Harry P. e la bacchetta magica
 
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Il signore che vedete qui sopra si chiama Stephen Moore, e potrebbe fare grandi danni.

Per noi investitori, tutti ed in tutto il Mondo, questo signore è un vero problema.

Lui è il candidato di Donald J. Trump ad un posto nel Board della Federal Reserve. E’ un giornalista ed un attivista politico. In più occasioni, ha criticato con durezza la Banca Centrale, arrivando a chiedere le dimissioni di Powell, sul quale peraltro la Casa Bianca continua a fare circolare “indiscrezioni”.

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Moore ci ha fatto sapere, durante la settimana, e prima di essere (eventualmente) confermato al Board della Fed, che “la Federal Reserve dovrebbe tagliare i tassi ufficiali dello 0,50%”. E il mercato si è subito adeguato.

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Fa sorridere (se non fosse purtroppo per noi una cosa terribilmente seria).

Fa sorridere perché l’intero Board della Federal Reserve sta lavorando, da settimane, per convincere i mercati finanziari che NO, NON E’ VERO, che la Federal Reserve ha messo le macchine “indietro tutta” perché ha paura di una recessione. Non è così. Al contrario (ci dicono dalla Fed ogni mattina) l’economia degli Stati Uniti resta “forte”. Non c’è alcun taglio dei tassi in vista.

E arriva lui. Stephen Moore, a dire che invece no, bisogna tagliare i tassi, con urgenza: e si sa che lui parla come megafono della Presidenza. Fatto confermato dalle dichiarazioni che sono arrivate poi il venerdì 29 marzo dal Consigliere Economico della Casa Bianca, Larry Kudlow.

Ovvio che poi, sui mercati, seguono i commenti che leggete qui sotto.

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Il mercato come risponde? Lo vedete tutti ogni giorno, il mercato è nel panico: un vero panico. Il mercato dei Titoli di Stato ha riportato i rendimenti dei decennali al di sotto del tasso ufficiale di sconto, ed anche al di sotto del livello a cui stavano al momento dell’insediamento di Trump. Lo vedete sotto nel grafico.

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Azzerato ogni rialzo. Azzerato l’ottimismo, azzerata la fiducia.

E nel resto del Mondo? Le cose si sono avvitate anche in Europa, come vi racconta il grafico qui sotto.

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La Borsa? Nel panico anche lei: da più di un mese, si è fermata. Anzi, diciamo meglio: si è spenta del tutto. Negli Stati Uniti, così come nel resto del Mondo.

Stephen Moore è un pericolo, per noi investitori, perché la sua mancanza di esperienza e di competenza specifica provocherà, inevitabilmente, nuovi momento di incertezza in un contesto che già oggi è nel panico. La divergenza che vedete rappresentata nel grafico qui sotto è inequivocabile: mentre i dati reali peggiorano, i numeri “di fantasia” della Borsa migliorano. Una riconciliazione non è soltanto inevitabile. Sarà anche violenta.

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Mosse ed iniziative poco misurate ed incaute, da principiante, come quelle che vi abbiamo raccontato in questo Post, ricordano altre esperienze, come quelle recenti del presidente turco Erdogan, rischiano di produrre situazioni estreme ed improvvise, come abbiamo visto proprio la settimana scorsa sulla lira turca (immagine che segue)

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Stephen Moore è un pericolo anche per un secondo motivo. Perché crede alle favole. Perché crede che i tassi ufficiali si interesse funzionino come la bacchetta magica di Harry Potter: “se abbassiamo i tassi di interesse ufficiali, nel 2020 Trump vincerà le Elezioni Presidenziali”.

Neppure alla Federal Reserve credono più in una cosa del genere: nessuno, alla Federal Reserve è così sempliciotto da credere che un tasso ufficiale di sconto del 2,40%, con una inflazione al 2%, sia un freno all’economia reale, agli investimenti, alla crescita.

Nessuno, alla Federal Reserve, crede più alle favole, che funzionano soltanto nei film: alla Federal Reserve in particolare ricordano perfettamente i due episodi del recente passato che noi abbiamo messo in evidenza, oggi, nella pagina settimanale di ricapitolazione, con il grafico che riproduciamo anche qui sotto. Ed è proprio per questo, che alla Federal Reserve, oggi hanno tutti così tanta paura, da gettare nel panico i mercati obbligazionari con mosse tanto improvvise quanto senza precedenti.

