La funzione dei quotidiani e delle televisioni

Per ragioni che Recce'd ha già più volte illustrato, in Italia la stampa ed il giornalismo televisivo hanno rinunciato a qualsiasi forma di esercizio della critica, quando si discute di politica economica e di finanza. Va sempre tutto bene. E, sempre, non esistevano alternative migliori. Sia che si parli di spesa dello Stato, sia che si tratti dei salvataggi delle banche, oppure del Fondo Atlante, oppure di altre iniziative fallimentari.

Ognuno ha, è evidente, le sue convenienze ed i suoi interessi, che serve. Legittimo, ma forse poco trasparente vero il lettore. In Italia, il simbolo e l'emblema di questo stato di cose, come più volte abbiamo scritto, è Mario Draghi: e non sorprende quindi leggere, durante questa settimana, una serie di interventi "a supporto", scritti con il piglio del tifoso, a difesa della "giustezza" delle mosse di Draghi, e del QE in particolare, ora che in Germania la politica di QE è stata sottoposta al giudizio della Alta Corte, chiamata a verificare se la politica di QE è coerente con il mandato sulla base del quale è stata istituita la BCE.

Diciamolo subito: non lo è. E questo lo sanno anche gli studenti liceali, e quelli al primo anno di Economia. Con il QE, si è voluto tappare una falla, rispondere ad un'emergenza, aiutare Paesi in difficoltà, "costi quel che costi", come dichiarò Draghi stesso. Poi dall'emergenza si è passati alla consuetudine, e dal pronto soccorso siamo passati tutti al reparto lungo degenti.

La lettura che i quotidiani in Italia propongono al lettore, di questa sequenza di fatti, è del tutto falsa, e non da oggi. Il QE viene presentato come l'opera del Cavaliere Bianco senza macchia, senza paura e senza interessi particolari da soddisfare. Un esempio recente? L'articolo a firma Paolo Valentino sul Corriere della Sera del 16 agosto. 

Il titolo scelto dal quotidiano per l'articolo contiene già il giudizio finale: 

Quell’attacco «prussiano» alla giusta manovra di Draghi

Ma il contenuto dell'articolo (scritto in modo raffinato e che contiene riferimenti raffinati, quale ad esempio il Principe di Homburg) merita di essere riportato, almeno in parte: 

Anche Mario Draghi, disobbedendo agli ordini di battaglia (il dogma dell’austerità finanziaria svincolato da ogni considerazione empirica) ha lanciato la cavalleria (gli acquisti massicci di titoli di Stato) e vinto la battaglia (il salvataggio dell’euro). Ma agli occhi dei giudici di Francoforte, nell’eterno rovello tra l’obbedienza agli ordini e l’azione giusta, il primato spetta sempre alla prima, al rispetto incondizionato delle regole. Anche se questo, com’è del caso, avrebbe comportato una catastrofe finanziaria di dimensioni planetarie. 

Cose già lette, più volte, nel corso degli ultimi anni. E cose false, come scrivevamo più sopra:

  • è falso riferire gli obblighi della Banca Centrale al dogma dell'austerità finanziaria
  • è falso che gli acquisti abbiano interessato i soli Titoli di Stato
  • è falso che la battaglia sia stata vinta, almeno ad oggi
  • è falso che la battaglia fosse "il salvataggio dell'euro"
  • è del tutto falso che "il rispetto delle regole" avrebbe comportato "una catastrofe finanziaria di dimensioni planetarie" 

Questa è una rappresentazione falsa, distorta e zuccherosa, della realtà: una realtà nella quale non esistono Cavalieri Bianchi, ed ognuno gioca la sua parte in commedia, servendo alcuni interessi specifici piuttosto che altri. Come ha fatto Mario Draghi in tutti questi anni.

Noi investitori dobbiamo chiederci chi commissiona questi interventi, che scopo hanno i toni ora enfatici ora allarmistici,  perché si evita di esercitare qualsiasi critica, perché si alimenta la contrapposizione tra Italia e Germania, e perché non viene spiegato a chi legge che, nel caso dell'Italia, gli anni di QE hanno di fatto aggravato la crisi strutturale.

La stampa nazionale, e le televisioni, farebbero bene a ritagliarsi un ruolo del tutto diverso: invece di giocare da "supporters" in materie così delicate, farebbero bene a tentare quanto meno di spiegare al lettore. Spiegare ad esempio perché, questa mattina, l'euro scambia a 1,1750 contro dollaro USA mentre loro, i giornali, ancora tre mesi fa raccontavano ai lettori la favola del "dollaro forte".

Mercati oggiValter Buffo