Strategia di investimento: la fine della montagna incantata
 

La Federal Reserve alzerà i tassi durante il weekend in corso?

Confessiamo: ce ne importa pochissimo, dal punto di vista della professione che svolgiamo a favore del Cliente.

Perché QUALSIASI cosa faccia oggi la Fed, NON PUO’ modificare il rendimento atteso ed il rischio (downside) degli asset che abbiamo messo nei portafogli modello, e d anche gli asset che stiamo monitorando per inserirli coi prossimi ALERT.

Se qualche lettore ancora si chiede quali sono, al contrario, i fattori che nel 2022 e nel 2023 a nostro giudizio influenzeranno i rendimenti attesi ed i rischi di downside, noi oggi ci facciamo da parte e lo facciamo spiegare da chi ne parla e ne scrive meglio di noi. Leggete il brano dell’intervista che riproduciamo qui sotto. Dopo la lettura, vi sveleremo di chi si tratta.

Insomma, mentre le forze politiche parlano di legge proporzionale e nuovi assetti politici, rischiamo una nuova e inattesa crisi economica.
"Guardi, l’inflazione non è temporanea ma quasi strutturale. Per una combinazione straordinaria di fattori, a partire dal costo dell’energia, delle materie prime, delle terre rare, dei piani verdi. Abbiamo un inflazione al 5% ma i tassi d’interesse al -0,5, a differenza che negli anni ’80: allora, a parità di inflazione, i tassi erano all’8. Ora la Bce deve gestire questa asimmetria: potrà farlo interrompendo l’acquisto di titoli pubblici o alzando i tassi. Forse azionando entrambe le leve. Ma intanto lo spread, cioè la misura della capacità di pagare il debito, è a 150 ed è in crescita. Ecco perché, prima che a ciò che ci aspetta, si farebbe bene a pensare a quello che già accade".


Cosa sta accadendo?
"La fine della montagna incantata. Il Whatever it takes del 2015 è stata una giusta misura di pronto soccorso. Ma quella misura, che altro non è che la creazione di denaro senza limiti, prolungata all’infinito ha alterato la struttura della politica. Spostando l’asse del potere dai governi alla Bce, e da questa agli algoritmi. La pandemia ha fatto da booster rispetto a questi processi".


Eppure, fino a qualche mese fa, gli indici economici erano positivi.
"Ocse e Bankitalia hanno corretto il tasso di crescita. La ripresa è in calo, secondo l’ultimo dato di Confindustria. È evidente che il nostro rimbalzo è stato determinato soprattutto dalle agevolazioni nell’edilizia. Fatto sostanziale ma congiunturale".


Nessuno poteva prevedere questo scenario?
"Guardi, i documenti che hanno chiuso il G7 di Cardiff e il G20 di Roma sono stati fatti in stato di assenza dalla realtà, da turisti della storia. Pensi che le conclusioni di Cardiff indicavano un quadro stabilizzato in Afghanistan... L’anno scorso che i prezzi sarebbero saliti, e i tassi pure, lo sapevano tutti. Purtroppo in questo clima è stata fatta in Italia una Finanziaria elettorale. In realtà è per sempre la fine delle manovre espansive".


L’arrivo degli oltre 200 miliardi del Pnrr potrebbe cambiare profondamente il quadro.
"Il Pnrr, oltre a essere esso stesso causa di inflazione, è molto complesso da realizzare. Ed è subordinato a importanti riforme ancora da fare: casa, pensioni, fisco, giustizia, concorrenza. Il tutto in un contesto politico complicato dalle elezioni locali, dai referendum, dalla prospettiva delle Politiche. E sotto il rigido controllo di un’Europa che, si avverte, sarà meno amichevole. Non è neppure detto che ci sarà un asse Draghi-Macron. Nel senso che non do per scontato che quest’ultimo vinca le elezioni in Francia. Il tempo ormai è ridotto, lo scenario molto critico. Ecco perché, al posto di Draghi avrei fatto a meno, a Natale, di lanciare il messaggio: tutto a posto, il grosso è stato fatto".


