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Ah come ci voleva (parte 2): come è facile essere un genio, oggi
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Mentre Trump (con il coretto di quelli che consapevomente o non consapevolemnete lavorano per lui) ci diceva ancora ieri 2 novembre di guardare alla Borsa perché i suoi massimi assoluti sono un "indice di entusiasmo", ci sono altre persone nel Mondo che dicono cose diverse.

Un commento di Bloomberg di questa mattina, ad esempio, ci ricorda una serie di verità: in particolare, ci ricorda che non c'è alcun nesso tra i massimi di Borsa ed uno "spontaneo entusiasmo degli investitori".

After a decade of flooding economies with money, key central banks next year will finally start turning off the tap. Since the financial crisis, they’ve kept interest rates near zero and some have bought trillions of dollars in government and corporate bonds. The idea was that low rates would encourage spending by businesses and consumers.

Although experts disagree about how effective the stimulus was in stoking broad-based economic growth, two conclusions are in little dispute: The deluge of cash staved off a global financial collapse, and it helped propel stocks and bonds to record levels.

Ne primo Post di questa nuova serie, del 31 ottobre, ci chiedevamo: chi è l'idiota, qui?

La frase qui sopra ci aiuterà nella ricerca della risposta: "non è sicuro che il diluvio di denaro abbia risolto il problema della crescita economica, ma è certo che ha salvato il sistema bancario, e che ha spinto ai massimi azioni ed obbligazioni".

L'idiota che cerchiamo ad esempio potrebbe essere chi non tiene conto di questi dati di fatto, perché la performance futura delle Borse e delle obbligazioni dimostrerà quanto è stato scritto qui.

Mercati oggiValter Buffo
Fatevi almeno qualche domanda (parte 7): il Bitcoin è il senso di questa fase di mercato

Questa nostra serie di Post, che iniziò un paio di settimane fa, si propone di aprire gli occhi al lettore, allo scopo di sfuggire alla trappola dei media. Quando sulla stampa specializzata e non, ed in televisione, si legge e si ascolta con grande frequenza la parola "fiducia", la parola "ottimismo", la parola "entusiasmo" e la parola "crescita", allora potete essere certi che si sta per cadere con entrambi i piedi un una profonda buca.

Facciamo subito un esempio concreto: oggi, Bloomberg (che è la fonte più autorevole di informazione finanziaria insieme a Reuters) pubblica un articolo che è titolato così: "Il rally di Borsa è stimolato dall'ottimismo dei CEOs", ovvero degli Amministratori Delegati. Lo potete leggere qui: leggendolo, noterete che non c'è un solo accenno, neppure vago, ai risultati della stagione delle trimestrali che è in corso, ed è un fatto stranissimo, visto che l'andamento delle trimestrali è la sola cosa che conta per valutare i prezzi di Borsa. Stranissimo davvero: neppure una riga. Viene quasi il sospetto che ... non si parlarne. Per non essere costretti a dire che i risultati a tutto oggi sono INFERIORI alle attese, e che questo avrà quasi certamente una ricaduta anche sul PROSSIMO trimestre degli utili, che è poi quello in corso (ottobre-novembvre 2017).

Allarghiamo l'orizzonte e spieghiamo meglio: nonostante il tono  dei media, quelli che stiamo vivendo insieme non sono certo mesi ed anni paragonabili ai "favolosi Anni Sessanta", e lo dimostra sopra ogni altra cosa l'atteggiamento di allarme che ogni giorno trapela dalle parole e dalle azioni dei Banchieri Centrali, che a tutto oggi hanno una paura terribile anche se poi al pubblico NON spiegano di che cosa. Fate caso al feroce dibattito in Eurozona, tra settembre ed ottobre, per tagliare gli acquisti di titoli obbligazionari, ed allo psicodramma collettivo nel Regno Unito per portare il costo del denaro dallo 0,25% allo 0,50%. Osservate poi che in Eurozona il denaro costa ancora MENO 0,40%, e non c'è bisogno di aggiungere altro.

