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La storia della gestione di portafoglio (parte 3)

Nel primo Post di questa serie via evavmo sinteizzato per tappe l'evoluzione del modo di analizzare e descrivere i mercati finanziari ed i loro prezzi utilizzando modelli matematici. Nel secondo Post vi avevamo chiarito che si tratta di un processo che è tutt'ora in rapida, e ricca, e stimolante evoluzione: questo perchè non esiste un punto di arrivo, un "modello finale", un "modello del tutto" in grado di catturare tutti i fattori in gioco nella determinazione dei prezzi sui mercati finanziari.

Più di recente, siamo tornati su questo argomento con un accenno alla Finanza Quantitativa, spiegando che non solo in Recce'd se ne fa uso, e si segue ogni più recente svluppo, ma affermando in aggiunta che a nostro parere oggi non è più possibile fare gestione professionale se non si hanno le capacità e le conoscenze necessarie per utilizzare gli strumenti matematici dei modelli di Finanza.

Tutto ciò detto, come sapete noi non affidiamo, né in fututo affideremo mai le scelte di gestione ad un algoritmo, per quanto sofisticato. Recce'd non è né sarà mai un ROBOT: riteniamo al contrario che sia un errore, per le ragioni citate in questo brano.

Models break. Because the world changes, the factors that drove performance yesterday may not be the same as tomorrow. This is why simple models are best in a more complex uncertain world. Complexity means there are multiple factors necessary to explain change. Uncertainty is not volatility but our inability to measure some factor or to even know it exists. A world of multiple factors which change in importance is the hallmark of financial markets

Ogni modello matematico è una semplificazione: la sua utilità, sta proprio nella sua riduzione di un problema complesso a termini più semplici e più leggibili. Ma poi sempre rimane necessario un momento di sintesi, un momento di giudizio più alto che l'algoritmo non può dare. Nè potrà dare in futuro: "2001 Odissea nell spazio" è uno splendido film, ma il 2001 è già passato e nulla di quello che il filma aveva previsto è succeso, nè mai succederà.

Chiudiamo con due citazioni che ci è capitato di leggere proprio oggi, e che a noi sembrano offrire spunti preziosi sul tema:

"[A] model will be a simplification and an idealization, and consequently a falsification. It is hoped that the features retained for discussion are those of greatest importance in the present state of knowledge." 
- A.M. Turing.

The real trouble with this world of ours is .. it looks just a little more mathematical and regular than it is; its exactitude is obvious, but its inexactitude is hidden; its wildness lies in wait.
- GK Chesterton

 

Dove Recce'd può fare (e sta facendo) la differenza (parte 22): ancora sulla mancanza di vie di fuga

Recce'd ha investito tempo e risorse, in grandissima quantità, per arrivare sul mercato con una proposta di consulenza alla gestione del portafoglio titoli che risultasse radicalmente diversa da ciò che oggi il mercato propone alla grande maggioranza dei Clienti. Diversa nel CONTENUTO (una strategia di investimento che va oltre quelle tradizionali) e nei MODI (uno sfruttamento pieno, ed efficiente, delle possibilità che la Tecnologia oggi mette a disposizione.

I grandi investimenti fatti oggi ci pongono in una condizione di vantaggio: Recce'd si trova già in quel luogo dove il settore sarà costretto a spostarsi. Costretto: non sarà una libera scelta, per due ragioni.

Alla prima, il crollo dei ricavi delle Case dei Fondi e delle Case di brokeraggio, abbiamo dedicato un intero Post, che abbiamo pubblicato subito dopo questo. La festa, per loro, è finita: è iniziata invece la Festa dei Clienti investitori.

La seconda ragione che imporrà il cambiamento è che le strategie tradizionali di gestione del portafoglio (le strategie che partono dagli schemi di Markowitz (1952) e li applicano alla asset allocation, al rischio e rendimento, alla diversificazione di portafoglio, alla frontiera efficiente) sta creando gravi problemi agli Investitori Istituzionali che da sempre si affidano a questi schemi ed a queste strategie.

