Posts in Mercati oggi
Nelle spire del boa constrictor (parte 2)

Il dato pubblicato il venerdì 7 luglio, per gli occupati USA, è perfetto per supportare ciò che Recce'd affermava nel Post precedente con lo stesso titolo.

Il dato NON è negativo, è superiore alle attese: ma presenta alcune sfumature (dai salari fino alle revisioni dei mesi precedenti) che confermano che NON è sensato attendersi ancora una accelerazione in arrivo sul fronte dell'occupazione. Lo vedete anche nel grafico sotto, che è tratto dal sito della Federal Reserve di New York, e che è stato aggiornato DOPO che è stato pubblicato il dato per gli occupati USA venerdì 7 luglio.

Quindi i fatti restano quelli già esposti: la Federal Reserve, come anche le altre banche centrali, non farà retromarcia, ed andrà avanti. Il dato per l'occupazione, anche se dovesse andare nella direzione opposta (diciamo un rialzo del tasso di disoccupazione dal 4,4% al 6%) non sarebbe sufficiente a fare invesrtire la rotta. Così come un dato per la crescita del Prodotto Nazionale del secondo trimestre appena concluso che risultasse debole (tra il 2% ed il 2,5%) non giustificherebbe un cambio di rotta.

Chiedete al vostro private banker, al promotore finanziario che vende i Fondi Comuni, al vostro consulente, come se ne uscirà, come ne usciranno i mercati, e soprattutto come ne usciranno i vostri portafogli ed i vostri soldi, da qui a fine 2017.

Nelle spire del boa constrictor (parte 1)

Il cambiamento di tono è drammatico: e non può essere un fatto casuale che tutte le Banche Centrali (persino quella di Svezia!) abbiano scelto la fine del primo semestre 2017 per comunicare al Mondo che la stagione dello "easy money" è finita.

Ma sarà davvero così? Il motivo della nostra cautela nell'interpretare i fatti è presto spiegato.

La disastrosa situazione in cui questi Banchieri centrali ci hanno cacciato (tutti quanti) è la seguente: loro oggi VORREBBERO tirare indietro la mano, e ridurre lo "stimolo" perché hanno capito che il gioco presto potrebbe sfuggire dal controllo loro e di chiunque.

Al tempo stesso, devono fare i conti con una durissima realtà: sgonfiare la bolla dei mercati finanziari oggi ha ricadute immediate sull'economia reale. Le cose hanno raggiunto dimensioni così tanto eccessive, che una discesa dei prezzi sui mercati finanziari potrebbe essere non la conseguenza, ma la causa di una recessione dell'economia reale.

Il dilemma, nelle attuali condizioni dei mercati e delle economie, non ha una soluzione. Le Banche Centrali sono "costrette" alla bolla finanziaria, ma allo stesso tempo sanno che tutte le bolle esplodono e non possono più aspettare oltre. Danni da una parte, ma danni anche dall'altra parte. Danni in ogni caso.

Noi scrivevamo, già due anni fa, che la sola via di uscita sarà aumentare l'inflazione di cinque punti, e distruggere in quel modo la ricchezza artificiale. Potrebbero arrivare anni di stagflazione, come negli Anni Ottanta: e pensate che quello non è neppure lo scenario più negativo. Non serve di certo la laurea in Economia, per comprendere come pesa sul nostro futuro un grafico come quello che segue.

Potrebbe andare avanti così ... per sempre? (parte 9)

Negli otto Post precedenti della serie che ha questo titolo, ed in particolare negli ultimi quattro, abbiamo documentato un cambiamento di clima, riscontrato poi in modo molto concreto nelle parole utilizzate ieri da Draghi, da Carney, da Fischer, da Yellen, da Williams che riportaimo qui sotto:

The general rise in valuation pressures may be partly explained by a generally brighter economic outlook, but there are signs that risk appetite increased as well. For example, estimates of equity and bond risk premiums are at the lower end of their historical distributions, and, relative to some non-price-based measures of uncertainty, the implied volatility index VIX is particularly subdued. So far, the evidently high risk appetite has not lead to increased leverage across the financial system, but close monitoring is warranted.

Sembra di leggere Recce'd. Battute a parte: un elemento sul quale converrà riflettere è questo: si può del tutto escludere che questa improvvisa attenzione, accompagnata da una sostanziale sintonia, e la concomitanza dei tempi, siano del tutto dovute al caso?

