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Passato il Ferragosto: l'altra faccia della medaglia (d'oro)
 

Passato il Ferragosto, si torna a ragionare a mente lucida sui propri investimenti e perciò anche sui mercati finanziari..

Nel nostro Longform’d della settimana scorsa (il primo che è stato pubblicato di una nostra nuova serie) Recce’d ha scelto di mettere al centro dell’attenzione il tema dominante, per i mercati di tutto il Mondo, in questo agosto 2020.

Il tema dominante non è il COVID-19, non è la ripresa economica a “V” e non è il “nuovo record di Wall Street. Le tre appena citate sono tre storie che … tutti sanno come andranno a finire, la sola differenza è che alcuni lo dicono e lo scrivono ad alta voce, altri invece lo sussurrano, “te lo dico a parte”, lo trattano come un grave segreto militare.

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No, il tema dominante oggi non è nessuno dei tre citato sopra. Tra gli operatori professionali e tra gli investitori professionali il tema che domina è il tema trattato appunto nel nostro Longform’d della settimana scorsa: il tema che lega tra di loro l’andamento dei rendimenti delle obbligazioni (e quindi dei tassi di interesse), il cambio del dollaro USA, e il prezzo dell’oro.

Per settimane Recce’d ha approfondito questi tre temi, mostrandone anche le strette connessioni, per i propri Clienti attraverso la nostra pubblicazione quotidiana che si chiama The Morning Brief.

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La settimana scorsa, ne abbiamo trattato poi in modo più ampio (anche se abbiamo evitato ogni indicazione operativa, che rimane riservata la servizio fornito al Cliente) nel nostro primo Longform’d, come già detto. Oggi invece vi aiutiamo ad approfondire questo tema attraverso quella che, a giudizio di Recce’d, è la sintesi più efficace, più chiara, e più concreta, che sia stata pubblicata in merito.

Segnatamente, si tratta di un articolo di pochi giorni da di Mohamed El Erian, pubblicato sul Financial Times.

Ovviamente lo lasciamo nella lingua originale, così che nulla del suo prezioso contenuto vada Lost in Translation.

Mohamed El-Erian August 12 2020 The writer is Allianz’s chief economic adviser and president-elect of Queens’ College, University of Cambridge

Until recently, the rapid rise in the price of gold had more to do with opportunistic financial trading than any larger structural investment theme, let alone a drop in physical supply or an increase in industrial use. Now, the metal is seen to offer something for everyone.

That is yet another unintended result in a lengthening list of the exceptional involvement of central banks in the functioning of markets. Their expanded interventions to counteract the effects of the pandemic have pleased many now but will create problems for the central banks and the economy at large, if a sharp and lasting economic recovery continues to elude us.

After rising 17 per cent in the first half of the year, gold prices surged to record highs before retreating on Tuesday to just below $2,000. In the process, investors went from treating gold as a short-term momentum trade to seeing it more as a legitimate standalone option in long-term portfolios. You need only look at real yields on government bonds after adjusting for inflation to see why so many investors are buying gold as a long-term option.

Contrary to what most textbooks would suggest, the recent drop in nominal yields has coincided with a rise in inflationary expectations. This makes gold a more attractive substitute for government bonds in two ways. Investors who opt for gold forgo less income than they would if bond yields were higher. They also hedge against what would be a dramatic loss in the value of those bonds, should central banks stop trying to keep interest rates low by flooring official rates and buying massive amounts of market securities. Gold is also proving compelling for other reasons, collecting quite an unlikely cast of backers in addition to the usual bugs who worry about currency debasement and geopolitical shocks.

Some believe it will protect investors against further depreciation of the US dollar; others want it as a hedge against a global economic depression and a collapse in stock markets that, already, are stunningly decoupled from corporate and economic realities. Today’s gold camp even manages to attract those looking to protect against competing outcomes: deflation and inflation.

