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Smartworking portfolio management: it works!
 

Recce’d ha introdotto sul mercato italiano dei servizi al risparmiatore un modello di servizio che è del tutto nuovo ed è innovativo anche sul piano internazionale.

La nostra gestione in remoto del portafoglio titoli spazza via inutili (e costose) barriere che erano state introdotte nei Regolamenti al solo scopo di proteggere le posizioni dominanti dei vecchi operatori del settore.

Non sono soltanto i risultati di eccellenza (in termini sia di rendimento medio annuo che si volatilità realizzata del portafoglio modello) a validare il nostro modello di servizio: noi abbiamo radicalmente innovato la comunicazione con il Cliente (quotidiana e to the point, non il commercialese tipico delle reti dei “consulenti per la vendita fuori sede” che al Cliente parlano solo di “prodotti”), la strategia di sviluppo commerciale (centrata sui contenuti anziché sugli slogan e sugli spot televisivi). la reportistica ed il conteggio delle commissioni di gestione e di performance (sempre condivisa, passo dopo passo, con i nostri Clienti), e soprattutto la strategia di gestione del portafoglio in titoli (come potete leggere qui), che è il pilastro sul quale si fonda l’eccellenza dei nostri risultati. E l’elenco non si esaurisce qui: abbiamo innovato ogni altro aspetto, anche i più marginali, del servizio che viene offerto al Cliente.

Noi di Recce’d teniamo, sopra ogni altra cosa, al rispetto del Cliente, che sia persona individuale oppure Cliente Istituzionale, e per questa ragione teniamo moltissimo a conservare elevati standard di servizio, superiori a quelli di ogni altro concorrente nel comparto dei servizi al risparmiatore.

Non sono solo parole: ne abbiamo dato prova anche in momenti di eccezionale tensione ed emotività, come sono stati prima la “bubble of everithing” nella quale la grandissima parte dei risparmiatori italiani è stata attirata dai “consulenti per la vendita fuori sede”, e poi anche negli ultimi mesi, difficilissimi per il nostro Paese, di pandemia e lockdown.

Lo abbiamo scritto anche nella nostra ultima Lettera al Cliente spedita lo scorso 24 maggio, domenica. Con queste parole:

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(…) Recce’d ha garantito ai propri Clienti un servizio costante, coerente, e solido in una fase nella quale TUTTE le Aziende, in tutti i settori, hanno imposto ai loro Clienti disagi, disguidi ed interruzioni di servizio. Non abbiamo mantenuto intatta la qualità, invariata la frequenza, massima la rapidità degli interventi. E tutto questo va apprezzato, a prescindere dal fatto che oggi il nostro Cliente beneficia di performances 2020 che sono le migliori sul mercato, come leggete sotto nella tabella. Il nostro servizio è passato del tutto indenne attraverso una fase di crisi profonda e diffusa: e questo, per noi, è un segno non equivoco di qualità del servizio, una conferma del fatto che i nostri standard di servizio sono i più alti sul mercato, in questo momento (…).

Tre spunti operativi dal COVID-19
 

Siamo arrivati alla fine del mese di maggio. Sono trascorsi circa quattro mesi dai giorni nei quali il COVID-19 è comparso sulle prime pagine dei quotidiani, e nei titoli dei TG alla televisione.

L’indice della Borsa più importante del Mondo ha chiuso la settimana, venerdì 22 maggio, a quota 2950 punti. E quindi, vicinissimo ai 3000 punti e molto vicino anche ai livelli massimi assoluto della sua intera storia.

Un viaggiatore che provenisse da un’altra galassia, leggendo questo ed altri valori sui mercati finanziari (l’indice DAX di Francoforte a 11000 punti ad esempio) concluderebbe che “tutto procede come sempre e senza problemi”.

Purtroppo, invece, problemi ce ne sono, e parecchi: dal numero di decessi al numero di disoccupati, passando per i numeri della crescita economica e della produzione.

Sul tema della profonda divaricazione tra l’andamento dei dati dell’epidemia, e l’andamento dei dati economici, da un lato, e dal lato opposto l’andamento degli indici dei mercati finanziari, noi abbiamo già scritto, anche se sempre in modo sintetico, in tutte le sedi dove Recce’d fa comunicazione.

Il tema della divaricazione, oggi, NON ci appassiona: non amiamo scrivere di strategia di lungo termine, del destino del Mondo e dell’umanità, e di altri temi che lasciamo volentieri ad altri commentatori.

Noi di Recce’d siamo mestieranti, e praticoni: non sentiamo il fascino del grande discorso, del tema ampio, della filosofia da prima pagina dei quotidiani..

In modo particolare in un momento (della società, delle economie e dei mercati) nel quale tutte le “visioni strategiche” possono essere ribaltate nello spazio di una sola settimana, dato il peso immenso delle incognite che ci troviamo di fronte.

Lasciamo perciò la “visione del futuro” ad altri, più competenti e preparati commentatori “visionari”, e ci occupiamo di trovare una risposta alla domanda “che cosa faremo, la settimana prossima, per i nostri Clienti?”.

Chiarito così il nostro atteggiamento sul tema “divaricazione”, ora ritorniamo ai dati che avete letto in apertura di questo Post: dati molto significativi, che possono innescare ragionamenti e suggerire conclusioni, alcune delle quali sono molto utili sul piano pratico. Messo da parte (almeno per il momento) il già citato tema della “profonda divaricazione”, ci occuperemo della nostra industria, del nostro settore, che è quello dei servizi offerti al risparmiatore finale, che sia individuale e oppure Istituzionale.

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Nel grafico che potete esaminare qui sopra, ci sono i dati relativi all’andamento dell’indice calcolato da Fideuram come media della performance dei Fondi Comuni di Investimento in Italia, per gli anni dal 2007 al 2020.

Fideuram è la più grande delle Reti italiane che vendono quote di Fondi Comuni di Investimento: si tratta di una Rete di vendita, che opera come qualsiasi altra Rete di vendita in altri settori merceologici, dai materassi agli aspirapolvere. I venditori sono remunerati grazie alla retrocessione di ciò che i Fondi Comuni piazzati incassano poi dal Cliente finale, ovvero le commissioni. Non c’è alcuna differenza, tra questi operatori ed altri agenti di commercio in altri settori merceologici: ve lo testimonia il fatto che generano i loro ricavi esattamente allo stesso modo. Che poi si facciano chiamare private banker, personal banker, family banker, o peggio ancora “consulenti”, non cambia la sostanza delle cose. Ovvero che i soldi li fanno sulla base della retrocessione delle commissioni di gestione pagate dai Clienti sulle quote di Fondi Comuni di Investimento piazzate nei loro portafogli.

Nella tradizione anglosassone, la situazione è diversa: sono diffuse e molto note le “Reti di brokeraggio”, come ad esempio Charles Schwab negli Stati Uniti, ma le loro origini sono completamente diverse. nascono e crescono come Reti che vendono al Cliente i singoli titoli azionari, le obbligazioni, e adesso gli ETF. Guadagnano sulle commissioni di negoziazione. Niente commissioni truccate, commissioni nascoste, niente inganni a danno dell’investitore, come invece è prassi comune in Italia..

Tutto questo andava ripetuto e precisato: ma voi lettori lo sapevate già, anche grazie al nostro lavoro in questo nostro sito. E allora? perché parlarne oggi?

Come detto, l’esperienza COVID-19 fornisce una serie di spunti per ragionare, davvero molto utili e molto concreti, ai quali si arriva proprio esaminando i numeri del grafico qui sopra.

I Fondi Comuni di Investimento italiani, tra il luglio 2007 ed il maggio 2020 (in tredici anni) hanno messo a segno una performance molto modesta. L’indice calcolato da Fideuram sale da 107,25 a 125,99, come vedete nel grafico.

