Come affrontare il quarto trimestre 2023?

 

Come tutti i nostri lettori sanno, nel corso del terzo trimestre 2023, Recce’ ha:

  1. prodotto ogni giorno l’aggiornamento della pagina MERCATI del sito

  2. prodotto quotidianamente un numero superiore alla media di nuovi contributi INFORMATIVI attraverso la pagina TWIT - TWOO del sito

  3. prodotto due nuovi aggiornamenti per la pagina NEL MOTORE DELLA PERFORMANCE che è dedicata alle scelte operative per i portafogli titoli

  4. per i propri Clienti, in esclusiva, prodotto aggiornamenti puntuali ed approfonditi delle analisi

  5. che sono stati poi quotidianamente inviati al Cliente attraverso The Morning Brief

  6. insieme con le necessarie indicazioni che traduco o tradurranno poi il lavoro di analisi in operatività sui portafogli modello

In aggiunta, i nostri Clienti hanno ricevuto, 19 agosto 2023 e poi anche il 15 settembre, due nuovissime Lettere al Cliente, tutta dedicata all’operatività ed alla performance dei portafogli modello.(messe a confronto con i risultati delle GPM, ei Fondi omuni dei Fondi Hedge)

Tutto questo lavoro di analisi, a che serve?

Serve per arrivare il 30 settembre, e non essere sorpreso, di nulla.

Non solo: in aggiunta, serve per arrivare al 30 settembre ed avere le idee chiarissime sulle prossime mosse.

Questi due risultati, che sono molto concreti dato che si traducono in performance.

Senza una analisi quotidiana, e di qualità elevata, è impossibile ottenere risultati dai mercati finanziari.

Per Recce’d è stato possibile produrre tutto questo output in tempo reale grazie ad:

  • un metodo di lavoro consolidato e testato sul campo

  • un database articolato e sperimentato

  • una struttura pronta a reagire in ogni momento

  • un bagaglio adeguato di conoscenze

  • l’eperienza maturata attraverso decenni

  • un modello proprietario di valutazione di tutti gli asset finanziari che rientrano nel nostro universo investibile.

Nessun operatore italiano, che agisca nel settore dei “servizi che riguardano la gestione del risparmio”, ha fatto altrettanto.

Non in termini di quantità.

Ancora meno in termini di qualità

E sicuramente non in termini di risultati, come viene documentato nelle due più recenti Lettere al Cliente.

Tutti i lettori del Blog senza dubbio ricordano che Recce’d aveva pubblicato il 3 giugno, un Post avevamo già scritto ai nostri lettori che è stata fatta una scelta politica, di tirare una corda fino a che non sarà spezzata; spiegando poi che è stata scelta con decisione la strada del “fare finta di non capire e non vedere”, come altre volte nel passato recente. Di tollerare, di continuare a sperare, e di spargere “ottimismo”.

Abbiamo scritto, il 3 giugno, che proprio a causa di questa scelta politica oggi tutti gli investitori (che non siano decisamente distratti, malissimo informati … oppure un po’ semplicioni) si trovano davanti un solo scenario possibile, e stiamo tutti andando verso questo esito con massima velocità. Oggi vi è sufficiente guardare ai prezzi sui mercati.

Il solo scenario possibile metterà in massima evidenza la differenza tra la ricchezza “soltanto sulla carta” e la vera ricchezza”: questo noi di Recce’d lo avevamo già chiarito sette giorni prima.

Ed in aggiunta a questo vi avevamo anticipato già il 24 giugno che ci aspetta un’estate calda (caldissima) e poi un inverno freddo (freddissimo): ma soprattutto, un agsto indimenticabile.

Come avevamo scritto in data 10 giugno scorso, oggi dovrebbe esservi chiaro che il “punto di svolta” è stato ampiamente superato: ormai, siamo già tutti dentro quello scenario che noi anticipammo appunto il 3 giugno.

Ma se per caso non vi è stato sufficiente tutto questo nostro lavoro, allora il 5 agosto scorso siamo arrivati noi, a ricordare al lettore … come si previene l’insolazione.

Ed è proprio in quel Post (se lo leggete con attenzione ed un pizzico di arguzia) che trovate le indicazioni su che dovete fare del vostro portafoglio e dei vostri investimenti sui mercati finanziari.

In sostanza, vi avevamo già detto con anticipo tutto ciò che oggi è necessario per sfruttare in modo profittevole la nuova situazione dei mercati finanziari: che cosa ci rimane, alla fin del terzo trimestre, da aggiungere, di concreto, utile e pratico?

Prima di tutto, ripetiamo l’invito a contattarci: come la settimana scorsa, anche la settimana prossima noi di Recce’d saremo al nostro posto, disponibili a chiarire alcuni dei vostri dubbi e ad aiutare chi ritiene sia arrivato il momento della decisione.

