E adesso? Che cosa faranno alla Borsa di New York senza il Tweet?

Pubblichiamo oggi, 9 gennaio 2021, cinque nuovi Post, che concludono la serie avviata nel 2020 per ringraziare i lettori regolari del nostro Blog, ed augurare in questo modo a tutti loro un 2021 ricco di successo e buoni risultati sui mercati finanziari. Per ragioni che questo Blog ha esposto, in modo qualificato e dettagliato, negli ultimi due mesi, il 2021 sarà probabilmente l’anno più complicato e difficile degli ultimi 12. Ma proprio per questa ragione, sarà carico (ma davvero pieno zeppo) di opportunità di fare bene e quindi di fare performance. Noi, insieme ai nostri Clienti, davvero non vediamo l’ora. Con questi Post di fine anno ed inizio anno diciamo quindi addio al 2020, e benvenuto al 2021. Diciamo inoltre addio al nostro Blog nella forma attuale: il Blog (come abbiamo già annunciato) cambierà formato e natura, e questo sarà solo uno dei tanti sforzi che arriveranno a completamento nel 2021, e che stravolgeranno sia le modalità sia la strategia della comunicazione di Recce’d.

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La Borsa di New york, da oggi 9 gennaio guardando avanti di una settimana, un mese, un anno ed un decennio ha una montagna impressionante di problemi ed ostacoli da scalare.

Ha una montagna di crepacci da attraversare. E rischierà più di una volta di precipitare in precipizi dei quali nessuno vede il fondo.

Tra gli ostacoli citati sopra (non vi rifacciamo l’elenco: lo trovate nei nostri Post più, e meno recenti), oggi ne mettiamo in evidenza uno, che per alcuni aspetti (non tutti) risulta persino comico. Ed allora, facciamoci insieme quattro risate.

Dunque. è accaduto, per quattro anni, che la parte del mercato che è composta di fanatici (li potremmo chiamare “fanatici dell’ottimismo”), quei soggetti per i quali “i fondamentali non contano più”, quelle figure che sostengono che “la Borsa può solo salire”, hanno contato per quattro anni su un potentissimo alleato.

Potentissimo a causa della sua capacità di garantirsi spazio su tutti i media del globo, spazio che il personaggio in questione per quattro anni ha utilizzato (anche) per diffondere messaggi come

“THE STOCK MARKET AT ALL TIME HIGHS. ENJOY!”

scritto sempre, rigorosamente, tutto in lettere maiuscole, e poi inoltrato attraverso TV, quotidiani, e siti compiacenti al Mondo intero. Il messaggio è questo: “evviva, siamo tutti più ricchi”. .

Ora è necessario aprire una parentesi.

Il fatto è che NO, non è vero che siamo più ricchi, se NON è vero che l’economia funziona meglio, produce di più, cresce più rapidamente, perché NO, non è vero che contano i numeri che leggete sullo schermo del pc, perché NO non è vero che potrete vendere TUTTI a questi prezzi che leggete sullo schermo, se là fuori, nel Mondo reale, NON esiste la maggiore ricchezza ed al contrario tutti, tutti noi, tutti quanti siamo più POVERI.

Come Recce’d ha già ampiamente dimostrato, da anni si fa leva sui più superficiali, sui più ingenui, sui più deboli, sui soggetti con minore tenuta nervosa, allo scopo di alimentare un clima di euforia. Anche nel gennaio 2021, abbiamo già letto centinaia di volte questa medesima frase: “i dati sino brutti, ma noi guardiamo già oltre, guardiamo più avanti, perché è questo il momento di investire”. La avrete sentita anche voi, decine e decine di volte, non è vero?

Ora fatevi una domanda: ma per quale ragione questo “oltre” poi non arriva mai, e siamo sempre daccapo a dodici, come usa dire a Napoli?

Chiusa parentesi: torniamo al tema di questo Post, e torniamo ai problemi della Borsa di New York nel 2021.: non ci sarà più quel “personaggio importante” che si era dato come missione della vita di alimentare l’euforia sulla Borsa di New York. Lui, lo faceva quotidianamente con i suoi Tweet.

Da oggi in avanti, quei Tweet non esisteranno più.

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Certo: fa ridere, pensare che questo argomento è diventato un tema per i mercati finanziari, un elemento dell’analisi del comportamento degli investitori tra il 2017 ed il 2020. Ma per operare in modo da avere successo (generare performance ed insieme avere un elevato controllo del rischio) è necessaro essere sempre coscienti di come cambiano i mercati finanziari sui quali si opera, e proprio per questa ragione noi ogni giorno siamo in contatto con i nostri Clienti.

