Perché voi di Recce’d non dedicate più tempo al trading?
 

I Post che pubblichiamo durante questo weekend di fine giugno 2020 sono gli ultimi della vecchia serie. Con il secondo semestre 2020, il Blog di Recce’d subirà una profonda trasformazione, che ruoterà intono a sei temi, che seguiremo con regolarità nel corso del tempo e nel loro sviluppo, e che chiameremo (prevedibilmente) “I temi di Recce’d).

Il Blog di Recce’d, dopo molti anni, cambia natura: diventa un contenitore di informazioni selezionate e di commenti qualificati. Nel corso degli ultimi dieci anni, ed in numerose occasioni, un consistente numero di lettori ci ha comunicati di avere “guadagnato dei soldi sui mercati” seguendo le indicazioni che era possibile ricavare dal nostro Blog.

Questo a partire dal secondo semestre 2020 non potrà più accadere: non troverà più quel tipo di indicazioni nel nostro Blog. Chi cerca “una dritta” farà bene quindi a leggere quello che pubblicano altri consulenti in altri siti. Noi forniremo indicazioni operative in modo esclusivo ai nostri Clienti.

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Nel corso degli anni, in numerose occasioni, ci è stato chiesto il motivo per il quale, pur disponendo di tempo, mezzi, e qualche capacità già dimostrata, noi di Recce’d non svolgiamo con regolarità l’attività di trading sui portafogli nostri e dei nostri Clienti.

In estrema sintesi potremmo rispondere così: “perché sappiamo leggere”.

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Volendo rispondere alla medesima domanda in modo più articolato e con più parole, potremmo dire: “Perché il Cliente che fa trading perde i suoi soldi, mentre noi siamo qui ogni giorno al solo scopo di fare guadagnare soldi al Cliente”.

Per questa semplice ragione, noi di Recce’d abbiamo fin dall’inizio limitato rigidamente le nostre attività di trading a ben precise fasi del mercato finanziario e a una ben precisa fascia della Clientela che ha la capacità personale e patrimoniale di tollerare un rischio che (purtroppo) moltissimi investitori retail non sanno, oppure non vogliono, vedere.

Il nostro mestiere resta e resterà la gestione del portafoglio titoli: che è cosa lontanissima dal trading.

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Algoritmo
 

L’algoritmo risolve ogni problema.

Abbiamo un algoritmo. La soluzione ce la dà l’algoritmo. L’algoritmo prende in esame miliardi di dati. Big. Big data. Big big big.

Chi come noi in Recce’d segue con interesse gli sport, è informato del fatto che l’uscita dalla fase di lockdown risulta piuttosto complessa, per quegli sport che hanno scelto di proseguire la stagione 2019-2020 (alcune discipline, come sci, basket e pallavolo, hanno fatto scelte diverse).

Tra le discipline sportive che hanno fatto la scelta di riprendere la stagione 2019-2020, spicca il caso del calcio, che in tutto il Mondo fatica a darsi delle nuove regole di condotta (il citatissimo “protocollo”)..

In Italia, dove da sempre siamo “più avanti”, è uscito il coniglio dal cilindro. L’algoritmo.

Non sappiamo come cavarcela, non troviamo un accordo? Ma allora … abbiamo l’algoritmo!!! L’algoritmo che non può sbagliare, che è infallibile, che ci darà il risultato cercato per mesi, che metterà a posto tutto.

E giù tutti a discuterne: operatori del settore calcio, Presidenti e sottopancia, e poi giornalisti di radio, TV, e carta stampata, , e poi naturalmente il pubblico: nella grandissima parte tutte persone che neppure sanno che cosa sia, esattamente, un algoritmo, né come funziona, né (soprattutto) quali sono i suoi limiti. Chi vuole l’algoritmo, che assolutamente non lo vuole, chi dice che funziona, chi dice che non funziona.

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Esattamente come succede nel settore del risparmio, in questi utili anni. Tutti utilizzano la parola “algoritmo”, che è una parola che suona bene e può volere dire di tutto. Recce’d ne scriveva già anni fa.

Oggi, la parola “algoritmo” la utilizzano in modo particolare quelli che avrebbero serie difficoltà anche soltanto a fare una divisione con le virgole.

Algoritmo, per il settore del risparmio, oggi significa: noi di investimenti e valutazione ci capiamo davvero poco, ma abbiamo inventato la macchina che sceglie per noi. La macchina magica che fa i soldi. Affidiamo ad una macchina le vendite e gli acquisti.

Così nascevano, qualche anno fa, i ROBO ADVISORS.

