Campagne elettorali e campagne militari
 
week_05_Oct_2019_035.png

Abbiamo già evidenziato la settimana scorsa, e riportiamo anche oggi alla vostra attenzione, l’elemento di instabilità che potremmo chiamare “fattore politica”.

L’intero Pianeta è percorso da tensioni politiche e militari: fanno clamore le proteste di piazza, ma al tempo stesso si vede come non si riesca a trovare una via di uscita dalla vicenda Brexit, negli Stati Uniti è stato avviato il procedimento di impeachment per il Presidente in carica, ed anche in Italia il Governo mostra una preoccupante fragilità.

I mercati finanziari oggi sono una parte di questa situazione: anche i “nuovi record di borsa” sono niente altro che una espressione di questa vera e propria situazione di guerra.

Ma i mercati finanziari oggi esprimono questo stato di tensione in modo diverso rispetto al passato. Soltanto pochi anni fa, ogni episodio di tensione politica, o peggio militare, provocava sui mercati una reazione verso il basso, per conseguenza delle vendite degli investitori più avversi al rischio.

Oggi, questo non succede, almeno fino ad oggi. Gli investitori si affidano in tutto e per tutto alle rassicurazioni delle Banche Centrali, che garantiscono da anni acquisti illimitati di titoli ad ogni ribasso dei mercati.

Questo ci rassicura? No, tutto il contrario: ci preoccupa moltissimo. Perché ci siamo impegnati, verso in nostri Clienti, a proteggerli da questo stato di cose.

Affidare il proprio denaro a promesse verbali di questo genere, seppure in arrivo dalle potenti Banche Centrali, è una vera e propria “mossa della disperazione” per gli investitori. Una mossa da kamikaze.

week_01_Nov_2019_005.png

In una realtà nuova, nella quale i mercati finanziari vengono utilizzati su base quotidiana come strumenti di campagna elettorale, le Banche Centrali si ritrovano ad affrontare difficoltà nuove, della cui natura sanno nulla, e al tempo stesso sono soggette a pressioni nuove, mai sopportate in precedenza.

week_01_Nov_2019_040.png

Noi investitori dobbiamo avere chiaro che la garanzia di cui si diceva più in alto nella realtà non esiste: ce lo dicono i fatti.

In un Mondo nel quale le due principali Banche Centrali hanno già tagliato i tassi ufficiali di interesse, ed hanno già ripreso le loro operazioni di QE, le prospettive per la crescita economica restano a tutto oggi insoddisfacenti, per non dire negative. Se nelle prossime settimane si concretizzasse l’eventualità di una recessione, di cui moltissimi hanno parlato e scritte, non avrebbero più armi con cui combatterla.

Ed è esattamente questa, la spiegazione per la quale in tutto il Mondo vedete crescere, ogni giorno, la conflittualità: perché non esistono più i margini per mediare, non è più possibile utilizzare il denaro per fare da cuscinetto ed ammorbidire le tensione.

E’ esattamente questa la ragione per la quale il conflitto tra USA e Cina sulle tariffe non si risolve.

Ed è esattamente questa la ragione per la quale, a pochi minuti di distanza (sotto) il Presidente degli Stati Uniti strilla attraverso Twitter che “l’economia degli Stati Uniti non è mai stata così bene” ed anche che “è assolutamente necessario tagliare i tassi ufficiali di interesse”.

Queste contraddizioni, tipiche di ogni campagna elettorale, oggi vengono esasperate dalle difficoltà delle economie: che, lo ripetiamo, non nascono con la guerra sulle tariffe, ma al contrario la hanno provocata.

week_01_Nov_2019_019.png

Nel corso della settimana appena conclusa, anche la stampa italiana ha interpretato il fatto più eclatante in ambito geopolitico e militare come parte di una prolungata ed accesa campagna elettorale.

week_01_Nov_2019_010.png

Noi gestori di portafoglio, in un conteso perturbato da proteste, violenze, eccessi di linguaggio ed atteggiamenti spregiudicati di numerosi tra i protagonisti abbiamo un obbligo principale, che è quello di proteggere il denaro dei nostri Clienti da quegli shock improvvisi che in situazioni come quella appena descritta non sono evitabili.

