I mercati di Ferragosto (parte 1)

Il ritorno della volatilità è, almeno per ora, la caratteristica più evidente dei mercati finanziari nell'agosto 2017, e ne abbiamo scritto questa mattina ai Clienti nella nostra periodica Lettera al Cliente.

Molti vorrebbero da noi un commento alle recenti oscillazioni degli indici di Borsa: non ne abbiamo, di nuovi, e non vogliamo ripetere cose già scritte mesi fa.

Ci limitiamo a telegrafiche osservazioni:

  1. è curioso leggere di "positività" e "clima positivo" in Borsa, e poi rendersi conto che lo S&P 500 di New York e il DAX di Francoforte oggi valgono tanto quanto valevano il giorno 1 marzo 2017, oltre cinque mesi fa: ma di che cosa abbiamo parlato per cinque mesi?
  2. saremmo curiosi di sapere che cosa ci dice oggi l'analisi del trend, e l'analisi tecnica: esattamente come lo eravamo nel giugno 2016, quando lo S&P 500 valeva 2150 punti e a noi "tutto il Mondo diceva di vendere tutto"
  3. la nostra strategia di gestione va contro i fenomeni di "massa" o di "gregge" se preferite, così come faceva nel giugno 2016
  4. ricordate che siamo alla fine di un'epoca, per i mercati e per le banche e le Istituzioni che ci operano, come scrivevamo nell'agosto di un anno fa (quando Goldman Sachs consigliava di "vendere")
  5. la SOLA domanda che conta resta quella di cui scrivevamo nel luglio 2016: non è "cosa comperare", oppure "cosa vendere", ma resta "che strategia di investimento seguo?" e "da chi mi faccio servire?"
Valter Buffo
Perché le Banche Centrali non contano più

Recce'd scriveva già 15 mesi fa che si è determinata una nuova situazione, nella quale le Banche centrali sono fuori gioco. Le loro iniziative, e le loro dichiarazioni, non muovono più i mercati finanziari (come dimostrano il dollaro ed i rendimenti delle obbligazioni USA nel 2017), e tanto meno le economie reali (non lo hanno mai fatto, per la verità, negli ultimi 10 anni).

Per questo, a differenza della larghissima maggioranza dei commentatori, analisti, e (veri e presunti) consulenti, Recce'd non scrive più di Banche Centrali: le mosse dei Banchieri Centrali ormai arrivano sempre dopo, sono solo re-attive, si adattano all'evoluzione della realtà circostante, e sono nella gran parte mosse obbligate.

Ad una settimana dalla riunione annuale di Jackson Hole, dove si incontrano ogni anni i vertici delle Banche Centrali, sui mercati non c'è alcun dibattito su "quello che verrà detto". Tutte le Banche Centrali sono ormai costrette ad uscire dal QE (perché quella politica ha raggiunto nelle sue dimensioni i limiti massimi sopportabili, senza peraltro produrre alcun effetto degno di nota) e sono costrette ad abbandonare le politiche dei "tassi di interesse a zero" (la Fed lo ha già fatto). Da almeno due anni, il loro immenso potere è svanito, la loro credibilità è compromessa, ed anche i mercati finanziari non li seguono più: anche in questo 2017, tutto sui mercati è "Trump" e nulla di nulla è "Fed, BoJ, BCE".

Detto tutto questo, resta importante comprendere cosa passa nelle menti di questi signori, ed anticiparne le mosse: anche se hanno perso il potere di indirizzare i mercati finanziari, le mosse delle Banche Centrali restano parte del contesto, creano "un clima", influenzano la psicologia degli operatori.

Per questa ragione, oggi vi segnaliamo fatti a nostro parere di grande importanza, che si ricavano dalla lettura dei Verbali di Fed e BCE, pubblicati rispettivamente ieri ed il giorno prima di ieri.

Partiamo dalla Fed: come abbiamo scritto già questa mattina in The Morning Brief, dai verbali della più recente riunione (luglio) pubblicati mercoledì 16 agosto è emerso che:

The Fed staff pushed up its assessment of financial stability risks to “elevated” from “notable,” the minutes said. Fed officials discussed stock valuations with “a couple” saying they were supported by “favorable macroeconomic factors.”.

Si tratta di temi simili a quelli trattati dai Banchieri Centrali alla riunione di Sintra dello scorso 27 giugno ampiamente commentate da Recce'd: si tratta della conferma che le mosse della Fed sono condizionate, in particolare in questa fase, dalle financial conditions e quindi dalla situazione di Borse, obbligazioni e cambi.

Il giorno seguente, ieri 17 agosto, abbiamo letto i Verbali della BCE, e in particolare abbiamo letto che:

The eurozone’s top central bankers are concerned about the strength of the euro, minutes of the European Central Bank’s July policy vote reveal. The single currency has hit a two-and-a-half year high against the dollar in recent months and has risen by almost 5 per cent against a basket of currencies since the middle of May. The communication problem facing the ECB over the currency is especially acute at a time when it is looking to make a decision on tapering its €2trn quantitative easing programme. A strong euro complicates the ECB’s efforts to hit its inflation goal of just under 2 per cent by making imports cheaper and weighing on export growth. The minutes of the ECB’s July policy vote showed that policymakers believed there was a risk that the currency could rise in value again. While most of the recent gyrations in prices of financial assets were down to the region’s economic recovery, “concerns were expressed about a possible overshooting in the repricing by … markets, notably the foreign exchange markets, in the future.”

