La risposta alla domanda del nostro titolo sembra proprio essere: NO. Dopo Dudley (indiscrezioni) e Draghi (conferenza stampa) oggi arrivano anche le parole di Mark Carney, Governatore della bank of England, che ha appena detto "il settore immobiliare è sopravvalutato se confrontato con le prospettive di crescita dell'economia". In Recce'd non ricordiamo una serie di prese di posizione così tanto esplicite da anni.
Nel Post che precede questo, vi abbiamo segnalato un significativo cambio di atteggiamento che potrebbe essere già maturato ai vertici della Fed. Ma proprio in queste ore, martedì 27 giugno 2017, riceviamo una conferma sostanziale, e dalla fonte più autorevole della Banca Centrale Europea, ovvero Mario Draghi.
Con l'intervento di questa mattina, Draghi chiude la fase aperta, esattamente cinque anni fa, con il suo celebre (famigerato) "Whatever it takes". Draghi rivendica, questa mattina, il successo delle sue politiche nel combattere la deflazione, ma nessuno potrà mai dire se quel rischio deflazione esisteva davvero. Mentre è sicuro che le banche sono state salvate e tutto il debito, pubblico come privato, di qualità alta o bassissima, è esploso.
Resta che: è finita.
La cosa più importante di oggi è che Draghi ha ripetuto esattamente le medesime considerazioni che Dudley avrebbe fatto domenica (Post numero 4) sulle "financial conditions", che vanno "al di là dell'atteggiamento della Banca Centrale", e riflettono anche le condizioni sui mercati finanziari. Le Banche Centrali prendono in esame, finalmente, anche dei livelli dei mercati.
“In the past, especially in times of global uncertainty, volatility in financial market prices has at times caused an unwarranted tightening of financial conditions. So in the current context where global uncertainties remain elevated, there are strong grounds for prudence in the adjustment of monetary-policy parameters, even when accompanying the recovery. Any adjustments to our stance have to be made gradually, and only when the improving dynamics that justify them appear sufficiently secure.”
Non siamo certamente i soli a pensarla in questo modo. Ovvero: nel modo che abbiamo dettagliato nei tre precedenti Post con questo stesso titolo.
Ci sembra però decisivo prendere nota del fatto che, sui mercati, circola una voce: ovvero: che come noi la penserebbe anche qualcuno alla Federal Reserve. Una indiscrezione, uscita da un incontro a porte chiude di domenica scorsa, racconta che il Capo della fed di New York, Bill Dudley, avrebbe detto queste parole:
As I see it, financial conditions are a key transmission channel of monetary policy because they affect households’ and firms’ saving and investment plans and thus influence economic activity and the economic outlook. If the response of financial conditions to changes in short-term interest rates were rigid and predictable, then there would be no need to pay such close attention to financial conditions. But, as we all know, the linkage is in fact quite loose and variable.
For example, during the mid-2000s, financial conditions failed to tighten even as the Federal Reserve pushed its federal funds rate target up from 1 percent to 5¼ percent. Conversely, at the height of the crisis, financial conditions tightened sharply even as the Federal Reserve aggressively pushed its federal funds rate target down toward zero. As a result, monetary policymakers need to take the evolution of financial conditions into consideration. For example, when financial conditions tighten sharply, this may mean that monetary policy may need to be tightened by less or even loosened. On the other hand, when financial conditions ease — as has been the case recently — this can provide additional impetus for the decision to continue to remove monetary policy accommodation.
Se confermate, questa parole sarebbe una forte indicazione operativa: la Fed riconosce (finalmente!) che se si alzano i tassi ufficiali tre volte, e i rendimenti delle obbligazioni scendono (mentre la Borsa sale), allora ... c'è qualche cosa di grosso che non va.
Parlare male del Fondo Atlante? Oggi, non è più divertente, mentre noi di Recce'd lo facemmo più di un anno fa, quando tutta la stampa in Italia ci spiegava che si trattava di un "punto di svolta" per il sistema bancario (riprendendo peraltro parole di Visco).
