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Come Recce'd può fare (e farà) la differenza (parte 4bis)

Solo due giorni fa, abbiamo pubblicato un Post centrato sulla "frontiera efficiente", la magica linea retta lungo la quale si dispongono tutti gli asset, e che viene utilizzata dalla maggior parte dei consulenti per costruire le asset allocation, le allocazioni di portafoglio. Vi abbiamo chiarito che quella magica linea retta è niente più che una riga su un foglio di carta, e che in realtà non esiste: viene utilizzata solo perché semplifica e supporta le attività di vendita. Recce'd non vende prodotti, e quindi è libera da questi schemi obsoleti che producono danno. Ma se ancora non siete convinti, allora osservate il grafico qui sotto- La gestione attiva e disciplinata di Recce'd batterà sempre, sia nei risultati sia nel controllo del rischio, le gestioni costruite lungo la frontiera efficiente (siano essere "attive" oppure passive ed affidate a un semplice modellino matematico) perché la realtà è quella che vedete qui sotto: su un orizzonte di 10 anni, il rendimento in termini reali dell'indice di Borsa più grande e più liquido al mondo ha oscillato tra il +25% ed il -10%, negli anni tra il 1940 ed il 2015. E potete stare certi del fatto che, dopo un decennio di enormi anomalie (nella politica monetaria e fiscale, nella creazione di debito, nella gestione delle valute) le oscillazioni dei prossimi 10-20 anni saranno ancora più ampie. A che serve, allora, ragionare sulla base della media storica? Nel grafico potete leggere anche il dato CAPE, che è un indicatore di valutazione di Borsa: vi servirà per riflettere sulle valutazioni degli asset che avete in portafoglio oggi. Provate ad immaginare: se la situazione di oggi risultasse simile (a posteriori) a quella dell'anno Duemila, che fine faranno le performances dei vostri investimenti per i prossimi 10-15 anni? Il grafico sotto vi può dire qualcosa in questo senso. Ecco quindi che vi serve qualcuno che ragioni in modo innovativo, e fuori dalle logiche della vendita: noi di Recce'd siamo tra quelli che vi possono essere utili, come vi può essere utile leggere queste poche righe del gestore hedge Paul Singer, che forniscono una descrizione accurata della realtà in cui tutti noi operiamo oggi.

History shows that it is fiendishly difficult to preserve the value of money which is backed by nothing but promises, because it is so tempting for rulers to debase their currency when they think it will help them repay their debts. The long-term preservation of the real value (i.e., the purchasing power) of fiat money and bonds is obviously of little or no importance to today’s creators of money – the major central banks – who currently can’t debase money fast enough for their tastes. Yet, the current prices of bonds are at all-time highs, and thus yields are at record lows, because the central banks are buying bonds with trillions of dollars of newly printed money, despite the facts that 1) the global financial emergency ended over six years ago and 2) the developed world has not suffered a renewed financial collapse or deep recession. The central bank actions are unprecedented under these conditions, and their policies are partially responsible for the sluggishness of the economic recovery in the developed world since the 2008 crash.  Our view is that central bankers have chosen, and doubled down on, a palliative (super-easy money and QE), which is unprecedented and extreme, and whose ultimate effects are unknowable. To be sure, the collapse in interest rates all along the curve, and a bull market in equities, “trophy real estate” and other assets, has had some effect on job creation. However, the effect is indirect, and in our opinion the benefits of complete reliance on monetary extremism are overwhelmed by the negatives and the risks.

Come Recce'd può fare (e farà) la differenza (parte 4)