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Per voi lettori ed investitori, sarà sufficiente ricordare che l’Eurozona oggi è in recessione: e i tassi ufficiali di interesse oggi sono a MENO 0,40%. Del Giappone, non è neppure il caso di parlare.

E guardate poi alla recentissima reazione dei mercati in Europa, dopo che la BCE ha annunciato TLTRO (ne abbiamo scritto per tutta la scorsa settimana su SoldiOnline.it).

Anche sui mercati, sono pochissimi ormai quelli che credono nella bacchetta magica di Harry Potter: il vostro riferimento per le valutazioni non deve essere … il Mago Merlino.

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Mercati oggiValter Buffo
Il Valore: credibilità e coerenza
 

Nella nostra professione, le idee cambiano in fretta, come potete constatare ogni giorno.

Nella mente degli investitori, si dice e dicono in molti, la memoria è molto corta.

E i fatti lo confermano.

Oggi, le storielle che vengono messe in giro dalla grandissima maggioranza degli operatori del settore del risparmio raccontano che “il peggio è già dietro le spalle, che gli altri tre trimestri del 2019 saranno molto migliori del primo, e che alla peggio le Banche Centrali daranno ancora ossigeno all’economia”.

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Frasi senza il minimo supporto nei dati di fatto, frasi spese a piene mani solo per una ragione: perché le rispettive Direzioni impongono all’esercito dei venditori, dei private bankers o personal bankers o consulenti “ridenominati”, come sempre, un solo diktat. Che è “non fateli vendere”, ed è riferito proprio a voi, investitori e lettori del Blog.

In Recce’d, noi ogni giorno dobbiamo confrontarci con queste storielle, e poi riferirne ai nostri Clienti: i quali tutti, nessuno escluso, hanno compreso alla perfezione che questa quotidiana fatica è una parte importante del nostro carico di lavoro (e di ansia e di preoccupazione) e lo apprezzano, come sempre ci hanno dimostrato.

Distinguere il suono dei mercati dal rumore, dal noise, circostante, è faticosissimo, perché ogni giorno se ne inventa una nuova.

Oggi come detto la favola è che “dal secondo trimestre tutto migliorerà e poi le Banche Centrali hanno ben saldo il manico in mano”.

Perché? Boh.

Le Banche Centrali che oggi “garantiscono gli investitori” sono esattamente le stesse che, solo tre mesi fa, non garantivano un bel nulla. Ma si sa, purtroppo la “massa” ha da sempre la memoria corta.

[Quando, intorno a Natale, noi decidemmo di chiudere tutti gli SHORT, moltissimi ci chiesero il perché si quella scelta: “Perché proprio adesso, che le cose si sono messe per il peggio?”. Tutti allora erano negativi: altro che “banche Centrali”]

Le Banche Centrali da cui si attende il miracolo oggi sono le medesime Banche Centrali che, sei mesi fa, parlavano ancora di “crescita robusta”.

Sono quelle Banche Centrali che, solo 12 mesi fa, parlavano di “crescita globale sincronizzata”.

Anzi no, dobbiamo correggere, perché non sono più esattamente le stesse: nel frattempo, c’è stata una (forte) perdita di credibilità, così forte che adesso se ne scrive e se ne parla anche tra gli operatori di mercato. Ve ne offriamo una testimonianza, recentissima, nell’immagine che segue qui sotto. Il mercato non ci crede più.

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E si tratta di una perdita che, nei prossimi anni, peserà sulla Federal Reserve ben più di una grossa perdita in denaro.

La nostra, di credibilità, è testimoniata in modo concreto dalle nostre scelte operative, sui portafogli dei Clienti, e poi dalle nostre scelte di comunicazione: unici in Italia tra i gestori di portafoglio, pubblichiamo almeno una parte delle nostre opinioni, delle nostre valutazioni ed anche delle nostre scelte di portafoglio. Che rimangono poi lì, a disposizione, così che ognuno di voi può andare oggi a vedere che cosa abbiamo fatto, sui portafogli modello, all’epoca del bazooka di Draghi, di Brexit oppure della Elezione di Trump.

Si tratta di una lavoro faticosissimo, fatto per i Clienti ogni giorno, o meglio ogni ora, perché solo così si possono garantire sia la qualità, sia i risultati, sia la tranquillità.