Nati cinque, sei, sette anni fa, ed oggi già in arrivo alla stazione che è il loro capolinea.

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Quelli che oggi in Italia propongono al Cliente investitore di “investire con l’algoritmo” non solo non conoscono nulla della matematica, e neppure dell’aritmetica o dell’informatica: non sanno proprio di che cosa stanno parlando. Si nascondono dietro all’algoritmo solo per mascherare la propria incompetenza professionale.

Non sanno nulla: non sanno che gli algoritmi nel settore dell’investimento sono arrivati ben quaranta anni fa: esistevano già, erano la medesima cosa (nella sostanza) degli algoritmi di oggi, e sono stati messi da parte, da tutti, perché non funzionano. Alla prova dei mercati finanziari, hanno fallito. Facilmente, potete ricostruire la storia del leader internazionale del comparto “algoritmi”, ovvero BARRA.

Loro, quelli che in Italia propongono al Cliente investitore l’algoritmo, non sanno nulla di BARRA e non possono saperlo. Non sono informati di questi fatti. Loro non c’erano, facevano altro.

Perché sono, molto semplicemente, venditori: non sono, e non sono mai stati, gestori di portafoglio. Non hanno mai gestito un centesimo di euro, nella loro vita., al massimo facevano i brokers, i venditori all’ìngrosso di azioni ed obbligazioni. Ma proprio non sanno, e non capiscono, che cosa sia la gestione del portafoglio.

Nel settore italiano del risparmio, distorto da una normativa che è stata elaborata CONTRO gli interessi dell’investitore finale, alcune figure del settore del brokeraggio (commercio all’ingrosso di azioni ed obbligazioni) si sono affermate anche nel settore della gestione, ma la cosa è durata lo spazio di un quinquennio oppure al massimo un decennio, e poi giustamente la storia è finita. Cancellata.

Chiedetevi: perché un colosso come Blackrock, che può fare investimento grandi come nessun altro, non di milioni bensì di miliardi di dollari o di euro, non taglia i suoi costi del personale del 90% ed affida tutta la gestione dei propri Fondi Comuni all’algoritmo? Semplice: perché l’algoritmo NON FUNZIONA.

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Gli investimenti dei ROBO ADVISORS sono investimenti che equivalgono a buttare via i soldi, come dimostra la storia dei ROBO ADVISORS in Italia. Partiti anni fa con toni trionfalistici, e in pompa magna (campagne pubblicitarie e dichiarazioni arroganti del tipo “abbiamo risolto ogni problema” oppure “isoliamo il processo di investimento dall’emotività” oppure “portiamo i servizi professionali agli investitori da 5.000 euro”) oggi hanno tutti le orecchie basse, il capitale è stato distrutto, il progetto è fallito. Lo testimonia in modo non equivocabile il fatto che adesso gli slogan commerciali sono cambiati, e tutti (ma proprio tutti tutti) i ROBO Advisors adesso presentano la cosa completandola, invariabilmente con “… affiancati da un consulente a vostra disposizione …” oppure “… le decisioni vengono prese da uomini in carne ed ossa”.

Ed è qui che salta in aria tutto, e la finzione viene svelata agli occhi dei Clienti investitori. Infatti ci si ritrova infatti di fronte al solito problema: dove decide l’uomo, e dove la macchina? e chi decide dove sta questo confine? e quando scatta l’intervento umano? ma allora … se alla fine decide l’uomo, la macchina a che cosa serve? e perché allora chiamarlo ROBO?

La realtà è che tutte queste strutture, in origine auto-definitesi ROBO ADVISORS, oggi sono semplicemente (dietro ad una cortina fumogena di paroloni) la solita Rete di vendita di GPM, GPF e di Fondi Comuni di Investimento, e chi ci opera è tornato ad agire sotto la “schiavitù del promotore finanziario”, schiavitù che ha infestato negli ultimi 15 anni il settore del risparmio in Italia, abbattendo il livello medio di servizio, e distruggendone le migliori professionalità a favore di standard di servizio che sono i medesimi dei call centers che promuovono i depuratori d’acqua ad uso domestico.

In qualche caso, oggi i ROBO ADVISORS fanno addirittura vendere il ROBO prodotto, il loro ROBO portafoglio, alle grandi Reti di vendita, alle Reti di distribuzione, insomma ai supermercati dei prodotti finanziari. Come da sempre si fa con le polizze auto.

