Hanky Panky
 
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Recce’d ve lo aveva detto con grande anticipo. Ora, lo leggete scritto sui giornali, e sui siti di Finanza e Mercati. Recce’d ve ne aveva parlato mesi, e persino anni, fa.

Proveremo a spiegare, in questo Post, perché l’articolo che vedete qui sopra nell’immagine è uno dei più importanti, per chi vuole comprendere le nostre decisioni sui portafogli titoli degli ultimi anni.

La manipolazione dei mercati di Borsa, in particolare negli Stati Uniti, è venuta a galla, è stata esposta in pubblico e documentata a mezzo stampa. Stiamo parlando, per non lasciare nulla di non detto, di reati penali.

Noi non vogliamo entrare qui nel dettaglio. Neppure, vogliamo fare come faranno certi giornalisti, che ci costruiranno sopra storie fantasiose, come in certi libri di spionaggio, buttandoci magari dentro anche la Federal Reserve e altre cose che non c’entrano per nulla, al solo scopo di colpire l’occhio dei lettori. Noi non faremo così: non è quello, il nostro mestiere, per fortuna.

Non lo faremo anche per un altra ragione, ovvero che qui la cosa è molto più semplice: con i suoi Tweet, Trump ha manipolato dall’esterno la Borsa americana, e ovviamente chi è più vicino al suo “circolo degli amici” ne ha approfittato per farci dei bei guadagni.

A chi ci parla di “opportunità perse sui mercati”, noi rispondiamo così: documentandovi che queste NON sono opportunità, questi sono imbrogli, con evidenti aspetti di illegalità.

Queste sono cose da disperati, sono cose che fanno i disperati, quelli che NON hanno altre capacità che non quella di “fare la cresta”.

Recce’d non è disperata, così come non lo è nessuno tra i nostri Clienti. Questo non è investire, per noi, ma è altro: è giocare col fuoco. E’ vivere in un film (ricordate Di Caprio che faceva “The Wolf of Wall Street”)?

Recce’d non vive in un film, ed anche i nostri Clienti non vivono in un film. Abbiamo tutti i piedi ben piantati nella realtà. Queste sarebbero “opportunità perse sui mercati”? Bene, allora siamo felici di averle perse. Intenzionalmente e consapevolmente: investire, a nostro giudizio, è tutta un’altra cosa. In Recce’d, facciamo proprio un altro mestiere.

In the last 10 minutes of trading at the Chicago Mercantile Exchange on Friday, September 13, someone got very lucky. That’s when he or she, or a group of people, sold short 120,000 “S&P e-minis”—electronically traded futures contracts linked to the Standard & Poor’s 500 stock index—when the index was trading around 3010. The time was 3:50 p.m. in New York; it was nearing midnight in Tehran. A few hours later, drones attacked a large swath of Saudi Arabia’s oil infrastructure, choking off production in the country and sending oil prices soaring. By the time the CME next opened, for pretrading on Sunday night, the S&P index had fallen 30 points, giving that very fortunate trader, or traders, a quick $180 million profit.

It was not an isolated occurrence. Three days earlier, in the last 10 minutes of trading, someone bought 82,000 S&P e-minis when the index was trading at 2969. That was nearly 4 a.m. on September 11 in Beijing, where a few hours later, the Chinese government announced that it would lift tariffs on a range of American-made products. As has been the typical reaction in the U.S. stock markets as the trade war with China chugs on without any perceptible logic, when the news about a potential resolution of it seems positive, stock markets go up, and when the news about the trade war appears negative, they go down.

The news was viewed positively. The S&P index moved swiftly on September 11 to 2996, up nearly 30 points. That same day, President Donald Trump said he would postpone tariffs on some Chinese goods, and the S&P index moved to 3016, or up 47 points since the fortunate person bought the 82,000 e-minis just before the market closed on September 10. Since a one-point movement, up or down, in an e-mini contract is worth $50, a 47-point movement up in a day was worth $2,350 per contract. If you were the lucky one who bought the 82,000 e-mini contracts, well, then you were sitting on a one-day profit of roughly $190 million.

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Valter Buffo
Mosse disperate: BoJo
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Quanto lo giudicate disperato, un Primo Ministro che annuncia un accordo, senza essere certo che il sua Parlamento lo sosterrà?

Dare una risposta a domande come queste è complesso. Il nostro lavoro per i nostri Clienti, e per i nostri portafogli di investimento, è anche questo.

Ai Clienti, noi avevamo detto, ormai più di tre anni fa, che Brexit non era un fatto acclarato. Che era necessario, in quel luglio 2016, agire sui portafogli tenendo in conto che Brexit sarebbe potuta … non arrivare mai. Che Brexit poteva essere soltanto … un evento per i mezzi di informazione.

