Proteggere il patrimonio: ma dagli errori, non dall'inflazione
 

E’ di gran moda, sui quotidiani e sui settimanali, ma pure alla TV (dai TG a CNBC) scrive di “come proteggere il portafoglio dall’inflzione”.

La cosa è ovvia, dato lo spazio che l’inflazione stessa si è conquistata nei titoli dei giornali e della TV. Ma (come Recce’d ha da mesi messo in forte evidenza) è sicuramente distorsivo, e quindi potenzialmente anche pericoloso per la massa degli investitori, che potrebbero ricavarne indicazioni sbagliate e fare quindi scelte sbagliate.

Come in numerose occasioni precedenti, noi abbiamo oggi una (inquietante) sensazione:

  • si sta facendo ogni sforzo per “raccogliere la mandria”

  • e portarla dentro a due recinti

  • il primo recinto si chiama “BTp” (ma anche US Treasury, il cui rendimento questa settimana è salito al 3,70% sulla scadenza a 10 anni)

  • il secondo recinto si chiama “AI” ovvero intelligenza artificiale (e quindi indice Nasdaq, nell’ultima settimana +3,5%)

  • e quando saranno tutti ben raccolti ed ammassati, poi arriva … la marchiatura a caldo del bestiame

Ma questa è solo una nostra fantasia, e non una concreta indicazione, almeno per ciò che si può dire alla data del 20 maggio 2023. Noi ci ritorneremo sopra tra qualche mese, o settimane. Oggi, invece, ci occupiamo della realtà di oggi, e come sempre di cose concrete.

Dicevamo sopra che tutto lo sforzo dei media (quotidiani, settimanali e TV) a pompare il tema degli “strumenti che proteggono dall’inflazione” porta alla massa degli investitori un messaggio fortemente distorto: una lettura affrettata potrebbe fare pensare, alla massa degli investitori, che tutta la gestione del portafoglio titoli, e quindi del loro risparmio, debba essere orientata alla lotta all’inflazione.

Si tratta di un errore, e per di più anche di un errore grossolano.

Puntare tutti i propri soldi sulla “lotta all’inflazione”, nel maggio 2023, è un errore grave, perché implica che si ritiene che sia l’inflazione, oggi, il fattore decisivo, per muovere nel futuro i prezzi di azioni, obbligazioni, materie prime e valute. Non sarà così: azioni, obbligazioni, valute e materie prime, nelle prossime settimaane e mesi, saranno mosse (in alto ed anche in basso) da altri fattori, che sono del tutto diversi dall’inflazione.

L’inflazione, ormai, c’è: è un dato di fatto. Contrariamente a quello che vi era stato raccontato, non se ne va: e ci fa sorridere il fatto che adesso, nel mese di maggio 2023, lo scrivono tutti.

Per quale ragione a noi fa sorridere? Semplice:

  • perché a gennaio e febbraio, le medesime persone che oggi si impegnano alla ricerca degli “strumenti per combattere l’inflazione” a ni spiegavano che “l’inflazione ormai è un problema del passato ed il 2023 sarà l’anno delle obbligazioni”;

  • e poi perché i quotidiani, e le Reti di promotori finanziari, e persino i siti di trading-on-line (immagine sotto), cercano di vendere la “lotta all’inflazione” ma al medesimo tempo pompano un secondo tema, quello della “recessione”.

La cosa fa sorridere, perché allora bisognerebbe trovare quegli strumenti finanziari che “proteggono dall’inflazione ma al tempo stesso proteggono dalla recessione”.

Che secondo la banca globale Deutsche Bank ha ormai una probabilità del 100% negli Stati Uniti. E’ una certezza, la recessione, secondo Deutsche Bank (grafico).

E, pensandoci bene, sarebbe utile trovare quegli strumenti finanziari che “proteggono dall’inflazione e proteggono dalla recessione e proteggono dai fallimenti delle banche e allo stesso tempo proteggono dal crollo del settore immobiliare”

Strumenti così, ovviamente non ne esistono: esiste una sola ed autentica protezione, che è quella di

  1. gestire quotidianamente in modo attivo il proprio portafoglio di investimenti

  2. sulla base di previsioni per il futuro delle economie che ogni giorno vanno aggiornate con i nuovi dati disponibili

  3. da cui si ricavano i rendimenti ed i rischi futuri di ogni asset finanziario

  4. sulla base dei quali si scelgono gli strumenti finanziari, il timing, la quantità ed ogni altro aspetto operativo della gestione di portafoglio

Non c’è un solo strumento capace di “proteggere i risparmi dall’inflazione e dalla recessione e dai fallimenti delle banche e allo stesso tempo dal crollo del settore immobiliare”. I quattro punti che avete appena letto qui sopra, invece, sono la sola autentica protezione.

E quindi, come avrete già capito, il vostro autentico nemico sono gli errori: gli errori di previsione di cui al punto 2, gli errori di valutazione di cui al punto 3, e gli errori di messa in pratica di cui parla il punto 4 del nostro elenco qui sopra.

E di errori, negli ultimi anni, ne abbiamo visti tanti: come mai prima, mai in alcuna precedente fase dei mercati finanziari.

Il più grande errore, voi lettori non lo conoscete ancora: lo misurerete solo dopo, dalle conseguenze (negative): mentre invece l’errore più commentato, su questo non c’è dubbio, è quello del grafico che segue, che abbiamo preso dal Financial Times insieme con l’articolo che leggete sotto.

Recce’d ritorna con i suoi commento dopo che avrete letto l’articolo.

Questa settimana la Banca d'Inghilterra organizza un "Festival degli errori" per celebrare le lezioni apprese dai disastri finanziari del lontano passato. Alcuni sostengono che la Banca d'Inghilterra e le sue controparti di altre banche centrali dovrebbero concentrarsi su errori più recenti.

Le economie avanzate stanno vivendo l'esplosione di inflazione più acuta - e più duratura - da una generazione a questa parte. Eppure, quasi tutti i responsabili della fissazione dei tassi non sono riusciti a capire fino a che punto le pressioni sui prezzi sarebbero aumentate - e sarebbero rimaste, nonostante le quantità record di stimoli monetari e fiscali.

La maggior parte dei responsabili dei tassi della Federal Reserve non è riuscita a prevedere che l'inflazione sarebbe mai salita, e ha poi sovrastimato la velocità del suo declino. Gli economisti della BoE e della Banca Centrale Europea hanno sottovalutato l'entità e la persistenza dell'inflazione. In tutto il mondo, le previsioni errate hanno contribuito a far sì che i banchieri centrali non riuscissero a svolgere il loro compito principale: mantenere la stabilità dei prezzi.

L'incapacità di individuare l'inflazione non solo ha fatto sì che i banchieri centrali rischiassero l'instabilità finanziaria dovendo aumentare i tassi molto più rapidamente del solito, ma ha anche minacciato la credibilità delle istituzioni che si affidano alla fiducia per guidare l'economia verso una crescita sostenibile.

Stephen King, consulente economico senior di HSBC, attribuisce la colpa del loro fallimento collettivo al fatto che i responsabili della fissazione dei tassi si affidano troppo alla loro capacità di controllare le aspettative del pubblico su ciò che accadrà ai prezzi in futuro.

In tempi normali, le regole che governano le decisioni delle imprese in materia di prezzi e le richieste di aumento dei salari da parte dei lavoratori possono essere influenzate dagli obiettivi di inflazione dei banchieri centrali, che si aggirano intorno al 2%.

Ma ciò che le previsioni non hanno dimostrato è che queste regole valgono solo quando l'inflazione è sostanzialmente stabile. Una volta che le pressioni sui prezzi si impennano - e si mantengono alte - la gente comincia a credere che "la banca centrale stia dicendo sciocchezze". Lo scetticismo si diffonde e le recenti letture dell'inflazione diventano più importanti dell'insistenza delle banche centrali sul fatto che le loro politiche possono contenere le pressioni sui prezzi.

Il colpo di reputazione causato dall'incapacità di prevedere l'inflazione ha costretto le banche centrali ad alzare i tassi in modo aggressivo - fino a 75 punti base in singole votazioni - per convincere gli investitori e l'opinione pubblica del loro impegno a mantenere bassa l'inflazione.

In alcuni ambienti, ciò ha portato anche a un esame di coscienza.

La BCE ha fatto un mea culpa per la sua sottostima dell'inflazione e ha promesso di concentrarsi maggiormente sull'inflazione sottostante piuttosto che sui modelli di previsione in futuro. Anche il FMI ha parlato apertamente dei suoi "errori di previsione", anche se questo candore non è apparso in nessuno dei suoi rapporti principali.

La BoE è stata più combattiva, sostenendo che i suoi errori non sono dovuti a errori nel modo in cui elabora le sue previsioni e sono invece il risultato di grandi shock come la guerra in Ucraina, che non avrebbe potuto prevedere.

Mentre altre organizzazioni sono state meno difensive, altri economisti avvertono che il pubblico dovrebbe concentrarsi meno sulla correttezza o meno delle proiezioni.

Questo, sostengono, è impossibile e l'opinione pubblica dovrebbe concentrarsi maggiormente sul fatto che le proiezioni dicano qualcosa di perspicace sull'economia in questo momento.

Richard Hughes, che dirige l'organo di controllo fiscale indipendente del Regno Unito, l'Office for Budget Responsibility, ha riconosciuto che l'incapacità di individuare l'aumento delle pressioni sui prezzi è stato, insieme alla sottovalutazione del calo della crescita della produttività dopo la crisi finanziaria globale, uno dei "due grandi errori di previsione macro" commessi negli ultimi decenni.

Tuttavia, le previsioni rimangono, ha detto, "la migliore comprensione del futuro, condizionata dalla conoscenza del presente".

Ha sottolineato l'analogia tra queste previsioni e i prezzi dei mercati finanziari, che si muovono anch'essi al variare dei fatti. "I mercati reagiscono alle notizie, mentre noi ci sbagliamo", ha detto Hughes.

Alexandra Dimitrijevic, responsabile globale della ricerca e dello sviluppo presso l'agenzia di rating Standard & Poor's, ha affermato che lo scopo delle previsioni non è quello di azzeccare i numeri fino all'ultima virgola, ma di "guardare al racconto, alla direzione e ai rischi".

"Per definizione, una previsione non è mai giusta. La questione è se è utile", ha aggiunto Dimitrijevic.

Clare Lombardelli, il nuovo capo economista dell'OCSE, ha osservato che le previsioni di un inverno cupo in Europa si basavano su ipotesi di clima che, per fortuna, si sono rivelate più calde del normale, il che significa che gli stoccaggi di gas, e quindi la crescita economica, hanno retto.

Daniel Leigh, che dirige il team che produce il World Economic Outlook del FMI - che comprende le proiezioni per ciascuno dei 192 Paesi membri del Fondo - ha affermato che non riuscire a prevedere le principali tendenze economiche non significa che i previsori siano sprovveduti.

Anche se si rivelano errate, funzionari e ministri trovano comunque utili le proiezioni del Fondo, perché danno un senso di scala e spiegano i probabili effetti a catena delle tendenze globali.

"La priorità è dare ai decisori un'idea di cosa aspettarsi, ma anche dei rischi, in modo che possano prendere le misure necessarie", ha detto Leigh.

Tuttavia, altri sono meno comprensivi.

Mohamed El-Erian, presidente del Queens' College di Cambridge e consulente di Allianz, ha affermato che la previsione iniziale della Federal Reserve, secondo cui l'alta inflazione sarebbe stata "transitoria", è stata "una delle peggiori decisioni degli ultimi decenni".

Ha sostenuto che se la Fed avesse esaminato più attentamente i dati delle imprese e le implicazioni delle proprie azioni, avrebbe individuato prima la gravità dell'aumento dell'inflazione.

Lombardelli ha riconosciuto che le banche centrali si trovano di fronte a un compito particolarmente difficile, in quanto devono non solo elaborare previsioni sull'inflazione, ma anche definire le politiche per influenzare le pressioni sui prezzi da qui a due anni.

"Cosa si può ipotizzare sugli effetti della politica se si è il policymaker?", ha detto.

Questa sfida è particolarmente ardua in un contesto come quello attuale, in cui è difficile prevedere le conseguenze della pandemia e dell'invasione russa dell'Ucraina.

El-Erian ritiene che rispettarlo si rivelerà difficile, soprattutto per la Fed.

Le banche centrali, soprattutto negli Stati Uniti, hanno commesso gravi errori di previsione "unilaterali" senza riconoscerli. Tali errori potrebbero essere imputati ai modelli che "non riescono a tenere il passo con i significativi cambiamenti strutturali dell'economia", all'aver esaminato troppo tardi i "microdati" e al pensiero di gruppo.

La nostra professione, il lavoro che Recce’d fa per il Cliente, non è ovviamente quello di leggere i giornali: invece, è quello di cui si parla proprio in questo articolo, ovvero fare le migliori previsioni possibili, sulla base delle conoscenze disponibili, ed proprio sulla base di questo, come è spiegato nell’articolo,

dare ai propri Clienti un’idea di che cosa aspettarsi, ma anche dei rischi.

E gestire in questo modo i portafogli modello.

