Come si conquista la fiducia

Tra i fattori che fino a poco tempo fa sostenevano la Borsa di New York, c’erano sicuramente gli indici di fiducia: come la Fiducia dei Consumatori oppure gli indici PMI.

Da qualche tempo, non funzionano più da supporto: e lo vedete sotto nel grafico.

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Visto il ruolo, molto pesante, di queste “sensazioni ed emozioni” da qualche anno a questa parte, una loro inversione di tendenza potrebbe avere conseguenze più ampie che in passato.

Oltre agli indicatori come la Confidence oppure i PMI, il problema potrebbe coinvolgere anche i media che giocano da sempre il ruolo di “ultras” della Borsa: vi proponiamo di rileggere alcuni dei titoli più recenti di Marketwatch sulla Borsa di New York, nell’immagine che segue.

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Come sapete, in Recce’d attribuiamo un ruolo minore, a questi “indicatori di sentimento”: siamo più che sereni nel ripetere che NON hanno, né avranno mai in futuro, una grande importanza per i vostri investimenti e le vostre performances.

Ma li seguiamo con attenzione, così come seguiamo con massima attenzione l’utilizzo che ne viene fatto dalle banche globali di investimento.

Ad esempio, ci ha colpito il fatto che è stata data grande evidenza al grafico qui sotto, che li lega alla crescita del PIL.

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Come detto li seguiamo con attenzione: la ragione è che ci pare questo il solo modo per capire perché, nel mercato di oggi, si presentano con sempre maggiore frequenza momenti nei quali di “vende tutto”, come dice anche il titolo qui sotto.

Cambi di umore improvvisi, che dal punto di vista operativo possono essere neutralizzati soltanto prendendo posizione con largo anticipo.

La fiducia, di cui si parla in questo Post, noi la intendiamo così: fare seguire alle parole anche i fatti. Magari non subito, ma sempre.

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Secondo semestre 2019: si parlerà di banche

Un tema economico che sui quotidiani affiora solo di tanto in tanto è quello delle banche. Noi al contrario lo seguiamo giorno dopo giorno.

Sui quotidiani, affiora soltanto dopo che ci troviamo in una emergenza: come nel caso di Deutsche Bank che vedete qui sotto ai suoi minimi storici di ogni tempo.

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I quotidiani invece non danno evidenza ad altri fatti, che però sono altrettanto importanti: lo sapete che la quotazione di Borsa di UBS, ad esempio, è la stessa degli anni bui della Crisi Finanziaria?

Quelli tra di voi che sono clienti di UBS lo sanno? E che significato attribuiscono, a questa cosa?

Nel grafico sotto, vi proponiamo di rilegge la performance 2019 dell’indice delle Banche in Europa, e vi suggeriamo di farvi qualche domanda sul livello attuale, che è identico a quello di inizio 2019.

Si parlerà spesso di banche, anche sui quotidiani, nella seconda metà del 2019.

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Un risveglio senza Tweet
 

Pare proprio che il sogno stia per finire: il sogno di un Presidente che voleva domare i mercati finanziari al proprio comando. Ma sembra che il risveglio dal sogno sia già in corso. Ne abbiamo scritto anche nel weekend nella nostra periodica Lettera al Cliente.

I dati pubblicati venerdì 24, e relativi alla spesa per investimenti negli USA, mandano un segnale chiaro e forte: la spesa per investimento delle Società USA, dopo tre anni di Trump e tagli fiscali senza precedenti, oggi cresce al medesimo tasso anno-su-anno dell’ultimo anno di Obama alla Casa Bianca.

Nessun Tweet è arrivato a commentare questo dato.

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Trump ha scommesso sulla Borsa, e la Borsa ha scommesso su Trump.

Trump almeno fino ad oggi ha vinto la sua parte della scommessa.

La Borsa invece, ha perso la scommessa: lo dicono i dati del grafico sopra, che Trump non fa i miracoli.

Ma il medesimo messaggio arriva dal mercato dei Titoli di Stato (sotto).

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Sopra vedete che tutti i Titoli di Stato, negli Stati Uniti, oggi offrono un rendimento che sta SOTTO il tasso ufficiale di interesse. Un segnale recessivo.

Con il grafico sotto allarghiamo lo sguardo fino a comprendere l’intero mercato obbligazionario globale. Anche qui, segnali molto negativi per la crescita economica. E segnali forti.

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Tornando agli Stati Uniti, come vedete sotto nel grafico sui mercati si continua a prevedere che la Fed taglierà i tassi di interesse nel 2019.

Per noi investitori, la domanda cruciale è questa: il mercato ci crede perché “Trump vuole i tagli”? Oppure, il mercato ci crede perché anticipa un recessione in arrivo?

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Un risveglio brutale
 

Nel fine settimana vi abbiamo segnalato il risveglio dei mercati dall’apatia.

Non tutti i mercati finanziari però si sono risvegliati la settimana scorsa: ci sono mercati che lo avevano già fatto da tempo.

In primo luogo, i Mercati Emergenti, come vi racconta il grafico qui sotto.

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Il grafico sopra vi racconta delle Borse Emergenti, e quello qui sotto invece vi racconta che cosa stanno facendo le valute Emergenti.

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Che cosa anticipano questi cali diffusi e piuttosto ampi? probabilmente, quello che scriveva Bloomberg lo scorso 23 maggio, e che leggete sotto.

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Il titolo sopra ci racconta qualche cosa che, se guardiamo ai dati, è già molto chiaro: sono molto chiari ad esempio i messaggi che arrivano dai dati per il commercio internazionale, che vedete sotto nel grafico.

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Un risveglio improvviso
 

Abbiamo scritto, nel weekend, di quello che a tutti è sembrato un “risveglio dei mercati dall’apatia”.

Come si manifesta, in modo concreto, questo risveglio? Proviamo a portarvi un esempio concreto.

Ritorniamo indietro di poche ore: alla notte tra giovedì 23 e venerdì 24 maggio 2019. Nella notte, si fanno filtrare (come quasi sempre) notizie “positive sui rapporti tra USA E Cina. Ci fanno sapere che Trump “sarebbe” pronto a rivedere la posizione rigida presa nei confronti di Huaweii.

I contratti futures sulla Borsa di New York, a mercato USA chiuso, rimbalzano.

Poi, nel corso della seduta di venerdì, rientra tutta l’improvvisa, inspiegabile euforia della notte.

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Ci sono, evidentemente, dubbi sul fatto che una semplice frase di Trump possa cambiare il destino dei mercati. Una sorta di risveglio dal sogno.

Nel caso specifico, quali fattori hanno compensato le “notizie positive” della notte? Noi, qui sotto, facciamo per voi due tentativi di interpretazione, che si riferiscono al mercato dei cambi (ed allo yen in particolare) ed alle previsioni per la crescita USA, dopo i dati pubblicati nel corso della settimana.

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Ed ecco che le “notizie della notte” lasciano spazio ad altre sensazioni, e questo si riflette non solato sulla Borsa, ma pure sui rendimenti dei Titoli di Stato USA, che vedete sotto nel grafico.

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C’è chi esprime le sensazioni di cui scriviamo qui sopra, in modo molto esplicito: e colpisce, in questo caso, che a farlo sia uno dei volti di CNBC, la televisione degli “ultras” della Borsa USA.

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Ed ecco che il clima di RISK ON che fino a qualche settimana dominava in tutti i comparti (e non soltanto in Borsa) viene spazzato via come polvere dal pavimento. Anche nel comparto delle materie prime: nel grafico sotto, il petrolio.

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