Vede uno strumento migliore, rispetto all’unità nazionale, per affrontare questo periodo?
"La formula dell’unità nazionale, usata in Senato per la fiducia, fa riferimento in modo non corretto a un precedente storico, quello del 1947, che in realtà fu cosa diversa: dopo la guerra quell’operazione fu fatta facendo uscire Togliatti, che ne fu ben felice, per incassare il piano Marshall. Oggi l’unità nazionale va verificata in concreto. Io non vedo grandi avanzamenti rispetto a un anno fa".

Chi parla, nell’intervista qui sopra (da La Repubblica del 7 febbraio 2022), è Giulio Tremonti, ex Ministro del Tesoro italiano, di recente chiamato in causa dai media anche come candidato Presidente della Repubblica.

I lettori che seguono con maggiore attenzione il nostro lavoro hanno sicuramente già colto la notevole vicinanza tra le posizioni espresse da Tremonti in questa recente intervista e le posizioni che Recce’d ha assunto (anche in pubblico nel Blog, ma allo stesso tempo nei portafogli dei Clienti) nel corso degli ultimi 18 mesi.

Per noi è motivo di orgoglio professionale, constatare che la nostra visione strategica è per molti aspetti vicina a quella che viene espressa da una figura di alto livello professionale, di ampie competenze e di alte relazioni.

Allo stesso tempo, è motivo di orgoglio anche maggiore avere operato in modo tale da tradurre il portafoglio modello per i nostri Clienti in modo tale da mettere i nostri Clienti nella migliore condizione per poter fare profitto su quella che Tremonti definisce “la fine della montagna incantata”.

Per noi, ma soprattutto per i nostri Clienti, da qui in avanti la strada è tutta in discesa.

Mercati oggiValter Buffo
Livelihoods: le nostre vite private e sociali
 

Tra gli investitori, italiani, europei ed ancora di più americani, c’è una grande maggioranza che si rifiuta di vedere la realtà per quella che è oggi.

Numerosi sono quelli che hanno notato la benzina, il cui prezzo è arrivato a 2 euro; in tanti hanno osservato che la bolletta per l’energia elettrica è raddoppiata; e molti hanno notato il rincaro dei prezzi al supermercato. Ma ancora non mettono insieme i tasselli: ancora non sono capaci di completare il puzzle.

Non sono capaci, oppure non vogliono farlo? C’è chi proprio rifiuta di svegliarsi. In particolare, la grande maggior parte degli investitori ancora oggi sogna ad occhi aperti: e sogna un mercato finanziario insensibile a ciò che accade nel mondo reale. Isolato e beato, grazie all’immenso potere ed alla infallibilità delle Banche Centrali.

Già oggi le cose non stanno più così, ed alcuni segnali sono forti ed evidenti. Un esempio? Il nostro Presidente del Consiglio, ed ex-Presidente della BCE Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa di ieri, venerdì 11 febbraio 2022.

Draghi ci dice in modo chiaro quale è oggi la realtà. Ed elenca tre sfide: come vedete, in soli sei mesi la situazione si è ribaltata.

E tuttavia, in questa delicata fase di transizione, questi segnali sono volutamente ignorati, da chi a tutti i costi vuole continuare sognare ed a festeggiare.

In questo Post, noi vogliamo suggerire al lettore di ragionare sul fatto che la transizione in corso, quella che ci porterà tutti fuori dal sogno e che determinerà la inevitabile riconciliazione tra i prezzi sui mercati finanziari e la realtà, avrà un impatto sia ampio sia profondo sulla nostra vita privata, sulla vita sociale, e persino sulla vita politica.

C’è persino chi, alzando la propria voce autorevole, è arrivato a segnalare il rischio di una guerra civile negli Stati Uniti, come si vede qui sotto nell’immagine.

Noi in Recce’d non giudichiamo probabile uno scenario così tanto negativo: lo giudichiamo improbabile, ma riconosciamo che oggi, nel febbraio 2022, nessuno potrebbe affermare che è impossibile.

Pur non essendo questo il nostro scenario di riferimento, ci pare tuttavia importante segnalare al lettore, che è anche un investitore, che i rischi per il nostro portafogli in titoli oggi non sono tanto quelli dei rialzi dei tassi, bensì quelli di un rapido, e profondo, stravolgimento delle nostre consuetudini nella vita reale, che sarebbe causato da un generalizzato cambiamento di riferimenti e punti fermi.

