Un risveglio caotico
 

Che futuro aspetta l’Eurozona dopo le Elezioni Europee? Che tipo di risveglio sarà, quello del lunedì 27 maggio per l’Europa?

Come abbiamo scritto nella Lettera al Cliente di questo fine settimana, ai nostri Clienti questa domanda NON toglie il sonno. A molti altri investitori, al contrario, disturba il sonno.

Questo perché, più che in ogni precedente occasione, è molto ampio il ventaglio dei possibili esiti di queste elezioni, e delle ricadute poi sul Governo di Eurozona, sui Governi nazionali, ed anche sulla BCE.

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Quello che le Elezioni NON sono in grado di modificare però è lo stato dell’economia, che vi viene raccontato dal grafico sopra e dal grafico sotto. Ed è su questo che noi abbiamo basato le scelte di portafoglio per i Clienti.

Vi rimandiamo ai nostri Post delle settimane precedenti per un commento più dettagliato dello stato dell’economia in Europa, che procede verso la destinazione che Recce’d vi aveva indicato già sei mesi va nel Blog.

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L’aspetto della vita economica in Europa che verrà maggiormente influenzato dall’esito delle Europee è il rapporto economico tra l’area euro e le altre grandi aree economiche. Un aspetto di particolare importanza, per l’Europa: sarà bene che tutti i lettori leggano con la massima attenzione i dati del grafico qui sotto e ci riflettano.

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Un risveglio triste
 

Nel fine settimana abbiamo messo in evidenza ai lettori il fatto che sui mercati si parla di risveglio.

Un caso concreto? L’intero Regno Unito sembra essersi risvegliato alla realtà dei fatti per ciò che riguarda Brexit.

Brexit oggi non c’è, e forse non ci sarà mai. E Theresa May è stata costretta a prenderne atto: un risveglio dal sogno..

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Nelle ultime due settimane, la sterlina GBP si è indebolita, come vedete nel grafico in basso (cambio tra sterlina GBP ed euro), proprio per conseguenza dell’aumento di incertezza: che cosa succederà però da qui in avanti?

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Secondo alcuni analisti, la sterlina GBP potrebbe tornare, contro dollaro USA, ai minimi del post-Referendum, che vedete sotto nel grafico.

Contro euro, invece, molto dipenderà dal risultato delle Elezioni Europee del weekend.

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Noi non la vediamo così. Noi giudichiamo queste oscillazioni della sterlina (che era già tornata, nel 2018, al livello pre-Referendum contro dollaro USA, come vedete sopra) come poco significative.

Perché? perché se guardate all’economia del Regno Unito, vedete subito che … a nessuno importa di Brexit. I dati della settimana scorsa, che vedete nel grafico sotto, sono soltanto l’ultima di mille e mille conferme in questo senso.

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Il duello a sole: chi sarà morso dal coccodrillo?
 

Nei giorni in cui si celebra il regista italiano Sergio Leone, viene facilmente alla memoria la scena finale di uno dei suoi film più conosciuti, ovvero “Il buono, il brutto e il cattivo”.

E’ la famosissima scena del Mexican Standoff, poi ripresa in decine di altri film e da registi celeberrimi come Quentin Tarantino.

Noi che ogni giorno, e per tutto il giorno, seguiamo i mercati finanziari internazionali abbiamo esattamente questa sensazione, quando mettiamo a confronto i movimenti (o meglio, l’assenza di movimenti) che si osservano giorno dopo giorno.

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Il titolo che leggete qui sotto illustra, in modo molto efficace, a voi lettori ciò che succede in queste settimane sui mercati: il rimbalzo degli indici di Borsa dell’inizio del 2019 ha senza dubbio fatto notizia, ma si tratta di un elemento che può fare confusione nella mente degli investitori. Che faticano a comprendere ciò che succede (ai propri soldi).

In realtà come dice questo titolo ciò che muove i mercati, in questo ultimo periodo, sono i tassi di interesse, ovvero i mercati obbligazionari e le aspettative per i tassi ufficiali nel prossimo futuro. I movimenti di Borsa contano zero: è ai tassi, che dobbiamo guardare per comprendere la realtà dei mercati

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La ragione per la quale assistiamo ad una situazione di Mexican Standoff è quella che noi vi abbiamo già illustrato in precedenti Post, e che sui mercati è stata etichettata come “le fauci del coccodrillo”- Ed anche questa settimana non ci è stato difficile trovare un grafico, importantissimo, che vi offre un esempio di queste (clamorose ed insensate) divergenze che caratterizzano oggi la realtà dei mercati finanziari ed anche, come vedete qui sotto, delle economie.

