Ma figurati se succede! (parte 2)
 

Una delle hit dell’estate, una delle canzonette più in voga in questo settembre del 2019, sui mercati finanziari, dice più o meno così: “ma figurati se Trump andrà alle Elezioni nel 2020 con l’economia in recessione!!!”.

C’è poi una seconda hit dell’estate, che ha per titoli “le Banche Centrali abbasseranno i tassi di interesse, e l’economia ricomincerà a correre”.

Un terzo hit dell’estate, quello composto e interpretato da Jay Powell, ha per titolo “non c’è la recessione all’orizzonte”. Ne parla anche il titolo qui sotto.

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Questo a noi ricorda una canzonetta di 11 anni fa, scritta ed interpretata da un certo Ben Bernanke, che fu un grandissimo successo globale, purtroppo soltanto per poche settimane, e poi fu travolta dall’oblio, come capita a certe “meteore” della cultura pop.

Noi oggi vogliamo ricordarla, con l’immagine che segue e chiude il Post. Intonando anche noi, ovviamente, il sucecsso di quest’estate: “ma figurati se succede!”.

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Mercati oggiValter Buffo
Falsi segnali e buoni consigli
 

Ha provocato molta emozione, ed è stato ripreso da numerosi titoli di giornale e di TG, il rialzo per due settimane consecutive (due settimane! wow) dell’indice della Borsa di New York. C’è chi afferma che sono tornati i “bei tempi”, chi mette in evidenza “quota 3000” (emozionante!), chi si strappa i capelli.

Abbiamo già scritto, a tutti i nostri Clienti, che non è successo niente. Ed abbiamo anche spiegato il perché.

I grossisiti del mercato, aspettando un intervento salvifico delle Banche Centrali (del quale scriviamo anche in un altro Post di oggi) hanno semplicemente posizionato l’indice vicino a quota 3000 dell’indice S&P 500. Tutto normale: è il loro lavoro. La lavoro legittimo, ma che per un investitore significa esattamente ciò che abbiamo detto: nulla.

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I mercati hanno reagito? Si, vero, ma si tratta di reazioni senza significato: come facilmente si capisce dal fatto che il livello attuale dell’indice s&P 500 è il medesimo di 20 mesi fa (20 mesi senza la capacità di superare questo livello, con in mezzo un vero e proprio bear market). lo si capisce anche dal fatto che i rendimenti delle obbligazioni sono saliti, ma (come vedete sopra nel grafico) restano sotto allo 1,60% sulla scadenza a 10 anni USA.

Le notizie? E quella qui sotto sarebbe, secondo voi, una notizia?

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Se si tratta di una notizia, è necessario dire che la abbiamo già letta quante altre volte? Diciamo cento?

Ma soprattutto: se un quotidiano, che ha decine di milioni di lettori, scrive lo stesso giorno (sotto) che la notizia non esiste, ci sarà ragione di riflettere?

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Se vogliamo proprio dare una lettura di quel titolo, che abbia però relazione con la realtà dei fatti, il buon senso ci porta a concludere che (come scrive sotto il New York Times) le due parti hanno entrambe interesse ad arrivare al novembre 2020 trattando ma senza un accordo, il che significherebbe però senza una rottura esplicita delle trattative.

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Forse qualcuno tra i nostri lettori avrà letto o ascoltato pareri di chi spiega il rialzo settimanale di Wall Street con i dati economici. Anche in questo caso, però, è di tutta evidenza che nei numeri visto la settimana scorsa NON esiste alcuna ragione di euforia, come spiega bene il titolo di Bloomberg qui sotto.

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I dati macroeconomici visti la settimana scorsa NON risolvono i dubbi dei mercati sulla eventualità di una recessione, come vedete bene sotto nel grafico e come illustreremo con analisi dettagliate da domani a venerdì prossimo, nel nostro quotidiano The Morning Brief.

Il nostro consiglio a chi ci legge è di non cadere in queste trappole emotive: per sapere in quale direzione si muoveranno i mercati verso la fine del 2019, guardate altrove.

