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Come gestire nel 2018 (parte 4): buttarsi nel vuoto "perché lo fanno tutti"?

Non è una buona idea, ve lo diciamo subito: seguire il branco e buttarsi dal ponte solo perché "lo fanno gli altri" non garantisce risultati. Ci sono decenni di storia dei mercati finanziari che lo raccontano. E disastri di investitori che non sanno ragionare con la propria testa.

Certo: la pressione è immensa: quotidiani che spingono, tv che rilanciano, e Reti di Vendita che pressano spiegando "quanti soldi ha guadagnato quest'anno mia zia".

Quando tutti scrivono che "le cose anno piuttosto bene", che "c'è in giro grande ottimismo", che "si vedono ulteriori miglioramenti all'orizzonte", ognuno di noi investitori deve farsi delle domande.

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Un asset finanziario, di qualsiasi tipo, dalle azioni alle obbligazioni agli altri, è sempre una scommessa sul futuro. Oggi per oggi, vale nulla: non ha un valore d'uso, come un'auto oppure un orologio.

Il valore di un asset finanziario deriva dal fatto che quell'asset garantisce, a chi lo detiene, benefici FUTURI. Il suo prezzo sarà quindi interessante solo in un caso: se NON TUTTI quei benefici futuri sono già stati previsti, e scontati nei prezzi di oggi.

Moltissimi, tra gli investitori finali, sono ancora oggi convinti che investire in un asset finanziario sia come comperare una merce, un bene: un'auto oppure un vaso di vetro oppure un quadro.

Non è assolutamente così. Investire in un asset significa, prima di tutti, valutarne il prezzo e chiedersi se corrisponde a quei benefici futuri di cui sopra.

Per questa ragione, molto semplice, Recce'd insiste sempre coi suoi Clienti: operare sui mercati non è solo comperare, è anche vendere. Se i prezzi sono interessanti, si compera un'azione oppure un'obbligazione. Se i prezzi sono troppo alti, come accade oggi (ma pure 12 mesi fa), la si vende e si aspetta che il prezzo ritorni a livelli di equilibrio.

Sembra semplice, ma non lo è: perché, fatte queste valutazioni, dovete poi farvi molte altre domande. Ad esempio dovete ogni giorno chiedersi che cosa fanno "gli altri", ed in particolare che cosa sta facendo "la mandria" di sui si diceva all'inizio. Grafici come quello che segue aiutano a trovare la giusti risposta.

Nel grafico la linea blu racconta il livello di leva finanziaria che oggi è presente sul mercato azionario negli Stati Uniti

Nel grafico la linea blu racconta il livello di leva finanziaria che oggi è presente sul mercato azionario negli Stati Uniti

Mercati oggiValter Buffo
Come gestire il 2018 (parte 3): gli obbiettivi degli altri. E i nostri

Lo abbiamo chiarino nelle nostre Lettere al Cliente dedicate al 2018, spedite circa dieci giorni fa. E lo ripetiamo, in modo più sintetico qui oggi. il 2018 si presenta come un anno ricchissimo di opportunità di guadagno a rischio BASSO, e questo proprio a causa delle enormi anomalie che Recce'd ha più volte segnalato nel corso del 2017.

"Back to normal" è forse la sintesi estrema di questa nostra visione, e su questa base ci aspettiamo dal 2018 di mettere a segno risultati di gestione molto importanti.

Ma gli altri, in Italia e nel Mondo, che cosa ne pensano?

Partiamo dalla Borsa USA, che senza dubbio nel 2017 è stata il fattore leader: ed anzi, si potrebbe dire il fattore UNICO che ha mosso, oppure bloccato, gli altri mercati e le altre asset class. 

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Qui sopra, vedete quali sono le previsioni, i target, delle grandi banche di investimento internazionali per lo S&P 500 nel 2018: la previsione è quella più o meno solita, di "grande buon senso", e quasi mai rispettata, ovvero "salirà, ma di poco".

Così si salva la faccia (la Borsa sale sempre) ma senza esagerare. Era esattamente questa la situazione 12 mesi fa, ovvero una previsione media al +4%. Una previsione ... "da prete" si sarebbe detto nelle campagne di cinquanta anni fa.

