50 anni fa, uno shock inflazionistico esogeno si sta facendo strada nei nostri portafogli, questa volta attraverso i dazi.

Dazi drastici minacciano di far salire i prezzi su una vasta gamma di prodotti e, come negli anni '70, non è chiaro per quanto tempo questi prezzi più alti potrebbero persistere. Il Budget Lab di Yale stima che questo potrebbe costare alle famiglie 3.800 dollari quest'anno. Il presidente sta lanciando questa guerra commerciale in un momento in cui i consumatori sono già in una posizione di indebolimento: le proiezioni di crescita economica del GDPNow della Fed di Atlanta stimano che la spesa al consumo nel primo trimestre sia rimasta stagnante.

Le preoccupazioni sulla stagflazione sono acute anche perché la crisi inflazionistica del 2022 incombe pesantemente sulla Fed. Un terzo degli attuali membri votanti della Fed ha sostenuto la decisione di mantenere bassi i tassi di interesse fino al 2021, mentre i mercati obbligazionari lanciavano l'allarme sull'inflazione. Sebbene Powell e soci siano determinati a fare la cosa giusta questa volta, sono anche consapevoli della situazione: il 98% dei membri della Fed ha affermato a marzo che un'inflazione più elevata rappresenta un rischio maggiore rispetto alla deflazione, mentre il 95% ha indicato l'aumento della disoccupazione come il rischio prevalente nel mercato del lavoro.

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Per gli investitori, la stagflazione presenta anche alcune spiacevoli possibilità. I ​​prezzi aumentano e i ricavi rallentano. Le persone fuggono dal mercato azionario perché le aziende non riescono a mantenere i margini di profitto. Evitano anche le obbligazioni perché il reddito fisso spesso non riesce a tenere il passo con il ritmo degli aumenti dei prezzi. Beni tangibili come oro e petrolio si trasformano in beni rifugio, ma persino il loro valore è scosso da violenti cambiamenti nella domanda e nell'offerta. Non si riesce a trovare un posto dove nascondersi.

Viviamo in tempi stressanti, quindi permettetemi di offrirvi alcune parole di conforto. I dazi reciproci hanno di fatto congelato sia i consumatori che le imprese. È possibile che ci troviamo in recessione in questo momento. Ma uno shock improvviso potrebbe significare che sono in gioco importanti controbilanciamenti. C'è la possibilità che rivenditori e fabbriche non siano in grado di trasferire questi costi ai consumatori, perché la domanda sta già calando.

Se i prezzi non possono salire, questo potrebbe impedire qualsiasi aumento del tasso di inflazione. Questa dinamica è il motivo per cui la stagflazione effettiva è rara, come è accaduto in quattro trimestri negli ultimi 55 anni. La "stagflazione" spesso si occupa della "flazione".

Quello che mi preoccupa, però, è l'incapacità della Fed di reagire alla debolezza economica o all'aumento dell'inflazione. In un mondo ideale, la Fed dovrebbe essere in grado di bilanciare proattivamente l'economia e proteggersi dai rischi futuri. Un anno fa, questo mondo ideale era a portata di mano. La Fed ha iniziato ad abbassare i tassi di interesse a settembre, nonostante la disoccupazione fosse storicamente bassa, un segnale di vittoria sull'inflazione dell'era COVID. L'indice S&P 500 è balzato del 20% per due anni consecutivi, in parte perché i responsabili politici sono riusciti a manovrare efficacemente le acque agitate.

Non è più così. La Fed è in una posizione reattiva. Non può rischiare di intervenire per anticipare una potenziale inflazione tariffaria per paura di danneggiare il mercato del lavoro, né può attuare tagli dei tassi di interesse che rafforzino la fiducia per paura di una ripresa dei rialzi dei prezzi. Powell ha le mani legate.

In assenza di una risposta da parte della banca centrale, gli americani potrebbero rivolgersi al governo federale per cercare di alleviare alcune delle preoccupazioni relative al mercato del lavoro. Ma dato che l'amministrazione Trump è fermamente decisa a tagliare i costi e il personale governativo, è improbabile che ci sia una via d'uscita.

Non è esagerato pensare che i mercati possano essere soli ad assorbire eventuali cambiamenti estremi nelle condizioni economiche. Per voi, questo significa potenziali rialzi e ribassi più ripidi nei mercati azionari e obbligazionari.

Ne abbiamo già avuto un assaggio di recente, quando gli investitori sono stati costretti ad affrontare alcune delle settimane più volatili della storia per azioni e rendimenti.

Come investitori, il nostro compito è assumerci rischi misurati con i nostri soldi per accumulare ricchezza nel tempo. Molte persone riescono a farlo meglio adottando un approccio prevalentemente passivo: investendo una certa somma di denaro nel mercato azionario secondo una cadenza prestabilita, evitando di comprare o vendere a ogni titolo della Fed o commento di un relatore. Tuttavia, siamo esseri umani, non robot alimentati dall'intelligenza artificiale. Non possiamo sempre tenere a freno le nostre emozioni quando i mercati oscillano. Se la Fed è bloccata, dobbiamo prenderci la responsabilità di definire un piano di investimento e fare tutto il possibile per rispettarlo.

Anche la politica della Fed ha una grande influenza sul modo in cui viviamo la nostra vita, anche se siamo solo osservatori occasionali dei titoli di mercato o occasionali dilettanti dei fondi indicizzati. La Fed controlla l'accessibilità economica: hai contanti su un conto di risparmio? Le decisioni della Fed potrebbero influenzare il tasso che paghi in relazione all'inflazione. Stai cercando una nuova casa? La politica della Fed potrebbe avere un impatto indiretto sui tassi di interesse a lungo termine, che alimentano i tassi dei mutui alle stelle.

Non sappiamo ancora dove atterrerà la Fed, o se Powell si libererà da questa snervante fune politica. Ma mentre elaboriamo molte forze economiche contrastanti e insolite, ricorda cosa è in gioco in questo momento.

Callie Cox è la responsabile della strategia di mercato presso Ritholtz Wealth Management.

Valter Buffo
Detox. Fine del primo atto. Dopo l’intervallo, inizia l’atto secondo
 

Come tutti ricorderanno, era iniziata così: era sabato 9 novembre 2024.

E come tutti ricorderete, a fine novembre del 2024 tutto era ai massimi: dalla Borsa al Bitcoin.

Nel mese di dicembre 2024, poi, tutti erano certi: tutti vi avevano anticipato il rally di Natale, il rally di Fine Anno, il rally di Trump. Tutti, ma proprio tutti, allora, quattro mesi fa, vi dicevano di posizionarvi “al rialzo” e di credere alla “regola dell’ottimismo sempre e comunque”.

Erano tutti allineati, nel dicembre 2024 e nel gennaio 2025.

Tutte le banche internazionali, allineate sull’ottimismo: “il quadro è favorevole al rischio, bisogna mettere più rischio nei portafogli titoli”.

Ovviamente, tutti i promotori finanziari, tutti i financial advisor, tutti i private banker ed i wealth managers, quattro mesi fa, ripetevano la medesima storiella.

Quattro mesi fa, per tutti loro, il 2025 avrebbe dovuto essere “un anno di grandi guadagni”.

Questo solo 100 giorni fa

A voi dicevano di mettere più rischio nei vostri portafogli. Loro, nel frattempo, che cosa facevano?

C’è un motivo, per farsi questa domanda. Il motivo è che il rally di Natale, il rally di Fine Anno, il rally di Trump che tutti questi signori ci avevano garantito, nessuno poi lo ha mai visto.

Perché non hanno comperato, loro invece di voi?

Con il nuovo anno, in aggiunta, è iniziato a circolare qualche primo dubbio.

Tutta l’esuberanza, di cui leggete nell’immagine qui sopra, a metà di dicembre 2024 era già scomparsa.

In gennaio 2025, poi, l’umore è ancora peggiorato.

E poi in febbraio

Ed anche a marzo.

Poi, è arrivato aprile. E tutti sono scappati via, come topolini impauriti. I mercati fanno paura: a chi non ne capisce nulla.

E così, non è rimasto proprio nessuno a tenere la linea dello “ottimismo a occhi chiusi”.

E il primo a scappare è stato proprio Goldman Sachs. Come sempre.

Ed è sparito in aprile, del tutto, anche il vostro financial advisor, anche il vostro private banker, anche il vostro “consulente pagato con le retrocessioni sui Fondi e le polizze”.

Quello che “va tutto bene, perché il mercato sale sempre e comunque”. Quello che “i mercati recuperano sempre”.

Risposta: “Sì, grazie: ma se è così facile, allora che ti pago a fare”

Come accade sempre, la “gestione del rischio non è importante … fino a quando non diventa la sola cosa che importa”.

Improvvisamente, in aprile 2025 l’obbiettivo numero uno è diventato l’opposto: proteggere il capitale da Trump.

E difendere: ma, mi raccomando, MAI quando i mercati sono ai massimi: SEMPRE SOLO DOPO che sono già scesi. Giusto prima del rimbalzo.

Comprensibilmente, si è iniziato a parlare anche di panico, in aprile 2025.

E nel panico, ci è andato lo stesso Trump, che sette giorni fa, forse ispirato dagli umori della Pasqua cristiana, si è deciso per una precipitosa marcia indietro, su tutto. Ne avevamo scritto, in dettaglio, già nel Post che precede questo che state leggendo.

E sui mercati finanziari, allora, si è deciso anche lì di fare marcia indietro.

Ma non su tutto. Attenzione.

Probabilmente, molti di voi non se ne sono accorti.

La Borsa, attira l’occhio delle masse: perché sembra un videogioco, è divertente, è emozionante, e (la massa crede così, oggi) “alla fine non si muore mai, c’è sempre un’altra vita con cui giocare”.

Le obbligazioni, i Titoli di Stato, sono molto meno divertenti, molto meno emozionanti.

Infatti, il rendimento del Treasury USA a 10 anni da 12 mesi rimane fermo.

Anche se la Federal Reserve ha tagliato negli ultimi sei mesi il costo ufficiale del denaro del 2%!

Anche se Trump vorrebbe tanto, ma tanto tanto tanto, che quel rendimento scendesse. E anche quando Trump fa la sua scena della “marcia indietro”. Zero reazioni, qui.

Il primo atto dell’opera buffa intitolata “Trump ed i mercati finanziari” è finito la settimana scorsa.

Il secondo atto inizia con il mese di maggio. Ed inizia proprio da qui, da questo punto: dai Titoli di Stato. Che non si sono mossi. Che sono il problema irrisolto. E che, oggi, dettano la linea a tutti i mercati finanziari, in tutto il Mondo.

