Quanto costa la sufficienza?

 

L’attualità dei mercati si commenta da sola, è noi non troviamo molto da aggiungere.

Cogliamo questa settimana uno spunto marginale, per arrivare poi con voi d una serie di considerazioni di carattere più generale.

Il mercato USA delle opzioni da questa settimana tratta opzioni “put” allo 8% di rendimento del decennale. In pratica, da questa settimana è possibile acquistare (o vendere) opzioni di tipo put che coprono chi le acquista da un aumento del rendimento del Titolo di Stato decennale USA allo 8% (con conseguente crollo del prezzo della medesima obbligazione).

Come scritto poco sopra, al momento in cui scriviamo si tratta di un fatto marginale: la sua importanza è, prima di tutto, psicologica. Ci aiuta a capire che cosa passa per la testa della gente, oggi, che invece non passava per la testa della gente a inizio agosto.

Osservate il commento nell’immagine: associa un rendimento allo 8% al notissimo film di Fantascienza che si chiama Mad Max.

Si tratta di un film che descrive un Mondo post Apocalisse nucleare, poverissimo ed in mano a violente bande di vagabondi. Un film che descrive la realtà dopo la catastrofe.

La catastrofe, nel caso in questione, sarebbe causata dal rendimento che sale allo 8%.

Proprio questo risvolto psicologico ci ha fatto tornare alle mente le (tantissime) considerazioni che ci è capitato di leggere, nel corso dell’ultimo decennio, a proposito del fatto che

esiste una grande Mano Santa che dall’alto protegge i mercati finanziari

nel senso che ormai tutte le economie Sviluppate sono costrette a sostenere sempre e spingere sempre verso l’alto i prezzi delle Borse e delle obbligazioni, perché se fossero lasciati a sé stessi la conseguenza sarebbe la fine della nostra civiltà.

Chi sostiene questo modo di vedere il futuro, vuole convincerci del fatto che Banche Centrali, Istituzioni Internazionali e Governi, alla fine, metteranno sempre i soldi che servono, e ci sarà sempre alla fine il “salvataggio”.

Perché, negli anni, si è diffusa e rafforzata questa credenza popolare? Su che cosa è fondata?

Probabilmente, sulla tradizione dei tre Arcangeli protettori.

Il culto Cristiano celebrava lo scorso 29 settembre i tre Arcangeli protettori, Michele, Gabriele e Raffaele.

Gli investitori hanno adattato questa immagine iconografica alla realtà dei mercati finanziari, e rassicurano sé stesso auto-convincendosi del fatto che dall’alto qualcuno è sempre pronto ad intervenire per salvare “tutti”.

Rispettiamo, ovviamente ogni convinzione e credo, della religione cristiana e di ogni altra.

Siamo però decisamente contrari agli atti di fede applicati alla gestione dei propri investimenti finanziari. L’investimento, in Recce’d, non lo vediamo come atto di fede ma come scelta razionale che deve essere, sempre, adeguatamente valutata e calcolata.

L’esistenza degli Angeli salva-tutto è una credenza che si è diffusa soltanto di recente: esiste una storia dei mercati ben più lunga, e racconta di una (lunga) serie di eventi nei quali questi Angeli … non si son presentati, oppure non sono stati in grado di rimediare a nulla.

Oggi? In che situazione ci troviamo?

Del tutto evidente è il fatto che, nella misura in cui la credenza popolare è fondata sulla premessa che “in caso di crisi, loro ci mettono altri soldi”, allora oggi non sta in piedi.

I soldi sono finiti (a causa delle megalomani operazioni di espansione del debito, tra il 2020 della pandemia ed il 2022 dell’Ucraina). I soldi, non ci sono. Se lunedì ci fosse anche la più drammatica delle crisi, al Mondo nessuno potrebbe dire “ci metto tutti i soldi che sono necessari per fermarla”. Neppure gli Stati Uniti, la più grande economia del Pianeta: che appunto ha finito i soldi.

Federal Reserve inclusa: che potrebbe stamparli … ma purtroppo NON può più stampare.

Ma questo lo sapete tutti. Noi di Recce’d con questo Blog vogliamo invece accendere un riflettore su un fatto: il fatto è che

a nessuno importa di “prevenire la fine della nostra civiltà così come la conosciamo”. Quello è solo un luogo comune, senza senso.

Moltissimi investitori negli ultimi anni hanno assunto atteggiamenti di compiacenza, che vuole poi dire sufficienza: “tanto, alla fine, qualcuno interviene, e ci protegge dalle perdite, e quindi perché non riempirci di rischi, di titoli spazzatura, di tesla, di Italia?”. nella versione meno aggressiva e più moderata, la cosa funziona come segue: “daranno un colpo al cerchio, un colpo alla botte, e si tirerà avanti ancora an altro po’…”.