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Nella tabella che vedete qui sopra, vengono messi a confronto nel corso degli ultimi anni gli obbiettivi delle grandi banche di investimento ed i risultati effettivamente conseguiti. Lasciamo al lettore di analizzare i dati, commentando che a nostro giudizio ciò che è significativo, di tutta questa tabella, sono gli scarti di dimensione più grande dell'ultima colonna a destra. Guardateli con attenzione. E' lì, in quegli anni, che la buona gestione dei portafogli ha fatto in passato (e farà anche in futuro) tutta la differenza del Mondo.

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Nella tabella qui sopra, mettiamo a confronto i target per lo S&P 500 con quelli per lo Euro Stoxx 600 sempre nel 2018: la media delle previsioni qui è più elevata (+7%) ma non molto diversa dalla precedente. Ciò che a noi sembra interessante è notare invece la dispersione, che è molto ampia. Si passa da un dato negativo fino al +17,5%. 

Offriamo questi dati ai nostri lettori perché si tratta comunque di informazioni che sui mercati circolano in modo insistito. Cogliamo però anche questa occasione per ripetere che questo non è il nostro mestiere: Recce'd non ha "target di fine 2018".

Recce'd non crede si possa prendere sul serio, nel 2018, una cosa come la "asset allocation strategica", in un mondo, ed in un mercato, dove tutto, ma proprio tutto, si potrebbe ribaltare dalla sera alla mattina. Per due volte in dieci anni i mercati hanno mostrato il loro "lato oscuro" (2000 e poi 2007-2009) e Recce'd ritiene che quella fase non sia finita. Anzi, noi riteniamo che quella fase debba ancora toccare il suo momento più alto, in termini di tensione e di stress.

In questo contesto, la "asset allocation strategica" è una politica di portafoglio che non è solo rischiosa e pericolosa: è anche fallimentare. Chi investe sulla base della "asset allocation" verrà travolto, spazzato via nel caso di una nuova Crisi Finanziaria, che sulla base dei dati di oggi nessuno può escludere. Ne hanno parlato il FMI, la Banca dei regolamenti Internazionali, la Federal Reserve e la Bundesbank, nel 2017.

La "asset allocation strategica" ha un solo scopo, che è quello tipico delle Reti di vendita; lo scopo è "tenere tranquillo il Cliente" e NON farlo mai vendere le quote di Fondi Comuni ("se no, come guadagnamo?").

In Recce'd, trovate strategie del tutto diverse. In Recce'd non abbiamo alcuna "allocazione strategica", il portafoglio viene gestito con riferimento al mercato di oggi, alle valutazioni di oggi ed ai livelli di prezzo di oggi. Le "medie storiche di rendimento", le statistiche stagionali e l'analisi tecnica sono strumenti perdenti, come dimostra la storia degli ultimi venti anni, ed è invece una gestione dinamica del portafoglio (con il rischio controllato anche lui guardando avanti, e non indietro) a garantire risultati stabili e eventuali minusvalenze che restano all'interno dei nostri parametri di controllo.

Mercati oggiValter Buffo
Come gestire il 2018 (parte 2): cosa significherà per voi la MIFID II? Che salta la "catena"

Scriviamo questo secondo Post della nuova serie dedicata al 2018 per mettere alla attenzione dei lettori e dei Clienti che ... non ci sono solo i mercati.

Alla grandissima parte dei nostri lettori, qualcuno (più di uno) avrà già spiegato che MIFID II, la normativa che sarà in vigore dal 3 gennaio, "in buona sostanza non cambierà nulla".

E' falso. E' una bugia. Nella realtà, nella vostra realtà di investitori, cambierà tutto.

MIFID II è una nuova regolamentazione dei servizi al risparmiatore che si propone un'obbiettivo: eliminare, o quanto meno ridurre in una misura che sia significativa, il conflitto di interesse. E' documentato (e Recce'd lo ha documentato proprio in questo Blog) che il promotore finanziario, ovvero il Private Banker, ovvero il venditore consulente, NON ha come primario obbiettivo quello di mettere davanti a tutto gli interessi dell'investitore finale.

Il conflitto di interesse è il principio-base sul quale si è sviluppata negli ultimi trentacinque anni l'industria dei "prodotti finanziari" nel Mondo.