Un crollo delle certezze, che andrebbe a modificare le nostre vite e la società intorno a noi, e non soltanto i prezzi sui mercati finanziari. Come dice, in conclusione, questo ottimo articolo del Financial Times che vi proponiamo in lettura più in basso.

Ricordandovi prima, perché anche questo aspetto è un qualcosa che la maggioranza si rifiuta di vedere, che tutti noi siamo cavie di un esperimento, il più grande esperimento di politica monetaria di ogni tempo.

Un esperimento che non può garantire risultati certi. Un esperimento che condizionerà la nostra vita e quella delle generazione successiva. Il più grande di ogni tempo.

Anche guardando al vostro portafoglio in titoli ed anche valutando le vostre performances (passate e future) vi è necessario tenere conto del fatto che siamo nel bel mezzo di questo esperimento enorme, come viene fatto notare anche dall’immagine qui sotto.

Vi lasciamo quindi alla lettura dell’articolo che abbiamo selezionato per voi oggi.



The writer is president of Queens’ College, Cambridge, and an adviser to Allianz and Gramercy

In the past two weeks, a much brighter light has been shone on how and why the world’s most influential central banks are scrambling to regain control of the inflation narrative and contain further damage to their policy credibility.

The key message coming out of recent meetings of central bank policymakers is that inflation is higher and more persistent than expected — and the risks to their projections are tilted to an ever greater rate of price rises. It is a major shift for the US Federal Reserve and the European Central Bank which, unlike the Bank of England, maintained a call that inflation was “transitory” for far too long. Some market commentators have characterised this as a “hawkish pivot”. If it is a pivot, it is partial at best, still too slow and risks an over-compensation later this year. Currently, the two banks’ extremely accommodating policies are inconsistent with both their change in language on inflation and developments on the ground.

Rather than facilitate a smooth transition for monetary policy and the economy, this continued go-slow approach will force both to tighten more this year than they would have had to otherwise. This will amplify worries about how the global economy and markets will cope with rising borrowing costs and prices. Already concerns about inflationary expectations becoming more embedded are building. There is a risk that price and wage setting shifts from seeking to compensate for the impact of past cost increases to also starting to include an element for future anticipated inflation. These considerations led the Bank of England to raise interest rates by 25 basis points, the first time it has opted for back-to-back increases since 2004. The fact that four of the five members of the Bank’s policymaking committee preferred an immediate 50 basis points rise suggests that a third consecutive increase at the next meeting is almost a done deal.

What I view as desirable and timely policy moves by the Bank of England stand in stark contrast to ECB and Fed inaction — a disparity that increases the BoE’s policy challenges. With its policy meeting last month, the Fed should at a minimum have signalled more seriousness in tackling inflation by immediately stopping its large-scale asset purchases.

Even before Friday’s blowout December jobs report, failure to do so had contributed to a remarkable shift in market expectations that centre on five hikes for this year alone, with one prominent bank (Bank of America) forecasting seven. This, in my view, would constitute an excessive tightening of monetary policy given that the Fed is also expected to reduce its bloated balance sheet. For its part, the ECB should have provided stronger guidance on interest rate rises this year at its policy meeting last week. The markets are already pricing in such increases. The ECB also reiterated its adherence to a “step-by-step” approach to raising rates only after stopping net bond purchases, a move that further reduces its degrees of freedom. All this increases the possibility of a second central bank policy mistake in as many years.

The more the Fed in particular delays, the greater the risk of a summer bunching of monetary policy tightening that unduly suffocates the much needed strong, inclusive and sustainable economic recovery. An even bigger risk is that such policy tightening would come after inflationary expectations have been de-anchored, resulting in a twin blow — higher prices and lower income. That hits particularly hard the most vulnerable segments of the population. The damage would be amplified if pronounced market volatility spills back into the broader economy. The consequences of these policy mistakes extend well beyond Europe and the US. They are particularly threatening to developing countries lacking policy flexibility and financial resilience. It took way too long for the Fed and ECB to correct their misreading of price increases. The additional difficulties this poses are now being compounded by unnecessary delays in altering what remains an inexplicably uber stimulative monetary policy stance.

