Il tutto per tutto
 

Si sono giocati il tutto per tutto.

Che cosa succede, se per caso loro perdessero la scommessa (che hanno fatto usando i vostri soldi)?

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Stiamo parlando delle Reti di vendita di tutto il Mondo. Reti internazionali, come a titolo di esempio UBS, JP Morgan, Credit Suisse, BNP Paribas. E Reti italiane, dalle più grandi alle più piccole, dai nomi molto noti grazie alle pubblicità in TV (da FINECO a Mediolanum ad Allianz, fino a Fideuram, Banca Generali, Azimut e molte altre).

Tutti questi signori, e tutte queste strutture nell’ultimo semestre hanno fatto uno sforzo mostruoso. Mostruoso e disperato.

Lo sforzo ha raggiunto l’obbiettivo: almeno, e guardiamo alle dimensioni dei flussi generati, nell’immagine sopra e nell’immagine sotto.

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Mettiamo questi numeri nel loro contesto.

Nella storia degli ultimi 100 anni non c’è un episodio di pandemia globale come quello che oggi tutti noi stiamo ancora affrontando. Per reagire a questa sfida, sul piano dell’economia, le Autorità di Governo e le Banche Centrali hanno scelto la strada del debito finanziario dall’emissione di moneta.

Il nuovo debito creato non ha precedenti nell’intera storia economica del nostro Pianeta. La scommessa delle già citate Autorità è che questa massiccia, ed anzi mostruosa, creazione di debito finanziato dalle Banche Centrali è la soluzione giusta per riportare le economie sulla strada della crescita economica.

Il risultato non è garantito: la mancanza di qualsiasi precedente ci consente di sperare, ma non ci mette in condizione di sapere dove si andrà a finire.

Le grandi Reti di vendita, le Reti di private bankers e di wealth managers, le Reti di promotori finanziari e di consulenti, hanno affrontato il Cliente vendendo sicurezza. E hanno persuaso i loro Clienti a scommettere: ad investire come se il risultato fosse garantito.

Come già scritto poco sopra, non esiste alcuna garanzia. Nessuno oggi può offrire garanzie: Governi ed Autorità Monetarie sono impegnatissimi a vendere “speranza”, ma agiscono senza avere calcolato le conseguenze delle loro scelte. Agiscono come disperati.

Le Reti, ovviamente, fanno il loro lavoro. che è quello di piazzare nei vostri portafogli (vostri, che leggete questo sito e che siete investitori finali) la merce che loro vendono. Che sono i cosiddetti “prodotti finanziari”, ovvero GPM, GPF, Fondi Comuni di Investimento, certificati, polizze vita ed altri prodotti assicurativi, Unit Linked, ed altri “prodotti finanziari” di più recente creazione.

Queste Reti non avevano scelta: potevano solo comportarsi così, perché sono (tutte) disperate. E per conseguenza, hanno scelto di giocarsi proprio nel 2021 il “tutto per tutto”.

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I numeri delle tre immagini di questo grafico, ma soprattutto la linea nera del grafico qui sopra, sono la testimonianza di ciò che Recce’d afferma in questo Post.

Nel momento in cui è massima l’incertezza, su ciò che accadrà a breve, medio e lungo termine nel campo dell’economia e della finanza, le Reti grandi e piccole, da UBS alla più piccola Rete italiana, hanno convinto i loro Clienti ad agire come se:

  • l’epidemia fosse già sotto controllo, grazie a “il vaccino”; e che

  • l’economia fosse in condizioni persino migliori di prima, grazie alla enorme, spesa dello Stato in deficit finanziata dalle banche centrali.

Due balle. Due gigantesche menzogne.

Loro, gli uomini delle Reti, hanno convinto i Clienti. Ma loro stessi, gli uomini delle Reti, ne sanno un bel nulla, ed hanno (anche questa volta) venduto il fumo.

