Secondo semestre 2019: la sterlina GBP, il Regno Unito e la Brexit
 
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Il grafico che vi presentiamo qui vicino ci aiuta a rispondere ad una domanda.

A questi livelli, che cosa pensiamo in Recce’d del cambio della sterlina GBP?

E con Boris Johnson all’orizzonte che cosa cambierà per la sterlina?

Daremo, ai nostri Clienti, una riposta di maggiore dettaglio, e decisamente operativa.

Nel Blog, ci limitiamo a rispondere con l’immagine qui sotto, che senza alcun dubbio vi fornisce tutte le informazioni necessarie per valutare la sterlina.

Sarà utile ricordare che la sterlina GBP è la valuta che esprime la forza dell’economia del Regno Unito. Punto.

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Uso compulsivo dei social media: quale terapia potrebbe guarire questo teenager?
 
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Come un ragazzino. Proprio come un teenager mentre aspetta che arrivi l’autobus.

A molti dei nostri lettori sarà capitato di vedere per strada ( magari, anche in casa …) i ragazzi e le ragazze in età di scuola superiore con la testa china sopra il telefonino, immersi nei loro scambi sui diversi social media.

Per alcuni, purtroppo, la cosa nel tempo è diventata un’ossessione, tanto da consigliare (oppure obbligare) un supporto terapeutico per limitare la dipendenza dai social media.

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E, come dimostrano i numerosi esempi che riproduciamo in questo Post, non solo i teenagers cadono in questo tipo di problemi, non solo i ragazzini soffrono di questi disturbi.

Non solo i giovani utilizzano i social media in modo compulsivo.

Quella che, ad alcuni e qualche tempo fa, poteva essere sembrata una strategia di comunicazione oggi è evidentemente una patologia, un canale di sfogo che denuncia rabbia e paura.

Paura che, come vedete nella seconda immagine, si vuole scaricare sul pubblico, generando altra paura nelle menti di chi investe in Borsa.

E rabbia che arriva a colpire anche chi, evidentemente, sta del tutto al di fuori dei confini dell’autorità del Presidente degli Stati Uniti, e che nonostante questo viene preso a male parole, proprio come se si trattasse di commentare il nuovo taglio di capelli di una cantante pop oppure la nuova automobile di un calciatore.

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Nell’immagine del nostro Post che vedete qui vicino, vi facciamo leggere le parole di un commentatore molto autorevole, El Erian, che tenta di individuare nei Tweet di Donald J. Trump qualche elemento di strategia commerciale.

In Recce’d non ci proviamo più: abbiamo smesso di dedicare tempo ed attenzione a questi che ormai a noi sembrano soltanto sfoghi di una persona che fatica a controllare le proprie dita (e la propria mente).

Il che, se considerate le responsabilità che fanno capo proprio a questa persona, dovrebbe farvi riflettere a lungo.

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Noi ci abbiamo rinunciato, anche perché abbiamo ben presenti altri Tweet, scritti dalla medesima persona, e non molto tempo fa.

A titolo di esempio, vedete qui vicino un Tweet del 2012, nel quale Donald J. Trump accusava la Federal Reserve di “uccidere il futuro dei nostri figli”.

E Trump scriveva questa condanna severa perché … allora la Fed metteva in pratica quella politica di acquisto di Titoli di Stato che oggi lo stesso Trump reclama a gran voce.

A conferma di quello che dicevamo sopra: nel caso in questione, i Tweet sono, semplicemente, il riflesso di una mente che fatica a controllarsi.

L'eterna sofferenza: le banche
 

Le Banche Centrali promettono, parlano, dicono, dichiarano, e i mercati finanziari salgono. Tutti.

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Con poche eccezioni, che però vanno sottolineate (perché ci è utile per capire meglio quello che succede).

Una notevole eccezione sono, e non da oggi, i titoli delle banche.

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In Borsa, i titoli delle banche NON salgono proprio mai. Da anni i promotori finanziari promettono al Cliente il recupero, il rimbalzo, il riscatto.

Non succede mai. La Borsa di New York fa nuovi record, Trump scrive Tweet a decine per festeggiare, ma le banche non festeggiano mai.

Chiaro che ci sono problemi specifici, come in Europa quello di Deutsche Bank.

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Ma non basta a spiegare questo eterno dolore dei titoli bancari in Borsa.