Ai Clienti, noi avevamo aggiunto che NO, non era vero che la sterlina GBP sarebbe crollata, e che NO, non era vero che l’economia del Regno Unito sarebbe caduta in recessione.

Noi abbiamo detto ai nostri Clienti il CONTRARIO di ciò che loro trovavano scritto, tre anni fa, due anni fa e un anno fa, sui quotidiani, e che ascoltavano ai TG in televisione.

E adesso, come aprirà la sterlina GBP lunedì mattina? Scusateci ma ce ne importa … il giusto.

Non è così, che si fa il mestiere di gestore di portafoglio. Non siamo proprio alla ricerca dell’ultima “furbata”, del colpo di astuzia e di fortuna. Non giochiamo, con i soldi dei Clienti, non è questo il nostro mestiere.

Al contrario: noi siamo qui a dirvi che, nella storia di Brexit, il buon Boris alla fine conterà quanto Theresa May. Ovvero: nulla. E quindi, che oggi abbiamo poco da dire.

Valter Buffo
Ancora su quella quota 3000
 

Non ci sorprende l’emotività di molti, a metà settimana, quando l’indice della Borsa di New York è tornata sopra la fatidica quota di 3000 punti.

E non ci sorprende anche il fatto che la “riconquista dei 3000” sia stata celebrata in modo ampio dai media.

Ma soprattutto, non ci stupisce che i dati di fatto che vengono elencati qui sotto, nella prima immagine del nostro Post, siano stati totalmente ignorati, sia dai mezzi di informazione, sia dai soggetti più emotivi.

Il lavoro che noi facciamo per i nostri Clienti sta proprio qui: nel supportarli, ogni giorno, nel difficile lavoro di analisi che consente di distinguere la realtà dei fatti dalle false informazioni e dalle impressioni generate dall’emotività.

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In 20 mesi di range trading (come spiega con dati di fatto l’immagine qui sopra) noi abbiamo costruito per i Clienti portafogli modello che sono caratterizzati proprio come noi avevamo anticipato ai Clienti durante la presentazione dei nostri servizi di gestione di portafoglio. Ovvero: con un potenziale di crescita molto ampio, ed un rischio di ribasso limitato in QUALSIASI condizione.

Anche a fronte di una lunga serie di mosse disperate, da parte dei maggiori attori economici e politici (di cui scriviamo anche in altri Post pubblicati oggi) i nostri portafogli modello hanno contenuto (entro i limiti che sono naturali, per un portafoglio in titoli) le oscillazioni e la volatilità.

In 20 mesi ed oltre di range trading, c’è stata UNA SOLA opportunità, una sola occasione nella quale i mercati finanziari sono usciti da questo intervallo o range: ed i nostri Clienti hanno fatto buoni guadagni proprio in quella UNICA opportunità.

Altro, noi di Recce’d non facciamo, perché altro non sappiamo fare.

Ma questo che abbiamo fatto a noi non pare poco, se ci mettiamo a confronto con tutta la concorrenza, anche la più qualificata. I numeri, li abbiamo dettagliati nella più recente Lettera al Cliente del 2 ottobre, e ovviamente a 15 giorni di distanza restano quelli anche oggi.

Ma adesso basta parlare del passato! Guardiamo al futuro. Dove stanno le opportunità (quelle vere, e non quelle delle fake news)?

Recce’d ne ha già parlato e scritto anche troppo. Oggi lasciamo parlare Ray Dalio, il quale (forse perché gestisce la società più grande e più nota di Fondi Hedge del Pianeta) è più concreto e meno scontato della maggior parte dei commentatori che leggete e leggiamo ogni giorno. Ecco che cosa ha detto solo pochi giorni fa.

And as Ben and I--we talk about these things regularly. Like we said there are four kinds of war–as Ben said and we agree: there's a trade war, there's a technology war, there's a currency capital war and there is a geopolitical war. In other words – so that's a phenomenon that's happening at the same time. So internally we have a lot more conflict. So now if you play that out, you say this cycle is not -- this is the best that we get. This moment. We are at the best the cycle is not going to continue forever -- the expansion. you have this sag, then you have elections and you have politics which becomes greater extremity. And so on monetary policy it's not going to be a so effective. Imagine if you had a downturn and you have it not as effective monetary policy. Then there has to be coordination. So how do you get coordination in this kind of political environment? You have to have a coordination between fiscal and monetary policy to be able to do something. And you can and then you have to have political coordination between the various factors to make decisions of what policy should be. So, I think that that's the landscape broadly speaking in the world and we are in that kind of self-reinforcing sag. Because as one country -- as China slows and United States slows and they all have their headwinds that makes it not as good for the others who deal with those cuts. So that look that's what the environment looks like to me."

