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Il disastro Monte dei Paschi di Siena (parte 3): le ipocrisie dei mezzi di informazione

Il tempo che spendete leggendo queste nostre note sul Monte dei Paschi non verrà ricompensato dall'operatività sul titolo della Banca MPS, per le ragioni già esposte con chiarezza nel primo Post della serie. Ma ci sono alcune lezioni che potranno essere utili, in futuro, a tutti gli investitori, ed in particolare agli investitori italiani, per operare su altri titoli ed altri settori.

Recce'd ha analizzato in dettaglio, in questo Blog, qualche settimana fa, l'atteggiamento dei mezzi di informazione su questa vicenza: atteggiamento che lascia allibiti, ed anche irritati, atteggiamento la cui sola motivazione è il "fare da coro", la protezione degli interessi che oggi sono costituiti, atteggiamento che si traduce in distorsioni che non informano il lettore e gli confondono le idee.

Potremmo trovare decise di esempi concreti; ma quello più recente è l'articolo di fondo del Corriere della Sera di venerdì 23 dicembre, a firma Giavazzi, nel quale si scrivono alcune cose poco chiare, alcune cose tendenziose, ed alcune cose non vere.

Per non lasciare queste critiche in sospeso, entreremo ora nel dettaglio di ciò che scrive Giavazzi, partendo proprio dall'attacco dell'articolo, che è il seguente:

C’è un’ultima cosa da dire a proposito del Monte dei Paschi di Siena prima di consegnare questa vicenda alla storia ...

Un attacco che è molto forte ed anche molto arrogante: rassicurare i lettori sul fatto che i problemi del Monte dei Paschi sono risolti è lo scopo immediato, ma un uomo così informato,e così introdotto, come Giavazzi non può fingere di non sapere che NULLA è stato ancora definito, che mancano passaggi ed autorizzazioni, che questa tristissima e torbida vicenda è tutt'altro che conclusa e consegnata alla storia.

Ma andiamo avanti. Più sotto Giavazzi fornisce questa motivazione per il salvataggio con i soldi pubblici della Banca di Siena:

(...) il fallimento di una grande banca distrugge l’informazione che essa possiede riguardo alle imprese del territorio in cui opera. Il risultato è che i flussi di credito si interromperebbero, non si ricostruirebbero facilmente con l’ingresso di una nuova banca perché essa non possiede quell’informazione

Questa deve averla scritta a quattro mani con Maurizio Crozza: vi rendete conto che Monte dei Paschi è forse la Banca con il più elevato rapporto AL MONDO tra sofferenze e credito erogato? Tra sofferenze e patrimonio? Ed il valore intornseco della banca starebbe nella "informazione che essa possiede riguardo alle imprese del territorio in cui opera"? Direbbe Maurizio Crozza che se avevano tutte queste ricche e preziose informazioni, i casi sono tre: i dirigenti erano degli imbecilli, oppure erano pagati sottobanco, oppure non erano dei dirigenti ma gente che passava da lì per caso.

Proseguiamo nell'analisi dell'articolo di venerdì 23: si scrive anche che:

Salvare Mps è stato il male minore, ma proprio perché si impiega denaro dei cittadini lo Stato deve avere pieno controllo di come questo verrà speso, da oggi al giorno in cui la banca sarà restituita al mercato. Si potrebbe prendere esempio dal Tarp, il programma attraverso il quale nel 2008 l’amministrazione Obama entrò nel capitale di 15 banche, di Chrysler e di General Motors.

Qui ci sentiamo presi in giro: davvero un commentatore così informato ed introdotto ci propone un paragone tra la Banca Monte dei Paschi di oggi e la Banca Citigroup del 2009? E davvero si sente di dare per scontato che la Banca verrà in un futuro "restituita al mercato"? Ci chiediamo se proprio questo commentatore ha investito il suo denaro sul titolo MPS, sicuro come è del fatto che i soldi pubblici ed il managment daranno a questa banca un senso, ed un management, che sono del tutto mancati negli ultimi 10,15, 20 anni. Perché poi? E chi poi, si renderà responsabile delle scelte di "ristrutturazione", chi dirigerà? Il Ministro del Tesoro? la Banca d'Italia? Gli uomini che loro hanno scelto? Perché (scusate la domanda diretta) ma chi aveva scelto gli uomini che per 10 anni e fino ad oggi hanno distrutto valore, e risparmio pubblico, a Siena, se non Governo e Banca d'Italia?  Il paragone con la TARP è un argomento che non regge, alla prova dei fatti e delle evidenze di cui tutti noi disponiamo oggi: quella di Giavazzi è una promessa molto molto azzardata, e a nostro parere interessata, il cui scopo è "tranquillizare, imbonire, incantare" il pubblico dei lettori.