Oppure: c'è qualche cosa di più? Che loro già sanno, e noi sui mercati ancora non sappiamo?

Il punto sull'Italia a fine giugno (parte 2)

Vi a abbiamo proposto nel Post precedente un commento alla situazione italiana di metà 2017. Ora ci concentriamo sulle banche, e vi proponiamo una parte del commento di Giavazzi per il Corriere, pubblicato due giorni fa (26 giugno): secondo questo commento, l'operazione Veneto/Vicenza/Intesa è manna dal cielo, un successo su tutta la linea, forse ci guadagniamo pure! E se ci sono problem (sì, dice Giavazzi: ce ne sono ... molto generoso da parte sua), quelli riguardano solo la Magistratura. Il sistema bancario, in Italia, va benissimo così com'è, Banca d'Italia in testa: certo, costerà un pochino a tutti, mantenere in piedi questo "bel mondo", ma sono "cifre irrisorie" secondo Giavazzi.

Recce'd vi ripete che, fino a che circolano idee come queste, il nostro povero Paese NON ne uscirà mai fuori, e la nostra Borsa resterà quello che è oggi, un cimitero per Società-zombie. Più in basso, le nostre domande a Giavazzi.

Finalmente, dopo cinque anni di mezze soluzioni che non hanno mai funzionato, oggi si può ragionevolmente sperare che il capitolo delle banche sia chiuso. Merito del presidente del Consiglio che con l’aiuto della Banca d’Italia e del ministero dell’Economia, in soli sei mesi di governo è riuscito a sciogliere una nube che incombeva sull’Italia da anni. Con esagerazioni («Le banche italiane sono tutte fallite») che hanno fatto del male al Paese. Le regole europee non hanno aiutato, e questa esperienza suggerisce che dovranno essere in parte corrette, ma alla fine la Commissione europea ha favorito una soluzione ragionevole. Con buona pace di chi teorizza che a Bruxelles regni un pregiudizio anti italiano.
 

La liquidazione delle due banche venete — e il trasferimento dei loro rapporti creditizi in bonis a Banca Intesa — è un’ottima notizia per il Nord-Est, in un momento in cui, dopo anni di crisi profonda, la regione ha ricominciato a crescere. Gli imprenditori veneti possono solo ringraziare. Per anni hanno fatto finta di non vedere. Finalmente sono stati liberati dal giogo di banchette locali corrotte, che ti facevano credito solo se acquistavi le loro azioni a prezzi irrealistici. Da oggi lavoreranno con una banca europea, erede della mitica Comit e una delle più solide nell’area dell’euro.
 

E il conto per noi contribuenti? Alla fine potremmo anche guadagnarci. Lo Stato versa circa 5 miliardi a Banca Intesa per evitare che i 30 miliardi di attivi che passano sul suo bilancio la indeboliscano. Ma a fronte di questa somma, lo Stato acquisisce dalla liquidazione 5 miliardi di crediti deteriorati già svalutati (a circa un terzo del loro valore): ci vorrà del tempo, ma, soprattutto se il Veneto ricomincia a funzionare, alla fine i contribuenti potrebbero anche guadagnarci. È già accaduto con la liquidazione del Banco di Napoli, anche se il recupero crediti è durato vent’anni. Intesa, che aveva perso circa un miliardo e mezzo nel Fondo Atlante, ha fatto gli interessi dei suoi azionisti e ha chiesto, oltre ai 5 miliardi, ampie garanzie. Ma le svalutazioni effettuate dalle banche venete nei mesi scorsi per convincere la Bce ad accettare il progetto di una loro fusione, poi saltata, suggeriscono che il rischio per i contribuenti sia limitato.

Se all’intervento di ieri sommiamo i 5 miliardi spesi per salvare il Monte dei Paschi — a fronte dei quali lo Stato possiede azioni della banca, quindi denaro recuperabile nel momento in cui le venderà — si tratta di cifre irrisorie rispetto ai 140 miliardi di euro che Berlino ha speso per stabilizzare le sue banche. (Ma più intelligentemente di noi intervenne quando le regole europee ancora lo consentivano e quindi nessuno se ne accorse).

