Dopo Ferragosto 2019: come difendersi dalla Federal Reserve
 

Non è Recce’d a dirvelo: lo dicono i mercati.

La decisione della Federal Reserve di tagliare il costo del denaro ha aperto una fase di panico in tutti i comparti del mercato finanziario internazionale.

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E il PROSSIMO taglio dei tassi potrebbe fare aumentare la tensione ed il panico.

Che cosa si deve fare, dunque, dei propri investimenti, quando l’investitore è costretto a DIFENDERSI dalla Federal Reserve e dalla BCE?

Noi di Recce’d abbiamod eciso di non partecipare al bla-bla montante: ognuno, ed il suo cane, ha scritto negli ultimi mesi di ciò che la Fed dovrebbe fare, non dovrebbe fare, delle conseguenze positive e di quelle negative.

Il tema risulta, ai più, un tema facile, di cui “tutti possono scrivere e parlare”: tutto al contrario, si tratta di un tema della massima complessità, e proprio per questo non adatto al bla-bla dei dibattiti mediatici.

Ma è stata la stessa Fed ad incamminarsi su questa strada, pericolosissima, degli eccessi di comunicazione, e delle reazioni affrettate ai movimenti dei mercati finanziari.

Il tema dovrebbe invece essere trattato con strumenti di analisi adeguati, e con metodo anziché con gli affanni della politica. Un esempio a nostro giudizio ci è fornito dall’articolo che trovate a questo link, articolo che richiede un po’ di attenzione, concentrazione ed anche fatica, ma che può davvero fornire a chi lo legge utili strumento di valutazione, ed aiutare il lettore a capire perché la mossa della Fed non ha ridotto ed anzi ha aumentato la volatilità dei mercati finanziari.

E capire come ci si difende dalla Federal Reserve.

Mercati oggiValter Buffo
Dopo la festa in spiaggia: barcollando nel buio, come ubriachi
 

Stanno piano piano arrivando tutti.

L’atteggiamento è tipico, e lo conosciamo bene. Ci sono numerose banche globali di investimento (tutte?) che oggi passano il tempo ad inseguire i mercati. Quelli che negli Anni Novanta si auto-definirono Masters of The Universe oggi passano le giornate a cercare di cogliere dove va il vento.

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Anni ed anni fa, i grandi nomi internazionali, dall’americana Goldman alla tedesca Deutsche, passando per la svizzera UBS alla giapponese Nomura, per tornare alle americane JP Morgan, Merrill Lynch e Morgan Stanley e poi finire con la britannica Barclays e la francese BNP Paribas (più qualche altra, che tutti conoscete) facevano business vendendo ai Clienti una pretesa capacità di orientare e guidare il mercato.

Quella pretesa oggi non esiste più: non può più esistere, perché è evidente a tutti, e documento dai fatti, che queste persone non guidano nulla, non orientano nessuno, e quindi non sono in grado di anticipare nulla.

Molti dei nomi citati, poi, oggi esistono ancora soltanto per una ragione: perché la Federal Reserve, o la BCE o la BoJ, hanno regalato loro dei soldi. Moltissimi soldi. Salvandole coi soldi creati dal nulla da un fallimento che era altrimenti non evitabile.

Detto questo, resta il fatto che la “ricerca” di queste banche funziona ancora sia come strumento di marketing (“se ne parla e fa parlare”) sia come strumento di pressione sui media: la stampa, anche in Italia, offre regolarmente spazio a questa sorta di “ricerca”, al solo scopo di potere approfittare di grafici a colori, grafici che nella maggior parte dei casi NON sono stati compresi dal giornalista che NON sarebbe in grado di riprodurli, NON disponendo delle necessarie competenze professionali.

Dove sta il problema? Sta che per scrivere questa pretesa “ricerca”, le banche globali di investimento qualche cosa la devono pur scrivere. E come si fa, visto che la credibilità oggi sta vicino a zero, e le competenze (che pure ci sarebbero) non si sa più in che modo impiegarle, per un deficit di metodo?