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Al lettore che va in cerca di indicazioni e suggerimenti operativi, noi qui nel Blog regaliamo, come facciamo sempre e da anni, spunti concreti per riflettere: uno lo trovate qui sotto nel grafico che chiudei il Post, e vi racconta che l’effetto dello “stimolo monetario” sugli indici di Borsa (negli Stati Uniti, ma pure negli altri Paesi) può essere soltanto temporaneo, se poi non segue una accelerazione del tasso di crescita dell’economia che fa aumentare anche gli utili delle Società quotate in Borsa.

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Valter Buffo
Il duello al sole: chi sarà ad avere la peggio?
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Chi vincerà e chi perderà, nel grande duello globale sulle tariffe commerciali?

Recce’d vuole portare all’attenzione dei lettori del Blog alcune considerazioni, che noi abbiamo già approfondito in settimana per i Clienti attraverso il The Morning Brief.

La prima la trovate nell’immagine che segue: se ne è parlato fino ad oggi pochissimo, ma è inevitabile che un aumento ad ampio raggio delle tariffe sui commerci avrà come implicazione immediata un aumento dei prezzi delle merci che vanno ai consumatori finali. E quindi, dell’inflazione.

Per questa ragione, noi ne abbiamo scritto, da lunedì a venerdì scorso, in The Morning Brief.

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Altrettanto importante, e altrettanto trascurato fino ad oggi, è l’impatto sulla crescita delle economie reali: non dei prezzi, quindi, bensì delle quantità consumate. Nell’immagine sotto, la televisione CNBC stima che l’aumento delle tariffe introdotto da Trump sia equivalente ad uno dei più grandi aumenti delle tasse nella storia degli USA.

Notate che CNBC è la tv ufficiale di chi fa “il tifo per i rialzi della Borsa”, un canale che in molte occasioni si è espresso a supporto di Trump e delle sue politiche.

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Il duello al sole: che cosa ci dicono i tassi?
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Per gli strategisti e gli analisti delle banche globali di investimento, è stato facile il gioco fino a qui: come negli ultimi dieci anni, anche in questo inizio del 2019 è stato semplice spingere la Borsa grazie alla leva offerta dalla svolta ad U della Federal Reserve.

Come negli ultimi 10 anni, l’atteggiamento accomodante della Banca Centrale si è trasformato nella spinta che “trasforma in un genio qualsiasi idiota”, ovvero nella “marea che alza tutte le banche”.

Ma, come i lettori sanno benissimo se ricordano la storia degli ultimi 10 anni, questo tipo di “stimolo” al prezzo degli asset finanziari incontra dei limiti.

Un esempio concreto lo trovate le primo grafico più sopra: i rendimento dei Titoli di Stato a 10 anni sono scesi, negli Stati Uniti, ai minimi del 2019. A questo punto, i mercati e gli investitori sono forzati a chiedersi se questo è davvero un buon segnale. Ovvero: un rendimento così basso, a 10 anni, significa soltanto che la Banca Centrale è benevola, accomodante, amica dei mercati? Oppure significa anche che l’economia è in difficoltà?

Il dubbio acquista di importanza se si guarda alla curva dei rendimenti: come vedete nel grafico qui sotto, oggi il tasso che la Banca Centrale USA applica a 24 ore (da oggi a domani) alle banche commerciali che prendono liquidità a prestito è uguale a quello che remunera un investitore che presta denaro al Tesoro USA per 10 anni.

Vi sembra un segnale positivo, questo? Oppure è un segnale di crisi profonda'?

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Lo stesso può dirsi sulle probabilità (che si ricavano dai prezzi di mercato dei contratti futures sui Fed Funds) di un taglio dei tassi ufficiali in futuro: se seguite la linea di colore rosso nel grafico sotto, vedete che le notizie dalla Cina hanno spinto al 80% la probabilità di un taglio al costo del denaro nel 2019.

A voi che sembra? Un segnale positivo sull’economia? Oppure un segnale di crisi che si aggrava?

Come investitori, non dovete guardare all’effetto di breve termine sull’indice di Borsa, ma dovete invece chiedervi cosa succederà da qui a qualche settimana nel Mondo reale.

Come avete visto tutti, tra ottobre e dicembre 2018, l’indice di Borsa cambia direzione rapidamente.

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