Rather than ensure a soft landing for the economy, the world’s two major central banks are likely to be forced into excessive “catch-up” policy tightenings. Stubbornly slow and partial now, the policy pivot that is sure to occur in the next few months risks considerable damage to livelihoods.

Mercati oggiValter Buffo
Il petrolio? Noi abbiamo le idee molto chiare
 

Negli ultimi due mesi, è stato davvero difficile capirci qualche cosa: siamo partiti, un anno fa, con il petrolio in rialzo per effetto del boom economico ed il boom dei consumi di carburante, e siamo arrivati, dopo 12 mesi, ad una situazione nella quale i problemi si sono del tutto spostati dal lato della produzione e dell’offerta, come diceva ieri il Wall Street Journal.

Il dubbio sorge spontaneo: quanto sono affidabili queste analisi? Quanto dobbiamo crederci?

In che misura vengono influenzate da spinte improprie, come quelle di chi vuole “creare interesse” sul tema petrolio?

Diciamo con chiarezza che Recce’d una risposta da offrire non ce l’ha. Eppure, noi per conto dei Clienti gestiamo anche posizioni sul petrolio. In che modo, e sulla base di quali valutazioni?

La risposta non è difficile: in Recce’d, ovviamente, seguiamo da vicino i dati per il settore, selezionando i dati di maggiore affidabilità e significato, e mettendo da parte quelli che sono, evidentemente, manipolati. Un esempio ve lo offriamo qui sopra.

A questa analisi del mercato del petrolio, noi associamo anche la nostra esperienza e conoscenza dei mercati finanziari. Che è particolarmente utile in anni come il 2021 ed il 2022.

Un esempio concreto ve lo offriamo attraverso l’immagine qui sotto: che vi aiuta a ricordare il 2008, ovvero ad andare indietro di 13 anni.

13 anni fa, nel 2008, un portafoglio ipotetico composto per metà di petrolio (LONG) e per metà di azioni delle banche (SHORT) fece segnare un rialzo del 150% tra gennaio e luglio, ma chiuse l’anno (quel 2008) sotto zero, ovvero con un valore negativo rispetto al valore di partenza.

Si tratta di dati di fatto: si ricorda qui una esperienza utile, che ci arriva dal recente passato ma che ci aiuta anche a decidere oggi che cosa fare nel futuro, ed in modo particolare delle nostre posizioni di portafoglio sul petrolio e sulle materie prime in generale.

Mercati oggiValter Buffo
Quelli che dicono sempre le stesse cose
 

Ecco di seguito il resoconto della riunione del Consiglio della Federal Reserve del giugno 2021, ovvero otto mesi fa. E’ una lettura utilissima proprio oggi, e sotto spieghiamo il perché.

It is critical for the American economy to be in full swing before the Federal Reserve starts to step on the monetary breaks and make rate hikes, an expert told Anadolu Agency on Thursday.

"I don’t think the Fed should begin to raise rates until it is clear the economy has returned to full employment and inflation will remain consistently above the Fed’s 2% target," chief economist at Moody's Analytics Mark Zandi said in an e-mail.

The Fed signaled Wednesday that it would raise interest rates in 2023 to tame rising inflation. Its federal funds' rate projection for 2023 was revised up to 0.6%, which means it could have two rate hikes of 0.25% each.

The signal came despite there being 9.3 million unemployed workers in the US and Fed Chair Jerome Powell has repeatedly indicated in recent months that the central bank would wait until labor conditions improve and full employment is achieved.

The Federal Open Market Committee (FOMC) also raised its inflation expectation for 2021 to 3.4%, up from a 2.4% estimate made in March. Its inflation forecast was increased 0.1 percentage point to 2.1% and 2.2% for 2022 and 2023, respectively.

"Presumably because of that burst of higher inflation, the median projection now shows two 25bp [basis points] interest rate hikes in 2023, which would take the fed funds rate to 0.6% - and seven officials anticipate a 2022 hike," Paul Ashworth, chief US economist at Capital Economics, said in a note.

"We had assumed the Fed would be a little more willing to let inflation rip in favor of ensuring a ‘broad and inclusive’ labor market recovery -- and were only forecasting one 25bp rate hike. But we clearly misjudged the Fed's evolving reaction function and tolerance for inflation.”