Per questa ragione, in Recce’d non abbiamo tempo di lasciarci emozionare dai “nuovi record di borsa” oppure dalle “notizie” sulle trattavie tra USA e Cina (sotto nell’immagine), e ci concentriamo invece sulla realtà dei fatti, esaminando le più probabili evoluzioni e le implicazioni per i vostri investimenti. Che sono OPPOSTE a ciò che sembrerebbe a prima vista.

week_01_Nov_2019_001bis.png
Mercati oggiValter Buffo
Non è normale: ma è facile da capire
 

Viviamo mesi, ed anni, straordinari: mesi ed anni che verranno ricordati, nella storia dei mercati finanziari, come gli anni degli eccessi.

Ogni mesi, e anche ogni settimana, ne abbiamo la prova: e l’ultima settimana dei mercati finanziari ci ha prodotto una serie di prove concrete.

Siamo nel periodo degli eccessi, delle anomalie, delle situazioni limite. E per molti, anche dell’esaperazione.

Nulla è normale, tutto è iperbolico, tutto viene enfatizzato e portato al limite.

Lo si vede, in modo particolare, alla Borsa di New York, che da un paio di settimane è tornata sui “livelli record di ogni tempo”. Trattandosi della Borsa più grande al Mondo, è un record che trascina anche le altre Borse del Pianeta e che determina quindi un senso di eccitazione diffuso, tra operatori ed investitori.

Non è una situazione normale, come detto. Ma è una situazione molto semplice da spiegare.

E’ facile capire, ad esempio, come una persona che si trova in questo momento sotto una enorme pressione (da parte della stampa, ma pure nei sondaggi di opinione, ed infine per quello che riguarda il processo di impeachment) abbia tutto l’interesse ad enfatizzare quei pochi dati che potrebbero essere un indice del successo della sua politica.

Ci riferiamo qui, ovviamente, al Presidente degli Stati Uniti Trump.

week_01_Nov_2019_036.png

Come leggete qui sopra, e come ormai è abitudine, il Presidente Trump utilizza i mezzi di informazione ed i social allo scopo di mandare messaggi trionfalistici, e presidia ormai con frequenza quotidiana i mezzi di informazione specializzati, come la Tv CNBC oppure la TV di Bloomberg, dove ieri venerdì 1 novembre ha spedito il proprio consigliere Larry Kudlow a spiegare perché il dato per gli occupati USA era un dato “eccezionale”.

Vi facciamo notare tre cose, a questo proposito:

  1. il dato per gli occupati di ieri, venerdì 1 novembre, è risultato, in effetti, migliore delle attese degli economisti: ma non è un dato eccezionale, come potete constatare nel grafico qui sotto, dove la nostra freccia mette in evidenza il dato pubblicato venerdì 1 novembre

  2. come dice il testo dell’immagine più in alto, la presentazione ai mezzi di informazione di questo dato, da parte della Casa Bianca, è costellata di forzature, ed anche di qualche errore

  3. nessun commento è arrivato da Trump per gli altri dati della settimana: niente sul dato per il PIL del terzo trimestre, niente sul dato per il PMI, niente sull’indice ISM; voi che cosa pensate, che fossero meno importanti? Oppure c’è una seconda spiegazione possibile?

week_01_Nov_2019_034.png

Leggete con attenzione i dati del grafico qui sopra, e poi tornate indietro, di soli due mesi, al dato per gli occupati USA di settembre. Non lo ricordate? ve lo facciamo rivedere, qui sotto. Notate bene il titolo, e che rappresenta bene la maggior parte dei commenti di allora. Eppure … erano pure di più a settembre che a novembre.

week_02_Sep_2019_033.png

L’esame di dati concreti, come questi, e delle reazioni di mercati, è una conferma, anch’essa molto concreta, di ciò che dicevamo sopra, ovvero che nulla di ciò che vedete, sentite, leggete in questi mesi è normale. Al tempo stesso però, tutto ciò che vedete è molto facile da spiegare, in quanto si tratta di conseguenze alle azioni anche arrivano da soggetti sotto una fortissima pressione, che sono costretti a cercarsi una via di uscita da situazioni non più sostenibili.