I -- let me describe the corporate, okay? What's happened is corporate balance sheets for a variety of reasons have borrowed a lot of money. As interest rates went down a lot of money's available and the return on equity was higher than the return -- the cost of funds. There has been a lot of buying leveraging up. And there's been a market developing, like in the form of leveraged loan market in which essentially you can borrow money with hardly any interest rate and almost the promise that you will never have to pay back principal because you'll keep rolling it over and over and over. And they're doing that because of a spread. So the notion is like you can borrow the money and if that you don't have to roll over the principal, you don't have any interest, you don't have much in the way of debt service payments. So now you look at that and you say that's pretty wild. That's pretty crazy. And that is -- there were elements of that existing and of course. But there's the Central Bank on that who will sort of take care of all that and because they'll provide the money and no and so we have and then we have the negative interest rate environment and so those extremities that we're reaching are not such that you're as likely to have a debt crisis in terms of I look at the debt service payments. But you have a lot of -- you've limited, you've reached the limits almost of that being able to happen. And then you have those obligations so that creates this big sag -- then it's likely to create a big bust.

Valter Buffo
Mosse disperate: la Federal Reserve
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Parleremo ancora della crisi dei repos sul mercato interbancario USA, e delle mosse fatte dalla Federal Reserve, perché la situazione è in piena evoluzione. Con maggiore dettaglio, ci lavoreremo poi per i nostri Clienti in The Morning Brief.

Vediamo di mettere in evidenza, qui, le cose più urgenti.

Ci sono due informazioni, per voi lettori, nell’immagine qui sopra:

  1. Il massimo consigliere economico del Presidente Trump, Larry Kudlow, è tornato a chiedere alla Federal Reserve di agire in modo più aggressivo: e questo accade dopo che la Federal Reserve ha già tagliato i tassi di interesse ufficiali due volte, e dopo che la Fed ha anche avviato la (ormai notissima) operazione di finanziamento del mercato dei repos, ovvero di immissione di nuova liquidità sul mercato interbancario

  2. il grafico invece racconta che anche questa settimana, ovvero dopo che la Fed ha annunciato di avere avviato operazioni di immissione PERMANENTE (nell’immagine di chiusura del Post, la parte bassa) e non transitoria, di liquidità, le banche hanno richiesto la medesima quantità di liquidità TRANSITORIA che chiedevano a settembre, quando i tassi sui pronti-contro-termine toccarono il 10%

Vi sembrano argomenti complicati? Non lo sono. Vi sembrano argomenti lontani da voi e da noi? non lo sono, assolutamente.

I fatti che vi documentiamo qui sopra ci toccano, come investitori ed anche come semplici operatori dell’economia, in modo diretto e significativo.

La crisi di settembre, che è stata una crisi di liquidità seria e profonda, NON è stata risolta dagli interventi della Banca Centrale USA. Le banche americane chiedono ancora, a tutto oggi, un supporto extra, un intervento eccezionale e quotidiano, alla Banca Centrale USA. Le banche, il sistema delle banche, negli Stati Uniti, è sotto stress. C’è una crisi, e non va via.

C’è una crisi nella liquidità tra banche. Dopo tutti gli interventi che abbiamo citato, e dopo due tagli ai tassi ufficiali di interesse. Il consigliere del Presidente Trump va in pubblico a dire che non basta.

Tutti questi dati di fatto impongono a tutti noi investitori di farci almeno due domande:

  1. dove sta la crisi? dove è localizzata? in quale comparto del mercato?

  2. se la crisi non rientra, neppure dopo tutti gli interventi che abbiamo citato (nell’immagine di chiusura del Post, il primo dei due grafici), ciò significa che la Federal Reserve di fatto ha perso il controllo del mercato?

Noi daremo, nei prossimi giorni, adeguate risposte a queste domande ai nostri Clienti, in The Morning Brief, ripartendo proprio dalle posizioni che noi abbiamo fatto nei portafogli modello molti mesi fa.

Una conclusione però la vogliamo anticipare qui: quelle che vedete qui sono mosse disperate, la Federal Reserve sta inseguendo una situazione che continua a sfuggirle, e il segnale che arriva a noi investitori è che è necessario orientare i propri investimenti in un modo diversa da quello che ci viene indicato dalle stesse Banche Centrali.

