In quasi tutti i Paesi del Mondo si allungano i tempi della quarantena forzata, ed anche noi di Recce’d ci adeguiamo: nel senso che allunghiamo i tempi della pausa che ci siamo auto-imposti, sia per ciò che riguarda questo Blog, sia per ciò che riguarda la nostra pagina settimanale di aggiornamento e ricapitolazione dei fatti, che si chiama The Edge.
Una scelta dolorosa, ed imposta dalle circostanze, Va detto però che in queste ultime settimane l’attualità ci ha reso meno pesante questa scelta,, e spieghiamo li perché: non ci sarebbe stato nulla di nuovo da aggiungere.
Il nostro Blog a tutto oggi offre, a chi cerca analisi e spiegazioni, un supporto di eccellenza per interpretare ciò che viene deciso o solo annunciato dai Governi, per ciò che viene mosso dalle Banche Centrali, e soprattutto per tutto ciò che succede sui mercati finanziari. Come lo fornisce, se non pubblichiamo nulla di nuovo? Lo fornisce a chi va a rileggere ciò che nel Blog era stato pubblicato 24 mesi fa, 12 mesi fa, e 6 mesi fa soprattutto.
Quante volte, in questo Blog, vi abbiamo scritto che si avvicinava un momento che avrebbe fatto la Storia, sia dei mercati finanziari sia delle economie reali?
Ed eccoci infatti arrivati: nei libri di storia, le generazioni future leggeranno di prezzi del petrolio in negativo, e di un PIL degli Stati Uniti che decresce del 5% annualizzato in un trimestre.
E non è finita qui: altre cose, altri eventi, altri prezzi oggi completamente NON immaginabili si verificheranno da qui a fine 2020. Non è una previsione, la nostra: è molto più simile ad una promessa.
Detto questo dello scenario, adesso stringiamo sull’attualità. Quale è oggi l’argomento più scottante? In questo momento, sono quasi tutti alla ricerca di una razionalizzazione, di una spiegazione, per il fatto che, sotto un unico cielo e in un medesimo Mondo, stiamo assistendo ad un peggioramento del quadro macroeconomico che non ha alcun precedente nella Storia (con la S maiuscola) mentre invece la Borsa di New York, quella più importante di tutte, la sola che conta, di fatto sta ritornando ai suoi massimi livelli di ogni tempo.
Vi interessa di capire il perché? Per rispondere a questa domanda in modo professionale, sarà necessario lavorare, e molto.
Chiunque è in grado di prendere a casaccio cinque o sei grafici che circolano sul Web, aggiungere un po’ di note dall’attualità, e mettere insieme un qualcosa che sembra (solo in apparenza) essere attuale e sul punto. Completamente diverso è capirci qualche cosa. Per chi come noi ogni giorno, ed ogni ora, deve fare per professione scelte concrete, è indispensabile lavorare. Un lavoro “tedioso ma necessario”, così come viene definito (leggete poi più in basso” da Mohamed El Erian, forse in questo passaggio storico il più attento osservatore dei mercati finanziari.
Cosa significa lavorare? Analizzare, dare priorità, e poi riflettere e poi stimare. A proposito di che cosa? Come minimo, in merito a::
comportamenti, motivazioni ed obbiettivi dei Governi
comportamenti, motivazioni ed obbiettivi delle Autorità Monetarie
comportamenti, motivazioni ed obbiettivi degli investitori Istituzionali, ed in particolare di Fondi Comuni e Fondi Pensione
comportamenti, motivazioni ed obbiettivi delle banche di investimento e delle banche commerciali
comportamenti, motivazioni ed obbiettivi degli investitori
Non abbiamo, purtroppo, in questo momento il tempo di offrire al pubblico dei lettori di questo Blog un nostro supporto di informazione ed analisi su questi argomenti. Il tempo è la risorsa scarsa per eccellenza, e di tempo in queste settimane a noi gestori professionali attivi ne rimane poco (anche per dormire e mangiare).
