Loro sono nell'angolo (e voi insieme a loro)
 

Loro sono in un angolo: e noi ci guadagnamo.

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Si fa così, se si vuole investire con successo (e non giocare alla roulette del casinò): si esamina la realtà, si studiano le mosse degli altri, e su questo si fondano le proprie decisioni di investimento.

Prendiamo ad esempio le Banche Centrali: con un bombardamento quotidiano di retorica, cercano di fare vedere agli investitori ciò che non esiste nella realtà di ogni giorno.

Ma gli ultimi 20 anni di storia ci insegnano che questa loro strategia (creare un’illusione, un miraggio) fallisce sempre, e che la realtà vince ogni volta.

Ragione per la quale, un investiore che sia intelligente ed informato non deve avere timore di “andare contro le Banche Centrali”: tra le Banche Centrali e la realtà dei fatti, vince e vincerà sempre la realtà dei fatti.

Durante la prossima settimana, in Cina e negli Stati Uniti, verranno pubblicati i nuovi dati per l’inflazione, che già il mese scorso suscitarono una grandissima attenzione tra gli operatori di mercato.

Allo scopo di analizzare i dati in uscita la settimana prossima, ed anche le successive reazioni dei mercati, vi potrò essere utile ascoltare l’opinione espressa un mese fa da Mohamed El Erian in questo video, opinione che può aiutarvi ad aprire i vostri occhi ed andare un pochino altre la retorica dominante che trovate ogni mattina sul vostro quotidiano oppure in TV al TG Economia o su CNBC.

Potrete così tentare di agire (anche se con molto ritardo) sui vostri investimenti in modo tale da posizionarvi per ciò che sta per accadere invece che ragionare sempre usando lo specchietto retrovisore.

Pensare che “quello che è salito fino a ieri” sia un buon investimento è l’errore più diffuso degli investitori finali, spinti in quella direzione dal proprio promotore finanziario, private banker, wealth manager e magari pure dal robot.

Per aiutarvi a ragionare nel vostro interesse, ed utilizzando la vostra testa, anziché farvi stordire ed imbambolare dal fiume della retorica che passa attraverso i media, vi proponiamo di ascoltare poi con attenzione anche un secondo video, ed infine di leggere un articolo del settembre 2019 (notate bene la data).

L’interesse di questo articolo che riportiamo più sotto, dal nostro punto di vista, sta in questo: alla fine del 2019, secondo El Eriano, le Banche Centrali erano già “nell’angolo”. Cosa sulla quale noi già allora, nel 2019, eravamo totalemnte d’accordo (mentre, noatte bene, noi già allora eravamo del tutto in disaccordo sulle conclusioni dell’articolo di El Erian, ed oggi è lui, e non noi, ad avere cambiato del tutto la sua idea).

Sulla base di questo spunto, è utile portare la vostra attenzione sul fatto che l’epidemia COVID, il vaccino ed il successivo Piano Biden sono stati … la manna dal cielo, per tutti i banchieri centrali: che alla fine del 2019 stavano sull’orlo del totale fallimento (delle loro politiche) e sono stati “salvati” proprio dal presentarsi di una emergenza ancora più grande di tutte le precedenti emergenze. Solo grazie a questo, questi signori hanno potuto convincere il pubblico che la ricetta salvifica consiste nel fare “ancora di più” di una politica che non ha mai funzionato.

Ricordare quei mesi del 2019, prima dei COVID, è utile per tutti gli investitori: ma in modo particolare per quegli investitori che si sono fatti ingannare dal tema “tutto tornerà come prima”. “Come prima” significa come in quel 2019, quando le Banche Centrali erano già “nell’angolo”.

Proprio come sono oggi.

Noi ed i nostri Clienti da questa situazione ricaveremo soldi guadagni per i nostri portafogli, mentre altri pagheranno per i loro errori di valutazione, per le loro mosse scondiderate, e per la loro irresponsabilità.

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The European Central Bank and the Federal Reserve will be under even greater scrutiny over the next 10 days as their policy-making committees discuss recent economic developments, update their assessment of prospects and adopt whatever actions and guidance they deem necessary. The outcome will most likely satisfy those looking for the world’s two most influential central banks to further loosen monetary policy. It will most likely do little to improve what has been a steadily darkening outlook for the global economy. And it will without a doubt disappoint those, both inside and outside the central banks, who are looking for the spotlight to pivot away from monetary policy to structural reforms and, for some European countries, fiscal tools that are better suited for the for the task at hand. Indeed, it could well only intensify the spotlight on monetary policy, making even more explicit the increasingly tight corner these institutions are in.

