Impotenti di fronte all'inflazione: a chi faranno pagare il conto?
 

Il nostro obbiettivo, attraverso questo Blog, è di offrire spunti molto concreti, e molto fondati, a tutti i nostri lettori, in merito alla gestione dei loro investimenti finanziari.

Da questi spunti, e da altri elementi, noi poi ricaviamo le nostre scelte di portafoglio, per i portafogli modello. Scelte che hanno prodotto, negli anni dal 2007 ad oggi, una performance positiva e superiore a quella media del mercato, con una volatilità complessiva dei portafogli inferiore a quella di strumenti comparabili sul mercato, e soprattutto INDIPENDENTE dalla direzione dei mercati. Facciamo performance sia quando i mercati salgono sia quando scendono.

Come fare performance nel 2022? Oggi vi offriamo uno spunto proprio in questo senso.

Leggete moltissimo di inflazione, sui quotidiani, Ascoltate parole e parole e parole sull’inflazione, in TV. E la grandissima parte di queste parole vi lascia al punto di partenza.

La grandissima maggioranza degli investitori si è trovata di fronte alla sorpresa dell’inflazione “non più transitoria”: proprio quelli a cui si affida da anni una fiducia illimitata ci hanno tutti tradito, raccontandoci che “l’inflazione è transitoria” quando persino il vostro cane (o pesce rosso) si era reso conto che quella era una balla, raccontata in modo strumentale.

La perdita di credibilità su questo tema, da parte dei banchieri centrali, ma pure delle grandi banche globali di investimento come JP Morgan oppure Goldman Sachs, e pure da parte delle grandi Reti di vendita italiane come FINECO, Fideuram, Generali, Allianz, Azimut e compagnia cantante è stata enorme, e peserà sui loro destini dei prossimi 5-10 anni. Perché tanto durerà l’inflazione, come minimo.

Se questi signori sono in grado soltanto di fare previsioni come quelle della tabella poco più sopra, allora che senso ha che noi investitori li prendiamo anche soltanto per un momento in considerazione?

Per conseguenza, a voi occorrono nuovi elementi, e nuovi punti di riferimento, per decidere che cosa fare con i vostri soldi, per evitare di farveli distruggere dall’inflazione.

Sul tema inflazione, Recce’d ha espresso da mesi una propria, molto chiara visione: non è e non sarà l’inflazione il principale problema, per noi investitori e per tutti i mercati finanziari, nel 2022.

E tuttavia, è necessario parlarne, capire, analizzare e poi agire, anche di fronte a questo problema (che si somma ad altri, più seri problemi).

Una lettura attenta e paziente dell’articolo del Financial Times che noi vi riproduciamo qui sotto può esservi utile: vi aiuterà a guardare oltre, a chiedervi “quali reazioni metterà in moto” l’inflazione che è qui con noi e che ci rimarrà un bel po’.

L’articolo è stato scritto da un signore che già un anno fa era dalla parte giusta: era tra quelli che poi “hanno avuto ragione”.

Nel mondo degli investimenti, uno dei più grandi errori che si possono fare è quello di credere che “tutti hanno ragione per un certo periodo, a seconda dei diversi momenti e delle diverse fasi”. E’ del tutto sbagliato: la storia è una sola, i fatti sono fatti: e alla fine i risultati li produce SOLO chi ha ragione.

Chi aveva detto che l’inflazione è transitoria, aveva torto: e di certo non è che tra sei mesi poi avrà ragione.

Il signore che scrive l’articolo qui sotto aveva ragione. Fine della storia.


The writer is president of Queens’ College, Cambridge, and an adviser to Allianz and Gramercy

Markets spent most of 2021 trading on assurances from major central banks, and the US Federal Reserve in particular, that inflation would be transitory and monetary policy would continue to remain in uber stimulus mode. That powerful conditioning fuelled the “everything rally” in markets. 2022 will be different. Markets will no longer have predictably massive liquidity injections to power them through uncharted and choppy economic waters. Crucially, investors will have to take a view on the durability and impact of the inflation surge, including the drivers of its eventual demise. For more than a decade, large-scale central bank purchases of assets boosted not just those being bought in markets but also virtually all other assets, be they financial or physical (such as housing, art and other collectibles).

This was particularly the case in 2021, when cash injections from central banks were at record monthly levels. After consistently dismissing the threat of inflation, the Fed’s “better late than never” pivot on the issue is part of a general shift in global central banking towards less monetary policy stimulus. While its policy stance will remain accommodative for quite a while, the world’s most powerful central bank is now set to completely stop its asset purchases by the end of the first quarter. An increasing number of other central banks (not only in the emerging world but also in some advanced economies such as Norway and the UK) have already embarked on interest rate hiking cycles.