Qui vedete che anche la BCE è molto attenta ai financial assets in questo momento, ed arriva persino a commentare in modo esplicito il cambio dell'euro (che NON sta nel mandato della stessa Banca Centrale, tanto per cambiare).

Che cosa c'è di rilevante, per i nostri portafogli, in questi due accenni? Noi investitori dovremo tenere costo, nel prossimo futuro, che non sono più le Banche Centrali a "dirigere" gli assets finanziari, ma che al contrario l'andamento dei financial assets può determinare cambiamenti di rotta nelle politiche delle Banche Centrali.

Mercati oggiValter Buffo
La funzione dei quotidiani e delle televisioni

Per ragioni che Recce'd ha già più volte illustrato, in Italia la stampa ed il giornalismo televisivo hanno rinunciato a qualsiasi forma di esercizio della critica, quando si discute di politica economica e di finanza. Va sempre tutto bene. E, sempre, non esistevano alternative migliori. Sia che si parli di spesa dello Stato, sia che si tratti dei salvataggi delle banche, oppure del Fondo Atlante, oppure di altre iniziative fallimentari.

Ognuno ha, è evidente, le sue convenienze ed i suoi interessi, che serve. Legittimo, ma forse poco trasparente vero il lettore. In Italia, il simbolo e l'emblema di questo stato di cose, come più volte abbiamo scritto, è Mario Draghi: e non sorprende quindi leggere, durante questa settimana, una serie di interventi "a supporto", scritti con il piglio del tifoso, a difesa della "giustezza" delle mosse di Draghi, e del QE in particolare, ora che in Germania la politica di QE è stata sottoposta al giudizio della Alta Corte, chiamata a verificare se la politica di QE è coerente con il mandato sulla base del quale è stata istituita la BCE.

Diciamolo subito: non lo è. E questo lo sanno anche gli studenti liceali, e quelli al primo anno di Economia. Con il QE, si è voluto tappare una falla, rispondere ad un'emergenza, aiutare Paesi in difficoltà, "costi quel che costi", come dichiarò Draghi stesso. Poi dall'emergenza si è passati alla consuetudine, e dal pronto soccorso siamo passati tutti al reparto lungo degenti.

La lettura che i quotidiani in Italia propongono al lettore, di questa sequenza di fatti, è del tutto falsa, e non da oggi. Il QE viene presentato come l'opera del Cavaliere Bianco senza macchia, senza paura e senza interessi particolari da soddisfare. Un esempio recente? L'articolo a firma Paolo Valentino sul Corriere della Sera del 16 agosto. 

Il titolo scelto dal quotidiano per l'articolo contiene già il giudizio finale: 

Quell’attacco «prussiano» alla giusta manovra di Draghi

Ma il contenuto dell'articolo (scritto in modo raffinato e che contiene riferimenti raffinati, quale ad esempio il Principe di Homburg) merita di essere riportato, almeno in parte: 

Anche Mario Draghi, disobbedendo agli ordini di battaglia (il dogma dell’austerità finanziaria svincolato da ogni considerazione empirica) ha lanciato la cavalleria (gli acquisti massicci di titoli di Stato) e vinto la battaglia (il salvataggio dell’euro). Ma agli occhi dei giudici di Francoforte, nell’eterno rovello tra l’obbedienza agli ordini e l’azione giusta, il primato spetta sempre alla prima, al rispetto incondizionato delle regole. Anche se questo, com’è del caso, avrebbe comportato una catastrofe finanziaria di dimensioni planetarie. 

Cose già lette, più volte, nel corso degli ultimi anni. E cose false, come scrivevamo più sopra:

  • è falso riferire gli obblighi della Banca Centrale al dogma dell'austerità finanziaria
  • è falso che gli acquisti abbiano interessato i soli Titoli di Stato
  • è falso che la battaglia sia stata vinta, almeno ad oggi
  • è falso che la battaglia fosse "il salvataggio dell'euro"
  • è del tutto falso che "il rispetto delle regole" avrebbe comportato "una catastrofe finanziaria di dimensioni planetarie" 

Questa è una rappresentazione falsa, distorta e zuccherosa, della realtà: una realtà nella quale non esistono Cavalieri Bianchi, ed ognuno gioca la sua parte in commedia, servendo alcuni interessi specifici piuttosto che altri. Come ha fatto Mario Draghi in tutti questi anni.

Noi investitori dobbiamo chiederci chi commissiona questi interventi, che scopo hanno i toni ora enfatici ora allarmistici,  perché si evita di esercitare qualsiasi critica, perché si alimenta la contrapposizione tra Italia e Germania, e perché non viene spiegato a chi legge che, nel caso dell'Italia, gli anni di QE hanno di fatto aggravato la crisi strutturale.