Zandi said the Fed is catching up with investor expectations, who have long expected three 0.25% increases in the federal funds rate in 2023.

"This is appropriate given the strong US economy which is on track to be back to full employment by early 2023 and stronger inflation which is set to settle in above the Fed’s 2% target by then," he said.

The Fed raised its economic growth forecast to 7%, up from a 6.5% estimate made in March, but it did not change the unemployment forecast, which is anticipated at 4.5%.

Ryan Sweet, leading US economist at Moody's Analytics, said the Fed still views acceleration in inflation as transitory but its projections and dot plot caught the attention of markets.

"Thirteen of 18 Fed officials see the first rate hike occurring by the end of 2023, versus seven in March. The dot plot now shows two rate hikes in 2023, but it's hard to glean how aggressive this tightening cycle will be, as it hinges on how much of an inflation overshoot the Fed will stomach," he wrote in a note.

Qui sopra, leggete che nel giugno del 2021, ovvero otto mesi fa, dal Consiglio della Federal Reserve (il vertice massimo della politica monetaria USA e globale) ci arrivava una previsione dell’inflazione al 3,4% nel 2021 e al 2,1% nell’anno che è in corso. Non basta: la previsione allora, otto mesi fa, era che nessun aumento dei tassi di interesse sarebbe stato necessario nell’anno in corso, e due soli rialzi nel 2023, ovvero l’anno prossimo.

Sono trascorsi otto mesi, ed oggi assistiamo ad uno spettacolo (a nostro giudizio, patetico quanto il wrestling) di banche di investimento e esponenti della Federal Reserve che fanno tra loro a gara per chi prevede il maggior numero di rialzi dei tassi di interesse nell’anno in corso, anche in ragione del fatto che l’inflazione non sta al 2,1% bensì sta all’7,5% circa.

Noi, in Recce’d, siamo del tutto estranei (ed anche indifferenti) a questa indecorosa gazzarra. Noi, in Recce’d, da mesi ripetiamo invece sempre le medesime cose.

Sia sulla Federal Reserve, della quale da mesi è diventato del tutto inutile parlare e scrivere (incluso, vogliamo precisare, un eventuale rialzo “a sorpresa” dei tassi di interesse nel weekend in corso), sia sull’inflazione, che mai (neppure per un attimo) è stata “transitoria”, sia sulla crescita economica (della quale saremo tuti obbligati a parlare nei prossimi mesi) sia e soprattutto sulla gestione del portafoglio titoli.

Diciamo da mesi le stesse cose, ed a nostro parere questo è un fatto che qualifica la nostra professionalità: ricordiamo a tutti i lettori del Blog che noi di Recce’d non facciamo intrattenimento, non siamo nello showbusiness, e soprattutto noi non siamo venditori di Fondi Comuni oppure polizze UCITS.

Ed è una grande differenza: sia per la libertà di giudizio e valutazione, sia per la libertà di ragionamento, sia per la trasparenza verso il Cliente, nel cui esclusivo interesse operiamo.

Non facciamo intrattenimento, show, spettacolo: quello lo lasciamo fare ad Amadeus, che lo fa molto bene.

Noi ripetiamo da oltre un anno le medesime cose, perché sono quelle le cose da dire. E facciamo da un anno sempre le medesime cose sui portafogli modello, perché sono quelle le cose che vanno fatte nella presente situazione dei mercati finanziari.

Ed è in questo modo che va fatto il mestiere del gestore di portafoglio.

E voi, a chi vi affidate, per le vostre decisioni di investimento e di gestione del portafoglio?

Forse vi affidate alla Federal Reserve, basando la vostra scelta sul fatto che questi signori non cambiano idea da un giorno all’altro?

Oppure vi affidate alle grandi banche di investimento internazionali, che si distinguono sia per competenza e professionalità nel fare le loro previsioni, sia per la coerenza con la quale esprimono le proprie valutazioni.

Noi in Recce’d, invece, non ci affidiamo alle Banche Centrali e non ci affidiamo alle banche globali di investimento.