Don’t get me wrong. Most central banks, and the many of us who still have deep respect and affection for them, would like nothing more than for them to deliver better economic outcomes or hand off efforts to bolster the global economy to others or both. The best that we can hope for, however, is that they will be able to navigate the minefield they are in without being accused of not doing enough, of causing economic harm and of contributing to undue financial volatility. Indeed, the most likely outcome is that they will be viewed as taking measures that are deemed ineffective or, even worse, counterproductive. And it’s a dilemma that is unlikely to be resolved soon.

This is an ironic situation for central banks. On paper, they have powerful tools at their disposal such as political autonomy, talented staff members and partial control of the amount and cost of money. This allows them to respond quickly, to modify the behaviors of households and businesses and to be bold when needed. But because their exceptional actions over the last decade have not been supported by proper responses from other policy-making agencies, they have instead contributed to their current dilemma. And the more alone the central banks remain in front, the happier markets and governments will be to delegate more of their responsibilities to them and the more that will be expected from them. Simply put it is becoming increasingly difficult for central banks either to move forward or to go back. It’s a dilemma that has played out particularly loudly in public over recent weeks.

Consider the Fed, whose policy complexities, while significant, pale in comparison to those of the ECB. On the one side, President Donald Trump has repeatedly attacked the Fed for not doing enough to support his growth agenda while on the other, Bill Dudley, the former president of the New York Fed, the most powerful of the system’s regional banks, has criticized it for doing too much. Diametrically opposing views have also been publicized from inside the Fed, with some Federal Open Market Committee members arguing there is no need for an interest rate cut this month and others advocating a 50 basis point reduction. Which takes us to the ECB. Unlike the Fed, it’s confronted by unambiguous evidence of rapidly declining economic momentum.

As such, it is under market pressure to cut interest rates further into negative territory this month and to resume large-scale asset purchases in the next few weeks. With investors having already priced in such steps, failure to follow through would most likely cause financial volatility that risks undermining an already fragile regional economy. Yet few expect such actions to materially improve the euro zone’s economic prospects for a simple reason: A further loosening of financial conditions does nothing to help eliminate the structural and cyclical impediments to growth.

Even worse for the ECB is a slowly spreading view that warns of the outright costs of further monetary policy stimulus. The crux is that the persistence of negative interest rates eats away at the integrity of a well-functioning market-based economy by constraining bank credit, encouraging irresponsible risk taking by non-banks, discouraging the provision of financial protection products that are an important part of a household’s financial security and causing misallocation of resources.

All of this puts the ECB in a bind, and not just for its meeting later this month. It can either risk financial and economic dislocations from disappointing investors that are hooked on ample and predictable central bank liquidity or deliver on market expectations only to risk doing more harm than good to the economy. The good news is there is a way out of the mess. The bad news is that it requires political will and courage at the national, regional and multilateral levels that so far has been elusive. Absent a significant fiscal commitment from governments and other policy makers, the central banks’ dilemma will only become more acute.

La realtà delle performances
 
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Uno ad uno, gradualmente ma inesorabilmente, tutti i tasselli stanno andando al loro posto.

Recce’d aveva anticipato mesi fa la situazione che oggi tutti avete sotto gli occhi, anche qui in questo Blog, ed aveva con anticipo posizionato i propri portafogli in modo ottimale, così da potere ricavare il massimo profitto da ciò che vedrete succedere nelle prossime settimane e mesi.

Ovviamente, la nostra strategia di gestione, di tutti i nostri portafogli modello, è fondata solidamente sulla realtà dei fatti: e su che cosa altro potrebbe fondarsi, una strategia di investimento? Su quali elementi si dovrebbero fondare le decisioni che riguardano i nostri, ed i vostri, soldi?