Sui mercati finanziari e soprattutto sulla stampa, nonostante queste evidenze clamorose, domina la parola "ottimismo". Negli Stati Uniti, poi, la Presidenza Trump fa un uso indiscriminato e forse irresponsabile della parola "entusiasmo", anche se poi colpisce il fatto che la popolarità dello stesso Trump sia appena scesa ai minimi assoluti per un Presidente in carica da meno di un anno (38%).

L'entusiasmo, dice Trump con le banche di investimento internazionali, lo vedete nei prezzi di azioni ed obbligazioni, che esplodono tutti verso l'alto, in una corsa tanto ottusa quanto pericolosa. Ed ecco che il simbolo di tutto questo è, ovviamente, il Bitcoin: dove si può mai trovare più entusiasmo di così?

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Non abbiamo mai trattato con dettaglio questo tema prima sul nostro sito (lo avevamo fatto per SoldiOnline.it), perché ci sembrava banale: come in dieci, cento occasioni già vissue, le cose si avvitano fino a portare ad una situazione di panico o follia collettiva, e poi un giorno (senza alcun preavviso) tutto esplode.

La ragione per la quale oggi ve ne scriviamo è questa: il tema Bitcoin, che fino a pochi mesi fa era un tema "di nicchia", adesso occupa la prima pagina del quotidiani (per il nuovo contratto future, ed anche per il probabile split in unità più piccole): e qui qualche cosa interessa anche a noi, perché proprio dalla esplosione della bolla "Bitcoin" potrebbe partire un effetto a catena, che coinvolga anche azioni ed obbligazioni.

Riportiamo qui alcuni recentissimi commenti, non banali, di alcuni dei CEO delle grandi banche di investimento:

  • Speculation around bitcoin is the “very definition of a bubble,” Credit Suisse Group AG CEO Tidjane Thiam told reporters in Zurich on Thursday. “The only reason today to buy or sell bitcoin is to make money,” and such speculation “has rarely led to a happy end,” Thiam said.
  • Themis Trading LLC raised a red flag this week after CME Group Inc. announced plans to introduce bitcoin futures, saying the world’s largest exchange owner appeared to have “caved in” to pressure from clients. “A bitcoin future would be placing a seal of approval around a very risky, unregulated instrument that has a history of fraud and manipulation,” the firm said in a blog post.
  • JPMorgan Chase & Co. CEO Jamie Dimon remains one of Wall Street’s most strident bitcoin opponents, saying in October that people who buy the currency are “stupid” and that governments will eventually crush it.

 

  • While CME’s decision to offer bitcoin futures by the end of the year appears to be an endorsement of the currency’s viability, CEO Terry Duffy demurred when asked whether he’s concerned about a potential bubble. “I’ve seen a lot of different bubbles over the last 37 years,” he said on Bloomberg TV. “It’s not up to me to predict if it’s a bubble or not -- what I’m here to do is to help people manage risk.”
  • Goldman Sachs Group Inc. CEO Lloyd Blankfein isn’t sure what to make of bitcoin and is unwilling to reject the digital currency just yet. “I know that once upon a time, a coin was worth $5 if it had $5 worth of gold in it,” Blankfein said in another Bloomberg TV interview. “Now we have paper that is just backed by fiat ... maybe in the new world, something gets backed by consensus.”

Se fosse così, ovvero se è ragionevole pensare che una fase di instabilità del Bitcoin avrebbe la forza di coinvolgere l'intero mercato finanziario internazionale, allora dobbiamo tutti stare molto pronti: perché (e se guardate bene il grafico sopra lo potete capire da soli) noi ci stiamo avvicinando, rapidamente, al punto dell'esplosione.

Quanto alla opportunità di fare profitto, certo anche a noi avrebbe fatto piacere cavalcare un rialzo di queste dimensioni: nessuno, tra i nostri investimenti di portafoglio, potrà mai avvicinarsi a rendimenti di questo tipo. Ma questo a voi sembra corretto chiamarlo "investimento"? Leggete bene Thiam qui sopra: The only reason today to buy or sell bitcoin is to make money,” and such speculation “has rarely led to a happy end,” Thiam said. Le parole di Thiam a noi sembrano condivisibili: molto meno accettabile la scarsa responsabilità di chi, come Balanfkein qui sopra, dice "Finché la musica va, noi balliamo: e poi si vedrà". La stessa, famigerata, frase di John Mack nel 2008, solo nove anni fa.