Ci affidiamo al ragionamento, alla pazienza, alla lucidità delle scelte, all’autocontrollo: utilizzando le nostre esperienze e competenze, che fino ad oggi sono state adeguate e sufficienti per ottenere, sui portafogli dei nostri Clienti, una performance ragionevole degli investimenti con un livello basso di volatilità e in TUTTE le condizioni dei mercati finanziari.

Questo è il nostro impegno con il Cliente, e questa è la nostra missione: in questo caso, noi possiamo dire che la missione è compiuta, mente i signori che avete letto più in alto non possono dire la medesima cosa.

Mercati oggiValter Buffo
Corso di formazione sui mercati finanziari: edizione 2022
 

E’ evidente, ogni giorno di più, il diffuso senso di disagio che colpisce, in questo 2022, la gran parte degli operatori professionali sui mercati finanziari, e la grandissima maggioranza degli investitori finali, sia grandi sia piccoli sia medi, sia privati, famiglie ed individui, sia i cosiddetti Investitori Istituzionali.

Noi, in Recce’d, siamo del tutto esenti, da questa sensazione di disagio.

Noi di Recce’d … è come se avessimo fatto il vaccino, contro questo morbo del 2022, anche per conto dei nostri Clienti, che oggi guardano gli sviluppi dei mercati in questo 2022 con attenzione, con interesse, ma senza quella sensazione di paura, confusione e panico che oggi domina tra gli investitori, a fronte della ritrovata volatilità dei mercati finanziari.

Nessuno, infatti, è più capace di spiegare all’amico del bar “dove stiamo andando, e perché”. Non si trova più nessuno, nel febbraio 2022, disposto a sostenere che “è folle non essere investiti in azioni”.

Noi, in Recce’d, lo sappiamo bene dove stiamo (tutti quanti) andando: lo sappiamo così tanto bene, che in forma privata ma pure in forma pubblica, qui nel Blog ed altrove, ne abbiamo scritto con chiarezza, con dettaglio, e con competenza già mesi fa.

Tutto il lavoro dell’investitore professionale sta qui: nell’essere capace di anticipare, in modo corretto, come si evolve la realtà, in quale direzione stiamo andando.

Tutto il resto, invece, è solo contorno, cornice, abbellimento improduttivo.

Chi è in grado di fare questo mestiere in modo professionale, oggi è in grado di illustrare lo scenario attuale e le prospettive 2022 ai propri Clienti senza esitazioni: se non è in grado, farebbe bene a cambiare mestiere, e che sia o meno iscritto ad un Albo, beh … quello è soltanto un abbellimento decorativo, che non produce nulla. Sono cose che interessano soltanto chi ha del buon tempo da perdere, e non chi si preoccupa dei soldi dei propri Clienti.

Ma qui ci stiamo ripetendo: sono cose che avevamo già chiarito, ed in tempi non sospetti.

Torniamo allora all’attualità. E’ arrivata la prova del nove: il momento, è questo.

A voi lettori, chi è che lo dice?

Siamo solo noi di Recce’d? No, non è così: ve lo dice la realtà dei fatti, quella che vedete ogni giorno. E ve lo dice anche … chi non ve lo dice. Perché, ovviamente, è un po’ di tempo che non sentite più il vostro wealth manager, il vostro private banker, il vostro robo advisor, il vostro family banker, insomma è da parecchio che il vostro promotore finanziario non si fa più sentire per vendervi qualche cosa, non ha più da molte settimane una “nuova idea fantastica per voi”.

Rifletteteci: non è così?

Rifletteteci: non è forse vero che da qualche settimana voi provate un disagio crescente, un malessere, una nuova preoccupazione per i vostri soldi? Era così bello, solo tre mesi fa, credere alle parole di chi vi raccontava che “è tutto risolto, è tutto sotto controllo, e si può soltanto guadagnare”.

Tre mesi: è sparito tutto, e si può anche perdere i soldi: pensate, persino sui BTp, perché chi tra di voi ha comperato Btp nel 2021 adesso sente le proprie dita scottare, come se avesse preso in mano un tizzone rovente dal camino.

Sono guai: si, avete ragione, questi sono guai.

