Euro: post-Draghi (parte 2)
Abbiamo più e più volte sottolineato il ruolo dei mezzi di comuncazione italiani, ed in particolare di tutti i maggiori quotidiani, a supporto delle politiche monetarie di Draghi, spiegando in molte occasioni, anche attraverso questo Blog, di come questa attività di "supporters" simil-calcistici sia CONTRO gli interessi dell'economia dell'Italia.
Un ennesimo esempio arriva proprio oggi dal quotidiano La Repubblica che spende un intero articolo, a firma Maurizio Ricci) per spiegare al lettore come sui mercati si siano sbagliati tutti, nell'interpretare le dichiarazioni di giovedì scorso del Presidente della BCE.
L'articolo (fatto curioso) non cita, neppure una volta, il rafforzamento del cambio dell'euro contro dollaro (1,1650 venerdì in chiusura di settimana).
L'articolo (e questo non sorprende) si chiude con queste parole: " il Qe ha ancora parecchia strada davanti. Non sarà l'Italia a lagnarsene. ". Qui siamo alle solite: più il QE va avanti, e meglio sarà per l'Italia. Suggeriamo ai lettori di fare questa valutazione: dopo anni ed anni di QE, a voi sembra che l'Italia abbia risolto anche uno solo dei suoi seri problemi di struttura? Vedete miglioramento significativi nella crescita economica? Nella efficienza della pubblica amministrazione e della spesa dei soldi delle vostre tasse? Vedete miglioramento nel sistema bancaro? Avete visto qualche miglioramento del debito pubblico? Ma dove è, precisamente, che il QE ci ha aiutato? Non sarà invece solo un palliativo ad un malato che avrebbe necessità urgente di interventi chirurgici?
L'articolo poi se la prende (ed anche questo fa parte della tradizione) con il nostro nemico per eccellenza: la Germania. Tutta la colpa, infatti, è sempre della Germania: che imponendo un obbiettivo al 2% del tasso di inflazione, adesso costringe Draghi a proseguire nel QE.
Tutte le opinioni sono rispettabili. Quest però fa francamente un po' sorridere.
Per fortuna, questa fase è già finita, come ci dice il tasso di cambio dell'euro a 1,1650 (nonostante gli sforzi di Draghi). Siamo fuori da Draghi e siamo oltre il "whatever it takes", per fortuna nostra.
Quanto alla Germania, l'autore dell'articolo dovrebbe rispondere ad una semplicissima domanda: a chi deve dire grazie, l'Italia, se il BTp a 10 anni paga oggi il 2,10% di rendimento a scadenza e non invece il 6,10% di rendimento a scadenza (come dovrebbe fare in un mercato obbligazionario non distorto come quello attuale)?