Stiamo parlando quindi cose concrete e tangibili. Il Fondo GFIP è il Fondo Pensione più grande al mondo, è un Fondo pensione giapponese, e di recente ne ha dovuto scrivere il Wall Street Journal, per segnalare che la tensione è in forte aumento e coinvolge ormai anche la politica, ed il pubblico:

Japan’s $1.3 trillion public pension fund—the world’s largest of its kind—posted its worst performance since the 2008 global financial crisis in the fiscal year ended March on a fall in share prices world-wide and a strengthening yen. The Government Pension Investment Fund recorded paper losses of ¥5.3 trillion ($51 billion), or a return of -3.81% on its investments, putting its total assets at ¥134.7 trillion at the end of March, the fund said Friday. The GPIF’s results are seen as a gauge of broad market performanceas the fund owns nearly 1% of global equity markets and more than 7% of the Japanese stock market. Domestic and foreign equities comprised 44% of the portfolio at the end of March, below its 50% target weighting for the asset class, the fund said in a statement.  The GPIF isn’t the only major pension fund to struggle recently. The U.S.’s largest public pension fund, the California Public Employees’ Retirement System, or Calpers, said this month that it earned 0.6% on its investments for the fiscal year ended June 30, the second straight year the fund missed its 7.5% internal investment target. Norway’s Government Pension Fund Global had its worst performance since 2011. (...) because the GPIF manages reserves for Japan’s national pension plan, poor investment performance in the short term is judged harshly by the public and opposition political parties, many of whom are suspicious of financial markets. Even the timing of the announcement of the fund’s latest results had drawn criticism. Opposition politicians have pointed out that it was scheduled to come after national election earlier in the month. A loss reported before the vote could have hurt the ruling party’s showing, they said. The fund has said there was nothing political about the release date.
 

Come vedete il tema è ormai un tema di dominio pubblico, da prima pagina, e l'articolo cita oltre al Giappone anche gli Stati Uniti e la Norvegia. Noi ieri vi abbiamo portato all'attenzione altri dati, sul Regno Unito. Il problema quindi è globale, ed è ben sintetizzato dal grafico che vedete qui sotto, dove si chiede al lettore di riflettere sul seguente spunto: se la asset allocation tradizionale che viene adottata dai Fondi Pensione ha prodotto risultati insoddisfacenti oggi, momento nel quale sia gli indici di Borsa sia gli indici delle obbligazioni sono ai massimi assoluti di ogni tempo, che cosa accadrà nei prossimi dieci anni? Preparatevi e prepariamoci.

Dove Recce'd può fare (e sta facendo) la differenza (parte 21): ancora sulle vie di fuga, che non ci sono

Ogni mattina, molti investitori, così come molti gestori, molti venditori e molti private bankers si svegliano con la convinzione che, in fondo, tutto proseguirà come sempre, che non ci sono motivi per allarmarsi e per affrettarsi, che tutto andrà avanti come prima e che una soluzione alla fine si troverà.

Recce'd invece sostiene da anni che siamo entrati in una fase di profondo e radicale rivolgimento che cambierà la fisionomia, le pratiche e la redditività dell'intero settore del risparmio: ne abbiamo scritto anche ieri, nel Post precedente di questa stessa serie. Se qualche gestore, qualche Cliente, qualche Amministratore Delegato non ne fosse convinto, sarà sufficiente dare uno sguardo al grafico qui sotto.

Il grafico racconta, in modo semplice, che i Fondi Pensione del Regno Unito in pochi anni hanno accumulato un deficit (differenza tra impegni a cui fare fronte e mezzi) pari al 20% del totale dei loro impegni: una voragine. Ovvio che questi Fondi Pensione operano ricevendo la massima attenzione e un distillato dei migliori suggerimenti da tutte le banche globali di investimento, da Goldman Sachs a JP Morgan, da Deutsche Bank a UBS. Non basta, evidentemente.