Come abbiamo scritto sopra nei quattro punti, ogni investitore deve tradurre le informazioni in scelte pratiche e concrete, che producono risultati allo stesso tempo proteggendo il patrimonio (e non solo dall’inflazione, ovviamente). Voi, amici lettori, in che modo vi occupate del vostro patrimonio?

Noi in Recce’d in quanto gestori dei portafogli modello, lavoriamo allo scopo di individuare le opportunità di guadagno migliori, dati i rischi che sono presenti: ed oggi, nel maggio del 2023, quasi le opportunità migliori derivano dagli errori di cui parlava l’articolo e dei quali abbiamo scritto più sopra, e dalle conseguenze di quegli errori nei prezzi dei mercati.

Un concreto esempio? Come leggete anche nell’immagine che segue, i prezzi delle diverse classi di asset risultano spesso non coerenti, e quindi non sostenibili. Non tutti insieme, come minimo.

Da analisi come queste (che in questo specifico Post oggi noi NON approfondiremo) oggi derivano le migliori opportunità di guadagno per gli investitori.

Detto delle opportunità, e di come individuarle, resta però da coprire il lato dei rischi: e qui entrano in gioco i fattori sistemici, ai quali abbiamo accennato per tutta la settimana appena trascorsa alla pagina NEL MOTORE DELLA PERFRMANCE del nostro sito, alla quale potete accedere attraverso la pagina MERCATI. Un esempio? Il problema del “tetto al debito dello Stato” negli Stati Uniti.

Le parole di Ray Dalio che leggete nell’immagine seguente illustrano, sinteticamente ma in modo efficace, quale è oggi il maggiore fattore di rischio che riguarda ognuno di noi investitori.

Questo tema, ed in generale quello dei fattori sistemici di rischio, è oggi decisivo per le scelte della gestione del proprio portafoglio: ma anche questo oggi NON verrà sviluppato in questo Post.

Questo Post noi lo dedichiamo agli errori, agli errori nelle previsioni ed agli errori nella valutazione degli asset finanziari, ed a come guadagnare dalle conseguenze degli errori.

Facciamo qui un esempio concreto: la curva dei rendimenti. Per fortuna dei nostri Clienti, noi di Recce’d abbiamo per oltre un anno sostenuto che era un errore interpretare il segnale che arriva dalla curva dei rendimenti oggi allo stesso modo nel quale lo si interpretava nei precedenti episodi di inversione. Nel corso dell’ultima settimana, poi, lo ha scritto anche il Wall Street Journal, come vi mostriamo qui sotto nell’immagine: “l’inversione della curva potrebbe semplicemente riflettere un errore nelle previsioni”.

Questa osservazione è di importanza centrale, proprio oggi, perché alcune parti del mercato prezzano gli asset sulla base del tema “recessione” mentre altre parti del mercato ignorano del tutto il tema “recessione”: le conseguenze pratiche di questa divergenza, che anche ieri è stata chiamata in causa proprio da Jerome Powell, sono molto rilevanti, come si scrive nell’immagine qui sotto.

L’immagine dice che la persistente divergenza tra quello che la Federal Reserve ha ripetutamente affermato a proposito dei tassi ufficiali e quello che oggi viene scontato dai prezzi sui mercati finanziria è decisamente inusuale. Ed è anche destabilizzante visto che la soluzione di questo dilemma ci porterà, in alternativa:

  • una esplosione della volatilità sui mercati finanziari; oppure

  • una ulteriore erosione della credibilità della Banca Centrale.

Come abbiamo già scritto più in alto, noi investitori abbiamo, oggi, una sola certezza: non possono avere ragione tutti e due. Uno di questi due si sbaglia: commette un errore.

E da questo errore di valutazione, che può essere dei mercati finanziari oppure può essere della Federal Reserve, voi lettori ed investitori potete guadagnare.

E guadagnare moltissimo. Sempre che vi posizioniate dalla parte giusta.

Ad esempio: secondo voi lettori, c’è la recessione oppure non c’è? Voi avete già fatto la vostra scelta, anche se probabilmente non ve ne rendete conto: il vostro attuale portafoglio titoli riflette la vostra opinione su questo dilemma, e sugli altri interrogativi che pesano oggi sui mercati. Voi oggi non ve ne rendete conto, ma con i vostri soldi avete già fatto la vostra scelta. Oppure, vi hanno portato a fare una certa scelta: senza spiegare a voi però su che cosa avete scommesso i vostri soldi. Vi hanno indirizzato, probabilmente utilizzando vecchissimi schemi, vecchissimi modi di ragionare e valutare, e probabilmente facendo vedere a voi i “grafici degli ultimi cinquanta anni”.

Lasciarvi portare per mano in questo modo non è una buona idea: non produrrà risultati positivi, semplicemente perché intorno a voi le cose si sono evolute e modificate. Le cose sono cambiate: gli errori che noi abbiamo documentato qui sopra hanno lasciato un segno profondo nella realtà.

Ricordate “Don’t fight the Fed”? Moltissimi, investitori ed operatori di mercato, lo ripetevano come il Padre Nostro, come il richiamo ad una Supera Autorità: era per molti la regola numero uno dell’investimento. Oggi questo è cambiato: non c’è più.

Per fortuna dei nostri Clienti, Recce’d ben tre anni fa aveva preso una posizione molto forte al proposito: una posizione OPPOSTA a “Dont’t fight the Fed”, una posizione che abbiamo illustrato anche qui nel Blog, nel 2020 e poi in molte occasioni negli anni successivi.

Oggi, nel 2023, quella posizione nostra posizione del 2020 non è più soltanto nostra: e inaspettatamente si sono avvicinati alle nostre posizioni anche soggetti mai avremmo immaginato. Ed oggi, quella nostra posizione del 2020 è diventata persino “popolare”.

Ad esempio, questa è oggi la posizione del quotidiano popolare di maggiore tiratura nel Regno Unito, il quotidiano The Sun (celebre più che altro per le foto in terza pagina), il quale con il titolo che vedete qui sopra suggerisce agli investitori che non è una buona idea “fare quello che ci dicono di fare le Banche Centrali”. Pare, secondo The Sun, che si sbaglino quasi sempre: How can The Bank of England be so WRONG?”.

Lo abbiamo già scritto, ed è la storia che ci insegna questo: nel Regno Unito, questi processi sono semplicemente più rapidi, nel loro sviluppo, rispetto all’Europa Continentale: ma facendo poi i conti alla fine, le cose che accadono da una parte e dall’altra della Manica (in questo specifico ambito) sono esattamente le medesime. Rivedetevi gli anni tra il 2006 ed il 2009, se vi servisse un concreto esempio.

Tornando al nostro tema, gli errori della Banca di Inghilterra citati dal quotidiano The Sun sono stati sicuramente inferiori agli errori che ha commesso la BCE. La sola differenza? La maggior parte dei quotidiani del Continente NON utilizza questo tipo di titolazione: ma provate un po’ a sostituire i numeri, nell’immagine, e vi renderete conto di ciò che noi abbiamo affermato a proposito della BCE. Non è difficile.

Questa ondata di malcontento, che si trasformerà in protesta tra il pubblico generale, e che si è già trasformata in sfiducia sui mercati finanziari e tra gli investitori, oggi è molto visibile a Londra, un po’ meno a Parigi, meno ancora a Francoforte. In Italia, almeno per ora, il malcontento verso le Banche Centrali viene espresso solo da una parte minoritaria dei media.

Il punto che Recce’d vuole evidenziare con questo Post è il seguente: il malcontento che monta, e che diventa visibile attraverso i media di massa, è una reazione agli errori che sono stati commessi, e di errori ce ne sono stati tanti, troppi. Di alcuni errori il grande pubblico ancora non si è ancora reso conto. Dell’inflazione, di quella sì: si è reso conto. E gli investitori? Anche gli investitori si sono già resi conto di qualche errore (ma non ancora di tutti), e se ne sono accorti a causa delle perdite sui portafogli delle obbligazioni: in settimana abbiamo documentato, alla pagina TWIT - TWOO, quelle perdite del 20% sui BTP Futura, che soltanto 12 mesi fa erano … di gran moda, proprio come oggi sono di moda sui giornali il BTp Valore oppure i conti di deposito. Il marketing fa ruotare i nomi dei prodotti (la sostanza è sempre la medesima), e non solo per i biscotti al supermercato.

Veniamo alle conclusioni di questa sintetica esposizione: avete appena letto un articolo, nel quale un autorevole quotidiano (Financial Times) commenta i numerosi errori delle Banche Centrali. Questi errori sono opportunità di investimento, nel maggio 2023.

E state per leggere un secondo articolo, di un altrettanto autorevole quotidiano (The Telegraph: ovvero un quotidiano di orientamento Conservatore, e vicino al Governo in carica) che esamina il medesimo tema, ma con un taglio più orientato alla vita sociale ed alla economia reale, che ai mercati finanziari. E ci indica altre opportunità per i portafogli modello.

Chi legge il nostro Blog, in questo maggio del 2023, è chiamato a una presa di responsabilità: dato che gli errori descritti nel nostro Post hanno modificato la realtà nella quale noi tutti operiamo ed investiamo, ognuno di noi oggi è chiamato a decidere senza potersi affidare ad una Autorità Suprema. Deve agire e sbagliare … in conto proprio.

Per conseguenza, oggi la gestione del portafoglio deve allo stesso tempo sfruttare gli errori che abbiamo documentato qui, e fare il massimo sforzo (di accuratezza, attenzione e concentrazione) per proteggere il patrimonio dagli ERRORI di previsione e valutazione per ciò che riguarda il prossimo futuro.

Facciamo un esempio pratico: preoccuparsi oggi di “proteggersi dall’inflazione” significa guardare nello specchietto retrovisore, perché quella battaglia era da combattere nel 2021. Oggi gli investitori si trovano a combattere non una singola battaglia ma una guerra tutto campo, aperta su più fronti. L’inflazione non è il nemico principale del vostro portafoglio titoli, nel maggio 2023: se vi ossessionate con l’inflazione, perdete del tutto di vista un grande numero di grandi opportunità. Il Mondo è già cambiato, e ce lo hanno spiegato anche Powell e Yellen ieri. E lo leggete anche su The Telegraph, nell’articolo che chiude il nostro Post.

Per oltre un anno Andrew Bailey ha cercato di individuare le cause della crisi inflazionistica britannica che non coinvolgessero la Banca d'Inghilterra o il suo Comitato di Politica Monetaria. Non è stato un compito facile, visto che la sua istituzione è responsabile della stabilità dei prezzi.

Bailey si è ritrovato nei guai lo scorso febbraio dopo aver chiesto una "chiara moderazione" da parte di datori di lavoro e dipendenti durante le negoziazioni salariali, in un momento in cui l'inflazione era al 6% su base annua, il triplo dell'obiettivo della Banca.

Questa settimana, imperterrito, ha scatenato un'altra reazione accusando le richieste salariali per il perdurare dell'inflazione.

È da oltre un anno che il governatore della Banca d'Inghilterra lascia intendere di temere una spirale salari-prezzi: quel temuto (e costoso) circolo vizioso in cui i salari aumentano in risposta all'inflazione, portando a un'altra serie di aumenti dei prezzi.

E si suppone che la spirale continui.

Forse ora è più cauto nel formulare i suoi avvertimenti rispetto al 2022, ma li lancia ripetutamente.

Nel corso di una sessione di prove orali all'inizio di quest'anno, il governatore ha dichiarato al Treasury Select Committee che "l'inflazione scenderà molto rapidamente", il che deve essere "tenuto in considerazione" quando si fissano le retribuzioni.

In parole povere: attenzione all'impatto di salari più alti, soprattutto se si vuole far scendere rapidamente il tasso di inflazione.

Ma questa è la prima volta nella saga dell'inflazione che il governatore afferma esplicitamente che nel Regno Unito è in atto una spirale salari-prezzi.

Parlando a un gruppo di dirigenti d'azienda a Londra, ha insistito sul fatto che gli "effetti del secondo ciclo" dell'inflazione - cioè l'aumento dei salari - stanno ora contribuendo al rallentamento del tasso d'inflazione rispetto a quanto previsto all'inizio dell'anno.

Si tratta di un'affermazione potenzialmente convincente. Dopo tutto, tra gennaio e marzo di quest'anno la crescita dei salari regolari (che esclude i bonus) è stata in media del 7% per i dipendenti del settore privato; per i dipendenti del settore pubblico, la retribuzione media è cresciuta del 5,6%.

Molte persone sanno di aver avuto un aumento di stipendio, ma stanno anche lottando per tenere il passo con le spese settimanali e le bollette mensili.

Quindi forse sono le loro richieste di salario e i loro aumenti che hanno contribuito all'aumento dei prezzi che ora stanno causando l'inflazione?

Può essere convincente, ma semplicemente non è vero. Peggio ancora, questa narrazione cerca di scaricare la responsabilità sulle imprese e sui lavoratori, che non sono i colpevoli.

Le affermazioni sulle spirali salariali sono state ampiamente sfatate: l'aumento dei salari dei dipendenti non può da solo causare l'inflazione. Piuttosto, gli aumenti salariali ritardati possono riflettere il graduale adeguamento a un eccesso di denaro in circolazione.