Come quelli che vivono nella casa con il tetto che perde acqua, e sanno che non può continuare così, ma pensano che alla fine, ancora per quest’anno, magari qualche mese, potrebbe reggere.

Oppure, anche no.

Tutti questi investitori commettono un errore grave: quello di credere che alla fine prevale sempre una cosa che si chiama “il bene comune”.

Amici investitori, se la pensate in questo modo, vi state sbagliando del tutto (e la Storia lo insegna): il mercato è fatto, tutto quanto, di persone … che sono proprio come voi, e che ragionano proprio come voi. D’accordo sul “bene comune”, ma più importante ancora è non perdere soldi sul PROPRIO portafoglio titoli.

Che sia grande, grandissimo, oppure piccolo o piccolissimo, fa nessuna differenza: nessuno ci sta a perdere: ricordatelo. E, su questa base, tenete bene a mente che

se il mercato deve andare allo 8% oppure al 10% di rendimento, il mercato ci va: ai mercati finanziari, importa NULLA di quel cosiddetto “bene comune” oppure di Mad Max, nessuno accetta di perdere per il “bene comune”.

Ma bello viene adesso.

Il bello arriva quando il pubblico comprende che (questo in pochissimi lo hanno ancora capito) le stesse Banche Centrali … se ne fregano, di quel cosiddetto “bene comune”.

Gli abnormi acquisti di Titoli di Stato, ed altre obbligazioni, negli anni successivi al 2011 e fino ad oggi, non sono MAI stati finalizzati ad un generico “bene comune” ed ancora meno a prevenire “la fine della nostra civiltà per come la conosciamo”.

Le Banche Centrali sono Istituzioni in cui operano esseri umani come voi e noi che rispondono a specifiche istanze.

Nel 2008, il sistema bancario internazionale era fallito. Fu deciso di salvare le banche dal fallimento con denaro del pubblico. Poi nel 2011 fu chiaro che il rischio di fallimento restava presente. Fu deciso di rendere gli interventi permanenti. Grazie alla pandemia, fu poi sfondato ogni “tetto” e fu rimosso ogni “limite”. Janet Yellen disse nel 2021 il suo famoso “Go Big”, ovvero “dobbiamo esagerare”.

Non era allora, nel 2021, e non è mai stata una politica a protezione della “nostra civiltà così come la conosciamo”, bensì la protezione pubblica a favore di specifiche persone con nomi e cognomi e specifiche istituzioni con nomi molto noti al pubblico.

La storia però, la storia del Mondo nel quale noi viviamo, operiamo, ed investiamo, ci presenta un grande numero di episodi nei quali questo tipo di operazioni “di salvataggio”, il cui scopo è esclusivamente quello di proteggere chi in quel momento è in posizione dominante, sono del tutto fallite.

A volte, queste operazioni hanno successo. Altre volte, falliscono, e qualche cosa sfugge di mano.

Non sempre hanno successo.

Notate: non è arrivata la “fine della civiltà” nel passato, e non arriverebbe pure nel 2023.

Quella che chiamate “la civiltà”, al contrario, si è evoluta proprio grazie a questo tipo di stravolgimenti.

Tornando ora dal generale al particolare del settembre 2023, il lavoro di Recce’d in queste settimane per i portafogli modello sei Clienti è concentrato proprio sugli aspetti che vengono citati qui sopra nell’immagine, e precisamente:

  • il valore dei titoli obbligazionari che erano stati utilizzati come collaterale per operazioni di finanziamento

  • le cosiddette “margin calls” che tutti ricordano (quanto meno) per il film di successo

  • il funzionamento dei mercati “REPO” ovvero “pronti-contro-termine”

  • i valori nei bilanci delle banche

  • il funzionamento delle “stanze di compensazione” (clearinghouses)

  • il grado di “leva finanziaria” dei consumatori

  • il grado di “leva finanziaria del settore delle “non banche”

  • il grado di “leva finanziaria” del settore immobiliare

In questo Post non abbiamo spazio e tempo per approfondire, ma non mancheranno approfondimenti la settimana prossima in The Morning Brief e se faremo in tempo anche attraverso il nostro sito.

Per chiudere il cerchio vi segnaliamo che anche il linguaggio dei “gruppi Ultras” è già stato adattato: proprio le medesime persone e banche di investimento che in gennaio, solo nove mesi fa, scrivevano che “il 2023 sarà uno degli anni migliori di sempre per le obbligazioni” adesso scrivono che “i dati ci confortano nel credere che i tassi nn possono salire per sempre”, come leggete sotto nell’immagine.

Ma quella è gente che, davvero, ne capisce poco. Diciamo nulla.

La sigla GS sta per Goldman Sachs, una delle sigle dei “Gruppi Ultras”.

I “gruppi Ultras” oggi sono tutti già pronti a ricominciare con la tiritera del soft landing, e sono già d’accordo con i media per sostenere che “quello è l’unico scenario possibile”.