Qualcuno dirà: e a noi, che importa? Spieghiamo subito: i portafogli dei Fondi pensione sono come i vostri portafogli presso la SGR o la SIM o la Banca di turno. Infatti i Fondi Pensione sono gestiti, proprio come la maggior parte dei portafogli delle Reti e dei Private Banking, sulla base di quella asset allocation che prevede che si mettano un po' di soldi in azioni ed un po' in obbligazioni, un po' in America ed un po' in Asia, un po' in dollari ed un po' in euro. Diversificazione e rischio/rendimento: perché comunque "nel lungo termine" le azioni in media renderanno il 6%, le obbligazioni il 4%, e così via.

Peccato che ... sono tutte balle: e si vede nei numeri. Non funziona: e non si dica che non funziona perché oggi i rendimenti delle obbligazioni stanno a zero, sarebbe sbagliato.  Proprio grazie alla discesa dei rendimenti questi Fondi Pensione hanno guadagnato, sui prezzi delle obbligazioni nei loro portafogli: gli effetti negativi arriveranno, ma solo da oggi in avanti perché i rendimenti non potranno scendere oltre.

Se tornate al nostro Post di ieri, quello sullo scenario "high risk, low return" di Bill Gross, capite immediatamente che questa voragine dei Fondi Pensione nei prossimi anni si allargherà: non solo nel Regno Unito, ma pure negli Stati Uniti, dove i problemi sono i medesimi (grafico sotto). E proprio da problemi, concreti e reali, come questi ("non abbiamo i fondi per pagare le pensioni") partirà una reazione che costringerà sia i Fondi Pensione, sia le banche di investimento a rivedere alla radice le loro pratiche. Non è evitabile: è una sfida che è lì che ci aspetta. Quei soldi che mancano, bisognerà trovarli: e per il futuro, si sarà obbligati ad investire con criteri diversi. Obbligati, tutti: sia i Fondi Pensione, sia i Clienti Istituzionali, sia la Clientela Privata dei private banking e delle Reti.

Come dicevamo anche ieri, Recce'd si prepara a questa sfida da dieci anni, ed oggi possiamo dire di essere pronti con soluzioni efficiente e a basso costo che mettiamo a disposizione dei nostri Clienti.

Dove Recce'd può fare (e sta facendo) la differenza (parte 20): nessuna via di fuga

Recce'd cita spesso i gestori più autorevoli del Pianeta, mettendone a confronto le analisi con quelle delle banche di investimento: perchè si tratta di professionisti che fanno due mestieri non solo diversi, ma pure (lo vediamo in modo più chiaro giorno dopo giorno) opposti, nelle loro finalità e drivers.

Bill Gross è uno dei gestori più reputati, e più esperti, del Mondo: e nella sua ultima lettera ai Clienti, in cui augura a tutti buone vacanze (e di cercarsi un gatto) scrive frasi decisamente significative a proposito di ciò che attende gli investitori, in tutto il Mondo, nei prossimi anni.

Conoscete già il suo pensiero, se ci seguite con attenzione, e quindi eviteremo di ripeterci: ci basta utilizzare qui una sua definizione dei mercati finanziari, le cui prospettive oggi sono sintetizzate con la definizione "high risk, low return".

Recce'd vi segnala questa definizione, perché se si materializzerà (come noi crediamo) avrà un effetto simile a quello di un terremoto sull'industria del risparmio, ed in particolare sull'industria dei Fondi Comuni, delle GPM e delle Reti di vendita (dai promotori fino ai più raffinati Private Bankers).

L'intera industria è stata costruita su una premessa falsa, ovvero che i mercati finanziari sono destinati a salire per sempre. Gestori dei Fondi e delle GPM, e venditori delle Reti, lavorano in questo modo: nella convinzione che basta investire, e poi aspettare: un giorno o l'altro, si guadagnerà, è scontato. Nel loro mondo, non è la strategia di investimento, la scelta del gestore, che genera il risultato: sono i mercati stessi, come una marea che sale e porta su tutte le barche.

In un mondo "high risk, low return", ovviamente, non funzionerebbe più così: e allora via alla corsa a inventarsi nuove etichette (lo hanno già fatto) e nuove strategie (ma lo sapranno fare? noi siamo certi che la maggior parte non sa neppure da che parte si comincia), sforzi che però saranno subito frustrati dal fatto che se i tuoi prodotti hanno bisogno di una Rete di vendita tradizionale, allora anche i prodotti dovranno rimanere quelli "tradizionali".