Semplice: si tenta di indovinarla, di azzeccarla, si butta lì. Non esiste più una linea, una impostazione, un metodo: si cerca banalmente di indovinare dove staranno i mercati tra 30 o 60 giorni, e da quello si parte per scrivere questa falsa “ricerca”.

Ve lo dimostrano anche i fatti che tutti vedete oggi: le banche che abbiamo citato più un alto adesso sono tutte “prudenti”, “caute”, ed utilizzano termini come “tsunami” e “crollo”. E ovviamente anche “Lehman”. Tutti a marcia indietro, sempre tutti allineati. E mi raccomando: senza mai neppur tentare di spiegare perché sei mesi fa la si vedeva in un modo, e adesso tutti la vedono nel modo diametralmente opposto.

Proprio come accade per il settore dell’informazione e per i quotidiani, anche qui ormai il punto non è lavorare sui fatti: il punto è cercare di prendere più click, dicendo quello che il vento porta.

Peccato che qui, a differenza che nel caso dei media dell’informazione, ci sono i vostri e i nostri soldi in ballo.

Amici lettori, ma che ve ne fate di gente del genere? Non sprecate il vostro tempo, non leggete quelle cose, rivolgetevi a qualcuno che non sta al vento come le banderuole: andate a rileggere ciò che noi vi scrivevamo sei e dodici mesi fa, vi sarà più utile che leggere certe sciocchezze.

Mercati oggiValter Buffo
L'Italia: un mondo a parte
 

Cosa ci colpisce, della recente evoluzione della vita politica in Italia? Che nel momento in cui il Mondo intero trema per la tensione tra le due più grandi potenze militari ed economiche, in Italia si apre la crisi di Governo.

Potrebbe quindi succedere che l’Italia si ritrova senza un Governo con pieni poteri a fronteggiare una grave crisi economica internazionale.

Si dovrebbero tenere riunioni di emergenza sulla finanza pubblica e per contrastare la recessione in atto: ma nei dibattiti della televisione sentiamo però parlare solo di decreto sicurezza e si riforma della giustizia. Due temi, sia chiaro, di una enorme rilevanza: ma da trattare in un contesto di stabilità, e non se si cammina sull’orlo di un vero precipizio.

Francamente: non riusciamo a capire né a seguire. Per noi, è come ascoltare dibattiti in una lingua straniera.

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Una seconda considerazione merita, a nostro giudizio, la vostra attenzione. E parliamo di allarmismo.

La linea di Recce’d, da mesi, è chiara: per l’Italia, il fattore chiave non è il rapporto con Bruxelles, ma è la tenuta dei rapporti tra i partiti che compongono il Governo.

Questo punto era rilevante, per gli investitori, a gennaio. A marzo. A maggio. Ma non oggi.

Oggi, la crisi di Governo c’è già. A che serve parlarne? Solo per imbrattare la carta?

Un investitore, oggi, deve già concentrarsi sui prossimi sei mesi: deve agire, e modificare il portafoglio, sulla base di ciò che sarà la politica italiana a fine anno.

E questo conferma ciò che noi più volte abbiamo detto: non esistono allarmisti e non allarmisti. Non esistono pessimisti ed ottimisti. La realtà è una sola: e messi a confronto con la realtà, esistono soltanto quelli che la vedono nel modo giusto e quelli che non capiscono ciò che succede intorno a loro. Nella realtà dei fatti.

Mercati oggiValter Buffo
Disruption 2019: perché tutto questo non può durare
 
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Gli investitori più emotivi, oppure con minore resistenza nervosa, soffrono le fasi di prolungata calma sui mercati finanziari. Nel mese di luglio 2019, ovvero poche settimane fa, quanti di voi erano nervosi, inquieti, intrattabili e soprattutto impazienti di “fare qualcosa sul portafoglio”?

Molti, tra questi investitori, si domandano: e se andasse avanti così per sempre? E se questa situazione di apparente immobilità si prolungasse per anni?

Recce’d risponde con chiarezza: non è possibile. La Federal Reserve e la BCE e la Banca del Giappone puntando esattamente a questo obbiettivo, che è congelare tutto e bloccare tutto, e tenere tutto così come è oggi, allo scopo di comperare altro tempo.