Il nostro consiglio è di fare bene attenzione anche alle cifre in questione: ecco un esempio

  • chi avesse investito 1000 euro in Bitcoin a gennaio, oggi ne avrebbe 7500, naturalmente se non avesse mai pensato di vendere prima;
  • ma chi, arrivando un po' più tardi, ne avesse investiti 1000 a fine agosto 2017, 20 giorni dopo ne avrebbe avuti solo 750, un -25% in 20 giorni (grafico qui sotto).

In quel preciso momento, chiedetevi, voi che cosa avreste fatto? La domanda è cruciale perché:

  • se immaginiamo che la vostra decisione in quel preciso momento sia stata quella di chiudere, avreste ovviamente portato a casa una perdita del 25%.
  • se al contrario la vostra decisione allora fosse stata quella di tenere i Bitcoin, oggi avreste un +50% come risultato. Domani, nessuno lo può dire.

Questo è un esempio molto concreto: è questo, che vi interessa di fare con i vostri soldi?

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Mercati oggiValter Buffo
Ah come ci voleva! (parte 1) Come tutti avevano bisogno di un anno come il 2017!

Ci voleva proprio: un anno come il 2017, con le sue mille anomalie e i suoi cento record, ci voleva proprio.

Era indispensabile, anzi: si era arrivati ad un passaggio critico, sia per le economie, sia per l'industria del risparmio.

Per le economie, ci voleva un anno nel quale campeggiasse la parola OTTIMISMO sulle prime pagine dei giornali. In caso contrario, che cosa si sarebbe detto e scritto, della fine delle politiche di QE? Che sono servite a nulla? Almeno, in questo 2017, tutti gli indici di fiducia sono ai massimi di ogni tempo.

Certo, uno poi si sente un po' idiota, se mette a confronto tutto quell'ottimismo con il grafico che segue. Grafico che è di OGGI ed è di Bloomberg, non di Recce'd.

Nel grafico, vedete che cosa è cambiato durante il 2017 alle previsioni per la crescita economica. NIENTE; NULLA; ZERO. Chi dei due è l'idiota, allora?

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Chi è l'idiota? Ma noi di Recce'd, è ovvio, e quelli che la pensano come noi in giro per il Mondo (in Italia, si sta sempre quasi tutti allineati).

Proprio questa è la ragione per la quale ci voleva, un anno come il 2017, per l'industria del risparmio e dei servizi all'investimento.

Un anno come il 2017 infatti dimostra che noi di Recce'd abbiamo sbagliato tutto, visto che:

  1. è inutile perdere tutto quel tempo a analizzare dati, e a effettuare simulazioni e test; non serve ... farla tanto complicata, basta andare con la massa, e si vince SEMPRE, perchè i mercati non sendono, MAI; occuparsi di "gestione del rischio" poi è un'attività del tutto superata
  2. ed è inutile dare tutte quelle informazioni ai Clienti, sui costi dei prodotti (Fondi Comuni, polizze, GPM, eccetera) e sulle scelte di portafoglio, quando un qualsiasi venditore/promotore con quattro frasi su Trump e Draghi risolve ogni problema di investimento, grazie a Fondi Comuni e GPM che costano il 3-4% a chi investe, ma SALGONO SEMPRE

Quindi, tutto a posto? E' il 2017 la vittoria finale dello Ancien Regime? Si torna alla Restaurazione?

Sembra di sì, ma solo ad un primo sguardo. Chi invece utilizza un po' più di attenzione, magari abbiandola con un po' di senso critico, trova anche altre cose su cui riflettere.

E non siamo solo noi di Recce'd ad essercene accorti. Le stesse Case di Fondi, ovvero quelli che (dopo anni difficilissimi) hanno avuto nei primi 10 mesi del 2017 la loro rivincita, lo sanno benissimo, che non ha vinto lo Ancien Regime, e che non si tornerà mai più indietro, alle cose "come stavano prima". Non ci sarà la Restaurazione.