È vero che si possono verificare molti cicli di aumento sia dei salari che dei prezzi quando l'inflazione filtra. Potrebbe sembrare che uno provochi l'altro.

Ma senza un aumento significativo dell'offerta di moneta - che incrementi la domanda aggregata - una persona pagata di più, in tempi normali, significherebbe semplicemente meno denaro e meno domanda altrove.

È molto più probabile, quindi, che le centinaia di miliardi di sterline di stampa di moneta che la Banca ha intrapreso nel corso degli ultimi anni.

È molto più probabile, quindi, che le centinaia di miliardi di sterline di stampa di moneta che la Banca ha intrapreso durante la pandemia (stampando più denaro nel primo anno di Covid che nel decennio precedente) siano la causa principale dell'inflazione, non degli aumenti salariali.

Come Ryan Bourne del Cato Institute ha riassunto in modo piuttosto succinto l'anno scorso, considerare la crescita dei salari come il problema dopo un'espansione record dell'offerta di moneta è come "lamentarsi della gravità come causa del precipitare a terra dopo che qualcuno vi ha gettato da un aereo".

Inoltre, gli aumenti salariali a cui stiamo assistendo non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli degli anni '70, quando la crescita dei salari poteva eguagliare o addirittura superare l'inflazione di ben oltre il 20%.

Oggi gli aumenti salariali sono inferiori al tasso di inflazione. Gli aumenti salariali del 7% in media vengono assorbiti dall'aumento dei prezzi. Quindi i salari, in termini reali, stanno diminuendo: il lavoratore medio si sente in realtà peggiore del 3%.

Bailey ha fatto riferimento alla pandemia e alla guerra illegale della Russia contro l'Ucraina come cause dell'inflazione.

Entrambi sono stati fattori importanti, senza dubbio, ma ha sempre evitato di parlare delle decisioni di politica monetaria della Banca e della sua dipendenza dal denaro facile e a basso costo, come un altro fattore critico che ha portato all'inflazione a due cifre.

Tuttavia, la decisione del governatore di aggiungere formalmente alla sua lista la spirale salari-prezzi è curiosamente tempestiva. La prossima settimana conosceremo il tasso di inflazione per l'anno fino ad aprile 2023.

Il mese scorso - e più in generale la primavera - è stato considerato dalla Banca come un punto di svolta molto importante: più o meno il momento in cui i dati dovrebbero mostrare che il tasso di inflazione inizia a scendere rapidamente.

L'opinione comune è che il mese di aprile vedrà un movimento significativo.

Ciò che preoccupa, tuttavia, è che nel rapporto del Comitato di Politica Monetaria all'inizio di questo mese, la Banca ha effettivamente aumentato le sue previsioni sull'inflazione: dal tasso che scende al 3,9% su base annua nel dicembre 2023, al 5%.

È vero che i prezzi dell'energia stanno scendendo - e velocemente. Ma gli aumenti inaspettati di altri servizi domestici e dei costi alimentari continuano a compensarli. Le previsioni sbagliate non sono una novità.

La Banca ha ripetutamente sottovalutato l'inflazione nelle sue previsioni - un errore molto costoso.

Credeva che l'inflazione avrebbe iniziato a scendere all'inizio di quest'anno, e questo è presumibilmente il motivo per cui, quando il numero 10 ha fatto le sue cinque promesse all'inizio dell'anno, ha incluso con fiducia la promessa di "dimezzare l'inflazione".

Invece, il tasso è rimasto a due cifre per sei mesi - al 10,1% su base annua a marzo - rendendo la Gran Bretagna un'anomalia sempre più brutta, soprattutto se paragonata a Paesi come gli Stati Uniti.

Bailey potrebbe fare delle scommesse, e in uno dei due modi. In primo luogo, una previsione cupa che si rivela sbagliata tende a suscitare meno critiche di una ottimistica.

Più probabilmente, è consapevole che si sta intensificando l'esame della Banca e del suo fallimento nel tenere in pugno la tigre dell'inflazione.

Ha insistito sul fatto che l'inflazione fosse "transitoria" mentre saliva alle stelle, ed è stata troppo lenta nell'aumentare i tassi per riportare i prezzi sotto controllo.

Sono mesi che la gente sente il dolore dell'aumento dei prezzi e dei tassi. E la Banca ha ben poche nuove scuse dietro cui nascondersi (ed è probabilmente per questo che ne ripete di vecchie).

Una spirale salari-prezzi potrebbe essere l'ultimo tentativo di distrarre da quelli che sono ormai evidenti fallimenti della politica monetaria. Ma le prove che un fenomeno del genere si stia verificando sono scarse.

La responsabilità per la crisi dell'inflazione ricade interamente sulla Banca d'Inghilterra. I lavoratori devono già affrontare le terribili conseguenze dei suoi fallimenti. Non dovrebbero essere accusati ingiustamente di aver peggiorato l'inflazione per aver semplicemente ottenuto un aumento di stipendio.

Valter Buffo
Disperazione: una incredibile opportunità
 

Anticipiamo, per una volta, la conclusione del nostro lavoro nel Post di oggi: fino a che quello che raccontiamo qui non sarà risolto, i mercati rimarranno nell’instabilità, nell’incertezza e nella fragilità che vediamo oggi. Siamo, tutti, LONTANISSIMI dalla soluzione (molto, molto lontani) e qui Recce’d spiega il perché.

Da sempre, l’arte dell’investimento consiste nel bilanciare, giorno per giorno, e con estrema accuratezza, il rischio ed il rendimento. L’avidità e la paura.

Dove non c’è rischio, non esiste il rendimento. Si paga un rendimento, a chi detiene un asset, soltanto se accetta di correre un rischio. la pura è un elemento essenziale: non può mancare, perché controbilancia la avidità e soltanto così il gioco ha successo.

Questo lo sanno tutti.

In pochi, al contrario, hanno colto un decisivo cambiamento intervenuto negli anni Duemila.

Il cambiamento è il seguente: le Banche Centrali, dichiarando pubblicamente lo scopo di “salvare il sistema” (in realtà: salvare solo una parte del sistema) sono intervenute ed hanno distorto il funzionamento dei mercati finanziari, allo scopo di fare uno strumento della politica monetaria.

Il loro intervento ha avuto come effetto immediato quello di “eliminare il rischio” nella percezione degli investitori. Il rischio NON si può eliminare perché NON sta nei mercati finanziari bensì nella relatà dove i soldi vengono impiegati.

Ma si può manipolare la mente della massa degli investitori. Per un certo periodo di tempo.

Questo “grande disegno” ha funzionato per una decina di anni, ma è saltato per aria nel corso degli ultimi tre anni.

Oggi quel “grande disegno” non c’è più. E il nuovo “grande disegno” non c’è ancora.

Il pubblico degli investitori, nel frattempo:

ha sostituito l’elemento che si chiama “paura” o “rischio” con un nuovo elemento che si chiama “disperazione”.

Ognuno di noi se ne rende facilmente conto: ogni mattina, sul Web, consultando le Home Pages dei maggiori quotidiani, vediamo che la prima notizia (che viene prima dell’Ucraina, del Papa di Roma, della Champions League, del Governo italiano) è:

una nuova soluzione per investire il risparmio.

Qui sotto vedete la Home del sito del Corriere della Sera, il giorno venerdì 12 maggio, alle ore 9,30.

Come vedete, “come scegliere i BTP” è la notizia di maggiore rilevanza e di maggiore richiamo, secondo il maggiore quotidiano italiano il venerdì mattina 12 maggio 2023.

Noi giudichiamo questo fatto importante: un segnale forte. Molti altri esempi li abbiamo già pubblicati, alla pagina TWIT - TWOO del nostro sito. Voi lettori ricordate situazioni simili a questa, in periodi di “non-crisi”?

Per questo a noi la cosa risulta (per più di una ragione) impressionante. Oggi, c’è un vasto pubblico che cerca un consiglio dai quotidiani, per capire che cosa fare dei propri risparmi. Impressionante.

Impressionante, ma decisamente comprensibile. Come Recce’d ha descritto nel dettaglio da mesi, mancando un “grande disegno” da vendere al pubblico, le Banche centrali e le banche di investimento hanno rinunciato del tutto al loro ruolo di “pastori del gregge” degli investitori. Non c’è più lo “scenario condiviso”, ovvero il “quello che pensano tutti” (che è stato, negli anni, prima il “tutto tornerà come prima”, poi “è in arrivo il boom economico più grande di sempre” e poi la “inflazione transitoria” ed infine anche il “soft landing dove nessuno avrà da soffrire”). Come i biscottini della consolazione che tutti diamo al nostro cane.

Oggi nel 2023 invece tutti dicono, e scrivono, che “andremo dato per dato”, mese per mese, settimana per settimana. Fatto che implica che “non si può più escludere nulla”. Abituati da una dozzina di anni a sentirsi ripetere che “i mercati finanziari possono solo salire” adesso gli investitori si sentono dire che “i mercati finanziari potrebbero anche scendere”. Dei valori degli immobili poi … meglio proprio non parlare.

E non sanno più che cosa fare. da qui deriva la disperazione: un senso di impotenza, e di sconfitta inevitabile: come la mattina, risvegliandosi dal sogno.

Quello che leggete di seguito è, a nostro parere, l’articolo più utile, perché più significativo, pubblicato in questa prima parte del 2023. In pochi paragrafi, l’articolo vi spiega:

  1. perché tutti gli indici dei mercati finanziari sono fermi da gennaio a metà maggio 2023: il diffuso senso di precarietà che porta alla disperazione di massa

  2. quali sono le cause di questa anomala situazione: l’atteggiamento di almeno una parte della massa degli investitori, che gradualmente si diffonde poi a tutta la massa (“rendimento spettacolare … spostare le opportunità di una vita”) che compera Tesla a 400 dollari USA ma la rivende a 165 dollari USA “prima che scenda ancora”.

  3. quello che, inevitabilmente capiterà nel momento in cui questo fragilissimo equilibrio salterà per aria (alla produttività degli investimenti, ai Fondi Pensione, al Private Equity, fino al recente diffondersi delle opzioni “a giorno zero” negli Stati Uniti)

Ripetiamo che in questi pochi paragrafi c’è davvero tutto quello che a voi lettori serve, per interpretare il presente e operare con successo nel prossimo futuro. Due cose che invece NON troverete leggendo gli articoli dei quotidiani e i siti web di chat.

Ovviamente, nei pochi paragrafi che seguono NON potete trovare il dettagli e le indicazioni operative: per quelle occorre lavoro, dettaglio, specifiche. Questo è il quotidiano lavoro di Recce’d.

Noi siamo qui, disponibili, per confrontarci con voi.


Paura contro disperazione

La paura è importante nei mercati. Infatti, è tradizione vedere i prezzi come determinati dall'equilibrio tra paura e avidità. I due istinti spingono gli investitori a sostenere opportunità di crescita entusiasmanti, ma ad evitare rischi insensati. Uno dei tanti modi per spiegare gli strani mercati degli ultimi anni è quello di fare una sostituzione.

Le persone sono ancora avide, perché sono umane, ma a guidare le decisioni di investimento non è tanto l'avidità quanto la disperazione. E la disperazione può superare le paure.

Se siete molto al di sotto dell'acqua, il vostro interesse per l'investimento paziente in indici, o per la selezione di titoli in stile Buffett, sarà limitato. State annegando e dovete raggiungere la superficie per sopravvivere. Se vi capita di avere del denaro e siete disperati, lo impiegherete per darvi le migliori possibilità di ottenere un rendimento spettacolare, anche se c'è la concreta possibilità che si azzeri.

Nella vita reale, le persone che non hanno nulla da perdere sono pericolose. Pensate agli attentatori suicidi che sono felici di morire, o ai quarterback che lanciano un passaggio "Ave Maria" negli ultimi secondi. Oppure, in termini finanziari, ai trader disonesti che, a causa delle perdite, rischiano di essere licenziati e quindi raddoppiano i rischi che potrebbero salvarli. Normalmente si tratta di azioni estremamente stupide e irresponsabili, ma quando si è disperati hanno senso. Ma creano anche pericolo per gli altri.

Dove si vedono investimenti disperati? Due anni fa, il fenomeno dei meme stock era alimentato dalla rabbia e dalla disperazione, piuttosto che dall'avidità. Ecco cosa scriveva Points of Return all'epoca. L'entusiasmo intorno a GameStop e ad altre società rifletteva in parte il desiderio di danneggiare i venditori allo scoperto, che erano ampiamente visti come cattivi. Ma ha anche mostrato gli incentivi che i piccoli investitori con assegni di stimolo devono affrontare per investire.

Le giovani generazioni si trovano già ad affrontare un futuro difficile, senza le generose garanzie pensionistiche dei loro genitori, appesantite dai prestiti agli studenti e con poche prospettive di poter acquistare una casa. In questa situazione, potrebbe essere più sensato impiegare una vincita in un modo rischioso, che potrebbe anche fare il botto. Un approccio più sicuro basato su un fondo indicizzato non sposterà l'ago della bilancia delle opportunità di vita di una persona di questo tipo; una grossa vincita che schiaccia gli short potrebbe invece farlo.