Di fatto, oggi il Fondo Atlante non esiste più, cancellato dal fallimento delle due banche venete. Ma questo, in sé, è un fatto di nessun interesse: il Fondo Atlante era nulla ed è tornato nulla. Articoli a commento? ZERO.
Peccato che nessuno se ne occupi: resta da capire A CHI è servita tutta la faccenda, A CHI ha fatto comodo che i giornali ne illustrassero la genialità, A CHI sono andati i soldi che lo Stato ci ha messo, soldi ovviamente dei cittadini. Dovremmo comprendere perché la politica ci ha messo le mani sopra: A CHI interessa davvero che QUESTO sistema bancario (l'insieme banche commerciali e Banca d'Italia) vada avanti così com'è e continui ad essere gestito come sempre?
Prendiamo ad esempio lo spunto offerto dalla stessa BCE con le sue parole della settimana scorsa:
ECB Banking Supervision has closely monitored the two banks since capital shortfalls were identified by the comprehensive assessment in 2014. Since then, the two banks have struggled to overcome high levels of non-performing loans and underlying challenges to their business models, which resulted in further deterioration of their financial position.
In 2016, the Atlante fund [Italy’s government-sponsored “bad bank” set up in Luxembourg to take toxic assets off Italian banks books] invested approximately €3.5 billion in Veneto Banca and Banca Popolare di Vicenza. However, the financial position of the two banks deteriorated further in 2017.
The ECB had therefore asked the banks to provide a capital plan to ensure compliance with capital requirements. Both banks presented business plans which were deemed not to be credible by the ECB.
Bene, qui c'è scritto che tutta l'operazione-Atlante è stata giudicata non credibile: e voi tutti sapete chi erano i soci finanziatori in Atlante, chi erano gli ispiratori politici, e che tipo di "benigna supervisione" si è ritagliata, come ruolo, la Banca d'Italia ("punto di svolta" è una espressione di Visco a maggio 2016). In 18 mesi, pur avendo accesso diretto a tutti i numeri delle due realtà venete, nessuno è stato in grado di formulare una proposta "credibile".
Ora, due sono le cose:
- quando arriveranno le MEDESIME persone, a spiegare il prossimo PIANO di salvataggio "di sistema", che tipo di credibilità potranno mettere in campo?
- gli attuali prezzi di Borsa, delle banche quotate ma più in generale del mercato di Borsa di Milano (20.800 punti dell'indice FTSE MIB), a quali numeri fanno riferimento? Saranno poi numeri CREDIBILI, quelli che si leggono sulla stampa di settore? Ne riparleremo di sicuro, tra qualche settimana
Chiudiamo qui con una intervista, fatta dal principale quotidiano nazionale al Presidente di uno degli Istituti che contribuirono ad Atlante, il 2 agosto 2016: intervista significativa, perché riflette un clima, un atteggiamento, un ruolo per la stampa nazionale, ed una disposizione delle altre banche di questo cosiddetto "sistema". Cliam dominante, solo qualche mese fa: come cambiano in fretta, le cose! Tenetelo a mente.
«La Borsa è preda della speculazione, che mette in evidenza solo gli aspetti negativi del sistema bancario. Ma la situazione generale è ben diversa — e migliore — di quella di tre anni fa, il sistema è più solido e ci sono cose importanti che sono state messe in campo, a cominciare da Atlante, una brillante soluzione cui come Creval abbiamo contribuito con 60 milioni: pensiamo a come eravamo solo a febbraio, quando di Atlante nessuno aveva sentito parlare, e a quante operazioni sono state rese possibili in soli quattro mesi, neanche immaginabili senza il fondo. E a quanti risparmiatori sono stati tutelati».
Il Cliente finale, l'investitore privato, l'investitore NON professionale, è perfettamente legittimato a seguire la corrente, a lasciarsi andare alle prime impressioni, a subire le tensioni e caderne vittima. Dei suoi soldi, alla fine, ne farà ciò che vuole.
Invece chi viene pagato, il gestore professionale come Recce'd, il professionista in generale, il consulente finanziario della normativa italiana, il private banker, il promotore finanziario (che resta tale, anche se cambia etichetta sul biglietto da visita): tutti questi hanno altri doveri, altri obblighi.