La stampa nazionale, e le televisioni, farebbero bene a ritagliarsi un ruolo del tutto diverso: invece di giocare da "supporters" in materie così delicate, farebbero bene a tentare quanto meno di spiegare al lettore. Spiegare ad esempio perché, questa mattina, l'euro scambia a 1,1750 contro dollaro USA mentre loro, i giornali, ancora tre mesi fa raccontavano ai lettori la favola del "dollaro forte".

Mercati oggiValter Buffo
Dieci anni fa oggi (alleghiamo un video) (parte 1)

Abbiamo trovato questo video grazie ad un link pubblicato dal Financial Times la settimana scorsa.

Jim Cramer è un personaggio delle cosiddette "bubble tv", i canali tematici dedicati alla Borsa che ogni mattina spingono "al rialzo", che ogni mattina raccontano che "tutto è normale, e le cose vanno benissimo", allo scopo di creare interesse nel pubblico per i prodotti di chi acquista da loro spazi pubblicitari.

E' un personaggio famoso: pochi mesi fa, si sono ispirati a lui per un film (Money Monster) di successo e con George Clooney (che però è più bello di Jim).

E' un personaggio che si colloca molto, molto, molto distante dall'impostazione di Recce'd alla gestione dei portafogli.

Eppure rivedere queste immagini, del 3 agosto 2007, ci ha colpiti: il panico di Jim Cramer in quel 3 agosto a noi sembra autentico. Questo non è teatro: è la nostra, e la vostra, vita. Questa è realtà: il lavoro di molte persone, gli stipendi, le vacanze, la famiglia, l'automobile. Non sono solo numeri.

E soprattutto, ciò che ci colpisce è che, almeno in questo specifico caso, ci vedeva giusto. Ci vedeva meglio Jim Cramer, quel 3 agosto, della Federal Reserve. "They know nothing", dice Jim. Lo possiamo dire grazie al senno di poi: quella volta, aveva ragione.

Due le implicazioni che noi vediamo, per l'oggi:

  1. pensate forse che non potrebbe più succedere? Vi sbagliate di grosso
  2. pensate forse che andrà come è andata l'ultima volta? Vi sbagliate di grosso: sarà più rapido, più ampio negli effetti, più violento.

Se il Presidente degli Stati Uniti d'America azzarda un tweet come quello qui sopra (1 agosto 2017), e nessuno si permette di scrivere di "aggiotaggio" o manipolazione, tutti gli investitori devono vivere sapendo che tutto, ma proprio tutto, potrebbe capovolgersi domani. Ma proprio domani domani.

Mercati oggiValter Buffo
Agosto non è MAI un buon momento per mandare il portafoglio in vacanza

Mai come quest'anno, i fatti ci suggeriscono di NON mandare in vacanza il portafoglio (va detto che Recce'd non lo ha MAI fatto, e negli ultimi tre anni questo è stato, in due occasioni, fondamentale).

Quest'anno, meno che mai: il 2017 resta alla fine del mese di luglio, un anno in gran parte da scrivere, e tutto da decidere. Chi è andato dietro alla (stupida) euforia dei primi sette mesi, basata su argomenti di panna montata (Trump non farà mai nulla che non piace alla Borsa) ora si trova tra le mani un dato come quello di venerdì scorso (1,90% la crescita annualizzata USA nel primo trimestre) e si domanda: "ma di che cosa stiamo parlando, esattamente?". Non serve essere un genio della Finanza, per leggere e comprendere il grafico che trovate qui sopra.

Stiamo parlando di una Borsa USA che sta su solo per grazia ricevuta (dal dollaro, nello specifico: che ha perso il 10% da inizio anno) e di una Borsa tedesca che ha perso il 5% dai massimi. Di questo stiamo parlando, mentre finisce luglio.

C'è una sola cosa che conta, da aggiungere: ed è quella del grafico che vedete qui sopra. La riga rossa è il rapporto tra prezzi ed utili ATTESI. Che oggi, per la Borsa europea, è come vedete ai medesimi livelli del maggio 2015 e poi del 2007-2008. 

Se il tasso di crescita degli utili sarà nel 2017 quello ATTESO (+12%) allora i prezzi staranno FERMI.

Per guadagnare, ovvero per giustificare il rischio dell'investimento azionario, sono necessarie, in alternativa, due cose:

  1. un ulteriore aumento della crescita degli utili, con percentuali ancora più ampie
  2. oppure che l'azionario diventi ancora più CARO

Stiamo quindi parlando di una gigantesca scommessa, una scommessa globale ed un unica scommessa, una specie di "all in" del poker: ovvero che "succederà qualche cosa di bello, di positivo nei prossimi mesi". Una scommessa senza ragione, che sopra abbiamo definito "stupida", una scommessa come si fa alla Sisal.

l lettore si chiederà a questo punto: ma che cosa vogliono dire questi qui? Che "la gente è cretina"? In passato, è successo: sarà sufficiente ricordare, appunto, il maggio 2017, oppure il 2007-2008, e ricordare però anche ciò che successe dopo. La gente può "diventare cretina", ma mai per periodi lunghi. E gli utili ATTESI, quelli, possono anche scendere, anche durante il mese di agosto.