In secondo luogo, questa occasione ci offre uno spunto per ricordare ai nostri lettori che la gestione del portafoglio titoli impone, a chi se ne prenda la responsabilità (sia professionalmente, sia individualmente), di distinguere ciò che conta davvero da ciò che, al contrario, conta nulla.

Vi ricordiamo ciò che era stato scritto (e a noi pubblicato) a Ferragosto)

I titoli azionari e obbligazionari sono scesi in settimana a causa dei dati economici positivi che hanno spinto a pensare che la Federal Reserve manterrà i tassi di interesse più alti ancora a lungo, anche se i prezzi si sono stabilizzati venerdì.

Dopo aver toccato giovedì il livello più alto dal novembre 2007, il rendimento di riferimento del Tesoro americano a 10 anni è tornato sotto il 4,3%, ma ha comunque registrato la quinta settimana consecutiva di guadagni. Il costante aumento dei rendimenti rende nervosi gli investitori perché le passate impennate si sono talvolta rivelate destabilizzanti per i mercati.

Con il rendimento decennale ancora ben al di sotto del livello dei tassi a breve termine fissati dalla Fed, alcuni analisti vedono un margine di crescita per il tasso di riferimento.

Allora, a metà agosto, come oggi, a fin trimestre, tutto sta nl sapere distinguere: e cogliere, tra l migliaia di storie false quelle poche che contengono l vero.

Distinguere ciò che è vero da ciò che è falso non è gratis e non è facile.

  • richiede tempo

  • richiede attenzione

  • richiede risorse

  • richiede capacità di analisi.

Sono numerose (lo ricorderete) le occasioni nelle quali noi di Recce’d abbiamo chiarito, nell’interesse di chi ci legge e ci segue attraverso il sito, che investire

  • non può essere improvvisato

  • non può essere condotto come un hobby

  • non può essere affidato a figure professionali la cui principale qualifica è quella di 2sapere vendere i prodotti”

In due parole: investire è un’altra cosa: non è un hobby, non è il fai-da-te del Brico OK, non è una serie di fortunate intuizioni, ma soprattutto non è, né mai sarà, un’attività che può essere svolta dai venditori “di prodotti finanziari” che non hanno mai fatto gestione del portafoglio (e non sanno di che cosa si tratta.

Questo, molto semplicemente, per la ragione che non sono in grado di distinguere ciò che davvero conta, ciò che davvero è rilevante per il risultato e la performance (ma pure per il rischio), da ciò che non lo è.

Voi, amici lettori, come avete impiegato il vostro tempo durante il terzo trimestre 2023?

Vi siete interessati di Intelligenza Artificiale, e di inflazione “che cala”, e di soft landing, e dello “anno dei bonds”, e delle “riaperture post COVID in Cina”, su “Nvidia”, su “Tesla”?

Spiamo spiacenti: ma siamo costretti ad informarvi che avete buttato via il vostro tempo. E probabilmente, anche dei soldi, dei vostri soldi.

Sono anni, che noi di Recce’d ve lo scriviamo: smettetela di pensare che “tutto ritornerà come prima”.

A meno che … il vostro “prima” non sia un “prima di prima”.

Spieghiamo meglio: le probabilità di un ritorno dei mercati finanziari agli anni 2009 -2021 sono pari a zero, e forse sotto zero. Ma ci sono altri periodi, del passato dei mercati finanziari, che possono farvi da utile riferimento.

Di questo, nel Post abbiamo già scritto, in decide di occasioni: chi ha voluto cogliere, ha già colto, e chi invece non ha voluto cogliere … non coglierà mai.

Qualche lettore, arrivato a questo punti, vorrebbe forse chiedere: “si ok, capito, ma voi oggi che cosa state facendo?”

La risposta è (ovviamente) riservata al Cliente di Recce’d, come è giusto che sia.

Noi come sempre vogliamo, in ogni caso, dire al lettore qualche cosa di concreto. A questo scopo, vi chiediamo di leggere con attenzione l’articolo che segue.

Scorretelo con attenzione, e fatevi portare alle conclusioni finali.

Tutta l’attenzione di noi di Recce’d e di tutti i gestori competenti, in questo momento, è concentrata sul finale, e non sull’inizio, di questo importante articolo.

Mercoledì 20 settembre, i funzionari della Federal Reserve hanno sorpreso i mercati segnalando che i tassi di interesse non scenderanno tanto quanto precedentemente previsto.

La modifica potrebbe essere più importante di quanto sembri. Nelle loro proiezioni e commenti, alcuni funzionari suggeriscono che i tassi potrebbero rimanere più alti non solo per un periodo più lungo, ma per sempre.

In termini più tecnici, è aumentato il cosiddetto tasso neutrale, che mantiene stabili nel tempo l’inflazione e la disoccupazione.

Ciò è importante per qualsiasi investitore, azienda o famiglia i cui piani dipendono dai tassi di interesse per un decennio o più.