Non ne sanno nulla perché i Governi non ne sanno nulla 8e lo vedete anche voi ogni giorno: si va avanti alla giornata) e perché le Banche Centrali non ne sanno nulla come lo stesso Jerome Powell ha riconosciuto i marzo 2021. Anche le Banche Centrali vivono alla giornata.

Si stanno facendo enormi esperimenti, e tutti sulla vostra pelle e con i vostri soldi.

Proprio con i vostri soldi, i soldi delle vostre tasche.

Chi credete che pagherà per il debito che gli Stati hanno contratto negli ultimi 12 mesi? Soltanto il vostro vicino di casa oppure collega di ufficio? E voi no? Siete i più furbi del gregge?

Le Reti, quelle grandi come FINECO, Mediolanum, Fideuram e le altre, hanno scelto comunque di vendere le certezze che loro non hanno. Che cosa altro potevano fare?

Per queste Reti, sia chiaro, questo è il momento del “tutto per tutto” perché per loro, se questo tentativo, se questo esperimento di massa, dovesse fallire, allora per loro non ci sarà futuro.

Le Reti sono tutte legate, a filo doppio e triplo, alle elemosina dei Banchieri centrali e dei Governi: loro non potrebbero sopravvivere, e non sopravviveranno quando si girerà pagina, quando la farsa a cui assistiamo da un decennio si trasformerà in una tragedia.

Loro non sopravviveranno: il loro modello di business, centrato sulle retrocessioni al venditore delle commissioni pagate dal Cliente, ha fallito.

Questa professione non consiste nel “vendere prodotti finanziari. Non esiste la professione del “venditore di prodotti finanziari”.

E’ soltanto un infortunio degli ultimi tre-quattro decenni.

Ed allora, si sono detti: vai con il “tutto per tutto” Vai con il “perso per perso, mi gioco tutto”.

Ecco perché sono corsi tutti a casa dei loro Clienti, a raccontare che “questo è il momento di investire”. Senza avere la minima cognizione di ciò che sta per accadere.

Tanto, se anche poi le cose dovessero andare male, il promotore finanziario ovvero private banker ovvero wealth manager potrà sempre ripulirsi la coscienza dicendo “sarebbe andata male comunque, per mé”.

Amici lettori: ricordate che per i vostri soldi, a differenza che per le Reti, il destino non è segnato.

Se reagite, adesso, oggi, e se ritornate ad utilizzare la vostra testa, i vostri soldi risparmiati non devono necessariamente fare la fina che faranno le Reti.

Non siete obbligati, ad andare con la massa e perdere i vostri risparmi. Si può ancora essere felici, anche dopo la pandemia.

Noi siamo qui per voi, e per parlarne. Non aspettate l’ultimo momento: quello che stiamo per vedere non sarà un lento e graduale declino, ma un “finale con il botto”.

Come quando ci si gioca il “tutto per tutto”, appunto.

Mercati oggiValter Buffo
Sarà vero, che non è mai troppo tardi? (parte 2)
 

Oggi giorno della Pasqua 2021 Recce’d pubblica cinque nuovi Post. Come sapete siamo preparando un nuovo Longform’d dedicato al tema dei tassi di interesse, dei rendimenti delle obbligazioni, e della Federal Reserve: vsarà questo il tema centrale del secondo semestre 2021 Non sentiamo l’urgenza di scriverne oggi per ila ragione che ne scrivemmo già quattrodici giorni fa, e che ne abbiamo scritto anticipando i fatti di queste settimane fino dallo scorso mese di agosto 2020.. Per questo siamo tranquilli: i nostri lettori hanno già oggi le idee chiarissime su ciò che sta per accedere. Ai nostri lettori, insieme con i nostri Clienti, rivolgiamo un Augurio per le Festività della Pasqua e per tutto il resto del 2021.

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Abbiamo commentato in un altro Post della giornata odierna, i 4000 punti raggiunti giovedì 1 aprile (e non si tratta di un pesce d’aprile) dall’indice di Borsa che è il più importante ed il più seguito del Pianeta, e più in generale abbiamo commentato la “passione per i numeri tondi” che coinvolge una fetta degli operatori finanziari ed una fetta degli investitori.