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Mercati oggiValter Buffo
Dorian e Alabama
 

Settimane come le ultime sei riservano, a noi che svolgiamo professionalmente il mestiere di gestori di portafoglio, numerosi momenti di tensione, ed alla fine una grande stanchezza.

Il nostro lavoro è fatto del monitoraggio di migliaia di dati, della selezione di migliaia di fonti, dell’elaborazione di valutazioni basate su stime e modelli di simulazione, e del dialogo con centinaia di corrispondenti in tutto il Mondo. Come potete immaginare, si tratta di un quotidiano, e prolungato, sforzo di concentrazione, che richiede lucidità ed autocontrollo di fronte al bombardamento di notizie minuto dopo minuto.

Tra queste, va riconosciuto, ce ne sono però anche di divertenti. E se di certo non è divertente leggere delle tragiche conseguenze dell’uragano Dorian, è stato molto divertente leggere della diatriba tra il Presidente Trump e la stampa degli Stati Uniti, che si è prolungata per tutta la settimana, a proposito delle conseguenze dall’uragano Dorian ed in particolare delle aree che sono state colpite dall’uragano stesso.

L’immagine qui sotto è un commento a questa vicenda.

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In sintesi, allo scopo di giustificare uno dei suoi tantissimi Tweet in tema uragano, Trump si è presentato alla stampa con una mappa delle zone interessate, mappa nella quale con un tratto di pennarello nero era stata ampliata ed allargata l’area dove l’uragano Dorian avrebbe colpito.

Ai nostri lettori noi diamo un suggerimento: nell’immagine in basso, leggete prima il titolo dell’immagine a destra e dopo il titolo che sta a sinistra.

Non è difficile ricavarne una indicazione utile, su ciò che c’è da fare con il proprio portafoglio titoli, andando verso la fine del 2019.

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Mercati oggiValter Buffo
Abbiamo aspettato domenica: inutilmente
 

Recce’d ha scelto di aspettare e vedere: di aspettare fino a domenica, per vedere se usciva qualche cosa di concreto.

Ma nulla: nelle trattative per la formazione del nuovo Governo italiano, il grande assente è proprio la concretezza.

In televisione ci spiegano che “l’accordo politico c’è: manca l’accordo sulla cose da fare”, una frase che a noi risulta del tutto priva di significato.

Salta all’occhio, e credo non soltanto a noi, il forte contrasto tra il titolo che leggete qui sotto nella parte alta dell’immagine ed i titoli che seguono più in basso.

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Ripetiamo per una ennesima volta: in Recce’d non abbiamo motivi particolari di antipatia vero questo nuovo Governo, ma neppure di simpatia.

Come sempre, a noi sembra che il tutto si traduca in un escamotage allo scopo di “guadagnare altro tempo”. Per arrivare dove, a noi sembra che nessuno lo sappia neppure immaginare.

Il Governo precedente ci aveva provato, con la formula del “contratto”. Impegni sottoscritti al momento della partenza da entrambe le forze della coalizione politica, impegni sui temi concreti.

Infatti … il Governo è durato un anno e spiccioli: e tutte quelle cose concrete da fare? Dopo, poi, in un altro modo.

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Ascoltiamo, nei dibattiti della televisione in Italia, gente che parla di un “atteggiamento benevolo dell’Europa verso il nuovo Governo”. Questo nuovo Governo godrebbe di un appoggio più o meno velato, e questo farebbe guadagnare all’Italia un anno di tempo.

A nostro giudizio, si tratta di persone che hanno visto troppi film di fantapolitica e ne sono rimaste intossicate: non ci può essere atteggiamento benevolo o malevolo, verso qualche cosa che neppure è stato tratteggiato, e l’atteggiamento di grande flessibilità dell’Unione verso le politiche di bilancio è roba vecchia, roba di un anno fa, e non riguarda l’Italia in modo particolare.

