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L'Italia che aiuta i suoi nemici (parte 2)

Il nostro punto di vista non è politico: non scriviamo (mai) perché siamo a favore di questo o di quello nel mondo della politica, non sosteniamo questo o quello schieramento.

Siamo costretti, dall'attualità, a scrivere della politica, e di recente della politica italiana, perché le conseguenze di eventi politici posso essere ampie (e pesanti) per i nostri ed i vostri portafogli.

Leggiamo ad esempio questa mattina, sabato 17 settembre, di una presa di distanze del Presidente del Consiglio da Merkel ed Hollande. Come in altre occasioni abbiamo scritto, a noi di Recce'd alcune mosse recenti sembrano i presupposti di un autentico suicido economico.

Non sta a noi giudicare quale sia la statura politica dell'Italia in ambito Europeo, e la forza politica sulla base della quale si può pensare di prendere le distanze da Merkel ed Hollende (ma per avvicinarsi ... a chi?). Leggiamo con stupore titoli ("Messaggio mandato al centrodestra") che sembrano dimenticare che la dimensione "interna" di questa vicenda è del tutto insignificante.

Perchè? Perchè siamo certi, anzi più che certi, che sul piano finanziario noi non siamo in grado di reggere una posizione "isolazionista, e ne abbiamo già spiegato le ragioni. Per cui, anche se si trattasse di una mossa "interna" azzeccata, non ci sarebbe tempo e modo di portarne a casa i benefici.

Qualunque finalità politica abbiano queste mosse, ci pare che quanto meno sottovalutino il fatto che tra 36 ore i mercati aprono, e sui mercati gli operatori dovranno decidere che cosa farsene di tutti quei titoli del debito italiano.

Mercati oggiValter Buffo
MPS: tragicommedia

E pensare che, all'inizio del 2016, c'era ancora in giro gente che perdeva tempo (il suo) e soldi (i vostri) a sostenere che le banche italiane sono una clamorosa opportunità di investimento. Dilettanti? O con cattive intenzioni?

La Borsa di Milano è stata trascinata in basso anche oggi, 16 settembre, come due giorni fa, da Banca MPS e dalle voci che girano intorno al piano di JP Morgan e al nuovo AD, Morelli. Della nomina di Morelli abbiamo già scritto, del piano di JP Morgan è facile scrivere perché si tratta di una versione (più aggressiva verso gli obbligazionisti, che perderanno soldi anche loro) di ciò che è già stato fatto con Veneto Banca e Popolare Vicenza.

Non dovrebbe stupirci più nulla: le abbiamo già viste tutte. E invece, riusciamo ancora a sorprenderci. Di cosa, direte voi? Proviamo a fare un elenco: siamo stupiti

  1. dalla mancanza di reazioni nel pubblico italiano (dei media non vale la pena di parlare) che è stato male informato, e quindi per conseguenza ingannato, più volte, a cominciare dall'aumento di capitale 2013,  e ci perderà un sacco di soldi 
  2. dal dilettantismo e della improvvisazione che risultano ogni giorno più evidenti, della mancanza di una linea, di un indirizzo, del vivere alla giornata, del cercare una soluzione a tentoni, e mai una soluzione netta; Governo, Banca 'Italia, BCE, ABI, tutti sono stati chiamati in causa, ma non se ne viene fuori; tutti sono, di fatto, impotenti, e JP Morgan grazie alla "emergenza del momento" può fare ciò che vuole; un film già visto, purtroppo
  3. dalla disperazione che si manifesta nel momento in cui viene richiamato in causa un individio che aveva già avuto responsabilità di vertice in MPS, e proprio negli anni in cui questo enorme dissesto patrimoniale fu originato (con grandi arricchimenti personali): non c'era proprio nulla di meglio in circolazione?
  4. dai soldi che vengono ancora oggi dati ai Vertici di questa Banca (Viola è uscito da MPS, si dice, con 3,5 milioni), come anche  delle altre Banche grandi e medie: Viola ad esempio è stato pagato coi soldi di chi e per fare cosa, l'ordinaria amministrazione mentre il capitale veniva bruciato? MPS non ha più soldi, i 3,5 milioni chi li mette? Chi mette i due, tre, quattro milioni che pagano gli AD delle altre Banche che oggi sono ancora nel business solo grazie ai "regali" in arrivo dalla BCE? Di chi sono, quei soldi? In pratica, lo Stato prende soldi dalle tasche dei cittadini per dare soldi a quei medesimi soggetti che oggi obbligano lo Stato a prendere soldi dalle tasche dei cittadini.

Non dovremmo stupirci più di nulla. Ma qui non si sa se piangere o ridere: specie quando siamo costretti a leggere, sui grandi quotidiani nazionali, che tutto questo viene fatto "per proteggere i risparmiatori". LOL: ai risparmiatori, e non solo italiani, tutte quelle banche Zombie conveniva semplicemente di chiuderle.