Gold is not the only asset to have developed this multiple and seemingly bipolar personality. Big Tech stocks have also been seen as offering everything to everybody. They promise growth based on the shift from physical to virtual activities in the pandemic, but also downside protection because they have massive cash holdings, low debt and positive cash-flow generation.

The collapse in nominal yields on government and safe corporate bonds is also leading some investors to ask whether non-investment grade “junk” bonds can be a safe place to park their money. Underpinning these contradictory developments is investor faith that central banks will protect them from big losses by continuing to intervene whenever markets slide. Gold is evolving into a “must-have” asset. That drives the price upwards as the pool of potential buyers shifts from a small group of quirky bugs to the much larger pool of investors seeking risk mitigation. Like many sudden structural shifts, it is likely to involve an initial price overshoot. Think of this as part of a broader shifting baseline. Investors are treating an ever growing number of traditionally risky assets as low risk, or even hedges against risk. In the short term, this pushes prices higher, reinforcing the attitude change and lulling politicians and central bankers into believing that the market cycle has been conquered. But they are likely to prove as wrong as those who, before the 2008 financial crisis, erroneously believed they had vanquished the business cycle.

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Mercati oggiValter Buffo
Passato il Ferragosto: ma il vostro gestore si chiama per caso Mario Draghi?
 

Facilmente, potete trovare sul Web un grafico come quello qui sotto. Sono informazioni pubbliche, ed è per questo che oggi Recce’d le può ripresentare.

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L’interesse di questo grafico dove sta? Sta nel fatto che quelli che vedete sopra sono i vostro soldi.

Il vostro classico portafoglio con un 30% di azioni ed un 70% di obbligazioni. Oppure: con il 40% di azioni ed il 60% di obbligazioni (ma voi, lo avete capito davvero che cosa dovrebbe cambiare? Noi in Recce’d non riusciamo a comprenderlo).

Quasi tutti i “consulenti”, quasi tutti i wealth managers, quasi tutti i private bankers dicono al cliente che non esiste una alternativa “seria” e che per forza bisogna avere un portafoglio così. E’ questa la “asset allocation”: Secondo loro, naturalmente: che parlano allo scopo di vendere le quote dei Fondi Comuni di Investimento, delle GPM, delle GPF.

Questi sono i vostri soldi. E come si vede nel grafico alla fine di marzo i vostri soldi erano i medesimi che avevate in portafoglio cinque anni prima. Cinque anni, zero performances, costi del 3% all’anno. Chi è, che ci gode a giocare in questo gioco?

Poi è arrivato il salvataggio in extremis dei banchieri centrali: e molti hanno pensato “i miei Fondi stanno recuperando!”.

Pensateci bene, amici lettori di Recce’d: non sono i vostri Fondi, e soprattutto non sono i vostri “consulenti” oppure “bankers” oppure “wealth managers”, che hanno prodotto questo recupero.

Dall’alto, è arrivata una mano santa, che (ancora una volta) ha salvato le varie Reti di promotori finanziari tirandoli fuori (per i capelli) dall’abisso che dove stavano, meritatamente, per scomparire.

Loro, i gestori dei Fondi Comuni, e tanto più i wealth managers e i private bankers, quelli che pagate al 3%-4% ogni anno, che cosa hanno fatto? Nulla. hanno fatto zero: nessuna scelta, nessun cambiamento, se non quello di … farvi ridurre l’azionario esattamente sui minimi di mercato.

Loro non hanno lavorato, non hanno fatto nulla nel vostro interesse, se non dirvi (come sempre) di “non preoccuparvi, che tutto poi si sistemerà in qualche modo”. E’ legittimo quindi chiedersi perché pagate ogni anno quelle commissioni, e non solo: è legittimo anche concludere che … allora il gestore del vostro portafoglio non è il private banker o il “consulente” o il wealth manager, la realtà è che il vostro gestore di portafoglio … è Mario Draghi!.