I cosiddetti prodotti finanziari, i "prodotti del risparmio gestito", sono però tutti basati su premesse ingannatrici: promettono una extra-performance rispetto ai loro benchmarks, che però nel 95% dei casi NON si è mai realizzata.

Questo lo sanno tutti, è scritto sui giornali: ma l'industria fa tutta la resistenza possibile, perché proprio da questi prodotti finanziari gestiti derivano le commissioni (3-4% annuo) che i Clienti versano per pagare gli stessi venditori che vanno poi a casa loro a "piazzare" i prodotti in questione.

Gli intermediari, le banche globali di investimento, esistono solo perché l'industria dei Fondi Comuni di Investimento garantisce a loro le commissioni necessarie per pagare "la lussuosa sede di Londra, di Hong Kong, di Tokyo". Purtroppo per voi, non producono alcun valore aggiunto per i Clienti finali.

In Italia, poi, ci sono molti casi nei quali grazie ai Fondi Comuni di Investimento e al cosiddetto Private Banking sono le stesse banche commerciali, quelle con gli sportelli, a tenere in piedi i loro bilanci.

Tutto questo è possibile solo perché il Cliente finale non ha vie di fuga. O meglio, non aveva: oggi, la crescita di strumenti come gli ETF ha già messo in dubbio la tenuta di tutta l'impalcatura che abbiamo appena descritto.

La MIFID II, costringendo le Reti di vendita a spiegare (dopo venti lunghissimi anni!!!) ai loro Clienti quanto costa ... essere loro clienti, costringerà le stesse Reti a spiegare quale valore sono in grado di aggiungere. Chi produce valore per il Cliente? Come, in che modo? Quando?

Questo semplice fatto determinerà in breve tempo l'abbattimento dei vecchi steccati. Le vecchie regole verranno travolte, perché utili solo per chi VENDE ma non per chi investe. E nuove categorie di operatori del settore prenderanno in mano il mercato, sfruttando in particolare le nuove opportunità del Web e del digitale.

L'intero mercato del risparmio ne sarà rivoluzionato in poco tempo. Questo perché il Cliente finale sempre più spesso: 

  • cercherà servizi e supporti che garantiscano NON IL RISULTATO bensì un concreto valore aggiunto in materia di analisi, tempestività, e qualità della comunicazione al Cliente; e
  • che al tempo stesso garantisca l'abbattimento dei costi almeno ad 1/3 di quelli pagati oggi dal Cliente di una Rete, ed una completa trasparenza; e
  • che infine garantisca NON IL RISULTATO bensì un metodo, una strategia, una disciplina della gestione che in una BUONA PARTE dei casi porterà poi proprio al risultato in termini di performance.

Ecco come, anni fa, è nata Recce'd. Ed ecco spiegato, semplicemente, che mestiere facciamo noi in Recce'd. 

Noi di Recce'd vi dimostriamo che tutta quella lunghissima catena, che parte dalle banche di investimento internazionali, passa attraverso i Fondi Comuni, e arriva a voi attraverso una Rete di vendita, la potete spezzare. Perché, semplicemente, a voi non serve, e costa moltissimo.

Mercati oggiValter Buffo
Come gestire il 2018 (parte 1): #Enrico stai sereno
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Oggi prendiamo spunto da una frase, o meglio un hashtag, entrato nella narrativa quotidiana della politica in Italia.

Ovvio Recce'd non si occupa di politica, tanto meno italiana, e che quindi non c'è alcun riferimento ad Enrico Letta. ma quell'episodio rimane una testimonianza del fatto che in politica le cose possono cambiare con grande rapidità, ed anche in un momento in cui tutti "garantiscono la calma".

Sui mercati finanziari, ancora di più. E chiediamo quindi, a tutti i lettori che seguono il nostro Blog, di riflettere bene. Il 2017 ha certamente creato una serie di difficoltà, a noi e ad altri: noi di Recce'd ci siamo trovati in difficoltà, la difficoltà del "non riuscire a capire".

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Una cosa però ce la abbiamo chiara: abbiamo almeno una certezza, in mezzo a tanta confusone/eccitazione. Un anno come il 2017, si ripete molto di rado: e forse mai più.