Nel corso dell’estate 2020, Recce’d produrrà una serie di documenti di approfondimento proprio su questo argomento, la decadenza dei ROBO ADVISORS e di chi gestisce i soldi dei Clienti sulla base dei “modelli matematici”, una crisi che la stampa internazionale ha battezzato “Quant Reckoning”, la resa di conti dei Quant.

Il Post ha un obbiettivo più limitato. Recce’d scrive questo Post allo scopo di mettere in guarda i lettori dall’uso, pretestuoso ed irresponsabile, del termine “algoritmo”.

Ovviamente, nel nostro lavoro più ampio non ci occuperemo della situazione in Italia, che è (specialmente in questo ambito) una realtà di provincia dove alcuni personaggi provinciali tentano di scimiottare le varie AQR (la Società di Gestione di Cliff Asness), oppure Betterment e Wealthfront e simili. Realtà delle quali i professionisti di Recce’d conoscono benissimo la storia, che non è cominciata certo ieri (l’immagine qui sotto richiama i segnali di crisi visibili già nel 2017) e che noi conosciamo anche per esperienza diretta. Non ne parliamo “per sentito dire” come di argomenti “orecchiati in un bar”, a differenza di molti altri.

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Noi di Recce’d non ci occuperemo quindi di ciò che accade in Italia, bensì delle tendenze internazionali: tendenze da cui dipende anche la fine che faranno questi esperimenti italiani. Prenderemo spunto, per il nostro lavoro, dai temi trattati in questo articolo del Financial Times dello scorso mese di gennaio: a noi interessa di aiutare i Clienti, ed i potenziali Clienti, a capire, e NON a vendere. Recce’d non ha “prodotti finanziari” da vendervi, non Fondi Comuni, non GPM, non GPF, e nessun altro intruglio del genere. Il nostro Post prosegue più in basso. dopo l’articolo del Financial Times, articolo che vi sarà di grande aiuto per capire come stanno davvero di cose.



JANUARY 17 2020 51

Quantitative, automated strategies have long appeared to be the new, exciting frontier for investing, but many are suffering a rough patch — raising questions about an industry that has enjoyed huge inflows over the past decade.  Just 15 per cent of quant mutual funds beat the US stock market last year, according to Nomura: a performance that trailed even behind traditional stockpicking funds, which suffered their own poor run.

Explanations for the disappointing results vary, from popularity eroding quant strategies’ effectiveness to the impact of seesawing bond yields on certain market signals, but some analysts say this is more than a blip. The industry is going through a “quant winter”, argues Joseph Mezrich, head of quantitative strategies at Nomura Instinet. The performance has been “pretty terrible” for two years now, he points out.

Clifford Asness, the head of AQR Capital Management, said: “This is indeed a quant winter, but two-year winters just happen. We don’t know how to predict them, or when they end, but we know they occur.” Quantitative investing is a broad term.

Quant mutual funds mostly harness bigger, well-known “factors”, such as the tendency for companies with stable earnings growth or strong momentum to do well. There is roughly $160bn of assets in these stocks-focused quant mutual funds, according to Nomura. 

Quant hedge funds are also a diverse crowd, but they tend to scour markets for fainter, rapid signals, and are usually staffed by scientists and programmers rather than people with a background in economics or finance. They trade a wider array of assets than just stocks, and go both long and short — in other words, they try to make money from securities both falling and rising. Their performance has also been a mixed bag. Bridgewater’s Pure Alpha fund was flat for 2019. Renaissance’s Institutional Equities fund gained 14.2 per cent, while its institutional Diversified Alpha fund returned 4.7 per cent. DE Shaw’s flagship Composite fund made 10.9 per cent, while its equities-focused fund Valence eked out a 5.5 per cent gain.

Some firms are trimming their headcount. The founder of hedge fund WorldQuant, former computer games programmer Igor Tulchinsky, once predicted that a “Quantasaurus” would trample over traditional investing. But WorldQuant is reportedly cutting 130 jobs and shutting five international offices. The firm declined to comment.  AQR, one of the biggest managers of quant mutual funds, has also announced another round of job cuts, after its assets under management fell by almost a fifth over the past couple of years to $186bn. 

The industry’s performance has hardly been disastrous. Quant mutual funds returned on average 27.7 per cent in 2019, according to Bank of America, and quant equity hedge funds returned 11.8 per cent, according to HFR. This is worse than the broader stock market, but still represents a decent year in nominal if not relative terms. The question is whether this is simply an uncomfortably-long but temporary poor spell, or if there is something broader at work. Mr Asness argues that the pain of poor periods is precisely why many factors continue to work in the longer run, despite being well known.  “When [quant winters] occur everyone goes into overtime trying to explain why winter came. But it just does happen,” he said. “Of course, this is like saying ‘there will be a bear stock market again’. It’s absolutely true, but if you can’t predict when, you stay invested and earn the long-term return.”