Per un altro esempio, provate con i fondi pensione. La mia collega Allison Schrager ha scritto di questo articolo di Vrinda Mittal della Columbia Business School. Il documento proclama che il "capitale disperato" porta a una peggiore produttività e si concentra sui fondi pensione aziendali statunitensi. I bassi tassi di interesse hanno lasciato molti di loro con profondi deficit, perché rendono più costoso finanziare le promesse ai pensionati (o le passività). In una situazione del genere, i gestori dei fondi pensione si trovano ad affrontare gli stessi incentivi di un quarterback quando il tempo sta per scadere: non c'è nulla da perdere da un'Ave Maria. Inoltre, è ampiamente dimostrato che il private equity può funzionare molto bene per gli investitori in grado di sopportare una certa illiquidità, in un approccio notoriamente pionieristico da parte del fondo di Yale.

La statistica chiave del documento di Mittal è la seguente:

Le aziende finanziate prevalentemente dalle pensioni pubbliche più carenti registrano una variazione annua della produttività del lavoro del -5,2%, rispetto alle aziende finanziate da altri investitori che registrano una variazione annua del +5,2%. Le imprese sostenute da fondi di private equity di bassa qualità registrano una diminuzione della produttività. Il meccanismo chiave è la nozione di capitale disperato, in cui le pensioni pubbliche più sottofinanziate allocano il capitale a General Partner di bassa qualità, realizzando rendimenti PE inferiori.

Chi non ha nulla da perdere è pericoloso. Questo è vero anche nell'apparentemente umile mondo della gestione delle pensioni. I tassi bassi hanno portato la disperazione, che ha portato con sé alcune decisioni davvero sbagliate su dove allocare il capitale. Se c'è un filo conduttore nel mondo degli investimenti in questo momento, è la ricerca dell'impatto di questa disperazione. Si sta manifestando in luoghi inaspettati e potrebbe non essere finita. Fate attenzione a chi è in preda alla disperazione.

Anche se non ce ne sarebbe la necessità (perché il precedente articolo dice già tutto) noi vogliamo comunque calare le riflessioni di cui sopra nell’attuale contesto di mercato, allo scopo di fornire, del tutto gratuitamente, a chi legge il nostro Blog un contributo pratico, come facciamo sempre, che li aiuti a andare al di là delle parole che ascoltano ogni giorno dal financial advisor, dal private banker e dal wealth manager, da CNBC oppure dal Sole 24 Ore oppure da una delle varie JP Morgan di questo Mondo.

In un secondo articolo vi raccontiamo il punto di vista di un famoso gestore di portafoglio, le cui competenze si collocano ben al di sopra di quelle medie, e che sicuramente non parla allo scopo di farvi comperare quote di Fondi Comuni oppure di Polizze Vita oppure certificati.

Lui non vi vende nulla. proprio come noi di Recce’d.

Più in basso, alla fine dell’articolo, potete leggere un nostro commento estremamente sintetico.

Stan Druckenmiller ritiene che l'economia statunitense stia barcollando sull'orlo di una recessione, prevedendo un "atterraggio duro" e avvertendo che "ci sono molti altri corpi in arrivo" per quanto riguarda le banche regionali e i fallimenti aziendali.

Il miliardario fondatore del Duquesne Family Office ha dichiarato martedì, durante la 2023 Sohn Investment Conference, che è davvero difficile formulare previsioni economiche accurate, rimproverando alla "Fed di Jerome Powell" di avere "il piede sull'acceleratore" nonostante il rischio di inflazione fosse evidente in mezzo alla ripresa della COVID.

Druckenmiller è stato un grande critico di quella che definisce la politica monetaria troppo facile della Fed e ha continuato a farlo oggi. Ha osservato che dal 1950 ci sono stati solo pochi atterraggi morbidi (“soft landing”) e che le probabilità che ciò accada non sono molto alte, sottolineando il fallimento di Bed Bath & Beyond e avvertendo che potrebbero essercene altri (menzionando in particolare le difficoltà nel settore CRE e il fatto che le banche regionali sono un grande finanziatore di questo settore.

"... Quando si hanno soldi gratis, la gente fa cose stupide. Quando si hanno soldi gratis per 11 anni, la gente fa cose davvero stupide. Quindi c'è qualcosa sotto il cofano, che sta iniziando a emergere. Ovviamente le banche regionali di recente, abbiamo avuto Bed Bath and Beyond.

Ma suppongo che ci siano molti altri organismi in arrivo".

Ha anche criticato la politica fiscale degli Stati Uniti.

"Abbiamo sprecato tutti i nostri proiettili" in un'espansione economica, ha detto, preoccupandosi della situazione fiscale.

"È un cocktail spaventoso quello che ci viene presentato".

Ha aggiunto che non sarebbe sorpreso se i "contabili" tra un anno scoprissero che la recessione è iniziata nel secondo trimestre.

"Non lo so, ma io faccio questo per mestiere e devo avere una previsione", ha detto.

Druckenmiller si è scagliato contro le testate giornalistiche che ripetono all'infinito che questo non è niente di simile al 2008, sottolineando che non ricorda di aver previsto il crollo nemmeno allora.

"È ingenuo non essere aperti alla possibilità che accada qualcosa di veramente brutto", afferma Druckenmiller.

"Questo continuo ripetere che non sembra niente di simile al 2008 o al 2007. Prima di tutto, coloro che lo dicono, non ricordo che nel 2007 avessero previsto ciò che li aspettava e non ricordo che avessero detto che il sistema bancario era così debole...".

Fa parte della sua "matrice", ma non della sua previsione, aggiungendo che non vuole che i titoli dei giornali dicano che sta prevedendo un crollo in stile 2008.

Che cosa sta facendo a questo proposito?

Tanto per cominciare, Druckenmiller dice di non vedere "tiri grassi" ora, notando che i Treasury sono fuori dal tavolo e che è corto sul dollaro, anche se non si tratta di una posizione "massiccia".

Druckenmiller afferma che il rame si trova nella "posizione più stretta" rispetto a qualsiasi altro ambiente che abbia mai studiato.

Druckenmiller dice che teme di avere una posizione sul rame durante un atterraggio duro. Ma se si esce da uno scenario di atterraggio duro, secondo lui il rame sarà un grande beneficiario del boom dei veicoli elettrici. Ancora una volta, afferma che un atterraggio duro non è una conclusione scontata.

"In questo momento sono in oro e argento. Storicamente non hanno fatto bene nelle fasi di atterraggio duro …

...per il momento scommetto contro la storia dell'argento e dell'oro in caso di sbarchi difficili. Potrei sbagliarmi...

...potrei cambiare idea tra una o due settimane".

Druckenmiller afferma che la "cosa dell'IA" è reale e ha il potenziale per essere trasformativa quanto Internet.

"Penso che ci sia una possibilità molto concreta e che potrebbe avere un impatto pari a quello di Internet, letteralmente, andando avanti.

E potrebbe essere una bella opportunità in caso di atterraggio duro, proprio come nel 2001, quando è scoppiata la bolla tecnologica, per le aziende che hanno beneficiato di Internet, Al potrebbe essere una bella opportunità...

La mia azienda ha potuto partecipare ad Al solo possedendo Nvidia e Microsoft...".

Secondo Druckenmiller, l'IA potrebbe avere un impatto sulla produttività pari a quello del PC.

Druckenmiller afferma di non essere positivo sul mercato azionario.

"Se mi piacesse il mercato azionario, sarei esposto ad esso, ma non lo sono".

"Quando guardo il mercato a 20 volte gli utili. Quando guardo ai margini così alti. Se considero le sfide fiscali... è difficile per me immaginare che i titoli siano più alti tra 10 anni".

Ma ritiene che un atterraggio duro creerà incredibili opportunità per i gestori long/short.

"Assicuratevi solo di preservare il vostro capitale fino a quando non si presenteranno", dice.

Druckenmiller afferma che il dibattito sul tetto del debito è "deprimente" e ritiene che un default tecnico sarebbe "stupido" e un evento di mercato. In particolare, l'asset manager miliardario avverte che il dibattito sul limite del debito non tiene conto della questione più importante della spesa pubblica statunitense.

"In questo Paese stiamo assolutamente per tagliare i diritti. È una bugia e una fantasia dire che non dobbiamo tagliare i diritti. Il problema è che o li tagliamo ora o li tagliamo dopo", e dopo sarebbe molto più costoso.

Forse la sua intuizione più chiara è stata il commento sul fatto che se ci sarà un atterraggio duro, permetteremo finalmente al capitalismo di fare il suo dovere e di distruggere le aziende.

"Anche la generazione Z penserà che forse dovrebbero lavorare", afferma.

In particolare, sottolinea l'idea che la banca centrale statunitense potrebbe aver bisogno di infliggere dolore economico nel breve termine per far scendere l'inflazione.

Druckenmiller ricorda come nel 1982 il presidente della Federal Reserve Paul Volcker abbia alzato i tassi di interesse a tal punto da mandare "intenzionalmente" l'economia statunitense in recessione, ma poi sono seguiti "20-30 anni di prosperità" negli Stati Uniti.

Infine, per quanto riguarda la geopolitica, Druckenmiller afferma che l'amministrazione Biden ha commesso un terribile errore nell'isolare il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed Bin Salman. Ha 37 anni, è molto popolare in Medio Oriente e sembra stia costruendo un blocco autocratico all'interno della regione. Nello stesso flusso di coscienza, Druck ha sottolineato che essere la valuta di riserva è un "incredibile privilegio", ma può portare a politiche miopi.

Conclude dicendo che spera che il prossimo presidente non sia Donald Trump o Joe Biden.


La nostra attuale gestione dei portafogli modello è in parte ispirata a queste considerazioni: ovviamente, insieme ad altre, che qui nel Post NON riportiamo.

A chi ci legge, mettiamo in evidenza la frase “potrei cambiare idea tra una o due settimane”: proprio a questo servono le competenze del gestore professionale, in questo specifico contesto dei mercati (che come avete appena letto è unico nella storia dei mercati finanziari), ed è per questa ragione che i nostri Clienti ci riconoscono le commissioni di servizio.

Tutto questo, non lo troverete leggendo il giornale e rimanendo comodamente seduti in poltrona, e non lo troverete neppure sdraiati sul divano con in mano lo smartphone oppure guardando CNBC. Perchè … investire bene non è comodo, per nulla, e non è gratis, per nulla.

"Anche la generazione Z penserà che forse dovrebbero lavorare", dice Stan.

Valter Buffo
Simply Red?
 

Arriva la bella stagione.

Le temperature si alzano, le giornate su allungano, il sole splende e si fa la gita al mare.

Per quello che riguarda i mercati finanziari, i mesi centrali dell’anno da sempre sono i mesi migliori, per operare sui portafogli titoli.

Il cambio di stagione porta con sé un cambiamento anche nel metabolismo corporeo, che tocca ognuno di noi. Il metabolismo dei mercati, quello cambia anche lui.

Il tema di questo Post è l’analisi dei cambiamenti nel metabolismo dei mercati che si sono manifestati nelle ultime due settimane.

Per tutti i media, elle ultime due settimane, il tema forte è stato quello dei fallimenti bancari: che solo un mese i medesimi media presentavano come un episodio che sta dietro le nostre spalle.

Abbiamo capito, nelle ultime due settimane, che non solo non è dietro le spalle: si tratta di una situazione che è in fase di evoluzione, e che nessuno è capace di controllare.

Abbiamo anche capito che (lo leggete nell’immagine sotto) negli Stati Uniti di fatto la garanzia pubblica sui depositi è stata estesa a TUTTI i depositi: ma non abbiamo ancora capito se questa notizia, per noi investitori e per i valori degli asset nei nostri portafogli, è una buona notizia, una notizia che lascia tutto così com’è, oppure una pessima notizia.

Abbiamo capito inoltre che ogni venerdì la Borsa a New York recupera i valori del lunedì precedente, e questo per il solo fatto che si immagine un salvataggio bancario con soldi dello Stato nel fine settimana. Lo abbiamo visto anche venerdì 6 maggio, così come lo si era visto il 29 aprile.

Dove si suppone che lo Stato prenda questi soldi, noi non lo abbiamo invece capito. Ne scriviamo più avanti nel Post.

Infine: abbiamo capito (e commentato alla nostra pagina TWIT - TWOO che si fa ogni possibile sforzo per comunicare attraverso i media che la situazione delle banche europee è diversa.

Oggi, che è sabato 6 maggio, la cosa corrisponde alla realtà. La ragione? La ha spiegata in settimana il CEO di Unicredit: i depositi in Europa hanno mostrato un Beta più basso di quelli USA al rialzo dei tassi di mercato monetario. Aggiungiamo anche che la BCE ha alzato i tassi ufficiali di interesse in misura minore rispetto alla BCE.

Anche in questo caso, non abbiamo invece capito come noi investitori dovremmo trattare questa notizia. Una buona notizia? Una notizia neutra? Oppure una pessima notizia, che racconta di problemi che nella attuale situazione economico-finanziaria si possono posticipare, ma non evitare?

Ripetiamo: oggi, che è il 6 maggio 2023, le banche in Europa stanno meglio delle banche negli Stati Uniti. Noi dubitiamo che durante l’estate 2023 le cose rimangano in questo modo. I segnali già ci sono. Sicuramente ne riparleremo con voi.