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Il dato per gli occupati negli Stati Uniti, pubblicato venerdì 4 giugno, è il sigillo sulla fine di una lunga fase dei mercati finanziari: il numero di nuovi occupati è più elevato, rispetto al mese precedente, ma è più basso, rispetto alle previsioni. E se un mese poteva essere una eccezione (un “outlier” direbbero quelli bravi), invece due mesi fanno una prova (come direbbe Poirot). La media dei nuovi occupati creati dall’economia USA, negli ultimi due mesi, sta a 350 mila unità circa.

Non c’è molto da aggiungere. C’è soltanto da prendere quella pila di ritagli di giornale, che voi avete accumulato tra novembre ed aprile, quella con tutti gli articoli sul “boom economico”, e poi buttarla nel cestino della carta straccia. Tutte le vostre chat, tutti i messaggi sul cellulare, tutte le frasi che avete raccolto, frasi facili, non basate sulla realtà ma sulla “speranza”: potete buttare via tutto, e non perderci più del tempo, che non servono proprio a nulla.

Ora, per i Governi e per le Banche Centrali, si è aperta una fase nuova: “che cosa raccontiamo alla gente”?

Ed anche per tutti i vostri portafogli, si è aperta una fase nuova: se siete posizionati per “il nuovo boom economico”, allora avete un (grosso) problema. Siete, come si dice, “fregati”.

E sui mercati? Per ora, fino ad oggi, poco da raccontare: i mercati sono ancora sotto sedativi, essendo stati imbottiti di morfina per mesi e mesi e mesi. Ma come tutti voi sapete la morfina addormenta, ed attutisce i dolori, ma non li cura, non li risolve, non li fa sparire. E dopo, ritornano. e sembrano molto più forti di prima.

I mercati sotto morfina si stanno però risvegliando, e già da qualche mese: infatti, nessuno compera più la favola del “boom economico” ed i maggiori indici dei mercati finanziari oggi li ritrovate al medesimo livello di un mese fa (e anche due mesi fa).

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In quanto gestori professionali, misuriamo il nostro successo con le performances: mettiamo regolarmente a confronto i nostri risultati con quelli di tutti gli altri gestori (lo abbiamo fatto anche nella nostra più recente Lettera al Cliente di sette giorni fa), per misurare la distanza tra noi è loro: che resta sempre significativa, anche quando sui mercati domina la bolla del “livello massimo di ogni tempo”, e che crescerà ancora ed in modo importante da qui a fine 2021.

Per voi amici lettori sarà utile fare lo stesso: confrontatevi con la realtà dei risultati. Vi siete fatti accecare e stordire, dai titoli dei quotidiani che parlano di “record e massimi assoluti”, ma dove sono esattamente questi record?

Nel vostro portafoglio di Fondi Comuni? Non ci sono. Nelle vostre tasche? Non ci sono. Nelle performances dei Fondi della tabella qui sopra? Non ci sono neppure lì. Ma allora … dove sono? Chi le ha fatte? Quando, dove, in quale realtà, in quale Mondo, in quale universo parallelo? Cercatele, a fatecele vedere per cortesia.

Noi, senza mai prendere i rischi che questo tipo di gestori ha preso e prende, e che tutti voi avete toccato con mano soltanto 15 mesi fa, abbiamo fatto meglio di loro anche oggi.. Figuratevi in futuro!

Questi sono i fatti, e questa e la sostanza.

Questa distanza tra noi e gli altri è il risultato di una strategia di gestione che vince, e vice sempre: vince anche nelle condizioni di mercato più avverse.

Le nostre vittorie derivano dal sapere individuare, in mezzo alla tempesta di notizie false ed analisi distorte dall’inteesse personale (come quelle che ogni giorno vengono pubblicate dalle Reti di private banking e dalle grandi banche di investimento) quegli elementi fondamentali che fanno da ancoraggio alla realtà per i prezzi sui mercati finanziari di tutto il Mondo.

Solo in questo modo, amici lettori, potete accorgervi con mesi e mesi di anticipo che un “boom economico” è ciò che serve a Governi a Banche Centrali per giustificare scelte politiche non solo azzardate ed irresponsabili, ma che allo stesso tempo non esiste, nel Mondo reale, ed è soltanto una creazione della mente, della fantasia.

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Amici lettori, fate a voi stessi una domanda: in quale altro periodo della storia economica mondiale una forte ed improvvisa impennata della spesa pubblica ha prodotto effetti positivi per l’economia’ Quando mai è successo che aumentando di molto il deficit dello Stato si è andati tutti a stare meglio? in quale altro precedente storico siamo andati tutti a stare meglio, dopo che la Bnaca Centrale ha aumentato di molto la quantità di moneta in circolazione?