Faticoso ma allo stesso tempo premiante: premiante nei risultati, e nel rapporto di fiducia con i nostri Clienti. Perché alla fine la coerenza, intesa NON come rigidità, bensì come chiarezza nelle idee e soprattutto nel metodo, paga, sempre. Ripaga noi, e ripaga i Clienti di Recce’d.

A nostri avviso, la consistenza è il solo, unico valore in questa professione.

Mercati oggiValter Buffo
Come gestire il panico del settore obbligazionario
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Situazioni mai viste. Livello record. Toccati i limiti.

Fino a quando si continuerà a leggere di situazioni come queste sui mercati finanziari, potete essere certi che per chi investe in modo tradizionale, con una tradizionale asset allocation, e coi prodotti finanziari venduti dalla Reti di promotori finanziari, sui mercati c’è soltanto da perdere e niente da guadagnare.

“Ma se sale tutto …” potrebbe pensare qualcuno tra i nostri lettori.

Noi vi chiediamo: vi siete già messi in tasca questi guadagni? No, vero? Siete ancora investiti nei Fondi Comuni dai nomi indecifrabili.

E prima che riusciate a venderli, e a mettervi in tasca quei “guadagni” vi renderete conto che erano guadagni fasulli ed inesistenti. Soldi che non sono mai esistiti. Numeri su pezzi di carta.

Ricordatelo: oggi non si può avere il lusso di essere pigri, neppure in un mercato come quello delle obbligazioni. Ve lo dimostriamo con due grafici. Può accadere che ieri avete visto il grafico che segue, che vi segnala un minimo da 28 anni, e poi …

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… oggi vi svegliate ed il medesimo grafico vi racconta una storia ben diversa.

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Permetteteci di ricordarvi che oggi, nel mercato attuale, le obbligazioni NON sono più il “rifugio dal rischio” oppure la “protezione contro la volatilità” che continuano a raccontare i venditori di Fondi Comuni. Oggi si vedono cose che si sono viste solo per quattro volte negli ultimi 30 anni. Fate attenzione a dati di fatto come questi.

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Cosa dimostrano queste evidenze? Che non è vero, non è più vero, che le obbligazioni nei vostri portafogli hanno un contenuto di rischio inferiore a quello delle azioni. Ve lo dimostriamo anche qui con un grafico.

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Troppi investitori chiudono gli occhi davanti alla realtà di fatti come quelli che avete appena visto. Si rifiutano di vedere.

Ed è umano, a tutti piace sognare cose belle. Questo porta però la maggior parte degli investitori ad ignorare segnali che sono … grandi come una casa. Anche perché al loro fianco c’è sempre qualche interessato consulente pronto a giurare che “stavolta è diverso, non ti preoccupare, questi segnali contano poco o nulla”.

Anche quando, come nel grafico qui sotto, contraddicono proprio ciò che loro, proprio questi venditori, per oltre due anni, vi hanno raccontato: ovvero, che l’economia globale era entrata in una fase di forte crescita.

Il mercato, oggi, ci dice che era tutta … una balla di fumo. Il grafico non mente.

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Questa lunga premessa ci porta a commentare il rialzo dei prezzi delle obbligazioni (lo vedete nel grafico sopra: il ribasso dei rendimenti equivale al rialzo delle quotazioni): nel 2019, tutti a comperare obbligazioni. Di nuovo. Per gli Stati Uniti, ve lo racconta il grafico che segue, di Merrill Lynch.

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E’ un rialzo che noi abbiamo scelto di NON cavalcare, e dal quale ci teniamo e ci terremo ben lontani.

Perché? Perché è falso. Le sorprese sono proprio dietro l’angolo.

Ve lo dimostriamo, parlando oggi in particolare di obbligazioni corporate, ed ancora di più di quelle high yield. Americane, ed ancora di più europee: una bomba sul punto di esplodere, nonostante le mosse disperate delle Banche Centrali nel 2019.

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Come vedete qui sopra, Bloomberg come moltissimi altri ci sottolinea che il panico osservato nel segmento dei Titoli di Stato NON ha prodotto (fino ad oggi) un allargamento degli spreads, ovvero dei differenziali di rendimento che premiano quegli investitori che detengono obbligazioni ad alto rischio.

Un segnale di fiducia nel futuro? Un segnale quindi positivo?

Il contrario, esattamente il contrario. Un segnale di panico. Come vedete qui sotto, e come abbiamo mostrato anche in un grafico più in alto, il denaro affluito nel comparto delle obbligazioni è denaro del pubblico degli investitori IN USCITA dai Fondi azionari.