Ma per ora ritorniamo agli Stati Uniti, ed alla garanzia sui depositi estesa di fatto su tutti i depositi di tutte le banche, come abbiamo letto in una delle immagini che avete visto più in alto.

Esiste davvero questa garanzia, alla prova dei fatti? Si tratta di una garanzia di cui ci si può fidare? E’ una garanzia che il Governo americano può sostenere?

Non è questo che ci dicono i dati. Non è questo che si ricava guardando ai prezzi dei CDS, certificati contro il default di cui abbiamo parlato in modo ampio quando è fallita Credit Suisse.

Ovviamente i dati che leggete nel grafico sopra riflettono il momento: riflettono la lotta tra Repubblicani e Democratici per il passaggio di una legge che alzi il tetto di legge sul debito pubblico degli Stati Uniti. Una situazione che nel passato si è presentata più volte.

Anche nei precedenti episodi, lo vedete nel grafico, il prezzo del CDS era aumentato: in quelle occasioni il costo del CDS era salito a 50, adesso è salito tre volte tanto.

Le ragioni di questa enorme differenza? Il livello del debito dello Stato, che come tutti sappiamo è esploso a causa delle “misure di stimolo” prese negli anni 2020 e 2021.

Il problema esiste negli Stati Uniti tanto quanto in Europa: ed è per questo che proprio giovedì 4 maggio la Presidente Lagarde ha chiesto in pubblico che siano ritirate le “misure di stimolo”. perché Lagarde immagina che cosa succederebbe in Europa, se il prezzo dei CDS in Europa seguisse l’andamento di quello per gli Stati Uniti.

Magari proprio durante l’estate.

Questo è uno dei temi che, a partire dal mese di maggio, segneranno l’estate del 2023. Temi che prenderanno il posto dei temi di cui si è parlato tra gennaio ed aprile 2023. Temi che prenderanno il posto di “tassi ed inflazione”: il mercato avrà cose più importanti di cui occuparsi, dal Giappone agli spread di credito, dal debito degli Stati ai prezzi delle materie prime.

Nel corso dei mesi estivi, quello che più in alto abbiamo definiti il cambiamento di metabolismo dei mercati finanziari ci porterà all’attenzione nuovi argomenti, e Recce’d anticipa in questo Post (sinteticamente) ai suoi lettori sorprese che oggi sono del tutto inattese (quanto la crisi delle banche USA era inattesa sessanta giorni fa), e che riguarderanno nel dettaglio:

  1. i rendimenti a LUNGO termine delle obbligazioni

  2. i cambi tra le maggiori valute

  3. i fallimenti delle Società quotate

  4. la revisioni dei parametri di valutazione in Borsa, a partire dai P/E

  5. la revisioni delle previsioni per la crescita del PIL nel 2023 e nel 2024

  6. i dubbi sulla credibilità delle Banche Centrali

Il sesto dei nostri sei punti merita un rapido approfondimento.

Fino ad ora, il 2023 sta seguendo un copione che tutti noi avevamo già letto nel 2021: viene costruito uno scenario di fantasia, con pochi collegamenti con la realtà e molta invenzione, e poi si mette in moto l’industria della comunicazione e del risparmio per farlo “digerire” al pubblico di massa.

Nel 2021, si trattava della “inflazione transitoria”, nel 2023 si tratta della (ennesima) riedizione del pivot ovvero del soft landing.

Il grafico qui sopra è della settimana scorsa. E ci ha fatto ridere: quasi morire soffocati dal ridere.

Che cosa ci ha fatto ridere? Il medesimo grafico, identico, con le medesime parole a commento, tutti noi lo abbiamo visto con regolarità mensile per tutti gli ultimi 18 mesi. Sempre lo stesso grafico: che spiega che “i mercati sono convinti: il pivot sta arrivando”.

Ma non è MAI arrivato.

Ciò che ci spinge a parlare ancora con i nostri lettori di pivot è quello che legge nell’immagine sotto: vogliamo suggerire al lettore di collocare tutto questo parlare di pivot nel più generale tema della fiducia delle Banche Centrali. Oggi c’è chi si chiede se più in generale il pubblico avrà ancora fiducia nelle Banche Centrali in questo difficile passaggio?

Noi giudichiamo questa domanda particolarmente utile, e suggeriamo anche ai nostri lettori di porsi la medesima domanda.

Tutti noi veniamo bombardati di titoli e commenti sui “tassi ufficiali di interesse” mentre si sviluppa negli Stati Uniti la vicenda dei fallimenti bancari, che potrebbe compromettere la fiducia nel pubblico non solo nelle banche regionali ma pure nell’Istituto che avrebbe dovuto vigliare sulle medesime banche. Ed anche in Europa: dove (lo ripetiamo) oggi le banche risultano più stabili, ma dove tutto si capovolgerà non appena riparte la crisi degli Stati e delle finanze pubbliche, visto che a differenza di ciò che Lagarde ha chiesto giovedì scorso le misure di “stimolo all’economia” NON possono essere ritirate perché nessun uomo politico dispone della forza politica per farlo.

L’immagine qui sopra commenta che la Federal Reserve “sta guardando nello specchietto retrovisore quando dice che non si può sapere quanto grande sarà la crisi bancaria nei prossimi mesi”. La medesima osservazione va fatta a proposito della BCE.

Le Banche Centrali continuano a presentare gli eventi come “fasi di ciclo economico” mentre ciò che stiamo vendendo è (i fatti lo confermano) un cambiamento nella struttura e nel modo di funzionare delle economie occidentali.

Proprio per questa ragione, è ingenuo chi cade nella trappola tesa dai media e dall’industria del risparmio, che spinge la massa del pubblico a concentrarsi sul grafico qui sopra, ed a credere che la Federal Reserve americana taglierà il costo del denaro dello 0,75% entro fine anno.

Recce’d vi fa notare che:

  1. sono solo fantasie: ad oggi, non esiste UN SOLO dato concreto a supporto di questa tesi

  2. come nel caso della inflazione transitoria, quello che viene spinto con forza è lo scenario che fa salire sia le azioni sia le obbligazioni

  3. la Federal Reserve potrebbe abbassare (oppure alzare) i tassi ufficiali da qui a fine 2023 del 0,75%, ma ciò che per noi investitori è importante NON è questo; il rendimento dei nostri asset e del nostro portafoglio sarà deciso DALLE RAGIONI PER LE QUALI i tassi verranno tagliati oppure aumentati; ovvero dalla REALTA’ dei fatti

E a proposito di questa realtà, e dei fatti, l’attualità ci porta anche a scrivere di utili aziendali.

Prendendo spunto dagli utili di Apple pubblicati giovedì 4 maggio 2023.

Chi si fosse fatto influenzare dai media, farebbe bene a pensarci ancora, e fare maggiore attenzione alla realtà: il mercato di Borsa venerdì 5 è salito, ma unicamente perché arriva il weekend, e si attende che JP Morgan vada di nuovo al salvataggio di un’altra banca regionale USA.

I dati di Apple (immagine sopra) come quelli dei Big Tech in generale sono stati buoni, ma non entusiasmanti. E come tutti sapete la Borsa USA è rimbalzata dai minimi di ottobre SOLO grazie ai rialzi dei prezzi dei titoli Big Tech. Come dice anche il grafico qui sopra, motivi per un rialzo ulteriore adesso non ce ne sono più. ma soprattutto, non c’è un chiaro motivo per tenere l’indice S&P 500 al livello di 4000 punti, e quindi tutte le altre Borse agli attuali livelli.

La stagione delle trimestrali che è in corso ha fornito utilissimi elementi di valutazione, sia sulle singole Aziende, sia sul mercato nel suo insieme, sia sullo stato delle economie negli Stati Uniti ed in Europa: fortissime conferme al nostro modo di valutare le Borse oggi. Recce’d vi anticipa (e ci ritorneremo) che una attenta analisi conferma che, anche in questa occasione, ciò che avete letto attraverso i media NON corrisponde alla realtà dei fatti. I nostri quotidiani approfondimenti in The Morning Brief hanno già chiarito questo punto, e il lavoro prosegue la prossima settimana.

Noi siamo però certi che i nostri lettori hanno una conoscenza solo superficiale dello stato delle cose (anche se poi pretendono di investire comunque in Borsa, in modo diretto oppure attraverso i Fondi Comuni), ed ecco che noi rendiamo a loro un servizio pubblicando i numeri che seguono. Leggendo i numeri di questa tabella possono cominciare a comprendere un po’ meglio ciò che stanno facendo con i loro soldi.

I titoli azionari che vedete nella tabella sono i cosiddetti “difensivi” e value: beni di consumo ovvero l’opposto dei Big Tech.

Siamo certi che un buon numero di nostri lettori non è a conoscenza del fatto che Pepsi Cola è tratta a 40 volte gli utili. Ogni investitore è libero di fare le valutazioni che crede: a nostro giudizio, Pepsi Cola diventa interessante quando il prezzo dell’azione è pari a 15 volte gli utili di un anno.

L’indice S&P 500 tra 12 e 14.

Ma non basta, non è tutto: rendetevi conto che oggi anche quegli utili che vengono utilizzati in questa tabella per calcolare i P/E sono falsi: sbagliati, un’illusione. Questi utili esistono solo perché esistono gli “stimoli all’economia”. Se fossero ritirati gli stimolo, come vorrebbe Lagarde, questi utili scomparirebbero. Il P/E scomparirebbe.

Questo discorso meriterebbe un lungo approfondimento, ed il nostro Post del Blog ovviamente NON è lo spazio adatto.

Tiriamo invece le somme di un Post nel quale abbiamo toccato diversi argomenti, allo scopo di anticipare ai nostri lettori i NUOVI temi di investimento che domineranno l’estate del 2023.

Nella gestione del portafoglio titoli, è opportuno evitare ogni ragionamento di brevissimo termine (come fanno tutti quelli che mettono i risparmi nei conti a deposito) e pure evitare i ragionamenti a lunghissimo termine (nessuno sa ciò che succede nel lunghissimo termine).

Le fasi di mercato sono il metro, e forniscono il timing delle operazioni, se si intende gestire il proprio portafoglio di investimento ottenendo ragionevoli rendimenti e bassa volatilità (minusvalenze).

Le operazioni sui portafogli vanno eseguire quando il mercato offre le opportunità di operare: non conta l’inizio dell’anno, non conta la fine dell’anno, è importante esserci invece nel momento che conta. E spesso l’estate presenta agli investitori proprio i momento ottimali per operare.

L’estate del 2023 come sarà? Recce’d vi ha offerto una seri di anticipazioni, che sono fondate sul nostro dettagliato lavoro di analisi dei fatti e dei dati, e poi di simulazione dei rendimenti e dei rischi di ogni singolo asset.

L’immagine che chiude il Post lancia un “messaggio subliminale”: potrebbe essere un’estate Simply Red?

Valter Buffo
Maggio: e la nebbia si alza dalle valli
 

Per l’intero mese di aprile, il nostro Blog si è concentrato, ogni settimana, sullo scenario e sulla strategia: era, a nostro giudizio, indispensabile fornire ai lettori una cornice, all’interno della quale andavano poi inseriti tutti i dati (moltissimi e molto importanti) pubblicati nel corso del mese di aprile.

Per noi di Recce’d e è stata neccessaria una quantità extra di lavoro, n questo mese di aprile (ma in particolare proprio nella settimana conclusa) per raccogliere tutte le informazioni che si sono rese disponibili, giorno dopo giorno, e poi selezionarle, e poi inserirle nel modo più appropriato nel nostro processo di valutazione, e rivedere quindi tutte le nostre valutazioni, per ognuno degli asset che abbiamo oggi nei nostri portafogli modello.

Abbiamo quindi rivalutato TUTTI i rendimenti attesi, e tutti i rischi, per ogni singolo asset.

Quando in basso c’è la nebbia, fitto come è stata nel mese di aprile 2023, il lavoro di Recce’d per i propri Clienti è quello di accompagnarli verso un punto di osservazione più elevato: ed è esattamente questo che Recce’d ha fatto, anche nel mese di aprile.

Salendo in alto, ad un punto di osservazione più elevato, si vede al di sopra della nebbia: si vendono distintamente le cime.

Questo lavoro di rivalutazione di tutti gli asset verrà esposto, nelle sue conclusioni, a partire d lunedì 1 maggio nel quotidiano The Morning Brief, ed eventualmente in alcuni documenti FOCUS, anch’essi dedicati ai nostri Clienti.

Veniamo però al Blog: nel nostro più recente Post, la settimana scorsa, abbiamo trattato (e per noi è una cosa molto infrequente) di lungo e lunghissimo periodo. Oggi, con il nuovo Post, ritorniamo al breve periodo: anzi, al brevissimo periodo: parliamo del mese di maggio che inizia appunto lunedì.

Per parlare del mese di maggio, è indispensabile ripartire dal mese appena concluso, ovvero aprile: mese che in questo Post rivedremo insieme ai nostri lettori.

Che cosa si ricava, rileggendo i fatti, e i movimenti di mercato, del mese di aprile? Si ricava che (è evidente) il mese appena concluso sui mercati finanziari è stato caratterizzato dal panico. Vediamo insieme il perché.