Bene: quindi siete nelle mani migliori, ovvero nelle mani di chi sa tutto, vede tutto e può tutto. Siete nelle mani dell’Onnipotente.

Ma … un attimo

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Anche se andiamo a guardare i dati in un periodo più lungo, un portafoglio di questo tipo (diciamo alla Mario Draghi) oggi ha un valore inferiore al valore non molto distante da quello che aveva nel 2008, ovvero tredici anni fa (lo vedete sopra nel grafico, Indice Ufficiale Fideuram).

Sono i risultati, disastrosi, della asset allocation di tipo tradizionale, quella che si affida in tutto e per tutto a Mario Draghi: ma qualche cosa non va. Perché il vostro gestore Draghi detto Mario vi ha costretti a subire risultati francamente tanto modesti da risultare mortificanti?

Recce’d vi offre una spiegazione, molto semplice: non corrisponde a verità, non corrisponde alla realtà, l’affermazione che le Banche Centrali possono tutto, vedono tutto, prevedono tutto ed hanno un enorme potere di influenza sui mercati. Non è vero: è del tutto falso.

Sono i mercati stessi, che stanno prendendo coscienza di questo stato di cose: proprio in questa estate 2020: ma questo è un tema molto ampio, sul quale noi ritorneremo in un futuro Longform’d.

Però, la cosa è così facile da dimostrare, che è sufficiente un grafico: un grafico nel quale si racconta che cosa aveva previsto la Federal Reserve per i mercati delle obbligazioni, e ciò che poi hanno fatto in concreto i mercati finanziari. Previsioni totalmente sbagliate: e dire che i tassi … sono proprio loro, a muoverli. ma evidentemente non ne capiscono nulla.

Come vedete qui sotto, se voi avete investito i vostri soldi seguendo le indicazioni che arrivavano dalla Federal Reserve, avreste perso un bel mucchio di soldi. Uomo avvisato …

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In

Mercati oggiValter Buffo
Passato il Ferragosto: diamo un'occhiata più attenta alle performances
 

A poco più di quattro mesi dalla Grande Paura, molti investitori, sia in Italia sia nel Mondo, commettono un errore comune: guardano i numeri del loro portafoglio, e si illudono che quei numeri, e quindi quei soldi, siano destinati a restare lì, non solo sul rendiconto ma pure nelle loro mani, per sempre.

Il loro “consulente”, il private banker, il wealth manager, ovviamente li ha rassicurati: il COVID-19 resterà un “episodio isolato”, che non si ripeterà, ed anche se si ripetesse le Banche Centrali sono lì, perennemente disponibili ad aiutare l’esercito dei promotori finanziari a “tenere tranquilli” i loro Clienti, e non farli disinvestire MAI.

Si tratta come detto di un errore comune: il cervello di tutti noi umani è naturalmente inclinato a favore delle “belle notizie”, ed ognuno di noi desidera “evitare i guai” e sogna che “vada sempre tutto bene”.

Allo scopo di “evitare i guai”, però, la strada da seguire non è quella di farsi imbambolare dalle favole di chi vi deve vendere quote di Fondi Comuni di Investimento.

Nel leggere oggi i vostri rendiconti, commettete un errore se vi limitate ad osservare che “i miei titoli stanno recuperando” ovvero che “non siamo più molto distanti dai prezzi di fine 2019”.

Se si vogliono “evitare i guai”, è necessario essere capaci di alzare lo sguardo, e di andare un po’ più a fondo.

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I numeri della tabella qui sopra vi raccontano i risultati prodotti da una GPM, da una GPF oppure da un Fondo Bilanciato. Sì, amici lettori: questi qui sono proprio i vostri risultati.

Se questi risultati che vi abbiamo appena documentato vi soddisfano, e se non avete problemi a sostenere un rischio di portafoglio almeno pari a quello che vi è piombato addosso a marzo 2020 (quando il valore del vostro portafoglio era ritornato in soli 30 giorni ai livelli del 2015), allora rimanete pure dove siete.