Passione che non condividiamo con questi operatori né con questi investitori..

In questo Post, che riprende un tema già trattato, noi portiamo all’attenzione di chi ci legge il fatto che la soglia dei 4000 punti viene raggiunta a cinque mesi di distanza dall’annuncio de “il vaccino”. Era il 9 novembre 2020.

Da allora, sono trascorsi cinque mesi, ovvero 150 giorni di calendario, più 100 giorni di mercati aperti.

Da allora, sono stati annunciati dalla Amministrazione Biden un piano di nuova spesa pubblica in deficit per 1900 miliardi di dollari ed un piano per spese per infrastrutture pubbliche da 2700 miliardi di dollari.

Da allora, ci sono state nuove, ulteriori, più forti rassicurazioni sia della Fed sia della BCE, che hanno riguardato sia l’acquisto di obbligazioni sui mercati (il famigerato QE) sia a i tassi ufficiali di interesse (che resteranno a zero fino … al giorno dell’Apocalisse).

Insomma: non si può non porre attenzione al fatto che è stato annunciato di tutto, e di più. E poi di nuovo di tutto, e di nuovo di più. E poi ancora, e poi ancora.

Una cosa mai vista nella storia economica del Mondo. mai è successo prima, uno sforzo simile. Mai neppure durante le Guerre Mondiali. Mai neppure per le più gravi carestie oppure le più gravi epidemie.

Tutto questo ha prodotto un rialzo del maggiore indice di Borsa di 350 punti. Circa lo 8%.

L’indice della principale Borsa del mondo, come vedete qui sotto nel grafico, può perdere 350 punti in soli tre giorni consecutivi.

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Il movimento che abbiamo visto tra novembre ed oggi, pertanto, deve essere giudicato insignificante, nell’ambito di una gestione di portafoglio anche per quella asset allocation semplificata e schematica che utilizzano i robot-advisors.

Eppure, una grandissima parte del pubblico dei piccoli e medi risparmiatori ha spostato i propri soldi in Borsa, in questi cinque mesi: ce lo dicono i dati.

Una massa di investitori retail, convinta dal proprio private bankers o promotore finanziario oppure wealth manager che si tratta di “un momento storico” ovvero di un “momento ideale”, ha investito il proprio risparmio sulla Borsa di New York a 3800 punti circa (segnatevi questo numero) e poi anche sulle altre Borse del Mondo, come ci dicono i dati.

Loro, gli investitori retail, hanno comperato azioni.

Chi ha venduto a loro queste azioni? E’ necessario farsi questa domanda, perché con investimenti di queste dimensioni, il rialzo delle Borse avrebbe dovuto essere tre, quattro, cinque, dieci volte più grande di ciò che è stato (immagine più in basso).

Chi ha venduto ai piccoli e medi investitori negli ultimi cinque mesi? E perché?

Abbiamo selezionato dal Financial Times un recente articolo, che più in basso riproponiamo. Contiene una serie di spunti proprio su questo tema, che potranno risultarvi utili per decidere.

Ma, nel vostro interesse, fatelo in fretta.

Tanto più che questo contributo vi arriva del tutto gratuitamente: proprio come una sorpresa nell’uovo di Pasqua.

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Investors inject almost $170bn into global stocks in 4 weeks Surge comes as world economic outlook improves and US launches vast stimulus effort

Investors have poured almost $170bn into equity funds over the past month in the latest sign of how the brightening economic outlook and relentless stimulus measures have provided a sustained boost for stocks.

Funds that buy shares recorded $68.3bn in net inflows in the week to last Wednesday, the largest amount on record, according to data compiled by research group EPFR. This brought the total over the past four weeks to $168bn, Goldman Sachs said. The surge last week, which was the most pronounced in US stocks, came as the US government began distributing the stimulus payments that were part of Joe Biden’s $1.9tn relief package. “These payments may be making their way in to mutual funds and [exchange traded funds] as well as other assets,” Goldman Sachs analysts said.