Avrete già fatto i vostri conti, a questo punto: il rendimento medio annuo (per il Cliente investitore in quote di Fondi Comuni di Investimento italiani) sta sotto lo 1,50%, nell’arco dei 13 anni dal 2007 ad oggi.

Non abbiamo la più piccola intenzione di mettere questi dati a confronto con le nostre performances. Non vogliamo ritrovarci nella condizione di quel tizio che, in un famoso spot televisivo, si sente ribattere “Ti piace, vincere facile!”. Il confronto non ci sta, non sarebbe giustificato, perché non si possono confrontare le mele con le patate: sono cose diverse.

No: il nostro obbiettivo è ben diverso. Vogliamo fare osservare qui che in media, un Cliente investitore che si è rivolto ad una delle grandi Reti di promotori finanziari altrimenti detti private bankers o family bankers oppure “consulenti” in 13 anni ha guadagnato … molto MENO di quanto ha guadagnato la sua Rete, ovvero dei soldi che lui stesso ha pagato al suo private banker.

Che essa si chiamo FINECO, Azimut, Mediolanum, Banca Generali, o con altri nomi più o meno noti al grande pubblico (anche non italiani, ovviamente: da UBS a Credit Suisse ai tanti che tutti voi lettori conoscete), non c’è alcuna differenza, in questo ambito. Tutti, oggi, stanno cercando di vendervi le polizze assicurative come matti: non è forse vero?

Il dato che avete appena letto nel grafico più sopra è ampiamente documentato in sedi pubbliche: farebbe anche un po’ ridere, se non si trattasse di un dato tragico per la gran parte dei Clienti del private banking e dei promotori finanziari.

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Un grandissimo numero di investitori italiani neppure se ne rende conto: anestetizzati ed assuefatti, ancora oggi se ne stanno sdraiati a contemplare, dopo essersi fatti convincere che “non esiste una alternativa”.

Oppure (peggio ancora) se ne rende conto, ma gli sta bene così: in nome di una pretesa “amicizia personale”, oppure di pretese di “maggiore sicurezza”, oppure ancora perché in televisione le Reti passano pubblicità con immagini rassicuranti di gente seduta il poltrona, o in uffici di vetro, o perché magari sullo sfondo c’è una bella fontana.

Questo è lo spunto concreto sul quale Recce’d vi suggerisce di riflettere.

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E non è il solo spunto di questo Post. Ce n’è anche un secondo, strettamente collegato al primo appena discusso.

Vi rendete conto che i risultati che avete visti nel grafico sopra arrivano alla fine di un periodo come mai ce ne fu nell’intera storia dei mercati finanziari?

Un periodo lunghissimo nel quale OGNI POSSIBILE supporto è stato fornito ai mercati finanziari, e di riflesso (e deliberatemente) all’industria dei Fondi Comuni di Investimento tradizionali. Arrivando fino al punto, estremo di distorcere gli stessi mercati e drogare nel pubblico una euforia artificiale.

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Vi rendete conto, amici lettori, che un periodo come il 2007-2020 nessuno di noi lo vederà mai più nell’arco della propria esistenza? Che non potrà ripetersi? Che ci sono ZERO probabilità di vedere nei prossimi 13 anni analoghe operazioni di “pompaggio” (se preferite, potete chiamarlo “stimolo”, ma l’uso del termine è del tutto improprio) degli indici di Borsa e dei prezzi delle obbligazioni?

Vi siete informati, in merito alle previsioni sui rendimenti delle maggiori classi di attività, nei prossimi 13 anni? Recce’d ne ha scritto e parlato, pubblicando anche qualche dato in questo sito, in Post precedenti. Potete in ogni caso informarvi attraverso il Web: provate a capire quali saranno i rendimenti medi delle maggiori classi di attività nel prossimo decennio (e mi raccomando: nel caso in cui tutto vada bene, anzi benissimo!).

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L’utilità della lettura di questo Post deriverà proprio dalla vostra capacità di informarvi su temi dei quali NESSUNO vi parla o vi scrive: sicuramente non Il Sole 24 Ore, non il Corriere della Sera, non la TV CNBC, mezzi di informazione tutti schierati in modo compatto a protezione dei privilegi delle Aziende che organizzano questa massiccia operazione di collocamento dei Fondi Comuni di Investimento, violando a tutto oggi il Regolamento di settore e la Legge per ciò che attiene al conflitto di interesse ed alla sistematica rappresentazione dei fatti in modo oscuro, difficile da comprendere, in una parola NON trasparente. Con il beneplacito ovviamente degli Organismi preposti e degli Albi Professionali.

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E visto che abbiamo accennato proprio sopra alle classi di attività, allora è possibile ampliare ulteriormente la nostra riflessione, offrendovi un terzo spunto molto concreto che COVID-19 ha messo in ulteriore evidenza.

Per la gran parte di voi, oggi, il portafoglio titoli è organizzato sulla base di una asset allocation suddivisa per classi di attività. Tipicamente un terzo azioni, due terzi obbligazioni, un po’ di azioni ed obbligazioni in dollari USA, ed un pizzico di Mercati Emergenti.

Potete facilmente trovare, liberamente disponibile sul Web, un grafico rappresentativo della performance di un portafoglio costruito in questo modo. A puro titolo di esempio, noi sotto ne riportiamo uno tra i tanti che rifflettono l’andamento di un portafoglio “ad asset allocation tradizionale”.

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Vedete nel grafico fino al 2015 un rialzo che è quello che fece seguito alla crisi del 2009, e dopo di quello una fase di anni con un movimento laterale.

Il messaggio che esce da questo grafico è chiarissimo: se il mercato sale, il portafoglio sale; se il mercato scende, il portafoglio scende. E a volte non sale anche quando i mercati salgono.

Ma perché voi investitori pagate soldi a questa gente, a gente che per voi fa nulla? Fatevelo da soli, il portafoglio ad asset allocation: è facilissimo, tanto da risultare persino stupido. Non sarete mica affascinati dai “ribilanciamenti di fine mese? Quel +2% oppure -2% che lascia il vostro portafoglio esattamente come stava prima?

Notate inoltre come questo grafico risulta IDENTICO a quello della media dei Fondi Comuni italia, che avete già visto più in alto.

E notate infine come la performance sia PARI A ZERO dal 2015 al 2020. Con tutti gli indici di mercato grazie alla “bolla di tutto”, “the bubble of everything” di cui Recce’d ha scritto (con ottimi argomenti ed trovando alla fine solidissime conferme) per tutto il 2017, e poi nel 2018, e poi per tutto il 2019, anche qui nel Blog ma soprattutto per i propri Clienti nelle sedi che riserviamo a loro.

In sintesi: sono stati i loro “anni buoni”. Il loro “periodo fortunato”. E i risultati sono questi. I prossimi anni invece saranno il NOSTRO “periodo buono”. I loro risultati come saranno?

E voi, amici lettori, perché pagate un tizio che butta i vostri soldi un po’ a destra, e un po’ a sinistra, e poi alza i piedi e li mette sul piano della scrivania ed aspetta di vedere che cosa succede? A voi amici investitori, questo a che serve? Fatevelo da soli, è la medesima cosa. Consigli di questo tipo (asset allocation) li potete trovare del tutto gratis via web, e non costano nulla: proprio perché non valgono nulla, basta buttare un po’ di soldi qui e un po’ là, magari giocherellando con un programmino che fa “le torte a spicchi colorati”. Sulla base di che? Del nulla più assoluto.

Vediamo insieme un ultimo grafico: anche questo è liberamente disponibile via Web, e quindi c’è proprio nessun segreto da proteggere.