Se invece come noi anche voi giudicate impresentabili i risultati della tabella qui sopra ( di quella del Financial Times che chiude il nostro Post), ed indecenti a fronte della commissione (2,5%-5%) che da voi viene pagata ogni anno alle Grandi Reti come FINECO, Mediolanum, Fideuram, Azimut, Banca Generali e tutte le altre che conoscete, allora è tempo quanto meno di ragionare meglio.

Ad esempio: utilizzate il grafico qui sotto.

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Nel grafico qui sopra, vedete con riferimento alla Borsa USA le diverse fasi che si sono susseguire nel corso del 2020, tra gennaio e luglio. Il vostro portafoglio come è stato mosso, in questo periodo? Come avete sfruttato, a vostro favore, le varie fasi? Quanti movimenti avete fatto, tra gennaio e giugno? In quel periodo i nostri Clienti hanno modificato i portafogli sette volte, e voi invece quante volte?

Non avrete per caso venduto ai minimi e poi ricomperato a prezzi più alti, dopo che vi hanno spiegato che “adesso le cose vanno meglio” e quindi era giusto ricomperare le azioni appena vendute?

Perché è proprio in questo modo, che ragionano i promotori finanziari ed i gestori dei Fondi Comuni di Investimento. Ed è per questo che non recuperano mai, come è scritto sopra nei numeri che vedete.

Per ragionare meglio, inoltre, dovete fare un secondo sforzo: che è quello di leggere i risultati, i risultati di tutti, con riferimento alle condizioni di mercato nelle quali questi risultati sono stati prodotti.

Ad esempio: oggi Recce’d è senza ombra di dubbio davanti a tutti. Sia come performances, sia e soprattutto in termini di controllo dei rischi, di controllo della volatilità dei propri portafogli modello

Come è possibile, visto che la partita è truccata? Ed è truccata a favore dei nostri avversari?

La partita delle performances di portafoglio è stata dichiaratamente truccata dall’arbitro, che si è unito ad una delle due squadre. Per dieci anni, l’arbitro ha dato alla squadra nostra avversaria almeno due rigori a partita. E non basta, l’arbitro si è pure mischiato alla squadra avversaria, si è travestito, si è camuffato, ha operato in modo non trasparente e tutto allo scopo di facilitarli, di migliorare i loro risultati.

Ad oggi, però, non è bastato: ad oggi, dal 2007 al 2020, Recce’d ha accumulato un ampio vantaggio. E, lo ripetiamo, mai i portafogli di Recce’d hanno subito un tracollo come quello che nel marzo 2020 è stato sofferto da chi investe con GPF, GPM e Fondi Comuni di investimento. mai: neppure una sola volta.

Gli amici lettori che oggi sono fermi a pensare “i miei titoli stanno recuperando” dovrebbero ragionare sui due punti che Recce’d ha suggerito in questo Post.

E poi dovrebbero concludere che è proprio oggi il momento giusto per chiedersi se a fine 2020 saranno ancora nelle condizioni di dire che “i miei titoli stanno recuperando”.

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Mercati oggiValter Buffo
Quiz per l'ombrellone: gioco di memoria, chi si ricorda cosa è il bazooka?
 

Sta per finire luglio, e per i negozi è stagione di saldi, per svuotare i magazzini. Lo facciamo anche noi di Recce’d: svuotiamo il nostro archivio dei semilavorati che sono rimasti impubblicati da marzo in avanti. Ci troverete quindi temi sempre significativi, ma magari non di immediata attualità, e poi temi sui quali nel Blog avevamo già scritto magari in modo sintetico

E nel frattempo mettiamo a punto il nuovo Blog, che abbiamo annunciato già nei Post di quindici giorni fa, alla fine del primo semestre 2020.