All this comes at a time when fiscal policy in many countries is on the verge of being less stimulative, even though the Omicron coronavirus variant is damping economic growth. Having started late, the Fed faces challenges in reducing stimulus at a time when fiscal policy is less stimulative, market-based financial conditions are more volatile, strong household balances are being gradually eroded by inflation and solid consumer spending, and Omicron is fuelling inflationary pressures through new disruptions to supply chains and the availability of workers.

These challenges will not stop the Fed from increasing interest rates once it ends its asset purchases. But they do raise important questions as to the durability of the hiking cycle. Already markets are pushing against the notion that actual policy will validate the interest rate path projected by Fed officials at their December policy meeting. What is not clear is whether this would be a question of willingness or ability.

The possibility of the Fed losing its nerve, as it has done repeatedly in recent years, would be viewed by markets as constructive in the short term. It would keep the central bank engaged in offsetting hits to asset prices, which is particularly supportive for equities that benefit from the “least dirty shirt phenomenon” (ie, not comprehensively attractive but better than the vast majority of other asset classes). It would be even more supportive if this coincided with an orderly reduction in inflationary pressures, still the consensus view. This is still possible — just — if the Fed does more immediately to catch up with developments on the ground.

The “inability” scenario would be more problematic. Here, a system conditioned by more than a decade of floored interest rates and ample liquidity would quickly prove unable to tolerate higher rates. Tighter financial conditions, while warranted by persistent inflation, would foster a highly unfriendly combination of financial instability and lower private demand. In its extreme — that of stagflation — policies become a lot less effective at a time just when markets are dealing with the trifecta of hitherto-underpriced liquidity, credit and solvency risk. Inflation would eventually come down in this inability scenario but through a process that risks a sudden sharp drop in economic activity.

As the new year unfolds, both the Fed and markets have a huge stake in inflation coming down in an orderly way. But the window of opportunity for policy to achieve this is rapidly closing. The alternative is a disorderly drop, which would involve the even bigger Fed policy error of having to be too abrupt in tightening monetary policy after being way too slow previously. In addition to the direct damage to the economy, this would probably lead to financial market accidents that amplify another round of unnecessary, and much larger, harm to livelihoods.

Mercati oggiValter Buffo
Haters: i leoni della tastiera (e della Borsa)
 

Esattamente in anno fa, una folla inferocita entrava nell’edificio che ospita il Congresso degli Stati Uniti.

A distanza di un anno, ne hanno parlato tutti: l’anniversario è stato rievocato anche dalle prime pagine dei quotidiani in Italia (immagine sotto).

Si è tratta di un fatto di grande importanza, che ha segnato la storia recente degli Stati Uniti e delle democrazie in generale. Un episodio storico, e a tutto oggi non risolto.

Il Corriere della Sera si chiedeva ieri: “Si è trattato di un colpo di Stato?”. In effetti, è difficile catalogare ed etichettare questo episodio, che di sicuro NON è simile ai colpi di Stato che nella storia recente si sono visti negli Stati del Sud America e dell’Asia..

Ci sono maggiori somiglianze con le “sollevazioni popolari” dei secoli scorsi, oppure con i movimenti di piazza visti durante il secolo scorso, ad esempio in Argentina, in Brasile, in Polonia, oppure in Cina.

Il dato notevole è che questo tipo di “movimenti di piazza” nel secolo scorso andava associato a “regimi autoritari”: non troviamo invece un precedente che riguardi “regimi democratici”.

L’episodio, a distanza di 12 mesi, merita quindi di essere non soltanto ricordato ma pure analizzato da angolazioni diverse.

Ad esempio: Recce’d vede un collegamento tra quell’episodio e ciò che, in parallelo, si è verificato sui mercati finanziari.

Anche in questo caso, una “folla inferocita” ha temporaneamente preso il controllo della situazione. Ed anche in questo caso, a fare da motore a questo movimento sociale sono stati i cosiddetti social media.

Abbiamo ed avete visto tutti, nel corso del 2021, sfogarsi sui mercati una ferocia ed una rabbia senza precedenti, e difficile da comprendere. Una diffusa voglia di qualcosa che potremmo definire “rivincita”

Attraverso i social media, le chat, i siti Web, si è rapidamente diffusa una vera e propria ondata di ribellione incattivita, che possiamo rappresentare in modo sintetico attraverso alcuni slogan:

  • “possiamo fare da soli”

  • “non ci fidiamo di chi ci vuole dare consigli”

  • “investire è più semplice di quello che ci raccontano”

  • “è possibile guadagnare il 20% in un giorno, il 100% in una settimana, e poi comperarsi la casa, l’automobile, la barca”

  • “possiamo investire anche nei titoli-spazzatura e farli salire, anche se la Società è fallita” (immagine qui sopra)

Quelli furbi (ma veramente MOLTO scaltri) hanno immediatamente approfittato di queste persone, di questa rabbia, di questa improvvisazione: un esempio, di cui si è scritto molto in questo Blog, è stato la Società Robinhood, che prometteva di “democratizzare gli investimenti” (“Let the people invest”) vendendo poi, alle spalle dei propri stessi Clienti, i dati sulle loro transazioni ai (soliti) giganti di Wall Street.