Ed all’inizio del secondo atto di questa opera buffa, che cosa ha da suggerirvi Recce’d? Quale è, la nostra indicazione operativa?

La medesima che Recce’d vi aveva regalato all’inizio del primo atto: non è cambiata neppure in una singola parola.

Come accade sempre, Recce’d ha lasciato che fossero i fatti a parlare.

Tutto ciò che per i vostri investimenti conta, oggi, lo trovate tutto scritto, in modo chiaro, qui sopra.

Grazie alla ricostruzione dei fatti che Recce’d vi offre potete facilmente comprendere che si tratta di una storia facile, da comprendere: fino a qui, è stato tutto facile.

Adesso, viene il difficile.

Ma, se ci avete seguiti, se avete ben compreso che cosa significano i fatti che avete visto fino ad oggi, per voi sarà semplice ricavarne le giuste indicazioni:

  • come modificare la asset allocation

  • quale strategia di investimento seguire

  • quali sono i maggiori rischi presenti oggi sui mercati

  • quali sono le maggiori opportunità

  • come stimare i potenziali guadagni e le potenziali perdite

Detox è iniziato, ma è molto distante dalla conclusione. Detox guida tutti i rendimenti e tutti i rischi futuri. Oggi, davanti a voi resta un solo scenario, come Recce’d vi aveva anticipato fin dal 2023. Approfittatene: sono queste, le “opportunità di una generazione”.

E, a proposito: avete notizie recenti dal Mondo di AI? Noi, in Recce’d, non ne sentiamo più parlare. Tutti azzittiti.

Detto che (contrariamente a ciò che leggete oggi sui quotidiani, sui settimanali, e sui social) le Borse NON stanno al centro di tutto (neppure, pensate, al centro dei pensieri di Trump) ci piace però concludere questo Post di oggi proprio parlando delle Borse.

Come già spiegato, soprattutto in post precedenti, le Borse oggi contano nulla: sono un vagoncino del treno, e vanno dove va la motrice. Il treno, in questo caso, è il rendimento dei vostri investimenti finanziari.

E tuttavia, dalle Borse di oggi (il cui destino è, nei fatti, già scritto) si ricava di tanto in tanto, qualche utile spunto.

Tra di voi, amici lettori, sono tanti quelli che NON leggono neppure i numeri, che NON sanno di che cosa si sta parlando, quando si parla di azioni, che NON fanno neppure il più basico dei lavori di analisi.

Questo espone voi (sì, proprio voi che ci state leggendo) a un rischio enorme, del quale rimanete del tutto inconsapevoli.

Noi, ve ne abbiamo scritto, e in decine di occasioni. Molti di voi, lettori, preferiscono invece rincorrere l’ultimo titolo dell’ultimo quotidiano, e l’ultima dritta dell’ultimo social.

Il rischio, che voi non vedete, è come detto enorme: e, lo ripetiamo, noi qui non stiamo parlando di un ribasso del 10% oppure del 20%.

Noi qui invece vi riportiamo alle considerazioni fatte 23 anni fa dal Amministratore delegato di Sun Microsystrem. Noi ve le abbiamo già fatte leggere e più di una volta.

E siccome a noi, di Recce’d, non piace sognare quando si parla di soldi, noi restiamo, anche oggi come sempre, legati alla realtà.

Realtà che questa volta (tanto per cambiare un po’ le parole e le frasi) vi facciamo descrivere dal brano che segue.

Quelli che leggete sono numeri. La realtà. Non è fantasia. Non si tratta di previsioni.

Solo numeri: numeri che non leggete sui social. Numeri che non vi racconta Goldman Sachs. Numeri che non leggete sul giornale. Numeri che sicuramente non vi racconterà mai il vostro “promotore finanziario pagato a retrocessioni sui Fondi e sulle polizze”.

E una volta letti questi numeri, fatevi almeno due conti!

E poi, buona visione del secondo atto.

Sappiamo tutti che c'è un intervallo di tempo tra il momento in cui Wile E. Coyote precipita a tutta velocità dal dirupo e il momento in cui si rende conto che sotto i suoi piedi non c'è altro che aria rarefatta. La sua espressione nell'istante prima di iniziare la discesa comunica sorpresa, paura e una dolorosa consapevolezza dell'imminente impatto con un terreno implacabile.

Questa è una descrizione appropriata del momento presente. L'economia è già precipitata dal dirupo, ma non abbiamo ancora sperimentato quell'istante in cui ci rendiamo conto che sotto non c'è altro che aria rarefatta.

Possiamo chiamarla la recessione di Wile E. Coyote, poiché c'è un intervallo di tempo di circa un quarto tra il momento in cui abbiamo lasciato il bordo del dirupo e il momento in cui iniziamo a precipitare. L'economia ha slancio, poiché ciò che è in transito e nei magazzini è già in lavorazione. Ma ora che la deglobalizzazione ha sconvolto le catene di approvvigionamento, una volta che ciò che è in lavorazione è stato distribuito, le nuove realtà iniziano a manifestarsi.

Legioni di economisti ed esperti finanziari affermano di poter misurare le probabilità di una recessione. È come se Wile E. Coyote cercasse di misurare le sue probabilità di catturare Beep Beep a mezz'aria: la recessione è già una questione di gravità.

Si stanno diffondendo previsioni simili sul mercato azionario, che dipende da molti fattori, ma quello che incombe di più sono gli utili aziendali. Se gli utili aumentano, ciò giustifica valutazioni azionarie più elevate. Se gli utili diminuiscono drasticamente, le valutazioni azionarie si aggiusteranno al ribasso.

Due grafici rivelano le principali fonti dell'impennata degli utili aziendali: la globalizzazione dal 2001 al 2024 e la speculazione dal 2020 al 2025.

Qui vediamo che gli utili aziendali si sono attestati tra i 700 e gli 800 miliardi di dollari durante uno dei più grandi boom della storia americana, dal 1995 al 2000.



Questo in quegli anni fu sufficiente a innescare un boom economico e un mercato azionario in forte espansione.

Poi la globalizzazione ha preso il sopravvento nel 2001 con l'ingresso della Cina nell'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio). Con la corsa delle aziende alla delocalizzazione della produzione, i profitti sono presto triplicati, raggiungendo una fascia compresa tra 2,2 e 2,4 trilioni di dollari, un intervallo che si è mantenuto stabile durante il boom del PIL e delle azioni tra il 2010 e il 2019.

Il lockdown dovuto alla pandemia di Covid ha innescato un mini-crollo, invertito da stimoli monetari e fiscali senza precedenti. Nel giro di pochi anni, i profitti aziendali sono quasi raddoppiati. Poiché la globalizzazione era stata una forza per due decenni, questa straordinaria crescita non può essere attribuita a quel fattore.

La realtà era molto più brutta, e quindi non osiamo discuterne in buona compagnia. Le aziende hanno aumentato i profitti non aumentando la produttività o generando beni e servizi di qualità superiore; Hanno aumentato i profitti attraverso:

1. speculazione / misinformazione sui prezzi

2. Shrinkflation: a pari prezzo, meno prodotto

3. impoverimento di beni e servizi (ovvero obsolescenza programmata)

4. impoverimento: riduzione della qualità dei servizi standard per costringere i consumatori a "passare a premium" e ad accettare servizi in abbonamento tramite estorsione di tipo mafioso.

Con la globalizzazione in inversione di tendenza e prezzi / inflazione destinati ad aumentare man mano che i consumatori esauriscono risparmi e credito, cosa succederà ai profitti aziendali in futuro? Per quanto riguarda l'aumento della speculazione, l'obsolescenza programmata, la shrinkflation e l'impoverimento / estorsione, queste strategie sono già state spinte al livello 11 (ricordiamo che … il quadrante si ferma a 10).

Cosa succederà ora: una scatoletta di tonno spessa come una fetta di pane? Una scatola di cereali così sottile da non poter più stare in piedi su uno scaffale? La shrinkflation ha già raggiunto estremi assurdi e non c'è più molto da spremere da questo espediente.

Per quanto riguarda l'immiserimento, anche questo è stato spinto ai limiti della sopportazione umana. Una volta che l'effetto ricchezza inversa e i licenziamenti inizieranno a incidere sui redditi e sulla propensione alla spesa dei consumatori, i servizi più miseri saranno i primi a essere eliminati.

Quindi, da dove arriveranno i profitti aziendali quando globalizzazione, speculazione sui prezzi, obsolescenza programmata, shrinkflation e immiserimento avranno esaurito le loro risorse? Forse i profitti aziendali subiranno un impatto simile a quello di Wile E. Coyote con la realtà, man mano che la gravità prende il sopravvento.

Si noti che se i profitti aziendali avessero tenuto il passo con l'inflazione dal 2002, si sarebbero attestati intorno a 1,26 trilioni di dollari all'anno, non a 4,3 trilioni di dollari.

Forse la reversione riallineerà i profitti aziendali all'inflazione dal 2001.

Valter Buffo
Detox: la sorpresa nell'uovo di Pasqua
 

Ve lo ricordate ancora, il Natale?

Natale 2024: il vostro financial advisor, il vostri private banker, il vostro “consulente pagato a retrocessioni” vi aveva portato come regalo … un 2025 luminoso, e una bella scatola di ottimismo (a buon mercato, però).

Sorridente e rassicurante, con voi allora aveva parlato di “performances a doppia cifra”.

Poi, nelle settimane successive, vi aveva raccontato che le opportunità migliori erano sulle Borse europee, e proprio (guarda un po’) sulle banche italiane, grazie al gioco del Risiko.

Ed il Mondo finiva lì.

Anzi no: c’erano anche i Titoli di Stato, quelli che grazie ai “tagli dei tassi ufficiali di interesse” (avete visto la BCE giovedì scorso?)avrebbero offerto “rendimenti stabili e sicuri”.

Non era vero niente: la “scatola di ottimismo” era piena di mattoni, come fanno quegli imbroglioni che all’Autogrill ti vendono le scatole vuote. E infatti proprio loro, tutti quanti loro, i “venditori di ottimismo” adesso sono “pessimisti”: lo leggete sotto.

Poveretti: che mestieraccio.

Quel Regalo di Natale, non esisteva proprio.

Ed ora, abbandonati a sé stessi, tutti gli investitori con grande ansia guardano alla sorpresa che c’è nell’uovo di Pasqua.

Noi di Recce’d vi siamo stati, anche questa volta, di grande aiuto, un concreto aiuto.

Noi di Recce’d vi avevamo aiutato, e con grande anticipo.

Chi ci ha contattati, chi ci ha affidato la propria strategia di gestione, ha guadagnato grazie al recente subbuglio dei mercati finanziari.

Mentre tutti gli altri (ci dicono, ci raccontano, ci descrivono) adesso non dormono la notte.