Novità che si accompagnerà ad altre importanti novità nel comparto della comunicazione di Recce’d, a cominciare dal sito (sia layout sia contenuti e servizi offerti) per finire con The Morning Brief, il quotidiano distribuito in esclusiva ai nostri Clienti.

Lo svuotamento potrebbe proseguire nel mese di agosto. Vedremo che succede.

Siamo certi che i lettori del Blog non ci deluderanno: impossibile dimenticare l’emozione del bazooka. Grosso, lungo e oliato a dovere. Il bazooka di Draghi, ovviamente, che cosa avete capito?

A decine, centinaia, migliaia, sono stati pubblicati prima nel 2015 (indimenticabile primo bazooka) e poi nuovamente nel 2019 (secondo più moscio bazooka) articoli in tutto e per tutto identici, che annunciavano la “grandissima svolta epocale e storica”.

La svolta NON è MAI arrivata: non si vede la svolta nelle economie reali, che sono a pezzi, e non si vede la svolta sui mercati finanziari, con il DAX a 13000 punti e lo Stoxx 600 immancabilmente sotto quota 400 (da vent’anni). Un fallimento, lui sì, epocale e storico. Un buco nell’acqua grande quanto un oceano intero.

Ma i giornali, le TV, CNBC, loro no: loro, che sanno bene come vanno le cose, dicono, scrivono e annunciano che con il Recovery Fund tutto cambierà. Questa volta sarà diverso.

Ci ritrovate sempre la medesima retorica, sempre le medesime parole, sempre quel medesimo tono enfatico: e sempre, un totale disinteresse verso la realtà dei fatti. Ogni volta, lo stesso.

Noi oggi pubblichiamo un articolo che è stato pubblicato la settimana scorsa da Businessinsider, versione italiana. Così, se qualcuno tra i nostri lettori tra sei mesi vorrà andarlo a rileggere, lo troverà a portata di click. Diciamo che è un servizio del tipo Pubblicità Progresso.

(Per inciso: mai successo che un giornalista, neppure la nostra amata Gabanelli, abbia chiesto a Mario Draghi per quali motivazioni lo spinsero ad approvare l’acquisizione di Antonveneta da parte di Monte dei Paschi. Un imbroglio che al confronto ENIMONT era un gioco dell’asilo. Ma quella è un’altra storia, vero?)

Adesso, leggiamo Businessinsider.

Dopo una nuova notte di trattative per ammorbidire e in parte andare incontro alle posizioni dei Paesi cosiddetti “frugali”, Olanda in testa, i 27 Paesi dell’Unione Europea la mattina presto del 21 luglio hanno finalmente raggiunto l’accordo sul Recovery fund, che stanzia 750 miliardi, che saranno reperiti attraverso l’emissione di titoli europei, per aiutare gli Stati membri a far fronte all’emergenza legata alla pandemia del coronavirus. Questa cifra è, a sua volta, suddivisa in 390 miliardi di aiuti diretti o sussidi ai Paesi e in 360 miliardi di prestiti.

In base al disegno di fine maggio denominato “Next generation Eu” e presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, di questi 750 miliardi, 173 circa sarebbero dovuti andare all’Italia, suddivisi in quasi 82 in forma di aiuti e quasi 91 come veri e propri prestiti. L’accordo appena siglato ha, tuttavia, cambiato le carte in tavola, aumentando a 209 miliardi le risorse per il nostro Paese, primo beneficiario in assoluto davanti alla Spagna, ma, nello stesso tempo, diminuendo intorno a quota 81 miliardi gli aiuti diretti e facendo crescere la quota dei prestiti.