Others are not so sure. Yin Luo, head of quantitative strategy at Wolfe Research, agrees that there is a degree of cyclicality to quant factors, but argues that their popularity is eroding the above-market returns — the “alpha”, in Wall Street jargon — that they have historically produced. “These strategies are becoming better and better known, so the alpha is disappearing,” he said. “This does feel like another quant winter . . . The crowding will come down and the returns will come back, but the longer-term trend is that most of it is going away.” Mr Mezrich is sceptical that crowding explains why quant funds have fizzled. He thinks it is better explained by how tumbling bond yields have warped market dynamics, making previously disparate factors more correlated, and how quant funds can get hit when they reshuffle their positions. “It’s mainly because macro isn’t part of their risk management repertoire,” he said.  This might mean the current fallow period does not last. But it could more likely mean that many quant strategies are in for a long rocky ride, Mr Mezrich argues. “They may come back, but you have to be very certain about the macro environment,” he warned. “If Japanification [permanently low interest rates] grips the world then this could be with us for a long time.”

Nel frattempo, su questo medesimo tema noi di Recce’d stiamo producendo da mesi un contributo settimanale a Soldionline.it, contributo che nelle prossime settimane arriverà proprio ad occuparsi di ROBO ADVISORS, di Finanza Quantitativa, di modelli e di fattori.

Chiudiamo il Post con un suggerimento: amici lettori, fate attenzione, e non fatevi ingannare da “ricette miracolose.”.

Da tredici anni, Recce’d vi ripete: la Finanza Quantitativa è una cosa seria, e va utilizzata in modo serio, e non è un giocattolo per bambini. Wealth managers, private bankers, family bankers, personal bankers, “consulenti abilitati alla vendita fuori sede” ovvero i promotori finanziari e consulenti online, neppure sanno che cosa sia, un algoritmo, ed usano il termine “algoritmo” in modo pretestuoso, come uno slogan commerciale, senza capirne il senso.

Recce’d utilizza l’analisi quantitativa, ed anche quei “mille miliardi di dati” di cui in tanti si vantano, nel modo opposto. Non si fa guidare, ma ne guida l’utilizzo. Non affida i soldi dei Clienti alla macchina: siamo noi a usare la macchina, nell’interesse esclusivo del Cliente. Noi sappiamo come si fa.

Recce’d infatti è consapevole dei limiti di questi strumenti: perché se ne occupa dagli Anni Ottanta, direttamente, e come gestore di portafoglio (mai operato come venditore, chi lavora in Recce’d).

In Recce’d utilizziamo il QUANT, ma non ci facciamo usare dal Quanti: lo utilizziamo, ma in modo consapevole. E solo per fare l’interesse del Cliente,. mai per vendere “prodotti finanziari” come GPM, GPF, e attraverso queste i soliti Fondi Comuni di Investimento (magari nascondendo le retrocessioni che ricevono dai Fondi Comuni sotto forma di commissioni “soft”, e poi dire che “non si ricevono retrocessioni”: un trucco vecchissimo)..

Intanto che noi lavoriamo, restiamo sempre in attesa di ascoltare il parere di CONSOB ed OCF su questo tema (e perché no, magari anche su BARRA, sempre ammesso che sappiano di che cosa stiamo parlando).

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Smartworking portfolio management: it works!
 

Recce’d ha introdotto sul mercato italiano dei servizi al risparmiatore un modello di servizio che è del tutto nuovo ed è innovativo anche sul piano internazionale.

La nostra gestione in remoto del portafoglio titoli spazza via inutili (e costose) barriere che erano state introdotte nei Regolamenti al solo scopo di proteggere le posizioni dominanti dei vecchi operatori del settore.

Non sono soltanto i risultati di eccellenza (in termini sia di rendimento medio annuo che si volatilità realizzata del portafoglio modello) a validare il nostro modello di servizio: noi abbiamo radicalmente innovato la comunicazione con il Cliente (quotidiana e to the point, non il commercialese tipico delle reti dei “consulenti per la vendita fuori sede” che al Cliente parlano solo di “prodotti”), la strategia di sviluppo commerciale (centrata sui contenuti anziché sugli slogan e sugli spot televisivi). la reportistica ed il conteggio delle commissioni di gestione e di performance (sempre condivisa, passo dopo passo, con i nostri Clienti), e soprattutto la strategia di gestione del portafoglio in titoli (come potete leggere qui), che è il pilastro sul quale si fonda l’eccellenza dei nostri risultati. E l’elenco non si esaurisce qui: abbiamo innovato ogni altro aspetto, anche i più marginali, del servizio che viene offerto al Cliente.

