Barzellette: la più forte del 2019
 
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Chi non ricorda quella del “boom economico”?

La raccontavano tutti, fino a pochi mesi fa.

Anche il vostro consulente finanziario, anche il vostro promotore finanziario, anche la vostra banca.

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Poi come nelle migliori barzellette, c’è il colpo di scena finale. L’argomento “boom economico” sparisce, e NESSUNO viene e a spiegarci il perché ed il percome.

Non se ne parla più. E basta così.

La barzelletta è forte. Talmente forte, che ci viene il dubbio che anche quello che leggiamo OGGI, con l’indice S&P 500 ai “nuovi record assoluti” sia un’altra barzelletta, altrettanto forte, e dello stesso tipo di quella del “boom economico”.

Un esempio concreto, e delle ultime settimane: quante volte avete letto, oppure ascoltato, sostenere che per la crescita economica, per la crescita del PIL, il peggio è dietro le spalle, e si va verso una fase di mini-ripresa, e il rischio di una recessione è stato sventato (grazie alla miracolosa opera della liquidità delle Banche Centrali)?

Ma dove sono, le conferme? Dove stanno, i fatti? Ma chi lo dice?

Ma ci risiamo di nuovo, come 12 mesi fa? Siamo di nuovo alle prese con il miraggio?

Noi mettiamo alla vostra attenzione due soli dati, dell’ultima settimana, tra i tanti che si potrebbero proporre in questa sede, con i due grafici che seguono.

Con il primo grafico, vi raccontiamo dell’Europa. Con il secondo grafico, vi aggiorniamo sugli Stati Uniti.

Sul miraggio, siete voi investitori a dover decidere.

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Mercati oggiValter Buffo
Barzellette: un'altra fortissima del 2019
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Questa qui sopra è una divertente storiella, che per essere capita richiede però un piccolo sforzo di memoria: noi vi aiutiamo con una immagine che vedete qui sotto. Il nostro suggerimento? Fare attenzione alla data, che vi abbiamo messo in evidenza. Fate attenzione: NON si tratta di un titolo di venerdì scorso, il titolo è di 12 mesi fa.

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Portiamo alla vostra attenzione questa storiella, perché ha implicazioni che potrebbero trasformare la storiella in qualche cosa di molto diverso.

Se siete anche poco attenti a ciò che succede, nel giorno dopo giorno, avrete notato che la Cina ha decisamente cambiato tono, nelle ultime due settimane, e lo vedete sotto nell’immagine.

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Per i nostri Clienti, noi abbiamo affrontato ogni mattina questo tema, dove nell’ultima settimana abbiamo anche messo in evidenza il legame stretto tra questa vicenda e i dati macroeconomici e microeconomici che ogni giorno arrivano dalla Cina sui mercati finanziari.

Come, ad esempio, il comportamento della Borsa più importante della Cina, ovvero quella di Shanghai, proprio nelle settimane nelle quali l’indice della Borsa di New York ha messo a segno mille e poi mille “nuovi record assoluti”.

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Mercati oggiValter Buffo
Barzellette: la più forte del 2018
 
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Voi lettori vi ricordate la barzelletta della “normalizzazione”?

Uomini di grande potere, e di massima reputazione, avevano ripetuto per tutto il 2018 che si sarebbe andati verso la “normalizzazione”. Tutto tornerà normale, perché ormai l’emergenza è superata, la crescita economica è forte, la crisi non c’è più.

Uomini molto ascoltati. Uomini affidabili. Uomini molto stimati.

Mario Draghi. Jay Powell. Ed anche Mr. Kuroda. Oppure Mr. Praet, con le parole che potete legge sopra, del settembre 2018. Per mesi, settimana dopo settimana, ad indicare sempre la medesima strada, la normalizzazione. Presentata ai mercati, ed al pubblico degli investitori, come una CERTEZZA.

Sorpresa! Non era vero niente.

Già un mese dopo, la parola era del tutto scomparsa. messa da parte, cancellata.

Uomini che possono tutti, che sanno tutto. Uomini ai quali la maggior parte degli investitori affida le proprie scelte.