Nulla è certo, sui mercati finanziari: i mercati finanziari danno un prezzo all'incertezza. Per questa ragione, noi di Recce'd non abbiamo certezze assolute: rivediamo ogni giorno le nostre posizioni, alla luce dei dati, e non andiamo dietro alle promesse di nessuno, che si chiami Draghi o in un altro modo. Ma c'è una sola cosa, su cui ci sentiamo sicuri almeno al 99%: ed è rappresentata nel grafico qui sotto. Alla grande maggioranza dagli operatori, nel settore finanziario, dal consulente indipendente al capo dei gestori delle società di fondi comuni, piace credere che la realtà sia quella rappresentata nel grafico sotto: ovvero che esista una magica linea che sale, e che lungo questa linea si dispongano tutti gli asset sul mercato. In breve: più sale il rischio più sale rendimento. Il grafico sotto è nulla più che un esempio: ognuno dei nostri lettori avrà già visto, più volte, un grafico simile. Forse alcuni, tra di loro, hanno osservanto che mai, neppure una volta, nel grafico ci sono i numeri. Questo perché? Perché non esiste una sola serie storica, un solo periodo passato, che possa confermare questo grafico. Perché la magica linea che sale non esiste. Perché la "frontiera efficiente" è semplicemente l'invenzione di un assistente all'Università. Chi nel tempo ha provato ad applicare questa cosa a portafogli veri ha ottenuto risultati disastrosi: eppure, la magica "frontiera efficiente" continua ad essere utilizzata, pressoché da tutte le Reti di vendita, perché è bello credere (e fare credere) che la realtà è così semplice e che le cose sono destinate sempre "a salire", sfruttando una specie di "buon senso comune" che invece non è buon senso ma faciloneria vera e propria. Si tratta di una semplificazione colpevole, perché porta a fare scelte sbagliate, anzi sbagliatissime, con il proprio portafoglio. Tanto più sbagliate in questi nostri anni "non convenzionali", in cui tutte le "regolette" non potranno che rivelarsi dannose: pensate, ad esempio, ai modelli automatici di ribilanciamento dei portafogli, che vengono utilizzati anche da molti consulenti online, modelli che assumono un rendimento medio dello S&P 500 del 7-8% per dieci anni, con una volatilità che è quella media degli ultimi cinque. Ve la sentite di affidarvi a stime come queste, oggi? Chiarò però che ragionare in modo analitico, e seguire tutti i giorni i mercati, e lavorare sui metodi di valutazione sviluppandoli, è molto faticoso: e poi, non aiuterà la Rete a vendere "a manetta". E allora, che bisogno c'è di complicarsi la vita?

Come Recce'd può fare (e farà) la differenza (parte 3)

La scorsa settimana, la prestigiosa rivista americana Barron's ha dedicato l'intera copertina alla storia del clamoroso successo commerciale dei servizi di consulenza finanzaria online: un successo che è partito (come sempre accade) da iniziative indipendenti, e che già ha costretto alla rincorsa Istituzioni tradizionali, come Charles Schwab e Vanguard. Molte altre sono ancora ferme al palo. Si tratta di un articolo, quindi, su argomenti che ci riguardano da vicino, noi di Recce'd e tutti voi investitori. Ve ne consigliamo una lettura attenta (http://online.barrons.com/articles/robo-advisors-take-on-wall-street-1432349473), specie nelle parti che riguardano il passaggio, già avviato e sempre più rapido, dalle "vecchie" forme del servizio di consulenza a quelle nuove. Il pezzo di Barron's inizia, in modo molto aggressivo, così:

Financial advisors have always enjoyed the fanciest of digs; but their plush offices and high-end art are being upended by software engineers sitting at Ikea desks. Silicon Valley swagger is testing Wall Street arrogance in an attempt to transform the insular world of financial advice. It’s a welcome change—though not without its problems. These so-called robo advisors use Websites backed by sophisticated software to put investors into asset allocation plans that meet their various financial goals.

Ciò che ci preme sottolineare qui è che questa tendenza, che è partita dagli Stati Uniti e che ormai globale, al passaggio verso servizi di financial advisory attraverso il web, e quindi online, non deve essere confusa con una tendenza a "robotizzare" la consulenza all'investimento. E' vero che la strada scelta da alcune di queste nuove realtà è quella di affidare ad un computer le scelte di gestione, utilizzando modelli matematici di asset allocation già noti da decine di anni (che mai hanno fornito risultati in linea con le promesse), per produrre un servizio di consulenza "di massa". Ma non si tratta di una scelta obbligata. Al contrario.

Il web, la Rete, consente anche di fare scelte diverse. Non obbliga a produrre servizi "per la massa". E consente di non affidare al computer le scelte di gestione. Consente di non utilizzare vecchi modelli di asset allocation che risalgono agli anni Ottanta. Ad esempio: a noi di Recce'd, la Rete consente di fornire servizi che fanno uso di tecniche e modelli degli ultimi cinque-dieci anni, di personalizzare le scelte con una componente di "giudizio" o "judgement" che consente di tenere conto dei radicali cambiamenti di scenario che hanno investito i mercati nell'ultimo decennio, di essere attivi nella gestione del rischio e tempestivi nella modifica dei portafogli, battendo i mercati sul tempo. Questa è la sfida che abbiamo vinto, e che vi mettiamo a disposizione. Non restate fuori da questa tendenza, che rivoluzionerà il settore della consulenza e va nell'interesse del Cliente, eliminando costi non produttivi ed aumentando l'efficienza.