Siamo del parere che, anche ora che sono stati cancellati sia l’account Twitter di Donald J. Trump, sia lo stesso Donald J. Trump come figura politica, l’irruzione dei social media nel mondo dell’investimento procederà e provocherà altri cambiamenti. Si tratta di cambiamenti molto diffusi, ma superficiali: a contare alla fine saranno solo i fatti, i fatti di cui ogni mattina noi trattiamo in The Morning Brief, ma sono cambiati e cambieranno ancora i modi, i comportamento, gli atteggiamenti, le relazioni causa-effetto.

Anche a questi aspetti di superficie è bene fare quotidiana attenzione, se non si vuole essere trascinati nella confusione, nel caos e nell’ansia da … prestazione.

Ad esempio, si potrebbe farsi convincere da un paio di Tweet che si sta facendo la storia (sotto), e poi ritrovarsi fuori da ogni storia poche ore dopo.

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Mercati oggiValter Buffo
Wicksell parte 2

Pubblichiamo oggi, 9 gennaio 2021, cinque nuovi Post, che concludono la serie avviata nel 2020 per ringraziare i lettori regolari del nostro Blog, ed augurare in questo modo a tutti loro un 2021 ricco di successo e buoni risultati sui mercati finanziari. Per ragioni che questo Blog ha esposto, in modo qualificato e dettagliato, negli ultimi due mesi, il 2021 sarà probabilmente l’anno più complicato e difficile degli ultimi 12. Ma proprio per questa ragione, sarà carico (ma davvero pieno zeppo) di opportunità di fare bene e quindi di fare performance. Noi, insieme ai nostri Clienti, davvero non vediamo l’ora. Con questi Post di fine anno ed inizio anno diciamo quindi addio al 2020, e benvenuto al 2021. Diciamo inoltre addio al nostro Blog nella forma attuale: il Blog (come abbiamo già annunciato) cambierà formato e natura, e questo sarà solo uno dei tanti sforzi che arriveranno a completamento nel 2021, e che stravolgeranno sia le modalità sia la strategia della comunicazione di Recce’d.

 
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Dato l’interesse e la curiosità espressi a proposito del nostro Post precedente che chiamava in causa l’economista svedese Knut Wicksell (al quale la Federal Reserve ha dedicato un profilo, al quale potete accedere cliccando qui) torniamo rapidamente al tema di quel nostro Post.

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Lo spunto di quel Post era sottolineare il fatto che ogni nostra decisione fa riferimento ad una teoria: possiamo non rendercene conto, ma ogni decisione fa riferimento a uno schema astratto, su “come le cose dovrebbero andare”, poiché nessuno è in grado di conoscere il futuro con certezza.

Questa sottolineatura è importante per chi investe, sempre ma soprattutto nell’attuale contesto dei mercati e delle economie.

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Mercati ed economie che oggi sono pesantemente condizionate da una svolta epocale nella gestione della politica economica (fiscale e monetaria): la nuova Ministra del Tesoro USA, ed ex Governatore della Federal Reserve, ha dichiarato in uno degli ultimi giorni del 2020 che “possiamo sostenere molto più debito di quanto pensassimo”.

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Il riferimento teorico e chiaro, e diventa ancora più chiaro se guardiamo ai fatti degli ultimi giorni, con il Governo che da un lato viene finanziato direttamente dalla Banca Centrale e dall’altro mette questi soldi direttamente nelle tasche dei cittadini

Siamo nell’epoca della MMT, ovvero di una quasi-teoria della quale noi di Recce’d vi scrivemmo già due anni fa.

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Evidentemente, un po’ per convinzione, ma soprattutto per una palpabile disperazione, i vertici della Banca Centrale sono ricordi a questo estremo appiglio teorico, contestatissimo per varie ragioni, e mai supportato da alcuna evidenza statistica. Semplicemente, si afferma che visto che lo Stato emette moneta, allora il debito non conta più nulla. La storia economica del Mondo dice il contrario, ma in questo momento MMT è una cosa che si vende”, come Tesla e come il Bitcoin (non più l’oro: l’oro, è passato di moda).

Rileggere Wicksell, e il suo lavoro sul “tasso naturale di interesse” in modo particolare, può risultare non solo utile per ogni investitore, ma anche indispensabile proprio in questo preciso momento dei mercati finanziari che vi abbiamo riassunto in questo Post attraverso alcune selezionate immagini. Per evitare di commettere errori irrimediabili, come pensare che se la Fed non vuole, i tassi di interesse non salgono.