Continuiamo a leggere l'articolo del Corriere della sera del 23 dicembre 2016:

I 20 miliardi autorizzati dal Parlamento, che consentono allo Stato di intervenire nel Monte dei Paschi di Siena e in alcune altre banche in difficoltà, sono denari dei cittadini. Risorse sottratte ad altre funzioni, dalla sanità all’ordine pubblico, e che in futuro comporteranno maggiori imposte.

Di questo passaggio, ci piace in particolare il termine "sottratte": e ci sorprende invece che sia l'articolista, sia il suo giornale, non si siano mai fermati, neppure per un attimo, nel corso di questa lunga vicenda, a chiedersi che senso abbia sottrare risorse alla sanità ed all'ordine pubblico epr affidare al Consiglio di Amministrazione di una Banca che sta a Siena. Vi sembra possibile che, nella redazione di via Solferino, nessuno comprenda che il Parlamento ha autorizzato una destinazione di risorse che TOGLIE risorse a sanità e sicurezza per risolvere i probblemi di una singola Banca? Che mai, in alcun caso, avrebbe passato il test di un voto popolare, tipo Referendum? Vi sembra possibile che il maggiore quotidiano in Italia non metta in evidenza questo netto contrasto di finalità, tra il Parlamento ed il pubblico, tra gli interessi di una ristretta cerchia di persone e gli interessi generali?

Non è finita qui: ci sono ancosa cose molto forti ed interessanti nell'articolo di Giavazzi: eccone ad esempio una.

Il Monte ha reso noto che Mediobanca e J.P. Morgan, le banche d’affari ingaggiate per l’inutile tentativo di aumento di capitale, non riceveranno commissioni su collocamento e cartolarizzazione. Speriamo nemmeno per gli altri inutili servizi forniti in questi mesi, perché quelle commissioni oggi ricadrebbero almeno in parte sui contribuenti.

Questa, tra tutte, è quella che a noi fa più divertire: leggete con attenzione, perché c'è scritto che "non riceveranno commissioni su collocamento e cartolarizzazione", perché ... non sono stati fatti! Ma riceveranno comunque commissioni, su altre voci di spesa, perché ... ci hanno intrattenuti per anni sulla "soluzione di mercato".

Per qualcuno, ogni giorno è come se fosse Natale.

 

Mercati oggiValter Buffo
Il disastro Monte dei Paschi di Siena (parte 2): fare soldi con le disgrazie degli altri

La vicenda del Monte dei Paschi di Siena, nel corso degli anni ed in particolare nel 2016, ci insegna che si possono fare soldi, e tanti, sulle disgrazie degli altri.

Pensate alla grandissima quantità di consulenti, dagli avvocati ai commercialisti fino a J P Morgan e persino al Fondo Atlante, che hanno guadagnato laute parcelle, commissioni, o in generale profitti, su questa vicenda, servendo gli interessi di questo e di quello, senza produrre NULLA.

ZERO risultati per anni: sfuttando da un lato la incapacità manifesta dei responsabili politici ed anche dell Autorità di settore e di vigilanza, e dall'altro le paure della massa dei risparmiatori, hanno lucrato una montagna di denaro senza fare nulla, giocando sulle parole per 12 mesi e sventolando una "soluzione di mercato" che negli ultimi gionri del 2016 si è manifestata per quella che era fin dall'inizio, ovvero una colossale baggianata.

Per questo, Recce'd vi suggerisce di operare allo stesso modo: di uscire dagli abiti del cittadino responsabile e dotato di "senso civico" e di ragionare con cinismo, in particolare a proposito di questa vicenda. Perchè così vi è stato insegnato di fare. E quindi, ora che la fase di "chiusura degli SHORT" si è esaurita, prepariamoci tutti per la prossima fase, che è la fase durante la quale gli stessi SHORT verrano riaperti, perchè non si è ancora dissolto "l'odore del sangue", come vedremo nei prossimi Post.

Mercati oggiValter Buffo
Il disastro Monte dei Paschi di Siena (parte 1): ce ne importa qualcosa?

Sul piano operativo, sul piano della gestione di portafoglio, Monte dei Paschi di Siena per noi semplicemente non esiste. Si tratta di un titoli di piccola capitalizzazione, in un mercato di medio/piccole dimesnio, in un settore carattareizzato da frammentazione ed arretratezza 8il bancario in Italia).

