2019: le nuove certezze (parte 3)
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Quelli che vivono con i soldi delle retrocessioni dai Fondi Comuni di Investimento ci bombardano ogni giorno di spot pubblicitari dove si parla di “personalizzazione” e di “creazione di valore per il Clienti”. Frasi sentite già troppe volte, frasi fatte, e vuote di significato concreto.

Guardiamo al contrario ai fatti.

Il mercato dei servizi per il risparmio è entrato, ormai da un decennio, in una fase di trasformazione radicale, che le vecchie Istituzioni (banche e Reti di promotori finanziari) hanno cercato in ogni modo di rallentare.

Ma la storia non si rallenta con le lobby in Parlamento. I dati del grafico in alto ci raccontano di un destino inevitabile: chi vive delle retrocessioni garantite dai Fondi Comuni di Investimento guadagna ogni anno meno soldi.

E presto sarà costretto a ripensarsi, oppure a chiudere, perché ci sono sempre fasi improvvise di accelerazione in processi come questi. Chi si auto convince che MIFID II “non ha cambiato nulla” vive di sogni, e i sogni … non si mangiano.

Per sopravvivere, ma soprattutto per vincere, nel nuovo contesto sono necessarie qualità del tutto diverse da quelle del salesman, del venditore, di chi ti contrabbanda un Fondo Comune dall’etichetta estera e non comprensibile come una “soluzione di investimento”, quando è soltanto un modo (per lui) per togliere a te, Cliente investitore, il 3-4% di commissioni ogni anno, e soprattutto a prescindere dal risultato.

Occorrono come detto qualità e competenze del tutto diverse da quelle del venditore: una delle più importanti è capire che cosa deve fare l’investitore finale in un contesto di mercato che è senza precedenti, che è totalmente diverso da ogni altro episodio del passato, e che offrirà (se va tutto bene) rendimenti come quelli del grafico qui sotto, per quelli che si lasceranno ancora abbindolare dalla storiella della asset allocation di Fondi Comuni di Investimento.

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Mercati oggiValter Buffo
2019: le nuove certezze (parte 2)
 

Il 2019, non somiglierà al 2018. E somiglierà ancora meno al 2017.

I fatti, già oggi, ci offrono elementi per affermare questo.

Prendete ad esempio il VIX: che scende, ed è sceso, grazie alle parole della Federal Reserve. Ma al tempo stesso resta molto più vicino a 20, che a quota 10.

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Sono scesi anche i rendimenti delle obbligazioni più rischiose, le High Yield. E quindi, sono saliti i prezzi. E quindi vi diranno che “c’è più ottimismo”. Vero. Ma date un’occhiata al grafico, e rendetevi conto di dove stiamo oggi, e di dove stavamo 12 mesi fa.

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E, come già detto in un Post recente, poi ci sono i dati per il debito, come ad esempio quelli che leggete nell’immagine qui sotto. Il mercato oggi li ignora? Ricordate quello che è successo tra novembre e dicembre 2018.

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Offriamo un ultimo esempio: la Cina. Non si tornerà mai più alla situazione precedente, e Trump ha (a nostro giudizio) zero possibilità di portare a casa un risultato (come noi dicemmo già due anni fa sul tema della crescita del PIL).

La ragione è che la Cina può resistere (e resisterà) molto più a lungo degli USA alle tensioni commerciali ed economiche.

Se siete lì seduti davanti allo schermo, sperando che torni il rally … fareste bene ad uscire e andare a comperarvi un bel gelato, di quelli nel tazzone con la panna, per consolarvi.

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Mercati oggiValter Buffo
2019: le nuove certezze (parte 1)
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A che cosa serve? E a chi serve una manipolazione del mercato finanziario come quella del venerdì 25 gennaio, che abbiamo già commentato nella nostra utilissima pagina di ricapitolazione settimanale su questo sito?

E perché l’Amministrazione Trump mostra segni sempre più evidenti (e forse eccessivi) di ansia per l’andamento del mercato di Borsa?

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La risposta è semplice: si vuole muovere la massa degli investitori, quello che noi ed altri chiamiamo “il gregge” e spingerli di nuovo verso il rischio, verso gli asset rischiosi, verso la Borsa. creare una sensazione di euforia, attraverso una (falsa, falsissima) impressione di ricchezza.

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Vi chiederete, e ci chiederete: perché proprio adesso? Lo scopo è contrastare una consapevolezza crescente, anche sui mezzi di informazione, di come le cose stanno nella realtà. E’ stata distrutta la retorica della “crescita globale sincronizzata”, ed ormai anche i titoli dei quotidiani parlano in modo aperto di economia che rallenta. Anche negli Stati Uniti.

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Proprio questa consapevolezza, diffusa, ha costretto Trump prima fare marcia indietro sulla Cina e le tariffe, e poi alla clamorosa marcia indietro sul muro con il Messico e lo shutdown di questo weekend.

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La leva che è stata utilizzata nel mese di gennaio è quella che vedete nel grafico qui sotto: il calo del rendimento dei Titoli di Stato, in particolare sulle scadenze brevi (nel grafico, i 2 anni) del debito USA, che ha fatto seguito alla “svolta verbale” della Federal Reserve (che potremmo definire la svolta “della pazienza”).

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Un suggerimento operativo da Recce’d: non date molta importanza a questi effetti che sono tipicamente aggiustamenti di breve termine.