Noi di Recce’d teniamo, sopra ogni altra cosa, al rispetto del Cliente, che sia persona individuale oppure Cliente Istituzionale, e per questa ragione teniamo moltissimo a conservare elevati standard di servizio, superiori a quelli di ogni altro concorrente nel comparto dei servizi al risparmiatore.

Non sono solo parole: ne abbiamo dato prova anche in momenti di eccezionale tensione ed emotività, come sono stati prima la “bubble of everithing” nella quale la grandissima parte dei risparmiatori italiani è stata attirata dai “consulenti per la vendita fuori sede”, e poi anche negli ultimi mesi, difficilissimi per il nostro Paese, di pandemia e lockdown.

Lo abbiamo scritto anche nella nostra ultima Lettera al Cliente spedita lo scorso 24 maggio, domenica. Con queste parole:

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(…) Recce’d ha garantito ai propri Clienti un servizio costante, coerente, e solido in una fase nella quale TUTTE le Aziende, in tutti i settori, hanno imposto ai loro Clienti disagi, disguidi ed interruzioni di servizio. Non abbiamo mantenuto intatta la qualità, invariata la frequenza, massima la rapidità degli interventi. E tutto questo va apprezzato, a prescindere dal fatto che oggi il nostro Cliente beneficia di performances 2020 che sono le migliori sul mercato, come leggete sotto nella tabella. Il nostro servizio è passato del tutto indenne attraverso una fase di crisi profonda e diffusa: e questo, per noi, è un segno non equivoco di qualità del servizio, una conferma del fatto che i nostri standard di servizio sono i più alti sul mercato, in questo momento (…).

Tre spunti operativi dal COVID-19
 

Siamo arrivati alla fine del mese di maggio. Sono trascorsi circa quattro mesi dai giorni nei quali il COVID-19 è comparso sulle prime pagine dei quotidiani, e nei titoli dei TG alla televisione.

L’indice della Borsa più importante del Mondo ha chiuso la settimana, venerdì 22 maggio, a quota 2950 punti. E quindi, vicinissimo ai 3000 punti e molto vicino anche ai livelli massimi assoluto della sua intera storia.

Un viaggiatore che provenisse da un’altra galassia, leggendo questo ed altri valori sui mercati finanziari (l’indice DAX di Francoforte a 11000 punti ad esempio) concluderebbe che “tutto procede come sempre e senza problemi”.

Purtroppo, invece, problemi ce ne sono, e parecchi: dal numero di decessi al numero di disoccupati, passando per i numeri della crescita economica e della produzione.

Sul tema della profonda divaricazione tra l’andamento dei dati dell’epidemia, e l’andamento dei dati economici, da un lato, e dal lato opposto l’andamento degli indici dei mercati finanziari, noi abbiamo già scritto, anche se sempre in modo sintetico, in tutte le sedi dove Recce’d fa comunicazione.

Il tema della divaricazione, oggi, NON ci appassiona: non amiamo scrivere di strategia di lungo termine, del destino del Mondo e dell’umanità, e di altri temi che lasciamo volentieri ad altri commentatori.

Noi di Recce’d siamo mestieranti, e praticoni: non sentiamo il fascino del grande discorso, del tema ampio, della filosofia da prima pagina dei quotidiani..

In modo particolare in un momento (della società, delle economie e dei mercati) nel quale tutte le “visioni strategiche” possono essere ribaltate nello spazio di una sola settimana, dato il peso immenso delle incognite che ci troviamo di fronte.

Lasciamo perciò la “visione del futuro” ad altri, più competenti e preparati commentatori “visionari”, e ci occupiamo di trovare una risposta alla domanda “che cosa faremo, la settimana prossima, per i nostri Clienti?”.

Chiarito così il nostro atteggiamento sul tema “divaricazione”, ora ritorniamo ai dati che avete letto in apertura di questo Post: dati molto significativi, che possono innescare ragionamenti e suggerire conclusioni, alcune delle quali sono molto utili sul piano pratico. Messo da parte (almeno per il momento) il già citato tema della “profonda divaricazione”, ci occuperemo della nostra industria, del nostro settore, che è quello dei servizi offerti al risparmiatore finale, che sia individuale e oppure Istituzionale.