Ma non ci riusciranno (e sarà un costosissimo fallimento).

Non ci riusciranno per una lunga serie di ragioni, che Recce’d commenterà per i nostri Clienti durante il mese di agosto.

Non ci riusciranno, per più ragioni, una delle quali è quella che vedete nel grafico in alto: che vi testimonia che le banche in Europa sono vicine ad un punto di rottura, verso il quale vengono spinte anche dalle più recenti dichiarazioni di Draghi.

Negli Stati Uniti, la situazione non è molto diversa, e ve lo documentiamo con il grafico che segue.

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Dati come questi ci dicono che è già in corso una vera e propria rivoluzione del sistema bancario, che abbiamo commentato anche di recente per una settimana su SoldiOnline.it.

Ma per le Banche Centrali e le loro politiche cosiddette non-convenzionali il settore bancario è stato il supporto cruciale negli ultimi 10 anni: da una parte, le Banche Centrali hanno regalato soldi alle banche, e dall’altra le banche commerciali private hanno regalato soldi investendo in obbligazioni con un rendimento a scadenza NEGATIVO, di fatto avviandosi al suicidio collettivo. E tutto questo a che scopo? Tenere in piedi la finzione, e tirare la cosa ancora per le lunghe (risolvendo nulla).

Non potrà durare ancora per molto. Perché? Perché le banche avranno difficoltà a fare i bilanci. Già nel 2019. E nei prezzi di Borsa, oggi, qualche cosa già si vede.

Mercati oggiValter Buffo
Quando si potrà dire che siamo in recessione?
 

Nel nostro quotidiano confronto con gestori e banche di investimento di tutto il Mondo, da qualche tempo ci capita spesso di parlare di recessione.

I nostri lettori a loro volta ne avranno letto, sui quotidiani, oppure sentito parlare, in televisione.

Allo scopo di fare chiarezza, e di fornire ai nostri lettori utili punti di riferimento e non il solito bla-bla giornalistico, in questo Post cercheremo di rispondere a questa domanda: quando è giustificato parlare di recessione?

Sul piano globale, ci dobbiamo affidare ad una convenzione a cui ricorrono però anche le Banche Centrali, le banche globali di investimento e tutti gli analisti. Sul piano globale, si può parlare di recessione quando la crescita globale scende sotto il 2,5%

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Questo perché il dato globale tiene conto anche dei tassi di crescita dei Paesi in Via di Sviluppo, che sono (in positivo, ed anche in negativo) più grandi in valore assoluto rispetto ai dati dei Paesi Sviluppati.

Oggi, le cose stanno come dice la tabella qui sopra: ad inizio mese, il Fondo Monetario Internazionale ha aggiornato le proprie stime, e per il 2019 prevede un 3,2%.

La domanda oggi però è questa: come vanno modificate le stime, alla luce dei fatti più recenti?

Il mercato obbligazionario ha già deciso: siamo già in recessione. La Borsa di New York dice l’opposto: ci sarà la ripresa entro fine 2019.

Noi investitori non possiamo certo aspettare che ce lo dica il FMI aggiornando le stime: sarebbe stupido. Allora, sempre per restare ad indicazioni utili e concrete (e non al bla-bla) a quali dati dobbiamo guardare?

Recce’d fornisce ai suoi Clienti, ogni giorno, un aggiornamento su questi dati, attraverso i suoi supporti di informazione. Questa è una componente importantissima del nostro servizio, che ha lo scopo di mettere il Cliente nella condizione di comprendere al meglio, e nel momento in cui serve, quello che sta succedendo. Prima, e non dopo, quando si legge sui quotidiani.

Non ci fa la minima paura affermare che siamo unici, in questo: siamo i soli, in Italia e non solo, a garantire al Cliente finale tutta la necessaria qualità dell’informazione, che consente di fare le scelte di investimento più valide, quelle che davvero generano una performance di medio-lungo termine.

Mercati oggiValter Buffo