Noi, che diciamo ai Clienti di dubitare sempre e di tutto, di questa nostra affermazione siamo invece certi, anzi certissimi. Non è così, che se ne uscirà. Non basta certo questo, per riportare l’investitore finale al RISK ON di 12 mesi fa.

Spieghiamo: la revisione delle aspettative per i tassi ufficiali di interesse c’è stata, come vedete sotto nel grafico. Oggi, sul mercato, si prevede (o meglio, si spera) che la Fed passi l’intero 2019 senza muovere il costo ufficiale del denaro.

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Ma non potrà succedere, per una serie di ragioni che sono in buona parte intuitive. La Fed deve “raccontare una storia”. E fino a dicembre 2018, raccontava una storia del tipo “l’economia è forte, l’economia è in ottima forma”. Poi, a gennaio 2019, è arrivata la “pazienza”, sia perché i mercati hanno fatto paura, sia perché l’economia reale oggi fa DAVVERO paura (e nessuno ci capisce nulla).

Saranno i fatti, a costringere la Fed ad uscire da questo buco nel quale oggi si è infilata: se le cose nei prossimi mesi andranno bene, allora i tassi ufficiali sarà costretta ad alzarli ancora; mentre se non li alzerà, i mercati sapranno che le cose NON vanno così bene e che l’economia NON è così forte. Ed anche in questo caso, costringeranno la Fed ad uscire allo scoperto.

Mercati oggiValter Buffo
Oltre gennaio (parte 7): il destino degli europei
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Fatichiamo a ricordare un momento così complicato per l’Eurozona, nella sua intera storia.

Le spinte della politica divergono in una misura che ha pochi precedenti, e questo lo leggete su tutti i quotidiani. Allo stesso tempo, mai nel passato si erano registrate spinte così tanto divergenti per ciò che riguarda la gestione della politica monetaria (immagine qui sopra) e questo proprio nell’anno di chiusura della politica di QE e nell’anno in cui uscirà di scena Draghi.

E mentre alla radio italiana siamo bombardati di spot che ci informano, in modo ossessivo, della “competenza e professionalità” di chi vende Fondi Comuni di Investimento alle famiglie italiane come se fossero salumi, siamo costretti a sottolineare nuovamente il fatto che ripetere che “non c’è ragione di preoccuparsi” è non soltanto segno di poca competenza, ma soprattutto di scarsa oppure assente professionalità.

I dati sono così evidenti che si fa persino fatica a scrivere un commento.

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Il punto è quello che la scorsa settimana abbiamo fatto anche su SoldiOnline.it: l’Eurozona è nuovamente in una fase recessiva/deflattiva, e questo dopo anni, ed anni, ed anni di misure straordinarie, con la conseguente crescita, esponenziale, del debito totale del sistema economico.

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In questo fallimento delle politiche “non convenzionali” ci sono le ragioni più forti per la crescita, in ambito politico, delle spinte anti-euro, populiste, e anti-establishment.

Questo il punto oggi. A noi, investitori, interessa però il domani (ed il dopodomani). A che cosa guardare? Ogni giorno, in Recce’d, esaminiamo centinaia di segnali che ci vengono forniti dai mercati finanziari stessi, ed oggi ne abbiamo selezionato uno nel grafico qui sotto che a noi risulta di particolare significato.

La domanda al lettore è questa: se questi trend proseguisse nel 2019, voi sareste pronti ad affrontarlo con il vostro portafoglio? Il vostro family banker, private banker, personal banker, e tutti gli altri “banker” inventati dal marketing vi hanno spiegato che cosa succederebbe?

No vero? Perché non ne hanno idea.

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Mercati oggiValter Buffo
Oltre gennaio (parte 6): la recessione c'è ... oppure è solo retorica?
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Giusto 12 mesi fa (ricordate?) erano un certo numero, i lettori che ci dicevano: “voi volete sempre vederla in un certo modo”; o anche di peggio: “voi mettete in evidenza sempre un certo tipo di cose”.

I fatti dei 12 mesi successivi, poi, hanno dato la risposta più concreta a queste osservazioni.

Ed oggi, qual’è invece la situazione?

Da Davos arrivano ogni anno decine di migliaia di indicazioni. Ogni anno, i fatti ci dicono poi che sono pochissime quelle utili.

Un esempio, che abbiamo scelto con cura e da una delle fonti più autorevoli ed ascoltate, lo vedete sopra nell’immagine.

Si dice: “le previsioni sono state corrette al ribasso, ma non abbastanza”. Sarà vero?

Noi lavoriamo, e lavoreremo su questo punto, oggi, nelle prossime settimane, e nei prossimi mesi, applicando il nostro metodo di lavoro, di analisi e di valutazione, ed applicandolo alla strategia di portafoglio risk-neutral.

Nelle ultime due settimane, abbiamo offerto ai Clienti i primi risultati delle nostre analisi, nella Sezione Operatività del nostro The Morning Brief, il quotidiano di informazione ed analisi.

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Voi, invece, chi fate decidere?

Se il vostro private banker, family banker, personal banker, o meglio il vostro promotore finanziario (di quello, si tratta, come tutti avrete ormai capito) vi ripete pari pari quello che dice (ad esempio) Goldman Sachs, noi oggi vi facciamo risparmiate tempo e vi facciamo leggere direttamente che cosa scrive della recessione Goldman Sachs oggi.

Voi, valutate se risolve i vostri dubbi. E poi, valutate il vostro promotore finanziario.

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Mercati oggiValter Buffo