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Mercati oggiValter Buffo
E' caduto il Muro di Berlino (per la seconda volta)
 

Pubblichiamo oggi, 9 gennaio 2021, cinque nuovi Post, che concludono la serie avviata nel 2020 per ringraziare i lettori regolari del nostro Blog, ed augurare in questo modo a tutti loro un 2021 ricco di successo e buoni risultati sui mercati finanziari. Per ragioni che questo Blog ha esposto, in modo qualificato e dettagliato, negli ultimi due mesi, il 2021 sarà probabilmente l’anno più complicato e difficile degli ultimi 12. Ma proprio per questa ragione, sarà carico (ma davvero pieno zeppo) di opportunità di fare bene e quindi di fare performance. Noi, insieme ai nostri Clienti, davvero non vediamo l’ora. Con questi Post di fine anno ed inizio anno diciamo quindi addio al 2020, e benvenuto al 2021. Diciamo inoltre addio al nostro Blog nella forma attuale: il Blog (come abbiamo già annunciato) cambierà formato e natura, e questo sarà solo uno dei tanti sforzi che arriveranno a completamento nel 2021, e che stravolgeranno sia le modalità sia la strategia della comunicazione di Recce’d.

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Come su numerosi altri temi, della massima importanza per gli investitori, possiamo affermare senza paura di essere smentiti che abbiamo vinto noi.

Quanto meno, guardando alla vicenda di Donald J. Trump.

Abbiamo vinto noi, contro tutta la (foltissima) schiera di analisti, economisti, venditori di Fondi Comuni, promotori finanziari, che avevano scelto di allinearsi dietro a Donald J. Trump e sposarne le visioni non solo irrealistiche, ma spesso deliranti). Ricordate: vi raccontavano di una “economia che è la migliore di sempre”, di una “crescita del PIL al 4% annuo”, per non parlare del “più grande accordo commerciale della storia” con la Cina, che a rivederlo oggi, a distanza di soli 14 mesi, è una patetica storiella della quale non sappiamo se ridere o piangere.

A tutti i promotori finanziari, a tutti i private bankers, a tutti gli analisti, e a tutti i giornalisti che hanno portato in giro il verbo, le fanfaronate, e gli eccessi di Donald J. Trump noi oggi vogliamo fare un regalo, per consolarli della loro disperazione, e mitigare il loro dolore per la perdita di una figura di riferimento che per loro è stata così importante, così solida da essere indiscutibile, così sicura da eliminare ogni dubbio.

A tutti questi vogliamo spiegare, nel modo più chiaro e semplice, che cosa li aspetta dopo Trump. Perché quel Donald J. Trump che loro veneravano è cosa del passato, e quel Donald J. Trump non ritornerà (anche se noi non escludiamo, per nulla, che possa tornare sotto forma diversa).

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Se la parabola di Trump si è chiusa, se Trump è politicamente una cosa del passato, le conseguenze del suo operato come Presidente degli Stati Uniti si prolungheranno per un lungo periodo e in tutti gli angoli del Pianeta.

Sul piano internazionale è facilissimo immaginare le risate che si ascoltano sia in Cina (immagine sopra) sia in Russia). La perdita di status, di potere e di influenza degli Stati Uniti, per conseguenza dei fatti della prima settimana del 2021, sarà ampia. Il Mondo Occidentale, nel quale noi viviamo ed operiamo, aveva già subito un forte turbamento in quanto Trump aveva con atti concreti indebolito il legame tra il Paese leader (gli Stati Uniti) e gli altri Paesi, ma oggi siamo andati oltre e il ruolo degli Stati uniti come “più forte democrazia del Pianeta” è inevitabilmente messo in discussione.

Passiamo dal piano internazionale al piano interno: negli Stati Uniti la frattura tra le due maggiori componenti politiche non è mai stata così ampia: ma è molto facile prevedere che la prossima frattura a venire a galla sarà quella all’interno dei partiti politici tradizionali.

E se questo preoccupa meno dal lato del Partito Repubblicano (Partito che in questo momento non ha potere legislativo né esecutivo), ben diversa è la situazione dal lato del partito Democratico USA.

Restiamo per un attimo sul Partito Repubblicano: non non siamo tra quelli che ritengono che la recente irruzione al Campidoglio sia stata “solo un fatto folkloristico”. Noi siamo tra quelli che ritengono invece che la cosa fosse stata progettata e programmata, e noi siamo tra quelli che non dimenticano che le forze di polizia schierate a protezione del Congresso si sono fatte da parte (lo si vede in numerosi video, proprio girati dai manifestanti stessi). Noi quindi non siamo tra quelli che ritengono che la cosa sia finita qui, ed anzi crediamo che la ricaduta sul futuro del Partito Repubblicano sarà significativa.