Non vogliamo però abbandonare del tutto il pubblico dei nostri lettori. Per questo, nel Post di oggi vi spieghiamo come fare, per trovare da soli le risposte che cercate. Suggerimenti pratici, concreti, utili per orientarsi nella tempesta.
Torniamo quindi alla spaventosa distanza, al gap tra mercati finanziari e realtà delle economie. Che si prolunga da anni, ma che mai come oggi è evidente anche agli occhi dei più distratto: è come un trucco dell’illusionista che è stato svelto.
Senza dubbio numerosi tra i nostri affezionati lettori hanno già trovato una spiegazione adeguata dal loro private banker oppure family banker oppure personal banker, ovvero il loro promotore finanziario. oppure ancora, eventualmente, su qualcuno dei siti che si propongono per la consulenza finanziaria. E perché no? Leggendo magari il giornale..
Una volta trovata una analisi convincente attraverso queste vostre fonti, in merito ai cinque punti che Recce’d ha elencato più in alto, allora sarete in grado di comprendere meglio ciò che accade intorno a voi. Ciò che accade oggi sui mercati finanziari.
Purtroppo, però, questo sforzo non vi sarà sufficiente: perché oggi il vostro problema (in quanto investitori) è quello di capire che cosa fare oggi, ed allora a voi serve di capire ciò che potrebbe accadere domani. E dovrete lavorare ancora.
Ricapitoliamo. Per muoversi in un mare in tempesta, è necessario ripartire dai cinque punti che Recce’d ha elencato più in alto, combinarli nel modo più appropriato, e dopo … continuare a lavorare, a fare un lavoro “tedioso ma necessario”.
Nel modo seguente: ripartendo dai nostri cinque punti:
fare una stima delle ricadute sull’economia reale (crescita, inflazione, occupazione, utili) dei risultati del lavoro di cui sopra; e poi dopo ancora
effettuare ripetute stime, mano a mano che cambiano le informazioni, sulle possibili reazioni dei prezzi delle diverse attività quotate sui mercati finanziari.(e magari, anche degli immobili)
Tutto questo, lo capiamo, va direttamente a scontrarsi con le abitudini di molti di voi, amici lettori: abitudini assunte negli ultimi anni e decenni, abitudini che derivano dalla costante pressione delle Reti di vendita (in Italia Fideuram, FINECO, Mediolanum, Banca Generali, Azimut e alcune altre), dominate da personaggi che iniziano sempre dicendo “te lo spiego io, in due parole, quello che sta succedendo”, per poi finire con “la soluzione per te ce la ho io, ed è semplicissima”.
Si tratta di tecniche del venditore, che possono essere applicate sia ai Fondi Comuni di Investimento sia al secchio lava pavimenti o all’attrezzo per affettare la verdura.
La realtà è molto distante: non c’è un bel nulla di semplice, non c’è un bel nulla di facile da capire, non c’è un bel nulla di scontato. Investire invece è una cosa difficilissima, complessa sia sul piano dell’analisi che sul piano dell’esecuzione: un esercizio che va seguito giorno, dopo giorno, dopo giorno.
Va precisato, per rispetto della verità, che anche il risparmiatore in Italia ha le sue (grosse) responsabilità per la situazione in cui è cascato.
In Italia, spesso ci si trova di fronte a risparmiatori arroganti, che ancora oggi si rifiutano di guardare in faccia la realtà, e magari si vantano con gli amici: “lo so io, come si fa, non mi faccio mica fregare”. Sono ancora in molti, quelli che in salotto oppure al circolo che sta per riaprire, vanno raccontando le loro gesta epiche: “con il mio amico private banker ho fatto un sacco di soldi”.
Peccato che entrambe le cose non reggano al confronto con la realtà. Peccato, anche, che nei numeri risulti impossibile trovare quel “sacco di soldi”. I numeri al contrario ci informano che ci si è affidato ai Fondi Comuni di Investimento, ed alle Reti di private banking, perde con regolarità soldi da almeno cinque anni. Insomma: si è fatto fregare.