Soggetti che ricorrono anche a frasi, espressioni, ed un certo tono da … venditore di materassi, più adatte ad una vendita in televisione che al commento di ciò che accade sulla Borsa più grande del mondo (immagine sotto): ed anche questo deve essere spiegato (non c’è alternativa) come un segnale di disperazione.

week_01_Nov_2019_035.png

I nostri argomenti non riguardano soltanto Trump, va precisato. Sono molti, moltissimi quelli che tre anni fa scommettevano tutto sulla “crescita globale sincronizzata”, così come sul PIL al 4-5-6%, nello specifico, e sul deficit che si ripagherà da solo.

week_01_Nov_2019_045.png
week_01_Nov_2019_002.png

Si sono tutti sbagliati. Hanno tutti dovuto fare inversione ad U, e di corsa, e con grande paura. Una cosa che invece noi di Recce’d non siamo stati costretti a fare. Al contrario, Recce’d sta oggi esattamente dove stava allora, anche sui dati per gli occupati negli Stati Uniti.

Di fronte a una pubblica smentita così violenta, oggi tutti quei sostenitori della “crescita globale sincronizzata” sono nel panico e disperati, e quindi vanno disperatamente alla ricerca di una via di fuga, di un appiglio.

Tutto questo ci preoccupa, in Recce’d? Ovvio che si, come sempre ci preoccupano eccessi e emotività. La differenza, però, è che noi non siamo disperati, e neppure i nostri Clienti. A differenza dei disperati, noi sappiamo dove stiamo andando.

Perché la nostra ricetta funziona: magari con queste campagne di manipolazione delle informazioni si potranno allontanare nel tempo il momento della resa dei conti, ma si tratta di settimane, e non di anni. Perché con la manipolazione si riesce a muovere il mercato di Borsa, ma non si può mandare la crescita del PIL al 4% annuo. Anche questo, è molto facile da capire.

Recce’d lo ha già scritto nel proprio Blog nelle settimane precedenti: noi condividiamo il giudizio che leggete qui sotto, ovvero che da tutto questo sforzo trapela un senso di DISPERAZIONE che coinvolge sia la Casa Bianca sia La Federal Reserve.

Dal quale noi sappiamo come difenderci e come difendere i portafogli dei Clienti, in un contesto in cui in un secondo tutto si capovolge. E’ sufficiente un Tweet sbagliato, e si passa da On a OFF in un secondo.

week_01_Nov_2019_037.png

E’ altrettanto facile da capire che, sulla base di una insistita campagna di comunicazione, come quella messa in atto dalla Casa Bianca (nell’immagine sopra, potete leggere un elenco che si riferisce alla sola giornata di venerdì 1 novembre), l’industria delle banche di investimento, e dei broker, colga lo spunto e si metta subito all’opera per convincere qualcuno a “comperare azioni”.

Tutto normale, in questo caso: specie perché, proprio come il Presidente Trump, anche questa è un’industria in gravissima difficoltà, sotto la pressione di margini che si riducono e di massicci licenziamenti del personale (che noi vi abbiamo evidenziato) da gestire.

Come farsi sfuggire, quindi, un’occasione di guadagno di breve termine? Pochi, sporchi e subito: questa è la regola di quel mondo delle banche di investimento e dei brokers (e dei promotori finanziari italiani, ovviamente).

Tutte cose facili da capire: dalle quali deriva però una situazione sempre meno normale, sempre più esasperata, stressata, tesa, portata all’eccesso.

In Recce’d, interpretiamo il nostro compito, in una situazione come quella attuale, prima di tutto come punto di riferimento critico, che consente ai nostri Clienti di distinguere tra realtà e fantasia. Ovviamente, devono esserci poi anche i risultati.

Mai come in questo momento, sarà chi ride per ultimo che ride bene.

Perché nulla, ma proprio nulla di nulla, di ciò di cui ci siamo occupati, scrivendo questo Post, è importante per voi, lettori che siete investitori.

Se fate il day-trading, FORSE è importante, ma dovete anche tenere conto di quello che trovate scritto qui sotto nell’immagine. Invece, se siete investitori e vi occupate di investimenti, quelle che avete appena letto qui sopra sono … solo balle senza importanza.

week_02_Oct_2019_050.png

Chiudiamo il Post con un sorriso. Si può anche ridere, di questa che ogni giorni di più assume i contorni di una vera e propria farsa, come si dice nell’immagine che avete visto un po’ più in alto. C’è anche chi si diverte a mettere in circolazione immagini come quella che chiude il Post, accompagnandole con la scritta “Ogni venerdì Trump e Kudlow dicono al mercato: noi vi pomperemo su! Pump it up!”.