International investors have also bought US stocks, with UK brokerage Hargreaves Lansdown noting last week that it had seen “elevated volumes of share dealing since the end of January with an increased proportion of these directed towards international equities, driven by interest in US stocks from existing clients”. Recommended FT News Briefing podcast10 min listen Global equities surge, Broadway woes, India tries to tackle job shortage with new hiring rules Last week’s rush of inflows also came after the Federal Reserve lifted its outlook for the world’s biggest economy and said it expected to hold interest rates at historically-low levels until at least 2024.

“We are in [the] midst of [the] strongest macro data of our lives,” analysts at BofA wrote, referring to economic indicators that showed the US and China were recovering rapidly from the pandemic. The brightening outlook lifted the blue-chip S&P 500 to a record high on Wednesday, the day of the rate decision. However, US stocks wobbled later in the week in response to a tumble in the bond market triggered by rising angst that rapid growth will fuel a boom in inflation that potentially calls time early on monetary stimulus measures.

Sorpresa nell'uovo di Pasqua (parte 1)
 

Oggi giorno della Pasqua 2021 Recce’d pubblica cinque nuovi Post. Come sapete siamo preparando un nuovo Longform’d dedicato al tema dei tassi di interesse, dei rendimenti delle obbligazioni, e della Federal Reserve: vsarà questo il tema centrale del secondo semestre 2021 Non sentiamo l’urgenza di scriverne oggi per ila ragione che ne scrivemmo già quattrodici giorni fa, e che ne abbiamo scritto anticipando i fatti di queste settimane fino dallo scorso mese di agosto 2020.. Per questo siamo tranquilli: i nostri lettori hanno già oggi le idee chiarissime su ciò che sta per accedere. Ai nostri lettori, insieme con i nostri Clienti, rivolgiamo un Augurio per le Festività della Pasqua e per tutto il resto del 2021.

 

La sorpresa dell’uovo di Pasqua 2021 si chiama FDR.

FDR, come molti di voi sanno, sta per Franklin Delano Roosvelt.

A questo Presidente degli Stati Uniti viene associata una politica economica fatta di forti interventi dello Stato in tutti gli ambiti dell’economia e della finanza.

Ciò a cui tutti voi state assistendo oggi è una svolta, epocale, nella gestione della politica economica (sia monetaria sia fiscale) che ambisce a ripetere quell’esperienza, almeno nella filosofia, e (nelle speranze di chi la mette in pratica) nei risultati.

Noi non abbiamo la possibilità di rivedere per i lettori del Blog l’intera esperienza di FDR: le sue premesse, i suoi metodi, e soprattutto i suoi risultati.

Lo faremo, in una sede diversa, per i nostri Clienti in esclusiva.

In questo Post, tuttavia, vi forniamo alcuni spunti, così che poi siate voi lettori ad approfondire, nel vostro interesse e nel modo che preferite.

Tra le cose da approfondire, c’è sicuramente il tema delle tasse. Nessuno dei nostri lettori, neppure i meno attenti, i meno affermati ed i meno acuti, può immaginare che tutto il denaro che è stato promesso, ed in qualche caso, fornito, dagli Stati ai consumatori ed alle imprese negli ultimi 12 mesi discenda dal cielo, oppure arrivi portato dai re Magi.

Per questo, anche se non trovate il tema “tasse” sulla prima pagina del vostro quotidiano, in quanto investitori siete costretti già oggi (ed anzi, da ieri) ad occuparvi di tasse.

Se ne è occupato, la settimana scorsa, anche il Fondo Monetario Internazionale, con un dibattito ed un documento, documento dalla lettura del quale Recce’d ha ricavato questo grafico che trovate qui sotto.

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Dice il FMI che nella quasi totalità dei paesi la maggioranza delle opinioni è favorevole ad un incremento del prelievo fiscale.