Mercati oggiValter Buffo
La fine delle grandi banche (parte 1)

Da anni, Recce'd vi anticipa la fine di un'epoca, quella delle "grandi banche globali", che sono entrati in una fase naturale di estinzione della specie, fase per la quale Recce'd ha utilizzato in più occasione l'immagine dell'estinzione dei dinosauri.

Si tratta del fallimento di un modello di business, quello del "grande è sempre meglio", che non si adatta ad un settore che produce servizi consulenziali: un settore di uomini, non di "strutture". Lo dimostrano le nomerose inchieste, e le pesanti condanne, che hanno colpito tutte (nessuna esclusa) le grandi banche globali dopo il 2009, delle quali quella che oggi 16 settembre 2016 viene riferita da tutti i mezzi di comunicazione è solo l'ultima di una lunghissima serie (la tabella, con i nomi delle banche, la trovate in basso). E le condanne per le obbligazioni legate ai mutui sono soltanto una parte: a queste dovete aggiungere le condanne per la manimpolazione del LIBOR, le condanne per la manipolazione del mercato dei cambi (FX), e proprio questa settiamna la condanna a Wells fargo per la manipolazione dei conti dei loro Clienti.

La sostanza è questa: che il modello di business è fallito e questi dinosauri del settore sono costretti a ricorrere a queste pratiche, sanzionate pesantemente, per sopravvivere.

A distanza di anni dalle nostre prime analisi, oggi arriva anche un tomo sulla morte delle banche (The Death of Banks) da Mc Kinsey, che è forse la più autorevole (e sicuramente la più costosa) Società di Consulenza Strategica al Mondo. Da qui è tratta anche l'immagine sopra, che parla sia di "fine di un monopolio" sia di "collasso". Lo dicono loro, non noi.

Di curioso che cosa c'è? C'è il fatto che Mc Kinsey oggi è già consulente (costosissimo) di molte di quelle banche. Beh, se proprio Mc Kinsey ne capisce così tanto, beh ... allora poteva dirlo qualche anno fa. Come fece Recce'd: del tutto gratuitamente.

Arrivato a questo punto, qualche lettore forse si chiede: a me cosa importa? Facciamo un rapido elenco:

  1. siete Clienti di una grande banca globale, magari svizzera, magari americana? attenti, rischiate di rimanere indietro (lo dice Mc Kinsey)
  2. siete Clienti di una grande banca italiana oppure di una grande Rete di distribuzione, che però rivende i prodotti finanziari delle grandi banche globali? attenti, rischiate di rimanere indietro (lo dice Mc Kinsey)
  3. siete Clienti di una piccola realtà italiana, di quelle che si affidano ad occhi chiusi a quello che dice il "consenso", a quello che dicono le grandi banche? attenti, rischiate di rimanere indietro (lo dice Mc Kinsey)
  4. qualcuno vi ha forse raccontato che questi cambiamenti prendono sempre decine di anni? attenti, vi stanno raccontando una frottola: e ripensate al 2007-2009
Mercati oggiValter Buffo
Dove Recce'd può fare (e sta facendo) la differenza (parte 23) : le informazioni

Negli Anni Ottanta, Bloomberg ancora non esisteva, gli operatori di mercato leggevano la carta stampata, Radiocor era un'agenzia di stampa che di fatto esercitava un monopolio in Italia, e i quotidiani in lingua inglese come il Financial Times e il Wall Street Journal  arrivavano in Italia il giorno dopo, e pochi avevano sottoscritto in Italia il servizio Reuters. Il telefono, allora, era un mezzo dominante: il più veloce per conoscere le informazioni e poi chiudere le operazioni.

Sui desk degli operatori è arrivato negli anni Novanta un cubo di metallo di colore sabbia: erano i primi schermi di Bloomberg. Da lì, inizio qualche cosa che non era un cambiamento, ma una vera e propria rivoluzione, che negli anni successivi ha cambiato il volto, e la natura, dei mercati finanziari.

E' stato la fine, il crollo di un monopolio. Gli intermediari, le banche di intermediazione, come SIGE, IMI, Akros, in Italia, e Morgan Stanley, Goldman Sachs e Morgan Stanley negli Stato Uniti (più ovviamente Nomura in Giappone, Cazenove a Londra, e tanti altri), furono abilissimi nel costituire rapidamente un cartello, non tanto sulle transazioni quanto sulle informazioni. Le banche intermediarie non erano soltanto le controparti (i grossisti) per le transazioni in titoli, ma anche (e soprattutto) sulle informazioni necessarie per valutare quegli stessi titoli, per valutare gli investimenti. Su questo poi sono state costruite intere strutture, fatte di "analisti" e di "strategisti": quasi come se fosse possibile fare analisi e strategie soltanto dall'interno di (per esempio) Goldman Sachs. "Come fanno loro a saperne più di Goldman Sachs? Loro vedono i flussi" era la frase ricorrente, pronunciata come se fosse la più ovvia delle ovvietà.