Esistono, al Mondo, ovviamente anche professionisti di valore. E non parliamo qui dell’esercito dei rappresentati commerciali e dei venditori, ma di chi conosce e svolge la sola attività a valore aggiunto per il risparmiatore finale, ovvero il gestore di portafoglio.
Gestori di portafoglio di buono, ed anche ottimo livello ne esistono molti. La stampa ed i media in generale, negli ultimi 30 anni, hanno spiegato ai lettori che tutti questi gestori si sono ritrovati all’interno di una sola categoria, quella dei Fondi Hedge. La cosa è vera, ma soltanto a metà: nella categoria dei Fondi Hedge trovate bravi gestori in una percentuale che è sicuramente più elevata, rispetto ai Fondi Comuni di Investimento tradizionali, ma trovate anche cattivi gestori.
In che percentuale? A giudicare dai numeri di performance aggiornati che circolano, diremmo 50 e 50, che poi significa affidarsi al caso come quando si tira in aria una monetina. I dati, aggiornati, li trovate sul Web e noi li abbiamo documentati, due giorni fa, ai nostri Clienti nella più recente Lettera al Cliente di Recce’d. Documentano, in modo oggettivo, ciò che noi abbiamo appena scritto. Meritano attenzione ed approfondimenti.
E quindi, in conclusione, che fare? La risposta di Recce’d è molto chiara: non scegliete i “prodotti finanziari”, che sono trappole costruite per prendere dalle vostre tasche le commissioni, bensì scegliete con la massima attenzione il vostro interlocutore ed il servizio che vi offre. Scegliete il vostro gestore di portafoglio, chi fa le scelte: non un commerciale.
Se preferite il supermercato, e amate i prodotti preconfezionati, allora dovere mettere in conto che la qualità del prodotto risulterà nella media, e la media oggi sta molto in basso. E può diventare anche negativa. Per anni. Se al contrario avete qualche pretesa in più, per ciò che riguarda l’impiego del vostro denaro, allora informatevi, ragionate, selezionate e scegliete: non sulla base di come si chiama il prodotto, bensì sulla base della qualità del servizio che ricevete. La gestione del portafoglio titoli non è un’attività da supermercato, bensì un’attività professionale: non può essere condotta con una catena di montaggio (per quanto scintillante) perché necessita di una cura che risulta possibile, e realizzabile soltanto in un ambito di servizi professionali al Cliente. Richiede un lavoro quotidiano, professionale, anche scientifico: “tedioso, ma necessario”.
Oggi il vostro migliore investimento non è la tale azione oppure la tale obbligazione: il migliore investimento oggi disponibile sarebbe il cambiare abitudine, cambiare referente, cambiare mentalità e cambiare strategia di investimento. Soltanto così, sarete in grado di sfuggire al trappolone che è stato preparato per tutti voi, e che sta per scattare. Vi abbiamo avvisato con un largo anticipo di altri eventi: oggi, il nostro avviso è questo.
Per chiudere il Post, come è stata nostra abitudine nei mesi di marzo ed aprile 2020, un breve accenno all’attualità dei mercati finanziari.
Oggi tutti vivono alla giornata (anche noi, nella attività di gestione dei portafogli modello) e nessuno ha la più pallida idea di dove saremo tra 60 oppure 90 giorni. Non tutte le analisi in questo momento sono inutili: al contrario, è esattamente questo, il momento nel quale fare il massimo sforzo, cosa che ovviamente in Recce’d facciamo. Allo stesso tempo riconosciamo però che sul piano della gestione del portafoglio oggi occorrono criteri nuovi, innovativi, adeguati al contesto: in un contesto che resta sempre solidamente ancorato ai fondamentali (sotto nel grafico) è necessario muovere il portafoglio guardando i primo luogo ai market internals, che vuole dire comprendendo ciò che stanno facendo gli altri.