Tra i furbi e furbastri, ovviamente, ci sono anche tutte le piattaforme di trading, e tutti quelli che hanno spinto su slogan come “investire è semplice, bastano cinque minuti”.

I media hanno alimentato questa forma di isteria collettiva, e si sono diffuse etichette come TINA, FOMO e così via. rapidamente, i mercati sono stati investiti da un vero e proprio fenomeno di massa.

Abbiamo descritto un fenomeno di massa che ha determinato, come è facile comprendere, profonde distorsioni nell’andamento dei prezzi e degli indici di mercato.

Perché noi di Recce’d le chiamiamo distorsioni? Su che cosa è basata questa nostra affermazione?

Sul reality check: ovvero sul confronto con la realtà dei fatti, che era e resta il solo ancoraggio solido per i mercati finanziari.

In numerose occasioni, nel corso del 2021, ne abbiamo scritto, con dettaglio anche qui nel nostro Blog. Non ci ripeteremo.

Che cosa c’è, alla radice di questa rabbia, di questa diffusa aggressività, e di questa voglia di rivincita? E come ha fatto, a diffondersi così rapidamente?

Il fenomeno è chiaramente l’espressione di un disagio, che ha componenti sia economiche sia culturali, e che a sua volta è figlio dell’incertezza. Oltre a questo ci sono, naturalmente, delle responsabilità, a carico di chi ha gestito e fatto scelte per la collettività. Alcune di queste responsabilità sono responsabilità gravissime.

E’ gravissimo, per fare un esempio, avere consentito il diffondersi dell’illusione che “l’investimento in azioni è senza rischio”.

Come già abbiamo scritto, in più occasioni, perdere soldi è una componente essenziale dell’investimento: non si investe per “guadagnare”, ed invece si investe per “dare la migliore allocazione possibile ai propri risparmi”. Il risultato è incerto: se non fosse incerto, non esisterebbe guadagno, performance, rendimento. E’ possibile perdere soldi, investendo.

Si investe per fare “il meglio possibile”: il guadagno, SE CI SARA’, verrà poi, dopo, a cose fatte, alla fine del gioco.

Ingannare un vasto pubblico, buona parte del quale poco e male informato (e tutto quanto alle prese con una forma collettiva di isteria), è stato gravissimo: se poi pensiamo che il tutto è stato portato avanti allo scopo di “creare consenso politico e sociale con l’illusione della ricchezza facile”, allora capirete che siamo alle soglie del totalitarismo.

Tutti noi sappiamo a chi vanno attribuire queste responsabilità, così come tutti noi sappiamo che questi signori non verranno mai chiamati a rispondere dei loro atti (che si chiamino Trump o Yellen o Bernanke o Powell, oppure Draghi oppure Lagarde, non fa alcuna differenza: non c’è schieramento a fare la differenza, in questo contesto). Non risponderanno mai delle gravi conseguenze che seguiranno, non di fronte ad un Tribunale.

Il peso di questa situazione lo hanno sopportato tuti gli investitori, ma soprattutto gli investitori consapevoli di ciò che fanno con il loro denaro: investitori costretti ad affrontare una situazione priva di precedenti e priva di senso, come moltissime volte i titoli dei media sono stati costretti a riconoscere.

Ci sono stati episodi eclatanti, resi possibili dal contesto appena descritto. Nessuno di noi e di voi ha dimenticato episodi come la discesa del petrolio in negativo, nell’aprile 2020: l’immagine sotto aiuta a ricordare.

Non è stato questo il solo episodio privo di senso. Ed anche questo, come molti altri, è un episodio tutt’ora in corso, che non si è ancora concluso.

Come abbiamo scritto più sopra, ci sono dei responsabili per questo clima di follia: e tra questi, spiccano le Banche Centrali. Istituzioni il cui solo obbiettivo dovrebbe essere quello di garantire la stabilità monetaria e finanziaria, e che al contrario si sono avventurate su un sentiero pericolosissimo, dichiarando di volere “salvare il Mondo”.

Proprio da qui sono derivate scelte azzardate e spregiudicate, che hanno prodotto effetti del tutto inattesi (da loro: dai banchieri centrali) ed una perdita di credibilità non reversibile.

Fermatevi un momento al riflettere sul signore qui sotto: lo hanno messo a capo della Federal Reserve di Minneapolis, e chiunque di voi ricordi la sua storia personale non può che concludere che il soggetto non è adeguato al ruolo.