E poi, anche lunedì prossimo come ogni lunedì, leggeremo che “Le trattative con la Cina vanno benissimo!”. Attenti, amici lettori, a non farvi trascinare nel ballo da questi due di sotto, perché finirete con il farvi bruciare le dita, e anche qualche cosa di più.

week_01_Nov_2019_038.png
Mercati oggiValter Buffo
Il vantaggio di muoversi per primi
week_01_Nov_2019_021.png

L’immagine qui sopra la dedichiamo ai nostri amici lettori che sono investiti in Fondi Comuni di investimento.

A questi amici lettori, Recce’d fornisce da anni notizie molto utili, notizie che sui mezzi di informazione tradizionali non vengono prese in considerazione.

Un esempio è la crisi in atto nel settore dei Fondi Comuni di Investimento, che è iniziata con i Fondi Comuni di GAM ed è poi andata a toccare i Fondi Comuni di H2O ed i Fondi Comuni di Woodford: nomi molto noti anche in Italia, a tutte quelle Reti di promotori finanziari che spingono il Cliente ad investire sui Prodotti Multimanager. Nomi che i nostri promotori finanziari presentavano ai loro Clienti come “una sicurezza” se non come “una eccellenza”.

Ora: la crisi di alcuni Fondi Comuni, che hanno bloccato i riscatti, ha prodotto un effetto a catena: con gli investitori che riscattano le loro quote in ALTRI Fondi Comuni, ed escono dal settore.

Per quale ragione? Lo spiega l’immagine sopra. Perché c’è un vantaggio, ad uscire per primi.

Leggiamo quj sotto come ha descritto la situazione, questa settimana, il Financial Times.

On Oct 15., it was announced that Neil Woodford’s flagship Equity Income fund (WEI), which has blocked redemptions since June, would be closed for good. And signs are emerging that the problems that bedeviled WEI may be spreading to the wider UK equity fund sector. Across all UK-domiciled funds, investors pulled £2.1 billion in September taking net outflows this year to £7.3 billion, according to data from Morning Star.

Here are the active funds that bore the brunt of the exodus:

  • Standard Life Aberdeen’s flagship Gars fund, which saw outflows of £392 million in September and which is down £8.9 billion over the past 12 months, shrinking the fund’s asset base to £6.5 billion.

  • Majedie, an £11 billion active equity boutique that suffered £269 million of redemptions, a monthly record.

  • Lindsell Train, the largest managed UK shares fund, also registered a record £374 million of net outflows in September despite returning 25% over the first nine months of 2019. Confidence in the fund was hit by the decision in July of the UK’s biggest broker, Hargreaves Lansdown, to remove the Lindsell Train UK Equity Fund from its Wealth 50 Best List due to liquidity concerns.

  • Invesco’s UK-focused funds, which suffered the biggest wave of redemptions in September — £967 million — and is down £8 billion over the past 12 months.

Invesco’s UK business was, ironically, managed, with incredible success, by Neil Woodford until 2013, when he left the U.S. firm to set up his own investment company, taking many of his Invesco clients with him. So formidable was Woodford’s reputation in the fund sector at that time that he was able to raise £10 billion in his first two years of going solo.

For Invesco, the opposite happened. Since Woodford’s departure, the firm’s UK-focused funds have leaked £15.4 billion. More than half of those funds were redeemed in the last year alone. Things were hardly helped when the two main funds — the Invesco High Income fund and Invesco Income fund — featured prominently in Bestinvest’s 2018 “Spot the Dog” report, which highlights the sector’s worst performers. In September, it saw its worst outflows since Woodford’s departure.

What appears to have spooked many investors is the fact that the man picked to replace Woodford, his protege Mark Barnett, appears to be following the exact same playbook of his one-time mentor. Like Woodford, Barnett has been placing massive bets on companies that are often difficult to trade. In total, Barnett has poured more than two thirds of the £6.1 billion Invesco High Income Fund into higher yielding but largely illiquid micro-, small-, and mid-cap stocks, up from less than a quarter when he took over in 2014.

As the collapse of WEI has shown, betting big on illiquid investments carries large risks for open-ended funds that, on the one hand, offer their shareholders the opportunity to redeem their funds whenever they want while, on the other hand, pouring those same funds into investments that can take weeks or months to sell.

It is this sort of liquidity mismatch that the Bank of England has been warning about for years. If investors in an open-ended fund decide to pull their money en masse, which they’re ostensibly allowed to do at just about any time, the fund could struggle to liquidate its assets in time if those assets are not very liquid. It’s precisely what happened at Woodford’s flagship fund, which saw its asset base crumble from £10 billion to £3.7 billion in the space of just three years, before the gates were slammed shut on the remaining investors in May.