E Recce’d per i propri Clienti sta operando esattamente così.
Faremo a qusto punto una divagazione, per poi ritornare sul tema, cogliendo uno spunto del grafico sotto, che cita come potete leggere nel commento Warren Buffet, leggenda tra i gestori di portafoglio . Proprio oggi 2 maggio 2020 Warren Buffett ha comunicato al Mondo che il suo portafoglio azionario di circa 250 miliardi di dollari ha subito nel primo trimestre 2020 un calo di 50 miliardi di dollari, ovvero del 25%. Un dato forte, che conferma alcune delle valutazioni di Recce’d sulle strategie di investimento “fondamentaliste pure” nel nuovo Millennio. Validissime, negli Anni Ottanta, ancora valide, negli anni Novanta, e dopo … molti simili nei risultati ad un ETF passivo.
Proprio di questo argomento, la prossima settimana e poi anche qualche settimana a venire scriveremo, per i Clienti, nel nostro The Morning Brief.
Torniamo però all’attualità: come avete modo di vedere, tutti ogni giorno ne scrivono e ne parlano un po’ dovunque, (improvvisati analisti della sociologia, della psicologia, della finanza e dell’economia, ed anche epidemiologi da tastiera) spiegandoci perché crollerà tutto, oppure perché al contrario risalirà tutto. Recce’d ammette che noi NON lo sappiamo. Recce’d, come fa da anni, si terrà ben al di fuori di questo (inutile) dibattito “strategico” sui massimi sistemi. Ne staremo molto lontani: abbiamo altre cose, ben più utili, da fare: seguire la realtà nei suoi sviluppi, ed agire di conseguenza, e con tutta la frequenza e la velocità che sono necessarie in questa fase.
Per non lasciare i nostri lettori del tutto privi di qualche considerazione “strategica”, però, vogliamo in ogni caso regalare ai lettori del Blog un punto di riferimento che noi giudichiamo solido: una recente analisi di Mohamed El Erian, che ai lettori può servire come raccolta dei punti davvero importanti sui quali sarà necessario concentrare l’attenzione da qui a fine 2020. Leggetela con attenzione: poi riprendendo alcuni di questi argomenti noi chiuderemo il Post con alcune nostre valutazioni.
The gap between the relatively quick V-shaped recovery that some economists and many market participants predict, and grim coronavirus-driven realities on the ground has narrowed. But the disparity is still significant enough to pose difficult questions for investors. The quicker those questions are answered, the smaller the probability of another bout of market instability contaminating a challenged economy. Economists initially — and over-optimistically — embraced the idea of a quick second-quarter recovery after a sharp contraction in the first quarter. That has shifted to a big contraction in the second quarter followed by a more gradual recovery in the subsequent three: a pattern more consistent with the sudden stop to global activity. But the current projections still underestimate the severity of the virus-driven shutdown of the global economy, an inherently messy restart process, and consequent changes to the post-crisis landscape. Big companies lack visibility on what lies ahead, and are suspending guidance on earnings — a phenomenon that will increase during the first-quarter reporting season. Many companies have also rushed to raise precautionary cash, including by issuing more debt, even as profits deteriorate and credit rating agencies continue with an avalanche of downgrades. This surge in issuance of investment-grade bonds has been met by solid investor demand backed by new facilities from the US Federal Reserve, part of an emergency market-intervention programme that already far exceeds what the central bank did during the global financial crisis of 2008. Many companies have also raced to reduce costs with large-scale layoffs, resulting in a 17m jump in joblessness in just three weeks. That is equivalent to 10 per cent of the US labour force, equal to the highest unemployment rate during the great recession of 2008-09. This alarming rise in unemployment, and wage cuts for those still employed, are encouraging households to be more cautious on spending. It is not too early to consider a parallel with lasting frugal behaviour on the part of the generation that experienced the Great Depression. Consensus economic forecasts are not alone in failing to appreciate fully the impact of the shock and the reactions of both companies and households. Financial markets are too bullish too, judging by US price-earnings ratios for stocks and