Ciò potrebbe spiegare perché i rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine sono aumentati notevolmente negli ultimi mesi e perché le azioni sono in difficoltà.

Il tasso neutrale non è letteralmente per sempre, ma questo cattura l’idea generale.

Nel lungo periodo la neutralità è una funzione di forze che si muovono molto lentamente: i dati demografici, la domanda globale di capitale, il livello del debito pubblico e le valutazioni degli investitori sui rischi di inflazione e crescita.

Il tasso neutrale non può essere osservato, ma solo dedotto dal modo in cui l’economia risponde a particolari livelli di tassi di interesse. Se i tassi attuali non rallentano la domanda o l’inflazione, allora il neutrale deve essere più alto e la politica monetaria non è restrittiva.

Mercoledì 20, infatti, il presidente della Fed Jerome Powell ha ammesso che uno dei motivi per cui l’economia e il mercato del lavoro rimangono resilienti nonostante i tassi tra il 5,25% e il 5,5% è che il tasso neutrale è aumentato, anche se ha aggiunto: “Non lo sappiamo per certo”.

Prima della recessione e della crisi finanziaria del 2007-2009, gli economisti ritenevano che il tasso neutrale fosse compreso tra il 4% e il 4,5%. Dopo aver sottratto il 2% di inflazione, il tasso neutrale reale era compreso tra il 2% e il 2,5%. Nel decennio successivo, la Fed mantenne i tassi di interesse vicino allo zero, ma la crescita rimase lenta e l’inflazione al di sotto del 2%.

Le stime di neutralità hanno cominciato a scendere. La stima mediana dei funzionari della Fed del tasso dei fondi federali a lungo termine – il loro proxy per la neutralità – è scesa dal 4% nel 2013 al 2,5% nel 2019, o allo 0,5% in termini reali.

Mercoledì la stima mediana era ancora del 2,5%. Ma cinque dei 18 funzionari della Fed lo stimano al 3% o più, rispetto a soli tre funzionari a giugno e due a dicembre scorso.

Nel 2026, i funzionari prevedono che l’economia crescerà al tasso di lungo termine dell’1,8%, la disoccupazione al suo livello naturale di lungo periodo del 4% e l’inflazione al suo obiettivo del 2%. Tali condizioni sarebbero normalmente coerenti con tassi di interesse neutrali. In realtà, i funzionari ritengono che il tasso dei fondi federali chiuderà l’anno al 2,9% – un altro indizio che secondo loro il neutrale è aumentato.

Ci sono molte ragioni per un livello neutrale più elevato.

Dopo la crisi finanziaria globale, le imprese, le famiglie e le banche hanno ripagato i debiti invece di contrarre prestiti, riducendo la domanda di risparmio e frenando al tempo stesso la crescita e l’inflazione. Con l’attenuarsi della crisi, si sono attenuate anche le pressioni al ribasso sui tassi di interesse.

Un altro è l’inchiostro rosso del governo: il debito federale detenuto dal pubblico ammonta ora al 95% del prodotto interno lordo, in aumento rispetto all’80% all’inizio del 2020, e i deficit federali sono ora al 6% del PIL e si prevede che continueranno a crescere, da meno di 5. % prima della pandemia.

Per convincere gli investitori a detenere una quantità così maggiore di debito probabilmente è necessario pagarli di più. La Fed ha acquistato obbligazioni dopo la crisi finanziaria e di nuovo durante la pandemia per abbassare i tassi di interesse a lungo termine. Ora sta perdendo quelle partecipazioni obbligazionarie.

L’inflazione non dovrebbe, di per sé, influenzare il tasso neutrale reale. Tuttavia, prima della pandemia la principale preoccupazione della Fed era che l’inflazione rimanesse al di sotto del 2%, una situazione che rende difficile stimolare la spesa e può portare alla deflazione, ed è per questo che ha mantenuto i tassi vicini allo zero dal 2008 al 2015.

In futuro si preoccuperà maggiormente del fatto che l’inflazione persista al di sopra del 2%, e peccherà dalla parte dei tassi più alti con scarsa propensione a tornare a zero.

Altri fattori stanno ancora spingendo verso la neutralità, come l’invecchiamento della popolazione mondiale, che riduce la domanda di case e beni strumentali per attrezzare i lavoratori.

Quindi il neutrale è probabilmente aumentato dal 2019, ma non al livello precedente al 2008. In effetti, i mercati dei future fissano i tassi tra un decennio a circa il 3,75%.

Naturalmente tutto questo è solo una previsione. Se l’inflazione dovesse scendere in modo indolore nel prossimo anno, se la crescita rallentasse bruscamente, o se i rendimenti dei titoli del Tesoro crollassero, anche le stime di neutralità diminuiranno. Per ora, l’evidenza suggerisce che il pubblico dovrebbe abituarsi a tassi più alti a perdita d’occhio.

Valter Buffo