Servizi di pubblica utilità (parte 2)
 

Nei confronti dei nostri Clienti, come pure degli amici lettori che frequentano il sito, Recce’d sente il dovere (professionale) di aiutare a capire, per rendere chi ci legge consapevole di ciò che accade.

In questo Post, trattiamo di una vicenda che, qualche settimana fa, finì sulle prime pagine di Corriere, Repubblica e Sole 24 Ore.

Si tratta della crisi di liquidità sul mercato interbancario degli Stati Uniti, che dai mezzi di informazione fu del tutto fraintesa. Ci fu chi arrivò a parlare di Lehman Brothers, e di “qualche Istituto in difficoltà”, mancando completamente il punto.

Nelle ultime settimane, l’attenzione dei mezzi di informazione è molto diminuita: al contrario, noi ne scriviamo perché il problema nelle ultime settimane è diventato progressivamente più evidente. E più importante per i portafogli di investimento.

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Il fatto che la Federal Reserve abbia deciso, dopo qualche settimana di ripetute immissioni di liquidità nel sistema interbancario, di aumentare gli importi di questi interventi ci conferma ciò che abbiamo scritto settimane fa: neppure alla Fed hanno capito bene di che cosa si tratta.

Ed il fatto che (grafico sotto) per ogni intervento della Fed si registrino richieste per importi superiori a quanto offerto (over-subscription) è una ulteriore conferma che in questo momento la Federal Reserve non sta guidando il processo, bensì lo sta subendo. La Fed fa quello che il mercato chiede, e se il mercato chiede di più la Fed si adatta ed offre di più.

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E’ in corso qualche cosa: spieghiamo perché è rilevante per i nostri portafogli. Nei fatti, queste operazioni della Fed hanno determinato un aumento dell’attivo della Banca Centrale: sono quindi, in tutto e per tutto, equivalenti alle operazioni di QE.

Con una differenza importante: non è stata la Fed a decidere le operazioni e neppure gli importi: il mercato le ha imposte, attraverso le impennate dei tassi di interesse interbancari che vedete sopra nel grafico.

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Noi torneremo, durante la prossima settimana, su questo argomento nelle pubblicazioni riservate ai Clienti. In questo Post offriamo, in estrema sintesi, una conclusione: la Fed è ritornata a fare QE, senza annunciarlo come tale, e di questa nuova operazione non ha il controllo.

Non ci sono dubbi che questo stato delle cose avrà conseguenze importanti, sia per il mercato delle obbligazioni sia per il mercato delle valute, e persino per le Borse. I prezzi che oggi vedete sui mercati sono in parte determinati da questo nuovo QE.

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Valter Buffo
Servizi di pubblica utilità (parte 3)
 

Ma come: la Borsa di New York non si trova oggi ai massimi di ogni tempo?

Ed allora come si spiega che l’autorevole Barron’s ci scriva che “non è forte abbastanza”?

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Barron’s lo spiega come leggete qui sotto: l’indice S&P 500 aveva durante la seduta del venerdì 25 ottobre raggiunto superato il livello massimo di chiusura, che risale al luglio scorso, ma poi prima della chiusura è sceso al di sotto del suo record.

Nell’arco di cinque sedute, e dopo due settimane di assoluta immobilità, questo indice ha messo a segno un rialzo dello 1,2%. Perché allora così tanta enfasi? E poi: perché questo indice DEVE salire ancora?

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Per i mezzi di informazione, la risposta è semplice: un “nuovo record” fa notizia, Fa click sul sito. Sollecita l’attenzione del pubblico.

Per l’industria dei Fondi Comuni, vale lo stesso: un “nuovo record”, anche se fatto segnare con un rialzo minuscolo, fa notizia ed è un argomento da spendere con i Clienti, per convincerli che NO, non è un buon momento per uscire dai Fondi Comuni di Investimento.

Per il Presidente Trump, la risposta è ancora più semplice: tutte le energie spese per sostenere la Borsa di New York, con false notizie, “voci” giornalistiche, e un bombardamento di Tweet, sono energie spese per chi ha versato i contributi finanziari alla sua Campagna Elettorale.

Il ruolo di Recce’d qual’è? In questo ambito, il nostro dovere professionale è quello di segnalare ai nostri Clienti quello che ci dice l’immagine sotto: dopo luglio, anche nell’ottobre del 2019 la Federal Reserve taglierà il costo del denaro con l’indice della Borsa di New York ai massimi.

Un segnale forte di paura, come un taglio del costo ufficiale del denaro, che si spiega solo con i timori di un rallentamento dell’economia (ce lo ha spiegato anche Draghi giovedì 24 ottobre) che contrasta in modo violento con una Borsa ai massimi di sempre, che si spiega soltanto se l’economia degli Stati Uniti è effettivamente “la migliore di sempre”-

Ecco il nostro ruolo, spiegato in modo semplice: documentare ai nostri amici lettori, in modo chiaro, che uno di questi due segnali è falso. E in aggiunta, spiegare poi ai nostri Clienti come si fanno guadagni anche importanti da situazioni di grave squilibrio come questa.