Voi e noi, tutti sappiamo come funziona questa cosa. tutti sono favorevoli ad un aumento delle tasse, specie nel caso in cui non si viene toccati direttamente. Quando l’aumento delle tasse ci tocca direttamente, noi non siamo più favorevoli, ed al tempo stesso nessuno lo è più.

La cosa va in netto contrasto con ciò che Mark Carney, ex governatore della Banca di Inghilterra (elegantissimo e celebratissimo, più di Draghi e Powell negli ambienti finanziari globali) scrive nel suo tweet della settimana scorsa che leggete qui sotto.

Dice Carney: “nessuno è libertario, quando c’è una crisi finanziaria”.

Carney ha ragione: fino al giorno prima, tutto il mondo (ed il suo cane) è per il libero commercio, il libero movimento delle persone e dei capitali, la libertà dallo Stato e la libertà di fare tutto ciò che mi pare.

Dal giorno in cui scoppia una crisi, tutto il Mondo (ed il suo cane) è a favore di un maggiore intervento dello Stato.

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Proprio esattamente da qui, è derivata la stranissima, anzi mai vista, convergenza di sinistra, centro e destra, in ogni paese del Mondo, a “fare di più e fare grosso”, nel 2020. Nessun freno è stato posto, da nessuno. “Fare molto e fare subito”: tutti erano d’accorso. Come scrive ancora Carney: “Soltanto lo Stato può fare grosso”.

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Ed eccoci al Piano Biden 1, al Piano Biden 2, ed al Recovery Plan. Nessuna opposizione, perchè “non esiste alternativa” e “bisogna fare grosso”.

Per conseguenza, “tutto è giustificato”. Non esiste filtro critico, della stampa, dell’opposzione, e meno che meno del mondo delle Aziende. Figurarsi se fanno filtro critico poi le banche globali, quelle ci guadagnano e i loro dirigenti festeggiano ogni volta che c’è una crisi finanziaria, come dei pazzi! Insieme con le Reti di promotori finanziari.

L’Università? Serve solo per fare i cori a cappella.

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Tutte cose già viste nella storia economica del Mondo, come abbiamo scritto sopra. La stessa strada fu percorsa, appunto, negli Stati Uniti dal Presidente del welfare state, Franklin Delano Roosvelto. Il nostro FDR.

Noi non abbiamo la possibilità di rivedere, ricostruire ed analizzare per i lettori del Blog l’intera esperienza di FDR: le sue premesse, i suoi metodi, e soprattutto i suoi risultati.

Ciò che ci limitiamo a segnalarvi, e quindi a suggerirvi di approfondire, è che esiste una differenza ENORME tra le condizioni iniziali (fiscali, finanziarie e sociali) nelle quali FDR avviò la propria politica, e le attuali condizioni di ambiente (economico e sociale, ed anche internazionale).

Insomma: il parallelo tra FDR e i giorni nostri deve essere maneggiato con molta, molta, molta cura, ed anche con un prudente scetticismo.

Vi lasciamo alla lettura di un estratto di un articolo, davvero eccellente, del Wall Street Journal della settimana scorsa, articolo che qualche giorno fa avevamo presentato nel The Morning Brief ai nostri Clienti, con il nostro commento.

Il paragrafo finale, che abbiamo evidenziato in grassetto, in poche righe riasume tutto ciò su cui noi, investitori, siamo COSTRETTI a prendere già oggi una posizione, attraverso il nostro portafoglio di investimenti.

Consapevoli, come sempre.

Consapevoli del fatto che dare per scontato l’esito positivo di questo tentativo sarebbe il più grande errore che oggi un investitore può fare.

Noi vi forniamo questo avviso del tutto gratuitamente, anche oggi come sempre: come una sorpresa trovata nell’uovo di Pasqua.

WASHINGTON—President Biden envisions long-term federal spending claiming its biggest share of the American economy in decades. He wants to pay for that program in part by charging the highest-earning Americans the biggest tax rates they’ve faced in years. The Biden economic team’s ambitions go beyond size to scope.