Quando mai è successo?

E perché questa volta dovrebbe mai succedere? Perché lo dicono Yellen e Powell e Lagarde? Davvero?

Su queste basi e su capacità come queste, è possibile costruire una politica di investimento come la nostra, che ad oggi, alla metà del 2021, è perfetta per ciò che ci attende da qui in avanti.

Una politica che si fonda sulla sola base che è possibile, che è la realtà dei fatti ed un accurato lavoro di analisi dei dati fondamentali. E su che cosa si potrebbe basare, una politica di gestione dei propri soldi? Sulle chat e sui Tweet? Ma state parlando seriamente? Ma siete ancora lucidi?

Solo seguendo una strategia di portafoglio come la nostra, amici lettori, si può svolgere l’attività del gestore di portafoglio in modo professionale e soprattutto con successo.

Il resto, noi molto volentieri lo lasciamo ad altri: ai piacioni che vi rassicurano e vi dicono che “tutto andrà bene”, a quelli che invece di parlarvi dei mercati vi invitano al concerto oppure al torneo del golf, ai simpaticoni che vengono a casa con tutte quelle belle immagini colorate, e sempre con il sorriso largo e la battuta di spirito, proprio come quelli che in TV vendono il materasso in lattice e la poltrona motorizzata.

"Io sono un genio"
 

La nostra strategia per la gestione dei portafogli modello è basata solidamente sulla quotisiana paziente e scrupolosa analisi di ciò che accade intorno a noi, nell’economia reale e sui mercati, un lavoro metodico che nel tempo garantisce frutti di eccellenza. Un lavoro chiaramente basato sui principi della Finanza e dell’analisi fondamentale: e su che cosa altro dovremmo basare le scelte che riguardano i nostri ed i vostri soldi? Sulle chat e su twitter? Sui titoli del PLUS del Sole 24 Ore e di CNBC? Ma per carità …

La nostra professione ci obbliga però a tenere bene in conto anche la psicologia di massa, i fenomeni di frenesia collettiva, le mode ed ogni altro elemento di contorno e di colore che influenza i mercati finanziari.

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Nelle ultime due settimane, è tornata in prima pagina, almeno alla Borsa di New York, la vicenda dei titoli azionari di Soeietà già di fatto fallite, che vengno prese di mira da piccoli e piccolissimi investitori che comperano quelle azioni per mettere in difficoltà chi ha fatto nei mesi precedenti su quelle medesime azioni una posizione SHORT.

Recce’d ne aveva parlato in modo diffuso nel mese di febbraio, quando il fenomeno si presentò una prima volta e quando si arrivò persino ad una Audizione parlamentare al Congresso di Washington.

Come sicuramente ricorderete, già allora noi di Recce’d scrivemmo, in modo chiarissimo, che “Gamestop reserà con noi”, visto che quella Audizione fu (sorpresa!) del tutto inutile e che pochissimi allora compresereo l’autentico significato di quell’episodio.

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Oggi siamo arrivati al secondo round: e tra i pochi che hanno compreso, molto chiaramente, quale è il significato di questa vicenda, c’è sicuramente Mohamed El Erian, ed è per questo che oggi ne riproponiamo in questo Post un recente articolo.

Le cui conclusioni, per la gestione dei nostri portafogli nel 2021, sono semplicemente fondamentali.

Anche per il vostro portafoglio titoli, la lettura di questo articolo potrebbe fornire alcuni suggerimenti molto concreti.

In particolare, la lettura (va fatta con grande attenzione) di questo utile articolo dovrebbe farvi riflettere sulla psicosi di massa che potremmo definire “io sono un genio”: chiunque oggi abbia investito sui mercati finanziari, ed anche se avesse investito sui titoli-spazzatura, è autorizzato a pensare “io sono un genio degli investimenti, perché guadagno sempre”.

Questa situazione artificiale, per la quale “sui mercati non si può perdere”, è stata volutamente indotta dai banchieri centrali allo scopo di creare un clima di euforia artificiale.

La fase “io sono un genio” finirà come è finita in ogni occasione precedente, e con costi elevatissimi per tutti i “genii presunti”.