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Valter Buffo
Servizi di pubblica utilità (parte 4)
 
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Per anni, si è dibattuto sui quotidiani e nei Convegni del tema della diseguaglianza. In libreria, alcuni dei libri pubblicati su questo tema (ad esempio, citeremo Piketty) sono stati acquistati al punto da diventare best-sellers.

Oggi, questo dibattito si è trasferito nelle strade, ed è diventato rivolta.

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Oramai ogni giorno, leggiamo e leggete notizie di disordini che arrivano sia da Paesi ricchissimi come Hong Kong, sia da Paesi in buone condizioni economiche come il Cile, sia da aree economiche difficili come il Libano oppure il Brasile. Il grafico che segue mette in evidenza quanto noi abbiamo appena scritto.

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Per fare il punto, offriamo ai lettori un elenco dei Paesi nei quali si sono registrate, di recente, proteste di piazza.

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Questo Post noi lo scriviamo per anticipare a chi ci legge che la diffusione dei fenomeni di protesta, e di instabilità sociale, potrebbe coinvolgere presto anche Paesi dell’Occidente: la vicenda dei gilet gialli in Francia non si è conclusa, e anche negli Stati uniti c’è chi agita lo spettro di una “guerra civile”, come leggete qui sotto.

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Fino ad oggi, sui mercati finanziari si è attribuito un peso pari a zero a fatti come questi, mentre si è attribuita grandissima attenzione alle tariffe USA-Cina: il nostro suggerimento ai lettori è di adottare un modo diverso di guardare alle cose.

L’instabilità sociale non è un fatto che può essere contrastato dalla Banche Centrali con i tagli dei tassi di interesse. E non può essere risolto (a differenza delle tariffe con la Cina) prendendo un the in un salotto a Washington, e poi facendo scattare la solita sessione per i fotografi. Non è un fatto che può essere controllato manipolando i mezzi di informazione.

Per questo, quando si tratta dei nostri investimento e dei nostri portafogli in titoli, è giusto attribuire a questo fattore la massima importanza, anche se fino ad oggi sui mercati non si sono registrate reazioni visibili.

Reazioni che potrebbero, però, arrivare già domani.

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Valter Buffo
Pubblicità o contenuti?
 

Gli amici che ci seguono, così come i nostri Clienti, conoscono bene quale è il nostro atteggiamento verso la pubblicità.

Fin dai primissimi giorni, Recce’d ha scelto una impostazione per i propri servizi e per la propria immagine radicalmente diversa da quella dell’industria tradizionale dei “prodotti per il risparmio”.

In modo fermo, crediamo in un veicolo pubblicitario solo: e si chiama CONTENUTI. In modo fermo, crediamo che i servizi per il risparmio siano servizi professionali, e non servizi di massa.

Per questo, non abbiamo mai fatto, né mai faremo, pubblicità tradizionale sui mezzi di informazione: non ci sentirete mai parlare alla radio di “scudo da supereroe” affermando “siamo in grado di proteggervi”. Immagini e slogan come questi sono perfetti per le scatolette di tonno oppure per i detersivi per i pavimenti, ma a nostro giudizio sono del tutto inadatti, ed anzi inefficaci, quando si tratta di avvicinare il risparmiatore a servizi che (almeno, nel caso nostro di Recce’d) sono servizi professionali, e non scatolette di tonno o detersivi per i pavimenti.

Il signore che vedete qui sotto non la pensa come noi: e da alcuni anni si offre come “consulente finanziario” al pubblico in Italia, attraverso una massiccia campagna pubblicitaria che dice così: “Se hai almeno 350 mila euro …”.

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Il signore in questione si chiama Ken Fisher ed ha alle spalle una lunga carriera nella consulenza negli Stati Uniti, una carriera che si è sviluppata soprattutto nel segmento degli Investitori Istituzionali, ovvero i Fondi pensione privati che negli Stati Uniti sono molto sviluppati e diffusi.

Non ha fatto, al contrario, un percorso significativo nel segmento della Clientela privata.

In questo Post nel parliamo perché questo signore sta attraversando un momento di crisi profondissima: che non deriva da irregolarità nello svolgimento della sua professione, bensì è causato dall’avere provocato uno scandalo pronunciando frasi molto pesanti ad una conferenza.

Lo specifico di queste frasi a noi qui non interessa: ci interessa invece di mettere all’attenzione di chi ci legge due fatti.

Il primo fatto è la rapidità con la quale negli Stati Uniti la pubblica opinione ti si rivolta contro. Un fatto significativo, visto che oggi sono in tanti, tra i personaggi pubblici di vertice negli USA, ad avere la consuetudine di pronunciare frasi pesanti senza controllarsi.