Oggi fa sorridere, un'idea del genere. Il web ha distrutto quel cartello e quel monopolio: non solo le banche intermediarie oggi non controllano più le informazioni, ma pure dimostrano con chiarezza di essere spesso in ritardo, rispetto ai mercati. Potremmo citare molti episodi, ed alcuni li abbiamo messi in evidenza proprio nel Blog, nei quali le banche di investimento sono state costrette a "rincorrere" i mercati finanziari, facendo così perdere soldi ai loro Clienti. Che infatti oggi non si fidano più.

Oggi, la capacità di raccogliere, e poi ordinare, e poi "disporre in ordine di priorità", ed infine utilizzare in modo efficiente le informazioni è un fattore chiave di successo. Per queste ragioni, la prima delle tre fasi del nostro processo di costruzione dei portafogli modello è proprio la "priority-based aggregation" come leggete in home page del sito.

Non è una nostra affermazione: è un fatto ormai riconosciuto da tutti, che il modo di raccogliere, processare, archiviare ed utilizzare le informazioni sia un elemento essenziale per il successo di una strategia di investimento. Vi riportiamo qui di seguito un elenco di tecniche che a nostro avviso è molto utile, e che contiene numerosi dei criteri che da anni Recce'd vi propone:

  • Focus on just one or two summaries for the week.
  • Focus on the data. No data with news, don’t read. 
  • Focus on stories that are testable with data. Focus on the source. If you need to read, go to the source after getting a summary. Otherwise you are having someone else edit your thinking. For example, what actually did the Fed official say?
  • If the opinion is the same as what you have read in the past, stop reading.
  • Focus on stories about the future not the past. You are forward looking not backward looking.
  • Read to find the consensus not to drive your opinions.
  • Focus on the price data. Let the market prices speak to you. This is the weighted opinion of the markets.
  • Read from smart writers and read about what you do not know.
Mercati oggiValter Buffo
Dove la CONSOB si sbaglia (parte 3)

Proprio non ci piacciono i risultati del sondaggio Gfk Eurisko commissionato da CONSOB: non ci piacciono perché a nostro giudizio consolidano una visione falsa della realtà nel settore del risparmio in Italia. Settore in cui è vero che la cultura manca: ma se manca tra i risparmiatori manca ancora di più, ed a maggiore ragione, tra gli operatori del settore.

Dei conflitti di interesse che a tutto oggi mantengono in vita grandi e piccole realtà della distribuzione (Reti non bancarie e parte delle Reti bancarie) con la vendita dei famigerati "prodotti finanziari", Recce'd ha già scritto in cento occasioni, riprendendo anche spunti dalla stampa e dai mezzi di informazione, ed in rare occasioni anche della stessa CONSOB.

Il Porto delle Nebbie oggi sono le SGR: le società che dovrebbero (ma non è così, nella realtà) detenere una specie di "monopolio regolamentare" su GPM e Fondi Comuni di Investimento. E' noto a tutti, operatori ma anche nel pubblico dei Clienti, che non esiste una vigilanza di merito. I controlli di Banca d'Italia e CONSOB guardano al rispetto delle forme, poi nel merito delle scelte la libertà è pressoché assoluta.

L'esempio classico è il famoso Comitato di Investimenti: chiunque, anche un neolaureato privo di esperienza, è in grado di imbrattare tre pagine con qualche grafico e poi scrivere che "la Borsa sale". Il classico lavoro che "puoi affidare ... a tuo cognato". Il Comitato a quel punto è verbalizzato, e nessuno dall'esterno andrà mai ad esaminare come sono maturate quelle risoluzioni.

La SGR passa quindi alla fase di implementazione: che in alcuni casi partirà con la domanda "Quali sono i prodotti a più alto margine che possiamo mettere nei portafogli dei Clienti? Italiani, europei e magari svizzeri?". E da quel punto in poi, libertà pressoché assoluta.

Oggi sulla stampa internazionale leggiamo una notizia che riguarda la Banca Barclays, la Banca globale più grande tra quelle basate nel Regno Unito, che ha naturalmente anche lei una sua SGR (rendono così tanto che non è possibile rinunciarvi ..). Proprio a questa SGR fa riferimento una recente sentenza della CONSOB inglese, la FCA:

A former chief operating officer of Barclays Wealth and Investment Management should be banned from any senior management roles at financial companies because he failed to carry out his job with integrity, the U.K. Financial Conduct Authority said. Andrew Tinney is accused of concealing an external report that criticized senior management in the unit who "pursued a course of revenue at all costs and had a culture that was high risk and actively hostile to compliance," the FCA said in its decision published Wednesday.

Crediamo sia chiarissimo il significato della frase: "pursued a course of revenue at all costs and had a culture that was high risk and actively hostile to compliance," . Se succede in Barclays, figuartevi cosa succede nelle SGR di medie e piccole dimensioni.

Sul piano personale, abbiamo osservato in decine di occasioni atteggiamenti come questi, a partire dal 1986 fino al 2015. Escludiamo però che in futuro verrà mai presa alcuna misura efficace e sanzionatoria. O almeno: dovranno passare così tanti anni che probabilmente per allora tutte le SGR italiane saranno già fuori dal business.

Mercati oggiValter Buffo