Una bella differenza, vero?

Anche ai lettori di questo Blog noi di Recce’d abbiamo fatto un belk regalo. Un regalo molto concreto.

Per chi ci legge con regolarità, la sorpresa di Pasqua … non è una sorpresa. Sapevano già tutto.

Potete verificare, con massima facilità, che per comprendere i fatti delle ultime settimane è più che sufficiente rileggere alcuni recenti Post di Recce’d.

Guardando soltanto al 2025, Recce’d ha trattato in numerose occasioni della nuova realtà del 2025, tra le quali vi ricordiamo:

  1. il Post datato 11 gennaio 2025, dove vi abbiamo anticipato che “la crisi finanziaria è già iniziata” (tre mesi fa)

  2. il Post datato 9 febbraio 2025, dove vi abbiamo anticipato le considerazioni che oggi leggete sui Titoli di Stato USA

  3. il Post datato 22 febbraio 2025, dove vi abbiamo segnalato alcune possibili alternative alla vostra attuale asset allocation per affrontare con successo questa nuova fase dei mercati

  4. uno dei due Post datati 15 marzo, dove potete leggere le nostre valutazioni in merito alla profondità della crisi che è in corso

  5. un secondo Post datato 15 marzo, dove potete leggere dell’impatto della crisi sui vostri portafogli di investimento.

A tutto questo, ovviamente, si aggiunge il Post datato 22 marzo 2025. Il primo della serie che Recce’d dedica al Detox. Poi è venuto il secondo della serie datato 29 marzo 2025, il terzo datato 5 aprile 2025, ed il quarto, datato 12 aprile. Dove abbiamo chiarito perché tutto è cambiato dopo i tre giorni tra il 7 ed il 9 aprile

Questo, è il quinto Post della serie Detox. che proseguirà. Oggi, questo è il solo tema dei mercati finanziari: Detox.

Novità di sostanza, rispetto a ciò che Recce’d aveva anticipato a gennaio e febbraio, non ce ne sono: e tutto procede come da noi previsto (ed applicato ai nostri portafogli modello).

Dato però il caos totale nel quale sono precipitati tutti i social, tutti i media, e tutti i giornali e riviste, abbiamo scelto questa settimana per voi di proporre ancora alcuni commenti, più selezionati, più centrati e più concreti.

Ancora una volta, la realtà ci offre l’occasione di dimostrare la distanza enorme fra la qualità che Recce’d produce per i propri lettori ed il “minestrone” che vi viene sottoposto quotidianamente dai media, dai GR, dai TG e dai social, soprattutto.

Ecco quindi, di seguito, il testo di una intervista rilasciata da un nostro vecchio amico, esperto e commentatore di lungo corso e provata esperienza, amico di Recce’d e nostro corrispondente, che fa il punto … sulla sorpresa di Pasqua. Precisiamo che il testo che leggete è la trascrizione di una intervista radiofonica.

Sebbene molta attenzione sia stata focalizzata sulla volatilità del mercato azionario, gli esperti di investimenti affermano che sia giunto il momento di spostare l'attenzione sul mercato obbligazionario.

In effetti, il mercato sta attraversando le sue profonde convulsioni a causa delle preoccupazioni sui dazi di Trump, che stanno mettendo in agitazione molti investitori in tutto il mondo.

È degno di nota che, con la svendita dei prezzi delle azioni, anche i prezzi delle obbligazioni hanno registrato una svendita. Questo nonostante i titoli del Tesoro siano spesso considerati un rifugio sicuro durante le turbolenze del mercato azionario. I movimenti del mercato obbligazionario stanno inviando segnali che gli Stati Uniti potrebbero avere difficoltà a pagare i propri debiti futuri e potrebbero presto entrare in recessione.

Brian Sozzi, caporedattore di Yahoo Finance, incontra Lawrence McDonald, esperto di mercato obbligazionario e fondatore di The Bear Traps Report, per conoscere le sue riflessioni sulla situazione ad alto rischio.

McDonald afferma che potrebbe verificarsi un momento simile a quello di Lehman Brothers sui mercati.


Benvenuti a un nuovo episodio di Opening bid. Sono Brian Sai, caporedattore di Yahoo Finance. Ospite speciale di oggi è Larry McDonald, autore, fondatore del Bear Trap Report, è stato un piacere vederti di persona. So che stai viaggiando per il mondo, quindi è stato un piacere vederti a Times Square al NASDAQ.

Santo cielo, abbiamo assistito a movimenti importanti nel mercato obbligazionario. Il decennale è salito al 4,5%. Pensavo che quando le azioni si vendevano si passasse ai titoli del Tesoro, ma non funziona. Perché?

Ok, negli ultimi 40 anni, hai ragione, ogni volta che ci siamo allontanati dal rischio, quindi le azioni scendevano, le obbligazioni salivano. E questo ha molto a che fare con la "fuga paritaria", gli Stati Uniti d'America e la fiducia, e ci sono due elementi di fiducia che sono andati in frantumi. Il Congresso ha spezzato la fiducia sul debito, quindi 37.000 miliardi di dollari di debito, ma è aumentato di 11.000 miliardi negli ultimi 4 anni, giusto? Quindi, gli investitori globali erano già un po' nauseati, sapete, dagli Stati Uniti e da quella quantità di debito, ma poi Trump è arrivato con una mazza e ha detto che avremmo cambiato l'ordine mondiale sul commercio, giusto? Quindi, se sei un investitore europeo da circa 30 anni, hai semplicemente amato gli Stati Uniti, amato gli Stati Uniti per la maggior parte del tempo. Ora, quando ho parlato la scorsa settimana con gli investitori europei, stavano perdendo soldi con le loro azioni, stavano perdendo soldi con le loro obbligazioni e con il mercato valutario. Quindi, se possiedi azioni statunitensi in, uh, in qualsiasi tipo di euro o in qualsiasi tipo di valuta in Europa, uh, stai perdendo soldi anche sulla valuta, quindi ora non sono clienti soddisfatti, e quindi quello che sta succedendo è immaginare un fiume impetuoso di denaro in entrata negli Stati Uniti che si inverte violentemente e va nella direzione opposta. Questo è quello che sta succedendo.

Qual è il... qual è il segnale che il mercato obbligazionario vi sta inviando?

Sta, ehm, una mancanza di fiducia nel senso che l'ordine mondiale che abbiamo avuto sta cambiando, prima di tutto, e ciò che sosteniamo nel libro "Come ascoltare il mercato" è questa grande migrazione di capitali. Se c'è così tanta incertezza nelle obbligazioni, che per il fondamento, allora dovremmo vedere un trasferimento di capitali dagli asset finanziari, che per asset finanziari intendiamo solo certificati cartacei, obbligazioni e azioni. Sono cartacei. Ehm, dovremmo spostarci verso asset reali, come abbiamo visto nell'ultimo anno. L'argento sta sovraperformando il NASDAQ. L'oro sta sovraperformando il NASDAQ di circa il 30%.

Non è la norma qui. Voglio dire, gli investitori sono stati addestrati negli ultimi 10 anni. Azioni come Nvidia e Apple salgono in modo lineare e forse sul 2% del portafoglio in oro o forse sull'1%.

Newmont Mining è salita di 15 dollari la scorsa settimana, e questo è il titolo che Buffett ha comprato anni fa, il team di Buffett. Quindi, uh, sì, non è che siamo, questo è tutto, non è l'unico posto dove stare, ma aziende che possiedono asset nel sottosuolo, che si tratti di gas naturale, che si tratti di, uh, platino, palladio, voglio dire, ce ne sono così tanti, così tanti metalli strategici per tutta questa rivoluzione dell'intelligenza artificiale. Voglio dire, penso che avremo una crisi del rame nel 2026-2027, in cui la quantità di rame necessaria per la ricostruzione dell'Ucraina, giusto, per la ricostruzione di Gaza, per l'intelligenza artificiale, per la robotica, presumibilmente tutti questi robot sostituiranno gli esseri umani. Hanno tutti bisogno di metallo. Hanno tutti bisogno di rame e metalli strategici, ed è lì che si possono fare i veri soldi. Il vecchio portafoglio era composto da obbligazioni azionarie 60/40, con molti titoli in crescita. Questo era il portafoglio dal 2010 al 2020. Questa è storia. Il nuovo portafoglio che presentiamo nel libro è un portafoglio di società con asset più solidi, più solidi, più solidi.

Il mercato obbligazionario sta suggerendo che il mercato sta perdendo fiducia nell'affidabilità creditizia degli Stati Uniti? Quanto è grave?

È enorme ora, può essere recuperata attraverso la riduzione del deficit e la tassazione. E la gente, la gente dimentica che tutte le tariffe sono tasse, quindi una tariffa è solo una tassa sugli investitori globali.

Sono appena stato colpito da una tassa del 145%.

Sì. Ora gli americani pagano se vogliono comprare un iPhone, pagheranno una tassa più alta, giusto? Ma molto. Ehm, il punto sui dazi è che le aziende globali e i paesi globali condividono anche questa imposta, quindi per uscire da questo buco del debito possiamo aumentare le tasse sulle aziende globali, sugli investitori globali, sugli Stati Uniti, sui cittadini statunitensi, oppure possiamo dichiarare insolvenza. Voglio dire, gli interessi sul debito ammontano a 1.000 miliardi di dollari all'anno, giusto? Si tratta del 25% delle entrate fiscali, del 20% delle entrate fiscali, e il resto, il resto del mondo sviluppato è solo... Quindi il resto del mondo sviluppato in termini di interessi, costo annuo degli interessi rispetto alle entrate fiscali, il resto dei mondi sviluppati rientra nel gruppo 234-6%.

Ho letto un tuo post su X. Non so dove fossi, ma stavi analizzando lo stress che stiamo vedendo nel mercato obbligazionario e hai lasciato cadere Lehman Brothers, ma hai vissuto e gestito. È stata la prima volta che ho avuto modo di conoscere il tuo lavoro, ehm, durante la grande crisi finanziaria. Ci stiamo dirigendo verso un'altra, una crisi del mercato obbligazionario?

