Trending oggi su Twitter: la follia (parte 2)

 

Come abbiamo scritto in questo Blog, nella prima parte del Post che proseguiamo oggi, in data 22 luglio scorso, la parola che si ascolta più spesso, e che si legge più spesso, quando ci si occupa di mercati finanziari è

madness.

In italiano: follia.

Recce’d quindi, con la tempestività che tutti ci riconoscete, si concentra proprio su questo: la follia tra gli operatori di mercato, e le implicazioni per la gestione nel proprio portafoglio titoli.

Ovvero: come noi gestiamo i portafogli modello nelle fasi di mercato che tutti chiamano

madness.

Pur avendo, collettivamente ed anche individualmente, una vasta e profonda esperienza di mercati finanziari, noi di Recce’d non abbiamo memoria di una situazione simile a questa.

Neppure durante gli episodi, spesso citati anche dai media, del 1999-2003 e poi del 2007-2009.

In una sola occasione, noi ricordiamo di avere letto, con così tanta frequenza, il termine

madness

nei commenti ai mercati finanziari: ed è una recentissima occasione, ovvero

il 2021.

Ecco un esempio qualificato della “follia” che domina da alcune settimane.

Perché il termine

“madness”,

ovvero follia, viene utilizzato con frequenza e insistenza senza precedenti, e da tutti, nell’estate 2023?

Non è affatto difficile da spiegare: ci sono tanti, troppi, fatti concreti che possono dimostrare che sui mercati finanziari la follia ha preso il sopravvento.

Vi dimostriamo (senza difficoltà) che l’euforia che tutti osservate sui mercati NON è legata d un miglioramento generale delle condizioni dell’economia: l’euforia è fondata … su altra euforia, si tratta di un girotondo, come avevamo già scritto nella prima parte di questo Post.

Non esiste alcun miglioramento: i prezzi dei titoli sono saliti per una folle rincorsa, e questo si vede nei dati. Oggi i prezzi delle azioni a New York sono cari quanto mai sono stati in passato, con l’eccezione del 2021.

Leggete con attenzione i dati del grafico che segue.

Leggete nel grafico che tutte le misure di valutazione della Borsa di New York, in questo momento, sono nel “top 10%”: ovvero, solo nel 5-10% i prezzi delle azioni a New York sono stati più cari di oggi.

Datevi una spiegazione. pensateci, rifletteteci e fatevi magari aiutare.

Ma soprattutto: mettete ciò che avete appena letto a confronto con un fatto: negli ultimi mesi, il costo del denaro negli Stati Uniti è salito dallo ZERO al 5%.

Questa considerazione (e le altre che vorrete fare) va poi calata nei dati della tabella che trovate sotto.

Una volta che avrete raggiunto le vostre conclusioni, solo allora potrete tornare a leggere i dati del vostro portafoglio titoli, a valutarne la composizione alla luce delle vostre aspettative, ed a decidere che cosa fare dei vostri risparmi, domani, dopodomani, o magari tra un mese o due.

Uno stato di euforia come questo sfocia giustamente nella follia collettiva, nella isteria collettiva.

Isteria collettiva dalla quale, come sempre, Recce’d vi aiuta a proteggere il vostro denaro.

Così che nessuno, in futuro, venga più da noi a dirci frasi come

ah … certo che se vi avessi dato ascolto prima

Se non riuscite a capire come facciano fenomeni di massa così profondi e diffusi a ripetersi nel tempo (ed anche solo a distanza di due anni), Recce’d può aiutavi con un semplicissimo grafico

Negli Stati Uniti, come vedete nella parte alta, lo Stato nel corso del 2023 ha accumulato un deficit di bilancio superiore a quello di ogni altro anni, con l’esclusione degli anni 2020 e 2021 (seguite la linea di colore blu acceso).

Lo Stato fa spese pazze: e quindi anche gli investitori sono invitati a fare i pazzi.

In Europa, ed anche in Italia, la situazione in buona sostanza è la medesima: gli Stati spingono sull’acceleratore della spesa in deficit, e fanno aumentare i loro debiti, senza che il pubblico comprenda la gravità di questo fatto, e con il tacito benestare delle Banche Centrali.

Banche Centrali che hanno aumentato il costo del denaro, ma NON hanno ridotto le dimensioni dei loro attivi di bilancio (liquidando i Titoli di Stato) e non hanno imposti i tagli dei deficit statali abnormi che sono stati giustificati grazie al “miracolo della pandemia” (un miracolo per loro, i grandi debitori: non per noi, investitori grandi e piccoli nel Mondo).