Il secondo fatto è che, nella nostra professione, la pubblicità vecchio stile è un’arma a doppio taglio. Potrebbe (forse) sembrare rassicurante fare vedere al pubblico la propria faccia, ma al tempo stesso la faccia viene poi immediatamente riconosciuta quando accadono fatti come quelli che hanno interessato Ken Fischer. In Italia, quelli che hanno puntato sulla propria faccia nella pubblicità tradizionale potrebbero incorrere nel medesimo tipo di problema in futuro.

Recce’d, lo ripetiamo, non utilizza questi “trucchetti” da vecchia pubblicità, e punta esclusivamente sui contenuti. “Content advertising”, se vogliamo proprio parlare difficile.

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Valter Buffo
Hanky Panky
 
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Recce’d ve lo aveva detto con grande anticipo. Ora, lo leggete scritto sui giornali, e sui siti di Finanza e Mercati. Recce’d ve ne aveva parlato mesi, e persino anni, fa.

Proveremo a spiegare, in questo Post, perché l’articolo che vedete qui sopra nell’immagine è uno dei più importanti, per chi vuole comprendere le nostre decisioni sui portafogli titoli degli ultimi anni.

La manipolazione dei mercati di Borsa, in particolare negli Stati Uniti, è venuta a galla, è stata esposta in pubblico e documentata a mezzo stampa. Stiamo parlando, per non lasciare nulla di non detto, di reati penali.

Noi non vogliamo entrare qui nel dettaglio. Neppure, vogliamo fare come faranno certi giornalisti, che ci costruiranno sopra storie fantasiose, come in certi libri di spionaggio, buttandoci magari dentro anche la Federal Reserve e altre cose che non c’entrano per nulla, al solo scopo di colpire l’occhio dei lettori. Noi non faremo così: non è quello, il nostro mestiere, per fortuna.

Non lo faremo anche per un altra ragione, ovvero che qui la cosa è molto più semplice: con i suoi Tweet, Trump ha manipolato dall’esterno la Borsa americana, e ovviamente chi è più vicino al suo “circolo degli amici” ne ha approfittato per farci dei bei guadagni.

A chi ci parla di “opportunità perse sui mercati”, noi rispondiamo così: documentandovi che queste NON sono opportunità, questi sono imbrogli, con evidenti aspetti di illegalità.

Queste sono cose da disperati, sono cose che fanno i disperati, quelli che NON hanno altre capacità che non quella di “fare la cresta”.

Recce’d non è disperata, così come non lo è nessuno tra i nostri Clienti. Questo non è investire, per noi, ma è altro: è giocare col fuoco. E’ vivere in un film (ricordate Di Caprio che faceva “The Wolf of Wall Street”)?

Recce’d non vive in un film, ed anche i nostri Clienti non vivono in un film. Abbiamo tutti i piedi ben piantati nella realtà. Queste sarebbero “opportunità perse sui mercati”? Bene, allora siamo felici di averle perse. Intenzionalmente e consapevolmente: investire, a nostro giudizio, è tutta un’altra cosa. In Recce’d, facciamo proprio un altro mestiere.

In the last 10 minutes of trading at the Chicago Mercantile Exchange on Friday, September 13, someone got very lucky. That’s when he or she, or a group of people, sold short 120,000 “S&P e-minis”—electronically traded futures contracts linked to the Standard & Poor’s 500 stock index—when the index was trading around 3010. The time was 3:50 p.m. in New York; it was nearing midnight in Tehran. A few hours later, drones attacked a large swath of Saudi Arabia’s oil infrastructure, choking off production in the country and sending oil prices soaring. By the time the CME next opened, for pretrading on Sunday night, the S&P index had fallen 30 points, giving that very fortunate trader, or traders, a quick $180 million profit.

It was not an isolated occurrence. Three days earlier, in the last 10 minutes of trading, someone bought 82,000 S&P e-minis when the index was trading at 2969. That was nearly 4 a.m. on September 11 in Beijing, where a few hours later, the Chinese government announced that it would lift tariffs on a range of American-made products. As has been the typical reaction in the U.S. stock markets as the trade war with China chugs on without any perceptible logic, when the news about a potential resolution of it seems positive, stock markets go up, and when the news about the trade war appears negative, they go down.

The news was viewed positively. The S&P index moved swiftly on September 11 to 2996, up nearly 30 points. That same day, President Donald Trump said he would postpone tariffs on some Chinese goods, and the S&P index moved to 3016, or up 47 points since the fortunate person bought the 82,000 e-minis just before the market closed on September 10. Since a one-point movement, up or down, in an e-mini contract is worth $50, a 47-point movement up in a day was worth $2,350 per contract. If you were the lucky one who bought the 82,000 e-mini contracts, well, then you were sitting on a one-day profit of roughly $190 million.

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Valter Buffo