Sì, uh, loro, loro ci metteranno dentro delle manichette antincendio, giusto? Ehm, ma per quanto riguarda i mercati obbligazionari, la vera sostenibilità come porto sicuro. Quei giorni stanno iniziando a svanire lentamente e questo significa che si possederanno diversi tipi di obbligazioni. Si possederanno obbligazioni di altri paesi, non solo di quelli, è solo che tutti stavano esagerando con gli Stati Uniti, giusto? E tutto ciò significa che i vostri investitori globali avranno un portafoglio più diversificato, perché sono stati scottati da questa mancanza di fiducia. È come se ci fossero certe cose che abbiamo tutti vissuto, queste esperienze orribili, quando non si riesce a non vedere qualcosa, giusto? Gli investitori globali sono appena stati colpiti in pieno dall'enorme debito degli Stati Uniti, ehm, da questa mancanza di fiducia e di spesa nel Congresso, e poi Trump con la sua mazza sui dazi, cercando di aumentare le tasse, e loro hanno detto, OK, avrò un paniere di obbligazioni e questo è ciò che romperà, questo è ciò che sta facendo crollare il mercato obbligazionario. Cercheranno solo di possedere altro oltre a fare un'overdose di titoli growth e...

Tesoro. Bene, vediamo se riesco a superare le linee guida. Quindi la Cina, che è il secondo maggiore detentore di titoli del Tesoro, ehm, sta venendo colpita da questi grossi problemi. Per quanto riguarda l'amministrazione Trump, prevedete che vendano i titoli del Tesoro? Se sì, lo fanno in modo aggressivo e quali sono le conseguenze di questo comportamento della Cina sull'economia statunitense?

Vedi, questo fa parte del... del... della paura là fuori, ovvero che la Cina non sia nemmeno obbligata a scaricare, ma se, se lo divulgassero, potrebbero scaricare, ehm, allora altri cercherebbero di anticiparlo. Ehm, ci sono anche molte banche che sono coinvolte in tutto questo scambio di basi, questo è un grosso problema che si sta sgretolando, molti hedge fund sono coinvolti in questo scambio e si stanno sgretolando, quindi è come una combinazione di Cina e persone preoccupate per Cina e Giappone, ehm, sai cosa siamo in una guerra commerciale con loro, forse non saranno lì ad acquistare le nostre obbligazioni e quindi c'è questa preoccupazione e poi abbiamo questo scambio di basi molto complicato che sta esplodendo e quindi queste cose stanno accadendo esattamente nello stesso momento. Quindi alla fine della giornata, ciò di cui ho parlato nel mio video è che negli ultimi 30 anni, ogni volta che c'è stato un crollo del mercato azionario, quando Lehman è crollata, hai guadagnato 8 trilioni di dollari, gli investitori hanno perso 8 trilioni di dollari di valore delle azioni, ma hanno guadagnato 3,5 trilioni di dollari sulle obbligazioni e quando è arrivato il COVID, gli investitori hanno perso 9 trilioni di dollari, ma hanno guadagnato 4 trilioni di dollari sulle loro obbligazioni. Immaginate. Ora abbiamo perso 9 trilioni di dollari l'ultimo giorno dal 19 febbraio, 9 trilioni di dollari, e praticamente non avete recuperato nulla sul fronte obbligazionario.

Se questa mattina foste seduti con il Segretario del Tesoro invece che con Brian Sai, cosa vorreste sapere da lui?

Beh, prima di tutto vorrei che ci fosse qualcuno come Scott Pascent a dirigere le cose invece di Navarro un giorno, Lutnick l'altro giorno, Hawks, questi sono seri e sono, sono, sono davvero, uh, hanno buone intenzioni, ma stanno schiacciando il sentimento globale sull'ordine mondiale. Sono fondamentalmente ciò di cui abbiamo parlato nel libro: viviamo in un mondo multipolare, contro un mondo unipolare. Un mondo unipolare con gli Stati Uniti come un impero forte e una leadership di tipo globale, e la globalizzazione è molto stabile. Un mondo multipolare è come se ci fossero Navarro e Lutnick là fuori che minacciano seriamente i nostri alleati e i nostri partner commerciali, e quel tipo di ostilità sta portando denaro fuori dagli Stati Uniti. Quindi, se fossi io, lo vorrei. Vorrei togliere il timone a Navarro e Lutnick,

Stavamo parlando del Segretario al Tesoro, ehm, Scott Besson. Mi sembra che la sua attenzione sui dazi lo stia distraendo da alcune delle cose più importanti che vuole fare, come ridurre il deficit. Non si riuscirà a farlo in questo caso?

Allora, andiamo veloci. Quando Lehman fallì, la risposta fiscale e monetaria, la risposta fiscale e monetaria, fu di 4.000 miliardi di dollari quando il COVID si placò nel 2020, poi ci fu la crisi delle banche regionali e poi le elezioni o la spesa fiscale a Washington furono folli fino alle elezioni. Quella risposta non fu di 4.000 miliardi di dollari, ma di 16. Quindi pensate a Lehman 4 contro 16. Ora Besson è Segretario al Tesoro. Venderà obbligazioni al mondo per finanziare questo enorme edificio, venditore di obbligazioni, capo venditore di obbligazioni, esattamente, e uhm, è più difficile vendere obbligazioni e uhm, fortunatamente, quello che hanno cercato di fare. Hanno provato con Yellen nell'ultimo anno e mezzo, due anni, ex Tesoro, sì, ex ex Tesoro, ha emesso tonnellate e tonnellate di buoni del Tesoro, quindi ha detto di aver preso in prestito denaro per 6 mesi, 1 anno, e ha brillantemente gestito la volatilità delle obbligazioni. Non nell'anno elettorale. In realtà lo farebbe perché i buoni del Tesoro scadono tra 3 mesi, giusto? 6 mesi, quindi il prezzo di quelle obbligazioni non può variare, giusto? Quindi ha posticipato tutta quell'emissione obbligazionaria al 2025, 2026. Quindi ha brillantemente messo la volatilità delle obbligazioni nelle mani dei Repubblicani.

Quindi cosa succede? Qual è la risposta? Cosa fa, cosa succederà al mercato obbligazionario più avanti quest'anno?

Deve andare a vendere queste obbligazioni e, e a un livello superiore con Navarro e Lutnick che cercano di... sai, loro, lui è nella peggiore situazione possibile. E quindi, sì, cercherà di calmare le acque. E sai, alla fine, stanno cercando di riparare 40 anni di disfunzioni a Washington. In un periodo di tempo molto, molto breve, in 4 anni, e stanno cercando di alleviare il più possibile il dolore delle elezioni di medio termine, vogliono allontanarlo il più possibile, giusto?

Io, tu hai una visione davvero globale. Voglio dire, sei costantemente in viaggio. Qual è il... come vedono i tuoi clienti internazionali ciò che sta accadendo negli Stati Uniti, e poi, per estensione, come vedono ciò che sta accadendo a loro.

Gestiamo una chat di Bloomberg e una stanza Discord privata con investitori istituzionali in 30 paesi. Il supporto per la bear trap è l'azienda, ma la maggior parte dei nostri ricavi proviene da molto, almeno il 50% da hedge fund, fondi comuni di investimento e fondi pensione in tutto il mondo. E sì, la fiducia che è stata tradita negli ultimi... immagina di essere un investitore obbligazionario e di vedere gli Stati Uniti aumentare il deficit. Prendi in prestito un sacco di soldi nella parte iniziale della curva, il che ci fa sembrare un po' un paese emergente, e poi trovi un modo per finanziarli attraverso una tassazione martellante in tutto il mondo, rivolta ad altri paesi. Crea semplicemente questa mancanza di fiducia. Ieri ho parlato con un tizio a Zurigo che gestisce miliardi di dollari e mi ha detto: "Larry, tutto quello che abbiamo dovuto fare negli ultimi 30 anni è stato semplicemente rilassarci e... sovra-allocare fondi negli Stati Uniti". Quindi hai menzionato tutti questi allocatori, tutto quello che hanno fatto è stato allocare troppo, troppo in azioni e obbligazioni statunitensi, e quindi sono arrivati ​​a questo punto in termini di allocazione e ora devono solo riportarla a dove eravamo forse 10 anni fa, ma si tratta di almeno 1.000 miliardi di dollari.

Cosa stanno aspettando per reinvestire nel mercato azionario statunitense? Cosa hanno bisogno di vedere? E hanno fiducia? Tutto ciò che vogliono vedere potrebbe effettivamente accadere con questa amministrazione.

Come ha detto, mi ha detto, sai, ci sono certe cose che non puoi ignorare e con queste tendenze relative a valute, obbligazioni e azioni, soprattutto valute e obbligazioni, quando queste tendenze vanno in questa direzione, loro, loro avrebbero bisogno che il Congresso prendesse il controllo totale sulla tassazione, lontano dalla Casa Bianca, e che questa fosse garantita per almeno un anno. Quindi la Casa Bianca intende bene, stanno cercando di rimediare a 40 anni di disfunzioni in cui abbiamo perso 5 milioni di posti di lavoro. Non prendiamoci in giro. Il motivo per cui Trump è stato eletto praticamente due volte è che la base manifatturiera degli Stati Uniti è stata completamente svuotata e lui sta cercando di risolvere la situazione, ma il modo in cui stanno procedendo e il ritmo del cambiamento con cui stanno cercando di farlo è molto rapido e davvero scioccante. E quindi, tornando al tuo punto, cosa... dov'è la pompa antincendio che spegnerà tutto questo? Immagino che se il Congresso togliesse l'autorità in materia di tassazione e tariffe alla Casa Bianca, la stabilizzasse e desse alla comunità degli investitori globali una certezza di 1 o 2 anni sulla situazione tariffaria, questo farebbe la differenza, ma non accadrà.

Hai menzionato la produzione e molti CEO con cui ho parlato mi hanno detto un paio di cose. Primo, non posso costruire uno stabilimento dall'oggi al domani, giusto? E secondo, se costruissi quello stabilimento e lo aprissi tra 5 anni, mi costerebbe di più produrre negli Stati Uniti. E poi ripenso a ciò che ha detto il CEO di Apple, Tim Cook, nel 2015, credo abbia rilasciato un'intervista alla CBS, sottolineando la mancanza di competenze negli Stati Uniti per fare questo. Vogliamo un iPhone da 33.500 dollari? È quello che stiamo cercando?

Questo è il problema. È quando, quando, quando decimate la classe operaia degli Stati Uniti per 30, 40 anni, voi Repubblicani e Democratici cercate di risolvere la situazione, ci vorrà molto tempo, e Trump vuole convincerci che possono risolvere il problema. Ma sì, se sei Apple o qualsiasi altra azienda che produce... Una cosa che ha più senso è dare visti d'oro ai tecnici e ai semiconduttori più talentuosi, perché è l'unico settore in cui penso che il team di Trump abbia ragione al 100%: sicurezza nazionale, intelligenza artificiale, giusto?

Non puoi avere tutte queste navi costruite da Taiwan.