Però, come già detto, queste sono conseguenze che vedremo in un tempo intermedio. Le cose stanno diversamente se guardiamo dal lato del Partito Democratico, dove le conseguenze verranno a galla da subito. E qui, in chiusura di post, ci ricolleghiamo all’attualità ed ai mercati finanziari: il nostro terreno di caccia.

Le (ormai abituali, e stantie) tiritere delle grandi banche di investimento ci raccontavano due mesi fa che una vittoria ampia dei Democratici (“la cosiddetta “blue sweep”) avrebbe prodotto sui mercati finanziari una ampia reazione negativa. Questo perché i Democratici avrebbero ampliato il deficit di bilancio.

A soli due mesi di distanza, le medesime banche di investimento (anzi: le medesime persone) e quindi anche il vostro private banker o promotore finanziari vi spiega esattamente l’opposto: ovvero, adesso vi spiega che … sì, è vero, i Democratici faranno ancora più spesa in deficit, ma questo adesso va bene, e non va più male, per i mercati finanziari, ed quindi “euforia a tutto andare”.

Questo argomento, ovvero il comportamento dei mercati nel brevissimo termine, è un elemento marginale del quadro che vi stiamo tracciando: è davvero un’inezia, se lo mettiamo al confronto con il profondo e globale cambiamento di peso politico, e quindi di prospettiva.

Se lo abbiamo preso in considerazione in questo Post, è per una sola ragione: ci sarà utile tenere il tutto a mente, quando tra soli due mesi le banche globali di investimento, e per conseguenza il vostro promotore finanziari, avranno di nuovo cambiato completamente la storia che vi raccontano.

Un esempio concreto? Oggi, il vostro promotore, il vostro private banker vi racconta che “è sicuro che in tempi brevi verrà approvato un nuovo piano di sostegno all’economia”.

Noi vi scriviamo oggi, 10 gennaio, che non soltanto non è sicuro, ma è sicuro l’opposto: perché è sicuro che da domani affioreranno profonde divisioni DENTRO al Partito Democratico USA, tra quelli che dicono “dobbiamo dare più soldi al popolo ed in particolare alle categorie più deboli” e quelli che dicono “non dobbiamo perderci per strada la parte moderata dell’elettorato”. E non abbiamo ancora citato la protezione dell’ambiente …

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Ritorniamo, in chiusura, su un piano di lettura dei fatti recenti più ampio: l’immagine qui sopra ci ricorda che negli Stati Uniti molti parlavano e scrivevano di un “colpo di stato costituzionale” ben prima dell’insurrezione al Congresso. L’espressione “colpa di stato” può risultare consueta, magari in Algeria ed in Egitto, e persino qui in Italia: ma negli Stati Uniti del dopoguerra, semplicemente non è mai esistita prima di oggi.

Oggi esiste, è una cosa concreta, lo hanno visto tutti. Oggi esiste: esiste. Questo semplice fatto noi lo giudichiamo un evento politico di portata epocale, non inferiore alla caduta del Muro di Berlino che viene richiamata nel nostro titolo.

Questo precedente consentirà di aprire altri fronti di scontro politico e sociale (le due cose non sempre coincidono, ma viaggiano in parallelo): leggete con attenzione le parole di Rabobank qui sotto, che a nostro giudizio anticipano un tema che diventerà di massima attualità da qui a poco tempo.

Chi ha votato, per attribuire alla Federal Reserve l’enorme potere che essa esercita ogni giorno? da chi ha ricevuto la delega? Da nessuno.

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Il tempo ci dirà se la nostra lettura dei fatti è sbagliata. E noi saremo qui a riparlarne. Ma è certo che chiunque oggi pretenda di dire anche la più piccola cosa, in merito ai mercati finanziari, deve essere ben cosciente del cambiamento epocale che investe la politica e la società, non soltanto negli USA.

Tirando le somme, amici che eravate fedeli di Donald J. Trump (al quale, con ogni probabilità, oggi avete già girato le spalle): di una cosa potete essere felici. Donald JTrump è il passato, ma le ricadute del suo operato le vedremo ancora per anni, ed anni, ed anni.

Mercati oggiValter Buffo
2021: chi farà nevicare?
 