Nel grafico che segue, potete vedere il mese di aprile delle obbligazioni sul mercato obbligazionario più grande del Pianeta: il mercato dei Titoli di Stato USA. Come vedete, i livelli di rendimento dell’ultimo giorno di aprile sono risultati i medesimi del primo giorno di aprile.

Passiamo poi alle Borse: nel grafico qui sotto, potete vedere che la Borsa più grande del Mondo, ovvero la Borsa di New York, ha chiuso il mese di aprile proprio dove lo aveva aperto.

Vediamo rapidamente altri tre grafici:

  • quello del prezzo dell’oro

  • quello del prezzo del petrolio

  • e, persino!, quello del prezzo delle cryptovalute

Torniamo quindi al tema del panico, che abbiamo introdotto poco sopra: la serie di grafici ci dice che nessuno ha ritenuto utile, nel mese di aprile, il prendere una posizione.

In teoria, questo dovrebbe implicare che la maggior parte degli operatori è soddisfatta del proprio portafoglio in essere.

Recce’d vi propone, però, una interpretazione diversa.

Nessuno si è mosso: tra quelli che non si sono mossi, una piccola parte lo ha fatto per scelta. Una grande maggior parte, invece, lo ha fatto per paura. Perché dominata dalla vertigine. Perché è andata nel panico.

Per quale ragione, noi di Recce’d giudichiamo decisamente più probabile che si sia trattato di un mese di panico collettivo?

Leggiamo insieme alcuni dati.

La nota agenzia di rating Fitch nelle due immagini con informa che la crescita economica è risultata più elevata del previsto, nel primo trimestre del 2023, ma che allo stesso tempo anche l’inflazione è più elevata, e persistente, del previsto.

Operatori di mercato, ed investitori tutti, vengono quindi informati che:

  • oggi non siamo in un contesto di soft landing

  • ed al tempo stesso oggi non siamo in un contesto di recessione-

Il problema? Il problema è che se oggi, ultimo giorno di aprile, chiediamo a cento (o centomila) operatori di mercati, commentatori di professione e uomini dei media di tutto il Mondo, in che tipo di scenario si trovano le economie ed i mercati finanziari, neppure uno è in grado di rispondere alla domanda. nessuno oggi riesce a spiegarvi in che tipo di Mondo viviamo, operiamo ed investiamo.

Noi in Recce’d abbiamo le idee un po’ più chiare della media (lo avete letto nei nostri Post del mese di aprile) ma noi stessi stiamo gestendo i portafogli modello in un modo tale di essere “pronti a tutto”, nel senso che noi stessi riconosciamo che il livello di incertezza è altissimo, in questo preciso momento. Ne scriviamo anche più in basso.

Ora leggiamo insieme qualche altro dato.

Abbiamo selezionato per voi, tra le migliaia possibili, alcune delle notizie apparse solo nell’ultima settimana dei mercati: la quarta di queste quattro immagini presenta una sintesi, che dice

“Ci siamo impantanati”.

A voi pare una sintesi azzeccata?

L’immagine parla di “stag-flazione”: sarebbe dunque questo, oggi, lo stato delle cose? Quello che ci attende nei prossimi mesi è uno scenario di stag-flazione?

Per il momento Recce’d NON ha orientato (del tutto) i suoi portafogli modello verso quello scenario: noi di Recce’d pensiamo che si sta andando in quella direzione (e lo pensiamo da parecchio tempo, come tutti sapete: lo abbiamo scritto dal 2020, anche nel nostro Blog), ma sulla strada si potrebbero presentare una serie di “situazioni intermedie”, che sono assolutamente da sfruttare con rapidissimi movimenti dei nostri portafogli. Perché si presenteranno in modo del tutto inaspettato.

Volete un esempio? Eccone uno recentissimo, che è destinato a ripetersi nel 2023.

La settimana appena conclusa è stata di fatto dominata proprio da questo tema, i “fallimenti bancari”, e dal tema del debito degli Stati.

Questi due fattori sono quelli che spiegano l’andamento, nell’ultima settimana, dei rendimenti e dei prezzi delle obbligazioni, e sempre questi due fattori (e NON gli utili societari) spiegano l’andamento degli indici di Borsa. Se volete capire le ragioni del recupero degli indici di Borsa negli ultimi due giorni della scorsa settimana, allora dovete analizzare i dati nella seconda immagine che trovate qui sotto: come vedete, gli utili delle Big Tech, in realtà, non hanno spostato NULLA.

Se avete esaminato con attenzione il grafico che sta proprio qui sopra, allora avete già compreso che il tema dei “fallimenti bancari” è ritornato centrale, per i mercati finanziari del Mondo intero, da lunedì scorso. Forse tra i nostri lettori ci sarà qualcuno che si è stupito: ma in Recce’d, non ci siamo stupiti, per nulla: avevamo chiarito, fin dall’inizio del mese di maggio, che i “fallimenti bancari” non devono essere considerati un “evento isolato”, mentre sono invece un “processo di aggiustamento nel medio termine a nuove condizioni dell’economia e dei mercati”, un processo il cui esito per chiunque (Federal Reserve e BCE incluse) oggi è totalmente imprevedibile.

Il perché è spiegato dall’immagine che segue.

Questo fatto, oggi, domani, e dopodomani, deve rimanere al centro delle valutazioni di chi gestisce, in proprio oppure per conto di altri, il portafoglio titoli.

Tutti dobbiamo tenere il tema dei “fallimenti” in massima evidenza. Ed al tempo stesso dobbiamo prestare massima attenzione anche ad un secondo tema, per il nostro lavoro di valutazione dei mercati e dei nostri assets: dobbiamo prestare massima attenzione, oggi, a quello che succede al debito pubblico degli Stati, partendo dagli Stati Uniti e (naturalmente) dalla nostra Italia. Le due immagini che seguono ci spiegano il perché.

Il quadro per il mese di aprile non sarebbe completo, se noi adesso non parlassimo (in modo estremamente sintetico) anche dei dati pubblicati dalle Società quotate per le trimestrali. Argomento del quale, in The Morning Brief, pubblichiamo un approfondimento estremamente accurato da un mese a questa parte.

E sul quale produrremo nuove analisi la settimana prossima, nella quale pubblicheranno la trimestrale moltissimi grandi gruppi, tra i quali spicca Apple.

Dei dati che abbiamo letto fino ad oggi, se ci limitiamo a leggere quello che è stato detto e scritto dai media, si può tranquillamente affermare che nessuno ci ha capito nulla, almeno fino ad oggi.

Spieghiamo facendo un passo indietro: Recce’d aveva scelto, già un mese fa, di dare evidenza ad un fatto che noi abbiamo chiamato “crisi delle Borse”, documentandolo come facciamo sempre.

Avevamo scritto di “crisi delle Borse” anche se gli indici delle Borse non si muovono. Gli indici delle Borse non si muovono, ma al di sotto si manifestano crepe sempre più grandi.

Eccovi, con l’immagine che segue, uno dei tati che documentano la “crisi delle Borse del primo quadrimestre 2023: e non dite poi che nessuno vi aveva avvisato.

La grandissima importanza della stagione degli utili che è in corso stava proprio lì: dagli utili trimestrali sarebbe dovuto arrivare un sostegno, un supporto, un pilastro a cui appoggiarsi, dato che la situazione era così tanto fragile come è documentato nell’immagine sopra.

Questo tipo di supporto, va detto con la massima chiarezza, NON è arrivato con questa stagione delle trimestrali. E lo documentiamo con i dati nell’immagine che segue.

Nessun investitore, che fosse anche soltanto superficialmente informato del Mondo (quello vero), poteva attendersi grosse sorprese, da questa stagione delle trimestrali: la recessione non c’è, gli utili restano fermi. Fin qui tutto normale. Quello che manca, nei dati, è però l’impulso nuovo, di cui le Borse avevano un disperato bisogno. Si galleggia, i dati galleggiano, e le Borse galleggiano.

Veniamo ora al punto che per noi investitori è centrale: che cosa spiega l’indice S&P 500 a 4000 punti oggi (e da 12 mesi)? Come fatto in decine di precedenti occasioni, anche in questa occasione noi di Recce’d vi ricordiamo che per la valutazione delle Borse gli utili di oggi hanno ZERO importanza. Le vostre decisioni sulla borsa DEVONO essere basate sugli utili tra tre, sei, dodici mesi. Gli utili di oggi NON contano: tanto che persino Goldman Sachs (pensate! persino il Covo degli Ultras più sfegatati, e spregiudicati, della Borsa di New York) ha scritto a proposito della stagione delle trimestrali in corso che siamo di fronte a una “illusione degli utili”. Lo documentiamo sotto nell’immagine.

L’analisi delle Borse la proseguiremo, con tutti i necessari dettagli, nel nostro quotidiano Bollettino che si chiama The Morning Brief. In questo Post di oggi, Recce’d ha scelto di regalarvi, con la necessaria sintesi, una ricapitolazione. Abbiamo riassunto, con l’aiuto di alcune immagini, il vero e proprio diluvio di dati che è caduto sopra i mercati finanziari, e quindi sopra tutti noi investitori, nel mese di aprile 2023.

Con riferimento alla gestione del portafoglio titoli, tutto questo dove ci lascia?

In questo Post di oggi, non possiamo (per ragioni sia di spazio, sia di nostra policy interna) esporre tutte le considerazioni, le analisi, e le valutazioni che ci portano alla composizione dei nostri portafogli modello per il maggio 2023: vogliamo tuttavia esporre alcuni punti in estrema sintesi.

Il livello di incertezza oggi è massimo: forse senza precedenti. Ce ne parlerà anche l’articolo che abbiamo tradotto per i lettori e che leggerete qui sotto. Questa eccezionale incertezza, in questa specifica fase di mercato, si traduce nella PARALISI degli indici, anziché nella volatilità degli indici. La cosa si chiama “compressione della volatilità” ed è il risultato di una somma di fattori. Come tutti sapete, la volatilità però non si elimina (perché è il prodotto di fattori che sono ESTERNI ai mercati finanziari) si può soltanto spostare. Ad esempio, sui rendimenti delle scadenze a breve (due anni) come vi viene raccontato dall’immagine che chiude il Post. Oggi noi investitori siamo chiamati a capire, con anticipo, DOVE viene spostata la volatilità. Che, a nostro parere, ritornerà a manifestarsi nel mese di maggio, quando si alzeranno le nebbie di aprile.

Lo trovate scritto, benissimo, proprio nell’articolo con il quale noi chiudiamo il Post: nella parte dove l’Autore spiega, benissimo, ciò che noi di Recce’d intendiamo quando scriviamo (e lo abbiamo fatto per mesi, e molte volte anche nel Blog) di portafogli titoli “pronti a tutto”. Questa è la chiave, del successo della strategia di investimento nel 2023: tutto passa da qui.

La situazione dei mercati descritta nel Post di oggi IMPONE portafogli titoli “pronti a tutto”. Che cosa va inteso, con “pronti a tutto”? Esattamente questo:

Su questi temi complessi, ci troviamo tutti di fronte a un'ampia serie di risultati plausibili. Pertanto, la mentalità e gli approcci alla pianificazione devono abbandonare l'ipotesi di uno scenario di base dominante con rischi di coda a bassa probabilità. Per fare questo, i politici e le aziende devono guardarsi ancora di più dalle trappole comportamentali come i bias di conferma, i punti ciechi e l'inerzia attiva. E avere l'umiltà di ammettere che, anche nelle migliori circostanze, è probabile che si verifichino degli errori ed è importante rimanere aperti a correggere la rotta, imparando da essi e dalle esperienze altrui.

Questo non avviene senza un passaggio dal confortante pensiero di gruppo a una maggiore diversità cognitiva. I mercati puniranno le aziende e i loro dirigenti se non si adegueranno. In effetti, è probabile che si verifichino maggiori tensioni finanziarie e fallimenti per le imprese che non hanno capacità di recupero e per quelle che hanno approcci operativi non facilmente adattabili a un mondo di tassi più elevati per un periodo più lungo.

Ora vi lasciamo alla lettura dell’articolo conclusivo, ricordandovi che domani 1 maggio è la Festa del Lavoro, ma c’è chi lavorerà: lavoreranno i mercati, e noi di Recce’d insieme a loro. C’è moltissimi, di buono, da fare.

Mohamed El-Erian 28 APRILE 2023

Siete confusi sulle prospettive economiche per il 2023 degli Stati Uniti, la più grande economia del mondo? Non siete certo gli unici. Negli ultimi sei mesi, il consenso degli economisti e degli analisti di Wall Street è passato da un atterraggio morbido, a un atterraggio duro, a nessun atterraggio. Più di recente, il consenso è tornato a essere favorevole a un atterraggio morbido, con alcuni che si sono persino preoccupati di un crollo indotto dalle turbolenze bancarie.

Questa montagna russa riflette principalmente l'interazione tra gli sviluppi esterni, gli slittamenti della politica e la comunicazione incoerente della Federal Reserve. È una situazione insolita per quella che è l'economia più influente del mondo, con istituzioni mature. E non è solo la narrativa di mercato che ha visto la volatilità. Anche i movimenti dei segmenti chiave dei mercati finanziari sono stati simili a un giro sulle montagne russe. Si consideri, ad esempio, il rendimento del titolo del Tesoro a due anni, che svolge un ruolo significativo in molte attività finanziarie. Normalmente ancorato alle politiche della Fed e alla sua forward guidance, questo rendimento ha fluttuato a marzo in un intervallo incredibilmente ampio, compreso tra il 3,58 e il 5,08 per cento.