È una follia assoluta. È letteralmente la ricetta per uno shock enorme. Voglio dire, più grande di Lehman Brothers, giusto? Se Taiwan venisse invasa, quello che dovremmo fare è concedere visti d'oro per l'accesso immediato a migliaia dei migliori tecnici del settore dei semiconduttori. Portarli negli Stati Uniti. Ma come hai detto, il costo della vita qui è più alto. Questo fa tutto parte del nostro piano. Quello di cui parliamo è quando si effettua il reshoring. Ehm, si aumenteranno i costi di tutto e si entrerà in un regime di tassi di interesse più elevati, ehm, rendimenti obbligazionari più elevati, un'inflazione più elevata che durerà molto più a lungo di quanto siamo passati dal 1968 al 1981 dopo la guerra del Vietnam e all'improvviso, se ci si trova in quel regime di tassi di interesse più elevati e di inflazione più elevata a causa del reshoring e a causa di guerre e conflitti globali, allora è necessaria una costruzione del portafoglio completamente nuova. Ed è per questo che mi rivolgo a noi del supporto alla trappola degli orsi, perché è questo che ci interessa. Stiamo cercando di capire quale portafoglio sarà per, sai, i prossimi 10 anni, non per gli ultimi 10 anni. Penso che se si guardano gli investitori americani, c'è ancora, c'è ancora qualcosa come il massimo della tabella, il portafoglio 2010-2020.

Forse lo vedi, ma io, io ascolto tutto quello che dici. Ehm, lo paragono a quello che vedo e sento. Non vedo il catalizzatore per entrare nei mercati qui. Non sto selezionando azioni. Non è quello che faccio. Dov'è la voglia di entrare qui e comprare Nvidia?

OK, quindi nell'ultima settimana, Nvidia, Exxon e Chevron si sono unite. Exxon e Chevron rappresentavano solo il 29% della capitalizzazione di mercato di Nvidia. Ehm, l'intera industria del rame, il rame, come i vostri porti franchi e tutto il resto, basta guardare l'ETF CLPX. Se sommi il valore di tutte queste aziende, è una frazione di Nvidia. Ma se davvero, davvero, davvero ascoltate Jensen e gli dei di Nvidia, ehm, l'unico modo per raggiungere la traiettoria di crescita necessaria a giustificare una valutazione vicina ai 3 trilioni di dollari, l'unico modo per arrivarci è con molto più rame, quindi. Se guardate i titoli del rame o del petrolio, sono in calo del 30%, a volte del 25-30% rispetto ai massimi e il futuro sembra roseo per loro perché la valutazione è così distorta che solo Nvidia è qui e l'intera industria del rame qui. Nvidia è qui, l'intera industria dell'uranio per tutta l'energia nucleare di cui avranno bisogno per finanziare. Per trovare abbastanza finanziamenti per alimentare tutto questo, tutti questi nuovi data center di intelligenza artificiale, giusto? Quindi è così distorto che si possono fare molti soldi investendo nelle infrastrutture energetiche, ehm, i vostri SMR, ci sono molti ETF che operano nel vostro settore, proprio dove investite in un paniere di aziende. Alimentano l'intelligenza artificiale per i prossimi 30 anni.

Vorrei sapere la tua opinione. È quello che facciamo, ehm, verso la fine del podcast. Hai menzionato, ehm, il portafoglio per i prossimi 10 anni. Cos'è questo portafoglio? Immagino che i prossimi 10 anni saranno molto diversi a causa di questi dazi e di quanto siano state inquietanti le cose.

OK, torniamo alle basi. Gli ultimi 30 anni sono stati 60/40 azioni e obbligazioni, e in quel 60, c'erano molti titoli growth, giusto? Le tue zanne e solo grandi, grandi azioni in crescita. Probabilmente ci stiamo muovendo verso un mondo a 30, 30, 40 anni, quindi 30% materie prime, 30% obbligazioni, uh, dipende dall'età dell'investitore e diciamo 40% azioni, uh, in quel mondo, sul... vuoi avere meno crescita e più valore. Ecco perché il COW, uh, credo sia il COWZ ETF, quel tipo di azioni sta sovraperformando il valore globale, l'ETF EWU. Basta guardare, basta guardare le partecipazioni dell'EWU. È un gruppo di aziende globali, le tue Glencore, sai, le tue BHP, mi dispiace. Come le tue Rio, le tue Rio Tinto, e quindi le tue aziende che possiedono beni nel sottosuolo, le tue aziende che possiedono molte riserve di rame, giusto? FCX del mondo, vuoi guardare il COPX, quello è il portafoglio. Quindi si passa da 60/40 azioni e obbligazioni a 30, 30, 40 e da quella quota di azioni si passa alla quota di portafogli. Dovresti avere più valore e più aziende che possiedono asset tangibili come COPX, GDX, SIL e URNM, tutti ETF che possiedono panieri di aziende che operano nel settore delle infrastrutture di intelligenza artificiale. Ehm, che operano anche nel settore robotico, in termini di supporto all'industria robotica attraverso il rame e poi la ricostruzione di Los Angeles negli Stati Uniti, la ricostruzione dell'Ucraina, la ricostruzione della nostra rete elettrica negli Stati Uniti, tutto questo è rame, giusto? Di quanto rame avremo bisogno per ricostruire Los Angeles, l'Ucraina e la rete elettrica statunitense? Per supportare tutta questa intelligenza artificiale, ci vuole una tonnellata di rame, quindi vuoi possedere quei titoli in rame ed è lì che otterrai una costruzione del portafoglio e rendimenti molto migliori possedendo i titoli in rame.

Il tono di questo testo è quello di una conversazione. E’ quindi un testo meno ordinato ed analitico di quelli che trovate abitualmente nel Post di Recce’d.

Ma è questo, il tono, ed il flusso di pensieri, che noi di Recce’d poi ritroviamo nelle centinaia di telefonate e contatti con operatori di mercati in tutti gli angoli del Mondo.

Grazie a questo continuo scambio, noi di Recce’d possiamo garantire al nostro Cliente un vantaggio enorme, rispetto a tutti quegli investitori che ancora si affidano ai social ed ai promotori finanziari delle Reti di vendita come Mediolanum e Fineco, come Generali ed Allianz, come Fideuram e Banca Sella, per fare soltanto alcuni esempi.

Un vantaggio enorme che alla fine vedete tradotto in risultati.

Voi, avete fatto bene i conti, sui vostri risultati e sui vostri costi e spese, nell’ultimo quinquennio?

Voi, lettori, siete stati forzati dalle Reti dei venditori (supportati dai media e dai social in quest’opera di persuasione) ad investire con un grado di rischio elevato, un rischio fuori dal vostro controllo, sulla base delle “garazia dell’ottimista”, la garazia offerta da chi vidi dice “alla fine va sempre tutto bene”, come se si trattasse di un film.

Anche la scorsa settimana, la storia del “va tutto bene” è stata ripetuta (sempre uguale a sé stessa) da un noto amjinistratore di una nota Rete di promotori finanziari su un noto quotidiano nazionale.

Beh, ma allora voi, che poi siete le vittime di questo cartello commerciale (il cartello è una cosa che si credeva del tutto scomparsa dalla fine dell’Ottocento: purtroppo, nei servizi finanziari domina ancora) fateveli almeno, quei due conti. Che è proprio ora!

Partite dal rendimento dei Fondi Comuni Bilanciati, che qui sotto vedete attraverso l’indice Fideuram: è questo che voi avete fatto, dal gennaio 2020 al mese di aprile 2025. Da 162 a 168.

Non avete guadagnato nulla, amici. In cinque anni, con la vostra GPM e i vostri Fondi e le vostre polizze. Nonostante Nvidia, Tesla, il boom del Nasdaq, il Risiko bancario, e quel boom dei BTp mille volte promesso, ma che non si vede mai. L’economia reale, i finanziamenti diretti, il private equity e il venture capital hanno peggiorato le cose.

E questo non è il vostro problema più grande.

Il vostro vero problema è che siete piazzati in modo pessimo: la vostra asset allocation è sbagliata. La vostra strategia di investimento è pericolosa.

Il vostro rendimento atteso per i prossimi dieci anni è vicino a zero: e questo nel caso che “va tutto bene”, come dice quell’Amministratore Delegato famoso sul quotidiano nazionale.

Per quel ragione le cose andranno in questo modo che noi vi anticipiamo, nel prossimo futuro?

Lo facciamo spiegare oggi da un altro amico di Recce’d, un altro gestore esperto e di chiara fama, un altro gestore che capisce di gestione e non si occupa di vendita di GPM, Fondi Comuni e polizze.

Si chiama Ray Dalio, e con le sue riflessioni chiudiamo questo Post, che è dedicato alla sorpresa che la massa degli investitori ha trovato nell’uovo di Pasqua.

Il fondatore di Bridgewater, Ray Dalio, ha dichiarato domenica di essere preoccupato che le turbolenze derivanti dai dazi e dalle politiche economiche del presidente Donald Trump possano minacciare l'economia globale.

"In questo momento siamo a un punto decisionale e molto vicini a una recessione", ha detto Dalio al programma "Meet the Press" della NBC News. "E temo che possa verificarsi qualcosa di peggio di una recessione se la situazione non verrà gestita bene".

Il miliardario degli hedge fund ha affermato di essere più preoccupato per le perturbazioni commerciali, il crescente debito pubblico statunitense e le potenze emergenti che stanno facendo crollare la struttura economica e geopolitica internazionale in vigore dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

"Stiamo passando dal multilateralismo, che è in gran parte un ordine mondiale americano, a un ordine mondiale unilaterale in cui c'è grande conflitto", ha affermato.

Dalio ha affermato che cinque forze guidano la storia: l'economia, i conflitti politici interni, l'ordine internazionale, la tecnologia e gli eventi naturali come alluvioni e pandemie. I dazi di Trump hanno obiettivi comprensibili, ha affermato Dalio, ma vengono implementati in modo "molto destabilizzante" che crea un conflitto globale.

Le politiche tariffarie in rapida evoluzione del presidente hanno sconvolto il commercio internazionale. Mercoledì Trump ha annunciato una sospensione di 90 giorni dei suoi "dazi reciproci", ma è rimasto fermo sui dazi di base del 10% e sui dazi reciproci del 145% sulla Cina.

In seguito, la U.S. Customs and Border Protection ha annunciato un'esenzione dai dazi reciproci per l'elettronica di consumo di fabbricazione cinese, come smartphone, computer e semiconduttori, nella tarda serata di venerdì, sebbene i prodotti rimangano soggetti a un dazio del 20% imposto all'inizio dell'anno. Il Segretario al Commercio Howard Lutnick, tuttavia, ha fatto marcia indietro domenica, affermando che l'esenzione non è permanente.

In un post di mercoledì su X, Dalio ha chiesto agli Stati Uniti di negoziare un accordo commerciale "win-win" con la Cina che favorisca l'apprezzamento dello yuan rispetto al dollaro. Ha inoltre invitato entrambi i paesi ad affrontare il loro crescente debito.