E qui arriviamo alla storia del “soft landing”.

La storia del “soft landing” è una invenzione, quanto e più della “inflazione transitoria”.

Si tratta di una storia debole, che fa acqua da tutte le parti.

Ma si tratta anche della sola storia che può mantenere in piedi questo sgangherato carrozzone. Sempre che si riesca a venderla ai (poveri) investitori, la vittima designata del raggiro.

Ed allora, tutti al lavoro: banche internazionali di investimento, media della carta stampata e della TV, e naturalmente il feroce battagliano dei promotori finanziari che vendono al pubblico le GPM, i Fondi Comuni, le Polizze Vita e UCITS, i certificati.

Come dicevamo, questa storia del “soft landing” era stata già in passato utilizzata per vendere titoli al pubblico: noi di Recce’d la ricordiamo bene, sia nel 1989, sia nel 2000, sia nel 2007, sia nel 2021.

Ne ha scritto lo scorso weekend anche il New York Times, e noi ritorneremo probabilmente proprio su questo recente articolo qui nel Blog (sempre che ce ne rimanga il tempo, e l’energia)

I più recenti dati per l’inflazione sono stati accolti con il massimo clamore possibile, dai media, dalle banche di investimento e da tutte le Reti di promotori finanziari.

Nessuno di questi soggetti ha il rigore professionale, né la competenza, né la dovuta attenzione agli interessi degli investitori, che è necessaria per mettere proprio questi ultimi dati nella giusta prospettiva.

Recce’d lo ha fatto ogni mattina, in queste settimane, riservando ai propri Clienti un lavoro eccezionale ed estremamente accurato: l’immagine qui sotto ne è la sintesi estrema.

Al contrario dei dati per l’inflazione, le Reti di vendita, i media e le banche di investimento si sono affrettate a cancellare dalla vista del pubblico ogni possibile elemento che richiamasse l’attenzione degli investitori verso le contraddizioni (molto evidenti) che contraddistinguono questa fase di “follia dei mercati”.

I particolare, si nota l’assenza di ogni commento in merito alla curva dei rendimento: segnale forte, in passato molto significativo.

Segnale a cui tutti quelli che spingono l’azionario (per ragioni di interesse personale, ovvero di guadagno a spese degli investitori finali, che vanno spinti dentro la “tonnara”) ovviamente contrappongono l’argomento che questa volta è diverso. Ecco un esempio nell’immagine che segue.

Il tema del deficit dello Stato, già toccato poco più in alto, viene anch’esso nascosto da tutti al pubblico degli investitori.

la maggiora parte dei quali, a tutto oggi, NON si rende conto del fatto che negli Stati Uniti si registra un tasso di disoccupazione ai minimi di sempre ed un deficit dello Stato vicino ai massimi di sempre. Non era mai successo prima.

Tutta questa situazione si va poi a sfogare nelle valutazioni estreme che avete letto poco più in alto per i valori di Borsa, ed in generale sui mercati finanziari.

Ecco come si spiega, in modo molto semplice, la fase di

madness.

Come abbiamo scritto già il 3 giugno, proprio nel Blog, si tratta di una scelta politica.

E’ stata scelta con decisione la strada del “fare finta di non capire e non vedere”, come altre volte nel passato recente. Di tollerare, di continuare a sperare, e di spargere “ottimismo”.

Abbiamo scritto, il 3 giugno, che proprio a causa di questa scelta politica oggi tutti gli investitori (che non siano decisamente distratti, malissimo informati … oppure un po’ semplicioni) si trovano davanti un solo scenario possibile, e stiamo tutti andando verso questo esito con massima velocità.

Il solo scenario possibile metterà in massima evidenza la differenza tra la ricchezza “soltanto sulla carta” e la vera ricchezza”: lo avevamo già chiarito sette giorni prima.

Come vi avevamo anticipato già il 24 giugno, ci aspetta un’estate calda (caldissima) e poi un inverno freddo (freddissimo).

Come invece abbiamo scritto in data 10 giugno scorso, il “punto di svolta” è stato ampiamente superato: ormai, siamo già tutti dentro quello scenario che noi anticipammo il 3 giugno.

Per ragione di tempo, di spazio, e di scarsa energia, ci siamo decisi a pubblicare oggi questa seconda parte del lavoro, affidando poi le nostre conclusioni di questo ampio lavoro ad una

terza parte

che pubblicheremo poi tra qualche giorno.

Ripartendo dal grafico che chiude questo Post.

Valter Buffo