Leggete con attenzione Larry Fink, il gran capo di Blackrock (la casa di Fondi più grande del Pianeta): pochi giorni fa ha detto quello che segue.

Fink also told CNBC that investors should brace for annual returns of just 4% over the next decade in a balanced portfolio of stocks and bonds.

While 2017 will turn out better than that, thanks to this year’s continued equity rally, some years will be rough, he said.

“There are going to be some times where you’re going to have a market setback where you could lose 20, 30, to 40% of the market,” he said.

BlackRock isn’t alone in looking for low returns. Morgan Stanley has forecast 4.2% annual returns over the next decade for a traditional portfolio made up of 60% stocks and 40% bonds.

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Qui c'è qualche cosa che non va. Fink ci dice che il rendimento medio del prossimo DECENNIO (10 anni!!!) sarà del 4% per il vostro portafoglio tradizionale di Fondi Comuni, quello con un po' di azioni ed un po' di obbligazioni. Ma allo stesso tempo vi dice anche che non è possibile escludere una fase, o meglio più di una, con cali del "20%, 30%, oppure 40% per i mercati". E quindi, è necessario per sostenere questa visione metterci anche la fiducia che tutti i cali saranno comunque e sempre recuperati.

Ora, fateci capire meglio: la proposta è di investire, con costi dal 2% al 4% in soluzioni di portafoglio con una media di rendimento del 4% per 10 anni e con un potenziale ribasso (downside) del 20%, 30% oppure anche 40%?

Questa vi sembra una proposta accettabile, da un investitore razionale? Per voi, è accettabile, con il vostro portafoglio di Fondi comuni diviso tra azioni ed obbligazioni? Una proposta decente? Vi sta bene così?

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Oppure, forse, magari, Recce'd ha ragione a dire (da anni) che oggi, in una situazione come questa, è INDISPENSABILE investire con strategie e metodi di valutazione del tutto diversi?

E forse ha ragione Recce'd, quando dice che oggi è INDISPENSABILE adottare tra Cliente e gestore forme di comunicazione, informazione e coinvolgimento del tutto nuove, del tutto diverse, più trasparenti, più immediate, più efficaci, più analitiche, più tempestive?

Noi abbiamo in testa una risposta, che è chiarissima. A voi di trovarne una che sia la migliore nel vostro interesse.

Ricordatelo sempre: oggi operate ed investite in un contesto di mercato che è del tutto nuovo. Non è quello delle precedenti generazioni. E' quello degli anni dopo il 1996, della bolla dot.com, e della Grande Crisi Finanziaria, la Grande Depressione del dopoguerra. Il mercato oggi è quello.

Non siamo noi di Recce'd a dirlo: come autorevole esempio, a noi sembra utile farvi rileggere alcune frasi di Martin Feldstein, economista emerito dell'Università di Harvard, già con responsabilità nella Amministrazione USA (Presidenza Bush Senior) ed anche candidato Chairman per la Federal Reserve (poi vinse Bernanke).

Feldstein ha scritto di recente, per Project Syndicate, un articolo dal titolo chiarissimo: "La BCE ha vinto questa battaglia. Ma è rimasta senza munizioni per la prossima". Come sempre riporteremo i brani in lingua originale, per lasciare intatto il senso che l'Autore voleva dare.

Quello che a noi interessa qui NON è tornare sui (gravi) errori commessi prima dalla Federal Reserve e poi dalla BCE con le loro politiche di acquisti illimitati ed indiscriminati (il brano che riportiamo sotto comunque ne accenna, in una frase iniziale che abbiamo messo in neretto).

A noi qui ed ora interessa un'altra frase di Feldstein. Ci interessano le parole che Feldstein utilizza per illustrare quali erano gli scopi, le modalità di queste politiche monetarie anomale. Finalmente, dopo anni ed anni di fumo negli occhi, con poche e semplici parole, Feldstein spiega come le Banche Centrali abbiamo "utilizzato" gli investitori ed i risparmiatori per i loro scopi, che erano quelli "ufficiali" ma anche altri che Feldstein omette di elencare.