Se oggi vi sentite “un genio della finanza”, vi farà guadagnare del denaro una lettura attenta di ciò che ha scritto qui sotto uno dei massimi esperti di mercati finanziari che oggi esista al Mondo.



It has only been a few months since Reddit-enabled retail investors, or what some unflatteringly refer to as the “retail mob,” embraced GameStop Corp. and drove its valuation to the moon only to be frustrated by a sudden change against them in the rules of the game. Today, it’s all about AMC Entertainment Holdings Inc., whose skyrocketing value this week has already overcome what would normally curtail investor enthusiasm. The similarities are notable, as is the broader message about what is happening to the investment landscape.

Both phenomena involve an investment thesis, effective amplifiers and lots of cash to invest and borrow on margin. 

The thesis for GameStop was to exploit a few massively offside hedge funds that, believing the business was structurally impaired for a long time, had shorted wildly, amounting to an eye-popping 140% of the outstanding shares, according to some reports. For AMC, professional investors and broker-dealers are being caught off guard by the chief executive officer’s embrace of retail investors in a manner that has allowed a solid set of believers in the company’s prospects to provide a foundation for many more speculative buyers. Their combined force has been enough to overcome a significant sale of shares to a hedge fund that, according to reports, were immediately flipped and dumped into the marketplace. 

The amplifier in both cases has come through Reddit, a platform that has enabled the investment theses to be shared effectively and evolve. It’s a process that has provided comfort to subsequent waves of buyers and is a perceived staying power for the trade.  

Then there is the combination of no-fee trading, ample provision of margin debt and, most important, the surplus of investable cash sloshing around the system because of higher savings during the pandemic, cash transfers from the government and readily available cheap leverage. 

GameStop is a reminder that, as remunerative as the AMC trade has been — and it has been incredibly so, with a year-to-date return of more than 2,800% and doubling at one point just on Wednesday — it is also vulnerable. GameStop’s unwinding came when Robinhood, the favored trading platform, suddenly curtailed investors’ ability to buy the stock, thereby starving the continuing short squeeze of oxygen and allowing market conditions to reset in a fashion that favored the hedge funds on the ropes. It was a brutal blow to retail investors that resulted in sizable losses and raised all sorts of questions, including for regulators, and prompted congressional hearings

It’s hard to tell what may undermine the current AMC surge. What is certain is that the further the price goes up exponentially, the tenser the tug-of-war will become between new speculative buyers and those looking to sell and monetize significant returns. 

With all these dynamics in play, it has been tempting for some to dismiss this retail investor phenomenon as nothing more than a mob of young irresponsible gamblers treating the stock market like a casino. That would be a mistake, especially because it would obfuscate three critical developments that are consequential for the longer-term. 

First, what we are seeing is a realignment of the investment landscape at its outer edges, at least for now. It is powered by the ability to coordinate effectively and smartly through Reddit. Indeed, its dynamics have some similarities to what surprisingly toppled political regimes in some developing countries, particularly during the Arab spring a decade ago.  

Second, it is yet another illustration of how ultra-loose policies have enabled more risk-taking. The enablers include large cash handouts and the ability to lever easily that’s afforded by incredibly loose financial conditions — themselves a function of the prolonged pursuit by central banks of unconventional policies involving, first, very low policy interest rates and, second, huge and predictable injections of liquidity. And the impact is not limited to retail investors. It is the same combination that has fueled the SPAC and cryptocurrency phenomena that are causing belated indigestion for a growing number of governments and central banks. 

Third, it is yet another episode of market regulators and supervisors being late to the game. The difficult questions for which there is no broad agreement on answers, let alone effective guidance from the authorities, range from investor suitability and protection and possible market manipulation to larger issues of market stability and contagion. 

Dismiss the AMC whirlwind at your peril. It is part of a much wider phenomenon whose implications go well beyond the immediate and well beyond retail investors. 

Inter, Conte e Zhang: in questa storia c'è qualcosa su cui riflettere (per i nostri investimenti in titoli)
 

Noi in Recce’d siamo sempre alla ricerca di nuove strade, di metodi e modi per innovare, rettificare, integrare i nostri servizi al Cliente.

Cerchiamo in ogni direzione, e in qualsiasi ambito.