Sui mercati finanziari, le banche di intermediazione corrono a vendere l’Italia: per la semplice ragione che non c’è altro da vendere, in agosto (immagine in alto). Ma un investitore che abbia un minimo di buon senso ricorderà sempre che i dati per i rendimenti dei BTp vanno messi a confronto (come minimo) con l’andamento dei rendimenti delle altre economie indebitate (cosa che noi ad esempio facciamo con l’immagine sotto).

Per chiudere questa breve nota (che purtroppo … parla del nulla perché è scritta a proposito del nulla) vogliamo richiamare l’attenzione dei lettori su un fatto che le maratone televisive neppure prendono in considerazione.

Finite queste trattative sui nomi e le poltrone, queste persone dovranno affrontare la Manovra d’autunno per la finanza pubblica. Le idee non ci sono, e l’ostacolo da affrontare è molto alto. Tra le cose che è utile prendere in considerazione e valutare, in quanto investitori, c’è uno scenario nel quale questa coalizione politica non regge e non riesce a mettersi d’accordo sulla Manovra. Altro che guadagnare un anno!

Fareste bene, tutti voi lettori, a riflettere sul modo nel quale una semplice elezione politica locale ha messo in moto i meccanismo della crisi in Argentina in agosto.

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Mercati oggiValter Buffo
7 giorni a maggio
 

Il fatto più importante dell’intero mese di agosto è arrivato proprio nella coda: ed è stato ignorato da tutti (almeno in Italia) fino ad oggi. Ma vedrete che se ne riparlerà: e non potete immaginare quanto, se ne riparlerà.

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Se ne riparlerà per due ragioni.

La prima: negli Stati Uniti (e soltanto negli Stati Uniti) c’è una fetta del mercato (grande? piccola? adesso lo vedremo) che professa una fiducia cieca nella invincibilità di Trump: e qui siamo alla prima occasione in cui si manifesta una pubblica, e diretta, e autorevole, opposizione interna a Trump sui temi dell’economia, temi che l’intero Partito Democratico degli Stati Uniti fino ad oggi aveva clamorosamente evitato e messo da parte.

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La seconda ragione: il mercato non ha appigli, punti di riferimento, termini di paragone. la Federal Reserve pressata da un vero e proprio diluvio di attacchi in pubblico, che non sono mancati anche nella settimana appena conclusa, adesso ha risposto in pubblico: ed ha pubblicamente messo in dubbio l’atteggiamento “infinitamente accomodante” che era stato i tratto dominante di tutte le sue scelte di politica monetaria dopo il 2009 e fino ad oggi. Insomma, se questo scontro si allarga e si approfondisce, tutte le cose che avete letto nel 2019 sui tassi e la Fed dovranno essere riviste.

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E poco importa, a giudizio di Recce’d, che lo abbia fatto attraverso la voce di un ex: perché NON si tratta di un ex qualsiasi. Bill Dudley infatti era il potente capo della Fed a New York, un uomo da sempre schierato a fianco delle grandi banche di investimento, un uomo che senza dubbio si colloca nello schieramento di chi è a favore dei mercati e non certo un avversario della bolla finanziaria. Un ex-vice Chairman della Fed non spende parole a caso.

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Come potete leggere qui sotto, nei giorni successivi alla pubblicazione del pezzo i commenti non sono mancati, sono arrivati da autorevolissimi commentatori ed esperti, e sono stati molto critici.

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C’è stato chi ha evocato il film di grande successo “7 giorni a maggio” (a cui si riferiscono le due immagini che aprono questo Post) c’è stato anche chi si è chiesto dopo avere letto l’intervento di Dudley se “Stiamo diventando tutti pazzi?”.

Probabilmente, non tutti: ma molti, sì, e ne siamo certi. In questo Post, non approfondiremo l’analisi, rimandandola alle settimane successive, ma la segnalazione può esservi sufficiente per comprendere che si è messo in moto uno scontro che NON ha precedenti.

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Mercati oggiValter Buffo