Falsi segnali e buoni consigli
Ha provocato molta emozione, ed è stato ripreso da numerosi titoli di giornale e di TG, il rialzo per due settimane consecutive (due settimane! wow) dell’indice della Borsa di New York. C’è chi afferma che sono tornati i “bei tempi”, chi mette in evidenza “quota 3000” (emozionante!), chi si strappa i capelli.
Abbiamo già scritto, a tutti i nostri Clienti, che non è successo niente. Ed abbiamo anche spiegato il perché.
I grossisiti del mercato, aspettando un intervento salvifico delle Banche Centrali (del quale scriviamo anche in un altro Post di oggi) hanno semplicemente posizionato l’indice vicino a quota 3000 dell’indice S&P 500. Tutto normale: è il loro lavoro. La lavoro legittimo, ma che per un investitore significa esattamente ciò che abbiamo detto: nulla.
I mercati hanno reagito? Si, vero, ma si tratta di reazioni senza significato: come facilmente si capisce dal fatto che il livello attuale dell’indice s&P 500 è il medesimo di 20 mesi fa (20 mesi senza la capacità di superare questo livello, con in mezzo un vero e proprio bear market). lo si capisce anche dal fatto che i rendimenti delle obbligazioni sono saliti, ma (come vedete sopra nel grafico) restano sotto allo 1,60% sulla scadenza a 10 anni USA.
Le notizie? E quella qui sotto sarebbe, secondo voi, una notizia?
Se si tratta di una notizia, è necessario dire che la abbiamo già letta quante altre volte? Diciamo cento?
Ma soprattutto: se un quotidiano, che ha decine di milioni di lettori, scrive lo stesso giorno (sotto) che la notizia non esiste, ci sarà ragione di riflettere?
Se vogliamo proprio dare una lettura di quel titolo, che abbia però relazione con la realtà dei fatti, il buon senso ci porta a concludere che (come scrive sotto il New York Times) le due parti hanno entrambe interesse ad arrivare al novembre 2020 trattando ma senza un accordo, il che significherebbe però senza una rottura esplicita delle trattative.
Forse qualcuno tra i nostri lettori avrà letto o ascoltato pareri di chi spiega il rialzo settimanale di Wall Street con i dati economici. Anche in questo caso, però, è di tutta evidenza che nei numeri visto la settimana scorsa NON esiste alcuna ragione di euforia, come spiega bene il titolo di Bloomberg qui sotto.
I dati macroeconomici visti la settimana scorsa NON risolvono i dubbi dei mercati sulla eventualità di una recessione, come vedete bene sotto nel grafico e come illustreremo con analisi dettagliate da domani a venerdì prossimo, nel nostro quotidiano The Morning Brief.
Il nostro consiglio a chi ci legge è di non cadere in queste trappole emotive: per sapere in quale direzione si muoveranno i mercati verso la fine del 2019, guardate altrove.