Per fare un esempio concreto, nell’ultima settimana sul Corriere della Sera, il maggiore quotidiano nazionale, è apparso un articolo di commento dell’esperto giornalista sportivo Mario Sconcerti, che qui sotto potete leggere o rileggere nel caso.

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La storia dell’Inter e di Conte è una storia che si capisce solo se si resta un passo avanti ai fatti, senza condizionamenti di fede. Era chiaro si sarebbe arrivati a questo, come è chiaro adesso che siamo solo all’inizio. Non so perché i tifosi vengano sempre trattati come fossero bambini impauriti per cui vanno riempiti di risposte sbagliate ma rassicuranti.

La realtà è che l’Inter è stata ipotecata a garanzia di un prestito di 275 milioni. Zhang non mette più soldi, non è in grado di farlo. Si è data la colpa al capitalismo di stato cinese dimenticando che la Cina ha salvato gli Zhang comprando a quasi due miliardi il 23 per cento della loro azienda madre alla deriva. Puoi avere un aiuto di Stato così forte e poi pensare di acquistare Messi? No, non puoi, qualunque sia il governo che ti salva. L’Inter naviga adesso senza proprietà, non può che autogestirsi, quindi fare vittime, perché autogestirsi significa camminare accanto a un debito di 926 milioni totali. Chi rischia di più non è l’Inter, sono gli Zhang. Se non rimborsano il prestito perdono l’Inter a un terzo del valore. La mia convinzione è che Zhang non stia asciugando l’Inter per salvarla, ma per venderla meglio. Sta lottando per la sua plusvalenza.

D’altra parte tutti in questa storia di sport atipico hanno riscosso un dividendo. Conte si licenzia pur sotto contratto facendosi pagare sette milioni di indennizzo, cioè l’intero stipendio di Mourinho alla Roma. I tifosi hanno avuto uno scudetto meritato ma conquistato su debiti incongrui e stipendi non pagati. Nessuno, proprio nessuno, adesso ha più diritti. Resta una consolazione amara: l’Inter è un’avanguardia, altre grandi società avranno problemi simili. La Juve sta scegliendo il proprio allenatore dopo aver aspettato le decisioni degli altri. Si rinnova look e anima eliminando Paratici, l’uomo del mercato e dello scandaloso caso Suarez. Ma sarà difficile per chiunque pagarsi i debiti con il mercato perché il valore dei giocatori è caduto oltre i i limiti. È come aver perso il 50% in borsa, rimane per tutti solo metà patrimonio.

Troviamo in questo articolo una lunga serie di spunti e riflessioni che senza fatica si possono adattare al nostro quotidiano mestiere di gestire gli investimenti di portafoglio titoli, ed anche senza fatica possono essere adattati alla realtà attuale dei mercati finanziari, proprio quella del 2021.

A partire dal fatto che la Cina gioca un ruolo centrale, nelle vicende di tutte le economie Occidentali. Non soltanto le Aziende cinesi, che lo fanno ormai da decenni: adesso, sull’Occidente, pesano molto anche le scelte di politica economica fatte dalla Cina.

La prossima settimana, sarà questo il tema della Sezione Analisi del nostro The Morning Brief che ogni nostro Cliente riceve alle ore 7 circa ogni mattina.

In questo Post, ci limitiamo a … divertirci un po’, ri-scrivendo l’articolo di Sconcerti che avete appena letto, con la sostituzione di alcune parole, che abbiamo evidenziato in grassetto.

Notate che la frase conclusiva non è in grassetto: è proprio esattamente quella originale di Mario Sconcerti. E quindi, amici cari, preparatevi.

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La storia dell’economia e dei mercati finanziari negli ultimi 5 anni è una storia che si capisce solo se si resta un passo avanti ai fatti, senza condizionamenti di fede. Era chiaro si sarebbe arrivati a questo, come è chiaro adesso che siamo solo all’inizio.

Non so perché gli investitori he sono clienti dei promotori finanziari vengano sempre trattati come fossero bambini impauriti per cui vanno riempiti di risposte sbagliate ma rassicuranti.

