Usate il vostro giudizio (parte 6)
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Come leggete qui sopra, si parla sempre più spesso di dollaro, e sono in molti a parlare di dollaro. Vale quindi la pena di fare oggi una messa a punto. Partendo da nove mesi fa.

L’immagine qui sopra è un esempio, di ciò che TUTTE le grandi banche d’affari internazionali scrivevano solo 9 mesi fa, nel gennaio 2019. Per tutte le grandi banche di investimento, l’indebolimento del dollaro USA contro euro era una certezza. Un gioco fatto, un guadagno sicuro.

Sotto, il posizionamento delle medesime banche d’affari (ma quali affari?) oggi.

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Quando scegliete da chi farvi consigliare, fate come quando scegliete che pasta acquistare al supermercato: non fidatevi dell’etichetta, e siate un po’ più critici.

Tornando al dollaro, siamo certi che se ne parlerà sempre di più, e con toni sempre più accesi. Ce lo conferma l’ultima immagine in basso.

E anche in questo caso: usate il vostro giudizio.

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Mercati oggiValter Buffo
Usate il vostro giudizio (parte 7)
 
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Torniamo ancora una volta sul tema delle manipolazioni di mercato e delle manipolazioni delle opinioni degli operatori.

Torniamo ad occuparci del Corriere della Sera, che è il più diffuso ed autorevole, quotidiano in Italia.

E torniamo ad occuparci della BCE: all’interno di questa Istituzione, oggi le acque sono agitate quanto mai nella sua storia, come leggete nell’immagine di apertura.

Il Corriere della Sera, che del tutto impropriamente si è assunto il ruolo di “primo sostenitore della BCE di Draghi” (come Recce’d ha documentato in varie occasioni anche in questo Blog) coglie subito lo spunto e corre in difesa di Draghi, con il (breve) commento che leggete qui sotto per intero.

Il mandato di Mario Draghi alla Banca Centrale Europea (Bce) è al termine e cresce l’attacco alla linea espressa nel famoso «Whatever it takes». Sul Financial Times (4 Ottobre) Oliver Baete, Ceo della compagnia Allianz, attacca Draghi; nega la sua indipendenza, così affermandone la dipendenza, certo dai politici. Per lui Draghi vuol evitare a certi Paesi (Italia in primis, si presume), le dure decisioni altrimenti obbligate. Le critiche peserebbero più se non venissero da chi ha perso la gara per succedere a Draghi e non volessero intimidire chi gli succederà, Christine Lagarde. Il presidente della Deutsche Bundesbank Jens Weidmann, davanti alla propria Corte Costituzionale attaccò una decisione del Consiglio dei Governatori, di cui fa parte. Ora, in un’intervista alla Bild data subito dopo che essa ha ritratto Draghi a mò di Dracula che succhia il sangue dei risparmiatori tedeschi, egli lamenta i danni da loro subiti perché Draghi ha abusato del mandato. Farlo ove si parla di sangue tedesco stona a orecchi anziani, ma c’è ben altro.

Se si pensa che i risparmiatori sian danneggiati da tale politica, perché solo tedeschi? Urta che tali obiezioni, con Draghi sulla porta, vengano da Paesi cui si fa credere d’esser stati raggirati da un italiano, magari incline al piccolo imbroglio. Draghi, conscio delle proprie ragioni, rifiuta appoggi di parte, ma i veri vincenti della politica della Bce son Paesi come la Germania che oggi s’indebitano a tassi negativi; l’establishment lo tace ai tedeschi. Il vero punto è però istituzionale e più grave. In Bce non decide il presidente, ma il Consiglio dei Governatori. Chi non prevale nella sede propria vuol giocare un’ulteriore partita non più sul campo, ma nelle tribune e per le tribune.

L’indipendenza del banchiere centrale non l’ha persa Draghi, ma chi, anziché spiegare ai cittadini anche decisioni non condivise, ne rinfocola i nazionalismi. Alla nascita la Bce decise di non riportare nei verbali le posizioni dei rappresentanti delle banche partecipanti; renderli pubblici poteva infatti indurre i membri a decisioni errate, prese per propiziarsi le proprie opinioni pubbliche. La pubblicità delle posizioni parve, specie a Francoforte, una minaccia all’indipendenza della Bce. Weidmann e i suoi epifenomeni, come l’olandese Klaas Knott, disfano ora quel presidio, picconando l’indipendenza che dichiarano di difendere. Auguri a Lagarde!

4 ottobre 2019, 20:27 - modifica il 4 ottobre 2019 | 20:27

Come vedete, viene proposta al lettore del Corriere la solita chiave di lettura, con i cattivi tedeschi che in tutti i modi cercano di fermare la “Mano Santa” di Draghi che vorrebbe elargire a tutti benessere a costo zero.

A volte, questi eccessi di retorica invece di convincere il lettore mettono in imbarazzo chi li scrive.

Ad esempio in questo caso.

Dopo avere letto un attacco così diretto, e veemente, contro i tedeschi (“i veri vincenti della politica della Bce son Paesi come la Germania che oggi s’indebitano a tassi negativi”; e persino anche “Farlo ove si parla di sangue tedesco stona a orecchi anziani, ma c’è ben altro.”, con un richiamo esplicito ad un passato di guerra) si scorre la prima pagina del Corriere e si legge quello che vedete qui sotto. Sul medesimo giornale, e nella medesima giornata, si citano Francia, Germania, Austria ed Olanda. Ed immediatamente la questione assume una prospettiva che è radicalmente diversa.

Anche in questo caso, usate il vostro giudizio.