In chiusura di Post, ci sembra utilissimo anche fare un riferimento all’attualità: martedì scorso, 15 ottobre, c’è stato un rialzo degli indici di Borsa che ha riportato l’indice S&P 500 in “zona 3000”, e questo ha ovviamente catturato l’attenzione dei mezzi di informazione e di qualche commentatore.

I meno attenti hanno collegato quel movimento al rialzo con i risultati trimestrali delle banche USA: ed in effetti, il 15 ottobre, c’è stato … un sospiro di sollievo che ha fatto recuperare (ad esempio) il 3% a JP Morgan. Una banca che è pesantemente coinvolta nella crisi dei tassi interbancari. Il respiro di sollievo è spiegato dal fatto che non c’è stata la (temutissima) notizia negativa.

Molti hanno letto, in questo episodio del 15 ottobre, quello che non c’è, non ci poteva essere e non c’è mai stato.

Il 15 ottobre stati chiusi alcuni SHORT sui titoli bancari USA, che erano stati aperti in settembre proprio in conseguenza della crisi dei repos. Sarebbe ingenuo, per non dire “da polli”, lasciarsi ingannare da quel movimento, lasciarsi coinvolgere emotivamente, e cadere nella trappola.

Non c’è stata alcuna “svolta” martedì 15 ottobre, come poi i fatti hanno fatto vedere a tutti.

I fatti, che sono la sola cosa che conta, restano quelli che erano prima del 15 ottobre. Se vi occupate dei vostri investimenti, sarà utile fare attenzione alle cose reali, e non perdersi dietro a cose senza importanza.

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Valter Buffo
Previsioni meteo: catastrofe in arrivo?
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Non ci appassiona molto il dibattito sui “catastrofisti”: anzi, per dirla tutta non ci appassiona per nulla.

Non ci sentiamo coinvolti: il nostro mestiere è quello di analizzare giorno dopo giorno, i fatti, le notizie e anche le false notizie o fake news, per costruire giorno dopo giorno i risultati dei nostri Clienti.

In queste settimane, però, ci capita di legge un numero crescente di previsioni catastrofiche sul futuro, anche prossimo, dei mercati finanziari, ed è per questo che oggi (con uno sforzo e con poco entusiamo) ritorniamo sul tema.

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Abbiamo già chiarito in passato, e lo ripetiamo oggi, che non ci riguarda la distinzione fra

  • catastrofisti, ovvero quelli che vanno alla ricerca della frase ad effetto, e del clamore; e

  • ottimisti a pagamento, quei personaggi che, per conto delle Reti di promotori finanziari e delle grandi banche di investimento puntano soltanto a “tranquillizzare gli investitori” nel senso che puntano a tenerli per sempre investititi come sono oggi, ovvero sui lucrosi Fondi Comuni di investimento.

I primi puntano soltanto ad attirate l’attenzione, i secondo puntano soltanto a prendere dalle tasche degli investitori le commissioni dei Fondi Comuni di Investimento

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Tra catastrofisti e ottimisti a pagamento, Recce’d ha scelto la terza strada: né catastrofisti, né ottimisti, semplicemente realisti.

La nostra posizione è chiara: i risultati degli investimenti e dei portafogli sono sempre stati, e sempre saranno, determinati dalla realtà dei fatti. La nostra strategia di investimento, che abbiamo tradotto nei portafogli modello, non punta sulla catastrofe e non ha alcun bisogno di una catastrofe per centrare i propri target. Il nostro lavoro si concentra invece su un ri-avvicinamento della realtà delle economie con i numeri, a volte davvero astrusi, che si vedono sui mercati finanziari.

E come potete leggere qui sotto, la nostra visione strategica si sta diffondendo anche presso il pubblico: nell’ultima settimana, persino attraverso il New York Times!

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Ritorniamo al tema del Post, per chiudere. Ci sembra un grave errore giocare con le catastrofi, ma è forse un errore anche più grave preoccuparsi di una catastrofe soltanto dopo che è avvenuta. Fingere di non vedere, fingere di non sapere, come certe pubblicità martellanti che ogni giorno ci parlano di Supereroi e di scudi.

Proprio come se i loro Clienti fossero dei bambini, a cui raccontare che “no, non viene l’Uomo Nero”.

La medesima cosa accade spesso, purtroppo, in Italia: quando c’è un evento tragico (un terremoto, ad esempio, un’alluvione) e si accelera sulle misure di prevenzione. Purtroppo, soltanto per un breve periodo, i primi tre o sei mesi. E purtroppo, quando ormai non serve più a chi ha già sofferto gravi perdite.

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Valter Buffo