Un triste finale per Draghi (parte 1)

I mercati sentono l'odore del sangue: ed in questo caso, hanno percepito che Draghi è in una strada senza uscite. La sua politica è stata stiracchiata oltre ogni limite, e da qui in poi le sue mosse saranno obbligate. Per questo, il mercato è così tanto aggressivo sul cambio dell'euro, che oggi contro dollaro sta ad un livello più elevato di quando Draghi avviò la politica di QE.

Un segnale di buona salute per l'economia dell'euro? Proprio per nulla: a Draghi rimangono solo due scelte, ovvero fare ciò che i mercati anticipano, ovvero un graduale rientro dalla politica monetaria espansiva (che farà rallentare l'economia reale) oppure sperare che proprio il rialzo dell'euro faccia rallentare la crescita reale e rinviare ancora il rientro dal QE. In entrambi i casi, per lui è una triste uscita di scena, e per l'economia europea sono prospettive grigie: che aumentano ogni giorno la probabilità che si arrivi ad una Eurozona a due velocità.

Euro: post-Draghi (parte 2)

Abbiamo più e più volte sottolineato il ruolo dei mezzi di comuncazione italiani, ed in particolare di tutti i maggiori quotidiani, a supporto delle politiche monetarie di Draghi, spiegando in molte occasioni, anche attraverso questo Blog, di come questa attività di "supporters" simil-calcistici sia CONTRO gli interessi dell'economia dell'Italia.

Un ennesimo esempio arriva proprio oggi dal quotidiano La Repubblica che spende un intero articolo, a firma Maurizio Ricci)  per spiegare al lettore come sui mercati si siano sbagliati tutti, nell'interpretare le dichiarazioni di giovedì scorso del Presidente della BCE.

L'articolo (fatto curioso) non cita, neppure una volta, il rafforzamento del cambio dell'euro contro dollaro (1,1650 venerdì in chiusura di settimana).

L'articolo (e questo non sorprende) si chiude con queste parole: " il Qe ha ancora parecchia strada davanti. Non sarà l'Italia a lagnarsene. ". Qui siamo alle solite: più il QE va avanti, e meglio sarà per l'Italia. Suggeriamo ai lettori di fare questa valutazione: dopo anni ed anni di QE, a voi sembra che l'Italia abbia risolto anche uno solo dei suoi seri problemi di struttura? Vedete miglioramento significativi nella crescita economica? Nella efficienza della pubblica amministrazione e della spesa dei soldi delle vostre tasse? Vedete miglioramento nel sistema bancaro? Avete visto qualche miglioramento del debito pubblico? Ma dove è, precisamente, che il QE ci ha aiutato? Non sarà invece solo un palliativo ad un malato che avrebbe necessità urgente di interventi chirurgici?

L'articolo poi se la prende (ed anche questo fa parte della tradizione) con il nostro nemico per eccellenza: la Germania. Tutta la colpa, infatti, è sempre della Germania: che imponendo un obbiettivo al 2% del tasso di inflazione, adesso costringe Draghi a proseguire nel QE.

Tutte le opinioni sono rispettabili. Quest però fa francamente un po' sorridere.

Per fortuna, questa fase è già finita, come ci dice il tasso di cambio dell'euro a 1,1650 (nonostante gli sforzi di Draghi). Siamo fuori da Draghi e siamo oltre il "whatever it takes", per fortuna nostra.

Quanto alla Germania, l'autore dell'articolo dovrebbe rispondere ad una semplicissima domanda: a chi deve dire grazie, l'Italia, se il BTp a 10 anni paga oggi il 2,10% di rendimento a scadenza e non invece il 6,10% di rendimento a scadenza (come dovrebbe fare in un mercato obbligazionario non distorto come quello attuale)?

Vietato scendere! (per decreto presidenziale)

Chi osserva con attenzione i mercati finanziari, con la forte volontà di capire e non per "cercare di fare il furbo" (come purtroppo fanno, invece, molti dei commentatori e consulenti) non può non avere notato una serie di dati, che Recce'd nelle ultime settimane e mesi ha portato all'attenzione dei suoi lettori.