Nel mese si aprile del 2021, ovvero 8 mesi fa, fece notizia con una delle sue (molte) frasi arroganti: “Non andrei nel panico per una inflazione al 4%”. Adesso, che (dopo otto mesi) l’inflazione è esattamente il doppio, chissà se è “andato nel panico”.

La sintesi di tutte queste considerazioni ci è stata offerta, la settimana scorsa, da un titolo del New York Times. Un quotidiano prestigioso, che non è possibile definire contrarian, che non è possibile definire anti-Biden oppure anti sistema che sicuramente non è possibile definire bear oppure perma-bear oppure ribassista oppure anti sistema.

Il New York Times, nel suo titolo che vedete qui sotto scrive “Le mosse della Fed hanno pompato la Borsa. Nel 2022, la Fed potrebbe staccare la spina”.

Detto così, come se fosse una cosa semplice, non allarmante e senza conseguenze sulla vita di tutti noi.

E invece, noi ci domandiamo, quali saranno le conseguenze se questo tipo di messaggi inizia a circolare tra i “leoni della tastiera”? Che cosa resterebbe di TINA e FOMO?

Che cosa resterebbe, della Borsa 2021?

Mercati oggiValter Buffo
2022: tiriamo le conclusioni (dopo 5 giorni?)
 

Dopo una sola, movimentata, settimana dei mercati finanziari nel 2022, c’è già qualche giudizio che si può formulare?

No.

Al tempo stesso, si possono fare in grande quantità osservazioni interessanti.

Ad esempio, prendere qui sotto i titoli di ieri sera (venerdì 7 gennaio) sul Financial Times di Londra.

Che cosa ci dicono? Ci dicono una marea di cose.

Leggete bene: qui sopra trovate scritto che

  • il dato di venerdì 7 per gli occupati USA “fornisce alla Federal Reserve la giustificazione per un rialzo anticipato dei tassi”;

  • ma allo stesso tempo si scrive che “il dato NFP per gli occupati è stato deludente”;

  • poi si legge che (terzo titolo) “i verbali della Federal Reserve di mercoledì 5 gennaio 2021 hanno innescato una fuga dai titoli azionari “growth” ovvero “crescita”

  • e poi si legge anche che “il forte ribasso dei titoli Tech è solo un antipasto di ciò che sta per arrivare”

  • ma c’è altro: si legge del “contrasto tra l’industria delle cripto-valute ed il Parlamento”, nel Regno Unito

  • ed infine, si legge (quarto titolo) che la crescita della “diseguaglianza” rischia di interrompere una tranquillità sociale durata un decennio

Nessuno di questi temi risulterà nuovo, per voi lettori. Essendo tuti voi investitori esperti, come sarebbe possibile il contrario? Come è possibile investire il proprio denaro senza avere le idee chiarissime sui temi citati dal Financial Times nell’immagine sopra?

Siamo certi che ne avete già discusso, in modo approfondito e qualificato, con il vostro uomo (donna) di fiducia: il wealth manager, il private banker, il family banker, il robot banker, oppure più semplicemente il vostro promotore finanziario che a voi vende i Fondi Comuni e le polizze Unit Linked.

Potrebbe essere, invece, che il vostro uomo (donna) di fiducia ancora non vi abbia accennato ai temi dell’immagine qui sotto. ma lo farà a brevissimo, noi ne siamo certi. E’ un tipo (tipa) molto professionale e competente.

Leggete e poi scorrete più in basso, se siete interessati alle nostre osservazioni in merito.

Prima riga: proprio venerdì 7 gennaio, Goldman Sachs ci comunica un (ulteriore, ennesimo) taglio alle loro previsioni per la crescita economica degli Stati Uniti.

Attenti ai dettagli: tagliano un trimestre alla volta (in questo caso, per il trimestre gennaio-marzo 2022, in corso) ma NON per l’anno intero. Almeno, non ANCORA.

Ma tagliano: e questo, voi NON lo avete letto sul Sole 24 Ore, oppure su Milano Finanza, oppure sul Corriere Economia. Non ve lo dicono: sarà perché NON è importante? Giudicate voi.

Passiamo alla seconda riga: dove si dice che il taglio delle previsioni invece è DAVVERO importante. Perché? Ecco perché: si fa notare che adesso la Federal Reserve si è impegnata a fermare il QE ed anche alzare i tassi, proprio adesso, che il PIL USA (e del Mondo intero) rallenta.

Un bel … casino!

Terza riga: la banca di investimento Nomura scrive: “lo sappiamo come fa in fretta la Federal Reserve ad inginocchiarsi di fronte ad una fase di ribasso dei mercati finanziari”. Non farete fatica a collegare questo spunto allo spunto precedente.