Ripetiamo, ancora una volta, che il panico degli investitori lo si vede sia nei flussi di vendita, sia a volte nei flussi di acquisto.

Il dato qui sotto, quindi, è un buon segnale? Sì, ma soltanto se nel 1999 era un buon segnale la corsa ai titoli dot.com.

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Vi ricordiamo, con l’ultimo grafico del Post di oggi, un tema già trattato: l’importante quota del mercato obbligazionario costituita da obbligazioni con rating BBB sia negli Stati Uniti (a cui si riferisce il grafico) sia in Europa.

Queste obbligazioni BBB saranno le prime ad essere declassate, se nei prossimi mesi l’economia continuerà a rallentare.

Ma se fossero declassate, anche soltanto alla classe BB, perderebbero la qualifica di “investment grade”, obbligando le Compagnie di Assicurazione ed i Fondi Pensione a venderle, tutte insieme e tutti insieme.

Rifletteteci, e fatelo presto.

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Mercati oggiValter Buffo
L'Italia e la recessione perenne
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Vi rendete conto di ciò che sta accadendo in Italia in questo 2019?

Scriviamo questo Post per rendere pubblica la nostra difficoltà ed il nostro disagio, nell’analizzare ed interpretare la situazione in Italia nel 2019.

Non i mercati finanziari, sia ben chiaro: quelli (la Borsa di Milano e i BTp) hanno da tempo rinunciato ad avere una vita propria.

La Borsa va dietro agli indici europei (e quelli europei all’indice di New York). I BTp seguono le obbligazioni americane.

Ma … ci sono eccezioni. Come i nostri lettori ricordano, la crisi dei mercati, in Italia, in passato è esplosa all’improvviso. Un po’ come mettere il piede su una mina.

Noi vediamo più di una mina, oggi, sul cammino dell’Italia. Le notizie che riguardano la Banca d’Italia, che leggete oggi sui quotidiani, disturbano proprio perché arrivano in una fase in cui il contesto internazionale ci ha regalato una (inaspettata) tregua.

E quando leggiamo di una nuova Commissione Banche, il pensiero va immediatamente alle precedenti Commissioni Banche, numerose eppure tutte inutili. Perché farne una nuova?

Da tempo abbiamo espresso, ai lettori ma soprattutto ai Clienti, il nostro disagio per ciò che riguarda l’Italia. Disagio che è diverso da quello espresso, nell’ultima settimana da Confindustria.

Confindustria lamenta adesso in pubblico ciò che tutti sapevano, e dicevano, da mesi. I gufi li vede solo Salvini (oggi: in passato le vedeva invece Renzi, e prima di Renzi ne ricordiamo molti altri): ma i numeri sono numeri, e la situazione economica in Italia oggi è grave. Questo lo vede ognuno di noi e di voi (dati come quelli dell’immagine in basso la documentano). Quella che era la “quinta potenza industriale del Mondo” oggi si lascia andare a fondo senza reagire.

Come detto: c’è a nostro giudizio un disagio diffuso che va oltre la recessione. La recessione è un fattore congiunturale, mentre a noi sembra di vedere qualche cosa di strutturale. Una debolezza delle Istituzioni, e del tessuto sociale, che rischia di degenerare in una fase di confusione.

Non è la recessione congiunturale a preoccuparci: è la recessione perenne del Paese.

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Mercati oggiValter Buffo
Fuori controllo e senza governo
 

La situazione Brexit oggi, chi la poteva immaginare solo qualche mese fa?

Noi e voi, certo: ne abbiamo discusso in decine di occasioni.

Ma al di là del nostro circolo di investitori consapevoli? Chi scriveva o diceva tre, sei oppure nove mesi fa che Brexit sarebbe finita in un caos ingovernabile? Fuori da ogni controllo? Senza una via di uscita?

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Ve ne abbiamo già parlato … e quindi non ci ripeteremo oggi. Ma c’è un motivo di interesse, in questa vicenda, che non deve sfuggirvi.

Situazioni pianificate per lungo tempo, e dibattute da esponenti di altissimo livello e potere, utilizzando un linguaggio alto e formale, possono comunque finire, e senza preavviso, nel caos, senza controllo, e risultare ingovernabili.

Applicatelo ad altre situazioni che oggi sono sotto i vostri occhi. Vi sarà molto utile.

Mercati oggiValter Buffo