Credete forse di rivedere, presto, un anno nel quale:

  1. gli indici delle azioni toccano i massimi di ogni tempo
  2. la valutazione dell'indice di Borsa negli Stato Uniti tocca il punto più alto della sua storia, fatta eccezione per l'anno 2000
  3. per la prima volta non si registra un solo mese con una chiusura in negativo a New York (immagine sopra)
  4. si registra il numero massimo di chiusure giornaliere a livello record per l'indice Dow Jones di New York
  5. le obbligazioni toccano in alcune Aree i minimi di rendimento assoluti (massimi assoluti di prezzo) di ogni tempo: e sotto lo zero
  6. la curva dei rendimenti negli Stato Uniti diventa così piatta come si vede soltanto nelle fasi di recessione
  7. e tutto questo mentre la Federal Reserve aumenta per tre volte il costo del denaro
  8. la volatilità attesa (VIX) sulla Borsa di New York fa segnare i minimi di ogni tempo (grafico che segue), e lo stesso fa il VIX delle Borse europee
  9. la volatilità che effettivamente si realizza sulla Borsa di New York risulta la più bassa dal 1928
  10. i rendimenti dei titoli High Yield in Europa scendono così bassi, da essere inferiori ai rendimenti dei Titoli di Stato USA

Ci fermiamo qui. L'elenco potrebbe continuare, ma se avete la pazienza di scorrere indietro in questo Blog troverete numerosi altri elementi di giudizio, molto concreti, sempre oggettivi.

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La domanda che proponiamo al lettore, è dunque: ha senso aspettarsi un altro anno come questo? Potrà mai accadere? E se il 2018 sarà diverso, in che cosa sarà diverso? Ed in contesto così tanto estremo, ha senso ragionare sulla base di vecchi metodi? E' prudente, è sano adottare per la gestione del proprio portafoglio vecchi criteri tradizionali?

Il 2018 è un anno che fa paura a molti: tanto che si dice e si scrive (lo fa un grande numero di banche di investimento) che "non potrà andare meglio di così" (immagine sotto), che bisogna attendersi una o più "correzioni", che la volatilità aumenterà.

Domandatevi se siete pronti e che cosa pensate sia meglio fare.

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Mercati oggiValter Buffo
Ancora sui tagli alle tasse negli Stati Uniti (parte 2)
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Ne abbiamo già scritto ieri (leggi il Post poco più sotto): ci torniamo oggi, per confermare che la prima impressione NON è sempre quella che conta.

Dopo un anno passato a leggere, grazie alle banche di investimento globali, che i tagli alle tasse di Trump avrebbero risolto tutto, dalla crescita agli investimenti, e forse anche ... la varicella, la gioia dei Popoli, e magari anche i terremoti, oggi scopriamo che forse non tutto sta proprio così.

Quello che avete già visto sopra è il Wall Street Journal. Un quotidiani decisamente Repubblicano. Un quotidiano decisamente pro-business, e molto legato alle Società di Wall Street.

Dal suo sondaggio, si scopre che 1) il 41% degli americani ha una opinione negativa dei tagli alle tasse, e poi che 2) la maggioranza degli americani di fida oggi più dei Democratici che dei Repubblicani per la gestione delle cose economiche da parte del Governo.

Dove è finita la famosa "ondata di entusiasmo", della quale Trump ha parlato tante, tante, tante volte? L'impennata dei consumi? Il 4% di crescita del GDP?

Forse solo le Aziende, sono entusiaste? Neppure quelle, e lo leggete nell'estratto dell'articolo che vedete più in basso. 

Ha fatto notizia la risposta della platea ad una domanda di Gary Cohn due settimane fa, ad un evento a cui partecipavano i Vertici delle Grandi Aziende (i CEOs) organizzato sempre dal Wall Street Journal.

Come potete leggere sotto, oppure sul Web, Cohn ha chiesto ai presenti di alzare la mano se ritenevano di modificare le proprie scelte di investimento dopo che fossero approvati i nuovi tagli alle tasse. Quasi nessuno lo ha fatto. Quanto è lontana la Borsa di Wall Street: anni luce. E voi, investitori, che fate, rimanete con gli "entusiasti"?

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Mercati oggiValter Buffo