I mercati finanziari hanno preso bene la notizia dell’accordo: la seduta di Borsa del 21 luglio è terminata con l’indice di Piazza Affari Ftse Mib in rialzo dello 0,49%, dopo avere guadagnato molto di più nel corso della seduta, mentre lo spread tra rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani e tedeschi, che inizialmente in mattinata era tornato sui livelli di febbraio, è risalito a 154 punti a fine giornata. A questo punto, secondo un’analisi di Morgan Stanley, gli spread dei Paesi dell’Europa periferica, a cominciare quindi da Italia e Spagna, “dovrebbero restringersi ai livelli pre Covid-19, guidati dai Btp, in vista di minori emissioni e di un’offerta netta che dovrebbe diventare negativa per i periferici, riflettendo le emissioni dell’Ue legate al programma Sure e al Recovery fund”.

“Per i mercati finanziari – osserva Patrick Moonen, principal strategist di NN Investment Partners – l’accordo sul Recovery fund è importante. Nel mercato obbligazionario, il Recovery fund ridurrà significativamente il rischio sovrano in Europa, poiché fornisce il necessario sostegno fiscale sia dal punto di vista della sostenibilità del debito che da quello della crescita potenziale, in particolare per i paesi periferici. Inoltre, l’emissione di una sorta di sicurezza congiunta per finanziare questo più ampio pacchetto fiscale europeo può essere visto come un rafforzamento strutturale del progetto europeo che è positivo per il reddito fisso europeo in generale. Abbiamo avviato un forte sovrappeso sui titoli di Stato italiani a dieci anni. Gli spread si sono infatti ridotti e i rendimenti dei titoli periferici sono scesi in modo significativo, con l’Italia che ne è il principale beneficiario. Per il futuro ci aspettiamo che gli spread e i rendimenti dei periferici si abbassino ancora, ma forse a un ritmo più lento”.

“L’accordo – commenta Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita – rappresenta un passo importante verso una maggior integrazione dell’Europa, elimina un tail-risk e fornisce uno stimolo economico importante in una fase di crisi”. Guardando all’Italia, prosegue De Bellis, l’intesa sul Recovery fund, “nel breve, potrebbe sostenere un ulteriore restringimento dello spread e una riduzione del premio per il rischio, anche se in gran parte il mercato azionario aveva anticipato l’accordo, visto che dalla proposta franco-tedesca di metà maggio il Ftse Mib aveva già guadagnato il 24 per cento”.

Guardando ai settori che in Borsa dovrebbero beneficiare in misura maggiore, De Bellis fa sapere che “nel nostro portafoglio raccomandato continuiamo a privilegiare i titoli più difensivi e meno legati al ciclo economico, come le utility, le telecomunicazioni e l’healthcare, con una buona visibilità sulla generazione di cassa e sul dividendo, dato che riteniamo che il mercato stia guardando con eccessivo ottimismo alla velocità di recupero dell’attività nella seconda parte dell’anno”.

“Anche per il mercato azionario europeo – aggiunge Moonen – l’accordo sul Recovery fund rappresenta uno sviluppo importante in quanto potrebbe portare a un ulteriore restringimento del premio di rischio azionario europeo rispetto a quello statunitense. Come per il reddito fisso, riteniamo che i principali beneficiari siano i mercati azionari periferici in generale e più specificamente il settore finanziario, grazie alla combinazione di spread più ristretti, migliori prospettive di crescita e basse valutazioni. Anche il settore delle utility potrebbe beneficiarne grazie al focus sostenibile degli investimenti. Abbiamo già una preferenza per le azioni dell’Eurozona e la manterremo per il momento” conclude l’esperto di NN Investment Partners.

Gli esperti di Morgan Stanley pensano che, a questo punto, le Borse europee potrebbero registrare una performance migliore del 10% rispetto agli altri mercati azionari internazionali, guidate dagli indici dei Paesi periferici, che a loro volta potrebbero fare del 15% meglio con il comparto finanziario che potrebbe registrare un +20 per cento. “Anche le utility potrebbero guadagnare” aggiungono gli esperti della banca d’affari. Quanto al mercato dei cambi, da Morgan Stanley restano ottimisti (“bullish”) sull’euro e vedono l’euro/dollaro in area 1,16 in un primo momento per poi portarsi intorno a 1,17-1,18, contro gli 1,15 della sera del 21 luglio 2020.