Pubblichiamo oggi, 3 gennaio 2021, cinque nuovi Post, ed altri verranno pubblicati nei giorni prossimi. E’ il nostro modo, attivo e costruttivo, per ringraziare i lettori regolari del nostro Blog, ed augurare in questo modo a tutti loro un 2021 ricco di successo e buoni risultati sui mercati finanziari. Per ragioni che questo Blog ha esposto, in modo qualificato e dettagliato, negli ultimi due mesi, il 2021 sarà probabilmente l’anno più complicato e difficile degli ultimi 12. Ma proprio per questa ragione, sarà carico (ma davvero pieno zeppo) di opportunità di fare bene e quindi di fare performance. Noi, insieme ai nostri Clienti, davvero non vediamo l’ora. Con questi Post di fine anno ed inizio anno diciamo quindi addio al 2020, e benvenuto al 2021. Diciamo inoltre addio al nostro Blog nella forma attuale: il Blog (come abbiamo già annunciato) cambierà formato e natura, e questo sarà solo uno dei tanti sforzi che arriveranno a completamento nel 2021, e che stravolgeranno sia le modalità sia la strategia della comunicazione di Recce’d.

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Fare nevicare: per definizione, è impossibile.

E proprio per questo, l’espressione “far nevicare” è entrata in numerosi modi di dire: viene utilizzata proprio per definire un qualcosa che non si può fare, che non è realizzabile, e a cui è assurdo pensare.

Quando entriamo nel Mondo degli investimenti finanziari, c’è un numeroso gruppo di osservatori ed opinionisti che (proprio come certi soldati giapponesi sulle isole del pacifico) continua invece a professare la propria Fede incrollabile nell’Imperatore, certo ed anzi certissimo che lui, l’Imperatore, possiede poteri sovraumani, e che quindi se vuole può anche fare nevicare.

Ovviamente, nella realtà attuale, il ruolo dell’Imperatore è giocato dalle Banche Centrali, che avrebbero, secondo questi Fedeli ad oltranza, il potere (sovrumano) di guidare i mercati finanziari.

I Fedeli dell’Imperatore sono impermeabili ad ogni ragionamento: e quando gli si fa notare che le medesime Banche Centrali, ed i medesimi uomini, erano operanti ed attivi anche negli anni 2000, 2001, e 2002, e poi 2007, 2008, e 2009, semplicemente smettono di rispondere. Si bloccano, come quei giocattoli a molla del Natale che quando si esaurisce la carica della molla si intristiscono e si fermano.

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Come testimonianza della diffusione di questa Fede cieca, abbiamo scelto (tra le mille e mille che sarebbero state possibili) questo articolo dell’austero Wall Street Journal, che si domanda se la Federal Reserve ha cambiato le regole dell’investimento.

Domanda ovviamente retorica: la Federal Reserve semplicemente non può cambiare le regole dell’investimento, perché le regole dell’investimento vanno molto, ma molto al di là, dei poteri dei funzionari della Federal Reserve.

La Federal Reserve non può cambiare le regole dell’investimento, così come non può fare nevicare.

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Alle regole dell’investimento Recce’d dedicherà un prossimo Longform’d, serie di studi di più ampie dimensioni che proporremo al pubblico dietro pagamento di una sottoscrizione.

Ora torniamo all’attualità del gennaio 2021.

Come potete leggere nella seconda immagine, il giornalista del Wall Street Journal ha scelto di concentrare la propria attenzione sul mercato delle azioni, la Borsa, ed ha portato a testimonianza di un possibile cambiamento delle regole per investire l’attuale valutazione dei titoli azionari. Si tratta di valutazioni che tutti i nostri lettori hanno ben note, poiché in questo Blog le abbiamo commentate molte volte, e non c’è motivo di ripetere qui.

Può invece essere utile, per i nostri lettori, ricordare ciò che pochi investitori oggi ricordano, o almeno così sembra: che valutazioni come quelle che si registrano oggi furono già registrate nel passato, ed in un caso in un passato non poi così tanto lontano.

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Dal loro isolotto del Pacifico, anche in questo frangente i Fedeli dell’Imperatore sono prontissimi a negare l’evidenza, ed a spiegarvi che “sì, è vero, le cose stanno così … ma questa volta è diverso”.

A chi conviene di negare l’evidenza? Conviene a molti, e questi molti formano un gruppo compatto: non c’è nulla, nella vita, che tiene legati e compatti più della paura e della disperazione.

Conviene alle banche globali di investimento, che se non alimentano ogni giorno l’euforia vedono asciugarsi il loro fiume di commissioni.

Conviene al vostro private banker o family banker o consulente, che se non riesce a vendervi i Fondi Comuni di Investimento non ha la capacità di procurarsi un reddito in altro modo.

