Gennaio 2017: quanta differenza dal gennaio 2016!

Fino a stamattina 24 gennaio, i maggiori mercati finanziari del Pianeta hanno di fatto mantenuto i medesimi livelli di metà dicembre 2016, con in aggiunta una volatilità (misurata dall'indice VIX) ai minimi dell'ultimo decennio.

E' finito il mercato? NO: all'opposto, stiamo assistendo ad una fase di "calma nervosissima". L'ossimoro ci serve per illustrare il fatto che questa calma non solo è apparente, ma è pure carica di rischi per chi investe.

Sul piano della gestione, la nostra scelta si è rivelata pertanto azzeccata: abbiamo privilegiato la liquidità.

Sul piano invece delle valutazioni dei titoli e delle classi di asset, fate bene attenzione. Ci sono in giro migliaia di falsi segnali, e di specchietti per le allodole. Ed è un attimo, ritrovarsi con il cenrino in mano: molti ricorderanno il gennaio di 12 mesi fa.

Vediamo allora quale è, a nostro modo di vedere, il tema centrale a cui fare attenzione. Si tratta del tema della crescita economica.

Donald J. Trump ha ribadito nel suo discorso di Insediamento che l'obbiettivo è riportare gli USA ai "bei tempi andati". che tradotto in pratica vuole dire al 4% di crescita del GDP.

Il mercato ci crede? Si, e no. Ci crede la Borsa, che resta ai massimi di ogni epoca. Ma non ci crede il mercato delle obbligazioni, con i rendimenti bloccati sotto allo 2,50% (mentre l'inflazione sale allo 2,1%).

Chi ha ragione? Riuscirà Trump a fare accelerare l'economia? Tutto dipenderà dalle misure che Trump annuncerà. E queste misure saranno da valutare, perché risulteranno più o meno efficaci a seconda di quali sono le ragioni della debolezza recente dei dati per la crescita.

Affidiamoci per una introduzione a queste scelte al più noto economista della Finanza al mondo, John Cochrane:

Sclerotic growth is America’s overriding economic problem. From 1950 to 2000, the U.S. economy grew at an average rate of 3.5% annually. Since 2000, it has grown at half that rate—1.76%. Even in the years since the bottom of the great recession in 2009, which should have been a time of fast catch-up growth, the economy has only grown at 2%.

Looking ahead, solving almost all of America’s problems hinges on re-establishing robust economic growth. Over the next 50 years, if income could be doubled relative to 2% growth, the U.S. would be able to pay for Social Security, Medicare, defense, environmental concerns and the debt. Halve that income gain, and none of those spending challenges can be addressed. Doubling income per capita would help the less well off far more than any imaginable transfer scheme. 

Why is growth slowing down? 

1.     One camp says that we’ve run out of ideas. We were supposed to have flying cars and all we got was Twitter. Get used to it, the thinking goes, and start fighting over the shrinking pie.

2.     Another camp holds that the culprit is “secular stagnation,” a “savings glut” demanding sharply negative interest rates that the Federal Reserve cannot deliver. That outlook attracts clever new economic theories and promotes vast new stimulus spending of the sort that Japan has fruitlessly followed. 

3.     The third camp (mine) holds that the U.S. economy is simply overrun by an out-of-control and increasingly politicized regulatory state. If it takes years to get the permits to start projects and mountains of paper to hire people, if every step risks a new criminal investigation, people don’t invest, hire or innovate. The U.S. needs simple, common-sense, Adam Smith policies. 

 America is middle-aged and overweight. The first camp says, well, that’s nature, stop complaining. The second camp looks for the latest miracle diet—try the 10-day detox cleanse! The third camp says get back to the tried, true and sometimes painful: eat right and exercise. 

Mercati oggiValter Buffo
Inizia la fine dei Fondi Hedge: chi cercherà l'Alfa? (parte 3)

Se qualche lettore si domanda: "Ma che mi importa poi di 'sto Alfa", rispondiamo subito.

Non solo ve ne importa: è tutto ciò di cui vi deve importare. Perché nel "gergo" dell'industria del risparmio, Alfa è quel numerino che esprime quanto rende un portafoglio AL NETTO dei movimenti degli indici di mercato.

Esempio concreto: negli ultimi 10 anni, il vostro private banker oppure il vostro promotore vi racconterà che "vi ha fatto guadagnare molto". Ma non è vero.

Guardate agli ultimi due anni e mezzo: nella grande maggioranza dei casi, il vostro promotore oppure il vostro consulente vi ha fatto perdere soldi, o al meglio vi ha fatto perdere tempo e guadagnare nulla.

Che cosa significa? Che negli anni precedenti avevate guadagnato solo perché guadagnavano tutti, perché salivano gli indici di mercato, perché DALL'ESTERNO qualcuno (Bernanke) aveva deciso che "Le Borse devono salire", per decreto del ministero della Felicità.

Quello non è Alfa, quello è stare seduti comodi ed aspettare l'intervento divino, la provvidenza, la fortuna. Non è un lavoro, quello.

