Strategia di investimento: la fine della montagna incantata

 

La Federal Reserve alzerà i tassi durante il weekend in corso?

Confessiamo: ce ne importa pochissimo, dal punto di vista della professione che svolgiamo a favore del Cliente.

Perché QUALSIASI cosa faccia oggi la Fed, NON PUO’ modificare il rendimento atteso ed il rischio (downside) degli asset che abbiamo messo nei portafogli modello, e d anche gli asset che stiamo monitorando per inserirli coi prossimi ALERT.

Se qualche lettore ancora si chiede quali sono, al contrario, i fattori che nel 2022 e nel 2023 a nostro giudizio influenzeranno i rendimenti attesi ed i rischi di downside, noi oggi ci facciamo da parte e lo facciamo spiegare da chi ne parla e ne scrive meglio di noi. Leggete il brano dell’intervista che riproduciamo qui sotto. Dopo la lettura, vi sveleremo di chi si tratta.

Insomma, mentre le forze politiche parlano di legge proporzionale e nuovi assetti politici, rischiamo una nuova e inattesa crisi economica.
"Guardi, l’inflazione non è temporanea ma quasi strutturale. Per una combinazione straordinaria di fattori, a partire dal costo dell’energia, delle materie prime, delle terre rare, dei piani verdi. Abbiamo un inflazione al 5% ma i tassi d’interesse al -0,5, a differenza che negli anni ’80: allora, a parità di inflazione, i tassi erano all’8. Ora la Bce deve gestire questa asimmetria: potrà farlo interrompendo l’acquisto di titoli pubblici o alzando i tassi. Forse azionando entrambe le leve. Ma intanto lo spread, cioè la misura della capacità di pagare il debito, è a 150 ed è in crescita. Ecco perché, prima che a ciò che ci aspetta, si farebbe bene a pensare a quello che già accade".


Cosa sta accadendo?
"La fine della montagna incantata. Il Whatever it takes del 2015 è stata una giusta misura di pronto soccorso. Ma quella misura, che altro non è che la creazione di denaro senza limiti, prolungata all’infinito ha alterato la struttura della politica. Spostando l’asse del potere dai governi alla Bce, e da questa agli algoritmi. La pandemia ha fatto da booster rispetto a questi processi".


Eppure, fino a qualche mese fa, gli indici economici erano positivi.
"Ocse e Bankitalia hanno corretto il tasso di crescita. La ripresa è in calo, secondo l’ultimo dato di Confindustria. È evidente che il nostro rimbalzo è stato determinato soprattutto dalle agevolazioni nell’edilizia. Fatto sostanziale ma congiunturale".


Nessuno poteva prevedere questo scenario?
"Guardi, i documenti che hanno chiuso il G7 di Cardiff e il G20 di Roma sono stati fatti in stato di assenza dalla realtà, da turisti della storia. Pensi che le conclusioni di Cardiff indicavano un quadro stabilizzato in Afghanistan... L’anno scorso che i prezzi sarebbero saliti, e i tassi pure, lo sapevano tutti. Purtroppo in questo clima è stata fatta in Italia una Finanziaria elettorale. In realtà è per sempre la fine delle manovre espansive".


L’arrivo degli oltre 200 miliardi del Pnrr potrebbe cambiare profondamente il quadro.
"Il Pnrr, oltre a essere esso stesso causa di inflazione, è molto complesso da realizzare. Ed è subordinato a importanti riforme ancora da fare: casa, pensioni, fisco, giustizia, concorrenza. Il tutto in un contesto politico complicato dalle elezioni locali, dai referendum, dalla prospettiva delle Politiche. E sotto il rigido controllo di un’Europa che, si avverte, sarà meno amichevole. Non è neppure detto che ci sarà un asse Draghi-Macron. Nel senso che non do per scontato che quest’ultimo vinca le elezioni in Francia. Il tempo ormai è ridotto, lo scenario molto critico. Ecco perché, al posto di Draghi avrei fatto a meno, a Natale, di lanciare il messaggio: tutto a posto, il grosso è stato fatto".


Vede uno strumento migliore, rispetto all’unità nazionale, per affrontare questo periodo?
"La formula dell’unità nazionale, usata in Senato per la fiducia, fa riferimento in modo non corretto a un precedente storico, quello del 1947, che in realtà fu cosa diversa: dopo la guerra quell’operazione fu fatta facendo uscire Togliatti, che ne fu ben felice, per incassare il piano Marshall. Oggi l’unità nazionale va verificata in concreto. Io non vedo grandi avanzamenti rispetto a un anno fa".

Chi parla, nell’intervista qui sopra (da La Repubblica del 7 febbraio 2022), è Giulio Tremonti, ex Ministro del Tesoro italiano, di recente chiamato in causa dai media anche come candidato Presidente della Repubblica.

I lettori che seguono con maggiore attenzione il nostro lavoro hanno sicuramente già colto la notevole vicinanza tra le posizioni espresse da Tremonti in questa recente intervista e le posizioni che Recce’d ha assunto (anche in pubblico nel Blog, ma allo stesso tempo nei portafogli dei Clienti) nel corso degli ultimi 18 mesi.

Per noi è motivo di orgoglio professionale, constatare che la nostra visione strategica è per molti aspetti vicina a quella che viene espressa da una figura di alto livello professionale, di ampie competenze e di alte relazioni.

Allo stesso tempo, è motivo di orgoglio anche maggiore avere operato in modo tale da tradurre il portafoglio modello per i nostri Clienti in modo tale da mettere i nostri Clienti nella migliore condizione per poter fare profitto su quella che Tremonti definisce “la fine della montagna incantata”.

Per noi, ma soprattutto per i nostri Clienti, da qui in avanti la strada è tutta in discesa.

Mercati oggiValter Buffo