La volatilità che vedete sui mercati è alimentata anche da questa diffusa e crescente preoccupazione, è un riflesso del disagio di tutti quelli che non sanno più dove stiamo andando, non sanno più che cosa c’è davanti (anche tra sei mesi), non sanno più se hanno fatto bene, nel 2021, a comperare azioni,. visto che ormai sono dieci mesi, dall’aprile 2021, che le Borse non salgono più.

Ah, ve ne siete accorti anche voi?

La volatilità è accresciuta dal disagio, ma a sua volta il disagio aumenta perché aumenta la volatilità dei mercati finanziari. Che non è la sola causa della volatilità.

E come sempre noi di Recce’d ve lo facciamo spiegare da chi è più bravo di noi a spiegare le situazioni scrivendo.

Vi riproponiamo, qui di seguito, un articolo apparso pochi giorni fa sul Financial Times. L’articolo si concentra sul disagio, proprio su quel vostro disagio delle ultime settimane. e ve ne spiega le ragioni. O almeno, ve ne illustra le tre principali ragioni: poi, ce ne sono anche altre, e noi abbiamo cercato di illustrarvele in numerosi nostri precedenti Post di questo Blog

Feb 1, 2022 Mohamed A. El-Erian

From the pandemic and geopolitical tensions to broader macroeconomic developments, new obstacles to "normality" seem to be cropping up everywhere. As the uncertainties continue to mount, the risk of misjudgments and policy errors at all levels of society will grow.

CAMBRIDGE – The start of 2022 has been marked by a deepening sense of unease, and not just within governments as they confront challenges relating to health, the economy, geopolitics, and, in some cases, national and financial security. Households and a wide range of companies are feeling it, too. All have been pushed out of, or kept away from, “normality” much longer than expected.

COVID-19 is a relevant factor, of course, but it has been joined by several other developments, from rising geopolitical tensions and inflation to household financial vulnerability, labor shortages, and market volatility. The Omicron variant has driven COVID-19 infections to levels that would have been deemed very dangerous with previous dominant variants such as Alpha or Delta. Fortunately, Omicron has proven to be less severe, with new cases much less likely to lead to hospitalization or death. Indeed, many hope that Omicron eventually will allow a transition from the highly disruptive pandemic of the past two years. In this scenario, the coronavirus would become endemic but relatively manageable, especially if we adjust how we do certain things. Nonetheless, Omicron is still a major source of discomfort for now. Not only has it forced many people to self-isolate after testing positive, which has added to labor and supply disruptions, and caused income losses among the most vulnerable segments of society. It also has led to different countries adopting different COVID-management strategies, amplifying the prior lack of sufficient coordination globally. Vaccine inequality persists as a particularly serious problem, because the door will remain open to the emergence of new variants until the global population has been generally immunized. Similarly, China’s zero-COVID policy could fuel new rounds of supply-chain disruptions, further adding to the uncertainty. Such disruptions would create more upward pressure on prices just as inflation has become the number-one public concern in the United States. What started as a contained price shock for many has evolved into something much broader. As a result, consumer sentiment has declined and household vulnerability is increasing, particularly for already-challenged segments of the population.

The persistence of labor shortages has spillover effects in both directions. While it contributes to inflationary pressures as companies pass higher labor costs on to consumers, it also helps boost wages, following a multi-decade erosion in real earnings. This second effect is especially important for those at the lower end of the income spectrum, whose wage gains have lagged behind productivity growth for many years.

Another source of discomfort is market volatility. So far this year, there has been a pronounced increase in unsettling asset price swings, because geopolitical and economic concerns have been turbocharged by the growing realization that major central banks are on the cusp of a major policy change. After years of providing massive support for asset prices, and having made a major error by insisting until the end of November 2021 that inflation was “transitory,” the US Federal Reserve is being forced to pivot hard to a less accommodative policy stance. It now must react forcefully to the high inflation that it previously failed to understand and address – and thereby allowed to become more entrenched. This withdrawal of monetary-policy accommodation – which included highly repressed interest rates and a record level of monthly liquidity injections for most of 2021 – risks triggering a notable tightening of what had become unprecedentedly loose financial conditions. The risks to livelihoods will be particularly pronounced if a behind-the-curve Fed is forced into an excessively contractionary policy. This could mean a three-pronged approach in which the Fed, within a very short span of time, not only ends monthly asset purchases but also hikes interest rates and starts to unwind its massive balance sheet. This would come after a period when the Fed has been exceptionally supportive of asset prices, both directly and indirectly, by continuously repressing volatility and encouraging more risk taking. If it stumbles again on its policy responsibilities, it could cause an otherwise avoidable recession, inflicting a double blow on society of higher inflation and lower incomes.

