Abbiamo aspettato domenica: inutilmente
Recce’d ha scelto di aspettare e vedere: di aspettare fino a domenica, per vedere se usciva qualche cosa di concreto.
Ma nulla: nelle trattative per la formazione del nuovo Governo italiano, il grande assente è proprio la concretezza.
In televisione ci spiegano che “l’accordo politico c’è: manca l’accordo sulla cose da fare”, una frase che a noi risulta del tutto priva di significato.
Salta all’occhio, e credo non soltanto a noi, il forte contrasto tra il titolo che leggete qui sotto nella parte alta dell’immagine ed i titoli che seguono più in basso.
Ripetiamo per una ennesima volta: in Recce’d non abbiamo motivi particolari di antipatia vero questo nuovo Governo, ma neppure di simpatia.
Come sempre, a noi sembra che il tutto si traduca in un escamotage allo scopo di “guadagnare altro tempo”. Per arrivare dove, a noi sembra che nessuno lo sappia neppure immaginare.
Il Governo precedente ci aveva provato, con la formula del “contratto”. Impegni sottoscritti al momento della partenza da entrambe le forze della coalizione politica, impegni sui temi concreti.
Infatti … il Governo è durato un anno e spiccioli: e tutte quelle cose concrete da fare? Dopo, poi, in un altro modo.
Ascoltiamo, nei dibattiti della televisione in Italia, gente che parla di un “atteggiamento benevolo dell’Europa verso il nuovo Governo”. Questo nuovo Governo godrebbe di un appoggio più o meno velato, e questo farebbe guadagnare all’Italia un anno di tempo.
A nostro giudizio, si tratta di persone che hanno visto troppi film di fantapolitica e ne sono rimaste intossicate: non ci può essere atteggiamento benevolo o malevolo, verso qualche cosa che neppure è stato tratteggiato, e l’atteggiamento di grande flessibilità dell’Unione verso le politiche di bilancio è roba vecchia, roba di un anno fa, e non riguarda l’Italia in modo particolare.
Sui mercati finanziari, le banche di intermediazione corrono a vendere l’Italia: per la semplice ragione che non c’è altro da vendere, in agosto (immagine in alto). Ma un investitore che abbia un minimo di buon senso ricorderà sempre che i dati per i rendimenti dei BTp vanno messi a confronto (come minimo) con l’andamento dei rendimenti delle altre economie indebitate (cosa che noi ad esempio facciamo con l’immagine sotto).
Per chiudere questa breve nota (che purtroppo … parla del nulla perché è scritta a proposito del nulla) vogliamo richiamare l’attenzione dei lettori su un fatto che le maratone televisive neppure prendono in considerazione.
Finite queste trattative sui nomi e le poltrone, queste persone dovranno affrontare la Manovra d’autunno per la finanza pubblica. Le idee non ci sono, e l’ostacolo da affrontare è molto alto. Tra le cose che è utile prendere in considerazione e valutare, in quanto investitori, c’è uno scenario nel quale questa coalizione politica non regge e non riesce a mettersi d’accordo sulla Manovra. Altro che guadagnare un anno!
Fareste bene, tutti voi lettori, a riflettere sul modo nel quale una semplice elezione politica locale ha messo in moto i meccanismo della crisi in Argentina in agosto.