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In quanto investitori, quello che cercate è questo? Di essere legati a filo doppio, ed anzi triplo, agli alti ed ai bassi degli indici di mercato? Vi sta bene di investire in questo modo? Di investire su portafogli il cui rendimento può AZZERARSI nello spazio di 30 giorni?

A voi sembra questo, il modo migliore per affrontare la Fase 2, e poi la Fase 3, e poi la Fase 4, nei prossimi anni?

Volete davvero stare ad attendere il terremoto in piedi sul cornicione del vostro palazzo? Oppure, siete semplicemente storditi dai tanti anestetici, e non vi rendete conto di essere sul cornicione?

La vostra migliore operazione di investimento oggi (e per molto tempo ancora) non è quella di perdere il proprio tempo a scegliere tra euro e dollaro, tra azioni ed obbligazioni, tra ENI e UBI Banca e Banco Popolare.

La vostra migliore scelta di investimento oggi è chiedervi COME state investendo i vostri soldi.

Come fa da oltre un decennio, Recce’d rimane pronta ad aiutarvi: le novità che apportiamo al nostro sito (il lavoro è iniziato una settimana fa, e proseguirà poi nelle prossime settimane) si rivolgono anche, per una piccola parte, al pubblico del sito.

Recce’d dispone di un modello di servizio che è unico in Italia, e non soltanto in Italia. Che è efficiente. Che è testato anche a fronte di fasi di mercati di estrema difficoltà. Che mette a vostra disposizione le tecniche più avanzate. Che è più avanti di tutti, e mette voi investitori più avanti di tutti. Come dicono i numeri.

Recce’d resta ovviamente disponibile anche per tutti gli operatori del settore del risparmio (e sono molti, e sono validi) che sono consapevoli di ciò che li attende nel loro futuro ormai prossimo, e che noi (rozzamente, ma ci auguriamo in modo efficace) abbiamo semplificato utilizzando più in alto immagini che richiamano episodi del recentissimo passato.

Tutti i professionisti del settore del risparmio che realizzano che il futuro della loro professione impone un cambiamento immediato e radicale e anche brutale (prima che si arrivi agli scatoloni) troveranno qui in Recce’d ampia apertura e disponibilità al confronto.

Siete messi male, amici “consulenti addetti alla vendita fuori sede”, e qualcuno tra di voi proprio male male: perché il conto alla fine arriva e qualcuno dovrà pagarlo. E stavolta non saranno soltanto i vostri Clienti.

Questo Post è in realtà un sollecito: c’è una bolletta scaduta da tempo, e adesso si deve correre a pagarla. E sono le Reti che la pagheranno agli investitori.

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Come uscirne bene: vincere l'accidia
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Key Words

A wave of bankruptcies, surging taxes, and Americans harboring lasting scars from coronavirus lockdowns — the head of world’s largest asset manager warns of grim outlook

Published: May 6, 2020 at 11:56 p.m. ET

The era of coronavirus has already been hard on the American psyche, but the CEO of the world’s largest asset manager cautions that everyone should brace for even rougher days ahead, as the U.S. attempts to emerge from the worst public-health crisis in more than a century.

BlackRock’s Chief Executive Larry Fink forecast a dour near-term outlook for the economy as states and businesses grapple with reopening from COVID-19 lockdowns that have likely driven the U.S., and the rest of the world, into a deep recession, according to a report from Bloomberg News.

The news organization reported that Fink, speaking privately with clients of a wealth advisory firm, outlined an unattractive future in which the economy continues to weaken, bankruptcies soar and American consumers — the lifeblood of economic vitality in America — remain psychologically scarred from the impact of the deadly pathogen that has infected more than 3.7 million people (1.2 million in the U.S. alone) and claimed more than 260,000 lives globally, according to data compiled by Johns Hopkins University.

Adding insult to injury, Fink warned that even as that brutal scenario plays out, taxes on corporations and individuals would eventually need to be raised to finance the trillions of dollars in economic aid that has been doled out by the government and the Federal Reserve to dampen the immediate financial harm wrought by efforts to mitigate the viral outbreak.

Fink’s bona fides on Wall Street are sufficient to make the forecast chilling enough, but Bloomberg notes that the CEO also is advising President Donald Trump on the U.S.’s response to the pandemic, and the executive’s asset management firm is helping the Fed to steady financial markets that were reeling back in March as the scope and severity of the potentially fatal virus were made clear.

The hardships endured here may result in a rise in nationalism, Fink also warned, perhaps fueling geopolitical tensions. Other experts worry that the aftermath of the disease might see the divide between the wealthy and the poor widen domestically and elsewhere.

BlackRock representatives didn’t immediately return a request for comment.

The economy already has suffered historic weakness, and at an unprecedented clip, with the outbreak leading to the biggest drop in gross domestic product in the first quarter since 2008. Indeed, the first reading of GDP for the first three months of 2020, the official scorecard for economic growth, shrank at a 4.8% annualized pace.

Economists predict that the economy is likely to contract by 25% or more in the second quarter, with some forecasts putting the decline at a record 40%.

On Wednesday, a report on private-sector employment in America showed that 20.2 million jobs were lost in April, according to payrolls-processor Automatic Data Processing Inc.

That awful data point comes as more than 30 million people have applied for jobless benefits in the past six weeks, and another 3 million are likely to show up as looking for work in a Thursday report, reflecting activity in the past week.

The unemployment rate has likely surged to the highest level on record — the MarketWatch forecast is 15% — from a mere 3.5% just two months ago.

Against all of that, equity markets have been buoyed by an unprecedented amount of monetary and fiscal support, and have recovered mightily after falling into a bear market in March, typically defined as a drop from a recent peak of at least 20%. Since putting in a bear-market low on March 23, the Dow Jones Industrial Average  and the S&P 500 index  have both risen by about 27%, while the technology-laden Nasdaq Composite Index has climbed a shade over 29%.

Fink’s outlook suggests, however, that bullish investors may need to sleep with one eye open.

Il 6 maggio 2020, il Grande Capo di Blackrock comunicava al Mondo le sue previsioni per il futuro che ci attende. Le avete appena lette qui sopra.

Blackrock, come tutti certamente sapete, è la Casa di Fondi Comuni più grande al Mondo. Particolare non trascurabile, a Blackrock si è rivolta la Federal Reserve, per la esecuzione delle operazioni di acquisto sui mercati finanziari che conseguono alla recente decisione di avviare una nuova fase di QE.

Dove sta l’interesse, per voi lettori, nelle parole di Larry Fink? Ci trovate più di una cosa di grandissimo interesse.

  1. la principale, la più importate per voi, in quanto investitori, la troverete più in basso, esattamente alla fine di questo Post;

  2. è di grande interesse confrontarsi con la visione di chi si trova a guidare la più grande Istituzione al Mondo nel campo dei Fondi Comuni di Investimento

  3. è di grande interesse mettere a confronto questa visione delle cose con il comportamento dei mercati finanziari di tutto il Mondo in questo maggio 2020

Il confronto tra le prospettive delle economie (e della stessa società, se è per questo: sul piano della politica, delle relazioni sociali, e delle relazioni internazionali) suscita nelle ultime settimane un diluvio di reazioni e commenti.

Immaginiamo che numerosi, tra i nostri lettori del Blog, siano quanto meno perplessi. Per non dire confusi. Qualcuno forse è anche spaventato.

Come sempre, ciò che a noi di Recce’d interessa, il focus della nostra attenzione, è la gestione del portafoglio di investimenti finanziari. E ci chiediamo in quanti, tra i nostri lettori, sanno che cosa fare in questo momento. Un momento Storico, con la S maiuscola. Un momento che mette alla prova tutte le precedenti esperienze, e tutte le precedenti conclusioni.