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Mercati oggiValter Buffo
Fine del Q3: vediamo i numeri
 

A Recce’d piace parlare di cose concrete: è questa la ragione per la quale di mestiere facciamo i gestori di portafoglio, e non semplicemente gli analisti. Per questo Recce’d NON vende la sua ricerca, nonostante il fatto che riceviamo manifestazioni di interesse ogni giorno.

Ci siamo dati una disciplina rigida. Ed anche se ci dispiace di non riuscire a soddisfare le richieste di chi vorrebbe “abbonarsi alla ricerca”, fin dal primo giorno di attività la disciplina di Recce’d è stata sempre la medesima: i fatti pesano più delle parole, e le parole da sole non bastano.

Ci piace lavorare sui fatti e confrontarci con i fatti. Misurare la nostra capacità di interpretare i mercati finanziari sui risultati: e non sullo scrivere con l’inchiostro sulla pagina bianca parole, parole, parole e altre parole, che non hanno però alcuna ricaduta pratica. Che non si confrontano con la realtà.

A noi piace fare parlare i numeri: proprio per questa ragione, spediremo a breve ai nostri Clienti la nostra Lettera dedicata per la fine del terzo trimestre 2019, all’interno della quale discutiamo dei nostri numeri, di quelli della concorrenza, e delle prospettive di performance da qui a fine 2019. Esamineremo anche i numeri della tabella qui sotto, che ci ricordano che cosa stanno facendo i Fondi Hedge negli ultimi tempi, dati che si prestano ad un certo numero di osservazioni del massimo interesse pratico che svilupperemo nella Lettera.

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Mercati oggiValter Buffo
Il bazooka ha sparato ... contro la BCE!
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Mervy King ha spiegato nel suo ultimo libro (che vi suggeriamo di leggere con attenzione) che il … capitale sociale di ogni Banca Centrale è sempre e soltanto la fiducia che la stessa Banca sa ispirare nel pubblico.

L’inefficacia delle proprie azioni deprime il “capitale sociale” di una Banca Centrale

La BCE, dal 2014 in poi, ha sprecato una buona parte del proprio “capitale sociale”, e con le decisioni di settembre ne ha distrutto un bel po’.

L’emorragia di “capitale sociale” continua anche nelle settimane successive. Ve lo documenta l’articolo che riportiamo qui sotto.

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Mettiamo a confronto questa notizia che avete appena letto ed il titolo del Corriere in basso. Noi abbiamo il massimo rispetto delle opinioni di tutti, e ci mancherebbe altro: ma non riusciamo a trovare una definizione diversa e quindi utilizzeremo il termine “patetico” a commento del tentativo del Corriere di esprimere “un supporto” delle decisioni di Draghi.

Tra l’opinione che esprime il Corriere, e l’opinione che ha espresso Lautenschlager sbattendo la porta, davvero non c’è il senso di fare un paragone.

Amici del Corriere, ma chi ve lo ha chiesto, di dirci che (a vostro parere) la mossa di Draghi era “inevitabile”? Ma chi ve lo ha detto? Ma come spieghereste una simile affermazione? Vi intendete di strumenti ed obbiettivi della politica monetaria?

Ma che bisogno c’è di sapere se il Corriere ritiene le mosse di Draghi “inevitabili? Amici del Corriere, voi fate un altro mestiere, fate i giornalisti: e quindi limitatevi a raccontare i fatti, che è il vostro mestiere, e mettete in prima pagina Lautenschlager invece di certi slogan da stadio che fanno di voi dei “supporters”, in nulla migliori delle curve dello stadio di calcio.

E per cortesia, non fate “buuuuu” a Lautenschlager.

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Mercati oggiValter Buffo
Trump 2.0 sarà ancora più sorprendente del primo

Ci siamo: Trump 2.0 è già qui fra noi.

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Il Trump che fino a qualche mese fa dominava le prime pagine con le sue affermazioni roboanti non lo vedrete più: siamo entrati in una nuova fase, e già prima che la camera degli Stati Uniti decidesse di avviare un procedimento di impeachment contro il Presidente.

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Ovvio che il processo di impeachment si intreccia con la campagna elettorale per le Elezioni 2020, che è già entrata nella sua fase più calda ed intensa.

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Il fatto sarebbe in ogni caso di grandissima rilevanza, ma in questo specifico momento lo è ancora di più per noi investitori: la vera e propria ossessione di Trump per la Borsa, ed anche il suo agitare l’indice di Borsa come se fosse un’arma dell’uomo preistorico ci dicono che le implicazioni per i mercati finanziaria di questa vicenda saranno grandissime, e si svilupperanno nel medio termine

Vi facciamo osservare che la frequenza (grafico sotto) ed anche la violenza verbale dei Tweet di Donald J. Trump è in netto aumento, ed al tempo stesso la frequenza con la quale nei Tweet si scrive di Borsa e di crescita del PIL è in netto calo. Possiamo parlare di un crollo.

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E sta proprio qui il punto: il più grande, il più rumoroso “supporter” dei cosiddetti “bulls”, ovvero di quelli che vogliono che la Borsa di New York salga “a prescindere da tutto”, sempre e comunque, è stato per tre anni proprio il Presidente Trump. Che però, nella situazione che è venuta a crearsi, avrà altri … pesci da friggere, come dicono gli amici americani, e che potrebbe anche decidere di “mettere da parte” la sua ossessione per la Borsa, se la sua convenienza politica lo richiedesse, per privilegiare obbiettivi più visibili da tutti e più immediati.

In questo senso, una sana gestione dei vostri portafogli in titoli dovrebbe dare in questi mesi una particolare rilevanza al fattore “rischio imprevedibile”, ovvero agli “unknown unknowns”, perché anche domani, che è lunedì, il quadro potrebbe venire ribaltato da decisioni del tutto imprevedibili,e molto azzardate sia per lui (Trump) che per noi, investitori finali.

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Mercati oggiValter Buffo