Tutta quella gente ha da tempo messo il cervello “in pausa”. Fa marketing al 100%.

Con alcune eccezioni, che meritano di essere quindi evidenziate. Facciamolo.

L’intervista che leggete qui di seguito è piena di “buon senso comune” mentre mancano del tutto le novità. Chiamiamola una marcia indietro, con due anni di ritardo.

Unico scivolone: lo trovate evidenziato da noi nel testo, e parte da quel “Naturalmente”.

I contanti sono il posto più sicuro in questo momento, secondo Marko Kolanovic

Uno dei principali strateghi dei mercati di JPMorgan Chase & Co. sta esortando i clienti a evitare sia le obbligazioni che le azioni a favore del contante dopo aver individuato le sfumature del 2008 nell’economia americana contemporanea.

Nella sua ultima nota ai clienti, Marko Kolanovic di JPM, che si è guadagnato il soprannome di “Gandalf” dopo una serie di preveggenti richiami al mercato nel 2015, ha avvertito che l’economia americana sembra sul punto di scivolare in una recessione punitiva mentre i tassi di interesse e i rendimenti obbligazionari salgono. Né le azioni né le obbligazioni sono sicure, ha affermato, e ha esortato i clienti a conservare la propria liquidità e a godere di rendimenti del 5% + relativamente privi di rischio.

Kolanovic ha affermato di vedere sfumature del 2008 nell’aumento dei fallimenti e delle inadempienze sui prestiti al consumo, che hanno coinciso con l’erosione del cuscino di liquidità del COVID-19 che ha contribuito a isolare molti dagli effetti dell’aumento dei costi di finanziamento.

Ma il “ritardo” della politica monetaria che finora ha aiutato l’economia americana a evitare una recessione sta svanendo. Ora, Kolanovic si sta concentrando sull’aumento dei costi di finanziamento, che sono aumentati in misura ancora maggiore da quando la Federal Reserve ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse lo scorso anno rispetto a poco prima della crisi finanziaria.

L’aumento dei tassi non è l’unico problema che affliggono azioni e obbligazioni. Secondo Kolanovic, un previsto rallentamento della spesa fiscale potrebbe aggravare i problemi dell’economia statunitense, mentre le tensioni che coinvolgono Cina, Russia e altre nazioni creano nuovi rischi geopolitici che potrebbero potenzialmente innescare esplosioni di volatilità.

A suo avviso, i venti contrari che affliggono i titoli azionari si sono solo intensificati dall’inizio di quest’anno, quando Kolanovic ha mantenuto la sua posizione ribassista anche mentre l’S&P 500 e il Nasdaq Composite erano in rialzo mentre la forza di entrambi i mercati e dell’economia statunitense ha colto di sorpresa molti a Wall Street. .

Anche se non è esattamente analogo, il contesto economico negli Stati Uniti “fa rima” con gli anni precedenti la crisi finanziaria, ha detto Kolanovic, poiché l’aumento dei tassi minaccia di punire consumatori e imprese sovraesposti.

"Quindi l'attuale variazione dei tassi di interesse è circa cinque volte maggiore rispetto all'aumento del 2002-2008. Naturalmente, i bilanci dei consumatori e la leva finanziaria nei mercati immobiliari e nel settore finanziario erano più elevati nel 2008, ma gli investitori dovrebbero monitorare attentamente la propagazione dei tassi di interesse. lo shock dei tassi di interesse nei mercati e nei diversi segmenti dell’economia", ha affermato Kolanovic.

Ha anche espresso scetticismo sull’impatto a lungo termine della mania dell’intelligenza artificiale che ha contribuito a rilanciare l’S&P 500 e il Nasdaq Composite quest’anno, anche se la maggior parte dei componenti dell’S&P 500 rimangono stabili o leggermente al ribasso dal 1° gennaio.

"Può l'intelligenza artificiale cambiare l'economia e compensare l'impatto negativo dell'inflazione e dei tassi di interesse? Pensiamo di no. L'intelligenza artificiale potrebbe rilanciare il mercato azionario in modo speculativo come ha fatto all'inizio di quest'estate. Parte dell'effetto ricchezza derivante dalle elevate valutazioni del mercato azionario potrebbe passano anche nell’economia attraverso il sentimento generale dei consumatori, che potrebbe aver introdotto ulteriori ritardi, ma che potrebbe altrettanto rapidamente scomparire", ha detto Kolanovic.

All'inizio di settembre è trascorso il quindicesimo anniversario del crollo di Lehman Brothers, che ha inaugurato il periodo più caotico della crisi finanziaria. Da allora alcuni a Wall Street hanno avvertito che l’aumento dei rendimenti obbligazionari sta gettando una luce scomoda sul sistema bancario dopo il collasso della Silicon Valley Bank e di molti altri istituti di credito statunitensi a marzo.

Valter Buffo