Dopo un solo mese, tutti insieme ad annunciare che “è stato tutto uno scherzo”. E senza una spiegazione: del perché quelle premesse erano sbagliate, del perché in pochi mesi il Mondo ha cambiato prospettive, ha cambiato problemi, ha cambiato tutto.

Questa sì, che è una storiella che fa ridere. E’ veramente ridicola.

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Mercati oggiValter Buffo
Barzellette: un'altra fortissima del 2018
 

Chi, tra i nostri lettori ricorda quanto si scriveva, e si diceva del Bitcoin 20 mesi fa?

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Le cose NON sono andate così. E chi segue Recce’d con maggiore attenzione ricorda sicuramente la nostra insistenza sul “Bitcoin Moment”-

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Il “momento Bitcoin” è la versione contemporanea di quello che gli americani definiscono “The Greater Fool”: si compera qualche cosa, che sia il Bitcoin, oppure la Borsa di New York o anche i BTp, oppure le obbligazioni High Yield (di bassa o bassissima qualità) senza sapere perché il prezzo sta salendo.

Ma quel prezzo sta ancora salendo, oggi e ieri, e quindi … io mi sento sicuro che troverò “The Greater Fool”, un fesso più fesso di mé, che anche lui non ci capisce nulla, ma verrà a comperare ad un prezzo più elevato, garantendomi un guadagno. I fondamentali? E chi ha il tempo da perdere sui fondamentali?

Ma poi arriva, come sempre, arriva quel momento, nel quale la certezza svanisce. E svanisce sempre in modo improvviso. Ed ecco che da 20000 si scende a 5000, così, senza preavviso e senza una ragione. Così come era senza motivo il precedente aumento del prezzo.

Succede sempre, in queste fasi di mercato. E’ inevitabile.

E potrebbe succedere in ogni momento: anche lunedì.

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Mercati oggiValter Buffo
Distorsioni da ambiente inquinato: come si risponde
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Non esprimiamo giudizi sulle campagne militanti della giovanissimi Greta, che vedete qui sopra nell’immagine.

Non è la sede. Non ne abbiamo le competenze. Anche se da qualche mese tutti i Banchieri Centrali (Lagarde per prima) annunciano le Banche Centrali dovranno al più presto includere il cambiamento climatico tra i propri obbiettivi.

Noi però, almeno per oggi (ed ancora per qualche tempo) lasceremo ad altri il dibattito sui cambiamenti climatici. Non è questo, oggi, il tema dei nostri Post.

Ci sembra, tra l’altro, che le Banche Centrali abbiamo già abbastanza problemi davanti a loro: problemi gravi (ce lo dicono loro stessi). Problemi non risolti (ce lo ribadiscono loro stessi) e problemi urgenti (come ci dimostrano le loro scelte concrete di politica monetaria).

Il mare che noi investitori dobbiamo navigare, oggi, è un mare turbolento: non è calmo e soleggiato come quello delle fotografia più in alto. L’ambiente, nel caso dei mercati finanziari, è fortemente inquinato.

Come abbiamo detto più volte, sarebbe una follia tentare di ignorare questa situazione. Molti però vorrebbero proprio questo: che il pubblico degli investitori ragionasse e si comportasse come se la situazione attuale fosse una situazione normale, uguale a sempre.

L’investitore finale deve evitare questa trappola. Deve evitare di farsi catturare dalla rete a strascico, deve evitare di fare la fine dei tonni (la scatoletta), e deve mettere mano sia alle proprie conoscenze, sia alle proprie strategie di investimento. Insomma, deve aprire gli occhi e cambiare il proprio modo di ragionare, e poi di investire.

Ci fermiamo qui: di questo tema, abbiamo detto e scritto molto, anche in questo Blog. Ma il tema resta della massima attualità: ce lo dice anche un un articolo, pubblicato questa settimana dal Financial Times, e firmato dal notissimo commentatore Mohamed El Erian, ex AD di PIMCO.

L’articolo dice, nel novembre 2019, alcune cose sulle quali, dieci anni fa, noi di Recce’d decidemmo di portare sul mercato italiano questo nuovo modo di investire, ed un portafoglio di servizi del tutto nuovi, che restano anche oggi, dopo dieci anni, servizi che ci garantiscono un grandissimo vantaggio sulla concorrenza nell’industria del risparmio.