Un momento difficile, per ogni investitore: perché dopo, sarà per tutti impossibile nascondersi dietro al “non me lo avevano detto”.

Lo hanno detto a tutti, e lo hanno spiegato a tutti, ed in modo efficace: come ha fatto, ad esempio, il settimanale The Economist con la sua ultima copertina (qui sotto). Ecco, amici lettori: questo è ciò che oggi dovete capire, interpretare, analizzare e poi gestire.

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La conclusione a cui si arriva più facilmente è che i mercati sono pazzi, che i mercati sono folli, che i mercati sono manipolati, che i mercati sono artificiali.

Conclusione che è corretta. E’ giusto, è vero. Ma purtroppo non basta. Non è sufficiente. Non ci si può fermare a questo, per gestire i propri investimenti.

La divergenza tra la realtà ed i numeri che vedete sui mercati finanziari ogni giorno non è mai stata così ampia, in alcuna epoca storica. Allo stesso tempo, noi di Recce’d NON abbiamo (ripetiamo: NON abbiamo) cavalcato il pessimismo che domina sui media e tra gli investitori (a proposito delle prospettive dei mercati) , negli ultimi tre mesi.

Noi NON abbiamo cavalcato il pessimismo: perché? Perché (se restringiamo il nostro sguardo al microcosmo dei mercati finanziari) oggi è la situazione è decisamente migliore di tre, sei, nove e dodici mesi fa. Le ragioni alla base di questa nostra affermazione le troverete andando a rileggere i nostri Post del 2019.

Torniamo a ciò che abbiamo scritto poche righe più in alto: i mercati finanziari sono pazzi, sono folli, sono manipolati, sono artificiali?

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Sicuramente sì: non abbiamo dubbi. Ma sono anche la cosa migliore che tutti noi abbiamo: il migliore meccanismo esistente, in questo nostro Mondo, per investire i propri denari, i propri averi, il proprio risparmio.

Questo però non significa che si deve chiudere gli occhi e buttarsi, non significa che si deve concedere ai mercati una fiducia senza condizioni, non significa che è sufficiente una analisi superficiale.

Al contrario: oggi, e per molti anni ancora, quello che è necessario fare è proprio capire i limiti di questi mercati, investire proprio sulle loro debolezze, e sulla futura correzione degli errori, delle distorsioni, delle abominevoli distorsioni che sono state introdotte ed alimentate negli anni Duemila.

Quello è il solo modo per fare soldi, per fare davvero tanti soldi: come già abbiamo scritto, oggi davanti a voi ci sono le opportunità più ampie e più ricche di una intera generazione.

Come tutti riconoscono, questo è un momento storico senza precedenti. E proprio per questo, le opportunità sui mercati finanziari sono senza precedenti.

E quindi: è vero che i mercati finanziari sono folli, e sono distorti, e sono artificiali. Ma mai quanto il mercato degli immobili, ad esempio. Sui mercati finanziari, rendimento e rischio sono sempre presenti, ma sono sempre (in un certo modo) bilanciati. A grandi rischi corrispondono sempre grandi opportunità per chi investe bene. Per chi investe bene, ripetiamo: il 2020 lo sta dimostrando.

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Guardiamo rapidamente alle alternative, e prendiamo ad esempio il settore immobiliare: l’immobiliare è un eccellente esempio di quelle situazioni nelle quali i rischi sono in questo momento enormi, e le opportunità di guadagno stanno molto vicine a zero. Abbiamo preso ad esempio il settore immobiliare, ma potremmo dire anche di più a proposito di altre “vie di fuga” (immagine qui sopra), come mettere i contanti in cassaforte oppure acquistare i lingotti d’oro da seppellire in cantina. Il rischio sale a livelli estremi (provate a pensarci), mentre il margine di guadagno scende, in alcuni frangenti anche sotto zero. Anche chi rinunciasse ad investire sui mercati finanziari, quindi, che cosa potrebbe fare? Come potrebbe farne senza? E’ impossibile, ed è proprio quella dei mercati finanziari la sola strada che, se percorsa in modo corretto e professionale, porta a risultati positivi.

Il contesto che avete di fronte è fatto così: rischi e rendimenti oggi sono asimmetrici. E non si tratta di una situazione di breve periodo, di qualcosa che passerà presto. In questo caso, non esiste il vaccino.

Ma ritorniamo ai mercati finanziari, che (per le ragioni cui abbiamo accennato) sono sempre stati, ed oggi sono ancora di più, la sola strada per investire in modo ragionato, dinamico, e diversificato, bilanciando rischio e rendimento, e modificando in modo molto rapido le proprie scelte a fronte di una realtà in rapidissima evoluzione, con costi di gestione dell’investimento bassissimi (almeno per chi opera con noi di Recce’d).

A questo proposito, diamo un’occhiata a ciò che sta succedendo proprio in questi giorni ai vostri portafogli in titoli.

Richiamiamo anche oggi 10 maggio 2020 la vostra attenzione sui dati della tabella di Morningstar che segue. Dati aggiornati allo scorso 5 maggio, che noi di Recce’d commenteremo nella prossima Lettera al Cliente che stiamo preparando in questi giorni.

Notate che, sulla destra, abbiamo evidenziato i dati per la volatilità del portafoglio (deviazione standard annualizzata), che misura il rischio che EFFETTIVAMENTE avete sopportato, in quanto Clienti delle Reti che vendono i Fondi Comuni di Investimento che hanno messo nei vostri portafogli titoli. Le colonne hanno il solito significato che voi già conoscete bene: fate attenzione ai dati a 3 e a 5 anni, che sono clamorosi.

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Questo è il vostro passato, la vostra storia, la vostra esperienza da investitori: non merita nuovi commenti, e restano validi quelli che Recce’d ha fatto nei mesi scorsi proprio in questo Blog.

Se passiamo dal passato al futuro, il tema del giorno resta quello già toccato più in alto, ovvero quello della divaricazione tra realtà e numeri dei mercati finanziari. Divaricazione che, ovviamente, vede i commentatori divisi in due fazioni che si contrappongono. la prima fazione è quella che sostiene che il rialzo dei prezzi, in Borsa ma pure nel comparto obbligazionario, è destinato a lasciare spazio a nuovi cali, mentre la seconda fazione dice che saranno i dati dell’economia reale, nei prossimi mesi, a risalire ed avvicinarsi così agli indici dei mercati finanziari.

Ad esempio: il signore qui sotto è molto noto, avendo pubblicato alcuni best sellers in materia di Borsa e Finanza, e si chiama Jeremy Siegel. Lui dice che i minimi toccati il 23 marzo (data di un nostro importante ALERT per i Clienti) non verranno mai più toccati dalla Borsa di New York.

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Noi in Recce’d non abbiamo queste certezze purtroppo. Non sappiamo, e neppure riusciamo ad immaginare.

Per fortuna, non ce ne importa nulla, e non sappiamo che farcene. Non sappiamo come si possa continuare anche oggi a ragionare di Borsa in questo modo. Fissando dei “target di medio termine”.

Come detto, non sappiamo proprio che farcene: noi da sempre spieghiamo ai nostri Clienti che il mestiere di gestione del portafoglio titoli, nei mercati attuali, va fatto giorno per giorno e settimana per settimana. Lavorando sui dati, sulle notizie, sulle informazioni che noi raccogliamo da controparti ed analisti in giro per il Mondo. E ricalcolando ogni settimana sia il rendimento atteso sia il downside potenziale, come noi facciamo con i nostri esercizi di stima ed i nostri modelli proprietari.

