Dopo la festa in spiaggia: barcollando nel buio, come ubriachi

 

Stanno piano piano arrivando tutti.

L’atteggiamento è tipico, e lo conosciamo bene. Ci sono numerose banche globali di investimento (tutte?) che oggi passano il tempo ad inseguire i mercati. Quelli che negli Anni Novanta si auto-definirono Masters of The Universe oggi passano le giornate a cercare di cogliere dove va il vento.

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Anni ed anni fa, i grandi nomi internazionali, dall’americana Goldman alla tedesca Deutsche, passando per la svizzera UBS alla giapponese Nomura, per tornare alle americane JP Morgan, Merrill Lynch e Morgan Stanley e poi finire con la britannica Barclays e la francese BNP Paribas (più qualche altra, che tutti conoscete) facevano business vendendo ai Clienti una pretesa capacità di orientare e guidare il mercato.

Quella pretesa oggi non esiste più: non può più esistere, perché è evidente a tutti, e documento dai fatti, che queste persone non guidano nulla, non orientano nessuno, e quindi non sono in grado di anticipare nulla.

Molti dei nomi citati, poi, oggi esistono ancora soltanto per una ragione: perché la Federal Reserve, o la BCE o la BoJ, hanno regalato loro dei soldi. Moltissimi soldi. Salvandole coi soldi creati dal nulla da un fallimento che era altrimenti non evitabile.

Detto questo, resta il fatto che la “ricerca” di queste banche funziona ancora sia come strumento di marketing (“se ne parla e fa parlare”) sia come strumento di pressione sui media: la stampa, anche in Italia, offre regolarmente spazio a questa sorta di “ricerca”, al solo scopo di potere approfittare di grafici a colori, grafici che nella maggior parte dei casi NON sono stati compresi dal giornalista che NON sarebbe in grado di riprodurli, NON disponendo delle necessarie competenze professionali.

Dove sta il problema? Sta che per scrivere questa pretesa “ricerca”, le banche globali di investimento qualche cosa la devono pur scrivere. E come si fa, visto che la credibilità oggi sta vicino a zero, e le competenze (che pure ci sarebbero) non si sa più in che modo impiegarle, per un deficit di metodo?

Semplice: si tenta di indovinarla, di azzeccarla, si butta lì. Non esiste più una linea, una impostazione, un metodo: si cerca banalmente di indovinare dove staranno i mercati tra 30 o 60 giorni, e da quello si parte per scrivere questa falsa “ricerca”.

Ve lo dimostrano anche i fatti che tutti vedete oggi: le banche che abbiamo citato più un alto adesso sono tutte “prudenti”, “caute”, ed utilizzano termini come “tsunami” e “crollo”. E ovviamente anche “Lehman”. Tutti a marcia indietro, sempre tutti allineati. E mi raccomando: senza mai neppur tentare di spiegare perché sei mesi fa la si vedeva in un modo, e adesso tutti la vedono nel modo diametralmente opposto.

Proprio come accade per il settore dell’informazione e per i quotidiani, anche qui ormai il punto non è lavorare sui fatti: il punto è cercare di prendere più click, dicendo quello che il vento porta.

Peccato che qui, a differenza che nel caso dei media dell’informazione, ci sono i vostri e i nostri soldi in ballo.

Amici lettori, ma che ve ne fate di gente del genere? Non sprecate il vostro tempo, non leggete quelle cose, rivolgetevi a qualcuno che non sta al vento come le banderuole: andate a rileggere ciò che noi vi scrivevamo sei e dodici mesi fa, vi sarà più utile che leggere certe sciocchezze.

Mercati oggiValter Buffo