Il risparmiatore NON DEVE pagare commissioni per questo tipo di guadagni, di performances che derivano al 100% dal fatto che "i mercati salgono": l'investitore deve pagare commissioni solo per l'Alfa, per la capacità del consulente, o del gestore, di generare performance INDIPENDENTE dal movimento degli indici di mercato. Se no, a che cosa vi serve la GPM, il consulente, il Private Banker? Ve lo fate da soli.

L'investitore privato ed Istituzionale in Italia è stato tenuto all'oscuro, o peggio a volte disinformato con intenzione, a questo proposito. Ad esempio, quasi tutti gli raccontano che "se il mercato scende, siete costretti tutti a perdere i vostri soldi", che siete costretti a stare li fermi e subire, pensando che "poi le cose migliorano".

Non è una cosa vera, e non è una cosa seria, raccontare una storia del genere. La realtà è diversa, ed è possibile dimostrarlo.

Da quanti anni, in gennaio, vi raccontano, in modo insistente, che le azioni in Europa sono "una grande opportunità" se non addirittura la "migliore opportunità"? Anche nel 2017: come nel 2014, poi nel 2015, poi nel 2016. Ed anche prima, a pensarci bene.

Delle azioni non sanno nulla, questi commentatori o consulenti, o presunti gestori, non saprebbero neppure calcolare un P/E e valutano gli investimento "a braccio", ma ne parlano lo stesso ai Clienti investitori, perchè a loro interessano ... le vostre commissioni. Se poi non andasse come vi raccontano sui mercati, beh ... mica sarà colpa loro, sarà "colpa dei mercati". Certo: c'è il piccolo particolare che gli utili oggi sono i medesimi di sei anni fa (grafico), del 20% inferiori a quelli del 2008, ma quello ... è un dettaglio.

Noi di recce'd vi dimostriamo, in modo facilissimo, che era possibile fare almeno quattro cose diverse:

  1. era possibile informare i Clienti
  2. era possibile fornire una consulenza di maggiore qualità
  3. era possibile fare scelte diverse
  4. era possibile guadagnarci dei quattrini.

Se avete aperti i link, fate bene attenzione alle date (e notate che si tratta di documenti pubblici, nulla di ... segreto).

Vedete come è facile, generare Alfa?

Eppure, come vedremo nei prossimi Post:

  • per Recce'd Alfa non esiste: è solo un dato statistico ex-post ma nella gestione di portafoglio non serve a nulla; Recce'd è per una gestione a rendimento assoluto, buttiamo via il Beta e l'Alfa, andiamo oltre, andiamo avanti
  • per l'industria dei Fondi comuni l'Alfa non esiste: come avete visto nei Post precedenti, è un'intera industria a performare sempre al di sotto del proprio benchmark di riferimento
  • per i consulenti non esiste: dovete stare li fermi a subire i mercati e perdere se i mercati perdono

Qualcosa non va: datevi da fare, cambiate subito modo di pensare, e di agire.

Mercati oggiValter Buffo
Vivendi-Telecom-Mediaset-Generali-Mediobanca: storie di ordinaria periferia (parte 2)

Vi rimandiamo al nostro Post del 16 agosto, dove avevamo proposto una serie di considerazioni che sono perfette anche a commento delle ultime notizie che riguardano Generali. Riportiamo qui solo un brevissimo estratto del 16 agosto scorso:

Generali-Mediobanca è quello che dal Dopoguerra è stato definito "il cuore del sistema": oggi, non è più il cuore perché non esiste più un sistema. L'Italia è debole a causa delle sue stesse scelte, del continuo "prendere tempo", della incapacità dei vari Governi di incidere, della incapacità del mercato di regolare le attività economiche (in Italia il fallimento di una banca è sempre un melodramma alla Giuseppe Verdi, e quindi "tutte le banche vanno sempre salvate", e con loro tutti gli Amministratori).

L'Italia si è condannata, da sola, ad essere "commissariata", certo a causa di venti e più anni di trascuratezza e lassismo, ma soprattutto utilizzando cinque anni di politiche monetarie ultra-favorevoli solo per conservare.

Per conservare le banche, i posti in Consiglio di Amministrazione nelle banche e i loro dirigenti, le aziende controllato dallo Stato; e i posti in Consiglio di Amministrazione di queste aziende e i loro dirigenti; e ancora le aziende che operano in regime di quasi-monopolio, protette da leggi e regolamenti, con i loro Consiglieri e dirigenti. Tutta gente che produce valore pari a zero.

Sia quindi chiaro a tutti. Gli interessi che oggi si dichiara di volere proteggere non sono "gli interessi dell'Italia", ma quelli di un gruppo ristretto, alcune decine, di persone, che vogliono mantenere la sedia in Consiglio, e da lì utilizzare la loro influenza per fare affari esclusivamente personali, come sempre hanno fatto da alcuni decenni a questa parte. Tutto come previsto. Così come è prevedibile il fallimento di questo estremo tentativo di "conservazione". a Roma arriveranno gli Unni.

