Servizi di pubblica utilità (parte 4)
Per anni, si è dibattuto sui quotidiani e nei Convegni del tema della diseguaglianza. In libreria, alcuni dei libri pubblicati su questo tema (ad esempio, citeremo Piketty) sono stati acquistati al punto da diventare best-sellers.
Oggi, questo dibattito si è trasferito nelle strade, ed è diventato rivolta.
Oramai ogni giorno, leggiamo e leggete notizie di disordini che arrivano sia da Paesi ricchissimi come Hong Kong, sia da Paesi in buone condizioni economiche come il Cile, sia da aree economiche difficili come il Libano oppure il Brasile. Il grafico che segue mette in evidenza quanto noi abbiamo appena scritto.
Per fare il punto, offriamo ai lettori un elenco dei Paesi nei quali si sono registrate, di recente, proteste di piazza.
Questo Post noi lo scriviamo per anticipare a chi ci legge che la diffusione dei fenomeni di protesta, e di instabilità sociale, potrebbe coinvolgere presto anche Paesi dell’Occidente: la vicenda dei gilet gialli in Francia non si è conclusa, e anche negli Stati uniti c’è chi agita lo spettro di una “guerra civile”, come leggete qui sotto.
Fino ad oggi, sui mercati finanziari si è attribuito un peso pari a zero a fatti come questi, mentre si è attribuita grandissima attenzione alle tariffe USA-Cina: il nostro suggerimento ai lettori è di adottare un modo diverso di guardare alle cose.
L’instabilità sociale non è un fatto che può essere contrastato dalla Banche Centrali con i tagli dei tassi di interesse. E non può essere risolto (a differenza delle tariffe con la Cina) prendendo un the in un salotto a Washington, e poi facendo scattare la solita sessione per i fotografi. Non è un fatto che può essere controllato manipolando i mezzi di informazione.
Per questo, quando si tratta dei nostri investimento e dei nostri portafogli in titoli, è giusto attribuire a questo fattore la massima importanza, anche se fino ad oggi sui mercati non si sono registrate reazioni visibili.
Reazioni che potrebbero, però, arrivare già domani.