Treni che arrivano con grande ritardo (parte 4)

Nel Post precedente, abbiamo riportato le frasi recentissime di Morgan Stanley. prima, era stata la volta di Deutsche Bank. Ora, vediamo cosa dice Citigroup.

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Non deve stupire il fatto che 1) si muovono tutte insieme e che 2) si muovono tutte nella medesima direzione. Non sono cambiati i fatti dell'economia: sono, più semplicemente, cambiati gli umori dei loro Clienti.

Non deve stupire neppure il fatto che gli indici di "sorpresa economica" (sotto) sono precipitati sotto zero in poco tempo: purtroppo, negli anni, è cresciuto il peso degli "indicatori di sentimento" come i PMI, che ripetiamolo ancora una volta NON sono supportati da fatti reali.

La spirale quindi è questa: cambia l'umore sui mercati, ed allora cambia l'umore di chi risponde ai sondaggi, ed allora scendono gli indici come i PMI, ed allora peggiora ancora l'umore sui mercati. E così via. Questi sono, oggi, i mercati finanziari.

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Treni che arrivano in grande ritardo (parte 3)
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Anche la stampa specializzata (ed autorevole) come ad esempio il Financial Times del 15 aprile 2018, deve necessariamente adeguarsi al fatto che ... il vento è cambiato. E scegliere titoli come meno enfasi (e più dubbi).

Ciò che davvero fa sorridere è che, se avete fatto attenzione, la stagione del "boom economico globale" è durata più o meno sei mesi,  e NON ha per ora lasciato ALCUNA TRACCIA nei dati reali.

Per sei mesi, banche di investimento, tv, e quotidiani hanno scritto di un boom economico che però ... NON c'è mai stato.

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Treni che arrivano in grande ritardo (parte 2)
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Nel primo Post di questa serie abbiamo spiegato con la massima chiarezza che NON cerchiamo rivincite: segnaliamo invece, a chi investe, che Morgan Stanley solo pochi mesi fa NON scriveva di "mercati che sono andati molto oltre le economie reali", e neppure scriveva di "bear market che potrebbe essere già iniziato".

La sola ragione, il solo obbiettivo, per il quale le grandi banche globali adesso hanno cambiato registro, è di non fare "innervosire" (dovremmo forse scrivere inca**are) il loro Clienti più importanti, i Fondi Comuni di Investimento, continuando a scrivere di comperare comperare, comperare anche quando i mercati sono ... barcollanti.

Insomma, lo scopo è solo quello di "coprirsi le spalle": della analisi, quella vera, delle valutazioni, ed in fine dei conti anche di dove vanno i mercati, a questi signori importa NULLA.

L'investitore finale, ed in particolare quello che è investito oggi nei famigerati Portafogli MultiManager con i Fondi Comuni di Morgan Stanley e di tutte le altre (da Deutsche Bank a Goldman Sachs, passando magari per nomi più esotici come Carmignac e Credit Agricole), deve assolutamente rendersi conto di come questo tipo di meccanismi di vendita è destinato a creare SEMPRE effetti a catena, vere e proprie spirali. prima al rialzo, e poi al ribasso.

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E' tutto come prima? Oppure è cambiato tutto? (parte 2)
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Se davvero c'è la crescita economica globale e se davvero negli Stati Uniti c'è la ragionevole aspettativa di superare il 3% all'anno. Se davvero l'inflazione torna ai suoi livelli "naturali". Se davvero l'occupazione continua a salire. Se davvero va tutto bene, bene che meglio non si potrebbe.

Se tutto questo è vero, perché la differenza tra in rendimenti a breve termine (2 anni oppure 5 anni) e quelli a lungo termine (10 oppure 30 anni) sta ai minimi dalla Crisi del 2008?

Un segnale che, secondo la grande maggioranza degli analisti ed operatori di mercato va associato ad una fase di recessione economica come può essere spiegato?

Come sempre, vi suggeriamo: fatevi delle domande. E rivedete subito (immediatamente) i vostri portafogli.

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E' tutto come prima? Oppure è cambiato tutto? (parte 1)
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Alla metà di aprile 2018, dopo un trimestre pieno di scossoni, molti sono tentati di concludere che "però, non è cambiato nulla".

Ed in effetti sia le Borse sia le obbligazioni sono trattate a prezzi vicini ai loro massimi storici assoluti.

Perché allora, come scrive qui sopra Mohamed El Erian, se non è cambiato nulla, al 12 aprile scorso si contavano ben 19 variazioni dell'indice Dow Jones Industrial più ampie di 100 punti, in sole 23 sedute?

Questo è un dato di fatto. Non è una opinione. Non è una valutazione dei mercati.

Se poi passiamo alle valutazioni, c'è chi dice e scrive che nella realtà è cambiato tutto, ma proprio tutto. Come Societé Generale, che leggete qui sotto.

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