But the ECB’s policies also mean that it has no ammunition left to fight the next recession, which could be caused by a collapse of asset prices, starting with the price of long-term bonds. German 10-year bond prices are extremely high, reflecting a current yield  of less than 0.5%.

A fall in U.S. stock and bond prices, which are also out of line with past experience, could cause European asset prices to decline in sympathy.

Alternatively, European exports could fall in response to geopolitical events in Asia or the Middle East, depressing overall economic activity in Europe. An end to the U.S. expansion, now in its ninth year, could pull down demand in Europe. Although the U.S. economy is now performing very well, the excessive level of asset prices — the result of a decade of near-zero interest rates — poses a threat to stability.

Whatever the cause of the next downturn, ECB policies that helped in the past would no longer be available. The conventional response — reducing interest rates — is impossible, because current short-term interest rates in the eurozone countries are already near zero or negative.

To be sure, the ECB could expand its purchases of long-term bonds. But doing so would not have the same effect that it did in the past.

One of the goals of large-scale bond purchases — so-called quantitative easing — was to drive down long-term interest rates in order to stimulate business investment and housing construction. But with long-term interest rates now close to zero, bond purchases would not be able to lower them any further.

Another goal of lowering the yield on long-term bonds was to stimulate demand for equities. Higher stock prices would lower the cost of equity-financed business investment and increase household wealth, thereby stimulating consumption.

This was never as successful in Europe as it was in the United States, where share ownership is more widespread. But now, with long-term bond yields already close to zero, it could not even be tried.

In short, the ECB would be unable to respond to an economic downturn by lowering interest rates and buying long-term bonds. And without the ability to reduce interest rates, the ECB also would be unable to stimulate net exports by reducing the value of the euro.

A noi di Recce'd, che lo diciamo con insistenza da una decina di anni, sembra utilissimo leggere una esplicita dichiarazione (che abbiamo messo in neretto) dove si dice che "un obbiettivo era spingere verso l'alto i prezzi delle azioni". Comunque. A prescindere.

La frase di Feldstein è diretta, semplice, e chiarisce anche ... chi è l'idiota di cui scrivevamo qualche riga più sopra.

Frase che noi di Recce'd dedichiamo a chi va in giro a raccontare ai Clienti che "le Borse salgono spinte dagli utili".

Mercati oggiValter Buffo
Non è un atto di fede

A molti dei nostri Clienti, come a noi stessi, è capitato in più occasioni, nel corso del 2017, di sentirsi isolati. La sensazione di "camminare controvento" è spiacevole, perché si soffre ... di solitudine.

Nelle ultime settimane e mesi ci sentiamo un po' meno soli, e questo è un fattore di conforto. In qualche caso poi, il confronto arriva da personaggi di alta statura professionale.

E' il caso di Jeff Gundlach, uno dei gestori di obbligazioni di maggiore importanza, e a cui vanno i maggiori riconoscimenti, di tutto il Pianeta, come ognuno dei nostri lettori potrà verificare via Web, tanto da essere definito Bond King.

Nella sua ultima intervista, Jeff Gundlach ha dichiarato che i suoi critici lo accusano di vedere otto rischi per ogni rischio che effettivamente esiste. Vediamo come ha risposto.

“My critics say, ‘You find seven risks for every one that exists.’ Guilty. That’s my job. My job is to try to find out what can go wrong, not cover my ears and hum. It’s better to keep your eyes open.”

Qui Jeff Gundlach ha dichiarato: "Sono colpevole. Questo è il mio lavoro. Il mio lavoro è quello di individuare ciò che potrebbe andare male, e non di tapparmi occhi ed orecchie". La frase riassume, in modo efficace, anche il nostro metodo di lavoro.

Quanto ai mercati ha poi aggiunto (da gestore, ricordatelo, soltanto obbligazionario):

    I'm not a big fan of bonds right now," may seem like an odd way for the so-called Bond King to begin, but in an audience at Vanity Fair's Establishment Summit, DoubleLine's Jeff Gundlach told Bethany McLean, "I haven’t been really [a fan of bonds] for the past four years, even though I manage them, and institutions have to own them for various reasons."