Dalio, durante un'intervista con "Meet the Press", ha affermato domenica che il Congresso dovrebbe ridurre il deficit federale al 3% del prodotto interno lordo, riecheggiando le dichiarazioni rilasciate all'evento CONVERGE LIVE della CNBC a marzo.

"Se non lo faranno, avremo un problema di domanda e offerta di debito contemporaneamente a questi altri problemi, e le conseguenze saranno peggiori di una normale recessione", ha dichiarato Dalio.

È in gioco il valore stesso del denaro, ha affermato Dalio. Un crollo del mercato obbligazionario, combinato con eventi come conflitti interni e internazionali, potrebbe rappresentare uno shock ancora più grave per il sistema monetario rispetto all'annullamento del gold standard da parte del presidente Richard Nixon nel 1971 e alla crisi finanziaria globale del 2008.

Questo cambiamento è evitabile, ha affermato Dalio, se i legislatori collaborano per ridurre il deficit e se gli Stati Uniti scoraggiano i conflitti e le politiche inefficienti sulla scena globale.

Valter Buffo
Detox: che cosa è successo tra il 7 ed il 9 aprile 2025 (e perché cambia tutto)
 

Questo Post è il quarto di una serie, iniziata ventuno giorni fa. La serie è dedicata al solo tema di mercato oggi rilevante. Ovvero il Detox.

Ventuno giorni fa avete letto del rischio principale che oggi sta di fronte ai mercati finanziari. Due settimane fa vi abbiamo dettagliato la filosofia economica sottostante il Detox. Sette giorni fa, vi abbiamo spiegato perché tutto questo era diventato inevitabile.

Oggi, il Post di Recce’d vi racconta la svolta: che cosa è accduto tra il 7 aprile ed il 9 aprile..

Seguiranno, a breve, altri Post sul tema Detox: i contenuti ci saranno suggeriti dalla stessa evoluzione del mercati finanziari e della realtà



Di “AI” voi avete ancora sentito parlare”? Non potrebbe “AI” risolvere anche la crisi dei mercati?

Di “soft landing”, invece, avete ancora letto qualcosa di recente? Avremmo tutti bisogno del “soft” ma per ora si vede soltanto “hard” in giro …

E Janet Yellen? perché non parla più Janet Yellen? Lei era bravissima, a predicare che “tutto è calmo e tutto è sotto controllo”: Fu proprio lei, a dire “non vedremo più una crisi finanziaria nell’arco delle nostre vite”.

Come Recce’d vi scriveva proprio in questo Post, dodici mesi fa e sei mesi fa e tre mesi fa, “AI” e “soft landing” e “Risiko bancario” erano soltanto … “successi stagionali”: quelli che durano tanto quanto durano le canzonette estive del Festivalbar.

Proprio per questo, ovvero perché noi, con voi lettori, ne scriviamo e parliamo da oltre un anno, oggi non ripeteremo cose già scritte e dette in precedenza.

Ci limitiamo a ripetere per la comodità di chi ci legge che per comprendere i fatti delle ultime settimane, vi sarà più che sufficiente rileggere alcuni recenti Post di Recce’d.

Guardando soltanto al 2025, Recce’d ha trattato in numerose occasioni della nuova realtà del 2025, tra le quali vi ricordiamo:

  1. il Post datato 11 gennaio 2025, dove vi abbiamo anticipato che “la crisi finanziaria è già iniziata” (tre mesi fa)

  2. il Post datato 9 febbraio 2025, dove vi abbiamo anticipato le considerazioni che oggi leggete sui Titoli di Stato USA

  3. il Post datato 22 febbraio 2025, dove vi abbiamo segnalato alcune possibili alternative alla vostra attuale asset allocation per affrontare con successo questa nuova fase dei mercati

  4. uno dei due Post datati 15 marzo, dove potete leggere le nostre valutazioni in merito alla profondità della crisi che è in corso

  5. un secondo Post datato 15 marzo, dove potete leggere dell’impatto della crisi sui vostri portafogli di investimento.

A tutto questo, ovviamente, si aggiunge il Post datato 22 marzo 2025. Il primo della serie che Recce’d dedica al Detox. Poi è venuto il secondo della serie datato 29 marzo 2025, ed anche il terzo datato 5 aprile 20205.

Questo, è il quarto Post della serie Detox. che proseguirà. Oggi, questo è il solo tema dei mercati finanziari.

Nell’immagine che proponiamo qui sopra, il direttore degli investimenti di UBS Wealth Management Italia ci riproprone una lettura dei fatti recenti dei mercati finanziari incentrata al 100% sulle tariffe.

Da molti mesi, noi di Recce’d ripetiamo invece (anche in pubblico, anche qui nel Blog) che le tariffe sono soltanto un “evento collaterale”.

Il nocciolo della questione, l’occhio dell’uragano, si trova da un’altra parte.

E la settimana appena conclusa ce lo ha confermato. La conferma è arrivata direttamente dalla Casa Bianca,

La Casa Bianca ha spiegato i fatti del 9 aprile 2025, in un primo tempo, negando il ruolo dei Titoli di Stato.

Poche ore dopo, però, è stata costretta a modificare la versione ufficiale, nel modo che segue.

Kevin Hassett, direttore del Consiglio Economico Nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato a "Squawk Box" che la volatilità del mercato obbligazionario non è stata una ragione diretta per la sospensione dei dazi di Trump, ma probabilmente ha aggiunto "un po' più di urgenza" alla decisione. "Tutto procedeva ordinatamente. Non c'è dubbio che ieri il mercato dei titoli del Tesoro abbia fatto sì che la decisione, sapete, fosse presa con, credo, forse un po' più di urgenza. Ma era inevitabile", ha affermato Hassett. Il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni è salito oltre il 4,5% e quello a 30 anni ha superato il 5% nella notte di mercoledì, prima della sospensione, con i prezzi delle obbligazioni in calo. Secondo Reuters, gli operatori di mercato hanno affermato che Giappone e Cina potrebbero cedere i titoli di Stato statunitensi e che gli sviluppi potrebbero preoccupare l'amministrazione della Casa Bianca. I rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine sono scesi da quando è stata annunciata la sospensione dei dazi, con il rendimento del decennale che giovedì mattina si attestava intorno al 4,308%.

Ora, vi chiediamo di rileggere come i media italiani hanno ricostruito la vicenda.

Dopo 18 mila miliardi di dollari di valore azionario spazzato via dal suo ingresso alla Casa Bianca, dopo 14.500 miliardi volatilizzati dalle borse mondiali solo nei cinque giorni lavorativi dall’annuncio dei dazi «reciproci» — perdite medie per oltre 50 mila dollari per ogni americano sul risparmio in azioni — Donald Trump tenta la prima marcia indietro.

Quando ne ha dato l’annuncio lui stesso ieri, la capitalizzazione di mercato sparita nelle prime undici settimane della sua presidenza era simile al prodotto lordo della Cina: la prima (di gran lunga) economia al mondo per volumi di produzione. 

Forse però non è esattamente per i dolori di qualcuno a Wall Street che Trump è arretrato senza aver ancora messo al sicuro concessioni commerciali da alcun Paese. O non solo per quei dolori. Certo avrà pesato il rischio concreto di una recessione americana autoinflitta e targata Trump. Ma dev’essere stata un’occhiata più ampia alla situazione, a far capire al presidente che non poteva tenere. 

Perché a differenza di tante altre fasi di tensione finanziaria dell’ultimo trentennio, stavolta c’era un’anomalia in più a segnalare alla Casa Bianca — per dirla nel linguaggio di Trump stesso — che «non ha le carte». Di solito nelle tempeste gli investitori comprano prodotti americani quali beni rifugio sicuri: i titoli del Tesoro e dunque il dollaro. Entrambi tradizionalmente salgono di valore e scendono dunque in modo speculare i costi del crescente debito del governo americano. In questa crisi, stranamente, accadeva al contrario. E poteva anche essere un sintomo della debolezza finanziaria dalla quale gli Stati Uniti stanno dichiarando la loro «guerra economica» al resto del mondo, nella definizione dell’investitore Warren Buffett. 

Dal Liberation Day dei dazi alla parziale ritirata di ieri, il dollaro aveva già perso il 2% sulla media delle altre principali valute: un’immensità, per il valore più liquido al mondo. Quanto ai titoli di Stato Usa a dieci anni, i loro rendimenti si sono impennati da meno del 4% a un picco di quasi il 4,5%. Qualcuno stava vendendo pesantemente la carta sovrana dell’America, il cui costo del debito saliva. Potevano essere fondi a caccia di denaro dopo le perdite di borsa. O poteva essere la prima, minima comparsa del virus della sfiducia verso l’immenso debito americano e verso una moneta di riserva mondiale nelle mani di Donald Trump: quello status del biglietto verde non è più semplicemente scontato per il futuro. E poteva anche essere, in parte, la Cina. 

Il debito pubblico americano detenuto nelle riserve di Pechino è sceso da 1.300 miliardi nel 2013 a 761 agli ultimi dati; la sua quota è più che dimezzata. Ora la banca centrale cinese sta limitando i rinnovi dei titoli Usa in scadenza e semmai indica agli operatori di accumulare oro. Le misure della Casa Bianca di ieri — relativa clemenza per tutti, escalation su Pechino — puntano a isolare la Cina. Ma Xi Jinping dev’essersi convinto che ha le leve per piegare Trump e non solo grazie al debito Usa ancora nelle sue mani o per le potenziali ritorsioni contro gli impianti di Tesla e della Apple nella Repubblica popolare. 

C’è anche altro: Trump vuole smaniosamente il controllo (tramite capitalisti amici) della rete americana della cinese TikTok, a fini di propaganda politica, ma il negoziato per la sua vendita è bloccato. E ora Xi è anche pronto a rinunciare a quel 14,6% di export della Cina che va negli Stati Uniti pur di segnare un punto nella rivalità fra potenze. Conta sul fatto che la società americana oggi non sia capace di affrontare coesa una recessione prodotta dalle tensioni geopolitiche; ma sa che i cinesi accetterebbero questo ed altri sacrifici, in nome dell’onore della nazione.

Come avete appena letto, al centro di tutta la vicenda c’è il Ministro del Tesoro, che si chiama Scott Bessent: Ministro che proprio nell’ultima settimana ha raggiunto una popolarità universale.

NEW YORK - Molti a Wall Street speravano che Scott Bessent sarebbe stato la voce della ragione nell’amministrazione Trump. Ovviamente il segretario al Tesoro respinge questa etichetta. Ieri ha detto ai giornalisti che il piano di una pausa di 90 giorni nei dazi reciproci è stato concepito sin dall’inizio da Trump: è «l’arte di fare affari».