Il mestiere per errore è stato interpretato da numerosi investitori come uno stare lì seduti in poltrona ad immaginare dove sarà la Borsa tra due anni: esercizio più che inutile, dannoso. Il lavoro invece è quello di capire dove stanno OGGI i mercati, e perché, e che cosa implicano quei prezzi che tutti vediamo ogni mattina. Esempio: che cosa implicano le notizie che vi abbiamo evidenziato sotto, oggi, per i prezzi delle Borse?

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Need to Know

In questo esempio, trovate tutto quello che oggi significa fare una gestione attiva del portafoglio, e tutto ciò che serve per avere almeno qualche probabilità di successo.

Per la medesima ragione, ora dovremmo dilungarci sull’appuntamento del prossimo mercoledì, quando Jay Powell ha annunciato una conferenza stampa eccezionale e di emergenza, per “comunicazioni sullo stato dell’economia”.

Purtroppo, non abbiamo il tempo, e l’energia, per approfondire qui ed oggi (e neppure ne abbiamo voglia, per dirla tutta). Lo faremo invece da domani, nel nostro The Morning Brief che è la sede appropriata.

Il Post lo chiudiamo qui, ritornando come promesso alla nostra apertura. In apertura di Post, avete letto le dichiarazioni di Larry Fink, il CEO di Blackrock, che ci ha consegnato la sua visione del futuro. In chiusura di Post, qui sotto, potete leggere le parole del capo analista della medesima Blackrock. Prestate attenzione alla data, leggete con attenzione queste parole, rileggete poi in alto le parole di Fink, e poi ritroviamoci più in basso, per le conclusioni del Post.

Why BlackRock says it’s time to reduce the government bonds, and take on more risk, in your portfolio

Published: May 7, 2020 at 5:28 a.m. ET

Is it worth changing the composition of your portfolio in response? Vivek Paul, senior portfolio strategist at BlackRock Investment Institute, the research arm of fund-manager BlackRock, argues yes.

On the price moves alone, the gains in bonds and drops in equities this year imply worse future returns. But, of course, the world has changed too, even given the wave of government support that should at some point heal the scars of the crisis.

“Beyond the mechanical impact of asset price moves, we are assessing the potential structural changes the outbreak might bring on in the years ahead — and the implications on fundamentals of asset classes. Think of the reorganization of global supply chains that had started before the pandemic amid heightened trade tensions, with their potential impact on corporate profits and inflation,” Paul writes in a blog post.

He says there is a “materially diminished case” for developed-market bonds. “If bond yields are near effective lower bounds, their ability to act as portfolio ballasts during risk-off events is less than in the past. This was evident when lower-yielding euro area and Japanese bonds provided less ballast than U.S. Treasurys in the recent equity selloff,” he writes.

What to do instead? Paul says investors should take on more risk, and in credit more so than equities. “Over the next six to 12 months, we favor credit over equities given bondholders’ preferential claim on corporate cash flows and prefer an up-in-quality stance in equities,” he writes.

Molti di voi si affidano a questa gente qui, per i propri investimenti: che si chiamo Blackrock, oppure JP Morgan, oppure Schroeders, oppure Amundi, oppure con una delle altre cento etichette del mondo dei Fondi Comuni di Investimento, non fa alcuna differenza.

Molti di voi si affidano a loro, unicamente perché queste grandi macchine per produrre commissioni dispongono di una potente macchina di marketing, e brochures colorate, e moduli da compilare, che fanno riferimenti ad una normativa costruita proprio per loro. Tutta roba che paga il Cliente, ovviamente: e la paga carissima.

Vi suggeriamo di rifletterci, e con urgenza: nell’immagine che chiude questo nostro Post del 10 maggio 2020, tra tanti titoli che propongono considerazioni ovvie e banali, ne trovate uno che vi spiega che il vostro problema si chiama INERZIA. Ovvero pigrizia.

Ovvero l’accidia di cui scriveva già il Petrarca nel suo “Secretum”:

Allorché la fortuna mi scaglia uno de’ suoi dardi, io non m’atterrisco, rammentando come non una volta ella m’abbia profondamente piagato. Se ella rinsanguina la ferita, comincio alcun poco a tentennare; ove poi ai due primi colpi succeda il terzo ed il quarto, allora vinto, non però così che mi metta a precipitosa fuga, ma passo passo, mi ritiro nella rocca della ragione. Che se la nemica mia col nerbo di tutte le sue forze ivi pure m’assalga ed a soggettarmi affatto schieri in ordine di battaglia le miserie della umana condizione, la memoria delle sostenute fatiche e lo spavento de’ danni futuri; al vedermi d’ogni dove incalzato ed oppresso sotto il peso di tante sciagure, non posso non prorompere in gemiti. E ciò è appunto che tanto m’affligge. Onde io divento allora simile a colui che, attorniato da tutte bande, senza che gli si apra scampo o fiducia di salvezza, nulla più abbia a sperare, e tutto gli resti a temere

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Come uscirne bene: un lavoro “tedioso ma necessario”
 
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In quasi tutti i Paesi del Mondo si allungano i tempi della quarantena forzata, ed anche noi di Recce’d ci adeguiamo: nel senso che allunghiamo i tempi della pausa che ci siamo auto-imposti, sia per ciò che riguarda questo Blog, sia per ciò che riguarda la nostra pagina settimanale di aggiornamento e ricapitolazione dei fatti, che si chiama The Edge.

Una scelta dolorosa, ed imposta dalle circostanze, Va detto però che in queste ultime settimane l’attualità ci ha reso meno pesante questa scelta,, e spieghiamo li perché: non ci sarebbe stato nulla di nuovo da aggiungere.

Il nostro Blog a tutto oggi offre, a chi cerca analisi e spiegazioni, un supporto di eccellenza per interpretare ciò che viene deciso o solo annunciato dai Governi, per ciò che viene mosso dalle Banche Centrali, e soprattutto per tutto ciò che succede sui mercati finanziari. Come lo fornisce, se non pubblichiamo nulla di nuovo? Lo fornisce a chi va a rileggere ciò che nel Blog era stato pubblicato 24 mesi fa, 12 mesi fa, e 6 mesi fa soprattutto.

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Quante volte, in questo Blog, vi abbiamo scritto che si avvicinava un momento che avrebbe fatto la Storia, sia dei mercati finanziari sia delle economie reali?

Ed eccoci infatti arrivati: nei libri di storia, le generazioni future leggeranno di prezzi del petrolio in negativo, e di un PIL degli Stati Uniti che decresce del 5% annualizzato in un trimestre.

E non è finita qui: altre cose, altri eventi, altri prezzi oggi completamente NON immaginabili si verificheranno da qui a fine 2020. Non è una previsione, la nostra: è molto più simile ad una promessa.

Detto questo dello scenario, adesso stringiamo sull’attualità. Quale è oggi l’argomento più scottante? In questo momento, sono quasi tutti alla ricerca di una razionalizzazione, di una spiegazione, per il fatto che, sotto un unico cielo e in un medesimo Mondo, stiamo assistendo ad un peggioramento del quadro macroeconomico che non ha alcun precedente nella Storia (con la S maiuscola) mentre invece la Borsa di New York, quella più importante di tutte, la sola che conta, di fatto sta ritornando ai suoi massimi livelli di ogni tempo.

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Vi interessa di capire il perché? Per rispondere a questa domanda in modo professionale, sarà necessario lavorare, e molto.

Chiunque è in grado di prendere a casaccio cinque o sei grafici che circolano sul Web, aggiungere un po’ di note dall’attualità, e mettere insieme un qualcosa che sembra (solo in apparenza) essere attuale e sul punto. Completamente diverso è capirci qualche cosa. Per chi come noi ogni giorno, ed ogni ora, deve fare per professione scelte concrete, è indispensabile lavorare. Un lavoro “tedioso ma necessario”, così come viene definito (leggete poi più in basso” da Mohamed El Erian, forse in questo passaggio storico il più attento osservatore dei mercati finanziari.