spreads for the lowest quality segments of the credit markets. Neither takes sufficient account of a whole host of risks including a more difficult earnings outlook, higher levels of indebtedness, a much bigger dispersion between winners and losers, the growing entanglement of government in private sector activities, lasting risk aversion in the real economy and, most importantly, a huge amount of bankruptcies. That cognitive gap reflects, in part, an inherent structural bias of markets to treat pullbacks as temporary and fully reversible — a result of multiyear conditioning to try to follow and outpace a super-activist Fed. Another factor is confusion as to what fiscal and monetary policies can, and cannot, do. They can help with short-term liquidity problems and market stresses, but cannot avert corporate and developing-country defaults, or restart the economy quickly. With this in mind, and with the need to prepare for a changed landscape when the world emerges from this massive economic shock, investors would be well advised to thank the US central bank and use the resulting market rebound to move up in quality in three ways. First, they should move out of companies and sovereigns with weak balance sheets and into those with large cash buffers, limited short-term debt and, if possible, positive cash generation. They should also sell exposure to companies that will find it hard to rebound fully in the post-crisis world, and buy beneficiaries of what are likely to be durable themes: opting more for self insurance and less for the efficiency of global supply chains and massive outsourcing; physical to virtual; and greater deglobalisation. They should also keep cash on hand for a growing set of attractive opportunities in collateralised credit, distressed and “special situations” that take advantage of a big but reversible market failure. The timing of a decisive rebound in markets, and then the economy, will come only with medical progress in identifying and containing the spread of the virus, treating illness more effectively, and increasing immunity. Meantime, economic and market forecasters would be well advised to focus on identifying a bigger set of high-frequency indicators that capture the severity of this coronavirus pandemic, the robustness of the subsequent economic restart and the themes defining the new destination for the global economy. For investors, the task ahead is tedious but necessary: going through portfolios name by name to reduce downside exposure to corporate and sovereign defaults while also retaining the potential for returns should the Fed continue backstopping markets. The time will come to move into full recovery mode. But not yet
Sbrigato in questo modo il tema della “strategia”, alcuni lettori probabilmente si attendono da Recce’d indicazioni più concrete: che cosa fare dei nostri soldi? Noi ai nostri Clienti forniamo esattamente questo tipo di supporto, mentre in una sede pubblica come il Blog non lo forniamo. Ma forniamo al lettore una serie di spunti che sta poi al lettore di utilizzare per decidere, come meglio ritiene.
L’indicazione di oggi è la seguente: nelle prossime settimane o mesi, accadrà sicuramente qualche cosa che non c’è, oggi, nelle parole di nessuno, e neppure nelle nostre parole. Qualcosa che noi non sappiamo, che voi non sapete, che nessuno sa: ma che è possibile quanto meno intuire e provare ad anticipare.
Il nostro lavoro, di gestori professionali, ed il vostro impegno di investitori finali deve dunque concentrarsi, oggi, sulla costruzione di portafogli titoli che sia al tempo stesso in grado di guadagnare e allo stesso tempo di compensare nel modo più ampio possibile gli effetti di rischi imprevedibili.
Nella nostra penultima Lettera al Cliente, a fine marzo, noi avevamo elencato ai nostri Lettori quali sono i fattori di rischio “sistemico” che abbiamo di fronte e che debbono essere monitorati ogni giorno, se si vuole evitare di uscire dalla fase di mercato che è in corso con le ossa rotte. la musica suona, ma la musica che suona non è waltzer bensì house, garage, trap, drum and bass, jungle. Bisognerà ballare a questi ritmi contemporanei (anche se è difficile).
Per spiegare con un’immagine (qui sotto) a noi e a voi tocca di decidere se quel signore nell’immagine ce la farà a proseguire nella sua ascesa verso la vetta oppure se sarà costretto a mollare la presa. Ovviamente dopo essersi chiariti le idee su cosa c’è sotto, più in basso.