Il dovere principale dovrebbe essere quello di NON andare mai con il gregge: dovrebbe esserlo, ma non lo è. Perché fa paura trovarsi soli controvento. La paura è legittima, per il Cliente finale: mentre il professionista, e proprio perché viene pagato, NON dovrebbe cedere a sentimenti come la "paura di restare fuori dal branco".
Non funziona così, come dicevamo: quando parse la "corsa al rendimento", ai Clienti si dice "chiudi gli occhi e buttati: perché adesso sale tutto". Si spiegano così gli eccessi del 2017, da noi ampiamente documentati, eccessi uguali ma più ampi di quelli di 24 mesi, fa, nel 2015 del "bazooka di Draghi".
E fino a che le Istituzioni che governano il funzionamento dei mercati (sia pubbliche, sia private) non verranno spazzate via dalla prossima Grande Crisi, episodi come questi sono destinati a ripetersi. Semplicemente perché convengono a (quasi) tutti: a tutti gli operatori, ma a NESSUNO tra gli investitori finali.
A quelli tra i nostri amici e Clienti che si domandano se "potrà andare avanti così per sempre", visto che TUTTI dicono che va TUTTO bene, ci è facile rispondere. Con un esempio pratico concreto, un esempio concreto, un esempio recente. Ricordate il gennaio 2008, o più precisamente il 10 gennaio di nove anni fa? Il Capo della Federal Reserve allora era Ben Bernanke: era a capo della Banca Centrale più potente al Mondo, aveva sul tavolo tutti i mille miliardi di dati che anche oggi sono sul tavolo di Yellen, si confrontava con il Board come fa Yellen, ed aveva soprattutto piena informazione del fatto che a New York la Banca Paribas era stata costretta a chiudere, quattro mesi prima, due dei suoi Fondi Money Market. E' nella storia dei mercati finanziari la sua affermazione del gennaio 2018 che qui vi riportiamo:
“The Federal Reserve is not currently forecasting a recession.”
Quando noi leggiamo affermazioni come quella del Governatore Dudley della Fed di New York, fatta la settimana scorsa, teniamo sempre bene a mente quella storica frase. Ecco cosa dice Dudley:
“I’m actually very confident that even though the expansion is relatively long in the tooth, we still have quite a long way to go. This is actually a pretty good place to be.” – William Dudley, June 19, 2017
Siamo certi che un uomo attento ed esperto come Dudley conosce meglio di noi i dati del grafico qui sotto: che sono dati oggettivi e non controvertibili, che non si possono "fabbricare". Siamo altrettanto certi che i Banchieri Centrali sono sempre stati, e restano oggi, uomini politici, che debbono soddisfare esigenze e pressioni di varia natura. Lo era anche, nel 2008, Ben Bernanke quando annunciava al Mondo la sua certezza.
Può essere utile, per chi ci segue, ripercorrere i fatti di quel 2007 grazie ad un articolo di allora del New York Times: in particolare, l'intervento della (ai tempi presentata al Cliente finale come solidissima) Banca USA Bear Sterns, poi spazzata via 12 mesi dopo dalla Grande Crisi. Interventi per salvare due dei suoi Fondi che investivano solo su obbligazioni agganciate ai mutui.
Qualcuno vi ha detto che i rischi oggi sono "molto inferiori" rispetto al 2007? Davvero? Noi in Recce'd monitoriamo migliaia di dati, e da tutti questi dati risulta che, per la verità, i rischi oggi sono molto più ampi. E il grafico qui sotto è una solida conferma: come vedete, oggi negli Stati Uniti il rendimento delle obbligazioni di bassa qualità (high yield) è molto più basso di quanto non fosse negli anno 2004-2007, e quindi i prezzi oggi sono molto più alti, e le quantità (che nel grafico NON vedete) sono anch'esse molto più alte. In sostanza, c'è MOLTO più spazio per un episodio di improvvisa illiquidità come accade nel 2007.