La realtà è che l’intera economia globale è stata ipotecata a garanzia di un debito pubblico di dimensioni abnormi. L’economia reale non ripagherà questo debito perché, non è in grado di farlo. Si è data la colpa al capitalismo di stato cinese dimenticando che la Cina ha salvato l’economia globale alla deriva. Puoi avere un aiuto di Stato così forte e poi pensare di salvare le economie ancora facendo ulteriori aiuti di Stato finanziati con i debiti? No, non puoi, qualunque sia il governo che ti salva. L’economia globale naviga adesso senza proprietà, non può che autogestirsi, quindi fare vittime, perché autogestirsi significa camminare accanto a un debito di decine di migliaia di miliardi in totale. Chi rischia di più non è la Banca Centrale, sono gli investitori finali. Se gli Stati non rimborsano il prestito gli investitori perdono il loro patrimonio a un terzo del valore. La mia convinzione è che la Banca Centrale non stia finanziando l’economia per salvarla, ma per venderla meglio. Sta lottando per mantenere in vita aziende zombie.

D’altra parte tutti in questa storia di sport atipico hanno riscosso un dividendo. Banche di investimento che hanno massimizzato i profitti, Reti di promotori e private bankers che hanno visto salire le masse amministrate, Governi che hanno potuto fare debiti come mai prima nella Storia. Tutti: e chi paga il conto? Lo pagheranno i riparmiatori

Ma sarà difficile per chiunque pagarsi i debiti con il mercato perché il valore di tutti gli asset finanziari è caduto oltre i i limiti.

È come aver perso il 50% in borsa, rimane per tutti solo metà patrimonio.

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Crisi di fiducia? Adesso anche altri dicono: "Fight The Fed"
 
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Nella nostra nuova Lettera al Cliente, che abbiamo spedito questa mattina, illustriamo con dettaglio le numerose, significative novità apparse sui mercati finanziari globali nel mese di maggio 2021, un mese nel quale con grande evidenza si è interrotta una tendenza che dominava dal novembre 2020 (elezione di Joe Biden alla Presidenza) e che si è poi raffozata con “il vaccino “ (novembre 2020) e con il Piano Biden (febbraio 2021).

Quella fase è finita, il boom economcio per ora non c’è, il tema “reflazione + riaperture” è stato messo decisamente in sordina, se non in soffitta, dalle Reti di promotori finanziari che si fanno chiamare private banker o persino (per i più tecnologici) robot.

Resta al centro di ogni dibattito, ed in ogni comparto del mercato finanziario internazionale, il tema della politica monetaria, ed i dubbi che pesano sul futuro delle scelte delle Banche Centrali.

Con il brano che segue, di Deutsche Bank) ricordiamo ai nostri lettori che è proprio grazie alla disponibilità delle Bnache Centrali a finanziare direttamente il disavanzo degli Stati che siamo arrivati al punto nel quale ci troviamo: una crescita abnorme dei debiti (pubblici e privati) che potrà rimanere gestibile unicamente se l’inflazione aumenta e distrugge parte di questo debito abbattendone il potere di acquisto in termini di beni e servizi. la strada adesso è obbligata.

However, since much of this debt is held by the “official” sector - i.e., ECB - and is concessional, it makes traditional debt/GDP metrics much less relevant. Indeed, with central banks holding huge shares of other countries’ bonds this could also be argued to be the case in many highly indebted countries, according to Reid.

According to Reid, "this 'official' sector intervention in government bonds has changed the orthodoxy from the immediate post-GFC years. Back then, governments were forced into rapid austerity to ensure they didn’t see a disastrous sovereign crisis. Today, with debt much higher but with huge “official” sector involvement, no serious commentator is talking about short to medium-term sovereign risk."

As the DB strategist concludes, "this likely makes it much easier for fiscal policy to stay much looser post pandemic than it did post-GFC with all the associated growth, inflation and long-term implications."

Of course, in the "long-term" some other politician will be in control and as such it is irrelevant for those in control now. Which is why now debt no longer matters and it won't matter until such time as central banks - which monetize it all - lose their last shred of credibility.

Del tema di cui si scrive qui sopra, ovvero della “perdita di credibilità delle Banche Centrali”, e della sua ricaduta sui vostri portafogli e sui vostri soldi, Recce’d ha scritto molti mesi fa in questo Blog e più ampiamente in esclusiva per chi è nostro Cliente.