This ability of investors to yank out their money at virtually the drop of a hat can create “an incentive [for them] to redeem when they expect others to do so,” said the Bank of England’s Financial Policy Committee (FPC) in July, adding that this mismatch in liquidity “has the potential to become a systemic issue.”

It’s not just the Bank of England that’s flagging up this problem; so, too, are EU regulators as well as senior figures in the fund industry. Amundi’s chief investment officer, Pascal Blanqué, recently warned that the asset management sector could be on the cusp of a wider liquidity crisis, as a result of the fears sparked by Woodford’s downfall.

“This business is a trade-off between risk, return and liquidity,” he said.

“We have the ingredients of looming liquidity mismatches across the industry.”

An added cause for concern cited by Blanqué is that banks have pared back their dealer and market making activity following the global financial crisis. Having scaled back the amount of risk they take, due in part to more stringent capital requirements from regulators, banks’ diminished ability, or willingness, to absorb liquidity demand during selloff periods could pose wider problems for fund managers.

The more that those fund managers stray into less liquid assets, in a desperate hunt for returns in a yield-starved world, the greater the threat this vulnerability could pose to financial stability.

“We’ve seen a frantic search for yield on the buy side, pushed by [central banks’ quantitative easing programs],” said Blanqué.

“The combination of a frantic search for yield, and the deterioration of market liquidity, can create mismatches.”

Such mismatches have already caused liquidity problems this year for London-based H2O Asset Management and Swiss-based GAM. Three years ago, in the aftermath of the Brexit vote, six commercial real estate (CRE) funds were forced to suspend redemptions for the same reason.

Now, those same mismatches have led to the downfall and disgrace of Woodford, one of Britain’s most revered stock pickers, while decimating the savings of hundreds of thousands of retails investors. It has also shone a bright spotlight on the dangers of entrusting one’s money with open-ended funds that, in turn, plow that money into illiquid assets.

It appears that many investors, now aware of the first-mover advantage with open-end mutual funds, and already leery about the risks of a no-deal Brexit and fearful that what happened at Woodford could happen to them, are making their way as calmly as possible to the exits.

Mercati oggiValter Buffo
Grossi guai oppure il meglio di sempre?
week_01_Nov_2019_029.png

Ognuno di noi, ogni giorno, si trova a fronteggiare situazioni nelle quali deve fare delle scelte.

Chi, come noi in Recce’d, ogni giorno viene bombardato di informazioni, deve essere capace di fare rapidamente un certo numero di scelte. Ed in particolare deve sapere distinguere tra le notizie vere e le notizie false.

L’affermazione fatta dal Presidente degli Stati Uniti, qui sopra, come deve essere interpretata da un gestore di portafoglio? E’ propaganda politica pura e semplice? contiene un fondo di verità? Oppure è la verità?

Il gestore deve sapere mantenere la propria lucidità, e rimanere freddo e lucido nelle proprie reazioni.

week_01_Nov_2019_022.png

I dati, in questo senso, aiutano molto: a volte, aiuta anche una attenta lettura dei giornali.

week_01_Nov_2019_025.png

Ovvio che occorre porre grande attenzione anche alla qualità delle informazioni, ed alle fonti da cui provengono: ad esempio, la notizia che leggete qui sopra ha un valore molto forte, proprio perché proviene da ambienti (il Wall Street Journal) che sono schierati a favore dell’attuale Amministrazione USA.

week_01_Nov_2019_027.png

L’immagine qui sopra ci parla del dato che è stato pubblicato mercoledì scorso negli Stati Uniti, che ci dice che nel terzo trimestre 2019 la crescita del PIL è scesa allo 1,9%. Il medesimo dato che avete già visto nel grafico più in alto.

Chi investe deve avere la capacità di associare dati come questo, e molti altri, con i prezzi che si vedono sui mercati finanziari: è il solo modo per capire quanto alti o bassi sono i prezzi attuali, e su questa base capire che rendimenti ci attendono in futuro, e con quale rischio di perdita sugli investimenti effettuati.

Dicevamo che i dati sono di grande aiuto, proprio perché sono un riferimento concreto: mentre invece i Tweet, come quello che apre questo Post sono suscettibili di molte interpretazioni.