“Ora – nota Quentin Fitzsimmons, gestore Global Aggregate Portfolio di T. Rowe Price – è opinione diffusa che l’euro si rafforzerà, dato che ci sono diversi segnali, sia economici che politici, che puntano in questa direzione. Tuttavia, è importante ricordare che i mercati raramente reagiscono in linea con le previsioni. La determinazione dimostrata da Germania, Francia e Italia nel lavorare insieme a un ambizioso programma per la ripresa rappresenta un segnale importante e riduce il rischio di una rottura all’interno dell’Eurozona. La Germania ha dato il via libera all’estensione del deficit fiscale per i Paesi europei. È una notizia positiva non solo per l’euro, ma anche per il debito e per le obbligazioni corporate dei Paesi periferici dell’Eurozona” conclude Fitzsimmons.

Quiz per l'ombrellone: ma lo capite che cosa sta succedendo ai vostri soldi?
 

Sta per finire luglio, e per i negozi è stagione di saldi, per svuotare i magazzini. Lo facciamo anche noi di Recce’d: svuotiamo il nostro archivio dei semilavorati che sono rimasti impubblicati da marzo in avanti. Ci troverete quindi temi sempre significativi, ma magari non di immediata attualità, e poi temi sui quali nel Blog avevamo già scritto magari in modo sintetico

E nel frattempo mettiamo a punto il nuovo Blog, che abbiamo annunciato già nei Post di quindici giorni fa, alla fine del primo semestre 2020.

Novità che si accompagnerà ad altre importanti novità nel comparto della comunicazione di Recce’d, a cominciare dal sito (sia layout sia contenuti e servizi offerti) per finire con The Morning Brief, il quotidiano distribuito in esclusiva ai nostri Clienti.

Lo svuotamento potrebbe proseguire nel mese di agosto. Vedremo che succede.

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Dite la verità: sdraiati sul lettino, con la crema, Vanity Fair, il Gambero Rosso, la Gazzetta dell Sport e il Sole 24 ore, un pochino anche voi vi annoiate (come noi, che però ci stiamo per pochissimo tempo).

Per combattere la noia, vi proponiamo un gioco.

I mercati finanziari, come tutti avete visto sicuramente, si sono fermati più o meno a fine maggio, con pochissime eccezioni. Sarà che il Mondo si è fermato? No, per nulla. E allora?

Quale migliore occasione per fare due chiacchiere con il wealth manager? Per telefonare al “consulente”? Per interpellare il private banker?

Noi di Recce’d, del tutto gratuitamente, vi forniremo in questo Post un po’ di scuse per disturbare il promotore finanziario, e farvi spiegare ciò che sta succedendo, proprio in queste ore, ai vostri soldi investiti.

Ad esempio, il primo grafico qui sopra vi racconta che, per la prima volta nella storia, alla Borsa di New York , il valore nozionale delle opzioni trattate sui titoli azionari è risultato superiore alll’ammontare dei titoli azionari scambiati. Non avete capito? Chiamate il private banker. Pensate che la cosa non vi riguardi? Che abbia poco o nessun significato? Che sul valore del vostro portafoglio non abbia alcun impatto? Non chiamatelo, e andate a fare un bagnetto rinfrescante.

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Oppure, prendete in esame il secondo grafico del nostro Post: voi lo sapevate, che sulla Borsa più grande al Mondo la maggior parte dei titoli azionari da un mese a questa parte risulta essere IN CALO?

Lo sapete, che cosa ha tenuto in alto l’indice di quella Borsa (e quindi, di tutte le altre)?

Voi pensate che la cosa abbia una certa importanza? Telefonate subito al wealth manager, perché a lui deve essere sfuggita, stavolta. Oppure, se pensate che sia priva di importanza, date uno sguardo al grafico che segue.