The centerpiece of their program—a multitrillion-dollar proposal to be rolled out starting Wednesday, less than a month after a $1.9 trillion stimulus—seeks to give Washington a new commercial role in matters ranging from charging stations for electric vehicles to child care, and more responsibility for underwriting education, incomes and higher-paying jobs.

The administration has also laid the groundwork for regulations aimed at empowering labor unions, restricting big businesses from dominating their markets and prodding banks to lend more to minorities and less for fossil-fuel projects. All while federal debt is currently at a level not seen since World War II. It all marks a major turning point for economic policy.

The gamble underlying the agenda is a belief that government can be a primary driver for growth. It’s an attempt to recalibrate assumptions that have shaped economic policy of both parties since the 1980s: that the public sector is inherently less efficient than the private, and bureaucrats should generally defer to markets.

The administration’s sweeping plans reflect a calculation that “the risk of doing too little outweighs the risk of doing too much,” said White House National Economic Council Director Brian Deese. “We’re going to be unapologetic about that,” he said. “Government must be a powerful force for good in the lives of Americans.”

Sorpresa nell'uovo di Pasqua (parte 2)
 

Oggi giorno della Pasqua 2021 Recce’d pubblica cinque nuovi Post. Come sapete siamo preparando un nuovo Longform’d dedicato al tema dei tassi di interesse, dei rendimenti delle obbligazioni, e della Federal Reserve: vsarà questo il tema centrale del secondo semestre 2021 Non sentiamo l’urgenza di scriverne oggi per ila ragione che ne scrivemmo già quattrodici giorni fa, e che ne abbiamo scritto anticipando i fatti di queste settimane fino dallo scorso mese di agosto 2020.. Per questo siamo tranquilli: i nostri lettori hanno già oggi le idee chiarissime su ciò che sta per accedere. Ai nostri lettori, insieme con i nostri Clienti, rivolgiamo un Augurio per le Festività della Pasqua e per tutto il resto del 2021.

 

Nell’uovo di Pasqua 2021 la sorpresa si chiama Deliveroo

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Questo Post si rivolge in particolare a tutti quei lettori del Blog che negli ultimi 12 mesi si sono sentiti proporre una operazione di IPO, ovvero un nuovo collocamento di Società in Borsa.

Sicuramente vi sarà stato spiegato, ed illustrato con vari grafici, che partecipando ad un nuovo collocamento (IPO in inglese) si possono guadagnare cifre favolose. Anche il 100% in pochi mesi.

Cosa che è vera. Ma non è garantita, da nessuno. e tanto meno dal vostro private banker, dal vostro wealth manager, dal vostro promotore finanziario.

Che dovrebbe a questo punto informarvi anche del fatto che proprio la settimana scorsa il collocamento di un Società ben nota anche in Italia, per effetto di una martellante pubblicità televisiva, Società che si chiama Deliveroo, ha prodotto una perdita del 30% ed oltre.

Non in pochi mesi, ma nel primo giorno di collocamento.

Forse è soltanto un episodio. Forse è stato sbagliato qualche cosa nei calcoli. Forse non si ripeterà mai più nulla di simile.

Ma è utile che voi ricordiate che è possibile. Noi di Recce’d lo sapevamo già.

E allora, forse, questo degli IPO non è il gioco al quale voi, investitore, avete intenzione di partecipare.

Un gioco fatto sulla vostra pelle. Anzi sui vostri soldi.

Mentre investire NON è un gioco per bambini mai cresciuti. Che ancora si aspettano di trovare una sorpresa milionaria nell’uovo di Pasqua.

Sorpresa nell'uovo di Pasqua (parte 3)
 

Oggi giorno della Pasqua 2021 Recce’d pubblica cinque nuovi Post. Come sapete siamo preparando un nuovo Longform’d dedicato al tema dei tassi di interesse, dei rendimenti delle obbligazioni, e della Federal Reserve: vsarà questo il tema centrale del secondo semestre 2021 Non sentiamo l’urgenza di scriverne oggi per ila ragione che ne scrivemmo già quattrodici giorni fa, e che ne abbiamo scritto anticipando i fatti di queste settimane fino dallo scorso mese di agosto 2020.. Per questo siamo tranquilli: i nostri lettori hanno già oggi le idee chiarissime su ciò che sta per accedere. Ai nostri lettori, insieme con i nostri Clienti, rivolgiamo un Augurio per le Festività della Pasqua e per tutto il resto del 2021.