Ed infine, trovate tre frasi del membro del Consiglio della Federal Reserve che si chiama Bullard e che ci anticipa che:

  1. se l’inflazione dovesse calare, anche i rialzi dei tassi potrebbero essere posticipati

  2. la Federal Reserve non ha ancora preso una decisione sulla RIDUZIONE del proprio attivo (dopo che ha stoppato gli acquisti del QE)

  3. e comunque per un ritorno dell’attivo ai livelli del 2019 “ci vorranno anni”

Bene, così Recce’d vi ha regalato un quadro completo, molto selezionato e molto stimolante dei temi di mercato che vi aiutano a comprendere ciò che sta succedendo.

Ora non dovete fare altro che sedervi al tavolo con il vostro uomo (donna) di fiducia, e chiedere

  1. “che cosa ne pensi”; e poi

  2. “che cosa facciamo adesso”

Il vostro uomo (donna) di fiducia non avrà esitazione a rispondere.

Sicuramente vi dirà “stiamo fermi come siamo”, perché .. così per lui va benissimo.

E quindi: tutto a posto. Come è scritto nella seconda frase della seconda immagine: “good luck”.

Prima di chiudere l’incontro, il nostro suggerimento è quello di fare un’ultima domanda al vostro uomo (donna) di fiducia: “perché il tizio qui sotto afferma che la Federal Reserve ha già fatto un certo numero di “svolte ad U”, ma NON la può fare quando c’è l’inflazione”.

Che cosa avrà voluto dire?

Mercati oggiValter Buffo
Turchia e Kazakistan: i segnali che ci arrivano dall'Asia
 

Leggere il nostro The Morning Brief ogni mattina è utile da molti punti di vista: a titolo di esempio, per i nostri Clienti noi da almeno due mesi produciamo segnalazioni ed analisi su ciò che sta accadendo in Turchia, spiegando allo stesso tempo quali potrebbero essere le implicazioni per i Mercati Emergenti, ed anche per l’Unione Europea.

In questo Post, non ci soffermeremo sulla Turchia.

Non abbiamo tempo ed energie sufficienti per riportare in questo Post le analisi, già offerte ai nostri Clienti, su quei fatti, efficacemente sintetizzati dall’immagine qui sopra.

Utilizziamo però questo grafico, che segue qui sotto, per mettere all’attenzione dei nostri lettori un dato di fatto: la Turchia sta pagando duramente una politica monetaria dissennata, spregiudicata e alla prova dei fatti sciagurata.

Questa dannosa politica è sintetizzata in modo efficace proprio dal grafico che segue,

Noi abbiamo evidenziato, con un quadratino giallo, la differenza tra il tasso di inflazione (la riga di colore nero) ed il tasso ufficiale di interesse (la riga di colore blu).

E adesso, non dovete fare altro che guardare un altro grafico, che trovate qui sotto: facilissimo ricavarne non soltanto una maggiore comprensione del problema, ma pure qualche utile spunto di riflessione su come sono investiti oggi i vostri risparmi, e su chi è il peggiore nemico della vostra stabilità finanziaria oggi, come Recce’d scriveva nell’ottobre del 2020, ovvero quindici mesi fa.

Come detto, oggi non vogliamo richiamare la vostra attenzione sulla Turchia: in questo Post ne abbiamo già scritto, direttamente ma soprattutto indirettamente. E chi è più attento se ne sarà già reso conto. Ed avrà già operato di conseguenza, nel proprio migliore interesse.

Con questo Post, noi intendiamo invece informare il nostro pubblico dei lettori della situazione del Kazakistan.

La stampa italiana, non da oggi ma da sempre (e se possibile ancora di più con l’avvento di Draghi) è a dire poco omertosa sui temi economici che ci ricordano quali sono le difficoltà e le fragilità che ci condizionano, tutti quanti, oggi.

Del tutto involontariamente, a volte, sfugge però qualche segnale: involontariamente si offre al lettore una intuizione utile, involontariamente un titolo può servire davvero al lettore, per accostare fra di loro temi che invece la stampa italiana di solito tiene ben distanti.

Leggete qui sotto: il tema Kazakistan viene accostato a tre temi che proprio qui, nel Blog, mettiamo in evidenza da molti mesi. E precisamente

  • il carburante

  • le diseguaglianze

  • il Bitcoin

Peggio per voi, se non avete mai approfondito. peggio per voi, se il vostro wealth manager, ovvero private banker, ovvero robot banker, vi ha detto di non prestare attenzione, perché tanto “non sono importanti” e perché tanto “risolve tutto la BCE”.

Ora, vi ritrovate a leggere di questi argomenti in prima pagina sul Corriere della Sera. E come se non bastasse, sono pure associati al Kazakistan.