Non c'è più una via di fuga: è il momento della "resa dei conti". Recce'd ha iniziato a preparasi, per questo passaggio delicato, otto anni fa, ed oggi possiamo dire che siamo più che pronti.

Gestione del portafoglio titoli: cosa è e come si fa (parte 2)

Pochi giorni fa, nel Post precedente di questa serie, via abbiamo proposto un elenco di attività che NON sono gestione di portafoglio: oggi ritorniamo sul medesimo tema, che ci pare di grande importanza, per fornire un esempio concreto del fatto che la gestione di un portafoglio titoli non piò essere improvvisata, non può essere condotta in modo casuale ed episodico, non può essere affidata a chi non disponde delle necessarien infromazioni, delle necessarie tecniche di valutazione, dei necessari criteri per la definizione della strategia. Partiamo dalla tabella qui sotto.

Inequality_2016_001.png

Il tema, come tutti sapete, è della massima attualità (dovunque nel Mondo, tranne che in Italia), ed è al centro dell'attenzione dei media, anche perché è il principale argomento della Campagna Presidenziale negli USA. Come combattere gli eccessi di "diseguaglianza" che sono stati alimentati da otto anni di politiche monetarie (improduttive) tutte incentrate su un (inesistente) wealth effect, effetto ricchezza?

Ne parlano e ne scrivono tutti. Persino il Fondo Monetario Internazionale, come potete leggere in questo documento che vi mettiamo a disposizione. Alcuni ci hanno trovato il sucecsso che risolve la vita, come ad esempio l'autore francese Thomas Piketty. I politici ovviamente se ne sono appropriati, da sinistra come da destra, per le proprie campagne elettorali. E naturalemnte anche le banche di investimento, le banche globali, cavalcano il tema: come vedete sopra, disegnano (almeno) tre scenari diversi, ovvero stagflazione, deflazione e reflazione, e con riferimento ad ognuno dei tre scenari indicano poi una serie di classi di attività sulle quali risulterebbe favorevole investire.

Come vedete, investire è una cosa semplicissima. O no? Beh ... va detto che se anche le scelte delle diverse classi di attività su cui investire fossero azzeccate, l'investitore poi dovrebbe fare almeno altre quattro cose:

  1. scegliere uno dei tre scenari
  2. valutare se è opportuno completare il proprio portafoglio con singli titoli azionari ed obbligazionari, ed altri strumenti finanziari
  3. misurare il rischio finanziario delle singole attività, e poi gestirlo nella composizione del portafoglio
  4. definire un orizzonte di verifica e revisione delle scelte effettuate

Beh ... già sembra meno semplice. Poi naturalmente ci sarebbe da valutare il fatto che ALTRI scenari potrebbero presentarsi, oltre ai tre elencati, perché non è vero che il solo fattore che darà la direzione agli investimenti è "inequality", ovviamente.

Avete già esaurito la pazienza? E' più che giustificato. Eppure, è porproio questo il mestiere che un consulente "attivo" come è Recce'd fa e rifà, da capo, ogni mattina. I nostri risultati nascono proprio da questo continuo lavoro per rivalutare tutti gli asset in portafoglio, alla luce dei fatti e dei dati.

Alternative?

  1. Affidarvi ad una asset allocation statica, come propongono molti, magari fatta con i Fondi Comuni: poi chiudere gli occhi, ed iludervi che oggi sia il giorno giusto, il Giorno del Giudizio, quello in cui si fanno le scelte "ora e per sempre", in cui si decide tutto, perchè "tanto noi lo sappiamo già, come andrà a finire"
  2. Oppure: affidarvi al'ultimo algoritmo introdotto sul mercato dai ROBOT, e credere che le complessità che noi vi abbiamo appena elencato possano essere risolte da un modellino matematico a 10-20-50-100 parametri, da ribilanciare a scadenze fisse come ogni sei mesi oppure ogni anno;
  3. Oppure, infine: fare le cose a caso, e poi "vada come vada", tanto ... tutto è inutile.

Fate il vostro gioco!