 

La sorpresa nell’uovo di pasqua 2021 si chiama Archegos.

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Recce’d non sa che cosa significa Archegos, né ci interessa. Ne scriviamo nel Blog perché ne ha scritto la stampa nazionale, a partire dal Corriere della Sera. ne ha sicuramente scritto anche PLUS del Sole 24 ore ieri, sabato 3 aprile, ma noi non abbiamo fatto in tempo a leggere PLUS. Ne scriverà comunque di nuovo il Corriere della Sera, nel supplemento Economia, dopodomani martedì 6 aprile, e potrebbe esservi utile leggere che cosa ci sarà scritto.

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Se per caso poi non ci capite nulla, non preoccupatevi: non ci capiscono nulla neppure i giornalisti, almeno se stiamo al titolo del Corriere della Sera letto nella prima immagine del nostro Post.

Detto questo, sarebbe invece importante, per voi lettori del Blog, capirne qualche cosa: la vicenda Archegos non è, per dire la verità, nulla di nuovo, ed al contrario fa pure un po’ di tristezza rileggere sempre le medesime cose. Al tempo stesso però, è una vicenda utile, per trasformare in fatti e dati concreti i numerosi avvertimenti ed ammonimenti che avete letto, in numerose sedi (ed anche qui in Recce’d) negli ultimi 12 mesi.

Tra questi avvertimenti, eccone qui di seguito uno recentissimo, che arriva da una persona che … di mercati qualche cosa conosce e qualche cosa capisce.

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Come dicevamo poche righe sopra, è un poco triste e un poco malinconico leggere e rileggere sempre delle medesime situazioni, a distanza di ormai 21 anni dall’anno 2000 e di 14 anni dall’anno 2007.

Mette tristezza anche rileggere le medesime frasi dalle solite Autorità, quelle che dopo il 2000 ed il 2007 avevano giurato sulla Bibbia che situazioni come queste non avrebbero potuto ripetersi. mai più.

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Ovviamente tutte le grandi ed “autorevoli” banche globali di investimento (quelle che “ci dicono in anticipo” dove sarà la S&P 500 a fine 2021) erano tutte presenti. tutte davano soldi a questo qui. Non solo Morgan Stanley e Goldman Sachs, ma pure Credit Suisse e Deutsche Bank.

Fatevi una domanda: che bisogno hanno Credit Suisse, oppure Goldman Sachs, di fare affari con questi tizio? Seconda domanda: non sarete per caso Clienti, direttamente oppure indirettamente, di queste cosiddette “grandi banche internazionali”?

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La vicenda Archegos non è di grandissime dimensioni, e potrebbe essere messa da parte come “un fatto di folklore”, un elemento marginale del quadro.

Se non fosse che mette direttamente in discussione il ruolo delle Autorità: quelle che, ogni giorno, utilizzano i mezzi di informazione per ripetere al pubblico degli investitori retail che “tutto va bene, tutto va nel migliore dei modi, e sui mercati tutto si svolge nel modo più regolare e tranquillo”.

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Alcuni commentatori, noti ed autorevoli, hanno segnalato, ancora una volta, che c’è il rischio di una pandemia finanziaria: che fino ad oggi si è mossa in modo lento, come il COVID 19 nella parte finale del 2019.

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Non avendo noi né il tempo né l’intenzione di trattare in questo Blog, in modo approfondito, la vicenda Archegos (cosa che viene riservata ai nostri Clienti) vogliamo comunque fornire ai lettori, come sempre facciamo, un supporto gratuito, nella forma di un articolo che abbiamo selezionato per voi dal Financial Times, dal a nostro giudizio si possono ricavare numerosi, ed importanti, spunti per approfondire questo argomento. A partire dal parallelo tra Archegos e LTCM nel 1998.