Miliardario, nato in South Carolina e discendente di ugonotti francesi, fondatore del fondo di investimenti Key Square, gay dichiarato, Bessent è stato dal 1991 al 2015 (con un breve intervallo) il braccio destro di George Soros, il finanziere democratico più odiato dalla destra. Era considerato una scelta pragmatica e rassicurante per il Tesoro sia da Wall Street che dalla classe politica di Washington (ma piace anche a Steve Bannon), a differenza di un altro miliardario amico di Trump, Howard Lutnick, che mirava alla stessa poltrona ed è diventato ministro del Commercio. Bessent è un esperto di turbolenze finanziarie: il suo hedge fund nel 2022 scommise (ed ebbe la ragione) contro la Fed che l’inflazione Usa sarebbe durata più a lungo del previsto.

Sui dazi, Bessent ha abbracciato l’argomentazione di Trump sulla necessità dei dazi per riequilibrare la bilancia commerciale, ma aveva suggerito un approccio incrementale, a partire dal 2,5% contro i 19 Paesi con il peggiore surplus della bilancia commerciale, con aumenti ogni mese della stessa percentuale fino a un massimo del 20% (come aveva promesso Trump in campagna elettorale), per dare tempo al mondo del business di adattarsi e ai Paesi stranieri colpiti dalle tariffe di negoziare con l’amministrazione Usa. Ma Trump voleva molto di più del 2,5%. Il segretario al Tesoro sembrava aver perso quella battaglia.

Eppure il 2 aprile nel Giardino delle Rose non c’erano solo gli strenui sostenitori dei dazi — Howard Lutnick porgeva la tabella con i numeri a Trump e il consigliere per il commercio Peter Navarro spiegava i dati ai giornalisti — ma c’era anche Bessent che aveva fissato interviste con la Cnn e con Bloomberg News dove, diplomaticamente, consigliava di non rispondere con controdazi e di aspettare: le tariffe — diceva — erano al punto più alto possibile e senza sbilanciarsi a chi gli chiedeva se fossero permanenti rispondeva: «Vedremo che cosa succede e come la pensa il presidente».

Con le Borse che crollavano e le critiche (anche da sostenitori di Trump) che aumentavano, il senatore repubblicano Ted Cruz ha suggerito che c’erano «angeli e demoni» che sussurravano nell’orecchio del presidente (i demoni sono quelli che vogliono «dazi alti per sempre»). Domenica scorsa, a due giorni dall’entrata in vigore dei dazi, Bessent è andato a parlare con Trump a Mar-a-Lago ed è tornato in volo con lui a Washington. Lunedì, lo stesso Bessent ha annunciato sui social di aver preso, insieme al rappresentante Usa al Commercio Jamieson Greer, il timone dei negoziati sui dazi. «Bessent e Greer sono più qualificati a trattare senza infiammare, sono i migliori poliziotti per gestire il traffico verso la descalation e verso risultati significativi», ha detto una fonte della Casa Bianca al Financial Times. Martedì il «poliziotto buono» ha suggerito che i colloqui con Giappone e Corea del Sud avrebbero rapidamente portato ad accordi che avrebbero allentato i dazi, mettendo ai margini — per ora —Lutnick e Navarro.

Ieri mattina Bessent era atteso al Congresso per un’audizione, ma ha mandato il suo vice spiegando che era stato chiamato da Trump. Il segretario al Tesoro era nella stanza quando il presidente ha dato (via social) l’annuncio della pausa ed è stato lui a spiegare la decisione ai giornalisti. Lutnick, comunque, scriveva sui social che nella stanza c’era anche lui.

Abbiamo ricostruito per voi lettori la vicenda dei tre giorni decisivi per i mercati finanziari: il 7, l’8 ed il 9 aprile 2025.

Ora, leggiamo insieme un’analisi che si concentra sulle reazioni dei mercati finanziari.


Il presidente Donald Trump era chiaramente disposto a lasciare che il mercato azionario crollasse dopo aver annunciato la scorsa settimana enormi dazi "reciproci" su alleati e avversari degli Stati Uniti, tra cui imposte mirate alle isole antartiche abitate principalmente da pinguini.

 Ma è stata probabilmente la crisi del mercato obbligazionario a spingere la Casa Bianca oltre il limite, ha affermato Marko Kolanovic, ex capo stratega globale di J.P. Morgan.

 Kolanovic ha dichiarato a MarketWatch martedì sera di ritenere che l'amministrazione fosse vicina a ritirare alcuni dei dazi annunciati la settimana scorsa. La sua previsione si è rivelata lungimirante: mercoledì pomeriggio, Trump ha annunciato una sospensione di 90 giorni dei dazi per tutti i Paesi che non avevano attuato ritorsioni contro gli Stati Uniti, aumentando al contempo le imposte sui prodotti cinesi al 125%.

 "Quando il mercato obbligazionario è crollato, è crollata anche tutta la loro narrativa", ha dichiarato Kolanovic a MarketWatch durante un'intervista di follow-up mercoledì. "La loro prima scusa è stata: 'Vabbè, ha funzionato per le obbligazioni'... Il mercato obbligazionario probabilmente li ha forzati".

 I rendimenti dei titoli del Tesoro sono schizzati alle stelle questa settimana, alimentando i timori per una possibile crisi che potrebbe spingere la Federal Reserve a intervenire.

 Mercoledì le azioni statunitensi hanno registrato un'impennata verticale dopo l'annuncio di Trump, con il Nasdaq Composite in rialzo fino all'11% giornaliero a un certo punto. Anche l'S&P 500 e il Dow Jones Industrial Average si trovavano in rialzo.

 Ma Kolanovic ha affermato che non avrebbe necessariamente inseguito questo rally.

 Ci sono ancora delle scarpe da infilare. Più avanti in questa settimana, le aziende inizieranno a pubblicare gli utili del primo trimestre, che potrebbero essere stati influenzati da tutta l'incertezza che circonda il programma commerciale di Trump. Ciò potrebbe indurre una maggiore volatilità sui titoli azionari.

 "Non necessariamente inseguirei questo rally", ha detto Kolanovic. "Penso che questo sia un prezzo più ragionevole ed equo ora, visto che si avvicina la stagione degli utili. Credo che, in modo selettivo, si possano aggiungere alcuni nomi. Se lunedì si era long, si possono realizzare dei profitti."

 Ma Kolanovic apprezza le obbligazioni. “Le obbligazioni non hanno ancora recuperato terreno. Sono ancora in forte calo", ha detto.

 Gli investitori probabilmente staranno attenti a come i dazi di Trump stanno influenzando l'economia e il mercato del lavoro. Dovrebbero tenere d'occhio i dati settimanali sulle richieste di sussidio di disoccupazione, ha detto Kolanovic; l'ultimo lotto dovrebbe essere pubblicato giovedì.

 "Penso che le richieste siano uno di quegli indicatori ad alta frequenza", ha detto. "Se le aziende stanno iniziando a licenziare, dovremmo saperne di più domani."

 Presterà anche molta attenzione ai commenti dei dirigenti aziendali mentre annunciano i risultati e tengono conference call con analisti e stampa.

 Detto questo, Kolanovic non crede che l'agenda commerciale di Trump sia stata definitivamente definita. "Non credo che gli europei gli daranno improvvisamente tutto ciò che vuole", ha affermato il veterano stratega.

 Ma il calo del Cboe Volatility Index, noto come "indicatore di paura" di Wall Street, suggerisce che i mercati probabilmente si calmeranno, almeno temporaneamente. Kolanovic dubita che i mercati assisteranno a ulteriori oscillazioni così forti come quelle che hanno caratterizzato la scorsa settimana. Il VIX era sceso di oltre il 32% a 35,66 mercoledì.

 "Ci sono ancora abbastanza problemi", ha osservato. "Non credo che torneremo ai massimi storici. Sarei piuttosto neutrale in questo caso".


Qui sotto, abbiamo scelto e tradotto per voi un utilissimo articolo del Wall Street Journal, che ci dettaglia le risposte ad alcune delle domande che circolano con maggiore frequenza in queste ore tra gli operatori di mercato e tra gli investitori, a proposito di questa vicenda decisiva per la nostra asset allocation e per la nostra strategia di investimento 2025 - 2026..

Il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni è salito al 4,47% dal 4,20% registrato in quattro giorni, segnando il suo aumento più significativo dal culmine della crisi finanziaria del 2008.

Il calo dei prezzi delle obbligazioni (la controparte di un aumento dei rendimenti) ha allarmato molti analisti e investitori molto più del recente calo delle azioni.

Perché la svendita dei titoli del Tesoro viene considerata allarmante?

Dall'annuncio dei dazi del Presidente Trump dopo la chiusura del 2 aprile, il valore delle azioni quotate negli Stati Uniti è diminuito di 7,7 trilioni di dollari. Normalmente, i titoli del Tesoro si riprendono durante una forte svendita azionaria, perché gli Stati Uniti sono da tempo il mercato più sicuro e facile da negoziare, ma questa volta non lo sono.

Quanto è grave la svendita dei titoli del Tesoro?

Gli investitori in genere osservano i titoli decennali, che sono ampiamente detenuti e il cui prezzo è diminuito significativamente. Ma i titoli del Tesoro trentennali sono stati particolarmente colpiti, con un aumento del rendimento di quasi mezzo punto percentuale negli ultimi tre giorni, il maggiore dal 1982.

Qual è il rischio maggiore di una svendita dei titoli del Tesoro?

In generale, il denaro affluisce negli Stati Uniti da anni grazie alla sua solida economia, all'apertura ai flussi globali e agli elevati rendimenti degli investimenti. Il rischio maggiore è che questa dinamica si inverta.

"La quantità di denaro investita negli Stati Uniti, sia in titoli di debito che azionari, ora si chiede se quel capitale ritorni effettivamente nei paesi d'origine", ha affermato Robert Dishner, senior portfolio manager di Neuberger Berman.

Quali sono gli altri rischi?

Il ruolo dei titoli del Tesoro statunitensi come asset rifugio per eccellenza implica che il loro declino potrebbe avere implicazioni profonde e imprevedibili sui mercati globali.

"I titoli del Tesoro sono la garanzia in ogni borsa", ha affermato Dishner. "Ci sono implicazioni a livello globale".

Perché sta succedendo questo con i titoli del Tesoro?