Domande di Recce'd a Giavazzi:

  1. si può sapere che c'entra la Germania, e la crisi bancaria del 2009-2011, con le vicende di Veneto, Vicenza, Etruria, Marche, Monte dei Paschi, eccetera? Il parallelo è infondato, improponibile.
  2. Intesa ha recuperato il miliardo e mezzo buttato in Fondo Atlante: Giavazzi ci spiega che fine faranno i soldi degli altri?
  3. e il Fondo Atlante? ci spiega per cortesia CHE SENSO aveva, e che senso c'era nel versarci denaro del pubblico? oppure è più elegante ... non parlarne del tutto?
  4. a proposito delle "esagerazioni": Giavazzi ritiene che le valutazioni dei crediti inesigibili che la stampa italiane pubblica siano valutazioni "di mercato"? Esiste, oggi, qualcuno sul mercato disposto a pagare quei soldi? E se la risposta è positiva, perché allora NON vengono venduti subito, così da liberare il sistema dal peso di 200-400 miliardi di euro di non esigibili?
  5. il capitolo delle banche si è chiuso davvero? Nel senso che (ci direbbe Giavazzi) il problema del sistema bancario in Italia erano Veneto e Vicenza? O magari Monte dei Paschi di Siena? Quindi i problemi che abbiamo visto, nel corso di decenni (fin dal Banco di Napoli citato da Giavazzi) sono semplicemente problemi di "banchette locali corrotte"? Ci vuole, davvero, un bel coraggio per mettere la propria credibilità in gioco con affermazioni così tanto azzardate.
Il punto sull'Italia a fine giugno (parte 1)

Abbiamo letto alcune cose che condividiamo, al di là di qualche differenza nello stile di scrittura, questa mattina, sul sito Finanze.net.

Le abbiamo un po' riordinate, e  ve le riproponiamo qui sotto.

A una lettura attenta, non è detto che la BCE abbia salvato le banche italiane per fare un favore agli Italiani: dal punto di vista della Germania molto meglio lasciare il Governo italiano proseguire sulla strada del ribaltamento dei costi al contribuente italiano piuttosto che rischiare di utilizzare i meccanismi di stabilità previsti dalla normativa europea; che in caso di commissariamento dell'Italia porterebbero i paesi forti a condividerne gli oneri. E' una versione più sottile di quanto sta succedendo in Grecia dove gli "aiuti" che arrivano dalla Unione Europea vanno quasi completamente ai creditori.

La Bce ha fatto un errore enorme e probabilmente irreparabile ad avvallare i piani del governo italiano, dichiarando che le due banche venete erano troppo piccole per meritare l'applicazione delle normative comunitarie. E a questo punto sta dando una mano alla Germania, forse contro voglia ma inevitabilmente,  a preparare il terreno per una Europa a due velocità: dopo il discorso di Draghi, un intruglio di controsensi, l'euro ha iniziato a correre e per quanto Draghi possa cercare di smentirsi, andiamo veloci verso la marginalizzazione dei paesi deboli: e il governo francese giocherà la parte del Kapò per conto della Germania.

L'effetto PIR sulle piccole capitalizzazioni italiane è scemato e un euro in rafforzamento presenterà seri conti all'industria esportatrice italiana. Checchè ne dica Baretta, per MPS ora la soluzione è quasi impossibile perché si utilizzano i denari del fondo di risoluzione, che sarebbero dovuti andare ad Atlante per sottoscrivere la tranche junior delle obbligazioni della banca senese, presupposto per l'intervento statale, per il salvataggio delle venete. Anche qui probabilmente il ministero dell'economia agirà fuori legge nel cercare di accollare ulteriori oneri ai risparmiatori.

Ma tutta la politica economica del governo è spinta ad incentivare la raccolta di risparmio gestito in ambito prevalentemente domestico (anche se per esempio nel previdenziale il risparmiatore non se ne rende conto), per finanziare i buchi delle banche, di Atlante, dell'Ilva, di Alitalia. E i risparmiatori italiani collaborano felicemente con il loro carnefice.
Convinti che così risparmieranno le imposte di successione oppure che renderanno i loro risparmi insequestrabili, come irresponsabilmente propagandano larga parte dei consulenti finanziari.

In italia nel momento più buio della politica economica dagli anni settanta, a maggio l'industria del risparmio gestito registra numeri record di raccolta e su prodotti ad alto profilo di rischio:  se l'aria si fa pesante i risparmiatori correranno a vendere i fondi azionari e a posizionarsi sul monetario, ampliando di molto la caduta dei corsi.