Cosa significa lavorare? Analizzare, dare priorità, e poi riflettere e poi stimare. A proposito di che cosa? Come minimo, in merito a::

  1. comportamenti, motivazioni ed obbiettivi dei Governi

  2. comportamenti, motivazioni ed obbiettivi delle Autorità Monetarie

  3. comportamenti, motivazioni ed obbiettivi degli investitori Istituzionali, ed in particolare di Fondi Comuni e Fondi Pensione

  4. comportamenti, motivazioni ed obbiettivi delle banche di investimento e delle banche commerciali

  5. comportamenti, motivazioni ed obbiettivi degli investitori

Non abbiamo, purtroppo, in questo momento il tempo di offrire al pubblico dei lettori di questo Blog un nostro supporto di informazione ed analisi su questi argomenti. Il tempo è la risorsa scarsa per eccellenza, e di tempo in queste settimane a noi gestori professionali attivi ne rimane poco (anche per dormire e mangiare).

Non vogliamo però abbandonare del tutto il pubblico dei nostri lettori. Per questo, nel Post di oggi vi spieghiamo come fare, per trovare da soli le risposte che cercate. Suggerimenti pratici, concreti, utili per orientarsi nella tempesta.

Torniamo quindi alla spaventosa distanza, al gap tra mercati finanziari e realtà delle economie. Che si prolunga da anni, ma che mai come oggi è evidente anche agli occhi dei più distratto: è come un trucco dell’illusionista che è stato svelto.

Senza dubbio numerosi tra i nostri affezionati lettori hanno già trovato una spiegazione adeguata dal loro private banker oppure family banker oppure personal banker, ovvero il loro promotore finanziario. oppure ancora, eventualmente, su qualcuno dei siti che si propongono per la consulenza finanziaria. E perché no? Leggendo magari il giornale..

Una volta trovata una analisi convincente attraverso queste vostre fonti, in merito ai cinque punti che Recce’d ha elencato più in alto, allora sarete in grado di comprendere meglio ciò che accade intorno a voi. Ciò che accade oggi sui mercati finanziari.

Purtroppo, però, questo sforzo non vi sarà sufficiente: perché oggi il vostro problema (in quanto investitori) è quello di capire che cosa fare oggi, ed allora a voi serve di capire ciò che potrebbe accadere domani. E dovrete lavorare ancora.

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Ricapitoliamo. Per muoversi in un mare in tempesta, è necessario ripartire dai cinque punti che Recce’d ha elencato più in alto, combinarli nel modo più appropriato, e dopo … continuare a lavorare, a fare un lavoro “tedioso ma necessario”.

Nel modo seguente: ripartendo dai nostri cinque punti:

  • fare una stima delle ricadute sull’economia reale (crescita, inflazione, occupazione, utili) dei risultati del lavoro di cui sopra; e poi dopo ancora

  • effettuare ripetute stime, mano a mano che cambiano le informazioni, sulle possibili reazioni dei prezzi delle diverse attività quotate sui mercati finanziari.(e magari, anche degli immobili)

Tutto questo, lo capiamo, va direttamente a scontrarsi con le abitudini di molti di voi, amici lettori: abitudini assunte negli ultimi anni e decenni, abitudini che derivano dalla costante pressione delle Reti di vendita (in Italia Fideuram, FINECO, Mediolanum, Banca Generali, Azimut e alcune altre), dominate da personaggi che iniziano sempre dicendo “te lo spiego io, in due parole, quello che sta succedendo”, per poi finire con “la soluzione per te ce la ho io, ed è semplicissima”.

Si tratta di tecniche del venditore, che possono essere applicate sia ai Fondi Comuni di Investimento sia al secchio lava pavimenti o all’attrezzo per affettare la verdura.

La realtà è molto distante: non c’è un bel nulla di semplice, non c’è un bel nulla di facile da capire, non c’è un bel nulla di scontato. Investire invece è una cosa difficilissima, complessa sia sul piano dell’analisi che sul piano dell’esecuzione: un esercizio che va seguito giorno, dopo giorno, dopo giorno.

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Va precisato, per rispetto della verità, che anche il risparmiatore in Italia ha le sue (grosse) responsabilità per la situazione in cui è cascato.

In Italia, spesso ci si trova di fronte a risparmiatori arroganti, che ancora oggi si rifiutano di guardare in faccia la realtà, e magari si vantano con gli amici: “lo so io, come si fa, non mi faccio mica fregare”. Sono ancora in molti, quelli che in salotto oppure al circolo che sta per riaprire, vanno raccontando le loro gesta epiche: “con il mio amico private banker ho fatto un sacco di soldi”.

Peccato che entrambe le cose non reggano al confronto con la realtà. Peccato, anche, che nei numeri risulti impossibile trovare quel “sacco di soldi”. I numeri al contrario ci informano che ci si è affidato ai Fondi Comuni di Investimento, ed alle Reti di private banking, perde con regolarità soldi da almeno cinque anni. Insomma: si è fatto fregare.

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Esistono, al Mondo, ovviamente anche professionisti di valore. E non parliamo qui dell’esercito dei rappresentati commerciali e dei venditori, ma di chi conosce e svolge la sola attività a valore aggiunto per il risparmiatore finale, ovvero il gestore di portafoglio.

Gestori di portafoglio di buono, ed anche ottimo livello ne esistono molti. La stampa ed i media in generale, negli ultimi 30 anni, hanno spiegato ai lettori che tutti questi gestori si sono ritrovati all’interno di una sola categoria, quella dei Fondi Hedge. La cosa è vera, ma soltanto a metà: nella categoria dei Fondi Hedge trovate bravi gestori in una percentuale che è sicuramente più elevata, rispetto ai Fondi Comuni di Investimento tradizionali, ma trovate anche cattivi gestori.

In che percentuale? A giudicare dai numeri di performance aggiornati che circolano, diremmo 50 e 50, che poi significa affidarsi al caso come quando si tira in aria una monetina. I dati, aggiornati, li trovate sul Web e noi li abbiamo documentati, due giorni fa, ai nostri Clienti nella più recente Lettera al Cliente di Recce’d. Documentano, in modo oggettivo, ciò che noi abbiamo appena scritto. Meritano attenzione ed approfondimenti.

E quindi, in conclusione, che fare? La risposta di Recce’d è molto chiara: non scegliete i “prodotti finanziari”, che sono trappole costruite per prendere dalle vostre tasche le commissioni, bensì scegliete con la massima attenzione il vostro interlocutore ed il servizio che vi offre. Scegliete il vostro gestore di portafoglio, chi fa le scelte: non un commerciale.

Se preferite il supermercato, e amate i prodotti preconfezionati, allora dovere mettere in conto che la qualità del prodotto risulterà nella media, e la media oggi sta molto in basso. E può diventare anche negativa. Per anni. Se al contrario avete qualche pretesa in più, per ciò che riguarda l’impiego del vostro denaro, allora informatevi, ragionate, selezionate e scegliete: non sulla base di come si chiama il prodotto, bensì sulla base della qualità del servizio che ricevete. La gestione del portafoglio titoli non è un’attività da supermercato, bensì un’attività professionale: non può essere condotta con una catena di montaggio (per quanto scintillante) perché necessita di una cura che risulta possibile, e realizzabile soltanto in un ambito di servizi professionali al Cliente. Richiede un lavoro quotidiano, professionale, anche scientifico: “tedioso, ma necessario”.