Nel frattempo, i mercati hanno continuato a respingere il percorso dei tassi 2023 indicato dalla Fed, prevedendo una serie di tagli dei tassi di interesse che il presidente Jay Powell e i suoi colleghi hanno ripetutamente affermato che non si sarebbero verificati. È improbabile che questi sviluppi insoliti si dissolvano presto, date le incertezze cicliche e strutturali dell'economia statunitense. Inoltre, la Fed non è in grado di agire come un'ancora sufficientemente forte, data la mancanza di una chiara visione strategica e di un quadro di politica monetaria obsoleto. Non c'è da stupirsi che diversi economisti veterani abbiano riconosciuto che questo è uno dei periodi più incerti per l'economia statunitense che abbiano mai vissuto nella loro carriera.

La risposta giusta a questa insolita incertezza è accoglierla e adattarsi. Per quanto complicate siano le prospettive, è possibile specificare un insieme di questioni che probabilmente determineranno gli esiti economici finali. In primo luogo, c'è il lato dell'offerta meno elastico dell'economia, in quanto il mondo sta affrontando la transizione energetica, la rigidità del mercato del lavoro, il ricablaggio delle catene di approvvigionamento da parte delle imprese e il modo in cui le tensioni geopolitiche stanno cambiando la globalizzazione. Il secondo è la capacità della Fed di ridurre l'inflazione contenendo i danni all'occupazione e alla crescita e mantenendo la stabilità finanziaria - il trilemma della politica.

Per quanto complicate siano le prospettive, è possibile specificare una serie di questioni che probabilmente determineranno gli esiti economici finali.

In primo luogo, c'è il lato dell'offerta meno elastico dell'economia, in quanto il mondo sta affrontando la transizione energetica, la rigidità del mercato del lavoro, il ricablaggio delle catene di fornitura da parte delle aziende e il modo in cui le tensioni geopolitiche stanno cambiando la globalizzazione.

Il secondo è la capacità della Fed di ridurre l'inflazione contenendo i danni all'occupazione e alla crescita e mantenendo la stabilità finanziaria - il trilemma della politica.

Il terzo è l'entità del contagio economico negativo derivante dalle recenti scosse nelle banche comunitarie e regionali, compresa la fragilità della First Republic e l'impatto complessivo sul credito bancario di maggiori costi di finanziamento, maggiori accantonamenti per perdite su crediti, una base di depositi meno stabile e il probabile inizio di una vigilanza e una regolamentazione più rigide.

In quarto luogo, il rapporto sempre più complicato tra economia e politica, sia a livello nazionale (tra cui il tetto del debito USA) sia a livello internazionale (tra cui il modo in cui le considerazioni sulla sicurezza nazionale prevalgono su quelle economiche). Su questi temi complessi, ci troviamo tutti di fronte a un'ampia serie di risultati plausibili. Pertanto, la mentalità e gli approcci alla pianificazione devono abbandonare l'ipotesi di uno scenario di base dominante con rischi di coda a bassa probabilità. Per fare questo, i politici e le aziende devono guardarsi ancora di più dalle trappole comportamentali come i bias di conferma, i punti ciechi e l'inerzia attiva. E avere l'umiltà di ammettere che, anche nelle migliori circostanze, è probabile che si verifichino degli errori ed è importante rimanere aperti a correggere la rotta, imparando da essi e dalle esperienze altrui.

Questo non avviene senza un passaggio dal confortante pensiero di gruppo a una maggiore diversità cognitiva. I mercati puniranno le aziende e i loro dirigenti se non si adegueranno. In effetti, è probabile che si verifichino maggiori tensioni finanziarie e fallimenti per le imprese che non hanno capacità di recupero e per quelle che hanno approcci operativi non facilmente adattabili a un mondo di tassi più elevati per un periodo più lungo. Tra queste ultime vi è il settore immobiliare commerciale, il cui momento della verità si concretizzerà con il rifinanziamento di oltre 1 miliardo di dollari nei prossimi 18 mesi.

La pressione ad adattarsi tempestivamente manca soprattutto alle istituzioni con dirigenti non soggetti alla disciplina del mercato o a regolari elezioni democratiche, come la Fed. Per il benessere del Paese, è necessario che queste istituzioni siano più aperte alle auto-rotture e che la loro struttura di governance preveda una maggiore responsabilità. In mancanza di ciò, il ruolo di sostegno e guida della maturità istituzionale degli Stati Uniti si indebolirà ancora più rapidamente di fronte all'erosione della credibilità, trasformando questo vantaggio comparativo statunitense, un tempo dominante, in una fonte ancora maggiore di instabilità interna e globale.

Valter Buffo
Siamo tutti Picasso. Oppure Dalì?
 

Il mese di aprile del 2023 è stato, fino a questo momento, il più utile dell’anno per noi investitori e per la gestione dei nostri portafogli.

Il mese di aprile ha fatto tabula rasa: ha fatto pulizia, sui mercati e nelle menti degli investitori.

Il soft landing di gennaio e febbraio? Non esiste più, e nessuno ne parla. La ripresa delle economie nel 2023? Veramente … oggi si parla di recessione. Il credit crunch legato ai fallimenti delle banche? Ne parlano ancora, ma nei prezzi dei mercati finanziari non c’è più.

Per questo, noi abbiamo e voi avete visto i mercati mettersi in pausa, in aprile. La vecchia “narrativa” non c’è più, la nuova “narrativa” non c’è ancora. Anche se è bene sottolineare che i segnali ci sono già, e belli forti.

Che cosa fare, in settimane come queste, sui propri portafogli? Questa è l’occasione ideale per alzare lo sguardo e guardare … un po’ più avanti del proprio naso. Quando le cose si rimetteranno a muoversi, i movimenti saranno rapidissimi. E’ quindi necessario essere pronti oggi per allora.

Come tutti sapete, in Recce’d non adottiamo il criterio del “lungo periodo” per la gestione dei nostri portafogli modello: abbiamo scritto in centinaia di occasioni che per noi di Recce’d “il ling periodo è solo la somma di tanti brevi periodi. Affermazione tanto più valida, in quanto siamo in una fase di transizione verso una Nuova Era dei mercati finanziari e delle economie.

Premesso questo, e detto quindi che la nostra gestione dei portafogli modello non guarda ai prossimi 5 oppure a 10 anni, ma segue invece le fasi ed i tempi dei mercati finanziari, noi di Recce’d ugualmente riconosciamo l’importanza delle riflessioni e dei ragionamenti che guardano al lungo ed al lunghissimo periodo.

Noi intendiamo questo tipo di riflessioni, la Grande Strategia, come una sorta di cornice: il quadro poi lo dipingiamo noi, in Recce’d, ed i colori sono le nostre operazioni, che non guardano al “lungo termine” bensì guardando alle singole fasi dei mercati finanziari (che possono durare anche solo tre mesi oppure, come nel caso che è in corso, anche tre anni).

Per ciò che riguarda la nostra strategia di investimento, e l’analisi delle fasi di mercato, i “veicoli” attraverso i quali Recce’d comunica sono il bollettino quotidiano The Morning Brief, la Lettera al Cliente ed altre comunicazioni dedicate alla clientela, per gli approfondimenti che si rendessero necessari.

Tornando invece al lungo periodo, ed alla Grande Strategia, è raro che noi di Recce’d ci si eserciti in considerazioni cosiddette “strategiche”, per l ragioni a cui abbiamo accennato sopra. Più spesso, attraverso il nostro Blog, proponiamo alla lettura dei nostri mici investitori una qualificatissima selezione di contributi.

Ad esempio in questo Post riprendiamo un recentissimo intervento di Ray Dalio, un conosciutissimo gestore di portafoglio, che in questo Blog abbiamo già presentato negli anni passati.

Non sempre ci sentiamo a nostro agio, leggendo gli scritto di Dalio: NON siamo a nostro agio leggendo frasi come “per me il Mondo funziona così” perché a noi sembra un obbiettivo TROPPO ambizioso, quello di spiegare il Mondo. Noi, per disciplina professionale ma pure per una più generale propensione intellettuale, preferiamo limitarci all’analisi di fatti concreti ed osservabili.

E tuttavia, in questo caso, abbiamo scelto di riproporre (e tradurre) Dalio perché a nostro giudizio in questo aprile del 2023 è molto evidente (e riscontrabile) che la grandissima maggioranza degli investitori ha completamente smarrito la strada. Si sono persi. Sono irritati dalla confusione, dal non riuscire a capire. Vorrebbero fare, fare, fare: fare di tutto, piuttosto spaccare tutto, ma smettere di subire gli eventi.

Reazione emotiva comprensibile. ma dannosa: sbagliata nelle premesse (“devo assolutamente fare qualcosa”) e dannosa nei risultati. Con questo atteggiamento si finisce per perdere altri soldi, in aggiunta a quelli già persi nel 2022.

Gli investitori nel 2023, si sono persi, ed hanno perso il quadro di riferimento, la direzione, il cammino. Ed ecco allora che riflessioni e ragionamenti, come quelli proposti da Dalio, possono tornare utili, anche in pratica.

Ad esempio, vi anticipiamo questa frase di Dalio, una frase che Recce’d giudica di particolare attualità:

In altre parole, ho pochi dubbi sul fatto che l'ordine mondiale esistente stia cambiando rapidamente in modi impegnativi e che le persone che vivono con l'assunto che le cose funzioneranno nei modi ordinati a cui si sono abituate saranno scioccate e ferite da questi cambiamenti a venire.

Questa ed altre frasi, dell’articolo di Dalio, possono essere utili ai lettori di Recce’d per ricostruire la “cornice”, che nel frattempo si è sfasciata, distrutta dagli eventi.

Il quadro da mettere dentro la cornice? Quello, se vi interessa, ce lo mettiamo noi, che siamo bravi ad utilizzare i colori giusti, nella quantità giusta, e solo quando serve davvero.

Se invece vi sentite Picasso o Dalì, bene, allora avanti, mettetevi alla prova: tenete a mente però che non tutti nascono con le doti necessarie, per dipingere quadri.

Ma nel frattempo, intanto che preparate i pennelli e le tempere, dedicate comunque pochi minuti alla lettura di questo articolo. Dicevamo solo sette giorni fa (utilizzando le parole di Jamie Dimon) proprio qui nel Blog che è questo il momento nel quale tutti gli investitori debbono fare un piano. Non muovetevi a casaccio, non andate alla deriva. Non fatelo mai, con i vostri soldi, ma in modo particolare non in questo momento.

Come detto questo articolo di Dalio può essere per voi utile come punto di riferimento, può essere per voi un punto partenza, una cornice dorata, all’interno della quale poi dovrete solo inserire:

  1. le vostre previsioni per i principali dati macroeconomici

    1. crescita

    2. inflazione

    3. disoccupazione

    4. e un centinaio di altri

  2. le vostre previsioni per i dati della politica economica

    1. debito pubblico

    2. deficit pubblico

    3. tassi ufficiali di interesse

    4. interventi di vigilanza

  3. le vostre previsioni per i principali dati microeconomici

    1. fatturati

    2. margini

    3. utili

    4. investimenti

    5. indebitamento

    6. e così via

  4. le vostre previsioni per i principali parametri di valutazione sui mercati finanziari

    1. prezzo utile

    2. prezzo cash gflow

    3. curva dei rendimenti

    4. spread di credito

    5. e così via

Fatto questo lavoro, e mentre preparate la tavolozza dei colori che vi serve per dipingere, non vi resterà che da calcolare le vostre stime per i futuri rendimenti ed i futuri rischi di ognuna delle classi di attività finanziarie che prendete un considerazione. Per questo lavoro, ovviamente, vi sarà indispensabile adottare un vostro modello di “funzionamento del tutto”, una catena causa - effetto, un modello come quello che viene schematizzato nella prima immagine del nostro Post.

Modello che, come vedete, ha un sapore un po’ … cubista.

Nella nostra pagina del sito che abbiamo chiamato NEL MOTORE DELLA PERFORMANCE affrontiamo (in modo molto sintetico) proprio questi argomenti ogni mattina.

Mentre in una altra pagina, che abbiamo chiamato SCELTE DI PORTAFOGLIO, pubblicheremo nelle prossime quattro settimane una decina di nuovi contributi dedicati proprio ai metodi da utilizzare per il lavoro di stima di cui abbiamo appena scritto.

Poi, una volta che avrete completato questo lavoro di stima dei rendimenti futuri e dei rischi futuri, allora ci siamo: potete cominciare a dipingere, a creare, a sbizzarrirvi, facendo macchie di colore con azioni, obbligazioni, Fondi Comuni di Investimento, GPM e polizze di assicurazione.

E buon divertimento a tutti!

Riassunto del Grande Ciclo

Nel corso degli ultimi anni, ho osservato una serie di grandi forze che si sono manifestate in dimensioni che non sono mai esistite nel corso della mia vita, ma che erano esistite in queste dimensioni nel periodo 1930-45.