C'è una sola domanda che a noi di Recce'd interessa davvero: dove ci porterà la (ormai inevitabile, e del tutto analoga) distruzione nel settore del risparmio? La prima grande SGR è già andata, quando toccherà alle altre, alle Reti di vendita, alle SIM?

Mercati oggiValter Buffo
Il fattore Trump e la strategia di investimento per la gestione del portafoglio (parte 3)

La fine del QE, e delle sue dannose implicazioni, risolverà anche il problema (gravissimo per tutti i gestori) del RISK ON - RISK OFF? Molti hanno scitto che con la Presidenza Trump i mercati torneranno ad essere più selettivi, meno "bimodali" (o tutto va bene, oppure tutto va male) come sono stati per anni a causa delle politiche monetarie "non convenzionali".

Per il momento, però, non è così. il comportamento dei mercati, almeno nelle ultime otto settimane, è stato ancora del titpo RISK ON - RISK OFF: prima, qualche seduta di euforia, poi tutto fermo, e correlazioni addirittura in aumento (tra azioni ed obbligazioni, ad esempio).

Anche la nostra gestione dei portafogli modello, quindi, rimane fino ad oggi caratterizzata da questo atteggiamento, ovvero si adatta all'ambiente che osserviamo. Ambiente che si può ricapitolare utilizzando la tabella chesegue, che presenta due scenari alternativi, opposti fra loro.

Il nostro parere è che nessuno di questi due scenari sarà poi ciò che vedremo nella realtà. dobbiamo però tenere in conto anche del fatto che sul mercato la gran parte degli operatori legge il futuro in questo modo, almeno fino a stamattina.

Mercati oggiValter Buffo
Inizia la fine dei Fondi Hedge: chi cercherà l'Alfa? (parte 2)

Nel primo Post della serie, qualche giorno fa, abbiamo accennato al fatto che Alfa in realtà non esiste. Alfa è un parametro statistico calcolato ex-post, e come tale poco o per nulla significativo per le nostre scelte di gestione del portafoglio.

L'Alfa secondo le convenzioni che prevalgono tra i gestori e sui mezzi di comunicazione è quello che si dovrebbe vedere in una tabella come quella che segue, pubblicata ieri dal Financial Times:

La tabella ci dovrebbe spiegare che NON c'è Alfa nei Fondi Comuni tradizionali, o attivi, o long-only: quattro su cinque non tengono dietro al loro benchmark di riferimento, e quindi, di fatto distruggono valore per l'investitore che ci ha investito.

Il Financial Times, correttamente, presenta questi dati all'interno di un articolo che è titolato come segue:

The end of active investing? 

Technology and low returns have delivered a killer blow to a once-dominant industry

L'impostazione è del tutto condivisibile: siamo alle battute finali di una Industria che un tempo fu dominante. Al tempo stesso, però, è utile (anche per noi, investitori finali) tenere ben distinto il problema di una Industria che ha fallito la sua missione dal problema gestionale. Ovvero, dal problema dell'Alfa.

Il fatto che questi Fondi cosiddetti "Attivi" non siamo mai riusciti a battere il loro benchmark dimostra, come detto, che si tratta di prodotti che distruggono valore. Ma non si tratta di Alfa: perché poi, in ogni caso, il Cliente investitore questi Fondi Comuni li ha sempre dovuti combinare tra loro: e ciò che conta, per ogni investitore, grande o piccolo, privato oppure Istituzionale, è il PROPRIO rendimento di portafoglio, e non è MAI il rendimento del singolo Fondo Comune.

Recce'd insiste su questo punto per una ragione forte: noi siamo nati, e cresciuti negli anni, puntando sul RENDIMENTO ASSOLUTO e non relativo, proprio perché siamo certi che Alfa, così come Beta, sono concetti inutili e sorpassati. Non è lo "Alfa rispetto al benchmark" che il Cliente chiede a gran voce, ma il "rendimento assoluto".

Da qui, l'interesse che nei decenni noi di Recce'd abbiamo destinato ai Fondi Hedge, il cui esplicito compito (almeno nelle intenzioni originarie, poi tradite da quella correlazione di cui si parla nel primo Post) era quello di generare "rendimento slegato da quello degli indici di mercato".

Ora che anche per i Fondi Hedge siamo all'inizio della fine (come ha spiegato Bloomberg dieci giorni fa), chi si occuperà dei rendimenti assoluti che il mercato cerca? E con quale strategia?

Questo a nostro parere oggi è il tema centrale, per chi investe sui mercati finanziari. E' più importante di Trump, della Cina, dell'inflazione, dei profitti societari, dell'Unione Europea. COME investiamo sui mercati finanziari? Con quali intermediari, servizi, prodotti, consulenti? ma soprattutto: con quale obbiettivo?

L'approfondimento di Recce'd proseguirà in queste due direzioni nelle prossime settimane.

Mercati oggiValter Buffo