E conviene alle Banche Centrali, che sono sia lucide sia coscienti sia ciniche, e che propinano questa politica monetaria senza freni perché sono arrivate al punto della disperazione, e lo hanno anche superato. Se non agissero così, non saprebbero che fare e non potrebbero fare. Sarebbero fuori dai giochi, e per sempre.

Su questo ultimo punto, ci è possibile fornire un utile approfondimento, per tutti quei lettori del Blog che non si accontentano delle sintesi dei quotidiani e delle frasi da bar sulle Borse, e che pretendono di comprendere più a fondo ciò che sta accadendo intorno a loro ed ai loro soldi investiti. L’occasione ci viene offerta propria dalla Federal Reserve, che in data 21 dicembre 2020, ovvero pochi giorni fa, non ha potuto evitare di constatare che qualche cosa sotto i loro occhi sta accadendo, ed ha pubblicato un documento dal titolo “Che succede alle azioni?” (lo potete trovare qui:“What’s up with stocks?”)

Già nel tono, colloquiale e non accademico, del titolo si coglie l’imbarazzo. Leggendo poi il testo, che trovate anche qui di seguito per vostra facilità, si ha chiara la sensazione che:

  • La Federal Reserve è a disagio nel trattare questo argomento

  • La Federal Reserve è a disagio ma è al tempo stesso obbligata ad affrontare questo argomento

  • La Federal Reserve non ha compreso il perché succede ciò che sta succedendo.

Recce’d rinvia il puntuale approfondimento che seguirà, e lo rinvia ad uno dei nostri prossimi Longform’d, la serie di documenti di ampie dimensioni che vi abbiamo anticipato attraverso il Blog e che presto si trasformerà in una collana di ricerche che offriremo esclusivamente a pagamento, pagamento giustificato del fatto che siamo i soli ad offrire analisi di questo taglio e qualità. Decideremo noi, più avanti, se regalare al lettore una ennesima volta anche questo Longform’d sulle valutazioni di Borsa, oppure se includerlo nella nuova serie a pagamento.

Vi lasciamo alla lettura, con una precisa indicazione:; se questi temi non li maneggiate con facilità, avete solo due alternative. la prima alternativa è chiedere al private banker, al personal banker, al consulente, al promotore finanziario di spiegarvi (ma bene!) come stanno le cose. la seconda è lasciare del tutto perdere con gli investimento in Borsa.

Ve lo dice (nientemeno che) la Federal Reserve.

DECEMBER 21, 2020

What’s Up with Stocks?

Fernando Duarte

“U.S. stocks are racing toward a second consecutive quarter of dramatic gains, continuing a historic stock-market recovery that few predicted in the depths of the March downturn,” said a September
Wall Street Journal article. “The stock market is detached from economic reality. A reckoning is coming,” said the Washington Post. What is going on? In this post, I look not at what stocks have actually done or will do, but at what investors expected should have happened, and what they expect will happen going forward. It turns out that, at least by the particular measure of expectations I consider, investors expected stock returns to be high all along and continue to expect the same in the future.

The Equity Risk Premium, Then and Now
The chart below shows an estimate of the one-year-ahead expected excess return on the S&P 500—the so-called equity risk premium (ERP)—since 1964. The estimate is constructed by taking a weighted average of twenty prominent models of the ERP that are used by practitioners or highlighted in the academic literature. The models use more than one hundred unique variables and a broad array of econometric techniques. (In case you want all the technical details, my 2015
Economic Policy Review article with Carlo Rosa explains the methodology.) The most recent estimate is for June of this year and gives an ERP of 11.3 percent. That’s 1.3 standard deviations higher than the historical mean of 6.3 percent and among the top 5 “spikes” in the chart. (qui l’articolo si riferisce ai primo dei quattro grafici che trovate in basso)

Another big spike occurred around 2013. In a May 2013
post, we argued that the ERP had reached heightened levels. This was strange, since a high ERP is usually observed when the stock market is low—during recessions, crises, or other bad times. But in 2013, although the economy was not all sunshine and rainbows, it was not by any stretch as bad as after the 2008 financial crisis. And yet, the ERP was considerably higher in 2013 than in 2008.

The Evolution of the ERP since 2013
One informative way to understand the ERP is to decompose it into three contributing factors: dividends or earnings that tell us how much cash flow stocks are going to produce, risk-free interest rates that tell us how to discount these future payoffs, and a risk-compensation component because—as we all know—stocks are risky. In 2013, we reasoned that the ERP was high mainly because discount rates, as proxied by Treasury yields, were unusually low rather than because of high expected future cash flows or high risk compensation.