Recce'd ritiene che in questi ultimi mesi si sia compressa una molla: e che per questa ragione oggi si possa utilizzare una immagine forte, come quella della "bomba pronta ad esplodere" per descrivere lo stato della Borsa, negli Stati Uniti e (come conseguenza) in tutto il Mondo. Leggete il brano che segue:

the CBOE Volatility Index or the VIX index has set some records in 2017 that have been truly remarkable and may never be seen again. Not only in ultra-low price levels but in the frequency that these ultra-low price levels have occurred.

The VIX hit an all-time low closing reading this year using both the new VIX methodology that was created in 2003 and also the old VIX methodology, which is trackable by using the VXO symbol, that dates back to the early 90s. The VXO saw a 7 handle this year, while the "new" VIX closed at 9.51 last Friday; the lowest level since the new methodology was introduced by the CBOE in 2003.

As impressive as these record low closes are, even more impressive is how long the VIX has maintained these ultra-low levels. Prior to 2017 the new VIX going back to 2003 had only closed under the 10 level four times. This occurred three times in November through December of 2006 and once more in January of 2007.

In 2017 The VIX has closed under the 10 level a total of thirteen times. These thirteen under 10 closes occurred in May, June and July of this year. In fact, as of July 20th the last six consecutive sessions all saw the VIX close under the 10 level. That is more closes under 10 in just the last six days than had ever occurred in every year combined prior to 2017.

While closing under 10 is certainly ultra-low level to see, a close under the 11 level is still also very low. So low in fact that prior to 2017 the VIX had only closed under 11 in a handful of months 2006, 2007 and 2014.

This year the VIX has closed under the 11 level at least once in every single month of the year. Having closed under 11 in nineteen of the twenty-two trading days in May and eighteen of the twenty-two trading days in June. This month the VIX has closed under the 11 level in eight of the thirteen trading days that we have seen so far in the month. The total days that the VIX has traded under the 11 level in just six and half months in 2017 comes to 58; the previous record for a single year was 35 in 2006.

Queste statistiche sull'indice VIX che cosa dimostrano? Che noi come voi, e come tutti gli investitori, stiamo affrontando un periodo di mercato che non ha alcun precedente nella storia. Nei sette giorni che si sono conclusi il 21 luglio 2017, il numero di chiusure sotto la soglia di 10 dell'indice VIX è superiore al numero di chiusure sotto 10 dell'intera precedente storia dell'indice VIX. Lecito chiedersi: che sta succedendo? Chi tira le fila di questo stranissimo mercato? 

Questi dati statistici ci permettono quindi di ripetere che la strategia di portafoglio più opportuna, in periodi di fortissima anomalia, è difensiva: ovvero, NON seguire il trend, NON andare CON il mercato, e piuttosto andare CONTRO il mercato.

Andare contro il mercato genererà senza dubbio rendimenti positivi per gli investitori. Perché? Come vedete dalla tabella qui sotto, sono ormai solo quattro i precedenti storici nei quali si è verificata una serie di sedute più lunga di quella in corso senza un ribasso dell'indice pari oppure superiore al 5%.

E come vedete dal grafico che segue, se l'anno si chiudesse oggi il massimo ribasso 2017 (2,8%) sarebbe il più piccolo di sempre, con la sola eccezione del 1996.

Noi abbiamo molte ragioni di credere che una situazione "fantozziana" come quella che vedete descritta qui sopra sia evidentemente indotta anche da fattori estranea al mercato finanziario: e per questo, siamo  sereno nel ripetere che situazioni come questa non possono che concludersi tutte allo stesso modo.

Esuberanza irrazionale, euforia da caldo, allucinazioni indotte?

Se parla Jeremy Siegel, autore del celeberrimo best seller "Stocks for the Long Run" e professore alla Wharton Scool della Penn University, è necessario ascoltare con attenzione. E così noi di Recce'd facciamo ogni volta.

Ci sono occasioni nelle quali, però, anche i più esperti si lasciano trascinare dalle emozioni, fino al punto di affermare cose molto azzardate. E facciamo subito un recentissimo esempio.

I do think the rally in stocks, and the sell off in bonds was a Trump phenomenon in November, December, January, and February. But as the Trump agenda has stalled, what kept the market up was very good earnings in the first quarter.