Facciamo un esempio concreto: prendete il dato dell’immagine sopra (1,9%) e mettetelo a confronto con quello che si dice nel Tweet che segue.

week_01_Nov_2019_039.png

Ora prendete questo Tweet datato 2012, ed il dato dello 1,9%, e mettete il tutto a confronto con il Tweet che apre il nostro Post. Poi prendete il tutto, e mettetelo a confronto con il valore della Borsa, ma pure con il valore del dollaro USA e con il valore del Titoli di Stato USA.

Un confronto come questo, amici lettori, vi può essere utilissimo. Vi può aiutare (in modo decisivo) a capire come investire e perché.

O quanto meno, vi potrà aiutare a decidere se chi oggi vi supporta, vi consiglia e vi suggerisce sui vostri investimenti di portafoglio è all’altezza, è adeguato ad affrontare con successo una situazione come questa.

Chiedete al vostro consulente: quando un’economia cresce dello 1,9%, siamo “in deep trouble”, in grossi guai, oppure siamo nella “economia migliore di sempre”?

Solo, non chiedetelo a Donald J. Trump: lui, come avete appena visto non sa rispondervi.

Mercati oggiValter Buffo
Perché non buttarci un po' di soldi?
 

Tra i nostri lettori, molti si saranno chiesti “perché non buttare un po’ di soldi e cavalcare il rally della Borsa americana (e di tutte le altre, che le vanno dietro)?”.

Lo spieghiamo con alcuni dati di fatto.

week_01_Nov_2019_026.png

La Borsa da sempre è fatta anche di “voci” e “rumori”. Non è una novità

Le novità di questi ultimi anni sono altre: e due in particolare:

  1. il peso delle voci e dei rumori, rispetto al peso dei dati reali, è molto aumentato: questo nel breve termine, perché nel medio e nel lungo termine è impossibile sostituire con le “voci” ciò che nella realtà dei fatti non esiste; ma va riconosciuto che oggi la manipolazione dei mercati ha raggiunto livelli mai visti prima

  2. il ruolo della politica, in Borsa, è molto aumentato: la Borsa è diventata un’arma di lotta politica, ed in questo senso si distingue l’Amministrazione Trump che svolge un ruolo quotidiani di presidio

Il grafico qui sopra vi racconta in che modo, nell’ultima settimana, la Amministrazione Trump ha reagito alle notizie che avete letto nell’immagine precedente.

week_01_Nov_2019_042.png

Il limite di questi esercizi di manipolazione è proprio il tempo, perché nel tempo la realtà prevale sempre. Ricordate i due Vertici tra Trump e il Nordcoreano Kim? Opportunità per le foto di rito, ma poi ovviamente accade che con le parole non puoi cancellare i fatti come ad esempio il fato che vengono sparati due missili.

week_01_Nov_2019_043.png

Noi investitori e di nostri soldi ci troviamo in mezzo a tutto questo.

Ed ecco come ritorniamo alla domanda che avete letto in apertura di Post: perché non buttarci un po’ di soldi, quando Kudlow ci racconta che “Le trattative con la Cina vanno davvero molto bene”? PerchPé non dovrei inseguire il rally di Borsa?

Semplicissimo risponder: perché il rally di Borsa NON ESISTE.

La sostanza dei fatti è che il rally di Borsa non esiste: in due anni, 24 mesi, gli indici di Borsa sono in buona sostanza rimasti dov’erano. L’indice della Borsa di New York oggi sta dove stava (in sostanza) nel gennaio del 2018.

L’indice della Borsa di New York nell’ultima settimana ha guadagnato circa lo 1%, come ha fatto anche nella settimana precedente: a questo proposito, vi sarà utilissimo ricordare che dieci mesi fa, nel dicembre del 2018, perse circa lo 8,5% (immagine sotto).

Rischio e rendimento, ricordate? Rischio e rendimento.

week_01_Nov_2019_044.png

Per completezza di informazione al lettore: ci sono anche altre, ottime, concrete, ragioni per non andare dietro a quello che ci raccontano Trump e i suoi: ma ancora una volta, vogliamo fare chiarezza sul fatto che Recce’d non è contro Trump oppure pro Trump. Recce’d è unicamente a favore dei propri Clienti e delle loro performances, e se parliamo di Trump lo facciamo soltanto perché costretti dal suo ruolo pubblico. Per questa ragione, non commenteremo il grafico qui sotto.

week_02_Oct_2019_035.png
Mercati oggiValter Buffo