The everything bubble: quando ne parla la Fed

Si parla così tanto di bolla, nelle ultime settimane, che viene quasi da pensare che la bolla non esista. Noi di Recce'd non parliamo di bolla: noi non ci occupiamo di politica né di filosofia, ci occupiamo di portafogli e di performance. Noi facciamo scelte di investimento per i nostri Clienti, e utilizziamo strumenti sofisticati di calcolo per valutare gli asset, lasciando ad altri discorsi più generali e generici. Tuttavia, non possiamo permetterci di non porre attenzione a ciò di cui si parla sui mercati. E nelle ultime settimane abbiamo notato che di bolla ora non parlano solo più gli outsiders, gli indipendenti: ora ne parla anche chi sta dentro il sistema. Come Citigroup e Bank of America. Ed anche come gli ex membri del Board della Federal Reserve: ieri ad esempio Lawrence Lindsay ha dichiarato quanto segue:

“At some point we’re going to get a series of bad numbers, showing a little higher inflation and the market is going to say ‘on my god, we’re so far behind the curve’ and force an adjustment that is going to be wrenching,” Lindsey said. He predicted that the market disruption would be a “seven or eight” on a scale of 10, which 10 being the worst. Lindsey said the Fed “has almost no credibility” with his clients about its ability to “stay on top of ticking monetary bomb.” While investors are enjoying the good times now, “the market is going to take the Fed and the Treasury curve to task in a very painful way,” he warned.

Con lui è d'accordo Richard Fisher, anche lui ex Board Member:

Former Dallas Fed President Richard Fisher agreed, comparing the Fed to a super tanker loaded with explosive fuel. Like a tanker, the Fed should start slowing down “miles” before reaching its destination, he said.

Noi investitori come possiamo utilizzare queste dichiarazioni, in modo pratico?

Prima di tutto, attivando una verifica di risk management al nostro portafoglio: in uno scenario avverso, quanto perderebbe?

E in secondo luogo, riflettendo su un fatto: oggi tutti parlano di bolla, quasi come se fosse un fatto normale. E quindi sempre controllabile. E' utile allora ricordare che nel 2009 nessuno, neppure le Banche Centrali, sapeva più cosa dire o cosa fare. Quando si è sotto stress, cambia anche il modo di ragionare: e si perde la capacità di decidere. Nessun, nel marzo 2009, avrebbe scommesso un centesimo sul fatto che ne saremmo venuti fuori. E la situazione di panico potrebbe ripresentarsi in un contesto dominato dall'effetto gregge di cui vi abbiamo scritto alcune settimane fa nel Blog.

Ancora la parola con la "R"

I dati più recenti, per l'economia USA, a cominciare da quello di mercoledì scorso per le vendite al dettaglio, hanno provocato una pioggia di revisioni al ribasso per la crescita del GDP degli Stati Uniti nel secondo trimestre (quello in corso), dopo che il primo trimestre ha fatto segnare un dato negativo. Ormai non ci sono più possibilità di vedere, nel 2015, il superamento di quella soglia del 3% che non viene superata al rialzo dal 2005. Nel nostro piccolo, stimiamo una crescita del GDP inferiore al 2% nel 2015, e questo solo nel caso che non si verifichi un maggiore evento negativo, come sarebbe ad esempio un crash della Borsa del tipo che ha appena colpito i bonds, oppure una crisi in Cina. Si riaffaccia dunque lo spettro di quella parola con la "R" che nessuno vuole pronunciare. C'è però una seconda parola con la "R" che vale la pena di prendere in considerazione, ed è quella usata dall'economia Tyler Cowan sul New York Times: "Reset": nell'articolo (che vi invitiamo a cercare online) l'economista in sintesi dice che non è affatto scontato un "ritorno alla normalità" per l'economia USA. Citiamo qui due brevi frasi:

…there is a much more disturbing possibility that could turn out to be more accurate: namely, that the recession was a learning experience that we haven’t fully absorbed. From this perspective, the radical and sudden changes of the financial crisis were early indicators of deep fragility and dysfunctionality.

Slowly but surely, we may be responding to these difficult revelations by scaling back our ambitions for the economy — reinforcing negative trends that were already underway. In this troubling view, we have finally begun to discover some unpleasant truths. Borrowing a phrase from the University of Toronto economist Richard Florida, it’s possible that we are experiencing a “Great Reset.”