Oggi il vostro migliore investimento non è la tale azione oppure la tale obbligazione: il migliore investimento oggi disponibile sarebbe il cambiare abitudine, cambiare referente, cambiare mentalità e cambiare strategia di investimento. Soltanto così, sarete in grado di sfuggire al trappolone che è stato preparato per tutti voi, e che sta per scattare. Vi abbiamo avvisato con un largo anticipo di altri eventi: oggi, il nostro avviso è questo.

Per chiudere il Post, come è stata nostra abitudine nei mesi di marzo ed aprile 2020, un breve accenno all’attualità dei mercati finanziari.

Oggi tutti vivono alla giornata (anche noi, nella attività di gestione dei portafogli modello) e nessuno ha la più pallida idea di dove saremo tra 60 oppure 90 giorni. Non tutte le analisi in questo momento sono inutili: al contrario, è esattamente questo, il momento nel quale fare il massimo sforzo, cosa che ovviamente in Recce’d facciamo. Allo stesso tempo riconosciamo però che sul piano della gestione del portafoglio oggi occorrono criteri nuovi, innovativi, adeguati al contesto: in un contesto che resta sempre solidamente ancorato ai fondamentali (sotto nel grafico) è necessario muovere il portafoglio guardando i primo luogo ai market internals, che vuole dire comprendendo ciò che stanno facendo gli altri.

E Recce’d per i propri Clienti sta operando esattamente così.

Faremo a qusto punto una divagazione, per poi ritornare sul tema, cogliendo uno spunto del grafico sotto, che cita come potete leggere nel commento Warren Buffet, leggenda tra i gestori di portafoglio . Proprio oggi 2 maggio 2020 Warren Buffett ha comunicato al Mondo che il suo portafoglio azionario di circa 250 miliardi di dollari ha subito nel primo trimestre 2020 un calo di 50 miliardi di dollari, ovvero del 25%. Un dato forte, che conferma alcune delle valutazioni di Recce’d sulle strategie di investimento “fondamentaliste pure” nel nuovo Millennio. Validissime, negli Anni Ottanta, ancora valide, negli anni Novanta, e dopo … molti simili nei risultati ad un ETF passivo.

Proprio di questo argomento, la prossima settimana e poi anche qualche settimana a venire scriveremo, per i Clienti, nel nostro The Morning Brief.

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Torniamo però all’attualità: come avete modo di vedere, tutti ogni giorno ne scrivono e ne parlano un po’ dovunque, (improvvisati analisti della sociologia, della psicologia, della finanza e dell’economia, ed anche epidemiologi da tastiera) spiegandoci perché crollerà tutto, oppure perché al contrario risalirà tutto. Recce’d ammette che noi NON lo sappiamo. Recce’d, come fa da anni, si terrà ben al di fuori di questo (inutile) dibattito “strategico” sui massimi sistemi. Ne staremo molto lontani: abbiamo altre cose, ben più utili, da fare: seguire la realtà nei suoi sviluppi, ed agire di conseguenza, e con tutta la frequenza e la velocità che sono necessarie in questa fase.

Per non lasciare i nostri lettori del tutto privi di qualche considerazione “strategica”, però, vogliamo in ogni caso regalare ai lettori del Blog un punto di riferimento che noi giudichiamo solido: una recente analisi di Mohamed El Erian, che ai lettori può servire come raccolta dei punti davvero importanti sui quali sarà necessario concentrare l’attenzione da qui a fine 2020. Leggetela con attenzione: poi riprendendo alcuni di questi argomenti noi chiuderemo il Post con alcune nostre valutazioni.

The gap between the relatively quick V-shaped recovery that some economists and many market participants predict, and grim coronavirus-driven realities on the ground has narrowed. But the disparity is still significant enough to pose difficult questions for investors. The quicker those questions are answered, the smaller the probability of another bout of market instability contaminating a challenged economy. Economists initially — and over-optimistically — embraced the idea of a quick second-quarter recovery after a sharp contraction in the first quarter. That has shifted to a big contraction in the second quarter followed by a more gradual recovery in the subsequent three: a pattern more consistent with the sudden stop to global activity. But the current projections still underestimate the severity of the virus-driven shutdown of the global economy, an inherently messy restart process, and consequent changes to the post-crisis landscape. Big companies lack visibility on what lies ahead, and are suspending guidance on earnings — a phenomenon that will increase during the first-quarter reporting season. Many companies have also rushed to raise precautionary cash, including by issuing more debt, even as profits deteriorate and credit rating agencies continue with an avalanche of downgrades.  This surge in issuance of investment-grade bonds has been met by solid investor demand backed by new facilities from the US Federal Reserve, part of an emergency market-intervention programme that already far exceeds what the central bank did during the global financial crisis of 2008. Many companies have also raced to reduce costs with large-scale layoffs, resulting in a 17m jump in joblessness in just three weeks. That is equivalent to 10 per cent of the US labour force, equal to the highest unemployment rate during the great recession of 2008-09. This alarming rise in unemployment, and wage cuts for those still employed, are encouraging households to be more cautious on spending. It is not too early to consider a parallel with lasting frugal behaviour on the part of the generation that experienced the Great Depression.  Consensus economic forecasts are not alone in failing to appreciate fully the impact of the shock and the reactions of both companies and households. Financial markets are too bullish too, judging by US price-earnings ratios for stocks and spreads for the lowest quality segments of the credit markets. Neither takes sufficient account of a whole host of risks including a more difficult earnings outlook, higher levels of indebtedness, a much bigger dispersion between winners and losers, the growing entanglement of government in private sector activities, lasting risk aversion in the real economy and, most importantly, a huge amount of bankruptcies. That cognitive gap reflects, in part, an inherent structural bias of markets to treat pullbacks as temporary and fully reversible — a result of multiyear conditioning to try to follow and outpace a super-activist Fed. Another factor is confusion as to what fiscal and monetary policies can, and cannot, do. They can help with short-term liquidity problems and market stresses, but cannot avert corporate and developing-country defaults, or restart the economy quickly. With this in mind, and with the need to prepare for a changed landscape when the world emerges from this massive economic shock, investors would be well advised to thank the US central bank and use the resulting market rebound to move up in quality in three ways. First, they should move out of companies and sovereigns with weak balance sheets and into those with large cash buffers, limited short-term debt and, if possible, positive cash generation. They should also sell exposure to companies that will find it hard to rebound fully in the post-crisis world, and buy beneficiaries of what are likely to be durable themes: opting more for self insurance and less for the efficiency of global supply chains and massive outsourcing; physical to virtual; and greater deglobalisation. They should also keep cash on hand for a growing set of attractive opportunities in collateralised credit, distressed and “special situations” that take advantage of a big but reversible market failure. The timing of a decisive rebound in markets, and then the economy, will come only with medical progress in identifying and containing the spread of the virus, treating illness more effectively, and increasing immunity. Meantime, economic and market forecasters would be well advised to focus on identifying a bigger set of high-frequency indicators that capture the severity of this coronavirus pandemic, the robustness of the subsequent economic restart and the themes defining the new destination for the global economy. For investors, the task ahead is tedious but necessary: going through portfolios name by name to reduce downside exposure to corporate and sovereign defaults while also retaining the potential for returns should the Fed continue backstopping markets. The time will come to move into full recovery mode. But not yet

Sbrigato in questo modo il tema della “strategia”, alcuni lettori probabilmente si attendono da Recce’d indicazioni più concrete: che cosa fare dei nostri soldi? Noi ai nostri Clienti forniamo esattamente questo tipo di supporto, mentre in una sede pubblica come il Blog non lo forniamo. Ma forniamo al lettore una serie di spunti che sta poi al lettore di utilizzare per decidere, come meglio ritiene.