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Chissà che cosa ne pensa il vostro promotore finanziario, altrimenti detto “consulente” del fatto che la Borsa più grande al Mondo sale … soltanto durante l’orario di chiusura? A voi sembra una cosa normale? Vi pare una cosa senza importanza? Eppure, i vostri Fondi Comuni che sono investiti in Borsa oscillano tutti, ma proprio tutti, a seconda di come Wall Street mena le danze, ballano tutti come ballerine di terza fila al suono della musica di Wall Street. Come tante paperelle. E quindi, probabilmente, se vi interessa sapere che fine faranno i vostri soldi tra sei mesi, fareste bene a chiarirvi le idee. Telefonate al family banker, subito.

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E a proposito delle paperelle ballerine, con l’occasione perché non chiedete al wealth manager di spiegarvi perché la correlazione tra i diversi mercati proprio oggi ha raggiunto livelli mai visti prima (grafico qui sopra)? Cosa spiega questo dato? E sarà forse il caso di rivedere i portafogli, alla luce di questo record? Non abbiamo dubbi, il promotore finanziario vi aiuterà a capire.

Così come vi aiuterà a comprendere che cosa cambia, per voi investitori, quando cambia il livello di volatilità dei mercati (grafico qui sotto).

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Facciamo un esempio concreto: oggi la Borsa di New York risulta essere volatile tanto quanto un Mercato Emergente. Ma allora, per voi è sensato avere sia un Fondo Comune che investe a New York, sia un secondo Fondo Comune che investe sui mercati Emergenti, se poi sono la stessa cosa? Il vostro private banker su questo avrà senza dubbio le idee chiare.

Così come saprà sicuramente rispondere alla domanda che è implicita nel grafico qui sotto .

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Quello che vedete nel grafico è il rendimento di un Titolo di Stato americano a 10 anni. Che cosa sta capitando qui? La parte obbligazionaria del mio portafoglio “ad asset allocation” e quindi bilanciato (e quindi uguale a quello di chiunque altro) potrebbe essere toccata in futuro dai movimenti che vedremo in questo grafico? la riga di colore rosso significa qualche cosa , per mé? Tutte domande per il vostro “consulente”, che su questi argomenti è fortissimo.

Ma adesso ritorniamo alla Borsa, e vediamo ancora un grafico insieme.

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Questo grafico mette insieme il titolo Tesla e la Federal Reserve. Le due cose c’entarno, o non c’entrano? C’è qualche legame tra le politiche messe in atto contro il COVID-19 e il prezzo del titolo Tesla? Un argomento curioso, che vale quanto meno una telefonata.

Così come noi crediamo che fareste bene a interpellare il vostro private banker anche sul grafico che segue.

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Magari lo avete già letto sul Sole 24 Ore. Oppure forse ne ha fatto un’analisi Milano Finanza. O magari il vostro wealth manager vi ha già telefonato, spiegando che la riga di colore verde in basso, è molto significativa, per voi e per i vostri Fondi Comuni di JP Morgan, di Franklin Templeton, di Schroeders, di Amundi e per il vostro robo-portafoglio sottoscritto presso Poste Italiane.

La riga di colore verde è il rapporto fra la capitalizzazione complessiva della Borsa a New York ed il controvalore complessivo dei titoli acquistati dalla Federal Reserve. Parliamo anche qui di Stati Uniti (dell’Europa, sui mercati finanziari, importa nulla a nessuno).

Se nessuno ve lo ha detto, ve lo dice Recce’d. Se non vi è chiara l’importanza, rivolgetevi al “consulente, telefonate al private banker, consultate il wealth manager, interpellate il family banker.

A meno che anche lui, il vostro promotore finanziario, non sia sul lettino. Sotto l’ombrellone. Addormentato, con il Sole 24 Ore che gli è caduto sulla faccia. Ignaro, sogna che i mercati finanziari continuino a salire per sempre, e che i suoi Clienti continuino a pagare a lui il 3% mentre lui dorme beato.