Potremmo, perciò, chiudere qui l'argomento: tanto più che a questo setto argomento abbiamo dedicato già più di un Post. Al contrario, abbiamod eciso oggi di decicare a questo argomento una serie di Post. Perché?

Del destino di Monte dei Paschi di Siena, come detto, sul piano operativo ci importa nulla: il titolo azionario è qualcosa di molto più vicino alle scommesse sulle partite di calcio, che all'investimento, mentre per ciò che riguarda le obbligazioni la sentenza è scritta su tutti i quotidiani, si è trattao di una truffa ai risparmiatori.

Il solo aspetto che ci tocca, della vicenda della Banca di Siena, è quello dei dipendenti e dei collaboratori: tra i quali, ne conosciamo molti che sono onesti e bravi professionisti, ed alcuni, un numero più ridotto, che sono veri e propri manipolatori, che hanno approfittato per anni della situazione per spolpare la banca morente.

Di questi ultimi, vorremmo vedere sanzionato il comportamento in una sede giudiziara, ma difficilmente questo avverà perché siamo in Italia e non nel regno Unito oppure negli Stati Uniti (dove srabbero già oggi in carcere).

Per quelli che invece appartengono alla prima categoria, vorremmo vedere una soluzione positiva che difenda i loro legittimi diritti. Pensiamo, però, che questa soluzione positiva non sia, e non sarà, il salvataggio della Banca da Parte dello Stato. Le ragioni? Le trovate in un Post successivo.

Simao vicini anche agli obbligazionisti ed agli azionisti: ai quali però diciamo con chiarezza che alcune perdite le dovranno subire, anche nel caso della nazionalizzazione: a questi risparmiatori scriviamo che ci dispiace, per loro e per il raggiro che di fatto hanno subito. Ma allo stesso tempo diciamo anche che in parte queste perdite sono giustificate, perché in passato questi risparmiatori si rivolsero alle persone sbagliate, affidandosi e fidansi, e questi errori purtroppo si pagano. Non ci sono tutele, per chi non apre gli occhi.

Mercati oggiValter Buffo
Uno sguardo al 2017 (parte 3)

Nessun investitore può permettersi il lusso di dimenticare che l'arte dell'investimento è fatta di due maggiori componenti:

  1. comprendere, al meglio che è possibile, i fatti che accadono
  2. intuire, al meglio possibile, come leggono questi stessi fatti tutti gli altri, oppure almeno la maggioranza di loro

A noi di Recce'd non costa alcuna fatica ammettere che il rialzo di Borsa di dicembre ci ha sorpresi: non lo avevamo anticipato, quanto meno nell dimensioni che ha assunto in Europa.

La cosa sul piano operativo non ci crea alcun imbarazzo: al contrario, e per ciò che nel concreto riguarda i nostri portafogli, abbiamo già individuato, ed in parte colto, nuove opportunità.

Resta il problema di spiegare, di comprendere, di rendere consapevole l'investitore che ci segue. A questo scopo, ci pare utile ricordare all'investitore e al lettore ciò che successe 12 mesi fa, quando il mercato si avviò verso il 2016 carico di ottimismo, con il corso unanime delle banche di investimento a sostenere che "tutto è tranquillo e non ci sono rischi". Ne scriviamo in dettaglio domani, 19 dicembre, in The Morning Brief: le lezioni che ci sono arrivate dai mercati non le dobbiamo dimenticare.

Il rischio però c'era, e si è visto poi nel gennaio 2016: molti lo hanno pagato con i propri soldi, altri più fortuniati ci hanno guadagnato (e i nostri Clienti sono stati tra questi). C'è qualche somiglianza tra quella situazione e l'attuale euforia di Borsa?

Non faremo qui un'analisi di dettaglio, che stiamo invece elaborando per la gestione dei nostri portafogli modello: ciò che qui ci sembra utile mettere in evidenza è che il fatto che "oggi nessuno vede i segnali di un crollo" significa poco, anzi meglio significa proprio zero.

Ciò che successe lo scorso anno, tra gennaio e febbraio, non fu anticipato da un titoli del Sole 24 Ore che diceva "da domani le Borse scenderanno", perché non è così che funzionano le cose. Le cose funzionano così: che fino ad un certo gionro, la maggioranza dice "che va tutto bene", poi dal giorno dopo la maggioranza ne dubita. E vende.

Succede in Borsa, come succede per Trump oppure per il Referendum. La gestione dei rischi è la gestione di ciò che NON è già previsto, e noi in Recce'd in questo siamo piuttosto bravi, almeno sulla base delle passate esperienze.

Mercati oggiValter Buffo
Banche italiane: perché non ne usciremo mai

Lascia senza parole il commento pubblicato oggi 14 dicembre 2016 sul principale quotidiano nazionale in merito alle banche italiane.