L’indicazione di oggi è la seguente: nelle prossime settimane o mesi, accadrà sicuramente qualche cosa che non c’è, oggi, nelle parole di nessuno, e neppure nelle nostre parole. Qualcosa che noi non sappiamo, che voi non sapete, che nessuno sa: ma che è possibile quanto meno intuire e provare ad anticipare.

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Il nostro lavoro, di gestori professionali, ed il vostro impegno di investitori finali deve dunque concentrarsi, oggi, sulla costruzione di portafogli titoli che sia al tempo stesso in grado di guadagnare e allo stesso tempo di compensare nel modo più ampio possibile gli effetti di rischi imprevedibili.

Nella nostra penultima Lettera al Cliente, a fine marzo, noi avevamo elencato ai nostri Lettori quali sono i fattori di rischio “sistemico” che abbiamo di fronte e che debbono essere monitorati ogni giorno, se si vuole evitare di uscire dalla fase di mercato che è in corso con le ossa rotte. la musica suona, ma la musica che suona non è waltzer bensì house, garage, trap, drum and bass, jungle. Bisognerà ballare a questi ritmi contemporanei (anche se è difficile).

Per spiegare con un’immagine (qui sotto) a noi e a voi tocca di decidere se quel signore nell’immagine ce la farà a proseguire nella sua ascesa verso la vetta oppure se sarà costretto a mollare la presa. Ovviamente dopo essersi chiariti le idee su cosa c’è sotto, più in basso.

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Dal mese di maggio 2020, una serie di novità da Recce'd: un modello di servizio validato dai fatti, che si sviluppa ed evolve
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Recce’d ha deciso di estendere la auto-inflitta “quarantena” del proprio Blog e del settimanale The Edge, con la relativa pagina settimanale che ricapitola (prioritizzandoli) i fatti e le notizie della settimana precedente. Ci allineiamo alle date indicate dal nostro Governo. Recce’d lo ha deciso per due ottime ragioni.

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La prima ragione è (ancora una volta) quella che … non sapremmo che cosa scrivere. A partire dal mese di marzo, sotto i vostri occhi si sono manifestate in modo pieno (un processo solo innescato dal COVID - 19) le fragilità strutturali dell’economia globale e dei mercati finanziari globali sui quali, in modo analitico ed approfondito, Recce’d ha lavorato da anni, informando il pubblico attraverso il sito, e permettendo ai propri Clienti di beneficiare oggi di risultati che non temono alcun paragone, in alcuna parte del Mondo Mondo. fatto del quale, non lo nascondiamo, andiamo fieri.

Dicevamo sopra: gran parte delle cose le abbiamo già dette, e le altre possono attendere (almeno, in questa sede, essendo in questa sede del Blog slegate dalla nostra operatività sui portafogli modello) e non abbiamo intenzione di dilungarci su cose già dette..

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Faremo, per lo scopo di spiegarci bene, un unico esempio qui. Il titolo che leggete qui vicino ci dice che Recce’d aveva ragione quando in più occasioni vi ripeteva che “saranno sempre i dati fondamentali a determinare i risultati del vostra portafoglio titoli, e mai il trend, l’analisi tecnica, gli indicatori di sentimento degli operatori, i Tweet di questo oppure quel politico, le interviste su CNBC o altra televisione. Sarà sempre la realtà dei fatti a dire chi ha vinto e chi ha perso”.

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La seconda ragione è che il Blog cambierà profondamente, alla ripresa: cambierà formula, layout ed obbiettivi. Come detto appena sopra, abbiamo regalato ai nostri lettori molte, proficue, indicazioni di investimento nel corso degli ultimi anni, e siamo felicissimi di averlo fatto. Oggi, si impongono scelte diverse, ed un atteggiamento diverso verso i lettori del sito: che continueranno a ricevere gratuitamente contributi di analisi e osservazioni di carattere generale, ma che non riceveranno più attraverso il Blog alcuna indicazione operativa, per quanto sfumata: chi in passato “ha seguito le nostre indicazioni” per operare non sarà più in grado di farlo.

Cambierà molto, nel corso del 2020, anche l’intero profilo di attività di Recce’d: sempre salvaguardano il suo “core business”, che è la gestione in remoto (smart portfolio choice o SMC) dei portafogli dei Clienti, ma che sarà ampliato ed ingrandito, perché è una risposta efficace ai nuovi problemi determinati dal nuovo contesto. Recce’d cresceva , cresce e crescerà ancora più rapidamente.

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Torniamo ai documenti di Recce’d ed alla nostra comunicazione con il pubblico: detto qui sopra del Blog, affideremo ad altri documenti, alcuni dei quali di nuova creazione, le nostre analisi di mercato in passato pubblicate in sintesi anche nel nostro Blog. Alcuni di questi documenti saranno disponibili per gli investitori non Clienti attraverso il sito, in una formula che prevede il pagamento di una commissione periodica.

Non si tratterà di documenti a carattere operativo (quelli sono destinati ai soli Clienti in gestione), bensì di documenti di analisi dei mercati finanziari di qualità certamente superiore a quelli delle banche globali di investimento con le quali noi ogni giorno ci confrontiamo. L’esperienza dell’ultimo decennio ci dice che possiamo mettere i nostri lettori in una posizione di vantaggio rispetto a ciò che leggono dalle varie Goldman Sachs oppure Morgan Stanley oppure UBS oppure JP Morgan oppure Credit Suisse (per citarne alcune) di questo Mondo. E il lavoro professionale di qualità va appunto pagato il giusto, perché impone dei costi di produzione. I risultati, se sono consistenti e continuativi, non si raccolgono per strada passeggiando.

Chiuderemo questo breve Post con alcune considerazioni sull’attualità: che i mercati finanziari siano allo sbando, disorientati, privi di appigli sicuri, è di tutta evidenza. Lo testimonia il dato per la volatilità (anche intra-day) che rimane elevatissimo, e che spiega la nostra “auto-quarantena” che riguarda i testi sul sito (Blog e The Edge).

Che le Banche Centrali ed i Governi siano disorientati, lo dice la semplice lettura dei quotidiani. Erano del tutto impreparati, e oggi sono allo sbando. Non sanno che fare.

A fronte di questo, noi di Recce’d che facciamo? Due semplici cose:

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  1. operiamo sui portafogli dei nostri clienti, adottando una logica adatta al contesto, logica che (come spiegato in dettaglio attraverso The Morning Brief) sposa fattori fondamentali ed altri fattori, “interni” ai mercati finanziari; in questa particolarissima situazione, è importante capire, ora per ora, “che cosa stanno facendo gli altri”

  2. lavoriamo sullo scenario di medio termine, anche qui prendendo in esame variabili che di solito per noi non occupano il centro della scena: le relazioni politiche all’interno di ogni singolo Paese (il sistema regge?); le reazioni politiche internazionali (c’è il rischio di un grave inasprimento?) , il funzionamento della macchina produttiva DOPO che sarà stato individuato un vaccino efficace (tornerà tutto come prima?), i cambiamenti di produttività (quali fattori produttivi domineranno?), e la stabilità del sistema finanziario (quante sono le cose che ancora il pubblico NON CONOSCE?). In altre parole, rispetto al recente passato, seguiamo sempre i dati per l’occupazione, il PIL, l’inflazione, gli utili, ma non più per il 90% del tempo, bensì solo per il 50% del nostro tempo di lavoro.

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Tempo di lavoro che rimane estremamente dilatato (fino a 20 ore il giorno) e che è la ragione principale per la quale non possiamo mettere in atto tutte le routines che ci consentono di alimentare il Blog e The Edge con quella qualità, e quella profondità, che voi lettori avete conosciuto nel corso degli anni.

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