Che neppure sapremmo trovare sulla carta geografica.

E allora, non fate lo stesso errore che avete già fatto nel passato: se Recce’d ve ne scrive nel Blog, è solo perché è stato fatto un attentissimo lavoro di selezione, tra mille e mille temi possibili, lavoro che ci ha portato a concludere che proprio questo tema, i Kazakistan, influenzerà i rendimenti degli asset finanziari nel 2022.

Non ci credete? Benissimo: allora fate un piccolo sforzo, e tornate indietro, proprio nel nostro Blog. E individuate quegli argomenti da noi segnalati che per voi NON sono diventati importanti. Ed anzi: DECISIVI nella gestione degli investimenti. Quanti sono?

Quindi, nel vostro unico interesse: dateci retta, e leggendo l’articolo che segue, cercate di capire quello che succede in Kazakistan. Ma soprattutto, cercate di capire cosa e come c’entrano il carburante, la diseguaglianza ed il Bitcoin.

E poi se ne avete voglia, fateci sapere: quanto è distante, dall’Italia, il Kazakistan?

Dalle prime ore del 5 gennaio, con avvisaglie nei giorni precedenti, una rivolta sta infiammando il Kazakistan, con scontri, almeno 350 vittime tra i manifestanti, repressi duramente, otto poliziotti uccisi e palazzi governativi dati alle fiamme. Per «stabilizzare» la situazione è già stato disposto l’invio di migliaia di militari dell’alleanza post-sovietica Csto, sopratutto russi e armeni; l’instabilità del Paese, nel cuore dell’Asia Centrale, preoccupa i due vicini più potenti. Cioè la Russia, di cui il Kazakistan è un alleato strategico. E la Cina, che compra la maggior parte degli export petroliferi del Paese. Ma cosa sta succedendo?

La scintilla delle proteste

La prima protesta è scattata il 2 gennaio nella città di Zhanaozen, nel nordovest del Paese: la liberalizzazione del prezzo del carburante lo ha visto raddoppiare in pochi giorni, e le proteste per l’aumento hanno fatto detonare un malcontento latente per le disuguaglianze economiche nel Paese, dove lo stipendio medio — circa 55o euro al mese — non riflette le condizioni di vita faraoniche dei pochissimi ultraricchi del petrolio. Il Kazakistan, 18 milioni di abitanti dispersi su un territorio grande come mezza Europa, è ricchissimo di petrolio, gas naturale, uranio e metalli preziosi. È di gran lunga il più ricco e il più grande tra gli altri «-stan» dell’area: Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, che fanno parte insieme a Kazakistan, Russia e Armenia dell’alleanza post-sovietica Csto.

L’ombra di Nazarbayev

Eppure il malcontento popolare è alle stelle, ed è diretto soprattutto verso il vecchio — e finora unico — presidente Nursultan Nazarbayev, le cui statue sono state buttate giù nelle città e verso cui si indirizzano gli slogan più feroci. Nazarbayev, che oggi ha 81 anni, si è dimesso nel 2019 lasciando il posto all’attuale presidente Tokayev, che gli aveva lasciato un ruolo direttivo nel consiglio di sicurezza nazionale. Da mercoledì, per placare i manifestanti, Tokayev ha sciolto il governo, ma Nazarbayev è ancora visto come un «presidente ombra» dai manifestanti.

Le cause della rivolta

Nel Paese non esiste opposizione: le elezioni vengono regolarmente vinte dal partito di governo con il 100% circa dei consensi. Non è quindi la prima volta che la politica economica del governo infiamma le piazze. Nella primavera 2016 un’ampia privatizzazione della proprietà terriera faceva temere che i cinesi si sarebbero «comprati il Paese», così scandivano in strada migliaia di manifestanti, e l’inflazione aveva portato un dollaro a valere 340 tenge, da 182, in poche settimane. Ora le riforme nel mirino sono molte. La liberalizzazione del prezzo del Gpl, che ha comportato il raddoppio dei prezzi. La recente svolta del governo circa la valuta nazionale, il tenge, che è stato deprezzato — strozzando i molti cittadini che avevano acceso mutui e chiesto prestiti poco prima, con la valuta ancora forte, e che ora chiedono una remissione del debito almeno parziale. Questa crisi bancaria avviata dai prestiti che è sempre più difficile risarcire è precipitata nelle ultime settimane, deflagrando nelle proteste di questi giorni. E poi c’è l’aumento del costo dell’elettricità, in parte legato anche al «crypto-mining», l’«estrazione» di Bitcoin e altre criptovalute, che richiede enormi quantità di energia. Un’attività che in Kazakistan, negli ultimi mesi, si è fatta fiorente.