Numerose dinamiche sono in gioco nel mercato dei titoli di Stato, affermano analisti e gestori di portafoglio. Tra le altre cose, i rendimenti dei titoli di Stato in tutto il mondo sono generalmente aumentati negli ultimi mesi, riflettendo le preoccupazioni sull'inflazione insieme a episodi specifici come la decisione della Germania di aumentare la spesa militare e le turbolenze che hanno circondato le elezioni francesi.

Allo stesso tempo, i titoli del Tesoro sono oggetto di particolare attenzione perché sono così ampiamente detenuti a livello nazionale e internazionale, e perché alcuni dei paesi che stanno affrontando ingenti dazi sono considerati detentori di quantità di debito statunitense sufficienti a rendere l'"opzione nucleare" delle vendite dirette da parte di quelle nazioni un familiare punto di preoccupazione sul mercato.

Chi sono i maggiori detentori internazionali di titoli del Tesoro?

I due maggiori sono il Giappone, che l'amministrazione continua a considerare un alleato nonostante i dazi del 24% imposti mercoledì, e la Cina, che è al centro di tutte le azioni tariffarie statunitensi.

Quanti titoli del Tesoro sono in mani straniere? Secondo i dati del Tesoro, a gennaio gli investitori stranieri detenevano oltre 8,5 trilioni di dollari in titoli del Tesoro statunitensi. La proprietà dei titoli del Tesoro è difficile da rintracciare perché molti investitori acquistano tramite centri finanziari offshore come Londra o le Isole Cayman.

Il calo dei prezzi delle obbligazioni ha allarmato molti investitori molto più del recente calo delle azioni. Foto: Michael Nagle/XINHUA/Zuma Press

Come è iniziata l'ultima svendita dei titoli del Tesoro?

Ancora la settimana scorsa, i rendimenti dei titoli del Tesoro erano in calo parallelamente ai prezzi delle azioni, svolgendo il ruolo di investimento di lunga data dei titoli di Stato come bene rifugio che aumenta quando gli altri scendono. Ma la situazione è cambiata venerdì sera e le vendite hanno accelerato questa settimana.

Quali sono i fattori che determinano la vendita dei titoli del Tesoro?

Molti analisti hanno puntato il dito contro le operazioni con leva finanziaria degli hedge fund. La strategia al centro delle preoccupazioni è nota come basis trade, ed è stata uno dei fattori chiave della "corsa al contante" del 2020.

Come funziona il basis trading?

Gli hedge fund acquistano titoli del Tesoro in contanti e vendono un contratto future sui titoli del Tesoro a un altro investitore, scommettendo che i due prezzi convergeranno all'avvicinarsi della data di regolamento. La differenza, o spread, è spesso molto piccola, ma gli hedge fund utilizzano la leva finanziaria per aumentare i propri profitti.

Come può andare storto?

Quando il mercato effettua grandi movimenti – come visto negli ultimi giorni – i trader che avevano scommesso su quella che consideravano la certezza della convergenza possono vedere le loro posizioni andare in tilt. Spesso sono costretti a vendere per rimanere entro i limiti di rischio o soddisfare le richieste di margine, o altrimenti rischiare che le loro posizioni vengano liquidate.

Qualcuno avrebbe mai pensato che ciò sarebbe accaduto?

Le autorità di regolamentazione di tutto il mondo mettono in guardia da anni sui rischi posti dalle operazioni basis trading degli hedge fund. Secondo Apollo Global Management, gli hedge fund detengono circa 800 miliardi di dollari in posizioni corte sui future sui titoli del Tesoro, sebbene una ricerca della Federal Reserve abbia suggerito che l'esposizione sia inferiore.

Ci sono spiegazioni contrastanti?

Certamente sì.

  • I dubbi sullo status di bene rifugio dei titoli del Tesoro sono stati amplificati dalla debole domanda per un'asta di obbligazioni triennali da 58 miliardi di dollari tenutasi martedì.

  • Possibile vendita forzata da parte di hedge fund e altri investitori, secondo gli analisti.

  • Gli investitori stranieri potrebbero vendere, sebbene la debolezza dello yuan cinese suggerisca che il governo cinese non stia cedendo i suoi titoli.

  • Le scommesse sull'allentamento normativo sono andate a vuoto: alcuni investitori si aspettavano che gli Stati Uniti allentassero le normative bancarie per consentire alle banche di detenere più titoli del Tesoro. Ora questi investitori stanno subendo un duro colpo.

  • Bilanci dei dealer limitati: le banche che detengono titoli del Tesoro sono entrate nella crisi del mercato con ingenti saldi in titoli del Tesoro. Ciò ha probabilmente limitato la loro capacità di intervenire e sostenere il mercato durante la svendita, ha affermato Giles Gale, stratega dei tassi di interesse di UBS.

In chiusura di Post, per completare sia l’informazione sia l’analisi, abbiamo selezionato per voi lettori un articolo che colloca tutto ciò che avete letto all’interno di una prospettiva futura coerente e credibile, all’interno della quale potete collocare e rivalutare il vostro attuale portafoglio titoli, ed all’interno della quale potrete sviluppare una strategia di investimento vincente e profittevole per voi.

Mentre i mercati azionari crollavano a causa della guerra commerciale, Scott Bessent, Segretario al Tesoro statunitense, ha cercato di calmare i nervi degli investitori lo scorso fine settimana. "La maggior parte degli americani con un piano pensionistico 401(k) ha quello che viene chiamato un conto 60/40... e sono in calo [solo] del 5,6% su base annua", ha dichiarato in televisione. O, in parole povere, poiché i gestori di investimenti in genere investono il 40% di un portafoglio in titoli a reddito fisso, il calo dei prezzi azionari dovrebbe essere in parte compensato dall'aumento dei prezzi delle obbligazioni, dato che questi si muovono tipicamente in direzioni opposte, almeno secondo i manuali di finanza.

Ma non più.

La scorsa settimana, i prezzi delle obbligazioni sono effettivamente aumentati con il calo delle azioni, apparentemente a causa dei crescenti timori di recessione. Ma questa settimana sono crollati a causa dei segnali di scarsa domanda in un'asta di titoli del Tesoro. Ciò è altamente insolito, come sottolineano analisti di mercato come Larry McDonald: durante i crolli azionari del 2008, 2001, 1997 o 1987, i prezzi delle obbligazioni sono aumentati. In effetti, questo doppio colpo si è visto solo di recente, durante il panico da Covid-19.

Se i prezzi delle obbligazioni continuano a scendere insieme a quelli azionari, sorgono almeno tre domande: i mercati possono tollerare questa sofferenza? La Federal Reserve interverrà, come ha fatto nel 2020? E cosa sta guidando la svendita del mercato obbligazionario?

Potremmo non avere risposte alle prime due domande per diversi giorni.

Ma gli indizi sulla terza questione abbondano. Una (ovvia) possibilità è macroeconomica: gli investitori sono preoccupati per l'aumento dell'inflazione a causa dei dazi. Un'altra è che alcuni fondi di investimento stiano probabilmente vendendo i loro asset più liquidi per soddisfare le richieste di margine. Tuttavia, un'altra spiegazione, più inquietante, è che la volatilità stia esplodendo perché gli hedge fund sono costretti a liquidare le loro cosiddette "operazioni di base".

Si tratta di una strategia un tempo arcana che prevede di effettuare "scommesse con leva finanziaria, a volte fino a 100 volte, con l'obiettivo di trarre profitto dalla convergenza tra il prezzo dei future e quello delle obbligazioni", come afferma Torsten Slok del gruppo Apollo Private Capital. Negli ultimi anni, tali operazioni sono esplose, sebbene su una scala difficile da tracciare. In effetti, l'esplosione è così marcata che tre delle cinque principali fonti di domanda di titoli del Tesoro non statunitensi sono state Lussemburgo, Isole Cayman e Londra, centri degli hedge fund.

Il FMI ha recentemente (probabilmente) stimato che queste operazioni valgano 1.000 miliardi di dollari, mentre un'analisi di Bloomberg suggerisce che gli hedge fund detengono il 7% di tutti i titoli del Tesoro, apparentemente più delle banche dealer, e in forte aumento. Slok, da parte sua, afferma che ammontano a "800 miliardi di dollari e [sono] una parte importante dei 2.000 miliardi di dollari in circolazione nei saldi di prime brokerage".

In ogni caso, con il crollo dei mercati obbligazionari, sembra probabile che alcuni fondi siano costretti a chiudere le negoziazioni, creando un effetto frusta simile a quello visto nel 2020. E a peggiorare la situazione è che, mentre luminari del mercato come il fondatore di Bridgewater, Ray Dalio, lanciano allarmanti avvertimenti sul crescente debito americano, aumentano anche le chiacchiere sui potenziali rischi di default futuri. La Casa Bianca insiste nel dire che questo è ridicolo.

Ma gli operatori sanno che quando Trump era "solo" un uomo d'affari, è ripetutamente inadempiente sul proprio debito. Alcune delle idee politiche più azzardate che ora circolano alla Casa Bianca includono potenziali swap del debito o quasi ristrutturazioni. Scenari un tempo inimmaginabili vengono immaginati e prezzati. Poi c'è l'elefante nella stanza dei bond: il rischio che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si trasformi in una guerra di capitali, spingendo Pechino (attualmente il secondo maggiore detentore di titoli del Tesoro) a fuggire dagli asset in dollari. Ci sono scarse prove che ciò accada, per ora. Ma Pechino ha fatto una mossa finanziaria sorprendente questa settimana: ha lasciato che il renminbi si indebolisse rispetto al dollaro, aumentando la prospettiva di guerre valutarie. Questo rende più facile immaginare altri scenari. "Attenzione, una guerra commerciale si trasforma in una guerra finanziaria", ha scritto il responsabile della ricerca valutaria di Deutsche Bank.

Ecco perché Ed Yardeni, stratega macroeconomico, ha detto ai clienti che il team di Trump sta ora "giocando con l'azoto liquido" con i titoli del Tesoro. Forse le parole rassicuranti di Bessent possono calmare gli investitori, o la Fed interverrà – o (si spera) Trump stesso invertirà la rotta sui dazi e/o raggiungerà un accordo con il Giappone, per esempio, che potrebbe calmare i nervi degli investitori. Ma fino ad allora, l'analogia di Yardeni è corretta: potremmo scivolare verso una crisi finanziaria. gillian.tett@ft.com


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La realtà vince sempre: per questo, è così tanto facile fare guadagni duraturi sui mercati finanziari.

Oggi, in questo momento, è particolarmente facile, contattateci.

Ed utilizzate bene il vostro tempo: concentrate la vostra attenzione sulle affermazioni di Scott Bessent qui sotto.

Cercate di capire in particolare

  • che cosa intende Bessent con “vecchio sistema”

  • che cosa intende Bessent con “calamità” (e se oggi la possiamo escludere).

Valter Buffo