Per questo, vi invitiamo a leggere l’articolo con attenzione: il testo, ed anche il sottotesto

Investors will have to grapple with once-unthinkable economic and market trends as they set about fine-tuning their portfolios next year. Where they end up will depend on five factors that are growing less stable by the day. Market sentiment has improved in recent weeks as trade tensions between China and the US have de-escalated, while the US labour market has again outperformed expectations — and there are short-term signs of some bottoming out of Europe’s economic cycle. With that, US stock indices have reached new highs while both bonds and currency markets have been relatively calm. Whether this performance will hold beyond the short term requires the revival of five assumptions that underpin most longstanding investment approaches.

  1. First, that globalisation carries on expanding markets and delivering efficiency gains.

  2. Second, that emerging economies will continue to catch up with their more developed counterparts, led by those pursuing reforms.

  3. Third, that robust liquidity will anchor well-functioning markets.

  4. Fourth, that policy effectiveness in developed markets will limit the global economy’s “downside”.

  5. And finally, that politics and governance will support market-based systems and the global rule of law.

Each tenet is subject to considerable uncertainty, adding to the need to review medium-term investment approaches on account of accelerating technological innovations, climate change and demographic trends. Notwithstanding the easing in trade tensions, it is far from clear that the process of economic and financial globalisation will continue. The possibility of years of deglobalisation — where barriers reduce the free flow of trade and investment — remains substantial. National politics are becoming more inward-looking by the day, growth continues to disappoint, and the inequalities of income, wealth and opportunities fuel popular backlashes. This process of deglobalisation limits the scope for emerging countries to use the international economy to turbocharge their development efforts. It also increases the risk of dislocations for a financial system that is built for deeper cross-border connectivity.

At a time when the “circuit breaker” effectiveness of central banks is waning after too many years of excessive reliance on unconventional monetary measures, this increases the likelihood of poor economics swaying politics and, in return, messier politics contaminating economics. This phenomenon has already been amply illustrated not only in advanced countries (eg Brexit), but also via spillovers to some emerging economies. Away from traditional savings, the implied distortions to finance have so far favoured investors.

Witness what has happened to three factors that drive most asset allocation models: returns, correlations and volatility. The traditional-inverse relationship between the prices of German and US government bonds (“risk-free” assets) and those of stocks (riskier assets) has been turned on its head for much of this year. The result is not only actual or near-record highs for key equity indices but also, with bond prices still relatively high, some $12tn of debt trading at negative yields. It has also played out in the volatility space, where unusually subdued levels have tended to be the norm, encouraging even more risk-taking. And when we have had “illiquidity in the midst of liquidity” — to use the words of Robert Koenigsberger, the CIO of hedge fund Gramercy — it has tended to be contained.

The one major exception to this was the market disruption a year ago that caused the Federal Reserve policy U-turn at the beginning of 2019. Given valuations and volatility levels, investors face increasingly asymmetrical risks, where there is a wide gap between their potential gains and losses. They would be well advised to test their longer-term investment approaches for adverse and unstable asset class correlations, volatility spikes, liquidity dislocations and greater political risks.

Conditions now call for a bigger longer-term move to investing based on “factors”, which are disaggregated drivers of asset prices, and some tail hedging (protecting your portfolio against big adverse market moves), with more input for behavioural science and political analysis. Investors could consider a gradual move to asset allocations that involve a further shift away from public stocks and bonds to bespoke credit structures and other ways of gaining more direct access to real economic activity. With that, cash may play a larger structural role in mitigating risks.

Most investment approaches are not wired for a world of deglobalisation, non-convergence of emerging economies, rising illiquidity, ineffective monetary policy and less respect for the global rule of law. Yet the possibility of each has increased.

It would be unwise to just throw out longstanding investment approaches that have served investors well. But it would be equally unwise to avoid difficult discussions on how to evolve them, given that so many economic, financial and political “unthinkables” have already become facts.

The writer is Allianz’s chief economic adviser and president-elect of Queens’ College, University of Cambridge

Mercati oggiValter Buffo