Il mercato dei Bitcoin

In Kazakistan negli ultimi mesi si sono rifugiati molti dei «miner» cacciati dalla Cina con la stretta sul costo dell’energia elettrica, complice anche il grande laissez-faire del governo — almeno fino a qualche giorno fa — rispetto alla costruzione di nuovi grandi server di informazioni che supportano il «crypto-mining». Così la ex repubblica sovietica è diventata una delle capitali mondiali delle criptovalute. Ospita 90 mila società di «crypto-mining»: il 18 per cento circa del mercato globale. Dal 5 gennaio, però, Kazakhtelecom, la maggiore compagnia di telecomunicazioni del Kazakistan, ha bloccato l’accesso a Internet. Anche il governo centrale ha ha bloccato i siti di social network e le app di chat tra cui Facebook, WhatsApp, Telegram, WeChat. Questo rende difficile capire in tempo reale cosa succede nel Paese. Ma è anche uno spavento per i «miner» di criptovalute: con il blackout di Internet, le società di «crypto-mining» sono impossibilitate a comunicare con il network Bitcoin.

Mercati oggiValter Buffo
Endgame
 

Endgame è il termine con il quale, in inglese, si definisce la fase finale del gioco: quella fase nella quale numerosi segnali ci avvisano che si sta andando verso la conclusione, e che ormai si profila un risultato che distingue nettamente tra chi ha vinto e chi ha perso.

Il termine è efficace e può essere utilizzato proprio in questo momento a proposito dei mercati finanziari.

Il grafico qui sopra è già stato pubblicato e commentato in questo Blog: ci racconta che negli Stati Uniti i flussi di denaro versati dai risparmiatori nei Fondi Comuni azionari hanno raggiunto un importo complessivo superiore alla somma dei soldi investiti in Fondi Comuni azionari nel 19 anni precedenti.

Ulteriore evidenza, supportata dai dati, di una autentica mania collettiva della quale abbiamo scritto, anche questa settimana e poi nelle settimane precedenti..

Il grafico qui sopra potrebbe essere il grafico più significativo di tutto il 2021.

Passando al 2022, dopo solo cinque giorni di mercato abbiamo già un candidato alla categoria “l’articolo più importante dell’anno”.

Ve lo riportiamo qui di seguito, e senza aggiungere commento. Non ce n’è bisogno, perché noi di Recce’d lo avevamo già commentato prima. Proprio nel corso del 2021, mentre il pubblico dei risparmiatori versava il proprio denaro nei Fondi Comuni di Investimento azionari.

Richiamiamo, per una ennesima volta, l’attenzione dei lettori di questo Blog sul tema degli Anni Settanta, tema che viene toccato anche da questo articolo, e che nel vostro esclusivo interesse fareste bene ad approfondire subito, prima che sia troppo tardi per reagire.

By Coral Murphy Marcos and Emily Flitter

  • Dec. 31, 2021

For two years, the stock market has been largely able to ignore the lived reality of Americans during the pandemic — the mounting coronavirus cases, the loss of lives and livelihoods, the lockdowns — because of underlying policies that kept it buoyant.

Investors can now say goodbye to all that.

Come 2022, the Federal Reserve is expected to raise interest rates to fight inflation, and government programs meant to stimulate the economy during the pandemic will have ended. Those policy changes will cause investors, businesses and consumers to behave differently, and their actions will eventually take some air out of the stock market, according to analysts.

“It’s going to be the first time in almost two years that the Fed’s incremental decisions might force investors or consumers to become a little more wary,” said David Schawel, the chief investment officer at Family Management Corporation, a wealth management firm in New York.

At year’s end, the overarching view on Wall Street is that 2022 will be a bumpier ride, if not quite a roller coaster. In a recent note, analysts at J.P. Morgan said that they expected inflation — currently at 6.8 percent — to “normalize” in coming months, and that the surge of the Omicron variant of the coronavirus was unlikely to lower economic growth.

LPL Financial, a brokerage, had a similar take, saying interest rates will move “modestly higher” in 2022.

The S&P 500 stock index had a great run in 2021, rising more than 25 percent — on top of its 16 percent gain during the first year of the pandemic. The index hit 70 new closing highs in 2021, second only to 1995, when there were 77, said Howard Silverblatt, an analyst at S&P Dow Jones Indices. Shares on Friday fell slightly.

The market continued to rise through political, social and economic tensions: On Jan. 7, the day after a pro-Trump mob stormed the U.S. Capitol, the S&P set another record. Millions of amateur investors, stuck at home during the pandemic, piled into the stock market, too, buying up shares of all kinds of companies — even those that no one expects will earn money, like the video game retailer GameStop.

Wall Street also remained bullish on business prospects in China despite Beijing’s growing tension with the United States and tightening grip on Chinese companies. Waves of coronavirus variants, from Delta to Omicron, and a global death toll that crossed five million did not deter the stock market’s rise; its recovery after each bout of panic was faster than the previous one.