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Nel grafico che potete esaminare qui sopra, ci sono i dati relativi all’andamento dell’indice calcolato da Fideuram come media della performance dei Fondi Comuni di Investimento in Italia, per gli anni dal 2007 al 2020.

Fideuram è la più grande delle Reti italiane che vendono quote di Fondi Comuni di Investimento: si tratta di una Rete di vendita, che opera come qualsiasi altra Rete di vendita in altri settori merceologici, dai materassi agli aspirapolvere. I venditori sono remunerati grazie alla retrocessione di ciò che i Fondi Comuni piazzati incassano poi dal Cliente finale, ovvero le commissioni. Non c’è alcuna differenza, tra questi operatori ed altri agenti di commercio in altri settori merceologici: ve lo testimonia il fatto che generano i loro ricavi esattamente allo stesso modo. Che poi si facciano chiamare private banker, personal banker, family banker, o peggio ancora “consulenti”, non cambia la sostanza delle cose. Ovvero che i soldi li fanno sulla base della retrocessione delle commissioni di gestione pagate dai Clienti sulle quote di Fondi Comuni di Investimento piazzate nei loro portafogli.

Nella tradizione anglosassone, la situazione è diversa: sono diffuse e molto note le “Reti di brokeraggio”, come ad esempio Charles Schwab negli Stati Uniti, ma le loro origini sono completamente diverse. nascono e crescono come Reti che vendono al Cliente i singoli titoli azionari, le obbligazioni, e adesso gli ETF. Guadagnano sulle commissioni di negoziazione. Niente commissioni truccate, commissioni nascoste, niente inganni a danno dell’investitore, come invece è prassi comune in Italia..

Tutto questo andava ripetuto e precisato: ma voi lettori lo sapevate già, anche grazie al nostro lavoro in questo nostro sito. E allora? perché parlarne oggi?

Come detto, l’esperienza COVID-19 fornisce una serie di spunti per ragionare, davvero molto utili e molto concreti, ai quali si arriva proprio esaminando i numeri del grafico qui sopra.

I Fondi Comuni di Investimento italiani, tra il luglio 2007 ed il maggio 2020 (in tredici anni) hanno messo a segno una performance molto modesta. L’indice calcolato da Fideuram sale da 107,25 a 125,99, come vedete nel grafico.

Avrete già fatto i vostri conti, a questo punto: il rendimento medio annuo (per il Cliente investitore in quote di Fondi Comuni di Investimento italiani) sta sotto lo 1,50%, nell’arco dei 13 anni dal 2007 ad oggi.

Non abbiamo la più piccola intenzione di mettere questi dati a confronto con le nostre performances. Non vogliamo ritrovarci nella condizione di quel tizio che, in un famoso spot televisivo, si sente ribattere “Ti piace, vincere facile!”. Il confronto non ci sta, non sarebbe giustificato, perché non si possono confrontare le mele con le patate: sono cose diverse.

No: il nostro obbiettivo è ben diverso. Vogliamo fare osservare qui che in media, un Cliente investitore che si è rivolto ad una delle grandi Reti di promotori finanziari altrimenti detti private bankers o family bankers oppure “consulenti” in 13 anni ha guadagnato … molto MENO di quanto ha guadagnato la sua Rete, ovvero dei soldi che lui stesso ha pagato al suo private banker.

Che essa si chiamo FINECO, Azimut, Mediolanum, Banca Generali, o con altri nomi più o meno noti al grande pubblico (anche non italiani, ovviamente: da UBS a Credit Suisse ai tanti che tutti voi lettori conoscete), non c’è alcuna differenza, in questo ambito. Tutti, oggi, stanno cercando di vendervi le polizze assicurative come matti: non è forse vero?

Il dato che avete appena letto nel grafico più sopra è ampiamente documentato in sedi pubbliche: farebbe anche un po’ ridere, se non si trattasse di un dato tragico per la gran parte dei Clienti del private banking e dei promotori finanziari.

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Un grandissimo numero di investitori italiani neppure se ne rende conto: anestetizzati ed assuefatti, ancora oggi se ne stanno sdraiati a contemplare, dopo essersi fatti convincere che “non esiste una alternativa”.

Oppure (peggio ancora) se ne rende conto, ma gli sta bene così: in nome di una pretesa “amicizia personale”, oppure di pretese di “maggiore sicurezza”, oppure ancora perché in televisione le Reti passano pubblicità con immagini rassicuranti di gente seduta il poltrona, o in uffici di vetro, o perché magari sullo sfondo c’è una bella fontana.

Questo è lo spunto concreto sul quale Recce’d vi suggerisce di riflettere.