E dire che, in Eurozona, la BCE letteralmente PAGA lei le banche, purché prendano denaro in prestito. E negli Stati uniti, due anni e mezzo fa, Trump fece regali immensi alle banche, in termini di minore regolamentazione (con tutti i rischi che questo comporta).

Per noi investitori, questo che cosa implica? Semplicissimo: che il problema sta da un’altra parte, che così, come si è fatto fin qui, non se ne esce. E noi abbiamo una nostra idea, di quale sia il problema.

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Due domande che vi suggeriamo, per chiudere il Post:

  1. quali sono le cose che noi, investitori finali, ancora NON conosciamo?

  2. quali implicazioni, delle difficoltà eterne, ricadono e ricadranno in futuro sull’economia reale?

Siamo in piena crisi: e perché nessuno ve lo ha detto?
 

Vi facciamo ancora una volta notare, dopo averlo fatto già sette giorni fa, una estrema divergenza, un evento che è tipico della più recente fase di mercato.

Sui mercati finanziari, si respira un’aria di crisi profonda. E non da oggi, da tempo.

Ma agli investitori finali, e quindi a voi lettori, nessuno lo dice.

Eppure, i dati che lo dimostrano sono tantissimi, e Recce’d ne pubblica da mesi una selezione, di cui fa parte anche il grafico che segue qui sotto.

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Si tratta di dati forti, evidenti, non discutibili.

Che poi si riflettono sui mercati finanziari: in particolare, sul mercato delle obbligazioni, dove è giustificato affermare che c’è stato un vero e proprio terremoto in maggio. Il grafico sotto è l’indice globale delle obbligazioni di Barclays, e come vedete quello che è successo di recente a questo indice è del tutto senza precedenti.

Ne scriveremo per i Clienti in The Morning Brief la settimana prossima.

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Anche i rischi sono, per conseguenza, enormi: e nonostante questo, i promotori finanziari delle Reti italiane, sia grandi sia piccole, dicono ai Clienti di non preoccuparsi e di non modificare i loro portafogli.

Evidentemente, vivono su di un altro Pianeta.

Evidentemente, i promotori finanziari italiani non conoscono i dati del grafico che segue.

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Poi ci sono quelli che confondono il dito con la luna. il grafico sotto ci racconta che nell’ultimo periodo un aumento delle probabilità di un taglio dei tassi ufficiali da parte della Federal Reserve ha provocato un rimbalzo dell’indice della Borsa di New York.

Forse questa è una ragione per essere ottimisti? Giudicate voi. La Federal Reserve si riunisce martedì e mercoledì prossimi: e che cosa altro potrebbe promettere ai mercati, adesso?

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Ma che cosa volete tagliare?
 

I nostri promotori finanziari, ed anche le banche di investimento internazionali, vivono mesi di grande affanno.

Devono correre, e correre veloce: devono spiegare al pubblico ed ai Clienti che

… si oh beh … si, d’accordo, la crescita economica non c’è più, era tutta una balla colossale, ma non dovete preoccuparvi: perché se le Banche Centrali tagliano i tassi ufficiali di interesse, poi la festa riparte e le Borse risalgono …. state tranquilli, e per carità, soprattutto … non vendete le quote dei Fondi Comuni (se no, noi che fine facciamo?) …

Storiaccia miserabile, storiaccia già venduta decine di volte, ma cosa volete .. non hanno davvero più nulla a cui aggrapparsi, per tenere in piedi questa baracca che vacilla.

Avranno successo? dipende. Dipende da quanto il pubblico risulterà ancora credulone, superficiale e facile da ingannare.

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Se parliamo di un inganno, la ragione è che un taglio, anche profondo, dei tassi ufficiali di interesse oggi cambierebbe nulla, per ciò che riguarda la crescita e le altre variabili dell’economia reale. Dell’economia vera, l’economia di tutti i giorni.

Guardate il grafico sopra: ma dove vogliamo andare?

E guardate anche il grafico sotto: ma dove, realisticamente, possiamo andare?

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E guardate poi anche il grafico che segue: secondo voi lettori, quelli che puntano sui tagli dei tassi ufficiali di interesse lo sanno, di che cosa stanno parlando?

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Dedicato a tutti i promotori finanziari che raccontano ai loro Clienti che se la Federal Reserve tagliasse i tassi, la Borsa USA riprenderebbe la marcia al rialzo: il grafico qui sotto suggerisce di dubitarne.

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