“2021 was a terrific year for the equity markets,” said Anu Gaggar, the global investment strategist for Commonwealth Financial Network, in an emailed note. “Between federal stimulus keeping the economy going, easy monetary policy from the Fed keeping markets liquid and interest rates low, and the ongoing medical improvement leading to surprising growth, markets have been in the best of all possible worlds.”

The past year also seemed promising at first for new stock offerings, and nearly 400 private companies raised $142.5 billion in 2021. But investors had sold off many of the newly listed stocks on the New York Stock Exchange or Nasdaq by the end of the year. The Renaissance IPO exchange-traded fund, which tracks initial public offerings, is down about 9 percent for the year.

Shares of Oatly, which makes an oat-based alternative to dairy milk, soared 30 percent when the company went public in May but are now trading 60 percent lower than their opening-day closing price. The stock-trading start-up Robinhood and the dating app Bumble, two other big public debuts, were down about 50 percent for 2021.

The first sign that the stock market could end its recent bull run appeared in the second half of 2021 when prices of household goods, gasoline and much more began to rise, sparked by supply chain disruptions stemming from the pandemic. Prices for used cars skyrocketed amid a global computer chip shortage. As Covid-19 vaccination rates improved, businesses trying to reopen had to raise wages to attract and retain employees. Consumer prices climbed 5.7 percent in November from a year earlier — the fastest pace since 1982.

But even when “inflation” had become a buzzword worthy of a headline in The Onion, the stock market appeared slow to react to price increases.

“The market is on the side that inflation is transitory,” said Harry Mamaysky, a professor at Columbia Business School. “If it’s not and the Fed needs to go in and raise interest rates to tame inflation, then things could get a lot worse in terms of markets and economic growth.”

And that is what the Fed has signaled it will do in 2022.

When interest rates go up, borrowing becomes more expensive for both consumers and companies. That can hurt profit margins for companies and make stocks less attractive to investors, while sapping consumer demand because people have less money to spend if their mortgage and other loan payments go up. Over time, that tends to deflate the stock market and reduce demand, which brings inflation back under control.

“I expect 2022 to be a bumpier ride because the returns are not going to come as easy as they did in 2021 or most of 2020,” said Greg McBride, an analyst at Bankrate, a personal finance company. “Even if the economy continues to grow, there will be concerns about valuations as the Fed tightens policy, and that will lead to some heightened volatility.”

Higher interest rates could also dampen investor enthusiasm for stocks because bonds would pay a higher return than they have in recent years. In fact, LPL Financial forecast that the yield on the 10-year Treasury note, one of the most widely tracked government bonds, will rise to between 1.75 percent to 2 percent by the end of 2022.

Mr. McBride said the values of many stocks were being supported by extremely low yields on Treasury bonds, especially the 10-year yield, which has held to about 1.5 percent.

“If that yield moves up, investors are going to re-evaluate how much they’re willing to pay for per dollar of earnings for stocks,” he said. Even if corporate profits — which were strong in 2021 — continue to grow in 2022, he added, they are unlikely to expand “at a pace that continues to justify the current price of stocks.”

Still, what ultimately happens to the stock market in 2022 depends on whether the Fed’s plans to cut inflation by gently tightening monetary policy work as intended.

In addition to an expected rate increase, the Fed is winding down a pandemic-era program that was meant to provide a backstop to the market. In the spring of 2020, the Fed started buying bonds to inject extra cash into the financial system and help companies stay afloat during severe drop-offs in their businesses. The Fed announced in December that it would quicken the pace of pulling back on that aid, set to finish in March.

“The nightmare scenario is: The Fed tightens and it doesn’t help,” said Aaron Brown, a former risk manager of AQR Capital Management who now manages his own money and teaches math at New York University’s Courant Institute of Mathematical Sciences. Mr. Brown said that if the Fed could not orchestrate a “soft landing” for the economy, things could start to get ugly — fast.

And then, he said, the Fed may have to take “very aggressive action like a rate hike to 15 percent, or wage and price controls, like we tried in the ’70s.”

By an equal measure, the Fed’s moves, even if they are moderate, could also cause a sell-off in stocks, corporate bonds and other riskier assets, if investors panic when they realize that the free money that drove their risk-taking to ever greater extremes over the past several years is definitely going away.

Sal Arnuk, a partner and co-founder of Themis Trading, said he expected 2022 to begin with something like “a hiccup.”

“China and Taiwan, Russia and Ukraine — if something happens there or if the Fed surprises everyone with the speed of the taper, there’s going to be some selling,” Mr. Arnuk said. “It could even start in Bitcoin, but then people are going to start selling their Apple, their Google.”

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