We had the best earnings in the first quarter than we had in three or four years, and actually the best [earnings] guidance for the year. And that is absolutely borne out by the data, because the estimates of the full year earnings are about the best that I have seen. It usually goes down over the year because the analysts are overly optimistic. This has been one of the lowest declines that I have seen.

Tutto chiaro e tutto giusto. Peccato solo che ... non è vero. Per nulla. Ed è semplicissimo dimostrarlo.

Il risultato (utile per azione) del primo trimestre 2017 NON è stato il più elevato del periodo 2014-2017, come vedete anche nel grafico. Inoltre, lo stesso grafico vi chiarisce che

  1. anche se facessimo riferimento al secondo trimestre 2017, la differenza sarebbe sempre così piccola da risultare semplicemente insignificante; dal terzo trimestre 2014 al secondo del 2017 (per tre anni quindi) gli utili dello S&P 500 semplicemente NON si sono mossi; e che
  2. quel tasso di crescita degli utili nel primo trimestre, messo in evidenza con una sorta di ebbrezza alcoolica sia dai promotori, sia dalle Reti, sia dalle banche di investimento, ed anche dai mezzi di informazione (tutti a ripetere: "oltre +10% di incremento") è spiegato unicamente dal fatto che il dato di quattro mesi prima era stato IL PIU' BASSO nel medesimo periodo; siamo quindi di fronte ad una allucinazione collettiva (nella migliore delle ipotesi)

A tutti fa piacere utilizzare toni "ottimisti" ed "aggressivi", anche ad un esperto docente di oltre 70 anni di età: il danno però viene fatto nei confronti del pubblico degli investitori, che (pur essendo in molti casi lettori attenti) non hanno sempre la disponibilità dei dati necessari per fare un confronto dettagliato.

C'è poi anche una seconda osservazione di Siegel che merita particolare attenzione ed è la seguente:

That has taken [the market] up. Also, of course, lower interest rates. Who would expect the 10-year [Treasury yield] to be 2.31%? … The dollar has been soft, this is very good for the S&P — 40% of [its member companies’] profits are international and they gain by a declining dollar. Basically what we’ve had is certain things have taken over for the decline that we’ve seen in the promise of the Trump agenda. That is what kept markets up.

Voi credete che sia possibile, per un esperto come Siegel, trascurare un fatto così importante, come il fatto che la SOLA spiegazione possibile per i "bassi tassi di interesse" ed il "dollaro debole" che lui stesso cita è un PEGGIORAMENTO delle prospettive dell'economia degli Stati Uniti? E che quindi questa seconda affermazione è in aperta contraddizione con la precedente? Eppure, fanno parte proprio della stessa intervista.

Il ruolo di un gestore come Recce'd, che offre la sua consulenza direttamente all'investitore finale, è prima di tutto quello di metterlo in guardia da (gravi) errori come questi e dalle trappole (gravissime) che ne derivano per i loro portafogli.

Euro: post- Draghi (parte 1)

I mercati internazionali hanno voltato, in modo definitivo, le spalle a Draghi ieri sera 20 luglio 2017 dopo la riunione della BCE. I mercati sono pronti per un dollaro a 1,20 contro euro, dopo che sei mesi fa il consenso unanime (sia delle banche globali di investimento sia delle Reti di vendita e delle consulenze a GPM) era per un "dollaro forte", anzi fortissimo?

Non ci avevano, davvero, capito nulla di nulla.

La domanda oggi è questa: che cosa cambia per la parte restante del 2017?

  1. l'euro forte è il segno della chiusura di una fase: quella di Draghi; e con Draghi, sparisce anche il "Whatever it takes"
  2. le previsioni di "ripresa globale sincronizzata" che si appoggiavano sei mesi fa sul ritorno al 3% della crescita negli USA sono da buttare nel cestino
  3. infine, le previsioni per la crescita degli utili delle Società europee sono tutte da rifare; ne parla il grafico sotto, e ne scriveremo, ogni mattina, la settimana prossima nel nostro The Morning Brief riservato ai Clienti, a partire da lunedì 24 luglio

Ora, provate a rifare i conti: come vi avevano spiegato il DAX a 12400 punti? Mettete quelle spiegazioni alla prova dei fatti.