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E non è il solo spunto di questo Post. Ce n’è anche un secondo, strettamente collegato al primo appena discusso.

Vi rendete conto che i risultati che avete visti nel grafico sopra arrivano alla fine di un periodo come mai ce ne fu nell’intera storia dei mercati finanziari?

Un periodo lunghissimo nel quale OGNI POSSIBILE supporto è stato fornito ai mercati finanziari, e di riflesso (e deliberatemente) all’industria dei Fondi Comuni di Investimento tradizionali. Arrivando fino al punto, estremo di distorcere gli stessi mercati e drogare nel pubblico una euforia artificiale.

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Vi rendete conto, amici lettori, che un periodo come il 2007-2020 nessuno di noi lo vederà mai più nell’arco della propria esistenza? Che non potrà ripetersi? Che ci sono ZERO probabilità di vedere nei prossimi 13 anni analoghe operazioni di “pompaggio” (se preferite, potete chiamarlo “stimolo”, ma l’uso del termine è del tutto improprio) degli indici di Borsa e dei prezzi delle obbligazioni?

Vi siete informati, in merito alle previsioni sui rendimenti delle maggiori classi di attività, nei prossimi 13 anni? Recce’d ne ha scritto e parlato, pubblicando anche qualche dato in questo sito, in Post precedenti. Potete in ogni caso informarvi attraverso il Web: provate a capire quali saranno i rendimenti medi delle maggiori classi di attività nel prossimo decennio (e mi raccomando: nel caso in cui tutto vada bene, anzi benissimo!).

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L’utilità della lettura di questo Post deriverà proprio dalla vostra capacità di informarvi su temi dei quali NESSUNO vi parla o vi scrive: sicuramente non Il Sole 24 Ore, non il Corriere della Sera, non la TV CNBC, mezzi di informazione tutti schierati in modo compatto a protezione dei privilegi delle Aziende che organizzano questa massiccia operazione di collocamento dei Fondi Comuni di Investimento, violando a tutto oggi il Regolamento di settore e la Legge per ciò che attiene al conflitto di interesse ed alla sistematica rappresentazione dei fatti in modo oscuro, difficile da comprendere, in una parola NON trasparente. Con il beneplacito ovviamente degli Organismi preposti e degli Albi Professionali.

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E visto che abbiamo accennato proprio sopra alle classi di attività, allora è possibile ampliare ulteriormente la nostra riflessione, offrendovi un terzo spunto molto concreto che COVID-19 ha messo in ulteriore evidenza.

Per la gran parte di voi, oggi, il portafoglio titoli è organizzato sulla base di una asset allocation suddivisa per classi di attività. Tipicamente un terzo azioni, due terzi obbligazioni, un po’ di azioni ed obbligazioni in dollari USA, ed un pizzico di Mercati Emergenti.

Potete facilmente trovare, liberamente disponibile sul Web, un grafico rappresentativo della performance di un portafoglio costruito in questo modo. A puro titolo di esempio, noi sotto ne riportiamo uno tra i tanti che rifflettono l’andamento di un portafoglio “ad asset allocation tradizionale”.

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Vedete nel grafico fino al 2015 un rialzo che è quello che fece seguito alla crisi del 2009, e dopo di quello una fase di anni con un movimento laterale.

Il messaggio che esce da questo grafico è chiarissimo: se il mercato sale, il portafoglio sale; se il mercato scende, il portafoglio scende. E a volte non sale anche quando i mercati salgono.

Ma perché voi investitori pagate soldi a questa gente, a gente che per voi fa nulla? Fatevelo da soli, il portafoglio ad asset allocation: è facilissimo, tanto da risultare persino stupido. Non sarete mica affascinati dai “ribilanciamenti di fine mese? Quel +2% oppure -2% che lascia il vostro portafoglio esattamente come stava prima?

Notate inoltre come questo grafico risulta IDENTICO a quello della media dei Fondi Comuni italia, che avete già visto più in alto.

E notate infine come la performance sia PARI A ZERO dal 2015 al 2020. Con tutti gli indici di mercato grazie alla “bolla di tutto”, “the bubble of everything” di cui Recce’d ha scritto (con ottimi argomenti ed trovando alla fine solidissime conferme) per tutto il 2017, e poi nel 2018, e poi per tutto il 2019, anche qui nel Blog ma soprattutto per i propri Clienti nelle sedi che riserviamo a loro.

In sintesi: sono stati i loro “anni buoni”. Il loro “periodo fortunato”. E i risultati sono questi. I prossimi anni invece saranno il NOSTRO “periodo buono”. I loro risultati come saranno?