Da molti mesi, Recce’d ha segnalato a tutti i lettori del Blog che le Banche Centrali nel 2021 sono il più grande avversario della stabilità finanziaria degli investitori privati come pure Istituzionali. Dopo poco meno di un anno, ritroviamo questa nostra affermazione in un titolo del Finalcial Times, che rivedete qui sotto.

Lo ammettiamo: siamo orgogliosi del fatto che chi segue i contributi di questo Blog spende bene il proprio tempo, e può informarsi con dieci mesi di anticipo di ciò che viene successivamente pubblicato dal Financial Times. Ed in questo modo (che è il solo modo) fare scelte che sono vincenti per il proprio portafoglio sia sul piano della gestione dei rischi sia sul piano del conseguimento di performances positive, come Recce’d è stata in grado di fare dal 2007 ad oggi.

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The writer is president of Queens’ College, Cambridge university and adviser to Allianz and Gramercy

I vividly remember a meeting in late 2007 with the head of a major US bank. The executive drew an inverted U in response to me asking where financial markets stood. When told that we were near the top, I immediately asked about the bank’s risk positioning. “Max risk on” was the rather surprising answer. Surely, it was prudent to reduce risk ahead of an expected turning point? No, I was told.

The bank needed “unambiguous evidence” that the markets were turning before altering its strategy.

After all, it is hard to time inflection points, competitors also had lots of risk on, the bank feared short-term underperformance and the authorities were not ringing any alarm bells. In the event, the bank had to be rescued in the 2008 financial crisis. Today, this institution (with a different chief executive) is better capitalised and more constrained in the risk-taking it takes. But the mindset and risk behaviour in play have not disappeared. They have morphed, migrated to, and grown in non-banks.

Moreover, until very recently, central banks and other regulatory agencies have stood on the sidelines, acting as inadvertent enablers. While the systemic threats in play are smaller, the financial system is vulnerable to market accidents that expose the economy to unnecessary risks. Already, the system has navigated three near-accidents this year: the sudden January surge in yields; the February retail investor uprising focused on retailer GameStop; and the March demise of a little-known family office Archegos that inflicted some $10bn in known losses on banks.

In all three cases, the disruptive spillovers on the financial system were contained by luck rather than crisis prevention measures. Lacking evidence of anything beyond a temporary disruption, the enormous risk-taking encouraged by the provision of liquidity by central banks resumed. This was accompanied by a big slice of opportunistic positioning by some investors — an approach well captured by hedge fund manager Leon Cooperman’s cleverly-worded observation that he is a “fully invested bear”. Yet the drivers of these near accidents should not be ignored. They are part of dry tinder that, if ignited, could risk a consequential financial accident.

Fortunately, the central banking community is waking up, jolted by the spectre of inflation as well as financial instability. As usual, the Bank of England is among those leading the pack with its recent statement that “continuing purchases” of assets under its quantitative easing programme could now slow somewhat. This lays down a marker for hiking interest rates down the road. For its part, the European Central Bank warned last week of “remarkable exuberance” in markets, adding to earlier small signs of something many deemed unthinkable: The possibility of the ECB tapering QE before the Federal Reserve.

Fed officials had adopted a virtually universal adherence to a common set of speaking points dismissing inflation concerns and reiterating that the central bank was “not thinking about thinking” about tapering. However, the Fed policy meeting minutes released last week indicated that some officials would like to talk about the possibility “in upcoming meetings”. The good news is that the Fed may now consider embarking on a policy correction that would help reduce the probability of a policy mishap similar to the mistake banks made back in 2007-08.

Less good is that the minutes suggested that only a few members of the Fed’s policy-setting committee are there; and that does not seem to include the chair. The timeline is vague and open ended. No wonder markets have paid little attention. Having already waited for too long, the Fed faces a tricky policy pivot — especially as it is now hostage to a “new monetary framework” that is ill-suited for the pandemic-related structural changes to the economy.

As such, the pivot involves the twin risks of market volatility and loss of Fed credibility. Yet the alternative of dogmatically holding on to a backward-looking policy stance would threaten far greater damage. For their part, investors should be encouraging the Fed to pivot rather than just focus on the continued joy of surfing the liquidity wave. Learning from the experience of banks in the financial crisis, it is better to risk some short-term discomfort than the durable larger damage that a bigger policy mistake would inflict on asset values, the functioning of markets, and economic and social wellbeing.