Questo mi ha spinto a studiare le ascese e i declini delle valute di riserva e dei Paesi che le hanno sostenute negli ultimi 500 anni e le ascese e i declini delle dinastie cinesi negli ultimi 2.000 anni, il che mi ha portato a vedere che le stesse cose si ripetono più volte più o meno per le stesse ragioni e a creare un modello di questi cambiamenti. Sulla base a) del mio modello di funzionamento della "macchina", b) delle mie misure della situazione attuale e c) dello slancio che le sostiene, l'ordine mondiale esistente è sull'orlo di tre-cinque dolorosi cambiamenti sismici che, se si verificheranno, sconvolgeranno gli ordini nazionali e mondiali in modi che non abbiamo mai visto in vita nostra, ma che sono già accaduti molte volte nella storia.

Le cinque grandi forze che si sono intensificate fino a raggiungere livelli coerenti con i grandi cambiamenti passati nell'ordine mondiale e che stanno guidando praticamente tutto sono:

La creazione di enormi quantità di debito acquistate dalle banche centrali attraverso la stampa di moneta e l'acquisto del debito (cioè la monetizzazione del debito) - in altre parole, il governo si finanzia in modo massiccio prendendo in prestito molto e stampando molto denaro.

Grandi conflitti all'interno dei Paesi (ora soprattutto gli Stati Uniti) provocati dal più grande divario di ricchezza e di valori della nostra vita, che sta portando all'emergere di populisti di destra e di sinistra in lotta tra loro.

Grandi conflitti tra Paesi che nascono dall'ascesa di Paesi (ora soprattutto la Cina) che stanno diventando abbastanza potenti da poter sfidare le potenze mondiali esistenti (soprattutto gli Stati Uniti) e l'ordine mondiale (soprattutto l'ordine mondiale americano).

Atti della natura ( siccità, inondazioni e pandemie), ossia il cambiamento climatico.

Cambiamenti tecnologici - ad esempio, la prima e la seconda rivoluzione industriale, l'informatica e Internet, l'intelligenza artificiale.

Ciascuna forza, e soprattutto la loro combinazione, si sta ora manifestando con la massima ampiezza dal periodo 1930-45 e a livelli di grandezza simili a quelli che esistevano poco prima dei precedenti crolli e spostamenti sismici negli ordini nazionali e mondiali.

Ora passerò in rassegna il Grande Ciclo in breve, mostrerò dove credo che ci troviamo e getterò uno sguardo al futuro. Per me il mondo funziona così:

La linea inclinata verso l'alto rappresenta i progressi evolutivi della conoscenza e delle tecnologie. Grazie a questi progressi, la produttività e il tenore di vita sono migliorati molto nel tempo. Ciò è dimostrato dalla maggior parte delle statistiche, come i redditi reali pro capite, le aspettative di vita e i livelli di nutrizione e assistenza sanitaria.

Sebbene io abbia mostrato questa tendenza evolutiva come una linea costante verso l'alto, il tasso di apprendimento e di avanzamento varia. Per quanto riguarda ciò che sta accadendo ora, è ovvio per me e per la maggior parte delle persone che seguono queste cose che il mondo è sull'orlo di uno dei più grandi cambiamenti di sempre, dovuto principalmente ai progressi dell'intelligenza artificiale. Tali cambiamenti hanno sempre avuto e avranno certamente grandi conseguenze, molto difficili da prevedere con precisione. Se gestiti bene, possono produrre grandi progressi in termini di produttività; se non gestiti bene, possono aumentare le turbolenze.

Le due linee ondulate sul grafico che si muovono intorno alla linea di tendenza evolutiva rappresentano i due cicli più importanti. La linea più sottile rappresenta il ciclo del debito a breve termine, che in passato è durato in media circa sette anni, più o meno tre, mentre quella più grande rappresenta il ciclo del debito a lungo termine, che è durato in media circa 75 anni, più o meno 50. Questi cambiamenti economico-finanziari sono stati accompagnati da cambiamenti politici all'interno dei Paesi e da cambiamenti geopolitici tra i Paesi.

Più precisamente, il ciclo più piccolo e a breve termine rappresentato dalla linea di demarcazione è dovuto principalmente al ciclo del credito/debito/mercato/economico a breve termine (noto anche come ciclo economico) e ai cambiamenti politici che lo accompagnano.

Il ciclo consiste in periodi di 1) debolezza economica e calo dell'inflazione, che chiamiamo recessioni, che portano a 2) banche centrali che stimolano la crescita del credito e la crescita economica, che alla fine portano a 3) inflazione, che porta a 4) banche centrali che stringono la moneta e il credito, che causano 5) problemi di credito/debito/mercato/economici che portano alle recessioni.

Ora siamo nella fase di stretta monetaria per combattere l'inflazione di questo ciclo, appena prima della contrazione economica che probabilmente renderà difficile il prossimo anno o due per l'economia. Il ciclo politico a breve termine si muove in modo vagamente sincronizzato con il ciclo a breve termine del credito/debito/mercato/economia. Per quanto riguarda la direzione di questi cicli, quello finanziario/economico è probabilmente diretto verso un periodo di debolezza, mentre quello politico è diretto verso gli anni dei cicli elettorali, soprattutto il 2024 negli Stati Uniti e a Taiwan, perché queste elezioni saranno probabilmente turbolente e determinanti.

Nel corso della storia, questi cicli a breve termine si sono accumulati in grandi cicli a lungo termine (della durata media di 75 anni, più o meno 50) in cui 1) le attività e le passività del debito sono cresciute a livelli insostenibili, il che ha reso necessarie grandi ristrutturazioni economico-finanziarie e nuovi ordini finanziari, 2) la ricchezza, i valori e i divari politici sono cresciuti a livelli insostenibili, il che ha fatto crollare gli ordini politici nazionali, e 3) si è verificato il declino dei paesi potenti più vecchi e dei loro ordini rispetto ai paesi potenti più recenti e ai loro ordini. Insieme, queste tre forze hanno portato a grandi cambiamenti finanziari, politici e geopolitici negli ordini mondiali.

Dal punto di vista finanziario, i cambiamenti sismici hanno sempre preso la forma di debiti troppo grandi che non potevano essere pagati con denaro reale, quindi c'è stata una forte stampa di denaro e problemi di debito che hanno portato a grandi ristrutturazioni del debito attraverso la svalutazione e la monetizzazione del debito. In passato, ciò è stato tipicamente accompagnato da una più ampia ristrutturazione degli ordini nazionali e/o mondiali e/o da spostamenti geopolitici. In questi momenti si sono verificati anche grandi spostamenti politici interni e geopolitici internazionali, poiché i problemi economici, i problemi politici interni e i problemi geopolitici esterni hanno creato la tempesta perfetta che ha portato a spostamenti e ristrutturazioni sismiche degli ordini finanziari, interni e mondiali. La linea del Grande Ciclo che precipita nel grafico rappresenta il grande crollo del vecchio ordine che ha portato alla ristrutturazione per creare il nuovo ordine.

Dove ci troviamo nel Grande Ciclo e dove siamo diretti

L'ultimo grande cambiamento sismico nell'ordine mondiale ha avuto luogo nel periodo di depressione e di guerra del 1930-45. Subito dopo la sua conclusione, il nuovo ordine ha iniziato a svilupparsi. Subito dopo la sua fine, sono iniziati i nuovi ordini monetari, politici e geopolitici mondiali.

Dal 1945 ci sono stati 12 cicli e mezzo di credito/debito/mercato/economia e le relative oscillazioni cicliche politiche. Ora siamo circa a metà del 13° ciclo del debito a breve termine. Questo è il momento in cui l'inasprimento per combattere l'inflazione sta causando un crollo nei mercati finanziari e poco prima della parte di contrazione economica del ciclo. Guardando al ciclo del debito a lungo termine, i livelli di attività e passività del debito sono diventati insostenibilmente alti grazie a finanze non solide, e si prevede che i debiti aumenteranno a tal punto da dover essere acquistati dalle banche centrali (che a loro volta sono prossime ad avere un patrimonio netto negativo a causa delle ingenti perdite sui debiti che hanno già acquistato). Date queste condizioni, sembra che i tassi d'interesse sufficientemente alti (e la moneta e il credito sufficientemente stretti) per combattere l'inflazione e fornire ai prestatori-creditori rendimenti reali adeguati saranno insopportabilmente alti per i mutuatari-debitori. Ciò significa che il sistema è vicino al punto in cui saranno necessarie grandi ristrutturazioni. Naturalmente, i debitori e i creditori interessati varieranno.

Per quanto riguarda le circostanze politiche interne, nella maggior parte dei Paesi (soprattutto negli Stati Uniti) si è assistito a un crescente estremismo populista e a una contrazione del centro (che è ancora la maggioranza). Questo, come è avvenuto nel corso della storia, è dovuto a grandi divari di ricchezza e di valori che portano una percentuale significativa della popolazione votante a volere leader politici che combattano e vincano per loro e a rifiutare quelli che scendono a compromessi. Secondo la maggior parte delle misure, gli Stati Uniti si trovano chiaramente nella fase 5 ("Quando ci sono cattive condizioni finanziarie e conflitti intensi") del ciclo dell'ordine interno spiegato alle pagine 167-83 di Principles for Dealing with the Changing World Order, che precede di poco una sorta di lotta incontrollata o una forma di guerra civile.

Per quanto riguarda il futuro, gli Stati Uniti entreranno in un grande anno elettorale in cui 33 seggi del Senato, la presidenza e il controllo della Camera saranno contesi da una serie di candidati populisti e probabilmente si svolgeranno in condizioni economiche sfavorevoli, quindi gli scontri saranno feroci. Sarà rischioso. Il rispetto delle regole e il compromesso, necessari per far funzionare le democrazie, saranno messi alla prova. Poiché i populisti sono così impegnati a vincere a tutti i costi e non sono disposti a scendere a compromessi, sono più probabili battaglie più intense del previsto. Ognuna di queste forze fa parte del sistema. Per esempio, l'aumento del tetto del debito non andrà così liscio come la maggior parte delle persone si aspetta e probabilmente diventerà una grande questione elettorale che dividerà il Paese perché entrambe le parti lotteranno per le vittorie e saranno meno disposte al compromesso. Inoltre, in quest'anno elettorale, l'aggressività nei confronti della Cina si intensificherà perché quasi tutti sono contrari alla Cina, per cui i candidati vorranno superarsi a vicenda con le loro critiche alla Cina. È probabile che i leader statunitensi e taiwanesi continuino a impegnarsi, il che, insieme alle audizioni del Gallagher House Select Committee on the Chinese Communist Party, spingerà il conflitto USA-Cina sempre più vicino all'orlo del baratro (o oltre). Nel mio prossimo post sulla Cina, basato su quanto appreso durante i miei recenti viaggi, approfondirò questi temi.

Per quanto riguarda gli atti di natura, pur essendo una wild card, è più probabile che siano costosi e dannosi nei prossimi cinque-dieci anni, con l'intensificarsi degli impatti del cambiamento climatico.

Quindi quattro di queste cinque grandi forze (quella finanziaria, quella dei conflitti interni, quella dei conflitti esterni e quella degli atti di natura) sembrano avere maggiori probabilità di essere dolorose perturbazioni dell'ordine mondiale. La quinta, l'inventiva umana e la tecnologia, sarà probabilmente un grande perturbatore, anche se è difficile dire in che modo.

Quando queste forze si uniscono nelle proporzioni che stiamo vedendo, la storia ha dimostrato che è probabile che si verifichino cambiamenti sismici negli ordini finanziari, negli ordini interni e negli ordini mondiali. Per questi motivi, mi sembra che siamo qui:

In altre parole, ho pochi dubbi sul fatto che l'ordine mondiale esistente stia cambiando rapidamente in modi impegnativi e che le persone che vivono con l'assunto che le cose funzioneranno nei modi ordinati a cui si sono abituate saranno scioccate e ferite da questi cambiamenti a venire.

In sintesi, 1) il mondo sta certamente cambiando e cambierà in modo drammatico e 2) il successo dipenderà dalla gestione dei cambiamenti.

Se le persone che hanno le mani sulle leve del potere superano la loro tendenza a concentrarsi sulla lotta per massimizzare i propri benefici e si concentrano invece sulla collaborazione per fare ciò che è meglio per l'insieme e dividere bene la torta, gli ordini finanziari/economici, politici interni e geopolitici internazionali possono cambiare in modi pacifici per creare un ordine mondiale migliore per la maggior parte delle persone.

Presumibilmente lo vogliamo, quindi dovremmo essere fortemente contrari alla guerra e favorevoli al perseguimento bipartisan di ciò che è meglio per la maggior parte delle persone.

Tuttavia, alcuni obietteranno che questa prospettiva è troppo idealistica e che dovremmo essere più realistici su ciò che è probabile e pianificare di conseguenza.

Sono d'accordo sul fatto che la storia ha dimostrato che il perseguimento dell'interesse personale si è rivelato una forza più potente del perseguimento degli interessi collettivi e che c'è una buona probabilità che il passaggio a un pensiero di livello superiore e a risultati migliori sia improbabile, quindi dovremmo anche essere preparati al peggio. Se siamo preparati al peggio, ce la caveremo.

Valter Buffo