E voi, amici lettori, perché pagate un tizio che butta i vostri soldi un po’ a destra, e un po’ a sinistra, e poi alza i piedi e li mette sul piano della scrivania ed aspetta di vedere che cosa succede? A voi amici investitori, questo a che serve? Fatevelo da soli, è la medesima cosa. Consigli di questo tipo (asset allocation) li potete trovare del tutto gratis via web, e non costano nulla: proprio perché non valgono nulla, basta buttare un po’ di soldi qui e un po’ là, magari giocherellando con un programmino che fa “le torte a spicchi colorati”. Sulla base di che? Del nulla più assoluto.

Vediamo insieme un ultimo grafico: anche questo è liberamente disponibile via Web, e quindi c’è proprio nessun segreto da proteggere.

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In quanto investitori, quello che cercate è questo? Di essere legati a filo doppio, ed anzi triplo, agli alti ed ai bassi degli indici di mercato? Vi sta bene di investire in questo modo? Di investire su portafogli il cui rendimento può AZZERARSI nello spazio di 30 giorni?

A voi sembra questo, il modo migliore per affrontare la Fase 2, e poi la Fase 3, e poi la Fase 4, nei prossimi anni?

Volete davvero stare ad attendere il terremoto in piedi sul cornicione del vostro palazzo? Oppure, siete semplicemente storditi dai tanti anestetici, e non vi rendete conto di essere sul cornicione?

La vostra migliore operazione di investimento oggi (e per molto tempo ancora) non è quella di perdere il proprio tempo a scegliere tra euro e dollaro, tra azioni ed obbligazioni, tra ENI e UBI Banca e Banco Popolare.

La vostra migliore scelta di investimento oggi è chiedervi COME state investendo i vostri soldi.

Come fa da oltre un decennio, Recce’d rimane pronta ad aiutarvi: le novità che apportiamo al nostro sito (il lavoro è iniziato una settimana fa, e proseguirà poi nelle prossime settimane) si rivolgono anche, per una piccola parte, al pubblico del sito.

Recce’d dispone di un modello di servizio che è unico in Italia, e non soltanto in Italia. Che è efficiente. Che è testato anche a fronte di fasi di mercati di estrema difficoltà. Che mette a vostra disposizione le tecniche più avanzate. Che è più avanti di tutti, e mette voi investitori più avanti di tutti. Come dicono i numeri.

Recce’d resta ovviamente disponibile anche per tutti gli operatori del settore del risparmio (e sono molti, e sono validi) che sono consapevoli di ciò che li attende nel loro futuro ormai prossimo, e che noi (rozzamente, ma ci auguriamo in modo efficace) abbiamo semplificato utilizzando più in alto immagini che richiamano episodi del recentissimo passato.

Tutti i professionisti del settore del risparmio che realizzano che il futuro della loro professione impone un cambiamento immediato e radicale e anche brutale (prima che si arrivi agli scatoloni) troveranno qui in Recce’d ampia apertura e disponibilità al confronto.

Siete messi male, amici “consulenti addetti alla vendita fuori sede”, e qualcuno tra di voi proprio male male: perché il conto alla fine arriva e qualcuno dovrà pagarlo. E stavolta non saranno soltanto i vostri Clienti.

Questo Post è in realtà un sollecito: c’è una bolletta scaduta da tempo, e adesso si deve correre a pagarla. E sono le Reti che la pagheranno agli investitori.

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Sito in fase di rinnovamento (parte 1)
 

Abbiamo avviato nel weekend 16-17 maggio una serie di attività di rinnovamento del sito di Recce’d. Per questa ragione, il sito non risultava accessibile al pubblico nelle due giornate. Il lavoro proseguirà nei prossimi fine settimana. Alcuni link ancora non sono attivi. Ci scusiamo per l’eventuale disagio.

Al momento, abbiamo in prevalenza apportato interventi e modifiche al layout, all’impaginazione ed a altre componenti non di contenuto. Nelle prossime settimane, introdurremo anche alcune novità di contenuto e nei servizi che Recce’d offre al pubblico.

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La nostra nuova Home Page illustra la posizione di Recce’d rispetto all’Albo OCF. In aggiunta, trovate una serie di riferimenti alla soluzione SMART per la gestione del portafoglio che Recce’d per prima ha introdotto sul mercato, anticipando alcune tendenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Oggi insieme con i nostri Clienti ed amici godiamo dei frutti di questa fortunata intuizione di 14 anni fa.

Valter Buffo