What has happened since then? The high ERP—the expectations of high excess returns—did translate into high realized returns, and then some. Between 2013 and June 2020 (the last date available for the ERP estimates), the S&P 500 doubled. To the extent that a high ERP is indeed a good predictor of high returns, the observed behavior of stock prices in the recent past is not a new thing.

Let’s go a bit deeper. The chart below shows in blue the same ERP as the chart above but zooming in to the 2013-2020 period. The red line is the effective federal funds rate. I divide this period into three sub-periods: 2013-2017 (shaded tan), 2018-2019 (shaded green), and 2020 (shaded pink).
(qui l’articolo si riferisce al secondo dei quattro grafici che trovate in basso)

Consistent with an improving economy, the ERP declined steadily between 2013 and 2017. Part of the reason is that interest rates were expected to increase (and they did). Another reason is shown in the next chart, where I plot in blue the realized growth rate of real earnings for the S&P 500 and in red the year-over-year change in its expected earnings per share (EPS). By and large, realizations track expectations rather well (the two lines are plotted so that the expectations in red are for the same period as the realizations in blue). Unlike the unidirectional interest rates, here the story is more nuanced. Expectations of EPS through 2016 were declining, contributing to a lower ERP. But from mid-2016 to the end of 2017, they were increasing, pushing the ERP up. Turns out that the opposing forces of higher interest rates and higher EPS kept the ERP more or less constant in 2016-2017.
(qui l’articolo si riferisce al terzo dei quattro grafici che trovate in basso)

Once 2018 arrived, expectations of EPS began dropping while interest rates only started declining a year later. This combination produced the relatively low ERP for 2018. Declining expectations for EPS continued to exert negative pressure on the ERP in 2019, but this time interest rates declined enough to push the ERP higher. So even before the COVID pandemic started, the ERP was well on its way up. In 2020, the ERP shot up. Fast. Expectations of EPS, already on their way down, fell off a cliff. But interest rates dropped. A quick back-of-the-envelope calculation suggests that these two opposing forces cannot fully explain the 2020 increase in the ERP. This suggests that a large portion of the increase in the ERP is coming from an increase in risk compensation.

Different Models Disagree, but Not That Much
Is there agreement between the twenty models we examine? The next chart shows the cross-sectional standard deviation of ERP estimates across models. Since 2013, this standard deviation has been among the lowest in our sample, indicating that the dispersion of estimates across models was modest relative to other episodes. Everything else equal, a lower standard deviation provides higher confidence in our estimate, as it means that many of the models are pointing in the same direction. The jump in 2016 and the higher levels since then (higher compared to 2013-2015) are due to a divergence in estimates from models that emphasize price-to-earnings ratios, which give a lower level for the ERP, and models that emphasize recent past returns, which tend to give higher estimates. For example, Shiller’s
CAPE, based on price-to-earnings ratios, implies that the ERP (as measured by the inverse of CAPE) declined much more between 2016 and 2018 than the ERP shown in this post. In fact, the CAPE-based ERP is currently significantly below its historical mean. ((qui l’articolo si riferisce ai quarto dei quattro grafici che trovate in basso)


Conclusion
Despite some fluctuations, the first principal component of twenty models of the equity premium has persistently signaled expectations of high excess stock returns since 2013. These high expectations have been validated, with stocks soaring during the period. Going forward, the models still indicate that investors expect high returns despite the recent weakening of earnings expectations. But beware! Some of the most recent increases in the equity premium are likely explained by an increase in risk compensation. And, of course, investor expectations can always turn out to be wrong.

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Mercati oggiValter Buffo
2021: la lezione del 1898 di Wicksell
 

Pubblichiamo oggi, 3 gennaio 2021, cinque nuovi Post, ed altri verranno pubblicati nei giorni prossimi. E’ il nostro modo, attivo e costruttivo, per ringraziare i lettori regolari del nostro Blog, ed augurare in questo modo a tutti loro un 2021 ricco di successo e buoni risultati sui mercati finanziari. Per ragioni che questo Blog ha esposto, in modo qualificato e dettagliato, negli ultimi due mesi, il 2021 sarà probabilmente l’anno più complicato e difficile degli ultimi 12. Ma proprio per questa ragione, sarà carico (ma davvero pieno zeppo) di opportunità di fare bene e quindi di fare performance. Noi, insieme ai nostri Clienti, davvero non vediamo l’ora. Con questi Post di fine anno ed inizio anno diciamo quindi addio al 2020, e benvenuto al 2021. Diciamo inoltre addio al nostro Blog nella forma attuale: il Blog (come abbiamo già annunciato) cambierà formato e natura, e questo sarà solo uno dei tanti sforzi che arriveranno a completamento nel 2021, e che stravolgeranno sia le modalità sia la strategia della comunicazione di Recce’d.