    Quindi: da quattro anni tiene duro sulla stessa linea. Un periodo più lungo dei nostri nove mesi.

    Ed aggiunge che il suo obbiettivo primario è "portare i suoi clienti al di là del guado":

    Gundlach said his job now, on behalf of his clients, “is to get them to the other side of the valley.” When the bigger, seemingly inevitable hikes in interest rates come, I’ll feel like I’ve done a service by getting people through,” he said. “That’s why I’m still at the game. I want to see how the movie ends.”

    Per concludere, la sua valutazione dei mercati, che in larga parte noi di Recce'd condividiamo,  viene espressa in questo modo:

    But it can’t end well. To illustrate his point about the risk in owning bonds these days, Gundlach shared a chart that showed how investors in European “junk” bonds are willing to accept the same no-default return as they are for U.S. Treasury bonds, pointing out that this phenomenon has been caused by "manipulated behavior" by central banks.

    European interest rates “should be much higher than they are today,” he said, “...[and] once Draghi realizes this, the order of the financial system will be turned upside down and it won’t be a good thing. It will mean the liquidity that has been pumping up the markets will be drying up in 2018... ...Things go down. We’ve been in an artificially inflated market for stocks and bonds largely around the world.

          Mercati oggiValter Buffo
          Visco, le banche, ed il risparmiatore in Italia

          Da lunedì a venerdì scorsi, i nostri Clienti hanno letto i nostri commenti in The Morning Brief sulle banche in Italia, sulla questione dei NPL, la BCE, la Unione Europea, e da ultimo anche sulla vicenda Visco.

          Tutte questioni intrecciate fra loro e tutte questioni che sono alla base della nostra posizione attuale dei portafogli modello sul settore banche (non solo in Italia).

          Restringendo per ora il campo alla sola vicenda Visco, abbiamo spiegato ai Clienti perché pensiamo che con questo modo di affrontare il problema della Vigilanza (che pure esiste ed è serio) si vuole NON modificare, bensì CONSERVARE gli equilibri dai quali è scaturita una PERDITA quantificata in 100 miliardi per la collettività.

          Riprendiamo qui una parte di un articolo di Ezio Mauro per La Repubblica di oggi sul tema:

          Ma se si considera che questa miopia viene da lontano, anche prima di Visco, nasce una domanda obbligatoria: dov'era la politica nel frattempo, che cosa capiva e che cosa faceva? Soprattutto, l'interrogativo è se la politica era dalla parte dei cittadini e dunque dell'interesse generale o piuttosto se era coinvolta negli ingranaggi più bassi che hanno rallentato e deviato il corretto procedere del mercato bancario: con una commistione insieme provinciale e onnipotente, che considerava il credito come un prolungamento della politica con altri mezzi, impropri ma utili a creare consorterie, consolidare confraternite, insediare nomenklature locali. Comperando consenso e potere, e inseguendo il conflitto d'interessi certificato dallo slogan "abbiamo una banca", piuttosto che la cornice di garanzia costruita con l'obiettivo di poter dire "abbiamo una regola".

          Se si apre il libro delle responsabilità - in ritardo, con tutti i buoi già scappati e nutriti da un buon pascolo abusivo nel prato dei risparmiatori - il rendiconto deve essere dunque a 360 gradi e ogni soggetto politico e istituzionale della lunga stagione della crisi deve rispondere. A partire dalla Banca centrale, certamente, ma anche da chi ha avuto in questi anni responsabilità di governo e di indirizzo.

          Ci lascia molto amareggiati poi il fatto che, in questo dibattito, non c'è neppure un piccolo spazio per i risparmiatori vessati, schiacciati da decenni da un grave, diffuso, costoso ed inefficiente conflitto di interesse, legato ai Fondi Comuni di Investimento ed ai promotori finanziari.

          Se ne discuterà in pubblico solo tra venti anni? Oppure solo dopo che sarà successo qualche disastro? Come dice Ezio Mauro "con tutti i buoi già scappati e nutriti da un buon pascolo abusivo nel prato dei risparmiatori "?

          Mercati oggiValter Buffo