Il tutto è gratis, naturalmente. Come una sorpresa trovata nell’uovo di Pasqua.

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It is still unclear exactly where Archegos Capital fits into the annals of spectacular hedge fund blow-ups. But the early signs are that it will probably prove the biggest since Long-Term Capital Management’s collapse in 1998. The saga erupted into the open last Friday, when Goldman Sachs and Morgan Stanley broke cover and started dumping multibillion-dollar positions in US and Chinese stocks. They did it on behalf of an unnamed investment fund that had failed a “margin call” — essentially a demand to put up more collateral against its trades. That sparked an epic whodunnit across markets, with Archegos — an obscure investment group run by Bill Hwang, a former Tiger Management hedge fund manager with a chequered past, quickly identified as the primary party involved. By Monday, Credit Suisse and Nomura were admitting that they would probably lose billions of dollars in the fallout. At this early stage, there are still far more questions than answers. Here are some of the more pressing ones.

First and foremost: What on earth were some of the world’s biggest investment banks thinking when they enabled an opaque family office whose founder had a history of regulatory issues to rack up multibillion dollars worth of leverage? Hwang paid $44m in fines to settle US illegal trading charges in 2012, and in 2014 he was banned from trading in Hong Kong. True, Archegos’ status as a family office means that it was exempt from a lot of the standard regulatory disclosures demanded of hedge funds.

But banks’ prime brokerage desks — which service hedge funds with research, trade structuring and leverage — appear to have failed basic “know your customer” processes. AEach bank may have felt comfortable with their exposure to Archegos, assuming they could always ditch its positions to cover themselves. But they failed to appreciate that if everyone has to dump tens of billions of dollars worth of equities, the collateral they may have embedded in their contracts is going to be wholly inadequate. In LTCM’s infamous blow-up in 1998, the fund adeptly took advantage of Wall Street’s hunger for fees to play banks up against each other and get access to hefty leverage from each of them — with each often unaware of their rivals’ true exposure.

But at least LTCM was at the time the biggest hedge fund in the world, founded by storied Salomon Brothers traders and advised by Nobel laureates. Aside from the under-appreciated size of Archegos — and the fat fees it probably paid to prime brokers — the fund and Hwang were essentially non-entities on Wall Street. Which leads us to another question: What is Archegos Capital exactly? The size and leverage of its positions would be extreme even for one of the more aggressive members of the hedge fund industry, let alone a family office.

In truth, it seems more like a Reddit day trader got access to a Goldman Sachs credit card and went bananas. Prime brokers have estimated that it managed about $10bn of capital before this debacle erupted, which is a lot for the family office which was hardly a hedge fund titan. Historically, family offices have not had to register with the Securities and Exchange Commission because of an exemption for firms with 15 clients or fewer. The Dodd-Frank Act that tightened regulations in the wake of the 2008 financial crisis removed this exemption to shed more light on the hedge fund industry.

However, the SEC has let family offices decide for themselves whether they should be registered and file regular reports. A search for Archegos on the SEC’s “Edgar” reporting system yields pretty much nothing — itself eye-catching. Its use of financial derivatives known as swaps to build positions might have allowed it to circumvent reporting requirements on big stakes. Finally, but most importantly: Can the Archegos blow-up trigger a wider financial conflagration, as LTCM did two decades ago? Luckily, the answer is probably no — with some caveats. LTCM was far bigger, more woven into the fabric of several systemically important markets.

The Archegos losses will be humiliating to many banks, and in some cases ruin their financial year, but they are much better capitalised since 2008. That said, there is a danger that a debacle of this magnitude encourages the entire investment banking industry to scale back how much leverage they offer their hedge fund clients. If so, then the forced liquidation of an isolated, gung-ho investment group could become a snowball that triggers a broader hedge fund deleveraging. For now, markets are taking the debacle in their stride, but that could still change.