 

Sommersi ogni mattina, pomeriggio e sera, da un diluvio di dati, una grande maggioranza di investitori dice semplicemente “ci rinuncio” (a capirci qualche cosa) e “andrò ad intuito”, scegliendo così di giocare con il fuoco e mettere a rischio la propria stabilità e serenità finanziaria.

Recce’d non vuole affermare, a questo proposito, che si tratti di un compito facile: districarsi nella giungla (caotica ed aggressiva) dei media oggi è più difficile che mai, ed è ancora più difficile selezionare, tra mille e mille fake news, le poche news che davvero per voi contano e possono aiutare, in modo concreto, nel fare le scelte di investimento.

Molto utile, a questo proposito, è disporre di strumenti adeguati, e non improvvisare. Oggi, ve ne forniamo uno, che è della massima importanza.

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Non c’è un’unica teoria dell’economia: ce ne sono diverse, tra di loro in competizione. Questo, secondo alcuni, porta a concludere che le teorie siano sbagliate e siano quindi da lasciare da una parte. Recce’d la pensa nel modo opposto: tutte le teorie sono utili, ed almeno quelle più importanti vanno conosciute sempre PRIMA di fare qualsiasi operazione di investimento. Come minimo, devono essere conosciute da chi svolge, con la pretesa di professionalità, il mestiere di consulente a pagamento verso terze persone.

Oggi vi riportiamo, qui in basso, un recente articolo che riporta all’attenzione dei distratti ciò che fu detto e scritto da Wicksell nel 1898 sul tema del tasso naturale di interesse.

Nel contesto attuale, questa questione è centrale. Non abbiamo timore ad affermare che si tratta della più importante di tutte.

Vi invitiamo ad approfondire: eventualmente, con il nostro aiuto, che noi vi offriamo gratuitamente, se solo avete voglia di contattarci.

Vi invitiamo allo stesso tempo a non mettere da parte gli argomenti di teoria economica: dietro ad ogni scelta (della Federal Reserve, della BCE, dei Ministri del Tesoro, dei Vertici delle Società quotate, e persino delle vostre personali scelte di investimento) c’è sempre, in ogni caso, una interpretazione, una previsione, e quindi una Teoria.

C’è sempre: anche se in molti casi voi, ed il Ministro del Tesoro, e la Federal Reserve, non ve ne siete accorti.

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It’s the time of year to look back over the last 12 months, but one strategist reached back to the 19th century to describe what’s going on.

In 1898, Swedish economist Knut Wicksell said equilibrium was only attained if the marginal return on capital is the same as the cost of money, notes Kit Juckes, the London-based head of currency strategy for French bank Société Générale.

Fast-forward a bit, and Juckes points out that the yield on the U.S. 10-year Treasury has averaged 6.2% over the last 50 years. During that time period, nominal gross domestic product growth (real GDP growth plus inflation), also has averaged 6.2%.

That is, of course, a far cry from present conditions, where the 10-year yield can’t break 1%, and the economy has been contracting over the last 12 months. And even over the last decade, 10-year yields have been trailing GDP growth.

Juckes nearly summarizes what has happened. “Central banks spent the 1980s getting inflation under control, but the 1990s saw the emergence of downward pressure on CPI [consumer price index] inflation in particular, from a number of sources: baby boomers entered the labor force, the Soviet Union’s collapse massively boosted Europe’s labor force, China’s entry into the world economy changed supply of a host of goods, technology had a similar effect and for good measure, labor unions became far less powerful,” he writes.

After the 2008-09 financial crisis and during the COVID-19 pandemic, “interest rates are glued to the floor.” But even as inflation is under control, Juckes says it is obvious economies aren’t in equilibrium, as low interest rates have sent “asset prices into orbit. And while that is lovely for those who own assets, it increases inequality, fuels political division between asset-rich and asset-poor, and leaves the Fed hostage to equity markets because they can’t afford to trigger a correction in indices that would send the U.S. economy back into recession. That gives markets far too much power over policy,” he says.

The next rate hike cycle will peak even lower than the last one — the effective Fed funds rate was 2.4% in 2019 — “because equity valuations will make it so.” Juckes says this disequilibrium will leave the global economy fragile and prone to another crisis.

Mercati oggiValter Buffo