Si parte con l'affermzione di quello che oggi risulta l'ovvio:

Non aver capito quanto fosse urgente dare stabilità alle nostre banche è stato forse il maggior limite del governo di Matteo Renzi.

Non male: peccato che il Corriere lo scriva oggi. Sei mesi fa, invece, esattamente nella medesima posizione, in prima pagina, c'erano articoli che spiegavano come, grazie al Fondo Atalente, si sarebbero risolti tutti i problemi del settore. Ma andiamo avanti, con una seconda ovvietà:

(...) investitori internazionali disposti a mettere cinque miliardi di euro nella banca senese. Non si sono trovati in tre anni: perché si dovrebbero trovare in due settimane, entro il temine fissato dal braccio della Bce responsabile per la vigilanza bancaria?

Anche qui: d'accordo sulla conclusione, ma perché mesi fa tutti finsero di credere all'esistenza di questi "investitori intenazionali"? Passiamo adesso ad un punto un po' meno banale:

(...) quando l’Unione Europea propose la direttiva sul bail-in, governo, Parlamento, Consob, Banca d’Italia, tutti la accettarono senza fiatare e soprattutto senza spiegare ai risparmiatori che dal giorno dopo alcuni loro investimenti sarebbero stati meno sicuri.

Questo è più interessante: per due ragioni. primo, perchè si chiamano per nome e cognome i responsabili finalmente. Che responsabilità hanno in questa (ed altre) vicende Banca d'Italia e CONSOB? Parliamone, finalmente! E secondo: perché finalmente ci si ricorda del punto centrale di tutta la vicenda, che è proprio il modo in cui sono stati "usati" i risparmiatori e gli investitori. Andiamo avanti ed affrntiamo le questioni più delicate:

Se la banca offre loro azioni al valore di borsa attuale (circa 20 euro) essi, con poco più di 2 miliardi, divengono proprietari del 48% circa della banca. Ciò significa valutare il Monte 4,8 miliardi. Il patrimonio netto del Monte (dopo le svalutazioni e la conversione) vale circa 9 miliardi, quindi essi comprano azioni a 0,53 volte il valore degli attivi. Un buon affare?

Questa è una affermazione molto, ma molto, azzardata: acquisire azioni della Banca Monte dei paschi NON SIGNIFICA mettere le mani sul "patrimonio netto", diventare proprietari di quel patrimonio, bensì affidare i propri soldi ad un management vecchio, opaco, scelto con i soliti criteri che hanno prodotto questo disastro, e incaricato da chissà chi di fare chissà cosa. Un management che, di ciò che resta di quel patrimonio, potrà fare ciò che vuole. Stendiamo poi un pietoso velo sulla valutazione dei 9 miliardi, che è risibile. Ma chi diavolo la ha prodotta? la Banca stessa? La Banca d'Italia? La BCE quando ha fatto i famosi stress-tests? Ma non è arrivato il momento di piantarla? E andiamo ancora avanti:

Se si arriverà ad un intervento dello Stato è importante che questo non si limiti a Siena.

Ecco, questa è proprio bella: un salvataggio coi soldi pubblici dell'intero settore. Come sempre, "per salvaguardare i risparmiatori". Ma figuratevi: se il salvataggio fosse fatto per salvaguardare i risparmiatori, vi sembra che si proporrebbe di buttare altri soldi in aziende senza un futuro, dopo che solo tre mesi fa il Presidente del Consiglio affermo che in Italia occorre dimezzare banche e bancari (250 mila esuberi, disse Renzi)? Ed ora, chiusiamo con la migliore di tutte:

La crisi bancaria irlandese ha richiesto misure pari al 30% del Pil; quella spagnola il 10%; le crisi delle banche scandinave negli anni Novanta costarono il 9% del Pil in Finlandia, i 4% in Svezia. Ma questi denari sono poi stati in gran parte recuperati quando lo Stato, dopo aver stabilizzato le banche, le ha rivendute.

Quale persona di generale buon senso, e priva del tutto di competenze specifiche, azzarderebbe un paragone tra la crisis bancaria globale del 2009 e quella delle banche italiane degli ultimi 20 anni? Ma che cosa c'entrano? A chi potrebbe risultare sensato un paragone tra Italia, Irlanda, Finlandia e Svezia? Che senso ha riempire di illusioni i lettori, raccontando una favola in base alla quale le azioni di Banca MPS potranno poi essere rivendute con un utile?

Non ne usciremo mai.

 

 

Mercati oggiValter Buffo