Finally, there is the added discomfort caused by geopolitics. Heightened Russia-Ukraine tensions are adding to the uncertainty and inflationary pressures. With most assessments of the situation unable to predict confidently either an open military conflict or a durable diplomatic resolution, many feel stuck in the muddled middle. And a similar phenomenon is playing out in the Sino-American relationship, albeit to a lesser degree.

Each of these developments would cause considerable uncertainty on its own. Together, they have created a deep, widespread discomfort, increasing the probability of errors and misjudgments at every level of society. While most of today’s problems can be overcome as standalones, recovery from a large combination of them would be difficult. In the past, a robust mix of resilience, agility, and optionality has been essential for sound decision-making under unusually uncertain circumstances. We must double down on all three, while also ensuring that we do more to protect the most vulnerable segments of our societies.

Non vogliamo ripetere qui, osservazioni, commenti ed argomenti che abbiamo già in modo forte, efficace e chiaro, anticipato negli ultimi 18 mesi, e che sono stati poi la base sulla quale poggia la nostra strategia di investimento, quella che applichiamo ai nostri portafogli modello.

Per aiutare voi, amici lettori, che seguite da tempo e regolarmente questo sito, vi offriamo in aggiunta all’articolo precedente, già di per sé utilissimo, un secondo utilissimo intervento degli ultimi giorni.

Nelle poche righe che seguono, Recce’d vi mette a disposizione quattro cose utilissime:

  1. una sintetica, ma efficace ricapitolazione di ciò che tutti, noi e voi, abbiamo visto sui mercati finanziari nell’ultimo anno e messo

  2. un utile pro memoria, che vi ricorda di distinguere tra il “ritorno sul capitale investito” ed il “ritorno del capitale investito”; è un errore, gravissimo, pensare che il primo “ritorno” sia più importante del secondo “ritorno”

  3. un secondo utile pro memoria, di una frase (celebre) di Warren Buffett

  4. ed infine uno sguardo al futuro prossimo: un futuro nel quale è facile prevedere che gli investitori che hanno necessità di un corso accelerato sui principi di investimento (quelli che gli investitori, sbagliando, hanno creduto che non valessero più) riceveranno questo corso accelerato nelle prossime settimane e mesi. Ed è un corso di formazione che costa molto caro.

By Ven Ram, Bloomberg markets live commentator and analyst

If the recent market jitters are anything to go by, gone may be the years when investors threw down money with such ease into investment fads and seemingly earned mind-boggling returns with even greater ease.

Recall the heady days of 2020 and 2021 for speculators:

  • Blank-check investments? Check.

  • Pay astronomical P/Es for a whole band of innovators? Check.

  • No intrinsic value but there’s only a bunch in supply, and everyone and their granny has made money hand over fist because it’s the future? Check.

What seemed like gas balloons headed straight to the stratosphere suddenly seem not-so-invulnerable. The return of inflation -- a prodigal entity long forgotten in several economies -- together with a seemingly aggressive Fed mean, however, that investors should perhaps care about the return of their capital that they had been taking for granted all this while rather than the return on their capital.

However, what makes the current market different from previous downtrends is the level of retail-investor participation. And even amid the recent stock volatility, Robinhood investors are still seemingly blase with questions on the popular Reddit forum. Ranging, for instance, from, “I am a newbie...and I have an open options contract. What should I do?” to “I have virtually zero experience...It seems a stock would hit +2% before -5%...what is stopping me from repeating this...(and making) a profit each time?”

If people with little experience are playing with options you know it’s a story that isn’t perhaps going to end well.

As Warren Buffett likes to say, there is nothing that dulls the brain than a few instances of making money easily. Alas, years of unchecked money creation and profligate central bank bond purchases that overstayed their best-by date have contributed to investors treating the stock market like a casino.

The upshot of all that is that some of the most naive investors will be paying for their market tuition with some hard-earned lessons.

Mercati oggiValter Buffo